I MISTERI
DELL’ALDILA’ SVELATI A JOSEFA
1972
Paolo VI all'udienza generale "Liberaci dal Male".
"Oggi si preferisce mostrarsi spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, aprire la propria anima alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni degli errori di moda .... Cerchiamo di dare senso ed efficacia all'invocazione della nostra principale orazione:
Liberaci dal male!
Oggi il bisogno maggiore è la difesa da quel male che chiamiamo Demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore.
Terribile realtà: misteriosa e paurosa".
AVVERTENZA
" ... Non ci sia in mezzo a voi ... chi fa
l'indovino o predice le sorti o mago, nè chi fa incantesimi o consulta gli
spettri e gli spiriti, nè chi evoca lo spirito dei morti. Chiunque pratica
queste cose è in abominio davanti al Signore ..." (Deu t. 18, 10-12)
Alle evocazioni medianiche non rispondono le anime
dei morti, ma gli spiriti del male.
Le anime dei morti parlano talora per espresso
volere di Dio ad insegnamento dei viventi.
Quello che Josefa ci trasmise riguardo all'Inferno
non deve spaventare nessuno, ma farci conoscere meglio l'infinita bontà di Dio
che vorrebbe tutti salvi.
Il demonio poi è come un cane a catena e può solo
quello che Dio gli permette.
Il Signore parlò a Josefa (*) dal 1920 al 1923, anno
della sua morte. La Società del Sacro Cuore serbò nel segreto questi scritti
fino al 1938 quando il Cardinale Pacelli, allora Protettore della Società,
volle farli conoscere al mondo e divenuto poi Pio XII ne benedì largamente la
diffusione.
Ben spesso Gesù ripeteva a Josefa: "Non per te,
ma per le anime, io parlo". Attualmente questi scritti sono tradotti in
tutte le lingue conosciute.
II testo aggiornato e completo del Messaggio si
trova nel libro: "Gesù Cristo ieri e oggi” e “Colui che parla dal fuoco”.
M. L.
1920
Il demonio, pur restando invisibile, tormenta
Josefa in mille modi per farle abbandonare la sua vocazione.
"Una sera, al principio di aprile, la tentazione
di andarmene mi assalì più violenta; durante l'intera giornata non avevo fatto
che ripetere: - "Dio mio, Ti amo! " - risoluta com'ero di essergli
fedele. Nel coricarmi misi il Crocifisso, come sempre, sotto il guanciale.
Verso mezzanotte mi svegliai e, baciandolo, dissi con tutto il cuore: "da
questo momento ti amerò sempre più! ". In quell'istante stesso mi trovai
afferrata da una forza invisibile e sentii tale una scarica di colpi, come di
pugni, che credetti morirne. Quel supplizio durò tutta la notte e continuò
durante la meditazione e la Messa. Ero così spaventata che non potevo staccarmi
dal mio Crocifisso; ero sfinita e non osavo fare alcun movimento. Finalmente,
al momento dell'Elevazione, vidi passare presso di me un bagliore, quale un
lampo, e sentii un rumore come un forte soffio. Tutto cessò all'improvviso, ma
restai indolenzita per parecchi giorni".
In tal modo Josefa iniziò quella lotta che sosterrà
tutta la vita contro il nemico delle anime. Però resta calma ed ugualmente
fedele al suo giornaliero dovere e alla regola. La sua confidenza e
l'obbedienza verso la Maestra delle novizie aumenta e presso di lei trova pace
e forza per soffrire maggiormente.
5 giugno 1920
Dopo un più formidabile assalto infernale, Josefa,
decisa a partire, entrava con 1e consorelle, in cappella per l'adorazione eucaristica
pomeridiana. Gesù l'attendeva. Essa, sotto l'azione diabolica, disse:
"No, non vestirò l'abito, voglio tornare a
casa! ".
"Per cinque volte dissi così - scriveva più
tardi - ma non potei ripeterlo di più. O Gesù, quanto sei stato buono con me!
".
Ad un tratto Josefa avvolta da quello che ella
chiamava ingenuamente "placido sonno" si risvegliò nella ferita del
Cuore Divino.
"Non posso spiegare ciò che avvenne in me.
Altro non ti chiedo, Gesù - ella scrive - che di amarti e rimanere fedele alla
mia vocazione! ".
Nella luce da cui è circondata, vede i peccati del
mondo e si offre a dare la vita per consolare il Cuore trafitto di Gesù. Un
desiderio veemente di unirsi a Lui la consuma, e nessun sacrificio le sembra
troppo arduo per restar fedele alla propria vocazione. Le tenebre dello
spirito si sono dissipate nella Luce divina, e la desolazione è scomparsa,
dando luogo ad una felicità indicibile.
"Dio ha fatto questo cambiamento - ella osserva
negli appunti scritti per obbedienza - mi sento confusa per tanta bontà!
Vorrei amarlo pazzamente e non gli chiedo che due cose: amore e riconoscenza
per il Suo Cuore adorabile! Conosco più che mai quanto sono debole, ma altresì
più che mai aspetto da Lui forza e coraggio... Non avevo mai riposato in quella
divina ferita.... ora so dove andare a rifugiarmi nei momenti della
tribolazione ho trovato il luogo del riposo e dell'amore! ".
Santa Teresa in una pagina mirabile ha descritto la
sua discesa nell'inferno che le lasciò nell'anima tracce incancellabili.
Josefa ha più volte stesa, per obbedienza, la
relazione delle sue lunghe discese nell'abisso del dolore e della
disperazione, discese numerosissime e in certi periodi quotidiane. Questa
documentazione, altrettanto impressionante che semplice, si collega, dopo
quattro secoli, alla descrizione classica della grande contemplativa di Avila.
Rende la medesima risonanza di sofferenza e di contrizione, di amore riparatore
e di zelo ardente.
La SS. Vergine disse a Josefa: - "Tutto quello
che il Signore permette che tu veda e soffra delle pene infernali, è perchè tu
lo faccia sapere per la gloria del Cuore di Gesù e per la salvezza di molte
anime".
Il dogma dell'Inferno, così spesso combattuto o
semplicemente taciuto da una spiritualità incompleta, con danno reale delle
anime e perfino con pericolo della loro salvezza, viene così rimesso in luce.
Chi potrà dubitare dell'esistenza di una potenza infernale accanita contro
Cristo e il Suo Regno leggendo in queste pagine ciò che Josefa ha visto, inteso
e sofferto? Chi potrà, inoltre, misurare il merito riparatore di quelle lunghe
ore trascorse in quella prigione di fuoco? " Josefa, che vi si crede
imprigionata per sempre, testimone degli sforzi accaniti del demonio per
rapire eternamente le anime a Gesù Cristo, sperimenta il dolore dei dolori,
quello di non poter più amare.
