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ARCHEOLOGANDO...
CHILBOLTON: E.T.
RISPONDE?di Mauro Paoletti per
Edicolaweb LA RICERCA DI
E.T. Occorre risalire al 1959, quando Giuseppe Bocconi
e Philip Morrison pubblicarono su "Nature" un articolo nel
quale prospettavano l’uso di onde radio come mezzo migliore
per comunicare fra le galassie. I due erano certi
dell’esistenza di qualche altra forma di vita intelligente,
quindi bastava orientare il nostro orecchio verso l’oscurità
dello spazio per captarne la presenza. Nel 1960 un radio
astronomo, Frank Drake, giunto alla stessa conclusione, puntò
i 42 metri dell’antenna dell’osservatorio di Green Bank, in
Virginia, verso "Tau Ceti" e "Epsilon Eridani", distanti
undici anni luce. Nasceva il "Progetto Ozma". Un progetto di
breve vita, sospeso senza esaurienti spiegazioni nel momento
in cui arrivarono i primi e numerosi segnali dallo
spazio. Ma la ricerca extraterrestre era avviata. I russi
mostrarono interesse per il "Progetto Ozma" e proprio nel 1960
iniziarono a cercare segnali, puntando le antenne in ogni
direzione, convinti che pochissime civiltà erano in grado di
inviare segnali radio; la loro ricerca era orientata
all’interno del nostro sistema solare e al di fuori della
nostra atmosfera. Non ci dilungheremo riguardo alle
implicazioni che derivarono da questi fatti - di cui potremo
parlare a parte - ma meritano comunque un breve cenno. Il
15 ottobre del 1966 la NASA rivelò che tre oggetti sconosciuti
erano in orbita intorno al nostro pianeta. Fu stilato un
inventario degli oggetti in orbita e pubblicato nel 1971 dal
Centro di Goddard. Un totale di 2048: 1540 assegnati agli USA,
456 alla Russia, 32 alla Francia, tre erano stati messi in
orbita dal Canada, tre dall’Inghilterra, sei dalla Germania,
due dall’ESRO per conto dell’Europa, tre dalla Cina, quattro
dall’Australia, uno dalla NATO e 1 dal Giappone. Tre
risultarono non identificati. Furono proprio i Russi, nel
1979, attraverso Serghiei Petrovic Bozhic, fisico e matematico
dell’Istituto di Radiotecnica di Yauza, Mosca, a dichiarare
che in orbita attorno alla terra vi erano i pezzi del relitto
di un’astronave aliena esplosa dopo un’avaria e sospesa in uno
dei punti in cui le forze di attrazione dei pianeti si
annullano a vicenda, noti come "punti di librazione". I
tronconi principali erano due, di circa 30 metri di diametro
ciascuno; intorno altri pezzi sparsi fra cui otto di
considerevole grandezza. Dichiararono che già nel 1956 era
stata notata la presenza di tali rottami che si pensavano
asteroidi. A causa della loro presenza le orbite dei satelliti
artificiali dovevano essere corrette per evitare la
collisione. Utilizzando proprio i satelliti fu calcolato che
la presenza dei rottami risaliva al dicembre del 1955, e in
tale periodo nessun oggetto terrestre erano stato messo in
orbita. I sovietici fecero anche sapere che avevano
proposto una spedizione russo americana per il recupero e che
un’organizzazione specializzata nel settore, la Hughes, aveva
esaminato la possibilità di tentare l’impresa. La società
aveva recuperato nel 1968 un sommergibile atomico sovietico a
cinquemila metri di profondità con successo. Di questa
storia non abbiamo saputo più niente. I russi attraverso i
loro ascolti si convinsero che da Giove proveniva un segnale
radio in una banda stretta. Furono esaminati alcuni strani
effetti verificatesi fra il 1924 e il 1928. Gli echi radio in
uscita risultavano ritardati, un fatto inspiegabile in termini
naturali, era chiaro quindi che i segnali venivano riflessi.
