IL
CORPO ASTRALE
LA CREDENZA DI UN ALTRO IO, MARGINALE E
GRAVITANTE ATTORNO ALL' IO COSCIENTE; APPARTIENE A TRADIZIONI
PROTOSTORICHE E, FORSE ANCHE PIU' ANTICHE. I POPOLI PRIMITIVI LA
ALLINEANO NEL PROPRIO PATRIMONIO MISTICO.
Si potrebbe supporre che certe concezioni
parapsicologiche così complesse, quali il corpo astrale, lo
sdoppiamento e la bilocazione, appartenessero ad un grado di
notevole sviluppo delle teorie e degli esperimenti metapsichici e
che, quindi, facciano parte della cultura specifica di popoli
progrediti. Sia la documentazione storica che la casistica presso i
cosiddetti selvaggi, dimostrano nettamente il contrario. Se fosse
possibile, sarebbe interessante esaminare l'origine di queste
credenze, ma essa si perde nella notte dei tempi e, forse,
appartiene agli stessi motivi di base delle credenze religiose e
delle capacita iniziatiche e primordiali. Vediamone, in breve, la
traccia storica, che e giunta fino a noi, per passare poi alla più
recente casistica. Il corpo astrale tra i popoli antichi. Le
ricerche hanno confermato che le dottrine sul corpo astrale si
svilupparono maggiormente tra i popoli dell'antico Egitto e del
Tibet. Carrington, a proposito di questa credenza, scrive. Nella
stessa maniera in cui gli antichi Egizi credevano all'esistenza del
Corpo Astrale, del quale viaggi errabondi e prove da superare sono
descritti minuziosamente nel Libro dei Morti, così nel Libro dei
Morti Tibetano, noi rinveniamo una descrizione anche più minuziosa
sulle vicende, che attendono il corpo astrale, dal momento in cui
abbandona definitivamente il corpo fisico, nella crisi della
morte...
Il libro segue un itinerario, corrispondente a
quello egiziano ma, dal punto di vista moderno,esso appare di gran
lunga piu razionale e molti dei suoi insegnamenti corrispondono in
maniera impressionante a quanto tendono a dimostrare oggi
l'occultismo e le indagini psichiche. Questo emerge anche dall'opera
di Sylvan Muldoom che riassume una serie di esperienze e di indagini
rigidamente controllate. Appare altamente suggestive il riscontrare
che le osservazioni fatte dai sacerdoti tibetani migliaia di anni or
sono, risultano convalidate sperimentalmente dalla casistica di un
giovane nord-americano... ne consegue che valgono a convalidare
sperimentalmente l'esistenza del corpo astrale, esistenza che fu
sempre ammessa dai popoli di tutti i tempi e che costituisce la base
di tutte le dottrine e riti magici ed occultistici. Quanto ci
afferma Carrington non necessita di commenti. Le documentazioni
pervenuteci dai passato sono soltanto le basi di appoggio per
l'orientamento dell'indagine nella casistica contemporanea e
dell'ieri immediato. ce globulare vagante. In essa si rileva una
volontà intenzionale, che esclude a priori le possibilità di
trattarsi di un fenomeno fisico. Ricaviamo dalla casistica alcuni
episodi, sia sull'aspetto assunto dal corpo astrale, nel
manifestarsi, sia sulla manifesta intenzionalità del farlo.Beatrice
Grimshaw scrive:
" Sono obbligata a riconoscere che tali pratiche
(spiritiche) hanno qualcosa di.genuinamente supernormale, così come
sono certa che si tratta di fatti generalmente malefici. Il che non
vieta che questi fatti abbiano veramente a che fare col
supernormale".
La scrittrice intervisto uno stregone Papua che
diceva di avere assistito varie volte al distacco dello spirito dal
corpo, al momento della morte, chiedendogli quale forma assumesse.
Lo stregone rispose:
"E' in tutto simile ad un vostro pallone da
calcio ed e anche somigliante ad una lanterna, che mandi una luce
azzurra".
