Medianità   -   Archeologia paranormale


                   L'abbazia di Glastonbury


                     di STEFANO BEVERINI


    Tanti sono coloro che avversano tutto ciò che è connesso con l'occulto e il mistero. Molto se ne disquisisce facendo di ogni erba un fascio. L'argomento è d'effetto, di moda, e desta soprattutto curiosità. Allora ecco presentarsi - attraverso i più disparati canali d'informazione - interventi poco chiarificatori su tutto ciò che concerne il mondo dell'insolito. Insolito e così esposto alle critiche negative. Ma perché opporsi con tanta iattanza a qualcosa che non si conosce e che non si vuole approfondire? Certo è che non si possono biasimare i detrattori del paranormale, quando giustamente accusano  i vari dulcamara dagli elevati guadagni. E tanto ci sarebbe da stigmatizzare, ma facendo le opportune distinzioni...
    Cambiamo discorso: anche perché quello del Catone non è il mio ruolo preferito. Parliamo di Glastonbury, abbazia inglese dal fascino arcano. Tra gli altri se ne occupò lo studioso Ernesto Bozzano, trattando un caso di medianità (1). Ne è protagonista un archeologo, Frederick Bligh Bond, al qualevenne dato l'ostracismo. Ma andiamo con ordine.

           Le piste preistoriche e l'antica abbazia


"     Colin Wilson, noto scrittore e giornalista, descrisse Glastonbury come meta di gruppi di Hippy, negli anni Settanta. Wilson (2) cita anche John Michell, che a  sua volta si riallaccia alle teorie di Alfred Watkins, il teorico delle linee di prateria (linee ipotetiche che avvolgerebbero la Terra formando dei punti d'incrocio, sui quali sorgerebbero monumenti megalitici, castelli, chiese e abbazie). Secondo Watkins esistono anche antichissime ""piste diritte"", colleganti tumuli preistorici. Per il Michell queste vie primitive unirebbero St Michael's Mount in Cornovaglia con Glastonbury Tor e con la famosa Stonehenge. Le due più grandi abbazie inglesi medioevali, Glastonbury e Bury St Edmunds, sorgerebbero su uno di questi tratturi. "
    Nella misteriosa Inghilterra, nella contea di Somerset, esistono ancora le rovine dell'abbazia di Glastonbury, costruita nel secolo XII. Sono resti imponenti di un gruppo di  edifici religiosi. Tra questi vi era una chiesa gotica, circondata da varie cappelle. Alcune di esse erano dedicate a San Giuseppe di Arimatea (secondo la leggenda, egli avrebbe raccolto, durante la crocifissione, il sangue di Gesù, nel Santo Graal), a Santa Maria e al re sassone Edgar. Vi erano poi altri edifici, altrettanto grandiosi, come il convento e il refettorio per i monaci.
"     Queste rovine hanno un elevato valore culturale e artistico. Gli archeologi inglesi, per diversi decenni, avevano eseguito numerose esplorazioni senza ottenere l'esito desiderato. Essi cercavano, in particolare, due cappelle delle quali si era persa ogni traccia. Soprattutto volevano scoprire quella maggiore, dedicata al re Edgar. Qualcosa cambiò quando, nel 1908, l'archeologo Frederick Bligh Bond venne nominato direttore degli scavi. Egli si occupava di fenomeni paranormali e di spiritismo. Grazie alla medianità di un suo amico, il capitano John A. Bartlett (conosciuto con lo pseudonimo di John Alleyne) risolse, tramite la scrittura automatica, il quesito che aveva angustiato gli altri archeologi per circa sessant'anni. Alle loro sedute medianiche partecipò costantemente Everard Feilding, allora segretario della ""Society for Psichical Research"". "

