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ARCHEOLOGANDO...
UN
MISTERIOSO MISCUGLIO CHE SCIOGLIE LE
PIETREdi Mauro Paoletti per
Edicolaweb Leggende andine
sostengono che gli antichi costruttori delle piramidi avevano
scoperto un "ingrediente segreto", ricavato dal succo di una
pianta, che avrebbe permesso loro di corrodere e fondere la
pietra in modo da renderla malleabile. Osservando le
colossali pietre delle megalitiche rovine Inca, ci chiediamo
come sia stato possibile farle combaciare perfettamente, in
ogni lato e sulle superfici. Come siano state trasportate in
luoghi per lo più inaccessibili. È comunque impensabile che
siano state poggiate una sopra, o accanto, all'altra,
misurate, tagliate più volte, fino a farle combaciare
perfettamente. Non esistono testimonianze circa l'esistenza,
nel passato, di macchinari idonei ad eseguire simili
operazioni. Ricordiamo che, oltre alle smisurate
dimensioni, alcune pietre hanno numerosi lati, e presentano
tagli a coda di rondine. Pensare ad un "miracoloso
estratto" che le potesse rendere plasmabili nelle forme volute
è allettante. Le strade incaiche percorrono 5.000 Km in
linea retta sopra le montagne, valicando precipizi e ostacoli
di ogni genere. Dobbiamo ammettere che tali storie o
leggende fanno parte di quelle notizie, considerate così
assurde che non vengono prese in seria considerazione. Ma se
diverse persone ne parlano in circostanze, luoghi e tempi
diversi allora la cosa si rende interessante.
Il colonnello Percy H.Fawcett,
esploratore e studioso di civiltà precolombiane, scomparso
mentre era impegnato nella ricerca di un città perduta nella
zona del fiume Xingù (Rio Amazzonia), pensava che i
costruttori preistorici ammorbidissero le pietre così da
modellarle e trattarle facilmente, come un impasto di cemento,
per adattarle fra loro. Gli fu riferito, in Perù, che
alcuni ingegneri americani, mentre studiavano uno dei tumuli
funerari, conosciuti come Huacas, nei pressi di Cerro De
Pasco, rinvennero un contenitore sigillato, chiamato anch'esso
"Huaca", che gli incaici e preincaici usavano di solito per
conservare i liquidi e simili. Trovando all'interno
dell'Huaca un residuo di liquido tentarono di farlo bere ad un
Indio che era con loro; ma questi fuggì rompendo il
recipiente. Gli ingegneri notarono più tardi che la pietra su
cui il recipiente si era rotto, era divenuta morbida e
malleabile, per ritornare dura successivamente. Tale
liquido sembra venga ricavato da alcune piante, peraltro
ancora non identificate.
La scrittrice Mirella Rostaing, in un suo
libro, scrive che fu condotta da uno sciamano in un luogo ove
cresceva una pianta a cespuglio chiamata "Ghacre". Un
rampicante orizzontale, molliccio e appiccicoso, con foglie
verdi, ma rosso aranciate al centro. Passeggiando in quel
campo per alcuni minuti e calpestando divertita la pianta, si
accorse di aver corroso quasi la metà della suola degli
stivali. Secondo la guida che era con lei, tale "Huiru", i
costruttori antichi la usavano per congiungere le pietre delle
muraglie andine. Il miscuglio sarebbe formato dalla pianta
e da minerali contenuti nella terra della zona, dando vita ad
una amalgama vegetominerale.
Un altro racconto parla di un uomo che
attraversando la foresta si era accorto di aver corroso gli
speroni lungo il bordo della rotella, calpestando una distesa
di piante basse, dalle foglie "rosse" e spesse, che a detta di
molti indio venivano usate per ammorbidire le pietre.
