MITI E LEGGENDE CINESI:

 

Quella cinese è una delle civiltà più antiche del mondo; abbonda infatti di miti, leggende, folclore e credenze varie.

Considerando la vastità ed eterogeneità del paese e le diverse religioni, la Cina presenta un Pantheon piuttosto ampio.Nella mitologia cinese il mondo si formò da un gigantesco corpo primordiale (questa versione trova origine nelle province sud-occidentali): Panku.

PANKU: all’inizio dei tempi esisteva un grande uovo nel quale dormiva il gigante Panku; in esso regnava il caos ed attorno ad esso c’era l’oscurità. Quando Panku si svegliò ruppe l’uovo: il contenuto formò il cielo e la terra. Per migliaia di anni il gigante fu occupato a tenere separati il cielo e la terra, fino a quando morì. Il suo corpo subì allora un’incredibile trasformazione: la carne divenne il terreno dei campi; la pelle, vegetazione; il sudore, pioggia; il respiro, vento e nuvole; la voce, tuono; gli occhi, sole e luna;gli arti, montagne; i capelli, cielo e stelle; le pulci, gli antenati dell’uomo.

YU: secondo la leggenda sfidò le acque del diluvio contenendole per molti anni, infine realizzò una rete di canali per dirigere le acque verso il mare. E’ curioso notare come Yu non costruì un arca per salvare se stesso ma, con le sue conoscenze tecniche, aiutò tutto il popolo cinese. Yu è considerato il padrino dell’antico principio del dovere pubblico.

NUWA: altro eroe, in questo caso eroina, del mito cinese del diluvio. Quest’ultimo fu provocato dal dio del tuono, dal volto verde e pinne sul dorso squamoso che, per ragioni non chiare, odiava un uomo.Questi riuscì però ad imprigionarlo. Il dio, facendo leva sull’ingenuità dei figli di quell’uomo, Huwa e suo fratello Fu Hsi, riuscì a liberarsi e per vendetta provocò il diluvio. Il dio del tuono però, prima del diluvio, aveva donato ai ragazzi un suo dente che avrebbe dato vita ad una zucca nella quale essi avrebbero potuto rifugiarsi. Così fu. Furono gli unici superstiti, dai quali nacque il nuovo mondo.

HUANG TI: leggendario imperatore, il cui nome significa “imperatore giallo” (vedi “breve storia del kung fu”). Secondo la tradizione fu il responsabile della civilizzazione, fondando le istituzioni governative, inventando la bussola e le monete. Huang Ti è considerato un immortale in cielo. Il primo stato fu fondato intorno al 1650 a.c. nella Cina del nord dai sovrani Shang. Le credenze dei cinesi Shang sono legate ai riti di divinazione, al culto degli antenati e alle potenze celesti. Per consultare gli antenati, l’Imperatore ricorreva alla divinazione o oracolo, interpretando le incrinature delle ossa animali o dei gusci delle tartarughe in seguito all’infissione di un cuneo (vedi “storia e storia dell’arte cinese”). Gli antenati quindi anticipavano le intuizioni degli dei in tema di buoni o cattivi raccolti, sesso dei nascituri, esito delle battaglie. D’altro canto si pensava che le catastrofi naturali e le disgrazie che si abbattevano sul regno fossero la conseguenza dell’indegnità dell’Imperatore, considerato “il figlio del cielo”. Successivamente agli Shang, i miti e le leggende legati alle forze celesti si fecero più articolati. Venne introdotto un elenco di sovrani divini: 12 Imperatori celesti, 11 Imperatori terrestri, 25 sovrani. Poi vennero gli eroi culturali, tra cui Fu Hsi e Shennong.

SHENNONG: antico sovrano poi considerato Dio della medicina e dell’agricoltura, perché introdusse nuove tecniche per coltivare i campi ed insegnò al popolo le proprietà medicinali delle piante. Scoprì che il tè aveva la capacità di depurare l’intestino e facilitare la digestione. Sua moglie è invece venerata come Dea delle arti domestiche. E’ tipicamente cinese ricercare dei metodi naturali per conservare la salute ed allungare la vita. La ricerca dell’elisir di lunga vita fu una prerogativa degli alchimisti taoisti, di maghi e stregoni. Alla corte di Shih Huang Ti (III secolo a.c.) vivevano molti di questi personaggi, a causa della superstizione dell’imperatore.

La dottrina taoista con le sue alchimie e leggende, nei primi secoli dopo Cristo, fu offuscata dalla filosofia morale confuciana (che prevedeva il rispetto per le gerarchie, le forze celesti, i culti e gli antenati) e dall’introduzione del buddismo. Questa nuova fede si diffuse particolarmente durante la dinastia Tang (618-906 d.c.). Al Buddismo, così come al Taoismo e al Confucianesimo, sono legati miti, leggende, personaggi, avvenimenti. Ad esempio molte storie e personaggi sono legati a Hsuang Tsang, monaco buddista che si recò in India per procurarsi i testi sacri.