Qualche estratto dei suoi scritti potrà giovare a
molte anime. Non sono forse un grido di allarme gettato a quelle che debbono
risalire un pendio? E soprattutto, non sono un richiamo dell'amore per quelle
che si decideranno a nulla risparmiare per strappare le anime alla perdizione?
...
Gesù si mostra con tre nuove ferite nel Cuore:- 'Sono
tre sacerdoti che feriscono il mio Cuore, offri per essi tutto ciò che farai'.'
Da quel momento molte sofferenze di anima e di corpo
affliggono Josefa.
Gesù aprì il Suo Cuore a Josefa dicendole:
"Entra qui e continua ad affidarmi ciò che ti
ho chiesto".
"E i tre sacerdoti? ".
"Chiedili al mio Cuore. Non sono ancora
tornati, ma si ravvicinano a Me".
3 giugno 1921 - Festa del Sacro Cuore
"Il Suo Cuore si è acceso maggiormente e mai
l'avevo visto così! ...".
"Si, oggi è il giorno del mio amore. Le anime, queste
anime che amo tanto, mi riempiono di gioia venendo a cercare forza e rimedio
nel mio Cuore che desidera tanto arricchirle. Ecco quello che mi glorifica e
mi consola di più! ".
- "Che vuoi? dimmelo! ".
"Ma Gesù mio, non lo sai forse e i tre sacerdoti?...
Te ne supplico, poichè lo desideri tanto:.. Tu solo puoi far ciò! ...".
Allora, con solennità maestosa e, ad un tempo, con
letizia divina, Gesù mostrando il Cuore disse:
"Josefa, sono tornati al mio Cuore! ".
Poi, come pervaso da commozione intensa proseguì:
“Se avessero respinto la mia Grazia, sarebbero stati
responsabili della perdita di molte anime”.
26 luglio 1921
"Vengo a portarti la mia croce - dice Gesù -
perchè voglio che tu ne assuma il carico in vece mia".
"Allora è rimasto senza croce e mi sono sentita
oppressa da tale sofferenza che, se Gesù non mi avesse data una forza speciale,
non avrei potuto sopportarla".
"Per questa impresa (ricondurre al mio Cuore
una Comunità tiepida e rilassata) ho scelto nove anime. Ora sono con te, poi ti
lascerò ed andrò da un'altra. Così sarà sempre una delle mie spose che mi
consolerà". Dopo essere rimasto un istante in silenzio ha proseguito,
come parlando a se stesso: "Sì, è vero, molte anime mi feriscono con le
loro ingratitudini, ma quante di più sono quelle in cui mi riposo e che formano
la mia delizia! " il peso della croce Josefa si è rimessa al lavoro, in
presenza del suo Signore
che le dice:
"Lavora in mia compagnia".
Josefa continua a portare la croce che Gesù offre
via via alle sue nove anime scelte.
27 luglio 1921
"Soffri con coraggio - le dice Nostro Signore -
affinchè le mie spose si lascino penetrare dal dardo del mio amore".
E dal Suo Cuore uscì un raggio infuocato.
"Bacia le mie mani, bacia anche i miei piedi.
Ripeti con me: Padre mio, il Sangue del Figlio Tuo non ha dunque abbastanza valore?
Il suo Cuore, le sue piaghe, il suo sangue... Tutto ti offre per la salvezza
di quelle anime! ".
"Ripetevo queste parole con Lui - scrive
Josefa - Egli stava in silenzio, a lunghi tratti, e credo che pregasse, poichè
teneva le mani giunte e guardava il cielo... Alle quattro del mattino mi ha
detto:
"Ora ti lascio; un'altra delle mie spose mi
aspetta. Come sai siete nove... le elette del mio Cuore!... Ritornerò domani
all'una e ti lascerò nuovamente la croce... Addio! Avevo sete e mi desti da
bere. Sarò la tua ricompensa! ".
29 luglio 1921
All'una del pomeriggio Gesù tornò con la Sua croce.
"Eccomi - disse - al fine di farti partecipare
alle sofferenze del mio Cuore oppresso e pieno di amarezze".
Le affidò la sua croce e la immerse subito in
quella angoscia sperimentata nei due giorni antecedenti.
Molto sangue sgorgava dalla ferita del cuore:
"Ripeti con me - dice Gesù - "Eterno
Padre, guarda queste anime imporporate dal Sangue del Figlio Tuo Gesù Cristo,
di quella Vittima che incessantemente si offre a Te. Quel Sangue che purifica,
accende e consuma, non sarà abbastanza potente per commuovere quelle anime?
...”
Rimase in silenzio per qualche minuto.
Ripetei parecchie volte le sue parole. Poi disse
con forza:
"Sì, voglio che ritornino a Me! Voglio che si
infiammino di amore ardente mentre io mi consumo per loro di amore
doloroso". Quindi aggiunse con tristezza:
"Ah! Se le anime comprendessero fino a qual
punto giunge il mio ardentissimo desiderio di comunicarmi ad esse!
"Ma quanto sono poche quelle che capiscono
come il mio Cuore ne rimane ferito!".,
27-31 luglio 1921
Dice Maria SS. a Josefa:
"Soffri per salvare una mia cara figliola...
Gesù la voleva per Sè, ma non corrispose alla Divina chiamata, domani deve
morire; che consolazione per il mio cuore materno se non cadrà in inferno!
".
Josefa pregò tutta la notte e il giorno dopo fu
terrorizzata da rumori infernali. Colpita e spaventata si rifugiò presso la
statua della Madonna.
D'un tratto tutto si calmò, la Madonna sorridendo
posò la mano sulla testa di Josefa:
- Ha già reso conto della sua vita, poverina, quale
lotta ha dovuto sostenere! quando il demonio ha visto che quell'anima gli
sfuggiva ha cercato di toglierle la pace e quanto l'ha fatta soffrire! Era
furioso contro di te, perchè mi aiutavi a strappargliela. E' morta molto
pentita e la sua fine è stata serena, ora è in Purgatorio.
La notte seguente Josefa fu svegliata da gemiti e
udì una voce - "Sono l'anima che la Madonna ti ha chiesto di salvare, sono
anni che soffro orribilmente, abbi compassione di me!
