Il mondo spirituale e la vita eterna


(ROMA, 10 - 12 febbraio 1995)


Relazione di Stefano Beverini:


Aspetti e problemi della medianità








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Curriculum essenziale dell'Autore:  Stefano Beverini è giornalista pubblicista. Tra i periodici sul paranormale, collabora dal 1984 al Giornale dei Misteri (Corrado Tedeschi Editore). E' stato condirettore della rivista Sopravvivere, Indagini e Ipotesi.
"Ha potuto osservare e studiare molti tra i più noti medium italiani. Le sue opere  più recenti  sono:  La telescrittura, Ed. I Dioscuri (Genova), 1990 (di cui è in corso di stampa una nuova edizione più completa e aggiornata, per le Edizioni Mediterranee); Il mondo dello spiritismo, Ed. Mediterranee (Roma), 1991; La telepatia, Ed. I Dioscuri (Genova), 1993. Ha redatto inoltre alcune voci del Dizionario biografico dei liguri , Ed. Consulta Ligure (1993)."
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    La morte: argomento da evitare, nella nostra società. Generalmente  anche chi crede in un aldilà elude il discorso. Ma non c'è da stupirsi di questo, in un mondo dove la pubblicità e la moda propongono altere top model, dove sugli schermi e nei serial appaiono divi oltremodo belli. Dove sembra che abbiano importanza solo l'avvenenza e la giovinezza. In questo mondo di tanta immagine e poca sostanza, del fantasticare acritico e superficiale, del merchandising esasperato per promuovere un prodotto... l'argomento della morte - come dicevo - è tale da generare paura, sgomento e orrore, in chi si sofferma a immaginare la sorte del proprio corpo fisico.

«Ecco, la vita si è compiuta e il corpo giace immobile. Attorno alla spoglia vi è chi piange, chi non trova in sé lacrime, chi osserva quel corpo e resta spaventato dal pensiero che un domani, presto o tardi, anch'egli diventerà uno sconosciuto. E' l'ultimo atto di un'esistenza terrena, quella che viene definita vita e che muta improvvisamente diventando ciò che viene definita morte. La morte, creature, questo spaventoso fantasma che accompagna l'individuo nella sua vita fisica fin dal momento del suo primo vagito, questo mostro che sta sempre alle spalle di ognuno di voi, pronto a ghermire la vostra esistenza quando meno ve lo aspettate... Certo, nel momento in cui il vostro corpo non può più agire nel mondo fisico, qualcosa cambia, ma ciò che cambia non significa necessariamente la perdita della vita.» 


E' l'entità Scifo che parla. Siamo nel genovese Cerchio Ifior, durante una seduta medianica. Così l'entità prosegue:

"«Perché la vostra vita, creature, non è una qualità particolare del vostro corpo fisico, ma la vita, il soffio  che vivifica il vostro corpo, è qualcosa che non conoscete, qualche cosa che va oltre la semplice materia fisica. E il vostro corpo eccolo lì, immobile come un vestito smesso, logoro, che è tempo ormai di abbandonare e di buttare. Voi lo osservate dal di fuori e, finalmente, vi rendete conto della realtà, della vera realtà della vita; vi accorgete che la vera vita non era quella che avete vissuto nella materia, che non era, per lo meno, soltanto quella. La vita non era soltanto il vostro corpo fisico perché, anche ora che il vostro corpo fisico appare privo di vita, voi, in realtà, siete più vivi che mai, e vi guardate attorno meravigliati, con altri sensi, con altre percezioni...» "


"Il pensiero della sopravvivenza dopo la morte è sempre stato uno dei più radicati e profondi aneliti dell'umanità. Ma le ""Guide"", gli ""spiriti comunicanti"" sono realmente chi affermano di essere?  Alcuni casi dello spiritismo classico, come i famosi plichi del Myers e del Piddington, e il ritorno di Lord Northcliffe (questi attraverso ben nove medium diversi) offrono rilevanti indizi a favore del loro reale intervento postumo. Per quanto riguarda i nostri studi, non soltanto la medianità ci offre interessanti spunti a favore della sopravvivenza, ma anche buona parte del paranormale in genere, come specificato dal grande studioso Ernesto Bozzano:    "

