CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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Pagina INDICE
6 Premessa
8 Paola Giovetti:
Emanuel Swedenborg: La Vita
8 La famiglia
11 Infanzia e gioventù
12 L’incontro con la
scienza
13 Gli studi
all’estero
16 Ritorno in patria e
attività scientifica
19 Dopo la morte di
Carlo XII
21 La metamorfosi
25 Il veggente
28 L’ultimo viaggio
29 Il medium
34 L’opera religiosa
39 Cielo e Inferno
CIELO E INFERNO
45 Il Cielo
45 Osservazioni
preliminari dell’autore
46 Il Signore è il Dio
del Cielo
48 La divinità del
Signore crea il Cielo
49 Il divino del
Signore nel Cielo è l’amore per Lui e l’amore per il
prossimo
52 Il Cielo consiste
in due regni
54 Esistono tre Cieli
56 I Cieli consistono
in innumerevoli società
59 Ogni società è il
Cielo in forma più piccola, e ogni angelo lo è
nella forma minima
61 Il Cielo nel suo
complesso rappresenta un unico uomo
63 Ogni singola
società nei Cieli rappresenta un uomo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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64 Ogni angelo ha una
perfetta forma umana
66 La natura umana e
divina del Signore fa sì che il Cielo nel suo
insieme e nel particolare rappresenti un uomo
69 Corrispondenza di
tutte le cose del Cielo con tutte le cose
dell’uomo
73 Esiste una
corrispondenza del Cielo con tutte le cose della
terra
77 Il sole in Cielo
81 La luce e il calore
nel Cielo
85 Le quattro regioni
nel Cielo
89 Il cambiamento di
stato degli angeli nel Cielo
92 Il tempo nel Cielo
94 Le immagini e le
apparenze in Cielo
96 Le vesti di cui gli
angeli appaiono rivestiti
97 Le abitazioni e le
dimore degli angeli
100 Lo spazio in Cielo
102 La forma del Cielo
determina le consociazioni e le
comunicazioni
106 I governi nel Cielo
109 Il culto divino in
Cielo
111 Il potere degli
angeli del Cielo
113 Il linguaggio degli
angeli
116 Il linguaggio degli
angeli con l’uomo
120 Le scritture nel
Cielo
122 La saggezza degli
angeli del Cielo
124 Lo stato di
innocenza degli angeli in Cielo
127 Lo stato di pace in
Cielo
129 L’unione del Cielo
col il genere umano
132 L’unione del Cielo
con l’uomo attraverso la Scrittura
136 Cielo e inferno
provengono dal genere umano
139 I pagani, o i
popoli che vivono fuori dalla Chiesa, in Cielo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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142 I bambini in Cielo
147 I saggi e i
semplici in Cielo
150 I ricchi e i poveri
in Cielo
154 I matrimoni in
Cielo
159 Le funzioni degli
angeli in Cielo
161 La gioia e la
felicità celesti
168 L’immensità del
Cielo
IL MONDO DEGLI SPIRITI
170 Lo stato dell’uomo
dopo la morte. Cos’è il mondo degli spiriti
173 Ogni uomo è uno
spirito, per quello che riguarda la sua
interiorità
176 La resurrezione
dell’uomo dai morti e il suo ingresso nella vita
eterna
178 Dopo la morte
l’uomo ha una perfetta forma umana
181 L’uomo dopo la
morte è in possesso di tutti i suoi sensi
185 L’uomo, dopo la
morte, è così come è stata la sua vita nel
mondo
189 Dopo la morte, le
gioie della vita di ognuno sono trasformate
in gioie corrispondenti
192 Il primo stato
dell’uomo dopo la morte
195 Il secondo stato
dell’uomo dopo la morte
201 Il terzo stato
dell’uomo dopo la morte
205 Nessuno entra in
Cielo per misericordia immediata
207 Non è difficile
come si crede condurre la vita che porta al Cielo
L’INFERNO
212 Il Signore governa
l’inferno
215 Il Signore non
precipita nessuno all’inferno: è lo spirito che vi
si precipita da solo
217 Tutti coloro che
sono all’inferno sono nel male e nel falso a
causa dell’amore di sé e del mondo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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222 Il fuoco infernale
e lo stridore di denti
226 Le cattiverie e gli
abominevoli artifici degli spiriti infernali
228 L’apparenza, la
situazione e la pluralità degli inferni
231 L’equilibrio tra
Cielo e inferno
234 L’uomo è nella
libertà grazie all’equilibrio tra Cielo e inferno
236 BIBLIOGRAFIA
237 APPENDICE: Indirizzi delle
maggiori società Swedenborg
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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PREMESSA
Nel 1858 la Royal Library di Stoccolma acquistò un
manoscritto non
identificato appartenuto a un certo professor Scheringson,
morto nove anni
prima. Si trattava di una specie di diario, 104 pagine in
tutto, scritte a mano:
la storia di un’anima. L’autore si chiamava Emanuel
Swedenborg, scienziato
dagli interessi multiformi ed enciclopedici, certamente
uno dei geni del XVIII
secolo, che di colpo nel 1744, quando aveva 56 anni, aveva
cominciato ad
essere protagonista di insolite esperienze che lo sconcertavano
e lo colpivano
profondamente.
Da autentico scienziato, Swedenborg aveva preso
accuratamente nota di
ogni dettaglio, lasciando così un documento eccezionale
della metamorfosi
che era avvenuta in lui. Le prime pagine del diario
parlano infatti di vicende
quotidiane: un viaggio per mare con partenza da Stoccolma,
il resoconto delle
cose viste e delle persone incontrate, la consegna di un
manoscritto a un
editore. Ma a questo punto il racconto si interrompe: ci
sono alcune pagine
vuote, e quindi inizia la descrizione di una serie di
sogni, accompagnata
spesso dal tentativo di interpretarli e di riferirli alla
propria vita e alla propria
attività.