                 Le comunicazioni spiritiche


    Le sedute iniziarono il 7 novembre 1907. Bligh Bond incominciò a chiedere notizie sulle rovine di Glastonbury. La mano del medium, dopo aver tracciato alcune linee, scrisse: «Tutte le conoscenze sono eterne e divengono utilizzabili per legge di affinità mentale. Io non avevo affinità mentale con i monaci e mi riesce difficile entrare in rapporto con un monaco...» (queste sono le parole originali, anche se alquanto strane, come l'immediato seguito). Allora il consultante pronunciò il nome di un monaco vivente, da utilizzare come anello di congiunzione. La mano riprese a muoversi e disegnò la grande chiesa dell'abbazia con una firma: «Guglielmus Monachus». Poi il medium completò il disegno, e a lato della chiesa fece lo schizzo di un altro edificio minore. Venne quindi chiesto  cosa significasse l'ultimo disegno tracciato. La risposta fu: «La sala degli ospiti... la cappella di Santa Maria... (Rolf Monachus)».
    Successivamente fu eseguita un'altra riproduzione della pianta dell'abbazia, più accurata, con l'indicazione della zona dove sorgevano altre due cappelle, sul lato nord. Lo scritto continuò in latino, accennando all'esistenza di una cappella di grandi dimensioni, all'estremità orientale dell'abbazia, dedicata al re Edgar. Questa era stata fatta edificare dall'abate Beere, poi unita all'abbazia per ordine dell'abate Whitting,durante il priorato del quale fu però distrutta. Così era conclusa l'agognata ricerca!
"     Il giorno 11 novembre si organizzò la seconda seduta. I monaci ribadirono che erano ansiosi di comunicare e di collaborare alle ricerche che venivano condotte sulla loro abbazia. Nella terza seduta un'entità osservò: «Questi monaci si sforzano di manifestarsi a voi, ma non comprendo perché vogliono conversare in latino; perché non si esprimono in inglese?» Si presentò quindi il monaco Johannes Bryant che evidenziò le grandi difficoltà nell'esporre in latino i nomi delle costruzioni. Quindi anticipò che i monaci si sarebbero espressi nella loro lingua. Essi proseguirono perciò con un inglese rozzo, caratteristico dell'epoca in cui vissero. Il Bond osserva che, tuttavia, ogni tanto gli ""spiriti"" tendevano a usare l'ortografia moderna. Le espressioni verbali, invece, si mantenevano costantemente antiquate. Secondo Ernesto Bozzano i comunicanti utilizzerebbero il cervello del medium, nel quale l'ortografia di una lingua moderna è impressa e organizzata. Questo spiegherebbe in parte il fenomeno. "

