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ARCHEOLOGANDO...
KHUFU: GENERATORE
D'ENERGIAdi Mauro Paoletti per
Edicolaweb Erodoto, nel
secondo volume di "Le Storie", ci informa che gli Egiziani,
prima di iniziare la costruzione della grande piramide,
scavarono la camera sotterranea allo stesso livello del Nilo,
vale a dire a circa sessanta metri sotto il suolo. In questa
camera, ubicata più a sud della piramide, si troverebbe il
sarcofago con i resti del Re e sarebbe situato sopra un'isola
artificiale, che potrebbe rappresentare la "collina
primordiale", circondata dall'acqua del Nilo che vi
arriverebbe attraverso un canale artificiale. In effetti
nella zona esiste una tomba a quaranta metri di profondità
circondata dall’acqua, ma non è quella di Keope. Non
conosciamo dove siano i resti mortali del faraone che, ad ogni
costo, si vuole come l’ideatore e costruttore della Grande
Piramide. Cheope è noto anche col nome di Khufu, ma questo
vocabolo significa "Re di un forte sconosciuto potere"; quindi
Khufu appare come il nome dato ad un tipo d’energia, non
quello attribuito ad una persona. Se il vocabolo veniva
usato per indicare un tale potere, è ragionevole pensare che
col passare del tempo, diciamo, un migliaio di anni dopo,
forse più, possa essere stato assegnato al più potente re
della IV dinastia; Cheope, detto Khufu, per comparare il suo
potere a quello dell’omonima energia. Forse la sua potenza
ricordava quell’antica energia. Erodoto descrive il faraone
come un tiranno violento che costrinse il popolo a dedicarsi,
per 30 anni, alla costruzione della Piramide; benché la storia
evidenzi l'errore dal momento che Khufu regnò solo per 23
anni. Di lui non esiste nessuna effigie, né statua;
alquanto strano per un faraone autore di una simile
impresa. Auguste Mariette ritrovò una stele vicino alla grande piramide,
conservata adesso nel Museo del Cairo, nella quale è scritto
che Cheope "Khufu", pensò al restauro del tempio di Iside -
nominata signora della Piramide - situato vicino alla
Sfinge.
"Ankh Hor Mezdau Sten-bat Khufu tu
ankh". Vita ad Horus.....a Khufu sia la Vita. Egli rinvenne
la Casa di Iside, Signora della Piramide accanto alla dimora
della Sfinge.
Cheope non può quindi essere stato il
costruttore della Piramide, già esistente alla sua
epoca. Il Re non sapeva quante erano le camere della Grande
Piramide. Fatto molto insolito che il costruttore non fosse a
conoscenza di quante camere conteneva la sua
costruzione. Riguardo all'energia sconosciuta si trovano
riferimenti nel Tempio di Dendera. Una parete del Tempio
porta un'iscrizione ove si parla di una forma
d'energia, forse elettrica, trasmessa nel Tempio stesso quando
gli Dèi governavano l'Egitto, al tempo degli Shemsu-Hor, ben
75.000 anni fa. Questa energia è chiamata "Mhn" (Men) e
veniva trasmessa fra due terre: l'Egitto e Reret, cioè
l'Arartu, oggi l'area della montagna dell'Ararat, nella parte
settentrionale del Kurdistan, a Nord Ovest dell'Iran. È
spontaneo il collegamento alla terra di Tilmun, citata nella
saga Sumera di Gilgamesh, dalla quale le navi degli Dèi
s'involavano verso le regioni celesti; come i richiami alla
cultura Ubaid del Kurdistan, le cui statuette artigianali,
raffiguranti divinità dall'aspetto serpentiforme e considerate
dai sumeri la rappresentazione delle loro divinità, ricordano
i crani dolicocefali, ovali rinvenuti ad Abido, ad Ica, a
Merida in Messico, avvalorando la tesi che una forma di vita
diversa vivesse mescolata con quell'umana circa 8.000 anni
fa.
L’iscrizione del tempio riporta nella
colonna di sinistra: "La tua potente luce 'Mhn' - Men - da
questa regione alla regione di Reret, eternamente in vita e in
serenità".
Nella colonna di destra sembra si faccia
riferimento a una specie di camera di controllo e
l’interpretazione potrebbe essere: "l’energia - Mhn -
presente nell’aria di due terre è stata inviata dalla stanza
di controllo nella casa del giudizio, la casa celeste del Dio
del cielo Nut, il quale è il primo nella presenza di Ra nel
silenzio del suo trono".
