LE
RIVELAZIONI DEGLI SPIRITI di Allan Kardec
VOLUME
I
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INTRODUZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE
Pubblicata nel gennaio 1868
Questa nuova opera è un altro passo avanti nelle
conseguenze e nelle
applicazioni dello Spiritismo. Come indica il titolo, ha
come scopo lo studio di
temi fino ad oggi interpretati e commentati in modi
diversi:
miracoli e le profezie,
nel loro rapporto con le leggi nuove, tratte
dall’osservazione dei fenomeni spiritici.
Due sono gli elementi, o se si preferisce, due sono le forze
che reggono
l’universo: l’elemento spirituale e l’elemento materiale:
dall’azione simultanea
di questi due principi nascono speciali fenomeni che sono
inspiegabili
naturalmente, se si fa astrazione da uno dei due elementi,
esattamente come
la formazione di uno dei suoi due elementi costitutivi,
l’ossigeno e l’idrogeno.
Lo Spiritismo, dimostrando l’esistenza del mondo
spirituale e i suoi rapporti
con il mondo materiale, permette di comprendere una
quantità di fenomeni
incompresi, e di conseguenza considerati inammissibili da
una certa categoria
di pensatori. Fatti del genere abbondano nelle Scritture,
e non conoscendo la
legge che li regola, i commentatori dei due campi opposti,
aggirandosi
incessantemente entro la stessa cerchia di idee, gli uni
facendo astrazione dai
dati positivi della scienza, gli altri facendo astrazione
dal principio spirituale,
non hanno potuto giungere ad una soluzione razionale.
Questa soluzione sta nell’azione reciproca dello spirito e
della materia. Ciò
toglie, è vero, il loro carattere sovrannaturale a
moltissimi di questi fatti; ma
che cosa è dunque meglio: ammetterli come conseguenze
delle leggi della
natura, oppure respingerli completamente? Il loro rifiuto
assoluto comporta
anche il rifiuto della base stessa dell’edificio, mentre
la loro ammissione a
questo titolo sopprime soltanto i fattori accessori e
lascia intatta la base. Ecco
perché lo Spiritismo riconduce tanta gente alla fede nelle
verità che in
precedenza considerava come utopie.
La presente opera è quindi, come abbiamo già precisato, un
complemento
delle applicazioni dello Spiritismo da uno speciale punto
di vista. Il materiale
era pronto, o almeno era stato elaborato, da moltissimo
tempo, ma non era
ancora venuto il momento di pubblicarlo. Era necessario,
in primo luogo, che
le idee destinate a costituirne la base fossero giunte a
maturazione, e inoltre
bisognava tenere conto dell’opportunità delle circostanze.
Lo Spiritismo non
ha ne misteri ne teorie segrete: tutto vi deve essere
detto apertamente, alla
luce del sole, perché ciascuno possa giudicare con
conoscenza di causa; ma
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ogni cosa deve venire a suo tempo. Una soluzione data alla
leggera, prima che
la questione sia stata completamente delucidata, sarebbe
una causa di ritardo,
più che di avanzamento. Nel caso presente, l’importanza
stessa
dell’argomento imponeva di evitare ogni precipitazione.
Prima di addentrarci nella discussione, abbiamo ritenuto
necessario definire
in modo netto il rispettivo ruolo degli Spiriti e degli
uomini nell’opera della
nuova dottrina: queste considerazioni preliminari, che
scartano ogni idea di
misticismo, costituiscono l’oggetto del primo capitolo,
intitolato Caratteri
della rivelazione spiritica: richiediamo, su questo punto, un’attenzione
seria, perché in un certo senso questo è il nocciolo della
questione.
Nonostante la parte che spetta all’attività umana
nell’elaborazione di questa
dottrina, l’iniziativa appartiene agli Spiriti, ma non è
formata dall’opinione
personale di alcuni di essi; non è, e non può essere,
altro che il risultato del
loro insegnamento collettivo e concordante. Soltanto a questa
condizione, si può dire che sia la dottrina degli
Spiriti: altrimenti non
sarebbe altro che la dottrina di uno Spirito, e non
avrebbe che il valore di
una opinione personale.