                   Le incredibili scoperte


"     Seguirono altre sedute. Tutti i minuziosi ragguagli sulla cappella di Re Edgar furono riconosciuti poi esatti, in base agli scavi eseguiti; alle fondamenta che parzialmente sporgevano dal suolo; ai resti ornamentali e architettonici scoperti successivamente nella cappella stessa. I dati emersi non erano conosciuti né da coloro che avevano partecipato alle sedute, né dagli archeologi che si erano occupati delle ricerche. Inoltre all'epoca dei fatti sembra che nessuno fosse stato a conoscenza di antichi documenti, che potessero rivelare tali notizie. Solo un documento venne reperito, ben tre anni dopo la conclusione delle ricerche, in una collezione privata: una pianta planimetrica dell'abbazia di Glastonbury, che confermò l'esattezza dei ragguagli ricevuti per via medianica. La cappella di re Edgar si trovava proprio nella posizione indicata dai monaci defunti. "
    Alcuni particolari, descritti nei messaggi medianici, erano talmente minuziosi da escludere ogni forma di telepatia  con chi fosse stato in possesso di antichi documenti. Il 16 giugno 1908, per esempio, ancora in riferimento alla medesima cappella: «Colui che ci seguì nelle costruzioni, aggiunse nella volta stucchi di colore rosso, alternati con dorature.» Si rinvennero, infatti, i frammenti di questi elementi ornamentali. Non credo che la planimetria scoperta successivamente riportasse tali definizioni. Le presunte entità, poi, non si lasciavano suggestionare dalle domande che venivano loro rivolte. A tale riguardo, voglio riportare come esempio un episodio dai toni piuttosto faceti.
"     L'abate Beere fece edificare, nei pressi di Glastonbury, la chiesa di San Benedetto. Un giorno Bond e Alleyne stavano osservando alcuni fregi decorativi, posti sul campanile di quella chiesa, quando si accorsero che uno di essi assumeva un aspetto diverso secondo il punto di osservazione. Esso poteva apparire come la testa di un animale grottesco o di un abate mitrato. In seduta allora venne chiesto allo ""spirito"" dell'abate se quel particolare fosse stato scolpito in tal modo, al fine di schernirlo. L'abate Beere rispose che non  ne era a conoscenza, ed escludeva che i capomastri volessero essere irriverenti nei suoi riguardi. "
"     Nella seduta successiva si manifestò una nuova entità, che risolse il quesito: «Io, Giovanni Lory, capomastro della Congregazione di Sant'Andrea, fui l'artista che scolpì il fregio di San Benedetto. Quando lo collocai sul campanile e scesi a terra per osservarlo dal basso, mi avvidi che guardandolo da un certo angolo somigliava stranamente al volto del nostro abate. Allora mi venne l'idea di ritoccarlo onde perfezionare la somiglianza. Nondimeno dichiaro che non avevo intenzione di riprodurlo nel modo in cui appare da altra visuale...» Il sedicente  Giovanni Lory invitò inoltre i consultanti a osservare la sua opera in un giorno senza sole, per rilevare meglio la rassomiglianza con il citato abate; dimostrando, così, una certa personalità lepida e spontanea. "
    Durante gli scavi praticati nei pressi delle fondamenta della grande chiesa, venne scoperta una tomba. In tale tomba vi era uno scheletro, il cui teschio era stato accuratamente protetto in una cavità del muro, mentre il resto giaceva senza protezione alcuna al di fuori del muro maestro. Ai suoi piedi le ossa di un altro corpo con il cranio fracassato. Furono chiesti chiarimenti, che vennero forniti ancora   da   Guglielmus Monachus, nel corso di un'altra riunione spiritica. Egli affermò che erano i resti di Radulphus Cancellarius, il quale uccise in combattimento Eawulf, ma fu comunque colpito dalla mazza ferrata dell'avversario, che gli fracassò alcune ossa. Nonostante questo, Radulphus morì molto vecchio e volle essere seppellito fuori dalla chiesa, dove splendeva il sole, nel punto in cui era solito dar da mangiare agli uccelli. Il cranio di Eawulf era probabilmente scivolato tra gli stinchi di Radulphus, mentre sotterravano il corpo di quest'ultimo.       Il Bond, nel riesaminare il suo scheletro, scoprì la traccia evidente di una complessa frattura rimarginata, nell'osso dell'avambraccio destro (presumibile effetto della mazza ferrata). Lo studioso ricevette inoltre molte indicazioni medianiche relative ai duellanti: l'uno normanno e l'altro sassone. Nessuno degli sperimentatori ne conosceva l'esistenza. Dopo lunghe ricerche presso archivi di biblioteche, vennero riscontrati i dati, riportati nelle cronache anglosassoni del nono secolo. Poi il Bond partecipò a nuove sedute con altri medium, tra cui la abbastanza nota Hester Dowden. Egli ebbe ancora numerosissime indicazioni sull'abbazia, ma proprio quando erano imminenti altre importanti scoperte e conferme, in attesa del permesso delle autorità per gli scavi, la vicenda ebbe un triste epilogo.
    Infatti Frederick Bligh Bond, in luogo dell'atteso permesso, ricevette una lettera di licenziamento immediato, con l'ingiunzione di consegnare alla sede del Consiglio archeologico la tessera che gli consentiva il libero accesso alle rovine di Glastonbury. Ciò avvenne perché i suoi colleghi non apprezzavano il modo in cui egli era pervenuto al successo delle ricerche. Questa fu la ricompensa elargita al Bond per le sue scoperte!
                                           STEFANO BEVERINI

Note bibliografiche:
(1) Bozzano, E. Luce e Ombra, 1926 e 1927. - (2) Wilson, C. Strani poteri, Roma, Astrolabio, 1976.