Non erano sogni certo normali quelli che Swedenborg,
giorno dopo giorno,
trascriveva nel suo diario, ma sogni provvisti di una loro
carica particolare:
altrimenti, da quel rigoroso scienziato che era,
Swedenborg non avrebbe
dedicato loro la sua attenzione. Erano sogni, o meglio
visioni, che avvenivano
in trance, prima e dopo il sonno. Visioni belle e visioni
terribili, che però col
tempo si fecero sempre più armoniche, finché cominciarono
a contenere
messaggi provenienti dal mondo spirituale: quello nel
quale d’ora in avanti
Swedenborg sarà ammesso e di cui ci ha lasciato la
descrizione in tante opere.
Il diario (Il Diario dei Sogni), pubblicato nel
1859 in latino, segnò la
trasformazione di Swedenborg da famoso scienziato in
«servo del Signore».
Di lui lo psicologo americano Van Dusen ha scritto:
«Avendo esaurito tutti i
campi conosciuti della scienza umana, Swedenborg scelse di
esplorare se
stesso nel modo più diretto possibile: attraverso visioni,
trance ed esperienze
ipnagogiche. Si consideri che a quel tempo non c’erano
psicologi né
psicoanalisti, e che in pratica nessuno si occupava di
processi interiori e di
sogni, eccetto qualche monaco isolato e qualche mistico.
Era terra
incognita quella
che Swedenborg si accingeva ad esplorare, mettendo a
rischio la propria vita e la propria salute mentale».
Ma chi era Emanuel Swedenborg, l’uomo al quale oltre due
secoli fa si
aprirono le porte del mondo spirituale di cui lasciò tante
impressionanti
descrizioni? L’uomo che infuse un rispettoso stupore a
Kant, al quale un altro
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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grande filosofo, Emerson, dedicò parole entusiaste, che influenzò
profondamente Goethe e Jung e di cui Elizabeth Barret
Browning disse: «A
mio giudizio, la sola luce che possediamo sull’altra vita
si trova nella filosofia
di Swedenborg?».
Vediamone innanzitutto le vicende di vita.
PAOLA GIOVETTI
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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EMANUEL SWEDENBORG: LA VITA (1688-1772) - di Paola Giovetti
La famiglia
Chi visita la cattedrale di Uppsala dove riposano i grandi
cittadini svedesi,
trova un sarcofago di granito col nome Emanuel Swedenborg.
Qui è sepolto
uno dei più straordinari figli della Svezia. I suoi resti
mortali, custoditi in
Inghilterra dove Swedenborg era morto, furono nel 1910
traslati a Uppsala
per ordine del re Gustavo V, che inviò a questo scopo un
brigantino in
Inghilterra: un onore riservato a re, vescovi e generali.
Emanuel Swedenborg, l’uomo che diede uno straordinario
contributo
scientifico e filosofico al suo tempo, discendeva da
antiche famiglie svedesi in
cui si tramandavano tradizionalmente l’attività mineraria
e quella pastorale.
Ereditò quindi da un lato senso pratico, abilità tecnica e
scientifica, gusto per i
segreti della natura, e dall’altro spiritualità e
interiorità, tipici per altro del
luteranesimo nordico e svedese in particolare. Nella vita
di Swedenborg
questi due aspetti sono entrambi presenti, anche se in
periodi diversi: nella
prima parte della sua vita si dedicò infatti alla scienza
e fu assessore alle
miniere della corte svedese, nella seconda parte si
rivolse interamente alla
religione, alla teologia, alla spiritualità.
Il nonno paterno Daniel Isakson era proprietario di
miniere di rame e il
nonno materno Albrecht Boehm era assessore al Reale
Collegio delle Miniere.
Il bisnonno paterno era stato pastore, come del resto era
pastore il padre
stesso di Emanuel Swedenborg, che fu uomo di grande
cultura, divenne in
seguito vescovo ed ebbe un peso notevole nella formazione
del figlio.
Jesper Swedberg (1) è una figura che riveste un ruolo di
primo piano in
quell’epoca storica caratterizzata politicamente dalle
imprese di Carlo XI e
Carlo XII e religiosamente dal confronto fra l’ortodossia
luterana e il
movimento rinnovatore del pietismo. (2) Pur senza venir
meno allo spirito
della sua confessione, il vescovo Jesper seppe aprirsi
alle idee riformatrici del
pietismo tedesco, che privilegiava l’esperienza religiosa
intima e personale,
l’amore per il prossimo e la carità attiva. Fu una
personalità estremamente
dinamica, che seppe trasmettere alla sua famiglia e
all’ambiente in cui viveva
una grande pietà e fervore religioso. Fu anche autore di
numerose opere
teologiche e di una poderosa autobiografia di oltre mille
pagine, interessante
per la descrizione delle vicende personali e familiari, ma
anche e soprattutto
per le ampie informazioni sulla vita politica, sociale,
religiosa, ecclesiastica e
spirituale del suo tempo.
(1) Il nome Svedberg fu trasformato in Swedenborg quando
la famiglia del
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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vescovo Jesper fu fatta nobile, nel 1719. Emanuel, che era
il figlio maschio
maggiore, divenne così barone.
(2) Riteniamo utile riportare per sommi capi le notizie
essenziali relative alle
vicende storico-politiche della Svezia al tempo in cui
visse Swedenborg.
Carlo XI (1655-1697) salì al trono ancora bambino nel
1660. Suo padre
Carlo Gustavo, succeduto alla regina Cristina nel 1654,
aveva condotto una
politica di espansione; nel 1655 aveva invaso la Polonia e
conquistato
Varsavia e Cracovia. Era seguita una guerra con la
Danimarca, che dopo
alterne vicende si era conclusa nel 1660 con una pace
affrettata per la morte
improvvisa del re. Essendo suo figlio Carlo XI minorenne,
il potere fu
assunto da un collegio di nobili. Quando salì al trono,
Carlo XI riuscì a farsi
riconoscere dal Parlamento il potere assoluto, recuperò
molti dei beni finiti
nelle mani dei nobili per donazioni e acquisti, e creò un
nuovo sistema
finanziario: assegnò terre a militari e funzionari quale
compenso per la loro
opera, destinò redditi fissi dello Stato a determinate
spese. Su questa base
ricostruì l’esercito e la flotta. Ebbe il diritto di emanare
leggi motu proprio
e di decretare imposte. Condusse una politica pacifica con
l’estero, dopo
quella troppo avventurosa dei suoi predecessori.