Fawcett ci relaziona che dei minuscoli
uccelli delle Ande si scaverebbero il nido creando delle buche
nelle rocce lungo i corsi d'acqua. Osservò che prima di
compiere questo lavoro di "trapanazione", strofinavano sulla
pietra la foglia di una pianta. Episodio che ha le sue
stranezze: non viene citato il tipo di uccelli, non viene
spiegato se anche il loro becco subiva corrosioni e Fawcett
non fu in grado di individuare le foglie.
Peter Kolosimo ci rivela che un religioso
avrebbe scoperto, in Sud America, una miscela di succhi
vegetali capaci di sciogliere addirittura la
roccia. All’incirca nel 1967-1968 una rivista scientifica
internazionale incaricò un indagine per accertare la
veridicità di questa notizia. Il presunto scopritore della
miscela risiedeva in Perù e apparteneva all'ordine dei
salesiani. Non fu ricavata nessuna indicazione nonostante
fossero stati interpellati i rappresentanti della "Pia
Società". In un periodo successivo Charroux poté affermare
che nel giugno 1967 un prete peruviano, padre Jorge Lira,
avrebbe scoperto il procedimento usato dagli Incas per rendere
malleabile la pietra, ricavato dal succo di alcune erbe. Padre
Lira avrebbe effettuato con successo alcuni esperimenti,
facendo macerare piccole pietre nel liquido estratto da alcuni
vegetali. Non è stato rivelato come sia composto il miscuglio.
Abbiamo solo l'affermazione di tale Bertrand Garcia,
discendente di Garcilaso De le Vega, storico spagnolo vissuto
tra il 1537e il1616, che dichiarò di conoscere il segreto, da
ricercare in tre varietà di piante. Siamo quanto meno
sorpresi che il signor Garcia non abbia divulgato il segreto,
magari a qualche industria chimica o farmaceutica che lo
avrebbe sicuramente reso molto ricco.
Le segnalazioni continuano con
l'archeologo Hyatt Verril. Nel 1964 affermò che i massi con i
quali erano state costruite le piramidi precolombiane erano
stati squadrati con una pasta radioattiva che permetteva di
modellare la pietra. Affermò di aver visto i resti di tale
sostanza conservata da qualche stregone indio. Hyatt
Verril, nel suo "Ponte di luce", parlava di una città pre
incaica che si poteva raggiungere a mezzo di un ponte di
materia ionizzata, che appariva e spariva a volontà e
premetteva di superare passi rocciosi inaccessibili. Fino alla
sua morte - e la moglie dopo di lui - affermarono entrambi che
era pura verità e non una leggenda. Con gli occhi di oggi
possiamo solo dire che anticipò la notizia resa pubblica tempo
fa, della costruzione di un nuovo aereo che si sposterà grazie
ad un getto laser capace di "ionizzare" l'aria davanti al
velivolo, e utilizzando il tunnel che si verrà a creare con
tale procedimento.
Dobbiamo ancora annotare che la RAI, il
20 e il 25 giugno 1968, declamava la notizia del ritrovamento
di un decotto che ammorbidiva i massi e - aggiungeva - che i
componenti vegetali del prodigioso solvente, erano stati
scoperti da un missionario italiano in Perù effettuando con
successo alcuni esperimenti. "Il religioso, continuava il
servizio, afferma che gli antichi Inca se ne sarebbero serviti
per costruire le piramidi".
È del 13 ottobre 1979 l'articolo
pubblicato sulla Domenica del Corriere, che riporta le
dichiarazioni dell'architetto genovese Mauro Richetti,
riguardo ad un "siero vegetale usato dagli Incas per rendere
le pietre tenere come la pasta del pane". Un estratto chiamato
"Wilcas", ricavato da una pianta simile alla gramigna.
Stranamente tutte queste storie vengono
trattate con distacco, non si ha notizia di approfondimenti,
verifiche, esperimenti o applicazioni materiali. Sono
veramente fantasie di narratori, rese per attirare
l'attenzione, o grava anche su queste l'ombra di un
"Cover-up"?
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