25º anniversario GdM

25º anniversario GdM


La telescrittura: teoria e pratica



di STEFANO BEVERINI



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Presentazione dell'Autore:

Stefano Beverini, nato a Genova nel 1956, scrittore e giornalista pubblicista, collabora con la nostra rivista dal 1984.

"Ha studiato la telepatia, la psicometria, alcuni fenomeni di infestazione e tutta la fenomenologia medianica, sperimentando con molti medium  e circoli spiritici, tra cui i più noti ""Cerchio Ifior"" di Genova, ""Cerchio Esseno"" e ""Cerchio Kappa"" di Roma, ""Cerchio di Monza"", Roberto Buscaioli di Ravenna, Demofilo Fidani di Roma e il ""Gruppo Psicofonia e Parapsicologia di Grosseto""."

"Tra le sue opere ricordiamo: Il mondo dello spiritismo Mediterranee Roma, 1991; La telepatia, I Dioscuri, Genova, 1993; Manuale di scrittura automatica e telescrittura (Tabellone, piattino, disegni medianici), Roma, Mediterranee, 1995; Fenomeni e personaggi della medianità, MEB, Padova (in preparazione). Recentemente l'Autore ha redatto alcune voci del Dizionario Biografico dei Liguri Illustri, Edizioni Consulta Ligure delle Associazioni per la Cultura, Genova, 1993-1995."