- "Sei in Purgatorio solo da un giorno e due
notti" - replicò Josefa - quale devozione alla Madonna hai serbato per
ottenere la sua protezione? "
- "Da quando mi sono abbandonata al peccato la
mia unica devozione è stata di recitare ogni sabato una Salve Regina".
Tre giorni dopo quell'anima sale in cielo grazie ai
suffragi di Josefa e prima di salire va a ringraziare la sua benefattrice.
5 agosto 1921
Gesù viene splendente di bellezza: "Voglio che
tu ti consumi nel mio Amore. Te l'ho già fatto comprendere: tu non troverai
felicità che nel mio Cuore. Voglio che tu mi ami, giacchè ho fame di amore,
ma che tu bruci anche dal desiderio di vedermi amato e che il tuo cuore non abbia
più altro alimento che questo desiderio. Tutti i giorni, dopo la Comunione,
ripeti col massimo ardore possibile: "Cuore di Gesù, che il mondo intero
si accenda del Tuo amore! ".
8 agosto 1921
La sera Gesù tornò nello splendore radioso del Suo
Cuore e delle Sue Piaghe. Tornò senza croce! Josefa non osa credere alla
felicità che presagisce dall'aspetto luminoso del Maestro. Gli chiede la
croce! "Domani quella Comunità religiosa comincerà il ritiro e presto
diverrà per il Mio Cuore un rifugio di grande consolazione".
25 settembre 1921
E' giunta l'ora degli assalti accaniti. Alle prese
con la violenza di Satana, Josefa non cessa di ripetere nella sua volontà:
"Essere fedele, o morire" : Ma tuttavia presto si crede abbandonata e
respinta da Dio!
Due o tre volte la pace ritorna improvvisa al
ricordo di qualche parola del Maestro. In quei rari minuti tutta l'anima sua
rientra in pieno possesso di sè con amore così ardente che non trova
espressioni sufficienti.
28 novembre 1921
Al demonio è stato dato un nuovo potere. Josefa per
la prima volta ascolta la voce diabolica che ormai la perseguiterà giorno e
notte nei corridoi, al noviziato, al laboratorio, al dormitorio: "Tu
sarai nostra... sì, tu sarai nostra! ... ti stancheremo... ti vinceremo...,
ecc. ". Questa voce la terrorizza ma non le toglie il coraggio.
6 dicembre 1921
Josefa vede il demonio in forma di un grosso cane
nero con occhi fiammeggianti, vuol slanciarsi su di lei ma non può.
17-18 dicembre 1921
Il demonio assume l'aspetto di un uomo avvolto in
un chiarore fumoso e cerca di sedurre Josefa con parole sdolcinate, messo in
fuga dal Crocifisso di Josefa torna all'assalto e si getta su di lei facendole
subire atroci tormenti. L'accusa poi di aver fatto una confessione sacrilega e
proferisce orribili bestemmie. Manda tremende maledizioni alla Fondatrice e
alle Superiore e grida: "Potessi fare un giro in questa maledetta Casa, ma
non posso, posso scaricare la mia collera solo su te".
13-14 gennaio 1921
Il demonio ricomincia i suoi assalti:
"Egli cerca con furore sempre crescente di
farmi abbandonare la vocazione. Ha perfino provato d'ingannarmi prendendo
l'aspetto di Nostro Signore".
Più volte, in seguito, la prova si ripeterà. Il
demonio cambierà di aspetto e di atteggiamento, si agiterà, si tradirà da se
stesso e scomparirà all'improvviso bestemmiando, come un impostore sorpreso in
flagrante delitto di menzogna
28 febbraio 1922
ultimo giorno di carnevale
"Gesù mi è comparso sempre così bello, e col
Cuore tutto fiammante:
“Quanto mi offendono le anime!... Ma ciò che mi
strazia di più il cuore è di vederle da se stesse precipitarsi ciecamente nella
perdizione.... Comprendi, Josefa, ciò che soffro per la perdita di tante anime
che mi hanno costato la vita? Ecco il mio dolore: il mio sangue è inutile per
esse! Mettiamoci tutt'e due a riparare e a risarcire il Padre Celeste di tanti
oltraggi che riceve!”.
6 marzo 1922
... Anime cadute nell'abisso vengono senza che ella
le veda a rimproverarle la sua mancanza di generosità, ne rimane sconvolta....
"Oh sapere la perdita di un'anima e non poter più far nulla per lei! ...
Sapere che per tutta l'eternità un'anima maledirà Gesù... sarebbe meglio mille
volte morire che essere responsabili della perdita di un'anima.
Josefa non è mai discesa nel Purgatorio, ma ha visto
ed udito numerose anime venute a sollecitare le sue preghiere, o a dirle che,
grazie alle sue sofferenze, erano sfuggite all'inferno.
Queste anime, in generale, si accusavano umilmente
delle cause del loro soggiorno in Purgatorio.
I nomi delle sante visitatricì, sconosciuti a
Josefa, ma accuratamente annotati, con la data e il luogo della morte, furono a
sua insaputa controllati minuziosamente più di una volta. La sicurezza in tal
modo acquistata sulla realtà dei fatti resta come una preziosa testimonianza in
merito alle sue relazioni col Purgatorio.
- "Sono stata in Purgatorio un po' meno di
un'ora e mezza per espiare alcune mancanze di fiducia in Dio. E' vero che l'ho
sempre amato molto ma con un po' di timore".
- "Sono in Purgatorio perchè non ho saputo
trattare le anime che Gesù mi affidava con la cura che meritavano...".
- “Il mio Purgatorio sarà lungo poichè non ho
accettato la volontà di Dio, nè fatto con sufficiente rassegnazione il
sacrifizio della mia vita durante la malattia”.
- "Sono qui per l'infinita bontà di Dio, un
orgoglio eccessivo mi aveva portato sull'orlo dell'inferno, tenevo sotto di me
molte persone, ora mi precipiterei ai piedi del più misero fra i poveri".
- "Avevo la vocazione e la perdetti per una
cattiva lettura...
- "La mia gioventù fu piena di vanità... -
"Devo espiare una passione mal repressa...
- "Mi credevo potente ed ero dominata
dall'ambizione...
2 aprile 1922
Un'anima religiosa entrando in Cielo confida a
Josefa: "Come si vedono diversamente le cose terrene quando si passa all'eternità!
... Come la terra e tutto ciò che contiene sono poca cosa... tuttavia quanto è
amata! La vita per lunga che sia è un nulla in paragone dell'eternità! Se si
sapesse che cos'è un solo istante passato in Purgatorio e come l'anima si
strugge e si consuma per il desiderio di vedere Nostro Signore".