HANUMAN: Dio scimmia che aiutò Hsuang Tsang nel suo pellegrinaggio in India. Ad esso sono riconosciute infinite doti e capacità; pertanto gli si attribuiscono mirabili imprese.

KUANYIN: è la Dea della misericordia del Buddismo cinese. “Le storie che narrano degli interventi di Kuanyin nelle questioni umane con atti di misericordia sono diffuse in tutta la letteratura cinese”. La nascita di Kuanyin è una ricorrenza che viene festeggiata, con celebrazioni, dai buddisti cinesi.

E’ importante notare che molte divinità indiane (tra cui Kuanyin) hanno subito profondi cambiamenti per essere adattate ad una società che dava grande importanza alla famiglia.

GUANG TI: “insolito Dio della guerra cinese, la cui occupazione principale era prevenire la guerra piuttosto che fomentarla”, molto diverso quindi dal Marte romano o dall’Ares greco. Nel III secolo d.c. fu riconosciuto ufficialmente come un Dio. Nonostante la sua imponenza e le sue doti di coraggio e forza fisica, è ricordato per la mitezza del suo carattere.

YI: nella mitologia cinese è l’arciere che salvò il mondo uccidendo 9 soli. Un tempo, sotto il regno dell’Imperatore Yao, apparvero in cielo 10 soli; la temperatura era talmente alta da inaridire la terra e distruggere lentamente ogni forma di vita. I 10 soli erano figli del Dio del cielo orientale Di Jun, che stanchi della loro routine, cioè apparire uno alla volta, decisero di risplendere in cielo tutti contemporaneamente. Il Dio del cielo, impietosito dalle preghiere dell’Imperatore, inviò l’arciere Yi armato di arco e frecce bianche. Yi iniziò a colpire, uno alla volta, 9 soli, fino a ristabilire l’ordine naturale.

CAISHEN: Dio cinese dell’abbondanza. Probabilmente deriva da Pi Kan, zio di Di Hsin, ultimo imperatore Shang.

Pi Kan fu ucciso per aver rimproverato il nipote per il cattivo stato di salute dell’impero. L’imperatore gli fece estrarre il cuore e, per giustificarsi, affermò di aver voluto verificare se suo zio aveva le sette cavità nel cuore che, secondo la tradizione, possedevano esclusivamente i saggi. Questo avveniva poco prima della caduta dell’Impero Shang (1027 a.C.).

DI JUN: Dio orientale del cielo, marito di Hsi He e padre dei 10 soli. Si dice che dimorasse su un alto albero.

FENG BO: Dio dei venti; il suo nome significa infatti “conte dei venti”. Si vuole che portasse i venti in un sacco.

LEIGONG: Dio del tuono (vedi NUWA).

SHOUSHING: Dio della longevità. Originariamente era un saggio che, mangiando delle pesche magiche, ottenne l’immortalità. Viene raffigurato come un vecchio che porta due pesche. Nella mitologia cinese il pesco è il simbolo dell’immortalità. HAN HSIANTSI, uno degli otto immortali taoisti, raffigurato nell’atto di suonare il flauto, ottenne la vita eterna dopo essere caduto da un pesco. Per i taoisti la conquista dell’immortalità era quasi un assillo; poteva essere raggiunta dopo aver gustato l’elisir di lunga vita. L’immortale veniva raffigurato con delle pesche o presso un pesco e veniva chiamato HSIEN.

In realtà i taoisti erano divisi in due grosse categorie: coloro che ricercavano la longevità e la vita eterna dell’anima attraverso una serie di discipline (meditazione, respirazione, alimentazione, arti marziali, ecc.) e coloro che, fraintendendo o radicalizzando il concetto di longevità ed immortalità dell’anima, cedettero di poter raggiungere la vita eterna con delle pozioni magiche ed elisir. L’Imperatore giallo, Huang Ti, è il primo immortale della mitologia cinese. Il Re Scimmia raggiunse, per la mitologia cinese, l’immortalità, dopo aver raccolto e mangiato delle pesche (vedi la forma Tang Lang: “la scimmia bianca che raccoglie le pesche”).

DRAGO: essere mitologico presente sia nella cultura occidentale che in quella orientale. In genere è rappresentato come un animale dai lineamenti preistorici: una specie di lucertolone con una grande testa, piccole ali, corpo scaglioso e lunga coda; dalla bocca escono lingue di fuoco che inceneriscono ogni cosa.