Il Dott. J. Shepley racconta un'esperienza,
occorsagli in un viaggio in una zona della Costa d'Oro. Egli
dice:
"Attraversavamo la foresta e fummo colti dalla
notte. La guida non sapeva più da che parte dirigersi Da parecchie
ore si viaggiava nel buio, a casaccio, quando apparve una luce alle
nostre spalle, che ben presto si spostò in testa alia colonna.
Qualcuno cerco di raggiungerla, ma l'indigeno Ferguson si raccomando
di non farlo. La luce cammino avanti a noi per molte miglia e
scomparve, quando giungemmo in vista del villaggio. L'impressione
che ne ricevetti - continua il Dr. Shepley - fu quella di un centro
di luce, irradiante un cerchio luminoso, come farebbe una comune
lanterna. Solo che non riuscii a vedere alcuna fiamma o sorgente
lo-gica di luce. Si muoveva in aria, come se fosse portata da un
uomo, ma non si vedeva nessuno. Chiesi spiegazione agli indigeni, e
mi fu detto che si tratta di un "doppio"(il KA degli antichi Egizi?)
inviatoci per guida".
In questo caso e fuori dubbio la genuinità del
racconto del Dr. Shepley. La luce fu vista da tutta la colonna, il
che dimostra 'obiettività del fenomeno. Gli indigeni affermarono
trattarsi di un doppio, o corpo astrale o spirito, senza specificare
se di vivo o di morto. Si può senz'altro escludere, poi, qualsiasi
intergerenza medianica o magnetica degli uomini della colonna. La
luce ha agito con una sua volontà definita, reagendo negativamente
ai tentativi di avvicinarla e dando prova indiscussa di
intenzionalità.
Il globo della contessa
I casi, che abbiamo citato, trovano infiniti
paralleli anche nella casistica dei paesi più progrediti. La
contessa Ida Correr, residente in Vo, provincia di Padova, racconta
cosi un episodio, che la riguardo personalmente
" Il globo luminoso appariva in paese e ebbi modo
di vederlo, assieme a mio marito, ai miei figli e a moltissimi
abitanti del paese di Vo. Quando appare, quel globo luminoso si alza
da terra fra i campi, poi naviga dolcemente per aria, all'altezza di
6 o 8 metri. A momenti, pero, discende più basso avvicinandosi e
allontanandosi con grande velocità. E' di grandezza di un grosso
fanale elettrico e nell'inverno (perchè sono dieci i mesi che
appare, a intervalli di qualche giorno) qualcuno ebbe la bella
pensata di sparargli un colpo di fucile. Allora il globo scomparve e
la sera dopo ritorno diviso in due parti. Cosi si mostro per qualche
sera, poi tornò tutto unito, ma da quella volta, mi dicono i
contadini, non ha più il volume dei primi tempi ed anche la sua luce
e meno viva. Però ieri sera io lo ammirai per lo splendore
magnifico, che ha qualcosa della brillantezza delle stelle".
Altre forme del corpo astrale
Abbiamo elencato qualche caso, tra popoli
selvaggi e civili, nel quale il corpo astrale assume forma di globo
luminoso. Ma vi sono casi, in cui il corpo astrale assume la stessa
forma del corpo fisico, al momento della separazione definitiva da
questo, alla crisi della morte. Secondo un articolo, apparso su "The
Metaphysical Magazine" circa le credenze dei Polinesiani, al momento
della morte questi ritengono che l'anima si ritragga nella testa,
per uscire poi, subendo un lungo processo di riassorbimento in Dio,
dal quale proviene. Viene fatto di riflettere che nell'immagine
simbolica si celi un concetto di ritorno dell'energia individuale,
alla massa d'energia totale universale o cosmica. Da dove questo
concetto sia giunto a popoli, ritenuti primitivi, rimane un mistero;
comunque esso corrisponde a significati reconditi di un numero
infinite di miti e leggende, che adombrano realtà di una
inimmaginabile elevatezza. I taitiani credono che dal corpo ormai
morto esca una vera e propria sostanza, che si condenserebbe al di
sopra del corpo fisico, in una sorta di vapore, vincolato al corpo
da un cordone, formato dalla sostanza medesima. Molti veggenti
assicurano di avere assistito al fenomeno. La sostanza uscita dal
corpo fisico e che ne riproduce le sembianze, aumenta rapidamente di
volume e quando il corpo e ormai gelido, il cordone di collegamento
si dissolve e l'anima vola via, forse assistita da messaggeri
invisibili.Anche per i taitiani, quindi, l'ammissione dell'esistenza
di questo doppio fluidico illustra la credenza nel corpo astrale e
nella sopravvivenza dello spirito.