7 aprile 1922
- "La mia vita religiosa è stata lunga, ma ho
passato i miei ultimi anni più a curarmi ed a soddisfarmi che ad amare Nostro
Signore. Grazie ai meriti di un sacrifizio che tu hai fatto ho potuto morire
nel fervore e devo anche a te di non trascorrere lunghi anni in Purgatorio come
avrei meritato. L'importante non è l'entrata in religione.... ma l'entrata
nell'eternità! ".
- "Da un anno e tre mesi sono in Purgatorio.
Senza i tuoi piccoli atti dovrei starvi per lunghi anni ancora! Una persona del
mondo ha meno responsabilità di una religiosa. Quante grazie riceve questa e
quale responsabilità se non ne profitta! Quante anime religiose si rendono
poco conto del come si espiano qui le loro colpe! La lingua orribilmente
tormentata espia le mancanze al silenzio... la gola riarsa espia le colpe
contro la carità... e l'angustia di questa prigione, le ripugnanze ad
obbedire... e qui occorre espiare la più piccola immortificazione! ... Frenare
gli sguardi per non cedere alla curiosità può costare un grande sforzo, ma
qui... quale tormento soffrono gli occhi impediti di vedere Dio! ".
12 aprile 1922
- "Un'altra religiosa si accusa di mancanze
contro la carità e di mormorazioni all'elezione di una sua superiora.
- "Sono stata in Purgatorio fino ad ora...
perchè durante la mia vita religiosa ho parlato molto e con poca discrezione.
Ho comunicato spesso le mie impressioni e i miei lamenti e queste
comunicazioni sono state causa di mancanze di carità a molte mie consorelle".
- "Si profitti bene di questa lezione -
aggiungeva la SS. Vergine presente a questa apparizione - perchè molte anime
urtano contro questo scoglio".
13 aprile 1922 - Giovedì Santo
"Verso le tre e mezzo mi trovavo in cappella
quando davanti a me vidi qualcuno vestito come Nostro Signore, molto bello, con
un'espressione di pace che attraeva. In mano aveva una corona di spine simile a
quella che Gesù mi portava nel passato".
"Sono il Discepolo del Signore – disse - sono
Giovanni l'Evangelista e ti porto uno dei gioielli più preziosi del Divino
Maestro". "Mi diede la corona, ed egli stesso me la posò sul
capo".
Josefa, lì per lì, fu turbata da questa apparizione
inaspettata, ma a poco a poco si rassicurò sentendosi pervasa da una dolce pace.
Si fece ardita e osò confidare al celeste visitatore l'angoscia che l'opprimeva
per tutto ciò che il demonio le faceva soffrire.
"Non temere. L'anima tua è un giglio che Gesù
custodisce nel suo Cuore" -- le risponde l'Apostolo vergine, poi
continua: - "Sono stato mandato per rivelarti alcuni sentimenti che
traboccarono dal Cuore del Maestro, in questo gran giorno:
"L'amore stava per separarlo dai suoi discepoli
dopo averlo battezzato con un battesimo di sangue. Ma l'amore lo spingeva a
rimanere con essi e l'amore gli fece inventare il Sacramento dell'Eucaristia.
"Quale lotta sorse allora nel suo Cuore! Come
si sarebbe riposato nelle anime pure! Ma quanto la sua passione si sarebbe prolungata
nei cuori contaminati!
"Come l'anima sua giubilava all'avvicinarsi
del momento in cui ritornerebbe al Padre! Ma come fu stritolata dal dolore vedendo
uno dei Dodici, eletto da lui, tradirlo a morte e, rendere inutile il Suo
sangue per la salvezza di un'anima!
"Come il suo Cuore si consumava di amore! Ma
come la poca corrispondenza delle anime da lui tanto amate, immergeva questo
stesso amore nella più profonda amarezza! ... E che dire dell'ingratitudine e
della freddezza di tante anime elette? .".
"Così dicendo, disparve come un lampo»,
15 aprile 1922
Verso le quattro del pomeriggio, Josefa, dopo aver trascorso i due giorni precedenti in dolorosi combattimenti, ode, mentre sta occupata a cucire, i rumori che preannunziano l'inferno. Sostenuta dall'obbedienza resiste con la più grande energia per sottrarsi al demonio che s'avvicina, e infine l'atterra. Allora, come sempre, il suo corpo sembra restare inanimato. Inginocchiate vicino a lei, le Madri pregano chiedendo al Signore di non lasciare incertezze sul mistero che si svolge sotto i loro occhi. Improvvisamente, al lieve sussulto abituale, si accorgono che Josefa sta per riprendere vita. II suo viso disfatto lascia intuire ciò che ha visto e sofferto. Ad un tratto, portando vivacemente la mano al petto grida: "Chi mi brucia? " Ma non vi è nessun fuoco lì. L'abito religioso è intatto. Si spoglia rapidamente, un odore di fumo acre e fetido si diffonde nella cella
nota: Questo odore infernale
avvolgeva Josefa al termine delle discese in inferno, odore di zolfo e di
carne putrida e bruciata che restava percepibile attorno a lei, dicono i
testimoni per circa mezz'ora; ella però ne serbava molto più a lungo la penosa
impressione.
e si vede bruciarle addosso la camicia e la maglia! Una larga ustione resta "vicino al cuore" come dice lei, attestando la realtà di quel primo attentato di Satana.
Dieci volte Josefa sarà bruciata. Vedrà il demonio
vomitare su di lei questo fuoco che lascerà tracce non solo sugli abiti, ma
ancor più sulle sue membra. Piaghe vive, lente a chiudersi imprimeranno sul
suo corpo cicatrici che ella porterà con sè nella tomba.
Vari oggetti di biancheria bruciati si conservano
ancora e attestano la realtà della rabbia infernale e il coraggio eroico che
sostenne quegli assalti per rimaner fedele all'Opera dell'amore.
21 aprile 1922
II demonio assume la voce di una carmelitana, ben
nota a Josefa e le dice che è in Purgatorio e le parla della sua marasma così
triste per la sua assenza.
Josefa ne è sconvolta, ma il Signore viene a
confortarla:
- "Affidati al mio Cuore, e affidami la tua
mamma... la carmelitana è in Purgatorio; non è lei che ti ha parlato ma è il
nemico della tua anima".
22 aprile 1922
"Gesù è venuto durante la Messa....".