La generalità e la concordanza nell’insegnamento: questo è
il carattere
essenziale della dottrina, la condizione stessa della sua
esistenza; ne consegue
che ogni principio che non abbia ricevuto la consacrazione
del controllo della
generalità non può essere considerato come parte
integrante della dottrina
stessa, ma soltanto come una semplice opinione isolata, di
cui lo Spiritismo
non può assumersi la responsabilità.
E’ questa collettività concordante dell’opinione degli
Spiriti, passata inoltre al
vaglio della logica, a costituire la forza della dottrina
spiritista e ad
assicurarne la perpetuità. Perché essa cambiasse, sarebbe
necessario che la
generalità degli Spiriti cambiasse opinione, che gli
Spiriti venissero, un
giorno, ad affermare il contrario di ciò che hanno detto:
poiché la dottrina ha
origine nell’insegnamento degli Spiriti, potrebbe
soccombere soltanto se gli
Spiriti cessassero di esistere. E’ per l’appunto questo
che la farà sempre
sopravvivere ai sistemi personali, i quali non hanno,
invece, radici ovunque.
Il Libro degli Spiriti ha visto consolidarsi la sua
credibilità solo perché è
l’espressione di un pensiero collettivo generale: nel mese
di aprile
visto compiersi il suo primo periodo decennale; in questo
intervallo di tempo,
i principi fondamentali dei quali ha gettato le basi sono
stati successivamente
completati e sviluppati, grazie all’insegnamento
progressivo degli Spiriti, e
nessuno di essi è stato smentito dall’esperienza: tutti,
senza eccezione, sono
rimasti ben saldi, più vitali che mai; al contrario, di
tutte le idee
contraddittorie che ci si è sforzati di contrapporvi, non
ve ne è stata una sola
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che sia riuscita a prevalere, proprio perché da ogni parte
veniva insegnato il
contrario. Ecco un risultato caratteristico, che noi
possiamo proclamare senza
vanità, poiché non ne abbiamo mai attribuito il merito, a
noi stessi.
Dato che gli stessi scrupoli hanno ispirato la redazione
delle altre nostre
opere, abbiamo potuto affermare che esse erano secondo
lo Spiritismo,
poiché eravamo certi che fossero conformi all’insegnamento
generale degli
Spiriti. E’ appunto grazie ad esso che noi possiamo, per
motivi identici,
presentare quest’opera come il complemento delle
precedenti, con l’eccezione,
tuttavia, di alcune teorie tuttora ipotetiche, che abbiamo
avuto cura di
indicare come tali, e che devono essere considerate
soltanto opinioni
personali, fino a quando saranno state confermate o
smentite, per non farne
ricadere la responsabilità sulla dottrina.
Del resto, i lettori assidui della Revue Spirite avranno
già potuto trovarvi, in
abbozzo, la maggior parte delle idee che sono sviluppate
nella presente opera,
così come è avvenuto per quelle precedenti.
noi, un terreno di prova, destinato a sondare l’opinione
degli uomini e degli
Spiriti su certi principi, prima di ammetterli come parti
integranti della
dottrina.
Nota: I dati
scientifici contenuti in quest’opera sono del 1867.
Il lettore dovrà naturalmente tener conto degli ultimi
progressi della scienza.
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1 - CARATTERI DELLA RIVELAZIONE SPIRITICA
1 - Si può considerare
lo Spiritismo come una rivelazione? In questo caso,
qual è il suo carattere? Su che cosa è fondata la sua
autenticità? A chi ed in
che modo è stata fatta? La dottrina spiritica è una
rivelazione nel senso
teologico della parola, è cioè sotto ogni aspetto il
prodotto di un insegnamento
occulto venuto dall’alto? E’ assoluta oppure è
suscettibile di modificazioni?