"«Mi limito a ricordare i casi delle apparizioni di defunti al letto di morte, e i casi complementari delle apparizioni di defunti nell'ambiente in cui vissero. Ricordo inoltre taluni esempi impressionanti di fenomeni di telecinesi poco dopo avvenuto un caso di morte. Ricordo taluni episodi di ossessione con visione chiaroveggente dell'entità ossessionante, che per quanto a tutti sconosciuta, viene in seguito identificata. Ricordo numerosi casi di fotografia trascendentale in cui si pervennero a identificare fantasmi di ignoti. Ricordo altri episodi straordinari di fenomeni di infestazione, con apparizioni di fantasmi a tutti sconosciuti, e in seguito identificati. Ricordo infine talune esperienze di triplici corrispondenze incrociate a distanze enormi con estrinsecazione quasi simultanea, e in lingue ignorate dai medium e dai presenti; nonché altre esperienze in cui si ottennero le impronte digitali di defunti... E mi pare che basti. Si noti  che in ogni modo vi sarebbe da ricordare agli oppositori come la classe stessa dei fenomeni animici [cioè i fenomeni paranormali in genere], da essi invocata per combattere l'ipotesi spiritica, basterebbe anche da sola a dimostrare la sopravvivenza dello spirito umano. Visto che, in ultima analisi, i fenomeni animici risultano complementari di quelli spiritici, in quanto provano l'esistenza nell'uomo di una personalità integrale subcosciente, fornita di facoltà supernormali meravigliose, le quali risultano indipendenti dalla legge di evoluzione biologica; o, in altri termini: in quanto provano che l'uomo è uno ""spirito"" anche da incarnato.» r"


Tornando alla medianità, non voglio ripetermi - come ho fatto negli ultimi congressi - soffermandomi sugli aspetti teorici di essa. «Aspetti e problemi della medianità»... molto ci sarebbe da dire, ma in ultima analisi posso solo affermare come la medianità sia una porta aperta. In questa sede parliamo del «mondo spirituale e la vita eterna», ed è in questa prospettiva che voglio oggi parlarvi di medianità, che desidero evidenziare l'uniformità delle fonti medianiche, per quanto riguarda la descrizione dell'aldilà. Numerosissimi medium, di differente cultura ed estrazione sociale, in periodi storici diversi, vissuti nelle più svariate località geografiche lontane tra loro, hanno ricevuto molti messaggi che convergono a formare una sorta di dottrina coerente e unitaria. Vediamone una sintesi.
"Nell'aldilà i disincarnati si unirebbero in insiemi diversi a seconda del loro grado di evoluzione, non sempre comunicanti tra di loro. Questi ""insiemi"" si potrebbero configurare con i cosiddetti ""piani di esistenza"", e soprattutto con i relativi sottopiani. Attenzione, però, che queste definizioni non si riferiscono a un luogo, ma ad una condizione, a uno stato di coscienza. Si tratta, sostanzialmente, di riuscire a spiegare in termini ""di forma"", ciò che non appartiene più al mondo fisico, e perciò è privo di forma. Questi - i piani di esistenza - dal più basso al più alto, dopo quello fisico, sono i seguenti: astrale (per alcuni autori preceduto dall'eterico); mentale; akashico; e i vari piani spirituali di cui non ci è stato riferito quasi nulla perché rappresentano una condizione troppo lontana dalla nostra comprensione. "
"Il piano astrale è quello del pensiero plasmante, grazie al quale il defunto può agire sulla sottile materia che lo circonda, per creare ciò di cui ha bisogno. Sarebbe teatro di facoltà ideoplastiche. Ovviamente spiriti superiori coordinerebbero le creazioni dei singoli, evitando il caos. Le comunicazioni tra gli spiriti avverrebbero tramite una sorta di trasmissione del pensiero. Spazio e tempo avrebbero un valore diverso rispetto a quello dei viventi. Con la forza del pensiero si raggiungerebbero i luoghi desiderati. La sostanza che compone i piani superiori sarebbe ancora più ""sottile"" rispetto a quella dei piani inferiori. Come il piano mentale, analogo al precedente, ma popolato da spiriti più evoluti, e dalle maggiori possibilità. "
