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ARCHEOLOGANDO...
IL GAS DI BROWNdi Mauro
Paoletti per Edicolaweb Una nuova
tecnologia, pulita, conosciuta in passato, volutamente
disconosciuta oggi. Lo studio degli utensili e del loro
sviluppo, di quanto con il loro utilizzo è stato creato, i
metodi usati nelle lavorazioni, le conoscenze e la
comprensione di come poter cambiare l’ambiente attraverso
l’uso di strumenti sempre più avanzati, rappresenta un
importante aspetto dell’attività umana. Indagando su questa
attività comprendiamo come sia stato possibile, per i popoli
antichi, creare alcune cose ritenute fino ad ora
impossibili.
Il ritrovamento di monili placcati in oro
e argento conferma, per esempio, la conoscenza del processo
elettrolitico e dell'elettricità; cosa testimoniata anche dai
famosi bassorilievi di Dendera e dalle lenti rinvenute a
Ninive o a La Venta. Utilizzando il modello ricostruito della
pila di Bagdad, alimentata da semplice succo di frutta, è
stata placcata una figurina di metallo. Si suppone, quindi,
l’impiego dell’elettrolisi in altre applicazioni. Esperti
di metallurgia, analizzando alcuni attrezzi egizi, hanno
stabilito che in Egitto era in uso un processo di
riscaldamento del metallo ad alte temperature che lo portavano
alla evaporazione e alla successiva condensazione in polvere;
tale procedimento è noto come "metallurgia ceramica" oppure
"metallurgia delle polveri". Secondo gli esperti veniva
usato lo stesso procedimento che ha reso possibile la
costruzione della bomba atomica: la fissione nucleare. Questo
implica la conoscenza dell'atomo, cosa che molti documenti
antichi confermerebbero.
La presente introduzione ci porta a Ilya
Velbov, (1922-1998) nato in Ungheria e naturalizzato in
Australia col nome di Yull Brown, il quale è riuscito a
produrre, attraverso l'elettrolisi, una miscela gassosa
composta da Idrogeno e Ossigeno, mantenendo il relativo
rapporto stechiometrico dei due elementi: due atomi di
idrogeno per ogni atomo di ossigeno. Tale gas può essere
immagazzinato sotto pressione come quello naturale ed è
sufficiente una bottiglia di plastica per contenerlo,
risolvendo alcuni dei problemi di stoccaggio e trasporto
riguardanti l'idrogeno. In questo rapporto tra Idrogeno e
Ossigeno si verificano effetti molto speciali. In genere,
quando brucia, l’idrogeno produce una fiamma lenta oppure un
esplosione sommessa; se invece è combinato con l’ossigeno può
divenire una miscela altamente esplosiva. Al contrario, nel
caso preso in esame, i due elementi, adoperati nelle stesse
proporzioni presenti nell’acqua, non producono esplosioni e
una volta riuniti, a mezzo di una scintilla, implodono
generando un gas. Questo gas sfrutta gli atomi e non le
molecole e la fiamma che ne scaturisce riesce a vaporizzare le
sostanze che si pongono davanti ad essa perché interagisce con
la sostanza dell'oggetto che sta trattando. Pur sviluppando un
calore di 130°C, il gas riesce a vaporizzare il tungsteno che
si scioglie a circa 6.000°C, non emette radiazioni nocive e la
sua fiamma può essere guardata senza maschere protettive; è
inodore e non nuoce se inalato, non esaurisce l’ossigeno
vicino alla fiamma perché proprio da questo deriva. In
pratica il gas, non generando molto calore al contatto della
pelle, con altre sostanze innesta una reazione chimica e
produce gli stessi effetti di una temperatura di 6.000°C,
permettendo allo stesso tempo di tenere con una mano il
tungsteno che si vaporizza o, l'oggetto da tagliare. Infatti
la fiamma si concentra solo nel punto ove avviene l'azione e
l'operazione di taglio si verifica prima che il calore,
condotto dal metallo, abbia il tempo di giungere alla mano,
contrariamente ai dispositivi convenzionali per i quali si
devono indossare guanti di amianto. La fiamma è sicura in
quanto lavorando in spazi ristretti i materiali e gli
operatori non corrono il rischio di vampate di calore o