Un caso di bilocazione
Uno stupefacente caso di bilocazione o
sdoppiamento fluidico di un vivente, ci viene riferito dall'Almanach
des Missions e riguarda un'esperienza di un missionario, di cui non
viene fatto il nome, vissuto nelle regioni più interne dell'Africa
centrale. Un capo tribù, certo Ugema Uzago, comandava la tribù
dei Yabikou ed aveva fama di essere un abile stregone. Ecco quanto
narra il missionario, che si era fatto amico di Ugema:
"Una sera Ugema mi confidò che il Maestro - colui
che tutto può - aveva invitato i discepoli per la sera seguente, ad
una riunione sull'altipiano di Yemvi. - E perciò domani sera non
potrò venire a trovarti - disse Ugema. lo gli chiesi: - E come
fai? Occorrono quattro giorni per arrivare sull'altipiano. - Ugema,
con una nota di orgoglio nella voce mi rispose: - Vieni a trovarmi
domani sera e vedrai ciò che sanno fare gli stregoni neri.
La sera successiva, poco prima del tramonto mi
recai da lui. Lo stregone mi disse: - lo sto per iniziare i
preperativi della partenza. Quando li avrò iniziati, bada a non
interrompermi per nessuna ragione, perchè ne va della tua e della
mia vita, giacche sarebbe morte sicura. Gli promisi solamente che
non avrei pronunciato parola ne fatto un gesto, poi gli dissi:
- Tu stai per partire per l'altipiano di Yemvi,
non e vero? - Si, come gia ti dissi. - Vorresti farmi un
favore? - Ben volentieri. - Sulla strada, che dovrai
percorrere si trova il villaggio di Ushong. Conosci Esaba, il negro
battezzato col nome di Vincenzo, che vi si e trasferito di
recente? - Certo che lo conosco . - Ebbene, quando passerai
davanti alla sua porta, digli che ho bisogno di parlargli
immediatamente. Che venga e mi porti anche quelle cartucce per il
mio fucile, che lasciai nella capanna, in una cassetta di
ferro. - La tua commissione sarà eseguita. Esaba riceverà il
messaggio questa sera stessa e domani si metterà in viaggio. E ora
fai silenzio.
Entrammo nella capanna dei feticci, dove ardeva
un fuoco, composto di erbe aromatiche e di legno duro, accatastati
in un gran mucchio. lo mi sedetti in un angolo e Ugema inizio una
lunga cantilena, dalla strana cadenza melodica. Intanto si spogliava
dei suoi abiti e si rivestiva dei feticci, variando il canto, ogni
volta che ne indossava uno. Ugema cantava, girando lentamente
intorno al fuoco e roteando su se stesso. Continue cosi per lungo
tempo, finche il fuoco non langui, gettando gli utimi fiochi
bagliori. A questo punto Ugema si arresta. Dal tetto della capanna
si ode un lungo sibilo acutissimo. Un serpente nero, della specie
più velenosa, si cala su Ugema e gli si avvolge attorno alla
cintura. Questi continua la sua nenia e, nel frattempo prende del
liquido rossastro da una fiala e se ne cosparge il corpo. Si sente
un acre odore di aglio. II serpente sale ad avvolgersi attorno al
collo dello stregone. L'oscurità, con l'estinguersi del fuoco, si
sta addensando nella capanna. Mi decidead accendere una torcia.