Josefa gli esprime le sue ansietà per quelle anime dell'Aldilà che vengono a
implorare da lei preghiere e sacrifici. Nostro Signore la rassicura con la
sua abituale bontà, facendole intravvedere le grazie di salvezza acquistate
con tanti dolori.
"Se ti faccio sapere queste cose - Egli dice -
è perchè tu non indietreggi davanti ad alcun sacrificio e ad alcuna sofferenza.
Non dubitare mai: quando tu soffri di più mi consoli maggiormente, ed è quando
meno te ne rendi conto che tu riesci ad avvicinare un maggior numero di anime
al mio Cuore".
E siccome essa confida al Divino Maestro
l'esaurimento fisico a cui l'han ridotta le terribili settimane trascorse:
Non ho bisogno delle tue forze, ma del tuo abbandono
- le risponde con infinita tenerezza - la vera forza è quella del mio Cuore.
Rimani in pace e non dimenticare che la misericordia e l'amore agiscono in
te".
24 aprile 1922
"Da vari giorni il demonio mi trascina
nell'inferno, alla stessa ora, e là mi tiene pressappoco il medesimo tempo ogni
volta. Ciò mi turba e mi chiedo se non sono in qualche modo responsabile".
Questa è la prima cosa che espone a Nostro Signore
quando le appare quella stessa mattina dopo la Comunione:
"Non turbarti - le risponde - c'è un' anima che
dobbiamo strappare al demonio e questa è l'ora del pericolo! Ma con la sofferenza
la salveremo. Sono tante le anime in pericolo di perdersi! ... Ma ce ne sono
anche tante che mi consolano e tante che ritornano al mio Cuore! "
"Bisogna mettere il mio Cuore - dice Gesù - tra
questo peccatore e il Mio Eterno Padre, Josefa! il mio Cuore mitigherà la sua
collera e inclinerà verso quell'anima la divina clemenza Addio! consolami col
tuo amore e col tuo abbandono!"
3 maggio 1922
"Fui presa da un ardente desiderio di baciare
le Piaghe di Gesù. Baciai il mio Crocifisso e chiesi alla Madonna di farlo per
me.
"Ella venne ad un tratto, con le mani
incrociate sul petto, e dolcemente mi disse: "Che cosa vuoi, Figlia mia,
che vuoi? ".
"Oh! Madre mia, baciare i piedi e le mani di
Gesù e, se Tu me lo permetti, baciare anche la Tua mano".
"Vuoi baciarla, figlia mia? ... eccola!
..".
"E porgendomi la mano aggiunse:
- "Vorresti baciare le piaghe di Gesù?
...".
"Non mi lasciò neppure il tempo di rispondere...
Gesù era già lì, bellissimo, con le Piaghe fiammeggianti".
- "Che vuoi, Josefa? ".
"Baciare le tue Piaghe, Signore! ".
"Baciale! "
Egli stesso le mostrò i piedi, quindi le mani e
infine il suo Cuore:
- "Questa piaga è tua, ti appartiene. Vedi che
non ti rifiuto niente. E tu mi rifiuteresti qualcosa?..."
8 luglio 1922
Josefa è seduta nella sua cella ove ha trascorso le
ore terribili di quella giornata che segna il punto culminante degli sforzi
diabolici; appare del tutto sfinita, sembra non udire le Ave Maria che
sommessamente si moltiplicano vicino a lei per supplicare la Madonna ad accorrere
in aiuto della sua figliuola. Ad un tratto il viso contratto si di stende, le
labbra si aprono e a poco a poco mormorano la stessa preghiera... davanti a lei
ormai libera sta la Madre Immacolata e Josefa si precipita in ginocchio col
volto illuminato. Istante meraviglioso in cui tutta la potestà di Satana si
infrange e si eclissa di fronte all'intervento sovrano della Regina del Cielo.
4 settembre 1922
L'inferno delle anime consacrate è spaventoso,
Josefa vi si crede immersa e vede in un lampo tutta la sua vita: Grazie, colpe,
aiuti,... la confusione è terribile.
Come nelle precedenti discese in inferno, Josefa
non accusa in sè alcun peccato che abbia potuto condurla a tale sventura.
Nostro Signore vuole soltanto che ella ne provi le conseguenze come se fossero
meritate:
"In un istante mi trovai in inferno, ma senza
esservi trascinata come le altre volte. L'anima vi si precipita da se stessa,
vi si getta come se desiderasse sparire dalla vista di Dio per poterLo odiare e
maledire.
"L'anima mia si lasciò cadere in un abisso di
cui non si poteva vedere il fondo perchè è immenso! ... Subito udii altre
anime rallegrarsi vedendomi negli stessi tormenti. E' già un gran martirio
udire quelle terribili grida, ma credo non vi sia tormento da paragonare alla
sete di maledizione che invade l'anima; e più si maledice, più questa sete
aumenta! Non avevo mai provato questo tormento. Altre volte l'anima mia era
rimasta affranta dal dolore udendo quelle orribili bestemmie, pur non potendo
produrre alcun atto d'amore. Ma oggi era tutto il contrario!
"Ho visto l'inferno come sempre: i lunghi
corridoi, gli antri, il fuoco.... ho inteso le stesse anime gridare e
bestemmiare, poichè, anche se non si vedono forme corporali, i tormenti
straziano come se i corpi fossero presenti e le anime si riconoscono. E
gridano: "Olà, eccoti quaggiù! Tu, come noi! Eravamo libere di fare e non
fare i voti... ma adesso! ...".
E maledicevano i voti.
"Allora fui spinta in una nicchia di fuoco e
schiacciata come tra piastre scottanti, e come se dei ferri e delle punte
aguzze arroventate s'infiggessero nel mio corpo! ". Quindi Josefa espone
i molteplici tormenti che non risparmiano alcun membro: "Ho sentito come
se si volesse, senza riuscirvi, strapparmi la lingua, cosa che mi riduceva
agli estremi, con un atroce dolore. Gli occhi mi sembravano uscir dall'orbita,
credo a causa del fuoco che li bruciava orrendamente. Non c'è neppure
un'unghia che non soffra un orribile tormento. Non si può ne muovere un dito
per cercare sollievo, nè cambiare posizione; il corpo è come compresso e
piegato in due. Le orecchie sono stordite dalle grida confuse che non cessano
un solo istante. Un odore nauseabondo e ripugnante asfissia e invade tutto,
come se si bruciasse carne in putrefazione con pece e zolfo.... una miscela
che non può essere paragonata a cosa alcuna del mondo.