Recando agli uomini la verità già costituita, la
rivelazione non impedirà loro
di servirsi delle proprie facoltà, poiché risparmierà loro
il lavoro di ricerca?
Quale può essere l’autorità dell’insegnamento degli
Spiriti, se questi non sono
infallibili e superiori all’umanità? Qual è l’utilità
della morale che essi
predicano, se tale morale non è altro che quella di
Cristo, già nota a tutti?
Quali sono le verità nuove che ci apportano? L’uomo ha
bisogno di una
rivelazione, e non può trovare in se stesso e nella
propria coscienza tutto ciò
che gli è necessario per comportarsi bene? Questi sono i
problemi su cui
bisogna avere le idee chiare.
2 - Definiamo, per
prima cosa, il significato della parola «rivelazione».
Rivelare, dal
latino revelare, che ha per radice velum, velo, significa alla
lettera «uscire di sotto al velo» e, figurativamente,
scoprire, fare conoscere
una cosa segreta o ignota. Nella sua accezione comune più
diffusa, si dice di
tutte le cose ignote che vengono rese di dominio pubblico,
di tutte le idee
nuove che mettono sulla strada di qualcosa che non si
sapeva.
Da questo punto di vista, tutte le scienze che ci fanno
conoscere i misteri della
natura sono altrettante rivelazioni, e si può dire che vi
sia, per noi, una
rivelazione incessante: l’astronomia ci ha rivelato il
mondo delle stelle, che
non conoscevamo; la geologia ci ha rivelato la formazione
della terra; la
chimica, la legge delle affinità; la fisiologia, le
funzioni dell’organismo, ecc.:
Copernico, Galileo, Newton, Laplace, Lavoisier sono
altrettanti rivelatori.
3 - Il carattere
essenziale di tutte le rivelazioni deve essere la verità. Rivelare
un segreto significa fare conoscere un fatto: se è una
cosa falsa, non è un fatto,
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e di conseguenza non vi è rivelazione. Ogni rivelazione
smentita dai fatti non è
tale; se è stata attribuita a Dio, poiché Dio non può né
mentire né ingannarsi,
non può promanare da lui; bisogna allora considerarla come
il prodotto di
una concezione umana.
4 - Qual è il ruolo del
professore nei confronti dei suoi allievi, se non quello di
rivelatore? Egli insegna loro ciò che non sanno, che non
avrebbero né il tempo
né la possibilità di scoprire da soli, perché la scienza è
l’opera collettiva dei
secoli e di una moltitudine di uomini ognuno dei quali ha
apportato il proprio
contingente di osservazioni, e di cui traggono profitto
quanti vengono dopo di
loro. L’insegnamento è quindi, in realtà, la rivelazione
di certe verità
scientifiche o morali, fisiche o metafisiche, fatta da
uomini che le conoscono
ad altri che le ignorano, e che senza la rivelazione le
avrebbero ignorate per
sempre.
5 - Ma il professore
non insegna se non ciò che egli stesso ha appreso; è un
rivelatore di secondo grado. L’uomo di genio insegna ciò
che egli stesso ha
scoperto; è un rivelatore di primo grado: apporta la luce
che, a poco a poco, si
divulga. Dove sarebbe l’umanità, senza le rivelazioni
degli uomini di genio che
appaiono di tanto in tanto?
Ma che cosa sono gli uomini di genio? Perché sono uomini
di genio? Da dove
vengono? Che cosa diventano? Osserviamo che, in
maggioranza, portano con
sé, nascendo, facoltà trascendenti e conoscenze innate,
che un po’ di lavoro
basta a fare sviluppare. Essi appartengono veramente
all’umanità, poiché
nascono, vivono e muoiono come tutti noi. Ed allora, dove
mai hanno attinto
quelle conoscenze che non hanno potuto acquisire durante
la loro esistenza?
Si dovrà affermare dunque, con i materialisti, che il caso
ha dato loro la
materia cerebrale in quantità maggiore e di migliore
qualità? In questo caso,
essi non avrebbero più merito di quanto ne possa avere un
legume che è più
grosso e più saporito degli altri.