In occidente il drago rappresenta il male. Già nella cultura classica il drago è avverso all’umanità, sempre in lotta con un dio o un eroe. Zeus sconfigge il Drago Tifone, Ercole uccide l’Idra. Nella cultura cristiana il drago è lo strumento del diavolo. Nel “libro dell’apocalisse” San Michele sconfigge un dragone, ugualmente San Giorgio (numerosi sono i dipinti che rappresentano l’episodio di “San Giorgio e il Drago”). Il periodo di massima popolarità del drago è il medioevo. Questo essere era l’incarnazione del male, al servizio di maghi, streghe e diavoli. Nelle storie cavalleresche è un personaggio ricorrente, anzi, spesso ne è il protagonista. Il Principe buono che uccide il Drago non è altro che la parodia dell’eterna lotta tra bene e male. Anche nella cultura nordica il drago è in lotta contro il bene. Sia il Dio Thor che l’eroe Sigfrido hanno dovuto combattere questo essere.

In oriente invece, il drago è un essere benefico: fa fuggire gli spiriti malvagi e porta felicità. LOONG è il nome cinese del drago. E’ rappresentato con la perla della saggezza in bocca o negli artigli. Numerosi sono i tributi a questo mite animale, in Cina: le OSSA DEL DRAGO sono le ossa animali usate nel periodo Shang per trarre l’oracolo (vedi “Storia e Storia dell’arte cinese”). Fino all’inizio di questo secolo, nessuno studioso aveva saputo dare una spiegazione su queste ossa con iscrizioni. Esse venivano quindi triturate e prese come una medicina. La parola drago è usata per indicare alcuni tipi di tè, come ad esempio il tè “Oolong” (drago bianco). Il drago è anche uno dei CINQUE ANIMALI DI SHAOLIN. I movimenti fluenti di questo stile evocano la mitica immagine di un drago che ondeggia nell’aria. Mentre la tigre era legata alla struttura ossea, il leopardo alla muscolatura, il serpente all’energia vitale, il drago sviluppava e nutriva lo spirito. Questi sono alcuni esempi di come il drago in Cina è sempre associato a qualcosa di benevolo ed interiore. Il drago viene rappresentato con corna, grandi occhi, baffi da gatto, corpo scaglioso, artigli da aquila, a volte con coda biforcuta. Un drago fu anche Dio acquatico che portava pioggia per i campi. Da circa 2000 anni in Cina, in occasione di grandi feste, si esegue la “DANZA DEL DRAGO”. Anticamente questa danza era propiziatoria, cioè doveva servire a proteggere i pescatori dai “mostri” marini ed in generale dalle sciagure. Oggi la danza viene eseguita principalmente durante la festa del Tet, o capodanno cinese, e in quella della luna o Trung Tiu, a metà autunno. Tuttavia viene eseguita anche in occasione dell’apertura di particolari cerimonie o avvenimenti. I danzatori, cioè coloro che sono sotto la maschera (viso e corpo), sono quasi sempre grandi maestri di Kung Fu o perlomeno i migliori allievi delle scuole. La danza ha un suo significato: il drago danzante è accompagnato dal Dio della felicità, PHUC, in genere interpretato dal miglior allievo della scuola. Il Dio e il drago insieme portano felicità alle famiglie che, per attirarli nelle loro case, appendono su di un asta di bambù, (di 8-10m) ricchi premi. In Cina la “DANZA DEL DRAGO” fa parte del repertorio delle scuole di Kung Fu, proprio come se fosse una forma, e viene gelosamente custodita e tramandata da maestro ad allievo. La danza è tra l’altro un ottimo esercizio fisico e di coordinazione.

Sulla maschera ci sono tre occhi: lo sguardo fisso dei due grandi occhi rappresenta la rettitudine e l’energia interna, il terzo rappresenta chiaroveggenza e intuizione. La bocca, grande ed aperta, identifica il coraggio e la perseveranza nello sforzo, rappresentato dai denti. Il “diploma” dei monaci Shaolin era costituito da due tatuaggi (a fuoco) sugli avambracci: un drago ed una tigre, che rappresentavano rispettivamente la forza dello spirito e la forza fisica, due qualità che un uomo doveva coltivare, opposte ma complementari.

FENG-SHUI: è l’arte geomantica praticata in Cina. Secondo il pensiero e la tradizione orientali, le case, i templi e qualsiasi altra costruzione dovevano essere orientate in modo tale da sviare gli influssi negativi e sfruttare le forze della natura e del cosmo. In alcune abitazioni si possono notare i simboli del Feng Shui. Sopra la porta è posto lo “Specchio Geomantico”, di forma esagonale avente come disegni i trigrammi dell’I-Ching. Draghi, fenici, ornamenti vari, servono a tener lontano il “respiro della sfortuna”. Anche i colori hanno un significato: il rosso ad esempio rappresenta lo Yang, cioè il principio attivo. Questo colore è spesso presente nelle costruzioni cinesi.