"Tutto questo l'ho provato come le altre
volte, e sebbene questi tormenti siano terribili, sarebbero un nulla se
l'anima non soffrisse. Ma essa soffre in un modo indicibile. Fino ad ora,
quando discendevo in inferno, soffrivo intensamente perchè credevo di essere
uscita dalla religione, e di essere perciò dannata. Ma questa volta, no! Ero in
inferno col segno speciale di religiosa, di un'anima che ha conosciuto ed amato
il Suo Dio, e vedevo altre anime di religiosi e religiose che portavano lo
stesso segno. Non saprei dire da che cosa si riconoscevano: forse dai particolari
insulti che i demoni e i dannati scagliavano contro di loro. Anche molti
sacerdoti erano là! e non posso spiegare che cosa sia stata questa sofferenza,
assai diversa da quella che ho provato altre volte, poichè, se è terribile la
pena di un'anima del mondo, è poca cosa in confronto di quella dell'anima
religiosa. Senza posa, queste tre parole: Povertà, Castità, Obbedienza, si
stampano nell'anima come un rimorso struggente.
"Alcune anime maledicevano la vocazione che
avevano ricevuta ed a cui non avevano corrisposto... la vocazione che avevano
perduta, perchè non si sentivano di vivere sconosciute e mortificate...
"Vidi molti sacerdoti, religiosi, religiose che
maledicevano i voti, il loro Ordine, i loro superiori e tutto quello che
avrebbe dovuto dar loro la luce e la grazia che avevano perduta...
"Ho visto anche dei prelati... Uno tra essi, si
accusava di aver adoperato illegittimamente i beni che non gli
appartenevano...
"Alcuni sacerdoti maledicevano la loro lingua
che aveva consacrato, le loro dita che avevano sostenuto Nostro Signore, le
assoluzioni che avevano impartite, senza saper salvare se stessi...
l'occasione che li aveva precipitati nell'inferno...
"Un sacerdote diceva: Ho mangiato veleno, mi
sono servito del denaro che non mi apparteneva..." e si accusava di aver
adoperato il denaro delle offerte per Messe che non aveva celebrate.
"Un altro diceva che apparteneva ad una società
segreta nella quale aveva tradito la Chiesa e la religione, e che per aver
denaro aveva facilitato orribili sacrilegi e profanazioni". Un altro
diceva che si era dannato per aver assistito a spettacoli profani dopo i quali
non avrebbe dovuto celebrare la Messa... e che era vissuto così per sette anni!
...
4 ottobre 1922
"Oggi ho visto precipitare in inferno un gran
numero di anime: credo che fossero persone del mondo. Tra esse vi era una
fanciulla di quindici anni che malediceva i genitori perchè non le avevano
insegnato a temere Dio, nè che c'è un inferno! Essa diceva che la sua vita,
benchè così breve, era stata piena di peccati, poichè si era concesse tutte le
soddisfazioni che il suo corpo e le sue passioni esigevano. Essa si accusava
soprattutto di aver letto libri cattivi...
"Il demonio gridava: "Ora il mondo è a
buon punto per me! ... so quale è il mezzo migliore per impadronirmi delle
anime! ... quello di eccitare in loro il desiderio del piacere e quello di
primeggiare..:" io la prima in tutto!"... e soprattutto niente
umiltà, ma godere! Ecco ciò che mi assicura la vittoria, che le fa cadere qui
in abbondanza! ".
"Intesi il demonio, a cui un'anima era sfuggita
allora allora, costretto a confessare la sua impotenza: "Confusione!
Confusione! ... come sfuggono tante anime? eppure erano mie... (ed enumerava i
loro peccati). Lavoro senza tregua e tuttavia mi sfuggono... Ciò avviene perchè
c'è qualcuno che soffre e ripara per esse! ".
5 novembre 1922
"Ho visto cadere le anime a gruppi serrati...
in certi momenti è impossibile calcolarne il numero! ..."
Rimane sconvolta e insieme sfinita. "Senza un
aiuto speciale non sarei più capace nè di lavorare, nè di far niente".
Quella domenica, dopo una notte terribile di espiazione, le appare Nostro
Signore. Josefa non può contenere il suo dolore e gli parla di quel numero
incalcolabile di anime perdute per sempre. Gesù l'ascolta col volto improntato
a grande tristezza: poi, dopo un istante di silenzio: - "Tu hai visto
quelle che cadono, ma non hai ancora visto quelle che salgono! ".
"Allora scorsi una fila interminabile di anime strette le une alle altre.
Entravano in un luogo spazioso, sconfinato, pieno di luce, e si perdevano in
quella immensità".
II cuore di Gesù si infiammò ed Egli disse: -
"Queste anime sono quelle che hanno accettato con sottomissione la croce
del mio amore e della mia volontà".
Qualche minuto dopo ritornando sulla parte di
espiazione e di riparazione di cui intende farle dono, Gesù gliene spiega il
valore così:
- "In quanto al tempo in cui ti faccio
sperimentare i dolori dell'inferno non lo credere inutile e perduto! Il
peccato è un'offesa fatta alla Maestà infinita e grida vendetta e riparazione
infinita.
"Quando tu scendi nell'abisso, le tue
sofferenze impediscono la perdita di molte anime, la divina Maestà le accetta
in soddisfazione degli oltraggi che riceve da quelle anime e in riparazione
delle pene che i loro peccati hanno meritato. Non dimenticare mai che è il mio
grande amore per te e per le anime che permette queste discese! ".
3 febbraio 1923
" Questa notte non sono stata all'inferno, ma
sono stata trasportata in un luogo senza luce, tranne che nel centro, dove vi
era una specie di fuoco ardente e rosso. Fui stesa e legata senza che potessi
fare alcun movimento. Attorno a me stavano sette od otto persone nude, il cui
corpo nero veniva rischiarato solo dai riflessi del fuoco; stavano sedute e
parlavano. Una diceva: "Bisogna agire con precauzione, perchè non si conosca
la nostra mano, perchè altrimenti ci scoprono".
Il demonio rispondeva:
"Potete entrare col sentimento della indifferenza...
sì, credo proprio che voi potete, dissimulandovi, perchè non se ne accorgano,
rendere indifferenti al bene o al male queste persone e gradatamente inclinare
la loro volontà verso il male. Gli altri tentateli di ambizione, che non
cerchino altro che il loro interesse... l'accrescimento delle loro sostanze,
senza preoccuparsi se lecitamente o no, "Quegli altri istigateli all'amore
del piacere, alla sensualità! Fate che si accechino nel vizio! (Qui pronunziò
parole oscene).