È interessante notare che l’iscrizione
riporta, all’inizio della colonna di sinistra, il simbolo
dello Zed, con quattro lamelle aperte e alla fine della
colonna, sempre lo Zed con le lamelle chiuse. Si presume che
la differenza risulti intenzionale. Chi traduce è certo che
sia di natura tecnica, come a significare "stazione
trasmittente e ricevente". L’iscrizione non è completa e la
traduzione è limitata. Conoscendo le altre iscrizioni del
tempio, potremmo avere un quadro completo e certamente più
preciso e significativo, ma risulta chiaro che in questa
iscrizione si parla di una energia potente e misteriosa, forse
la stessa che risulta presente nella vicenda di Ramses
II. Questi, nel quinto anno del suo regno, all'età di 20
anni, affrontò il potente esercito Ittita nella celeste
battaglia di Kadesh. Nel corso dello scontro fu tratto in una
imboscata e rimase isolato dal grosso del suo
esercito. Senza l'aiuto dei suoi soldati respinse due
attacchi Ittiti e nel tentativo di sfondare l'accerchiamento
si ritrovò circondato da 2.500 carri nemici. Si racconta
che al fianco di Ramses II ci fosse solo il Dio Amon. Con
l'aiuto e le "armi" del Dio, come riferito dallo stesso Ramses
II nelle sue cronache, "dell'esercito nemico rimasero mucchi
di cadaveri dinanzi ai miei cavalli". Quindi, protetto da
Amon, Ramses II assalì per ben sei volte altri 1.000 carri
nemici, coprendo il terreno di cadaveri e costringendo alla
fuga i superstiti. In un epoca precedente un altro faraone,
Tutmosi III, sconfisse gli Hyxos al passo di Megiddo, un passo
di grande importanza militare che nella "Rivelazione di
Giovanni" viene chiamato "Armageddon". Anche in quel caso il
Dio Amon si era schierato con il faraone. Ramses II,
traendo vantaggio dal mito che veniva creandosi intorno a lui,
si gettò in una campagna di conquista di nuovi territori.
Combatté in Palestina e in Siria, occupò Arcandona e devastò
Akka; a Tunip, in Siria, ripeté le gesta di Kadesh. Attaccò la
città senza indossare la corazza e la conquistò in due
ore. Dopo decenni di guerre e la conquista di un vasto
territorio, si rese conto, e come lui il Re Ittita, che era
inutile disperdere tante energie facendosi guerra l'un l'altro
mentre i Popoli del Mare stavano invadendo il territorio da
settentrione. Quindi, nel 1280 a.C., venne stilata
un'alleanza, in pratica un patto personale fra i due sovrani.
Un trattato che non verrà mai violato, ma che,
inspiegabilmente, non accenna ai confini dei paesi. La
quinta parte dell'accordo, incisa sulle tavole, elenca i nomi
dei testimoni: "Mille divinità fra gli dèi e le Dèe d'Egitto e
del paese degli Ittiti. Dagli Dèi del sole e delle tempeste
sino agli Dèi e alle Dèe dei monti, dei fiumi, del cielo e
della terra, del grande mare, dei venti e delle nubi"
Queste le vicende, ma rimane il fatto che a Kadesh, un re
ventenne, seppur valoroso, sconfisse da solo migliaia di
nemici. La razionalità spinge a supporre che oltre al coraggio
avesse fra le sue mani qualcosa di molto potente, un'arma
capace di renderlo invincibile e talmente sicuro di questa sua
invulnerabilità da spingerlo a sfidare il nemico senza
corazza, cosa che all'epoca lo avrebbe reso facilmente vittima
dei dardi nemici. Molte volte nei racconti degli antichi
gli Dèi prendono parte alle battaglie degli umani. Il dio
Amon proteggeva Ramses II con le sue "armi"; le armi di un
Dio. Quali? Le armi che una leggenda vuole nascoste nella
camera segreta nel cuore della piramide, insieme a carte
terrestri e celesti e ad un tipo di vetro che "non si poteva
spezzare"? Rileviamo che fra i tanti modi di scrivere il
nome di Amon, vi è anche un segno, meno conosciuto, un
obelisco che significa appunto "Amun". Inoltre nel papiro di
Useret, custodito al British Museum, vi è un rarissimo segno
riferito ad Amon, che ritroviamo scolpito sulle pareti del tempio di
Abido. È per caso la rappresentazione dell'arma di Amun? Le
conoscenze tecnologiche di cui disponiamo oggi la indicano
facilmente come la raffigurazione di una valvola elettrica. Si
può supporre che le "armi degli Dèi" avevano un collegamento
con l’energia elettrica? Abido è una delle città ove
risiedevano gli Dèi e uno dei luoghi delle loro battaglie. Il
luogo dove Ra attendeva Horus per aiutarlo a sconfiggere Set.