Si dovrà dire allora, con certi spiritualisti, che Dio li
ha dotati di un’anima più
favorita rispetto a quella della maggior parte degli
uomini? Anche questa è
una supposizione estremamente illogica, poiché renderebbe
Dio colpevole di
parzialità e di favoritismi. L’unica soluzione razionale
di questo problema sta
nella preesistenza dell’anima e nella pluralità delle
esistenze. L’uomo di genio
è uno Spirito che ha vissuto più a lungo; che di
conseguenza ha acquisito di
più, ha progredito di più rispetto a coloro che sono meno
avanzati.
Incarnandosi, egli apporta ciò che sa, e poiché sa molto
più degli altri, senza
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avere bisogno di apprendere, è quello che viene chiamato
generalmente un
uomo di genio. Tuttavia, ciò che egli sa è purnondimeno il
frutto di un lavoro
anteriore, non il risultato di un privilegio. Prima di
rinascere, quindi, egli era
uno Spirito avanzato; si reincarna, sia per fare
beneficiare anche gli altri di ciò
che sa, sia per acquisire nuove conoscenze.
Gli uomini progrediscono incontestabilmente per merito
proprio e grazie agli
sforzi della loro intelligenza: ma, poiché si affidano
alle loro sole forze,
ottengono un progresso che è molto lento, se non vengono
aiutati da uomini
più progrediti, così come lo scolaro è aiutato dai suoi
professori. Tutti i popoli
hanno avuto i loro uomini di genio, che in epoche diverse
sono venuti a dar
loro un nuovo impulso ed a trarli dall’inerzia.
6 - Se si ammette la
sollecitudine di Dio per le sue creature, perché non si
dovrebbe ammettere che Spiriti capaci, grazie alla loro
energia ed alla
superiorità delle loro conoscenze, di fare progredire
l’umanità, si incarnino
per volontà di Dio al fine di contribuire al progresso in
un senso determinato;
perché non si dovrebbe ammettere che essi vengano
incaricati di una
missione, come un ambasciatore ne viene incaricato dal suo
sovrano? Questa
è per l’appunto la funzione dei grandi geni. Che cosa
vengono a fare, se non ad
insegnare agli uomini verità che quelli ignorano, e che
avrebbero continuato
ad ignorare ancora per lunghissimi periodi; se non per
donare loro una base
grazie alla quale potranno elevarsi più rapidamente?
Questi geni, che
appaiono nei secoli come stelle fulgidissime, lasciando
dietro di sé una lunga
scia luminosa protesa sull’umanità, sono missionari o, se
si vuole, messia. Le
cose nuove che essi insegnano agli uomini, sia nell’ordine
fisico, sia
nell’ordine filosofico, sono rivelazioni.
Se Dio suscita rivelatori per le verità scientifiche, a
maggior ragione egli può
suscitarne anche per le verità morali, che costituiscono
uno degli elementi
essenziali del progresso. Costoro sono i filosofi, le cui
idee hanno varcato i
secoli.
7 - Nel campo
particolare della fede religiosa, la rivelazione riguarda
soprattutto quelle cose spirituali che l’uomo non può
conoscere da solo, che
non può scoprire per mezzo dei propri sensi, e la cui
conoscenza gli è concessa
da Dio o dai suoi messaggeri, sia per mezzo della parola
diretta, sia per mezzo
dell’ispirazione. In questo caso, la rivelazione è sempre
fatta ad uomini
privilegiati, designati sotto il nome di profeti o messia,
cioè inviati,
missionari, che
hanno la missione di trasmettere la rivelazione stessa agli
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uomini. Considerata da questo punto di vista, la
rivelazione implica la
passività assoluta: la si accetta senza controllo, senza
esame, senza
discussione.