“Quegli altri, infine... prendeteli per il cuore...
voi sapete a che cosa tende il loro cuore... andate... andate con sicurezza:
fateli amare! appassionarsi! Fate bene il vostro lavoro, senza tregua e senza
pietà... bisogna perdere il mondo...e che le anime non mi sfuggano!”
Gli ascoltanti rispondevano di tanto in tanto:
"Siamo i tuoi schiavi... lavoreremo senza
riposo. Sì, molti ci combattono, ma noi lavoreremo giorno e notte, senza
riposo... Riconosciamo la tua potenza! ".
Parlavano insieme e quello che credo fosse il
demonio pronunziava parole orribili. Intesi in lontananza come un rumore di coppe
e di bicchieri ed esso gridava:
"Lasciateli gozzovigliare!
... dopo, tutto ci sarà più facile! finiscano il loro banchetto, essi che
amano tanto godere! ... Quella è la porta per cui entrerete! ...".
Aggiunse cose così orribili, che non si possono nè
dire, nè scrivere. Poi, come sprofondandosi nel fumo, sparirono.
II demonio gridava rabbiosamente per un'anima che
gli sfuggiva:
"Istigatela al timore! Fatela disperare! Ah! se
essa si affida alla misericordia di quel... (e bestemmiava Nostro Signore),
sono perduto! Ma no! riempitela di timore... - non lasciatela un istante e
soprattutto fatela disperare! ".
Allora l'inferno fu pieno di un grido unico di
rabbia quando il demonio mi cacciò fuori da quell'abisso e continuò a minacciarmi.
Diceva tra le altre cose:
"E' dunque possibile? ... Sarebbe mai vero che
delle deboli creature abbiano più potere di me che sono tanto forte? Ma mi
nasconderò per passare inosservato... mi basta il più piccolo angolo per
collocarvi una tentazione: dietro l'orecchio, nelle pagine di un libro, sotto
un letto... Qualche anima non fa caso di me, ma io, io parlo, parlo... e a
forza di parlare, qualche parola resta... Sì, saprò nascondermi là, dove non
potrò essere scoperto"! .
13 febbraio 1923
L'ultimo giorno di carnevale Josefa fa la Via Crucis
con le consorelle Nostro Signore le appare triste e sanguinante ma col cuore
infiammato:
- "Guarda il mio volto Josefa; è il peccato
che lo riduce così! Il mondo si precipita ad inabissarsi nei piaceri. Il
numero dei peccati che si commettono è così grande, che il cuore è come
affogato in un tormento di mestizia e di amarezza!
"Dove troverò un sollievo al mio dolore?
Perciò vengo a rifugiarmi qui ed a cercare l'amore
che mi faccia dimenticare l'ingratitudine di tante anime! ...
"Vieni con me nella tua cella. Là ripareremo
insieme tante offese e tanti peccati! "Prostrati fino a terra e adora la
divina Maestà disprezzata dagli uomini.
"Fa un atto di riparazione e ripeti con me: O
Dio infinitamente santo! Ti adoro mi prostro umilmente alla Tua presenza e Ti
prego nel nome del Tuo Divin Figlio di perdonare a tanti peccatori che ti
offendono! Ti offro la mia vita e desidero riparare tante ingratitudini!
".
Si fermò ancora, e siccome gli ho domandato se
queste anime peccatrici lo ferivano:
"Si - mi ha detto - mi offendono grandemente,
ma le mie anime scelte mi consolano".
17 febbraio 1923
Josefa è angosciata per le persecuzioni del demonio.
La Madonna, dissipando tutte le ombre, viene ad arrecarle il pegno più gradito:
la corona di spine del suo Divin Figlio! - "E' per te, figlia mia - le
dice - non pensar più a tutte le menzogne con le quali il demonio cerca di
turbarti".
E siccome Josefa le dice la sua pena per non sapere
come resistere a tante insidie la Madre celeste le confida il gran segreto:
- "Pensa alla passione e ai dolori di
Gesù". Poi, posando la corona di spine sul capo della sua figliuola:
- "Prendila - aggiunge benedicendola - essa ti
manterrà alla presenza di mio Figlio".
28 marzo 1923
E' il mercoledì Santo e Gesù fa con Josefa la Via
Crucis, parla ad ogni stazione e detterà poi le sue parole perchè siano
conosciute da tutte le anime.
30 marzo 1923 - Venerdì Santo
"Josefa, tra poco i miei nemici caricheranno
sulle mie spalle la croce, che è tanto pesante!".
L'ho supplicato di darla a me, perchè vorrei tanto
sollevarlo!".
"Sì, prendila e il tuo amore me l'addolcisca
un poco. Ti ho fatto conoscere i miei patimenti... seguimi in essi...
accompagnami e prendi parte al mio dolore...''.
13 aprile 1923
Un'anima beata che dal Purgatorio qualche settimana
prima aveva chiesto a Josefa dei suffragi le viene inviata dal Cielo per darle
forza. L'anima rivela il suo nome ed aggiunge: "Vengo in nome di Colui
che è la Beatitudine Eterna, l'Unico oggetto del nostro amore per animarti a
proseguire nella sófferenza, il sentiero che la Sua bontà ti traccia per il
bene tuo e di molte altre anime. Un giorno tu contemplerai le meraviglie di
amore che Egli riserva non nel tempo, ma nell'eternità alle anime da Lui più
amate. Allora comprenderai i frutti della sofferenza e gusterai una felicità
tale che l'anima non potrebbe sostenere quaggiù. Coraggio! ritroverai presto
la pace, l'opera redentrice non si realizza che a forza di soffrire ma la
sofferenza purifica e fortifica l'anima arricchendola di meriti agli occhi di
Dio".
4 maggio 1923
Vide il cielo aprirsi e Gesù splendente di
indescrivibile bellezza irradiare lo spazio. Ghirlande di anime lo
circondavano: erano i cori delle Vergini e in ogni gruppo brillava la
Fondatrice attorniata dalle anime più sante del proprio Ordine; molti posti
erano ancora vuoti e segnati da stelle. Josefa riconobbe la Società del Sacro
Cuore alla destra di Gesù e Santa Maddalena Sofia al centro del gruppo serbava
anche in Cielo il suo umile atteggiamento. Un meraviglioso raggio di luce
uscendo dal Cuore Divino si divideva in due, uno sulle anime della Società del
Sacro Cuore e l'altro sulle Religiose della Visitazione, di fronte a Gesù, fra
le quali Santa Margherita Maria sfolgorava come una regina. Altri gruppi erano
illuminati dai raggi uscenti dalle Sante Piaghe.