 
"Veramente in molti, almeno una volta -  e forse nel modo peggiore, come in certe serate salottiere... - abbiamo provato il cosiddetto ""giuoco"" del bicchierino, il tabellone, il cartellone, il piattino, e tanti altri nomi atti a indicare la stessa cosa. Addirittura in certe zone viene definito «il prato dell'amore», un modo di dire che suggerisce invece tutt'altre associazioni."
Intorno al 1940 l'avvocato milanese Salvatore Occhipinti, che sperimentò per molti anni con la moglie Bice, il figlio Luigi - anch'egli avvocato - e la nuora Ada, coniò per questa pratica il neologismo telescrittura. La famiglia Occhipinti ascriveva il fenomeno alle possibilità ancora inesplorate della mente umana, e perciò di tipo prettamente psichico, pur avvalorate da una ricca paranormalità.
"La telescrittura era ""esplosa"" nel secolo precedente, intorno al 1850, insieme alla maggiore divulgazione dello spiritismo. Subito si pensò che fosse un mezzo per comunicazioni trascendenti, e in certi casi - piuttosto rari - non escludo che possa verificarsi questa possibilità. Nella metà dell'Ottocento si iniziò a usare una tavoletta su rotelle, che si indirizzava verso le varie lettere, su cui venivano posate una o più mani. La tavoletta era definita, in tutti i paesi, con uno strano neologismo ricavato dall'unione di due lingue, francese e tedesco: ouija. Poi essa venne sostituita da altri oggetti più semplici, tra i quali prevalse un piccolo bicchiere a coppetta, rovesciato. Da non confondersi con la planchette, apparecchio provvisto di una matita, che consentiva di poter tracciare lettere e parole, la quale venne poi sostituita dalla scrittura automatica, detta anche psicoscrittura."
"Per mezzo dello ouija si ebbero, intorno al 1915, le famose  comunicazioni di ""Patience Worth"": una personalità inglese che affermava di essere vissuta nella seconda metà del Seicento. Ella dettò numerosi romanzi, proprio grazie alla telescrittura e alla pazienza delle due sperimentatrici Pearl Leonore Curran ed Emily Grant Hutchings. Tra questi scritti, i più incredibili e interessanti sono The sorry tale (La triste storia), ambientato nella Palestina dei tempi di Cristo, e il poema Telka, interamente scritto con vocaboli inglesi del secolo XVI."
"La telescrittura sicuramente non nacque con l'origine ufficiale dello spiritismo occidentale, quello delle sorelle Fox, per intenderci. Essa è sempre esistita, in ogni civiltà. Vi sono molti scritti e testimonianze, in questo senso, di storici, esploratori, missionari, etnologi... Lo stesso Pitagora, e la sua scuola, usavano un oggetto mobile su cui erano posate le mani dei presenti. Gli antichi romani, come tramandato da Tertulliano, Ammiano, e da Annio Marcellino, utilizzavano i ""tavoli girevoli"", una sorta di telescrittura, decisamente più complessa. Sul tavolo, o su un vassoio posato su di esso, erano incise le varie lettere, mentre dal " soffitto pendeva un anello che indicava le stesse. Le mani venivano posate sul tavolo , come in una catena medianica, ed era il tavolo stesso a muoversi: man mano che le lettere si soffermavano sotto l'anello venivano composte le parole.
Qualcuno ipotizza che la pratica della telescrittura sia rinata in Francia, nella metà del secolo scorso, divulgata da persone vissute a contatto con la cultura orientale, soprattutto con l'Indocina. Non esiste, tuttavia, nessun testo che riporti la storia della telescrittura: solo qualche citazione, più o meno sporadica, e anche nei libri di parapsicologia è rarissimo reperirne le fasi cronologiche. Viene trattata in modo più esauriente la psicoscrittura.
Lo stesso Allan Kardec (pseudonimo di Hippolyte Léon Denizard Rivail), che per primo classificò in modo razionale i fenomeni paranormali - anche se è noto per essere il padre dello spiritismo europeo - nei suoi scritti quasi non se ne occupa, perché considera il metodo come un'espressione meno funzionale rispetto alla psicoscrittura (allora  definita psicografia). Personalmente, non sono d'accordo. Ma per affrontare i dettagli della pratica occorrerebbe molto tempo, e posso solo rimandarvi a un mio recente libro dedicato alla telescrittura, alla psicoscrittura e ai disegni automa-tici , dove ne tratto compiutamente.
Chiunque può esercitare la telescrittura e le altre interessanti pratiche oggetto del libro. Tuttavia debbo anche dire che si tratta di una divulgazione in parte pericolosa, perché insegna alcune tecniche non esenti da rischi. Possiamo iniziare un nuovo cammino verso orizzonti sterminati, coinvolgerci in un'avvicente esperienza, aprire la porta sul paranormale, o addirittura spalancarla alla medianità. La telescrittura, però, può essere una tentazione per una fuga dalla realtà quotidiana, può provocare squilibri psicologici, e forse anche peggio...
"Parlando di esempi positivi, tra i molti, vi è una coppia che si dedica con successo alla pratica della telescrittura da molti anni: è quella dei coniugi Bettina e Filippo Liverziani. La produzione intellettiva da loro ricevuta è copiosa, e tutta in chiave prettamente spiritica. Tra l'altro, ne scrivo proprio su questo numero del Giornale dei Misteri. Il professor Filippo Liverziani - per ""la cronaca"" - ha insegnato filosofia alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum."
Tra i gruppi che praticano la telescrittura vi è il Cerchio Astorga, formatosi intorno agli anni Settanta, a Palermo. Le persone che lo compongono sono molto qualificate, e tra esse vi sono anche magistrati. Ne parlerà l'amico Alfredo Ferraro, che lo ha studiato insieme al collega Giulio La Greca. Non possiamo non menzionare anche il Cerchio sorto grazie allo studioso Franco Lanari, a Roma: Il Cenacolo Antares. Attualmente, la telescrittura nel nostro Paese è comunque molto diffusa, soprattutto in ambiti familiari e per  fini consolatori.
Che la telescrittura faccia parte degli automatismi muscolari, autonomi rispetto alla volontà consapevole delle persone, è ormai assodato. Tuttavia l'oggetto della spiegazione è semplicemente spostato: qual è la causa che fa muovere il braccio e ci consente perciò di spingere il bicchierino sulle varie lettere, la cui successione può formare frasi in merito a fatti e argomenti a noi sconosciuti?  
"Tante sono le interpretazioni e per poter esaminare tutte le ipotesi e le teorie applicabili alla telescrittura, e a ogni forma di automatismo in genere, sarebbero necessari almeno tre volumi: il primo, che analizzi il fenomeno da un punto  di vista psicologico e psicodinamico; il secondo, che si occupi dell'ottica parapsicologica; infine, il terzo che tratti l'argomento in relazione agli indizi sulla sopravvivenza."
In estrema sintesi, le teorie sono riconducibili a due grandi gruppi: drammatizzazioni avvalorate da fenomeni psi e presunti interventi di disincarnati. Vale a dire: una recita del nostro inconscio, oppure comunicazioni medianiche. La distinzione, però, raramente si presenta in modo netto, perché le diverse componenti interagiscono tra loro. Non dobbiamo dimenticare infatti che si tratta comunque di facoltà dell'uomo, filtrate dalla sua mente: per cui anche gli elementi  esterni verranno più o meno inquinati dalla personalità dei presenti, come in una telefonata con tante interferenze.
"Concludo con due curiosità, entrambe con protagonisti i citati Ada e Luigi Occhipinti. La prima è stata riportata dall'amico Alfredo Ferraro , e rende bene l'idea di una ""iperproduzione"" generata da una sorta di GESP (percezione extrasensoriale generica e senza limiti)."
"Questo il fatto: nel corso di una seduta di telescrittura dei coniugi Occhipinti, uno dei presenti chiese un parere sul ""punto interrogativo"". Immediatamente varie ""fonti ispiratrici"" diedero la loro risposta, in rapida sequenza. Riporto le più interessanti."