Carlo XII (1682-1718) figlio suo e di Ulrica Eleonora di
Danimarca, colto e
vitalissimo, si pone in testa la corona da solo a 17 anni,
a simboleggiare il
potere assoluto. Seguì le tradizioni paterne di
restituzione alla corona dei
beni dei nobili, curò l’ortodossia ecclesiastica e portò a
termine la nuova
traduzione della Bibbia iniziata dal padre (Bibbia di Carlo
XII). In politica
estera fu indotto alla guerra dalla Russia, che minacciava
i suoi confini e si
era alleata con Polonia e Danimarca. Carlo vinse i nemici
separatamente e
nel 1706 elesse in Polonia a re Stanislao Leszczynski, che
alleato con la
Svezia avrebbe dovuto condurre i polacchi contro la
Russia. Seguì la fatale
campagna di Russia, che fallì per epidemie e difficoltà di
approvvigionamento. Lo zar non accettò la battaglia
campale e l’inverno
russo decimò quanto era rimasto dell’esercito di Carlo. Il
re, ferito, riparò in
Turchia, che cercò invano di convincere a combattere
contro la Russia;
tornò in patria nel 1714, dove fu accolto come un
trionfatore. Si dedicò allora
a riorganizzare lo Stato e a combattere chi minacciava
l’integrità della
Svezia. Nel 1718 si rivolse contro la Norvegia e morì in
battaglia colpito da
una palla alla tempia. Fu uno dei maggiori tattici del suo
tempo;
amatissimo dai suoi soldati, con cui divideva la semplice
vita, fu considerato
eroe nazionale. Ad accrescere il suo mito, contribuì il
Voltaire con la sua
celebre Histoire de Charles XII.
Essendo Carlo celibe, alla sua morte salì al trono la
sorella Ulrica Eleonora,
che nel 1720 abdicò in favore del marito Federico I
(1720-1751). Sotto di lui il
potere regio fu ridotto e i nobili riconquistarono potere.
Si sviluppa il
Parlamento, viene condotta una politica moderata sia
all’interno che
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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all’estero. Le piaghe della guerra vengono risanate e
sviluppata la politica
economica.
Jesper credeva nell’influenza diretta del mondo celeste su
quello terreno:
credeva negli angeli e nei demoni e aveva anche esperienze
visionarie. Si
sentiva sotto la protezione dell’angelo custode fin da
quando, bambino, era
finito in un torrente e di qui sotto la ruota di un
mulino, e si era
miracolosamente salvato. Da allora non abbandonò mai la
sua fiducia nei
confronti dell’angelo protettore. Altrettanto viva e
concreta era per lui la
presenza del diavolo: a lui attribuì per esempio gli
incendi che per ben tre
volte gli bruciarono la casa, distruggendo tutto quanto
possedeva. Era anche
convinto che i defunti dal cielo partecipassero ancora
alla vita dei loro cari in
terra. Il figlio Emanuel ereditò certamente dal padre la
sua capacità di vedere
“l’invisibile”.
Jesper Svedberg era però anche un uomo pratico e concreto,
che viaggiò
molto in tutta Europa per studiare la vita religiosa ed
ecclesiastica delle altre
nazioni, specie Francia, Germania e Inghilterra.
Dopo il matrimonio con Sarah Boehm divenne predicatore del
reggimento
della Guardia di Stoccolma e in seguito predicatore di
corte, ed ebbe quindi
modo di frequentare la migliore società e di farsi
apprezzare da Carlo XI:
insieme discutevano di come migliorare l’istruzione
scolastica, che stava
molto a cuore ad entrambi, e di altri problemi pratici. Il
re lo nominò poi
professore di teologia all’università di Uppsala, di cui
col tempo divenne
anche rettore; fu quindi a lungo responsabile della vita
accademica di quella
importante città universitaria. Contemporaneamente divenne
decano della
cattedra di Uppsala ed esercitò un notevole influsso sulla
vita pubblica della
città e dell’intero paese.
Nel 1702 fu nominato vescovo di Skara e per la sua fervida
opera concreta e
spirituale presso tutti i ceti sociali della sua diocesi
divenne in breve una
figura popolare e carismatica nota in tutta la Svezia. Si
occupò sempre di
problemi scolastici e catechistici, di cura pubblica e
privata delle anime. Fu
consigliere di Carlo XII e della regina Ulrike Eleonore,
fu nominato dal re
membro della commissione per la traduzione della Bibbia in
svedese e lavorò
attivamente alla revisione dell’intero testo. In seguito
si preoccupò sempre
che in ogni famiglia svedese non mancasse una copia della
Bibbia.
Si dice per altro che fosse anche una persona allegra,
amante della musica e
della buona compagnia, di buon carattere, tollerante e
benevolo con tutti,
incapace di rancori. E’ ovvio che nell’educazione dei suoi
numerosi figli, di cui
si occupò sempre con passione e per i quali trovava sempre
tempo, una
personalità forte come la sua esercitasse un forte
influsso.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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Infanzia e gioventù
Jesper era ancora predicatore a Stoccolma quando Emanuel
nacque il 29
gennaio 1688, terzo degli otto figli che il prelato ebbe
dalla prima moglie. Il
nome Emanuel, che significa «Dio con noi», era stato
scelto dal padre per
invocare su di lui la costante presenza di Dio e affinché
avesse sempre
presente questa unione col Creatore.