26 maggio 1923
"Dopo la Comunione ho visto Gesù che sembrava
un mendicante che non osasse parlare... gli ho domandato perchè si mostrasse
così", Egli ha teso la mano: "Quello che voglio?... Non lo sai? ...
Nient'altro che il tuo cuore Josefa" - "Ma Signore, tu sai bene che è
tutto tuo! da tanto tempo te l'ho dato e non ho altro amore che Te!".
Il Suo Cuore si è tutto infiammato, allora con
ardore mi ha detto:
- "Lo so oggi voglio rapirtelo!... E al suo
posto metterò una scintilla del mio che ti divorerà e infiammerà senza
posa".
Impressionata per l'ardore con cui il Signore ha
pronunciato quelle parole Josefa presagisce che qualche cosa di grande sta per
accadere tra lei e Gesù: - "Josefa, lascia che ti strappi il cuore".
Senza darmi il tempo di rispondere Gesù me lo
strappò, sentii un violento dolore, e prendendo una fiamma ardente dal fuoco
del Suo Cuore la fece cadere sul mio petto.
Mentre avviene questo dono misterioso, il Signore
dice: "La fiamma del mio Amore ti servirà come cuore, ma non ti impedirà
di sentire, nè di amare, anzi! Più l'amore è forte più è delicato e ora
viviamo Io per te e tu per Me".
Poi è sparito portandosi via il mio cuore.
27 maggio 1923 - festa della SS. Trinità
Si rinnova per Josefa la visione della Santissima
Trinità già avuta durante il Noviziato (26 marzo e 5 aprile 1921). In una
grande luce vide un trono splendente su cui erano assise le Tre Persone in
aspetto di Giovani vestiti di bianco uguali e bellissimi. Sorreggevano una
Croce coperta di fiori e di spine, ma queste in maggior numero. Mi pareva,
dice Josefa, che una grande festa si celebrasse nell'anima mia e mi credevo in
cielo. Gesù era al centro e disse: - "Il Padre mi ama"; la Persona di
sinistra (lo Spirito Santo) disse: - "Il Figlio mi ama"; la Persona di
destra (il Padre) disse: - "Lo Spirito Santo mi ama". "Tre siamo
Uno in Santità, Sapienza, Potenza e Amore. Il Padre e il Santo Spirito sono nel
Figlio e per mezzo di Lui si comunicano pienamente alle anime perchè le due
nature essendo in questa Persona divina, gli uomini di natura umana come il
Figlio si perdono in Lui quando in stato di grazia lo ricevono nell'Eucaristia,
l'anima è così dimora della Santissima Trinità".
Un raggio di luce vivissima partì dal Padre e si
posò sul capo di Gesú, la Persona di destra e di sinistra sparirono e Gesù
restò solo con la Croce in mano e il Cuore infiammato.
Guardando il cielo disse: "Che gli uomini
adorino il Padre! Che amino il Figlio! Che si lascino possedere dallo Spirito
Santo e che la Santissima Trinità risieda nelle anime".
4 giugno 1923
Nostro Signore rinnova per la prima volta la Grazia
misteriosa concessale il 26 maggio. La sera le mostra il Suo Cuore che sembra
come un incendio e prendendo una fiamma da quel bracere:
"Questa fiamma prenderà il posto di quella che
già ho messo in luogo del tuo cuore". "Mio Dio - esclama Josefa -
che sofferenza di non poterti amare come vorrei...". Ogni sera Gesù
rinnova il suo gesto divino e fa cadere la fiamma del suo Cuore sopra Josefa.
All'amore bruciante che l'invade Josefa trasale e
porta le mani sul cuore come per contenere l'intenso ardore. Sembra non possa
più respirare e il suo sguardo resta fisso con espressione di indicibile
desiderio sul Cuore adorabile che le sta innanzi. Trascorre così circa un quarto
d'ora la preghiera e la vigilanza delle Madri circondano Josefa che solo a
poco a poco si riscuote dall'estasi; il suo respiro ritorna tranquillo, le
mani si congiungono, gli occhi si abbassano.
Tutto è scomparso, ma l'anima sua resta immersa in
un ardore consumante e in un dolore che talvolta nella notte si protrae fino
all'alba. Sono le testimoni di questi istanti solenni che li hanno narrati. Ma
chi potrà dire ciò che ognuno di questi investimenti divini scava in
quell'anima di nuove capacità di amore, di sofferenza, di unione all'opera redentrice
del Sacro Cuore di Gesù? ...
12 dicembre 1923
Josefa sul letto di morte fa la sua Professione
solenne; Monsignor de Durfort Vescovo di Poitiers che più volte ascoltò e confortò
Josefa con paterna bontà volle presiedere egli stesso a questa. commovente funzione.
Josefa risponde attentamente alle domande che le
sono rivolte ma il suo spirito è fisso in Gesù che le sta dinnanzi, ai lati del
letto stanno Maria SS. e S. Maddalena Sofia.
22 - 26 dicembre 1923
Josefa é ossessionata dal demonio che le dà un
benessere fittizio e le fa credere che guarirebbe se abbandonasse la via del
Signore; la tiene in un mutismo e indifferenza completa. Attorno a lei si fa
un assalto di preghiere e mentre la Superiora recita la Corona dei Sette
Dolori accanto al letto, ancora una volta la Santissima Vergine trionfa sul
nemico e Josefa ripresa dai dolori recita la Consacrazione al Sacro Cuore tanto
cara alla Santa Madre.
29 dicembre 1923 - ore 19 Josefa entra nel Beato Aldilà
....."che solo Amore e Luce ha per confine...". Par. XXVIII-52.
Consacrazione al Sacro Cuore. Cuore Sacratissimo di Gesú,
corro e vengo a Te, perchè sei il mio unico rifugio, la mia sola e certa Speranza.
Tu sei il rimedio a tutti i miei mali, il sollievo di tutte le mie miserie, la
riparazione di tutte le mie colpe, il supplemento a tutto quello che mi manca,
la certezza di tutte le mie richieste, la sorgente infallibile e inesauribile
per me di luce, di forza, di costanza, di pace e di benedizione. Sono sicura
che non ti stancherai mai di me e che non cesserai di amarmi, di aiutarmi, di
proteggermi, perchè mi ami di un amore infinito. Abbi dunque pietà di me,
Signore, secondo la tua grande misericordia, e fa di me, in me e per me tutto
ciò che vorrai, poichè mi abbandono a Te con la piena e intera fiducia che non
mi abbandonerai mai! ".
Opera del Sacro Cuore
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