8 - Tutte le religioni
hanno avuto i loro rivelatori, e benché tutti siano ben
lungi dall’aver conosciuto tutta la verità, avevano la
loro ragion d’essere
provvidenziale; poiché erano adeguati al tempo e
all’ambiente in cui essi
vivevano, alla particolare mentalità dei popoli ai quali
si rivolgevano, ed ai
quali essi erano relativamente superiori. Nonostante gli
errori contenuti nelle
loro dottrine, essi hanno purtuttavia scosso gli spiriti,
e di conseguenza hanno
gettato i semi del progresso che più tardi dovevano
svilupparsi, o che un
giorno si svilupperanno, alla luce del Cristianesimo. E’
quindi un errore
scagliare contro di loro l’anatema in nome
dell’ortodossia, poiché verrà un
giorno in cui tutte queste credenze, tanto diverse per la
forma ma tutte
fondate in realtà sullo stesso principio fondamentale di
Dio e dell’immortalità
dell’anima, si fonderanno in una grande, immensa unità,
quando la ragione
avrà trionfato dei pregiudizi.
Sfortunatamente le religioni sono sempre state strumenti
di dominazione; il
ruolo di profeta ha tentato le ambizioni secondarie, e si
è assistito all’avvento
di una moltitudine di pretesi rivelatori o messia, i
quali, grazie al prestigio di
questo nome, hanno sfruttato la credulità altrui a tutto
profitto del loro
orgoglio, della loro cupidigia o della loro pigrizia,
poiché trovavano più
comodo vivere a spese delle loro vittime. A questo
proposito, richiamiamo
l’attenzione sul capitolo XXI del Vangelo secondo gli
Spiriti, «Vi saranno
falsi Cristi e falsi profeti».
9 - Vi sono state
rivelazioni dirette di Dio agli uomini? una questione che noi
non oseremmo risolvere, né affermativamente né
negativamente, in modo
assoluto. Non si tratta di una cosa radicalmente
impossibile, ma non vi è nulla
che ne offra la prova certa e inconfutabile. Ciò che non
può essere dubbio,
invece, è che gli Spiriti più vicini a Dio in fatto di
perfezione si compenetrano
del suo pensiero e possono trasmetterlo. In quanto ai
rivelatori incarnati, a
seconda dell’ordine gerarchico cui appartengono e del
grado delle loro
conoscenze personali, possono attingere l’insegnamento da
ciò che essi sanno,
oppure possono riceverlo da Spiriti più elevati, cioè da
messaggeri diretti da
Dio. Questi ultimi, venuti a parlare in nome di Dio,
possono essere stati
scambiati talvolta per Dio stesso.
Questa specie di comunicazioni non ha assolutamente nulla
di strano per
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chiunque conosca i fenomeni spiritici e il modo in cui si
stabiliscono i rapporti
tra gli incarnati ed i disincarnati. Le istruzioni possono
venire trasmesse con
mezzi diversi: per mezzo dell’ispirazione pura e semplice,
per mezzo della
parola, per mezzo della vista degli Spiriti istruttori
nelle visioni e nelle
apparizioni, sia in sogno, sia nello stato di veglia, come
si vede in
numerosissimi esempi ricordati nella Bibbia, nel Vangelo e
nei libri sacri di
tutti i popoli. E’ quindi rigorosamente esatto dire che in
maggioranza i
rivelatori sono medium ispirati, auditivi o veggenti; da
questo non consegue
affatto che tutti i medium siano anche rivelatori, e meno
ancora intermediari
diretti della Divinità o suoi messaggeri.
10 - Soltanto i puri
Spiriti ricevono la parola di Dio e hanno la missione di
trasmetterla; ma si sa benissimo che non tutti gli Spiriti
sono perfetti, e ve ne
sono molti che si spacciano per ciò che non sono: è
appunto questo che ha
fatto dire a san Giovanni: «Non credete a tutti gli Spiriti,
ma per prima cosa
accertate se sono Spiriti di Dio» (Ep. I, cap. IV, vs.
4).