Della infanzia di Emanuel non si sa molto: aveva appena
otto anni quando
perse la madre, tuttavia il carattere tranquillo e
benevolo di lei lasciò un segno
profondo nell’animo del bambino che fu allevato dalla
sorella maggiore e dalla
matrigna.
Da piccolo Emanuel manifestò un ardore religioso che
colpiva anche i
familiari: pregava molto ed era attirato verso tutte le
manifestazioni religiose.
Prestissimo e spontaneamente si abituò a una particolare
«respirazione
interiore» (così lui stesso ebbe in seguito a definirla
nel suo Diario
spirituale), che
usava quando mattina e sera diceva le preghiere e attraverso
la quale in seguito riusciva a mettersi in contatto con
angeli e spiriti (3).
(3) Si trattava in realtà di una tecnica yoga, che
comprendeva il «blocco
intenzionale del movimento involontario della mente», allo
scopo di
accrescere la coscienza cosmica. Quando era bambino,
Emanuel tratteneva
il respiro quando pregava in famiglia e cercava di
adeguare la respirazione
al battito cardiaco, notando che in questo modo il suo
stato di coscienza si
trasformava: in pratica, una forma di intuitivo pranayama.
Nella sua vita
successiva Swedenborg ebbe modo di rendersi conto sempre
più della
dilatazione di coscienza che si produceva quando il
respiro diventava più
lento e si sincronizzava col battito cardiaco, e ne fece
un uso costante.
In una lettera indirizzata molti anni dopo, quando era
ormai vecchio, al suo
amico dr. Beyer, Swedenborg scrisse rievocando la sua
infanzia: «Dai 4 ai 10
anni i miei pensieri erano costantemente dedicati a Dio,
alla beatitudine e agli
stati spirituali degli uomini. Spesso dicevo cose che
stupivano i miei genitori, i
quali pensavano che gli angeli parlassero per bocca mia».
E’ indubbio che fin
da allora l’educazione religiosa e l’ambiente spirituale
della famiglia, ma
soprattutto l’influsso paterno, sviluppassero in lui il
senso della presenza,
concretezza e realtà del mondo ultraterreno. Tuttavia col
passare degli anni e
il contatto con la scuola e la tradizione scientifica del
suo tempo avvenne una
frattura con l’atteggiamento religioso della sua infanzia:
i suoi interessi si
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
12
rivolsero interamente alla scienza, e bisognerà aspettare
che avesse più di 50
anni per ritrovare in lui esperienze religiose e visioni.
Quando il padre divenne vescovo di Skara, il giovane
Emanuel rimase a
Uppsala per studiare, e fu indirizzato verso le materie
scientifiche dal cognato
Erik Benzelius, marito della sorella Anna e maggiore di
lui di tredici anni,
studioso e umanista già noto e affermato. A quanto risulta
dalle lettere, in
quegli anni Benzelius fece anche da mediatore fra Emanuel
e il padre, che non
vedeva di buon occhio l’evoluzione interiore del figlio,
che sempre più si
staccava dalla religione per dedicarsi alla scienza.
L’incontro con la scienza
Il mondo accademico con cui Swedenborg venne in contatto
all’università
di Uppsala era quello dell’umanesimo svedese. In un certo
senso arretrato
rispetto a quello di altri paesi europei, dove le scienze
già avevano scosso
l’antico predominio delle materie umanistiche. In Svezia
l’umanesimo, che
per altro vi era giunto tardi rispetto al centro Europa,
continuava a dominare
incontrastato. L’insegnamento universitario offriva in
quel tempo a Uppsala
quattro campi-base di studio: teologia, legge, medicina e
filosofia.
Quest’ultima comprendeva allora anche scienze e
matematica, che non
costituivano insegnamenti a se stanti.
Anche Benzelius, il cognato di Emanuel Swedenborg, seguiva
questa
impostazione: storia antica e moderna, filosofia,
letteratura, linguistica
comparata, antichità nordiche. Benzelius era però uno
spirito illuminato, che
si occupava anche di scienza moderna e si adoperava perché
a Uppsala le
materie scientifiche avessero maggior spazio. Credeva
nello sviluppo della
scienza, era in corrispondenza con i rappresentanti
dell’Europa scientifica e
incitava i giovani talenti ad andare a studiare
all’estero, raccomandandoli ai
suoi collaboratori ed amici.
Emanuel fu introdotto dal cognato nell’ambiente
universitario, dove ben
presto si distinse. Era in grado di scrivere in latino, la
lingua colta del tempo,
sia in prosa che in poesia, e in seguito imparò anche
inglese, olandese,
francese e italiano. Suonava l’organo ed era dotato di una
grande versatilità.
Le sue predilezioni si indirizzarono però rapidamente
verso le scienze:
matematica, geometria, astronomia, tecnica lo
affascinavano. In questi campi,
oltre al cognato, ebbe come maestro – specie per la fisica
e la geologia - un
altro grande umanista svedese, Olav Rudbeck. Il suo
modello però era
l’ingegner Christopher Polhem, notevole personaggio
stimatissimo da Carlo
XII e autore di tutti i suoi progetti militari, minerari e
navali. Swedenborg
vide in lui la quintessenza della scienza moderna e
desiderò subito conoscerlo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
13
e possibilmente diventare suo assistente. Su sua
sollecitazione, il vescovo
Jesper scrisse a Polhem pregandolo di accogliere il figlio
nella sua casa e lo
scienziato, che certamente doveva aver già avuto modo di
apprezzare le doti
del giovane, acconsentì di buon grado. E in effetti fra i
due iniziò una
fruttuosa collaborazione; Polhem apprezzava l’assistenza
di Emanuel, specie
nei progetti di meccanica per i quali lo trovava
particolarmente versato.