Sembra che, dopo il trapasso, si possa apparire con l'età desiderata: chi muore vecchio può tornare giovane, oppure presentare le caratteristiche dell'età matura. Chi era menomato, può assumere un corpo sano. E, addirittura, chi muore in fasce o giovanissimo può apparire come un giovane.
Poi, vi sono alcune entità che affermano come sia possibile visitare le città nel loro aspetto dei secoli trascorsi, perché la rappresentazioni del passato esistono oggettivamente nel tempo. Gli abitanti di queste città riprodotte nei piani più sottili sono solo immagini che ripetono azioni e gesti già compiuti in passato. Questo concetto mi ricorda la psicoscopia d'ambiente (o psicometria) secondo la quale, per esempio, in alcuni luoghi dove avvennero battaglie storiche si odono ancora - dopo alcuni secoli - grida, fragori d'armi, frastuoni vari... L'idea di queste città dell'etere ha anche dei punti di analogia con la teoria dei fotogrammi, esposta nei messaggi del Cerchio Firenze 77. Tali città avrebbero collocazione nell'akashico, dove si trovano impressi tutti gli avvenimenti del passato e del futuro.
"Torniamo ora indietro, al momento descritto dall'entità Scifo, nell'istante del trapasso. La descrizione del ""risveglio"" coincide non solo tra le diverse fonti medianiche, ma anche tra queste e alcune dottrine di estrazione orientale. Troviamo una perfetta analogia, per esempio, con quanto ci riferisce lo yoghi Ramacharaka sulla vita dopo la morte . Spesso già il moribondo entra in comunicazione con parenti o amici che lo hanno preceduto, e ne è molto rincorato. Dopo la morte, il corpo astrale si libera progressivamente dal fisico. Esso dovrebbe essere composto dalla stessa sostanza che forma l'omonimo piano. Il corpo astrale non è l'anima, e neppure lo spirito: come il corpo fisico, è solo un rivestimento temporaneo. Una delle prime esperienze della nuova esistenza consiste nella visione panoramica dell'intera vita. Il defunto potrà così ""fare un primo bilancio"", e soprattutto comprendere le proprie cattive azioni compiute. La seconda esperienza è un profondo sonno, la cui durata è molto variabile. Serve per prepararsi alla rinascita sul piano astrale, ed è utile per adattarsi alle nuove condizioni e per acquisire il vigore necessario per la nuova fase di esistenza. Di solito l'entità dorme in pace, protetta e indisturbata da influenze esteriori. Tuttavia secondo il citato yoghi Ramacharaka - e anche per alcune fonti medianiche - vi sarebbero le eccezioni: il defunto può sognare, quando è pervaso da un desiderio intenso di amore, di odio, o di dover portare a termine qualcosa di incompiuto. Inoltre la disperazione delle persone lasciate può giungere all'anima addormentata. Attirandola verso la Terra  in una sorta di comunicazione telepatica, oppure con comunicazioni medianiche, che saranno quindi confuse e contraddittorie. Queste interferenze sono negative, perché disturbano l'evoluzione e lo sviluppo nella nuova fase di esistenza. Questo è uno dei motivi per cui, nelle sedute medianiche, non si dovrebbero mai evocare i propri cari, e lasciare spazio solo al loro intervento spontaneo. L'esperienza del sonno dopo la morte e del  risveglio viene descritta molto bene in un brano della defunta Etta Thomas, tramite la famosa medium Gladys Leonard:?"