Vi possono quindi essere rivelazioni serie e autentiche,
così come ve ne sono
di apocrife e menzognere. Il carattere essenziale della
rivelazione
divina è l’eterna verità. Ogni rivelazione macchiata di
errore
oppure soggetta a cambiamento non può emanare da Dio. E’ per
questo che i comandamenti del Decalogo hanno tutti i
caratteri della loro
origine, mentre le altre leggi mosaiche, essenzialmente
transitorie, e spesso in
contraddizione con la legge del Sinai, sono l’opera
personale e politica del
legislatore ebreo. Quando i costumi e le consuetudini del
popolo si sono
addolciti, queste leggi sono cadute in disuso da sole,
mentre il Decalogo è
rimasto eretto, come il faro dell’umanità. Cristo ne ha
fatto la base del suo
edificio, mentre ha abolito le altre leggi. Se queste
ultime fossero state
veramente opera di Dio, egli si sarebbe ben guardato dal
toccarle. Cristo e
Mosè sono i due grandi rivelatori che hanno cambiato
faccia al mondo, e in
questo sta la prova della loro missione divina. Un’opera
puramente umana
non avrebbe avuto certo un simile potere.
11 - Una rivelazione
importante si compie nell’epoca attuale: è quella che ci
mostra la possibilità di comunicare con gli esseri
appartenenti al mondo
spirituale. Questa conoscenza non è nuova, senza dubbio;
ma fino ai nostri
giorni è rimasta, per così dire, bloccata allo stato di
lettera morta, senza che
l’umanità potesse trarne alcun profitto. L’ignoranza delle
leggi che reggono
questi rapporti l’aveva sepolta sotto le superstizioni:
l’uomo era incapace di
trarne una qualsiasi deduzione salutare; spettava alla
nostra epoca liberarla
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dei suoi accessori ridicoli, comprenderne la portata, e
farne scaturire la luce
che doveva illuminare la strada dell’avvenire.
12 - Lo Spiritismo, che
ci ha fatto conoscere il mondo invisibile che ci
circonda e in mezzo al quale noi viviamo senza saperlo, le
leggi che lo
regolano, i suoi rapporti con il mondo visibile, la natura
e lo stato degli esseri
che l’abitano, e di conseguenza il destino dell’uomo dopo
la morte, è
un’autentica rivelazione nell’accezione scientifica della
parola.
13 - Per sua stessa
natura, la rivelazione spiritista ha un duplice carattere: ha
contemporaneamente della rivelazione divina e della
rivelazione scientifica.
Ha della prima, in quanto il suo avvento è provvidenziale,
e non è il risultato
dell’iniziativa e di un disegno premeditato dell’uomo;
perché i punti
fondamentali della dottrina sono il risultato dell’insegnamento
impartito
dagli Spiriti incaricati da Dio di illuminare gli uomini
su cose che essi
ignoravano, che non avrebbero potuto imparare da soli, e
che debbono
conoscere quando sono maturi per comprenderle. Ha della
seconda, in
quanto questo insegnamento non è il privilegio di un
singolo individuo, ma è
impartito a tutti con lo stesso mezzo; perché coloro che
lo trasmettono e
coloro che lo ricevono non sono affatto esseri passivi dispensati
dall’attività
di osservazione e di ricerca; perché non rinnegano affatto
né il loro giudizio
né il loro libero arbitrio; perché non è affatto vietato
loro di effettuare il
controllo, ma al contrario questo viene loro raccomandato;
e infine perché la
dottrina non è stata dettata tutta di un pezzo, né
imposta alla fede
cieca, anzi è stata
dedotta, grazie al lavoro dell’uomo, dall’osservazione dei
fatti che gli Spiriti gli pongono sotto gli occhi, e dalle
istruzioni che essi gli
impartiscono, e che egli studia, commenta, confronta,
traendone poi egli
stesso le conseguenze e le applicazioni. Per dirla in
breve, ciò che
caratterizza la rivelazione spiritista è il fatto che la
sua fonte è
divina, l’iniziativa appartiene agli Spiriti, e
l’elaborazione è opera
dell’uomo.