bruciature come potrebbe avvenire usando fiamme
tradizionali. Il primo brevetto australiano conseguito da
Brown risale al 1977, quelli Americani al 1977 e al
1978. Le materie prime per la produzione di questo gas sono
acqua ed elettricità. Una unità di acqua produce 1860 unita di
gas, ma occorrono 4.47 kwh dato che un solo kwh produce circa
340 litri di gas. I test hanno dimostrato che può essere
utilizzato in diverse applicazioni anche per motori che
funzionano come conseguenza del vuoto generato bruciando gas
in un contenitore chiuso. Il risultato dell’implosione è
sempre acqua, quindi se utilizzato come carburante in un
automobile come residuo emette il vapore acqueo e non ossidi
nocivi alla salute. Con la fiamma prodotta dal Gas di Brown
possiamo forare legno, metallo e mattoni senza lasciare
scorie. Tutto si risolve in una fiamma bianca. Si saldano fra
loro componenti diversi, quali vetri su mattoni o su metalli,
oppure metalli con mattoni, metalli incompatibili fra loro
come rame e bronzo, nichel e ferro. Trasforma la sabbia in
vetro, salda il vetro all'alluminio, salda e taglia metalli
usando l’acqua come combustibile, con una riduzione dei costi
del 50%; la sua fiamma lucida il calcestruzzo rendendolo
impermeabile agli acidi e ad altri corrosivi, estendendone la
durata nel tempo. Il ferro e l'acciaio trattati con tale gas
sono inattaccabili dalla ruggine. Con tale gas si può
sciogliere la silice e fornire un cristallo ideale per
produrre un microchip superiore in velocità, oppure una ottima
cella solare. Aumenta il rendimento
dei metalli preziosi nei processi di raffinamento e altera i
livelli degli isotopi radioattivi. Durante alcuni esperimenti
la radioattività di un pezzo di Americanum 241 è stata ridotta
del 96% (da 16.000 curie a sole 100), quella del Cobalto 60
del 70%. Nel 1996, durante un convegno a Filadelfia, venne
mostrata questa tecnologia come il mezzo più idoneo alla
eliminazione dei rifiuti nucleari. Gli Stati Uniti d'America
hanno una grandissima quantità di rifiuti radioattivi; in caso
d’incidente sparirebbe la popolazione di questa nazione, del
Canadà e del Messico, nonché ogni segno di vita per più di
1000 anni. Ma nessuno fa niente perché questi rifiuti sono
fonte di ricchezza per i gruppi di potere che controllano il
settore delle energie. Molti altri sono i sistemi per
produrre idrogeno. Stanley Meyer separa Idrogeno e Ossigeno
dall’acqua usando un’alta frequenza e l’elettricità ad alto
voltaggio. Sam Lesile Leach ionizzando l’acqua attraverso
forti radiazioni ultraviolette. Archie H. Blue applicando
il metodo elettrolitico e immettendo aria per formare gas
combustibile. Quest'ultimo è un brevetto interessante che
risale al 1978. I piloti sanno da tempo che quando piove un
motore gira meglio, per questo si spruzzava acqua sul carbone
prima di gettarlo nelle caldaie ed è usato un iniettore a
spruzzo di acqua. Ossia un contenitore di plastica o vetro
chiuso ermeticamente e riempito di acqua. Attraverso alcuni
tubi il contenitore viene collegato al carburatore che aspira
l’aria attraverso l’acqua in modo da aggiungere idrogeno e
ossigeno alla miscela del gas ottenendo un minor consumo di
benzina. Archie Blue ha elaborato il sistema in modo da far
funzionare un motore con il vapore acqueo, senza usare
benzina. Con un litro di acqua percorre circa 40 Km. Gli
antichi conoscevano questo segreto? La scissione di idrogeno e
di ossigeno attraverso l’elettrolisi avrebbe permesso ai
nostri antenati di poter produrre questo tipo di gas. La
nostra civiltà lo ha riscoperto alla fine degli anni settanta
ma non è stata capace di applicarlo concretamente al suo
servizio. D'altronde, sperare che l’uomo, dominato dal
potere del dio Denaro; perduto fra le spire degli agi e delle
comodità, freni improvvisamente la sua insaziabile sete di
dominio, è sperare invano. Quell’uomo non costruirà mai un
futuro sereno, privo del timore di un'immane catastrofe