Balthasar Van der Pol, studioso olandese e Carl Stoermer,
esperto norvegese, inviarono, nell’ottobre del 1928, nuovi
segnali consistenti nella trasmissione della lettera "S"
dell’alfabeto Morse: tre punti. La radio registrò una sequenza
di echi sulla stessa frequenza con ritardi che in secondi
espressero le seguenti cifre:
8,11,15,8,13,3,8,8,8,12,15,13,8,8. Nessuno fu capace di
decifrare l’eventuale messaggio, ma furono convinti venisse da
una sonda situata nel nostro sistema, probabilmente nei pressi
della Luna. Duncan Lunan, astronomo e ricercatore scozzese,
sospettando che gli echi venissero ritardati intenzionalmente,
ne tracciò un diagramma e fornì, nel 1973, una decifrazione
del messaggio. "La nostra provenienza è Epsilon Boote, una
stella doppia. Noi viviamo sul pianeta sesto di sette
cominciando a contare dall’esterno del sole che è la maggiore
delle due stelle. Il sesto pianeta ha una luna, il quarto ne
ha tre, il primo ed il terzo ne hanno una ognuno. La nostra
sonda è in orbita alla vostra luna e indica la posizione di
Arturo nelle nostre mappe." Duncan scoprì che Arturo era la
stella più luminosa del sistema e che era nel punto indicato
tredicimila anni fa. Il tracciato del grafico, con i tempi di
ritardo sull’asse orizzontale e la sequenza dei segnali su
quella verticale, evidenziò a sinistra un punto con un ritardo
di tre secondi e a destra la costellazione di Boote. Ruotando
sull’asse verticale il punto relativo al ritardo di tre
secondi si ottiene la posizione di Epsilon Bootis mancante nel
messaggio. Quindi la comunicazione invitava a effettuare la
correzione e rimandarlo al mittente corretto per ricevere la
seconda parte. Duncan dedusse che la sonda sostava nel nostro
sistema solare, in attesa di una risposta per continuare il
contatto, dall’11.000 a.C. Dal 1973 può darsi che qualcuno
abbia provveduto in merito e stabilito un contatto. Fatto è
che da quel momento anche i russi dichiararono di aver
scoperto segnali del tipo "S". Nel 1970 scienziati e
ingegneri della NASA Ames Research Center del Montana
iniziarono a considerare la tecnologia richiesta per
intraprendere una ricerca sistematica della vita
extraterrestre. Nacque il "Progetto Ciclope" che stabiliva
l’utilizzo delle onde radio come miglior mezzo per ottenere
questo contatto. Nel 1972 l’invio del Pioner 10 verso
Giove, con la lastra in alluminio con la descrizione del
nostro pianeta e dei suoi abitanti. Nel 1974 Frank Drake
coronò il suo sogno, trasmettendo un messaggio
dall’Osservatorio di Arecibo verso un ammasso globulare di
stelle conosciuto come M13, distante dalla terra circa
23.000 anni. Il fatto che per ottenere l’eventuale risposta
dovessero trascorrere 46.000 anni denota l’intenzione di
informare l’universo della nostra esistenza il più tardi
possibile; siamo sempre stati più interessati a origliare,
piuttosto che a divenire un possibile bersaglio di altre forme
di vita. Il messaggio fu inviato una sola volta, mentre per
avere la probabilità di essere sentito doveva essere inviato
ripetutamente. La mossa era squisitamente "politica". In
realtà non è stata la prima e unica trasmissione inviata nello
spazio. Il SETI ascolta per captare la presenza di altre
intelligenze, i cui prodotti sonori sono sicuramente già stati
intercettati, ma noi dalla metà del XX° secolo, stiamo
annunciando all’universo la nostra presenza attraverso il
suono, o "frastuono", emesso da radio, televisione, dischi,
clacson, auto, radar e quant’altro, che dal nostro pianeta si
diffonde nello spazio, in ogni direzione. Il fatto è che
dovranno passare molti anni prima che qualcuno si renda conto
della nostra presenza, le stelle sono molto lontane. Il
programma SETI è stato consolidato dall’Ames Research Center
NASA e dal Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, chi vuole
avere altre notizie sul programma e le sue trasformazioni, le
troverà facilmente nel Web.
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