Contemporaneamente però veniva crescendo in Swedenborg il
desiderio di
un viaggio di studi in Inghilterra, dove la nuova scienza
stava evolvendosi
molto più celermente che in Svezia: qui insegnavano
personalità come
Newton, Halley, Flamsteed, qui c’erano gli osservatori, i
laboratori, le
attrezzature tecniche; soprattutto c’era la Royal Society
che, sotto il patrocinio
della corona, riuniva i rappresentanti delle scienze
moderne.
Benzelius aiutò molto il giovane cognato a realizzare
questo viaggio:
convinse il vescovo Jesper a lasciar partire il figlio e mise
a disposizione di
Emanuel le sue numerose conoscenze inglesi. Nel settembre
del 1710, a 22
anni, Swedenborg partì finalmente per l’Inghilterra, pieno
di progetti e di
aspettative.
Gli studi all’estero
La meta tanto attesa non si presentò né facile da raggiungere
né cordiale: la
nave che da Goteborg doveva portare Emanuel a Londra si
insabbiò davanti
alla costa inglese e fu recuperata a costo di grandi
rischi. Non basta: appena
liberato, il veliero fu assalito da una nave corsara e
saccheggiato. Appena
finito l’arrembaggio, una nave inglese di sorveglianza
costiera scambiò le
vittime per pirati e sparò contro i poveri svedesi,
fortunatamente senza gravi
danni. Ma le sventure non erano finite. Dato che in
Inghilterra si era diffusa la
notizia di un’epidemia di peste in Svezia, tutte le navi
svedesi dovevano stare
sei settimane in quarantena prima di toccar terra.
Aspettare più di quaranta giorni prima di toccare l’ambita
meta? Mai più!
Alcuni membri della comunità svedese a Londra, saputo del
destino dei loro
connazionali, un po’ sconsideratamente organizzarono una
barca che
collegava la nave in quarantena con la terraferma. Il
giovane Emanuel ne
approfittò subito e fu così che appena messo piede a
Londra fu arrestato dalla
polizia, imprigionato e condannato all’impiccagione per il
grave rischio cui
aveva esposto gli inglesi. L’intervento di membri
influenti della comunità
svedese lo salvò fortunatamente dal patibolo, così che fu
liberato e se la cavò
con una grossa predica e una ancora più grande paura.
Appena in libertà, si gettò con tanto maggior zelo nello
studio e nella vita
attiva.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
14
L’Inghilterra degli inizi del Settecento stava
preparandosi ad assumere il
ruolo di guida del mondo grazie all’impero coloniale appena
conquistato. I
beni di tutta la terra confluivano, attraverso le colonie,
in Inghilterra.
Contemporaneamente si diffondeva il predominio
intellettuale: raffinati
strumenti tecnici come telescopio e microscopio venivano
continuamente
sviluppati e migliorati, e le scienze che venivano
insegnate nelle facoltà inglesi
sembravano le chiavi destinate a capire il mondo.
Appena stabilito e organizzato a Londra, il giovane
Swedenborg cercò di
entrare in contatto coi grandi della scienza del tempo.
Newton era allora al
culmine della sua gloria: membro del Parlamento e della
Royal Society,
riuniva in casa sua scienziati, filosofi e politici.
Emanuel riuscì ad essere
accolto in questo ambiente, cosa alla quale si era
coscienziosamente preparato
studiando tutti i libri di Newton. Frequentò inoltre
l’osservatorio di
Greenwich e il grande astronomo Flamstead che lo dirigeva
e ci viveva
conducendo una vita da eremita: Swedenborg ne divenne
intimo. Conobbe
Halley, che viveva e insegnava a Oxford, e per
frequentarlo si trattenne in
questa città vari mesi. Grazie alle raccomandazioni, allo
zelo che dimostrava,
al fascino personale che gli fu sempre proprio, alle
grandi capacità che tutti gli
riconoscevano, alla cultura che possedeva e all’acutezza
di pensiero unita alle
grandi doti di sintesi, riuscì a frequentare sempre gli
ambienti
scientificamente più elevati.
A Londra il giovane Swedenborg condusse una vita piena,
ricca di stimoli,
di incontri, di studi. Di ogni cosa riferiva al cognato, e
l’epistolario intercorso
fra loro in quegli anni costituisce una miniera di notizie
per la conoscenza del
giovane Swedenborg, che ci appare uno spirito
straordinariamente eclettico:
oltre che di geografia, astronomia, chimica, fisica,
cosmologia, si occupò
anche di incisione, di architettura, della costruzione di
orologi. Volle
controllare con gli strumenti adatti i risultati delle
scoperte dei grandi
scienziati, acquisendo in questo modo una notevole abilità
tecnica: fu sempre
infatti un teorico, ma anche uno che sperimentava e
ricercava sul campo.
Nonostante la frenetica attività trovava anche il tempo di
poetare in latino e di
studiare la letteratura inglese: non abbiamo però notizia
di incontri personali
coi poeti del tempo.
Più Swedenborg viveva all’estero, più la Svezia gli
appariva antiquata e
arretrata. Poliedrico, dotatissimo, diligente e
consapevole del proprio valore,
innamorato della scienza moderna e delle nuove scoperte,
Emanuel non è più
il ragazzo che qualche anno prima ha lasciato la Svezia.
Il vescovo Jesper se
ne rende conto, se ne addolora, il figlio gli appare un
estraneo, e per farlo
rinsavire e tornare in patria ricorre a un mezzo che si
rivela in genere
infallibile: gli manda meno denaro. Swedenborg se ne
lamenta, ma non
ritorna. Si adatta, riduce le spese, ma resta in Inghilterra
e viaggia anche per il
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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paese. Infine decide di abbreviare il soggiorno a Londra
per conoscere anche
Francia e Olanda.
La sua meta principale è Parigi, con l’Acadèmie Royale,
analoga alla Royal
Society, coi suoi scienziati di grido. Andando a Parigi,
si ferma in Olanda, ma
di questo soggiorno non sappiamo molto. Di certo non si
lasciò sfuggire
l’occasione di allargare le sue conoscenze: «Sarebbe
troppo lungo», scrive in
una lettera al cognato, «citare tutti gli eruditi che ho
conosciuto durante
questo viaggio, dato che non ho mai perso l’occasione per
incontrarli e
neppure ho trascurato di visitare biblioteche, raccolte e
altre cose
interessanti».