«Sì, nella mia visione, o sogno, come volete chiamarlo, ma era un sogno delizioso e calmo, mi trovai in compagnia con mamma e babbo e con molti parenti ed amici passati da tempo nell'aldilà ... non mi resi conto di alcun cambiamento o brusco distacco, ma da quel delizioso sogno mi sembrò di passare in un sonno pacifico, dal quale, di quando in quando, mi sembrò affiorare in uno stato più o meno cosciente, giacché mi sentivo vicino persone a me care che si prendevano cura di me: ed ero lieta di restare così. Apprendo ora che io rimasi in tale stato tre o quattro giorni. Ma quando mi ridestai pienamente, mi sentii vivificata, e tanto più ringiovanita e vigorosa ... E ora siamo tutti qui riuniti, tutti coloro che conobbi e amai:  tutti nelle migliori condizioni, nello stato migliore, nella salute migliore, migliori in tutto.» 


Pensando invece alla nostra riunione nel piano fisico, desidero descriverVi due importanti esperienze di medianità vissute proprio qui, nella capitale. Senza nulla togliere ad altre mie importanti esperienze romane, per esempio quelle con Franco Lanari (che tra l'altro è l'organizzatore del convegno su Pietro Ubaldi), di cui non posso trattare per mantenere la relazione entro una accettabile durata.
"Voglio anzitutto commemorare un amico che ci ha preceduto: Demofilo Fidani. Egli viveva qui, a Roma, e le sue doti si esternarono nel 1936, all'età di 22 anni, perdurando fino alla morte. Lo ricordo come un personaggio carismatico, che si è reso sempre disponibile per il puro amore della causa, senza alcun interesse di carattere pecuniario. Lo ricordo con quel suo caratteraccio, burbero soprattutto quando si risentiva contro certi parapsicologi, o quando qualcuno dubitava dei suoi ""spiriti"". Nel contempo lo avvolgeva un alone di grande serenità: lo ascoltavo e restavo in sua compagnia con immenso piacere. Demofilo Fidani ha vissuto le sue straordinarie esperienze con la certezza di perseguire e di divulgare un ideale: quello che dischiude una visione spiritualistica della realtà che ci circonda e rafforza le nostre speranze nella sopravvivenza. A favore della veridicità dei suoi fenomeni, oltre alle testimonianze di molti studiosi, vi sono i documenti che attestano gli esperimenti realizzati presso la sede dell' Istituto Italiano di Metapsichica, negli anni Quaranta, condotti da insigni scienziati, quali Ferdinando Cazzamalli, Francesco Egidi, Vittorio Perrone e Giuseppe Calligaris. "
"Pensando a Demofilo, mi viene in mente quella indimenticabile serata del 14 maggio 1988, la mia prima seduta con lui. Avevo atteso qualche anno, ma ciò non era importante: troppe persone pretendono ""tutto e subito"" soprattutto per quanto riguarda le nostre  ricerche. Prima dell'incontro serale, Demofilo e la carissima moglie Mila ebbero la premura di invitarci a cena (Daniela Nacucchi e il sottoscritto) per ""parlare un po'"". Si creò quell'atmosfera di amicizia e di serenità, così importante in queste occasioni. Dopo cena, giunsero gli ospiti: cinque persone in tutto. Un po' di musica classica di sottofondo, come nelle sedute di fine Ottocento: sembra che la musica venga utilizzata dalle ""entità"" per accumulare vibrazioni, che saranno poi canalizzate nell'ambiente per alimentare le voci dirette e altri fenomeni fisici."
"Improvvisamente, ecco una voce forte, baritonale, che ci saluta. Mila spegne il giradischi e la seduta ha inizio. Le voci dirette si susseguono, ognuna con un suo messaggio: Carlo, Alessio, Gino, l' ""Abate""... Provengono dall'alto, e si spostano per tutta la stanza. Contemporaneamente, altre voci, sussurranti, si avvicinano ai presenti, e parlano loro di cose intime. Una persona del gruppo, una giornalista, si intrattiene con la voce del proprio compagno deceduto... Poi le carezze, lievi, sui capelli, sul viso... Muovo in avanti le braccia: nulla! Mi sento accarezzare il volto, e le mie mani, cercando quelle mani, incontrano solo il vuoto, ma le carezze continuano. Ognuno dei presenti è seduto comodamente, in circolo, su una poltrona o su un divano, e nessuno si è alzato. Siamo al buio, ma l'udito è ben vigile."
Sul tavolino rettangolare, collocato al centro della stanza, erano stati poggiati due pennarelli rivestiti di vernice fosforescente e un campanello, anch'esso luminoso. All'improvviso il tavolino si alza, gira per il locale, e torna repentino al suo posto. Vediamo distintamente le penne e il campanello, che rimangono stranamente ben aderenti alla loro base di appoggio. Poi è la volta proprio del campanello: vola sopra le nostre teste, tintinnando. Quindi le penne scrivono da sole, velocissime. Sentiamo anche un fruscio di fogli: sono quelli, completamente bianchi, posti anch'essi sul tavolino prima della seduta. In pochi secondi una dozzina di essi (lo verificheremo appena accesa la luce) sono riempiti di fitta scrittura. Ci sarà un messaggio per ciascuno, più altri scritti. Poi anche i pennarelli si mettono a saltare e a volteggiare. E' la volta di piccole luci, palline luminose un po' sfocate... Quindi una strana forma biancastra, forse ectoplasmica, anch'essa visibile. E raps, molto nitidi... infine profumi, che si diffondono nell'ambiente. E le voci... le voci dirette che mai hanno smesso di parlare nel corso di tutta la seduta, fino al commiato. Poi, il silenzio.