In qualche punto, fra Abido e Dendera, Thot donò a Horus il
disco alato per poter volare in alto e attaccare i nemici da
quella posizione. Pur essendo vero che le cosiddette armi
degli Dèi non sono state ritrovate non si può negare la loro
esistenza. Riguardo all'arma di Amon, la sua forma era
quella di un "bastoncino". Ritorniamo alla cultura Ubaid di
Jarmo che riproduceva gli Dèi con in mano una "bacchetta";
ripensiamo alle tradizioni degli indiani Navaho che raccontano
di visitatori celesti luminosi provvisti di un "tubo" con il
quale infliggevano punture simili a quelle degli aghi di
cactus. Al re Salomone, recatosi dagli anziani a chiedere
come poteva costruire un tempio a Dio (questi aveva proibito
l'uso di ogni attrezzo di metallo per tagliare e foggiare le
pietre da utilizzare per il tempio), fu risposto che Mosè
aveva portato dal deserto lo "Shamir" (il verme tagliente),
donatogli dallo stesso Dio, con cui fece sgorgare l'acqua
dalle rocce per dissetare il suo popolo. E fu proprio con lo
"Shamir" che vennero tagliate le pietre del tempio di
Salomone. Quindi diverse fonti raffigurano gli Dèi che
impugnano un’arma dalla forma di un "bastoncino". Viene da
chiedersi se è un caso che il colonnello Corso, nel suo libro
"Il giorno dopo Roswell", descriva un simile cilindro, che, a
suo dire, sembra essere stato recuperato tra i rottami
dell’UFO precipitato a Roswell nel 1947 e da cui sarebbe stato
tratto il laser. Ramses II aveva certamente combinato
l'arma di Dio con l'energia "Mhn" e l'aveva inserita nella sua
corona da guerra dalla forma di cobra reale. Questo gli
avrebbe permesso di uscire da una posizione critica e
sbaragliare l'esercito nemico anche senza l'aiuto di Amon. Il
Faraone possedeva certamente un codice non scritto per
utilizzare un'arma che ai nemici doveva apparire
spaventosa. Nel Mahabarata vengono descritte
dettagliatamente armi simili a quella del Dio Amon,
paragonabili a quelle moderne e quindi da noi ben
riconoscibili. In seguito ad un breve calcolo, risulta che
in quelle battaglie perirono circa due miliardi di persone.
Una guerra globale, combattuta intorno al 24.500 a.C., con la
conseguente completa distruzione della civiltà antidiluviana.
Lo testimonierebbe una scoperta effettuata fra il 1993 e il
1994, quando nella giungla brasiliana venne ritrovata una
città i cui resti, secondo gli esperti, risalgono al 24.000
a.C. Vi sono state altre guerre da quell'epoca; nel 19.500
a.C. e una combattuta, guarda caso, nell'Oceano Atlantico e
nel Mediterraneo nell'11.500 a.C. Rig Veda, Mahabharata,
Aitareya, Brahmana Baghavaghita, testi sumeri e Egizi, parlano
di guerre fra Dèi e scorrendone le cronache possiamo parlare
di "guerre stellari". La prima di queste guerre sembra sia
avvenuta fra il 72.000 e il 71.000 a.C., periodo a cui lo
storico arabo Abu Zyad fa risalire l’edificazione delle due
grandi piramidi e della Sfinge. Dobbiamo constatare che
Dèi, semidei ed eroi disponevano, a mezzo delle loro micidiali
e insolite armi, di un’energia capace sia di azionare i loro
utensili, come lo Shamir di Salomone, come il bastone donato
da Dio a Mosè e la spada impugnata dall’angelo che in una sola
notte sterminò l’esercito di Sennacherib. Un’energia che ha
molto in comune con quella descritta dalle incisioni sulla
parete del tempio di Abido e Dendera. Più sfogliamo vecchi
libri e comprendiamo antichi glifi, più vi riscontriamo legami
che ci trasportano in un tempo remoto, nel quale una razza di
uomini forti viveva protetta da esseri considerati Dèi che,
come gli uomini, erano di carne ed ossa, ma dotati di
conoscenze tecnologiche che in taluni casi, ben documentati
nelle antiche scritture, condividevano con i potenti della
terra. L'uomo oggi ha altri fini e non si interessa delle
proprie origini, non analizza le tracce indelebili che
potrebbero rivelarci sconvolgenti verità. Ne sono un reale
esempio i geroglifici impressi sulla porta che si trova nella
camera sotterranea della piramide di Chefren, ancora
sconosciuti agli egittologi. In un significativo parallelo,
in campo militare oggi si parla di guerre senza vittime,
condotte da satelliti collegati a computers. I satelliti messi
in orbita per attuare lo Scudo Stellare, dotato di armi laser
e a fasci di particelle accelerate hanno offerto la
possibilità di raggiungere, attraverso l'uso della telefonia
satellitare, ogni angolo della terra. Nelle nuove guerre
saranno impiegati aerei dotati di armi laser e proiettili
capaci di cercare il bersaglio autonomamente; navi arsenali a
scafo sommerso armate di missili azionabili da terra da grande
distanza; inoltre aerei e carri armati miniaturizzati,
telecomandati, per scoprire la dislocazione delle forze
avversarie; onde elettromagnetiche capaci di bloccare carri e
semoventi rendendoli non operativi. Verrà così ricostruita una
mappa elettronica del campo di battaglia, attuando un dominio
esteso dell'informazione (Extended Information Dominance), che
viene chiamata, guarda caso, "Occhio di Dio". Sono le stesse
armi di cui disponevano gli Dèi nell'antichità presentate nel
Mahabarata, raffigurate ad Abido, Dendera e simbolizzate nelle
cronache dello Zep Tepi, l’epoca di Osiride?
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