A Leida, dove soggiornò per un certo tempo, si occupò a
fondo di
ornitologia e imparò a rilegare i libri e a molare le
lenti: da Londra, dove
aveva appreso molte altre attività artigianali, aveva
scritto al cognato: “E’ un
peccato che i matematici si attengano quasi esclusivamente
alla teoria. Spesso
ho pensato che sarebbe molto vantaggioso se a ogni dieci
matematici venisse
affiancato un bravo tecnico, che collaborasse con loro.
Quest’ultimo sarebbe
più utile degli altri dieci messi insieme”. E a questo
atteggiamento si attenne
sempre.
Finalmente raggiunse Parigi, dove rimase un anno. Era
munito di
raccomandazioni di amici svedesi e inglesi, e così gli si
aprirono le porte
dell’Acadèmie Royale. Non fu accolto come studente, ma
come amico
personale dei grandi scienziati inglesi, rivali per certi
aspetti di quelli francesi.
Poté raccontare, confrontare, fu lui stesso oggetto di
curiosità, tanto più che
come svedese poteva considerarsi neutrale nella contesa
tra inglesi e francesi
per il predominio scientifico. Il suo unico desiderio era
quello di imparare, e
riuscì a frequentare grandi astronomi, matematici,
architetti, filologi.
Lasciò Parigi nell’estate del 1714 e prima di rientrare in
Svezia volle
incontrare Leibniz, che viveva ad Hannover in Germania: ma
quando arrivò
ad Hannover Leibniz era a Vienna, e così l’atteso incontro
personale non
avvenne.
Swedenborg aveva trascorso quasi cinque anni all’estero, e
nonostante le
difficoltà aveva raggiunto i suoi scopi. Aveva soggiornato
nelle capitali della
scienza moderna, ne aveva conosciuto personalmente e
frequentato i massimi
rappresentanti, aveva appreso le più importanti lingue
europee e le tecniche
necessarie a proseguire i suoi studi. Conosceva
perfettamente il livello degli
studi scientifici del suo tempo e aveva elaborato progetti
suoi. Tornava in
patria portando con sé un ricco bottino: disegni e
progetti per invenzioni
meccaniche, destinati a segnare l’inizio della sua
attività in patria. Si trattava
di invenzioni tecniche e meccaniche adatte alla situazione
svedese e alle sue
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
16
necessità: pompe, chiuse, forni, gru, strumenti per le
miniere, la navigazione
interna, la guerra, la difesa delle coste.
A quel tempo le macchine che oggi risultano ovvie non
esistevano: la
tecnica era tutta da inventare e richiedeva fantasia,
inventiva, doti artigianali,
conoscenze scientifiche. Come dimostrano i suoi schizzi,
Swedenborg
possedeva in abbondanza tutto questo.
Gli sforzi tecnico-scientifici del tempo erano tesi a
questi scopi:
trasferimento meccanico per terra, acqua e aria, trasporto
meccanico di pesi,
costruzione di armi meccaniche. Le grandi scoperte della
tecnica moderna
(automobile, aereo, mitragliatrice) occupavano le menti
fin dall’inizio
dell’evoluzione tecnica, e già Leonardo ci si era
cimentato. Anche Swedenborg
aveva ben presenti queste necessità e nel tempo progettò
un’infinità di cose:
uno strumento musicale universale, nuove tecniche di
costruzione per le navi,
una pompa ad aria, un nuovo tipo di sifone, un sottomarino
di tipo militare,
un orologio ad acqua, un ponte levatorio; addirittura una
macchina volante,
che suscitò molto interesse (4).
(4) Swedenborg sapeva bene che per mancanza di forza
motrice adeguata i
tempi non erano maturi per la realizzazione di questo
progetto, tuttavia era
convinto che l’umanità un giorno avrebbe volato. In
effetti Swedenborg si
avvicinò alla soluzione del problema molto più di tanti
altri prima e dopo di
lui: non cercò infatti di imitare il volo degli uccelli,
come avevano fatto tutti
gli altri da Leonardo a Lilienthal, ma progettò una superficie
alare rigida, a
forma di volta, come poi è stata veramente realizzata.
Nel 1897 negli USA fu costruito a grandezza totale una
macchina volante
secondo il modello di Swedenborg, che si alzò fino a 15
metri e dopo qualche
decina di metri di volo precipitò. La macchina possedeva
uno stabilizzatore,
un meccanismo di manovra, una cabina di pilotaggio, ruote
di atterraggio e
un motore a elica! E questo era stato pensato nel 1716!
Swedenborg era
arrivato molto vicino alla soluzione. Il modello è ancora
esposto allo
Smithsonian Air Science Museum di Washington.
Ritorno in patria e attività scientifica
Gli incontri coi grandi della scienza europea avevano
sviluppato in
Swedenborg più che l’ideale di una professione specifica,
quello di un’attività
indipendente di ricerca. Tuttavia, appena tornato in
patria, attraverso il
cognato suggerisce all’università di Uppsala l’istituzione
di una facoltà
scientifica «utile e necessaria come quella di filosofia e
in grado di portare più
utili di quella al Paese, attraverso la fabbricazione di
manufatti, prodotti per le
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
17
miniere, la navigazione, eccetera». Indica anche come
reperire i fondi per una
simile istituzione. Ritiene indispensabile soprattutto un
insegnamento di
matematica e meccanica, a scapito eventualmente di uno di
teologia o lingua
greca. Ha in mente anche la creazione nel suo Paese di
qualcosa di analogo
alla Royal Society o all’Acadèmie Royale. Proposte
avveniristiche, che
incontrano però l’opposizione dei docenti, per lo più
conservatori. Anche il
vescovo Jesper, già urtato per la prolungata assenza del
figlio e i suoi
orgogliosi progetti, vede il diavolo dietro alle nuove
invenzioni che egli
progetta e alle innovazioni che ha in mente. Rifiuta
quindi di sovvenzionarlo
oltre e tra padre e figlio si crea da questo momento una
spaccatura insanabile,
nonostante l’intermediazione e i buoni uffici dell’ottimo
e sempre disponibile
Benzelius.
