Il Mistero in Internet Chi siamo  Contatti   Site map    Cerca   Edicola Home  
EdicolaWeb 2000  
Nonsoloufo - Ufo and much more
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Approfondimenti
  Archeologando
  Cercando il Graal
  Luci dei Maestri
  Oltre l'Orizzonte
  Usciamo dal tunnel
  Gli articoli dei lettori
  I racconti dei lettori

Consulta le riviste
  Stargate
  Notiziario Ufo
  Ufo Network
  Dossier Alieni
  Extraterrestre
  Ali Dorate

in realizzazione
Lo spazio dei lettori
  Un link al tuo sito
  Appuntamenti
  Invia i tuoi articoli
  Invia i tuoi racconti
  Richieste di aiuto

 
Clicca qui per prelevare

ARCHEOLOGANDO...


LA COSTELLAZIONE DEL DRAGO RIPRODOTTA AD ANGKOR

di Mauro Paoletti
per Edicolaweb

[Viale di ingresso ad Angkor - 14K .jpg] [Angkor Wat - 22K .jpg] [La "frullatura dell'Oceano del Latte" - 17K .jpg] [Tempio di Bakheng - 20K .jpg] [Porta ad Ankor Thom - 24K .jpg] [Morsetti di metallo - 18K .jpg]
 

