Brevi Considerazioni sulla via iniziatica

 

di Stefano Rex

 

 

 

 

 

 

 

Intraprendere la via iniziatica è un passo importante, che va compiuto con consapevolezza. Chi sceglie la via iniziatica deve essere consapevole, cioè, che le conoscenze di tipo iniziatico sono conoscenze non uniformate e, per questo, non alla portata di tutti. Ne a tutti possono essere trasmesse se non degradandole e profanandole.

Tale processo tende a realizzare nell'individuo il passaggio da uno stato di inferiorità dell'essere a uno stato superiore. Un passaggio che oggi, così come nei Misteri dell'antico Egitto "deve condurre lentamente l'uomo in tutta la sua interezza verso le vertiginose sommità dello spirito, da dove si può dominare la vita".

 

Ma, per raggiungere un tale obiettivo, lungo la via iniziatica ci devono essere tre elementi inscindibili: l'iniziazione, i riti, la gerarchia.

 

L'iniziazione è la porta d'ingresso in un mondo "più perfetto"; è l'avvio del cammino, il dischiudersi degli occhi alla luce. Con essa l'iniziato, però, non riceve nessun insegnamento, nell'accezione profana del termine. Ciò che riceve è quello che Guénon chiama "influenza spirituale": l'avvio della "conoscenza iniziatica".

 

Ciò che l'uomo comune intende ordinariamente per sapere è qualcosa di completamente diverso: un insieme di concetti, di relazioni, di ipotesi che ha solo carattere astratto. L'insegnamento iniziatico, invece, porta ad una realizzazione puramente interiore dell'essere umano, la realizzazione di una possibilità che l'individuo portava con sé allo stato virtuale. Ed è una realizzazione che deve avvenire per stati. "Ciò che si può insegnare - scrive Guénon - sono soltanto dei metodi preparatori per ottenere questi stati; ciò che può essere dato dall'esterno a questo riguardo è, insomma, un appoggio che facilita considerevolmente il lavoro da fare, e anche un controllo che allontana gli ostacoli e i pericoli che si possono presentare".

 

All'iniziato si può indicare la strada da seguire, il piano da tradurre in realtà, si può assisterlo e guidarlo ma nessun altro può fare il lavoro per lui. E questo sia in Occidente, dove l'iniziazione è da sempre considerata meno al concetto di un procedimento conoscitivo che non a quello di un'Arte (l'Ars Regia, la Massoneria), di un'Opera (la Grande Opera, l'opus magicum), di una simbolica costruzione (la costruzione del Tempio), che in Estremo Oriente, dove la nozione dell'Assoluto e quella di una via si confondono in un solo termine, Tao.

 

Dal punto di vista iniziatico conoscere non significa pensare ma essere l'oggetto conosciuto: una cosa non la si conosce realmente finche non la si realizza. Come scriveva Aristotele, "Non imparare, ma provare". In questi termini, conoscenza fa tutt'uno con esperienza e il metodo iniziatico è un metodo sperimentale puro. Ed è perciò iniziaticamente sana solo l'attitudine sperimentale, pratica "di una mente frenata e di un silenzioso, segreto agire". Proprio come negli antichi Misteri, in cui non si andava per apprendere ma per raggiungere, attraverso un'impressione profonda, un'esperienza sacra.

 

Il segreto iniziatico - la vera conoscenza - poiché frutto di puro lavoro interiore, è quindi, in sostanza, veramente incomunicabile.

 

Ciò che si deve trasmettere, per alimentare il fuoco della conoscenza, all'interno di una società iniziatica, è invece il rito. Senza il rito la via iniziatica non può essere percorsa, poiché, come disse Boucher, "i riti agiscono attraverso una specie di impregnazione del subconscio, al quale essi conferiscono una potenza ed un'efficienza reali".

 

L'importanza e l'attualità del rito si conferma, citando ancora Guénon, con questa affermazione: "Il rito porta sempre in se stesso la sua efficacia, a condizione, beninteso, che sia compiuto in conformità con le regole tradizionali che ne assicurano la validità; tale efficacia è assolutamente indipendente dal valore dell'individuo che compie il rito; solo la funzione conta qui e non l'individuo come tale".

 

In una società iniziatica, lo studio dei rituali è indispensabile, così come la loro applicazione nel pieno rispetto della tradizione. In Massoneria, se vogliamo essere più precisi, l'assimilazione della ritualità e la corretta interpretazione dei simboli, sono indispensabili al perfetto isolamento dal mondo profano e agenti principi di armonia e uniformità tra i fratelli. Uniformità, però, sia ben chiaro, non dal punto di vista della conoscenza. Perché, come abbiamo già visto, la via dell'iniziazione deve determinare, sotto questo aspetto, differenze sostanziali fra gli uomini. Le conoscenze iniziatiche, quindi, sono conoscenze differenziate e la loro differenziazione corrisponde a quella stessa che l'iniziazione, nei suoi vari gradi determina nella natura umana.

 

I vari gradi - e siamo al terzo componente del percorso iniziatico - dettati dalla gerarchia iniziatica. Essa segna le tappe del sentiero, che sappiamo essere "attivo, lungo e laborioso" per l'individuo che l'affronta. La trasformazione graduale, cioè, della iniziale intuizione in conoscenza.

 

Questo spiega, infine, perché le conoscenze iniziatiche non possono essere veramente intese, cioè "sperimentate" se non da coloro che si trovano su di uno stesso livello, ossia che abbiano un uguale grado in una gerarchia presentante un carattere rigorosamente oggettivo e ontologico.

 

 

 

 

 

 

 

  Zeptepi: alla ricerca delle origini

 

http://www.nextitalia.it/zeptepi/index.html

 

E-MAIL: stef@nextitalia.it