I progetti che Swedenborg ha portato con sé tornando in
patria non
trovano quindi subito l’accoglienza che il giovane si
sarebbe atteso. La cosa
più positiva dell’anno successivo al suo ritorno in Svezia
fu la ripresa del
contatto con Polhem, tuttora il primo scienziato svedese,
col quale fondò la
prima rivista scientifica della Svezia, dal titolo Il
Dedalo Iperboreo (cioè, il
Dedalo Nordico), che uscì dal 1716 al 1718. Molto
intelligentemente,
Swedenborg vide in questa rivista la possibilità, di
diffondere le proprie idee e
le proprie invenzioni, e vi lavorò con grande zelo,
pubblicandovi i suoi studi
su tutti i tipi di macchina che aveva progettato, compresi
quelli sul volo.
Il genio di Swedenborg fu scoperto da Carlo XII, il genio
politico della
Svezia. Il giovane sovrano non si occupava solo di
politica, ma si interessava
vivamente degli sviluppi della scienza. Era personalmente
esperto di
matematica e aveva un acuto senso scientifico. Amava
circondarsi di uomini
di scienza e arte: tra questi c’era naturalmente anche
Polhem - e con lui
Swedenborg, che ebbe così modo di parlare al re dei suoi
progetti personali,
trovando presso di lui quello che non aveva trovato presso
gli scienziati:
comprensione per il progetto di creare in Svezia una
Società di eruditi analoga
a quelle di Londra e di Parigi, destinata a contribuire al
miglioramento della
cultura e al benessere della nazione; comprensione anche
per i suoi progetti
scientifici, che affascinarono il re per la novità e
l’utilità economica e militare.
Carlo XII divenne regolare lettore del «Dedalo».
Con Polhem e il suo aiutante il re discuteva di economia e
di trasporti e del
loro miglioramento, e Polhem fu incaricato di progettare
imprese di enormi
proporzioni: costruzione di un cantiere navale presso
Karlkrona, creazione di
chiuse sul corso del Gote, che sfocia nel Kattegat e ha
varie cascate.
Swedenborg, come aiutante di Polhem, fece le misurazioni e
collaborò ai
calcoli e ai disegni. In premio per la sua opera, il re lo
nominò assessore
straordinario al Collegio delle Miniere, posizione di
primo piano essendo le
miniere il cespite primo dell’economia svedese.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
18
Swedenborg si era finora occupato solo occasionalmente di
miniere: suo
padre aveva una partecipazione a certe miniere di ferro, e
lui aveva già fatto
alcune invenzioni in questo campo, senza però dedicarvisi
sistematicamente.
Il nuovo incarico lo entusiasmò: aveva un posto sicuro, un
buon guadagno e la
possibilità di lavorare e sperimentare. A quel tempo
infatti presso le
università svedesi non c’erano laboratori di ricerca,
officine e attrezzature
meccaniche, però il Collegio Svedese per le Miniere aveva
un suo laboratorio,
che serviva a fare analisi chimiche e fisiche dei metalli
e a migliorare le
tecniche di estrazione. Swedenborg aveva così finalmente
quello che aveva
tanto desiderato: poteva collaborare coi migliori tecnici
svedesi e dar libero
sfogo alla sua inventiva e al suo desiderio di rendersi
utile alla patria.
La nomina di Swedenborg ad assessore straordinario alle
miniere non
avvenne senza proteste: ci fu tra i colleghi chi si oppose
appellandosi
all’inesperienza del giovane, ma il re non era disposto a
mettere in discussione
il suo potere assoluto e inoltre credeva nelle capacità di
Swedenborg. Del resto
la genialità del giovane assessore vinse tutte le
resistenze dei colleghi.
Presto Swedenborg fu in grado di dimostrare al re la
propria personale
abilità anche in altri campi: nel 1718, in occasione del
conflitto con la
Norvegia, inventò un modo per trasportare su rulli per
monti e valli due
galere, cinque barconi e una scialuppa per oltre venti
miglia, fatto che risultò
assai utile e accrebbe ulteriormente la stima del re.
Carlo XII e Swedenborg
divennero amici, e questa amicizia fu continuamente
rafforzata da incontri e
scambi di idee quasi quotidiani.
Nel frattempo Swedenborg prese ad occuparsi
sistematicamente di miniere
e scrisse anche uno studio descrittivo della situazione
mineraria svedese.
Occupandosi di miniere, finì per dedicarsi anche ai
reperti fossili calcificati
che venivano fuori scavando i minerali e che
testimoniavano di epoche
passate; da questo studio, da eclettico qual era, passò a
calcoli sull’età della
terra e a quelli delle epoche arcaiche. Continuò queste
indagini ogni volta che
ne ebbe l’occasione, praticamente ad ogni viaggio che
compiva per visitare le
miniere.
Non per questo abbandonò gli studi di matematica e
astronomia, e anzi
progettò un osservatorio in Svezia, che però non fu subito
realizzato per
mancanza di fondi; la sua realizzazione fu rimandata a
tempi migliori e poi
accantonata con la morte del re. Swedenborg continuò
tuttavia gli studi
astronomici coi mezzi che aveva a disposizione e fece
varie pubblicazioni in
materia. Negli stessi anni si occupò di anatomia dei nervi
e delle membrane, e
ne fece una pubblicazione che suscitò molto interesse.