"Non dimenticherò mai quella serata, come non potrò mai dimenticare tante altre esperienze vissute in molti anni di ricerche sui fenomeni medianici. Al ritorno, sul treno per Genova, immerso nuovamente nella realtà quotidiana, rievocavo l'accaduto come una fiaba che si allontanava nello spazio anche se ancora poco nel tempo. Oggi, a distanza di qualche anno, oggi che anche Demofilo - almeno lo spero - farà parte del coro delle ""sue"" voci, il ricordo è vivo e dolce come una bella fiaba , che si allontana nel tempo..."
"Il secondo caso riguarda un buon esempio di identificazione medianica. Siamo ancora Roma, questa volta nel Cerchio Esseno. Il nome del gruppo è un acronimo: significa Esperienze, Studi e Nuovi Orizzonti. In questo Cerchio romano ho partecipato ad alcune sedute: ho ascoltato l'insegnamento delle Guide tramite il medium in trance, ho assistito ad apporti ed altri fenomeni. Ciò che maggiormente mi ha impressionato è stata l'identificazione di una delle entità comunicanti. Il medium N. è una persona molto gentile e riservata. Uno degli ""spiriti comunicanti"", invece, è alquanto invadente e triviale, anche in contrasto con tutte le altre entità del gruppo, che appaiono ben più ""spirituali"". Antonello, questo è il suo nome, mi aveva suscitato più di un dubbio: istrione, attore come di una sceneggiata, certamente esagerato, peraltro simpaticissimo. L'entità interviene urlando espressioni tipiche del suo  luogo natìo, quali «maremma cane, bischero, grulli», eccetera. Però con il suo atteggiamento a dir poco estroverso, contribuisce a mettere a proprio agio i presenti, sdrammatizzando la seduta. Della sua vita, ha fornito incidentalmente, nel corso dei colloqui, alcuni dati personali e concernenti la sua famiglia. Viveva nei pressi di Grosseto, ha detto di essere morto nel 1954, di aver avuto un figlio unico, ancora vivente, che abita con la madre molto anziana. Lavorava in una fornace sulla riva del fiume Ombrone; raccoglieva la creta  dal fiume e plasmava vasi, altri utensili e anche suppellettili oscene. Inoltre gli piaceva bere: quasi ogni sera ritornava brillo dall'osteria - così ci disse - finché sarebbe morto, ancora relativamente giovane, di cirrosi epatica."
"Debbo dire la verità: avevo molti dubbi che Antonello fosse realmente esistito. Intanto l'amico Marcello Bacci, anch'egli presente ad alcune sedute del Cerchio Esseno, abitando proprio a Grosseto, iniziò le indagini. Non scendo nei dettagli per mancanza di tempo ma, per una di quelle ""Coincidenze"" con la ""C"" maiuscola, il 22 marzo 1989, recatomi in quei luoghi con il dottor Alfredo Ferraro per un incontro con il Gruppo di Marcello Bacci, proprio noi tre coronammo le nostre ricerche. Abbiamo rintracciato il figlio: siamo andati a trovarlo e si è constatato che tutto coincideva: la casa, la madre, la vicina fornace che andremo poi a visitare, il lavoro, il vizio del bere, la data e la causa della morte... In particolare il figlio riconobbe, nella registrazione di una seduta, il preciso carattere del padre, estroverso e triviale. Il timbro della voce non era il suo - specificò - ma il linguaggio colorito e la struttura delle frasi corrispondevano perfettamente a quelle del genitore. Il figlio ci confermò anche il curioso passatempo del padre nel plasmare oggetti osceni: a mio avviso questo particolare apparentemente secondario, di cui non scendo in dettagli per ovvie ragioni, è di grande importanza ai fini dell'identificazione, perché nessuno poteva immaginarlo."
L'incontro descritto si verificò la domenica mattina. Il precedente sabato sera si svolgeva, a Roma, una seduta. Sebbene non avessimo avvertito gli altri del gruppo delle nostre intenzioni, l'entità Antonello segnalò il fatto che Ferraro e il sottoscritto erano a Grosseto a fare ricerche sul suo conto. In seguito, nella successiva riunione a cui partecipai (8 aprile 1989) Antonello ci riempì di improperi, perché la nostra iniziativa non gli era affatto garbata!
Per concludere, ammetto di non conoscere la vera origine dei fenomeni medianici: troppe ipotesi e teorie tentano di spiegare l'ignoto tramite l'ignoto stesso. Personalmente, però, proprio con l'osservazione e lo studio di tali fenomeni, sento di aver raggiunto un migliore equilibrio interiore e una maggiore serenità, oltre ad aver vissuto alcune esperienze con maggiore consapevolezza. Tuttavia ritengo che sia doveroso ricordare come la ricerca nell'àmbito del paranormale in genere, e della medianità in particolare,  debba essere condotta con massima razionalità e senso critico. Solo attraverso uno studio serio, sofferto, non facile, con metodo, con razionalità, potremmo forse capire un qualcosa di questo fantastico mondo che ci circonda, e di quello che ci attende.


                                  Stefano Beverini


Note bibliografiche:


 Cerchio Ifior e AA.VV. Sopravvivere, Genova, 1985, p. 9-10.

 Cerchio Ifior, Ibidem.

"d'identificazione spiritica"", Luce e Ombra, 1931, p. 270-271."

 Ramacharaka, La vita dopo la morte, Genova, I Dioscuri, 1987.
Collins Sons & C., 1928, cap. VII.