ambientale, che per i prossimi 250.000 anni rappresenterà la
nostra spada di Damocle. Se tutta la nostra elettronica
diverrà inutile torneremo indietro di secoli nell’uso delle
energie, si dissolverà anche l’impero economico di coloro che
detengono il controllo del mercato energetico, basato per lo
più sullo sfruttamento del petrolio e del nucleare. Inutile
impedire l'ingresso sul mercato delle cosiddette energie
pulite, o sopprimerle perché ritenute concorrenziali e una
seria minaccia al sistema messo in piedi da questi moderni
"signori della guerra". Quanto rivela Wade Frazier, nel
sito http://home1.gte.net/res0k62m/home.htm,
non è campato in aria. Sappiamo bene che l’industria
automobilistica e quella energetica, immetteranno sul mercato
un nuovo mezzo di locomozione, mosso da nuove energie, solo
quando ne avranno il pieno controllo. Oggi la loro
ricchezza deriva sia dal petrolio, che determina le scelte
politico economiche e le guerre e blocca le nuove tecnologie
che non ne prevedono l'uso, sia dalle enormi quantità di
rifiuti nucleari, che possono essere smaltiti con la nuova
tecnologia di Brown. Che importa se saranno le generazioni
future a pagarne l'altissimo prezzo. Eppure dovrà essere
operata una conversione; teniamo conto che l’utilizzo di tale
sistema non sopprime l’auto, l’industria automobilistica e le
centrali elettriche; lievi modifiche permettono a un motore e
ad una centrale termica di usare un carburante gassoso
ottenuto dall’acqua. La Cina, unica al mondo, ha già
adottato tale soluzione: la Norinco produce i generatori di
gas Brown, che muovono i sommergibili cinesi.
A questo punto anziché adottare soluzioni
che sono in realtà solo palliativi, gli Stati dovrebbero
considerare che il gas di Brown, o le altre soluzioni simili,
sono la strada giusta per eliminare il problema
dell'inquinamento. Occorre sensibilizzare gli enti pubblici
preposti affinché adottino tali sistemi e informare l'opinione
pubblica dell'esistenza di queste definitive soluzioni. Non
si tratta di iniziare crociate, individualmente nessuno ha il
potere, né tanto meno la volontà, di indossare le vesti di un
Don Chisciotte, ma i governi possono operare in autonomia
scelte alternative a quelle imposte dal sistema economico
vigente, ormai globale, senza cadere nel ridicolo adottando
effimere soluzioni come le targhe alterne, lo stop periodico
della circolazione, lo spostamento delle scorie e dei rifiuti
inquinanti da un punto ad un altro del pianeta. Il problema
rimane. La scelta di una nuova tecnologia alternativa da parte
di uno Stato, può spingere a cambiare la politica energetica
negli altri e accelera la sostituzione delle tecnologie
inquinanti. L’Europa dovrebbe adeguarsi adottando quelle
tecnologie che tengono conto dell’eco sistema del pianeta, se
vuole veramente essere autonoma e svincolata da imposizioni
monopolistiche che condizionano le scelte economiche mondiali.
È l’occasione per dimostrare di essere veramente una
coalizione di Stati seriamente impegnati, stabili, liberi
nelle scelte, solidali verso le necessità dei
cittadini. Non si può continuare a parlare di lotta
all’inquinamento senza dimostrare di avere la volontà di porvi
rimedio in modo definitivo. Sono gli organi amministrativi,
dagli Stati ai Comuni, che detengono il potere decisionale, a
loro spetta la scelta del rimedio definitivo, anziché ledere
la libertà di movimento e la salute di coloro che li hanno
democraticamente eletti. Solo loro hanno il potere di
sconfiggere i gruppi di potere che controllano il settore
energetico e impongono il loro volere. Dobbiamo amaramente
constatare, però, che quanto viene proposto e messo in atto,
da chiunque, di qualunque schieramento, non è una
dimostrazione di volontà; ma piuttosto un raggiro, un
temporeggiare col solo scopo di rimanere seduti sulla famosa
"poltrona".
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