14 - Per quanto riguarda
i mezzi di elaborazione, lo Spiritismo procede
esattamente allo stesso modo delle scienze positive; vale
a dire applica il
metodo sperimentale. Si presentano fatti di un ordine
nuovo, che non
possono venire spiegati sulla base delle leggi conosciute:
allora li osserva, li
compara, li analizza e, risalendo dagli effetti sino alle
cause, giunge a scoprire
la legge che li regola; poi ne deduce le conseguenze e ne
ricerca le applicazioni
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utili. Non stabilisce teorie preconcette: perciò
non ha posto come ipotesi
né l’esistenza e l’intervento degli Spiriti, né il
perispirito, né la reincarnazione,
né alcun principio della dottrina: ha concluso che gli
Spiriti esistessero
quando la loro esistenza si è imposta chiaramente
attraverso l’osservazione
dei fatti; e lo stesso si può dire di tutti gli altri
principi. Non sono i fatti che
sono venuti, a posteriori, a confermare la teoria; è la
teoria che è venuta
successivamente per spiegare e riassumere i fatti. E’
quindi rigorosamente
esatto affermare che lo Spiritismo è una scienza d’osservazione,
e non il
prodotto dell’immaginazione. Le scienze possono compiere
seri progressi
soltanto quando il loro studio è basato sul metodo
sperimentale; ma fino ad
oggi si è creduto che tale metodo fosse applicabile solo
alla materia, mentre lo
si può applicare anche alle cose metafisiche.
15 - Citiamo un esempio.
Nel mondo degli Spiriti si verifica un fatto molto
singolare, che certamente nessuno avrebbe mai sospettato:
vi sono Spiriti che
credono di non essere affatto morti. Ebbene, gli Spiriti
superiori, che
conoscono perfettamente tale fenomeno, non sono mai venuti
ad avvertire in
anticipo: «Vi sono Spiriti i quali credono di vivere
ancora la vita terrena,
hanno conservato i loro gusti, le loro abitudini e i loro
istinti»; hanno invece
provocato la manifestazione di Spiriti appartenenti a
questa categoria, perché
potessimo osservarli. Quando si è visto così che vi erano
Spiriti incerti della
loro condizione, o convinti di appartenere ancora a questo
mondo, dagli
esempi è stato possibile ricavare la regola. La
molteplicità dei fatti analoghi ha
provato che non si trattava affatto di un’eccezione, bensì
di una delle fasi della
vita spiritica; ha permesso di studiare tutte le varietà e
tutte le cause di
quest’illusione singolarissima; di riconoscere che tale
situazione è soprattutto
appannaggio di Spiriti moralmente poco progrediti, e che è
tipica di certi
generi di morte; che è soltanto temporanea, ma può durare
giorni, mesi e
anche anni. E’ in questo modo che la teoria è nata
dall’osservazione. Lo stesso
si può dire a proposito di tutti gli altri principi della
dottrina.
16 - Così come la
scienza propriamente detta ha per oggetto lo studio delle
leggi del principio materiale, l’oggetto speciale dello
Spiritismo è la
conoscenza delle leggi del principio spirituale; ora,
poiché quest’ultimo
principio è una delle forze della natura, che agisce
incessantemente sul
principio materiale, e viceversa, ne consegue che la
conoscenza dell’uno non
può essere completa senza la conoscenza dell’altro. Lo
Spiritismo e la
scienza si completano a vicenda: senza lo Spiritismo, la scienza si trova
nell’impossibilità di spiegare certi fenomeni per mezzo
delle sole leggi della
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materia; senza la scienza, lo Spiritismo sarebbe privo di
appoggio e di
controllo. Lo studio delle leggi della materia doveva
precedere quello della
spiritualità, perché è appunto la materia che colpisce
soprattutto i sensi. Lo
Spiritismo, se fosse venuto prima delle scoperte
scientifiche, sarebbe stato
un’opera abortita, come tutto ciò che precorre i tempi.
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