Ugema non mi fa alcun cenno di divieto. Intanto il fuoco finisce con
lo spengersi completamente. Allora Ugema va a stendersi sul
giaciglio, che e su un lato della capanna. Mi avvicino e vedo che il
serpente e sparito. Mi ricordo allora, che si trattava dell'animale
alleato dello stregone, il suo "Elangela" ese-cutore delle sentenze
di morte. Ugema sta dormendo un sonno speciale, vero sonno di morte,
che rende il suo corpo immobile come un cadavere. Sollevo le
palpebre e vedo che il suo occhio e interamente bianco, vitreo, e
che la luce della torcia non produce in lui alcuna reazione. Gli
alzo un braccio e questo ricade inerte stecchito, come gia in preda
ala rigidità cadaverica. Allora infilo uno spillo nella carne.
Nessuna reazione. Dalle labbra esce una schiuma biancastra. Le
pulsazioni del cuore sono quasi impercettibili. Lo stato catalettico
e complete. Rimango a sorvegliarlo l'intera notte. Giunto il
mattino, verso le otto, Ugema comincia a dare segni di vita: avverto
qualche lieve movimento, per cui raddoppio di attenzione. Seguono
moti spasmodici, che poco dopo, si ar-restano. Ugema rinviene, si
alza a sedere sul tavolato di legno del giaciglio, guarda come
inebetito, poi la coscienza ritorna.
- Ah - esclama - come mi sento affaticato. -
Ebbene? Questo famoso viaggio? Hai visto che non l'hai
compiuto? - Chi ti dice che non ho potuto compierlo? - Tu
affermi di essere stato sull' altipiano e tornato, nel corso della
notte? - Certo. Non e prudente mancare all' appello del
Maestro. - E cosa avete fatto? Ugema ristette silenzioso qualche
tempo, poi disse: - Eravamo in molti e ci siamo divertiti. Mi
fu impossibile ricavarne altri ragguagli. - E la mia commissione
la eseguisti? Hai avvisato Esaba? - Ma certamente. - Eppure il
tuo corpo e sempre rimasto a giacere qui e io posso ben
testimoniarlo, perchè non ti ho lasciato un istante. - No. Il mio
corpo giaceva qui, ma il mio "me" era sull'altipiano.
Non volli insistere, ma tre giorni dopo, proprio
alla sera del terzo giorno, Esaba giunse alla missione.
- Padre, - disse - ecco le cartucce che tu
volevi, quelle che mi hai chiesto per mezzo di Ugema. Che altro
volevi da me?
Mi fu facile trovare una scusa plausibile. Poi
domandai:
- In qual giorno Ugema ti fece la mia
commissione? - Tre giorni or sono, la sera, verso le nove.
Era questa l'ora in cui Ugema era caduto nel
sonno catalettico.
- E tu lo vedesti? - No, Padre. Noi abbiamo
paura dei fantasmi, che vagano la notte. Ugema ha battuto alla mia
porta e m'ha parlato dal fuori. Ma non l'ho visto. Risposi: -
Bene, bene - e cambiai discorso".
L'episodio riportato, considerato nel suo
complesso, assomiglia impressionantemente ai famosi "sabba" delle
streghe medioevali. C'e quindi da pensare che anche in quest'
ultimi, tramandatici un po' da atti di processi fanatici, un po'
dalle bizzarrie della tradizione orale popolare, sia avvenuto
veramente qualcosa di surnormale. Se non fosse che Ugema parlo da
fuori della porta di Esaba, dopo avervi bussato, si potrebbe tentare
una spiegazione con la telepatia, ma in queste condizioni l'ipotesi
non e formulabile.Dobbiamo accreditare quindi un caso di
bilocazione, analogo a certi fenomeni controllati tra i popoli più
progrediti e la cui cronaca arricchisce la casistica metapsichica di
tutti i paesi e le vite di uomini, dichiarati santi.
Esperienze sul
corpo
sottile |