Angkor in sanscrito significa "la Città", "la Capitale", ed è indubbio che fu eretta da esperti ingegneri idraulici che sapientemente tracciarono un sistema idraulico efficiente per mezzo del quale accumulavano acqua durante il periodo delle piogge monsoniche, quattro mesi all’anno, per utilizzarla nel periodo di siccità. Una rigorosa geometria di enormi bacini rettangolari costruiti con dighe, terrapieni, canali, serbatoi per la raccolta delle acque e la scacchiera delle risaie chiamati Baray.
Angkor è un capolavoro avvolto dal mistero come lo è la sua estinzione. Inspiegabilmente la vita si è fermata come tutto si fosse tramutato in pietra, avvolta e nascosta poi da una lussureggiante vegetazione, evidenziandone il contrasto austero.
Tutta l’Asia è ancora un continente che fa del mistero la sua essenza, stimola la fantasia lasciando immaginare angoli colmi di tesori dimenticati e perduti, alla mercé di uomini pervasi dal fascino dell’avventura.
Sul territorio si contano cento santuari, alcuni dei quali raggiungono le dimensioni del tempio di Luxor in Egitto, distribuiti su ben 600 chilometri quadrati.
Un impero abbandonato da un popolo preda di una follia costruttiva disinteressato delle cose umane.
Il primo a fornire un resoconto di questo luogo fu a suo tempo Marco Polo alla fine del 1200 Ne parlò come di un centro religioso nel mezzo a una regione di risaie. Contò circa venti templi compreso il Bayon, descrivendolo con torri e tetti ricoperti di lamine d’oro, attualmente non più esistenti. Sui lati delle torri quattro facce gigantesche dagli occhi chiusi e un sorriso enigmatico e bonario.
I bassorilievi rappresentano le storie di corte insieme ai motivi epici dell’India antica.
Sono resoconti di una vita sfarzosa di un popolo libero di fare della satira, teso verso il progresso, ma in piena decadenza dovuta al prolungato momento di prosperità.
L’arenaria usata per la costruzione del tempio proveniva da terre lontane venticinque chilometri e considerando il peso notevole e il mezzo di trasporto che poteva essere usato, si può presupporre che siano state impiegate notevoli forze lavoro. Venivano usati grossi blocchi di pietra non cementati fra loro, ma tenuti da morsetti di metallo, formati di rame, oro, argento colato direttamente nelle scanalature predisposte in precedenza nella pietra. Ciò rendeva necessario l’uso di un forno portabile capace di fondere i metalli e quindi un livello tecnologico di gran lunga superiore a quello immaginato. L’uso dei morsetti è visibile nelle pietre di Puma Punku a Tiahuanaco, a Ollantytambo, a Dendera e a Sarnat in India, provando che era un uso comune di una antica civiltà.
Il dominio Kmer, che diede vita a tutto questo, fu di breve durata.
Verso l’anno mille a.C. il territorio fu invaso da Buddismo di Ceylon.
Mentre in Europa si commentava l’operato di Carlo Magno, nel 802 iniziava in Indocina con Giayavarman II il momento d’oro degli Kmer. Recenti ricerche hanno stabilito che il Bayon fu costruito nel 1181 e finito nel 1218.
La storia di Angkor inizia nell’anno 802 con Jayavarman II, che la edifica sull’altopiano del Kulen, unificando il popolo in una comunità religiosa e politica, che assimila le influenze della civiltà indiana. Il Phom Kulen è tra le poche alture che dominano la regione del Siem Reap, che offre immense e fertili estensioni alluvionali con corsi di acqua perenni. Vi è un lago tra i più pescosi del mondo, il Tonle Sape, oltre a ricche foreste cave di arenaria e miniere di ferro. Qui, sulla riva settentrionale del lago, viene fondata la capitale fornendola di una meravigliosa rete irrigua.
Di Jayavarman II è scritto che proveniva da una terra lontana, situata al di là del mare, ove aveva trascorso alcuni anni alla corte di un potente re conosciuto come il " Re della Montagna". REGNO DI AGARTHA???
Alcune iscrizioni lo indicano come un discendente di una razza pura, come quella dei seguaci di Horus, che produssero quella dei faraoni: Da non dimenticare la somiglianza fra i Maya e i Kmer, evidenziata da Michael Coc, esperto in materia.
Jayavarman II, quando arrivò in Cambogia, stabilì la capitale nell’antichissima città di Indrapura, frequentato luogo di studi religiosi; in seguito si trasferì verso nord nella pianura, ove adesso si trova Angkor, e fondò Hariharalaya, indicata sulle carte come Roluos.
Poi fu il tempo di Souryavarman II, che contribuì allo sviluppo di Angkor e fece erigere al centro del suo immenso impero la città santuario di Angkor Wat, considerata la più grande creazione architettonica di tutta l’Asia.
Con la scomparsa di Souryavarman II si aprì un lungo periodo di declino conflitti intestini e congiure di palazzo che minarono il regno, facilitando l’invasione e la conquista del vicino popolo dei Cham, i quali nel 1177 riuscirono a mettere a sacco la capitale. Dopo quattro anni di loro dominazione, Jayavarman VII riportò la Cambogia sotto l’amministrazione Kmer ristabilendo il suo dominio su l’intera Indocina.
Il paese riprese vigore e si trasformò in una estensione di edifici sacri, di ospedali (si dice ne facesse costruire ben cento), di ricoveri per i viandanti, di steli ed iscrizioni per lodare il sovrano.
L’arte Kmer raggiunse l’apice. Furono eretti il Bandeai Kdei, il Ta Prohm, il Preah Khan, con i loro labirinti che si addentravano nel cuore della foresta. Esplorazioni in loco hanno confermato l’esistenza di una vasta rete di passaggi sotterranei, di alcune decine di chilometri quadrati, la cui messa in opera non si può certo attribuire ai contadini Cambogiani.
Venne edificata anche la nuova capitale Angkor Thom; sull’antica traccia della città furono costruiti altri sedici chilometri di mura e cinque porte monumentali, il cui accesso era garantito da ponti con parapetti formati da 54 statue colossali, rappresentanti i demoni e le divinità intente a una specie di tiro alla fune con il sacro serpente Naga. Al centro della cinta muraria il Bayon con i 200 volti del Budda sorridente.
Gli sforzi per raggiungere tutto questo sfarzo dissanguarono il paese e i successori di Jayavarman VII non riuscirono a lasciare traccia del loro passaggio.
La caduta definitiva dell’impero avvenne nel 1431 con l’invasione siamese.
L’immensa rete idrica, priva delle adeguate cure, andò in rovina. La terra non offrì i frutti necessari al sostentamento della popolazione che finì per disgregarsi.
Le tribù Thai dell’ovest e il buddismo dell’est avanzarono verso Angkor; re Pona Yat decise di abbandonarla.
Molti lo seguirono nel luogo ove oggi si trova Phon Pej e la foresta, che una volta aveva accolto quella civiltà, riprese il sopravvento, trasformando quel regno in un sepolcro.
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico

imposta Edicolaweb come Home

  aggiungi Edicolaweb a Preferiti

Copyright © 2000 EdicolaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Edicola home][Stargate home][inizio articolo][articolo seguente][articolo precedente]  Tutti gli articoli di
  ARCHEOLOGANDO...
[Edicola home][Stargate home][inizio articolo][articolo seguente][articolo precedente]
Edicola Home | Chi siamo | Contatti | Site map | Cerca | Registrazioni | Links | Appuntamenti
info@edicolaweb.net   
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati alle società proprietarie delle riviste pubblicate
EdicolaWeb
 TosNet.it