"«E' ciò che la filosofia vuole sopprimere e crea sempre più grande» (Bernardino Telesio);"

"«Quando scoprii la lente, credetti di averlo vinto; e me lo vidi più vicino e più grande» (Galileo Galilei);"

"«La storia, alla stessa domanda, dà sempre la stessa risposta» (Giambattista Vico);"

"«E' il primo pensiero razionale apparso alla mente dell'uomo di Neandertal (Charles Darwin);"

"«E' la chiocciola dell'alfabeto» (Filippo Marinetti);"

"«Quando guardo il cielo mi torna alla mente il punto interrogativo; così quando guardo la Terra o gli uomini o me stesso. Mai se guardo la mia vita» (Gabriele d'Annunzio)."


"Il secondo esempio è una vera ""chicca"", risale ai primi anni Settanta e forse a molti è sfuggito. Ada e Luigi Occhipinti chiesero a Piero Cassoli, noto parapsicologo, la prefazione al loro libro .  Nel racconto del medico bolognese leggiamo:"

«Mi balenò un'idea un po' maliziosa. Suggerii, cioè, di fare a mia insaputa una seduta di telescrittura, di mettersi in comunicazione con il mio subconscio e di farsi quindi dettare con questo mezzo la prefazione al loro libro. Così è stato...»


"Ada e Luigi chiesero al presunto ""doppio"" di Cassoli: «Piero, vuoi fare la prefazione al nostro libro?» «Volentieri! Scrivete, che ora detto.»"
Ecco alcune parti del messaggio:

«La telescrittura. E' un fenomeno strano e strabiliante, al quale ho avuto più volte occasione di assistere. E' un fenomeno che mi ha fatto molto pensare. Conosco da circa venticinque anni gli autori di questo libro, i cari amici Occhipinti. Avevo anche conosciuto Salvatore Occhipinti, che questo fenomeno aveva studiato e divulgato, raggiungendo una buona notorietà anche in campo metapsichico nazionale, soprattutto per la sua serietà di intenti e di critica. Eppure, nonostante queste premesse, da buon parapsicologo, ho cercato il trucco. Ma come scoprirlo? Il trucco, se c'è, è banale. Non può essere che la volontà cosciente dei due sperimentatori a far passare per ispirazione inconscia ciò che è soltanto farina del loro sacco cosciente.
Ma perché frodare per tanti decenni? Far passare per opera non loro quello che potrebbe da loro legittimamente essere rivendicato come esclusiva proprietà letteraria? Assurdo. E, d'altra parte, con tutta la stima che un amico può avere per amici colti e intelligenti, escludo che essi possano improvvisare con tanta immediatezza ed efficacia su temi così svariati, senza l'intervento di un fatto parapsicologico.
"Ci sono inoltre i veri e propri fenomeni parapsicologici di trasmissione del pensiero e di premonizione ... Sono [comunque] sempre prudente. Non enuncio ipotesi mie. Non voglio e non posso affermare di trovarmi di fronte ad un imponente fenomeno paranormale e non piuttosto psicologico. Ma il fenomeno esiste, è vero e onesto; non si può parlare di trucco. L'ipotesi della ispirazione, che presiede ad ogni attività intellettuale dell'uomo, è altamente suggestiva e potrebbe essere quella vera.»"


"Qui ha termine il ""Cassoli inconscio"". Il ""Cassoli conscio"", peraltro, non solo ha confermato quanto avrebbe detto per telescrittura, ma ha anche inserito il testo, con le dovute spiegazioni, nella propria prefazione."
Voglio infine osservare come anche grazie alla telescrittura possiamo sollevare un lembo del nostro universo ancora così misterioso. Possiamo forse intravvedere un qualcosa che va molto oltre le nostre coordinate mentali, la barriera del razionale comunemente inteso. Un qualcosa che ci dimostra, insieme a tutti gli argomenti trattati dalla nostra rivista, dal nostro GdM, come la realtà - quelle vera, quella più nascosta, quella più profonda... - travalichi gli aspetti più esteriori e banali del nostro vivere quotidiano, offrendoci ben altri orizzonti, ben altri aneliti, ben altre speranze...



                                      Stefano Beverini
Note:

Mediterranee, 1995.
p.219-220.
1974.