Sperimentò sempre sul campo, scese in miniera, misurò
personalmente le
maree, smantellò pietre per ricercare metalli e fossili,
misurò i movimenti
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
19
degli astri, facendosi guidare soltanto dai fatti: ricavò
sempre la teoria dalla
pratica. Anche quando i suoi interessi cambiarono
indirizzo e - abbandonata
la scienza - si dedicò all’introspezione e alle visioni,
conservò questo modo di
operare e valutare. Fu insieme teorico e pratico, una
mente complessa, simile
per molti aspetti a Leibniz, per il quale aveva una grande
ammirazione.
Dopo la morte di Carlo XII
La morte precoce e improvvisa del re, che morì in
battaglia nel 1718, non
limitò l’attività di Swedenborg. Non era più l’amico
personale del re, tuttavia
quello che aveva fatto finora giustificava la sua
posizione di assessore. I suoi
progetti però venivano ora accolti con una certa
freddezza: egli era, ed era
sempre stato, un «outsider» del mondo accademico e aveva
sempre
considerato poco appetibile per sé un insegnamento universitario,
che fra
l’altro Carlo gli aveva offerto in alternativa alla carica
di assessore e che lui
aveva rifiutato in quanto come assessore conservava tutta
la sua libertà.
Questo suo distacco dal mondo accademico fece sì che negli
anni successivi,
pur essendo ormai famosissimo in patria e all’estero, la
Società di scienziati
che voleva fondare e alla quale teneva tanto fu creata a
Uppsala senza di lui, e
lui fu invitato a farne parte solo nel 1729: lo fecero
attendere ben cinque anni!
Mutata la situazione in patria, Swedenborg non si perde
d’animo e volge gli
occhi nuovamente all’estero: finora la sua posizione
presso il re l’aveva
completamente appagato e aveva pubblicato solo in svedese
perché gli
bastava l’attività in patria e il favore reale. Ora i suoi
progetti si ampliano:
vuole tradurre i suoi scritti in latino o francese e
spedirli all’estero per poter
partecipare ai dibattiti delle accademie di Parigi, Londra
e Berlino. Vuole
tornare all’estero come esperto di miniere, e in certi
momenti addirittura
pensa di lasciare la Svezia e di stabilirsi in un altro
paese. La morte
improvvisa ed inattesa di Carlo l’ha messo sì in
situazione di crisi, ma gli ha
fatto trovare i modi e le forze per reagire in maniera
forte e positiva.
In quegli anni non facili avviene anche la frattura con
Polhem, il quale vede
ormai in Swedenborg non più un assistente, ma un rivale. A
questa
separazione può aver contribuito anche un altro fatto:
frequentando la casa
dello scienziato, Swedenborg si era innamorato di sua
figlia Emerentia, una
ragazzina di appena 13/14 anni, che l’aveva rifiutato.
Swedenborg smise di
frequentare la casa del suo antico maestro, non solo: fece
anche solenne
promessa di non sposarsi mai. E la mantenne.
Il nuovo sovrano Federico I non mancò tuttavia di riconoscere
i meriti di
Swedenborg, il quale col tempo rinunciò al suo progetto di
stabilirsi all’estero.
Non rinunciò però a recarvisi con frequenza per
partecipare a incontri
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
20
scientifici, far stampare le sue numerose opere, visitare
le miniere straniere e
le industrie metallurgiche, incontrare studiosi e
scienziati. Tra il 1720 e il
1724, anno in cui ha inizio la sua metamorfosi, visita
Amburgo, Amsterdam,
Kopenhagen, Colonia e Lipsia: si reca poi a Berlino, Dresda
e Praga, soggiorna
per tre anni interi in Italia, soprattutto a Roma; torna
periodicamente a
Londra e fa un lungo soggiorno anche a L’Aia.
In tutti i suoi viaggi cerca di informarsi a fondo della
situazione scientifica
e del livello della ricerca dei paesi visitati. Acquista
libri scientifici e anche di
metafisica e cosmologia. Conosce i sapienti del tempo.
Impara e insegna,
vuole e cerca lo scambio di informazioni. E’ animato da un
ardore faustiano e
vuole conoscere il mondo e «la forza che lo tiene insieme».
In rapida
successione appaiono le sue grandi opere scientifiche:
testi di matematica,
geologia, cristallografia (una scienza che contribuì a
fondare), fisica,
mineralogia, un poderoso lavoro sul ferro, che ancora
decenni dopo fu
ripubblicato dall’Acadèmie Française come il miglior testo
disponibile
sull’argomento. Si occupò di anatomia e non perse di vista
neppure la filosofia
e lo studio di quelli che chiamò «i primi inizi delle cose
naturali». Di grande
interesse i suoi pensieri sulla crescita del nostro
sistema solare e sulle grandi
nebulose a spirale: espose infatti nelle sue opere la
«teoria nebulare» ben
prima che altri lo facessero. E tuttavia oggi si parla a
questo proposito solo di
«teoria Kant-Laplace»... Il libro di algebra che pubblicò
nel 1718 è il primo in
assoluto apparso in Svezia. Tutte le sue opere appaiono in
latino e vengono
pubblicate soprattutto all’estero (5).
(5) L’opera non religiosa di Swedenborg comprende ben 150
titoli.
Considerandola globalmente si nota una ben precisa progressione:
meccanica, matematica, mineralogia, cristallografia,
fisica, geometria,
chimica, astronomia, cosmologia, biologia, anatomia
(particolarmente
importante una sua opera sul cervello), filosofia,
psicologia.
Le opere religiose sono 36, per un totale di circa 20.000
pagine.
Le accademie gli aprono le porte: è ormai un uomo
arrivato, la sua
compagnia è ricercata ovunque si rechi, le riviste
scientifiche fanno a gara per
presentare i suoi libri e i suoi studi. Ma proprio quando,
dopo tanto lavoro, ha
raggiunto tutto questo, inizia una nuova fase nella sua
vita di uomo e
ricercatore.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
21
La metamorfosi
A 56 anni, nel 1744, Swedenborg era quello che si dice un
uomo arrivato e
aveva raggiunto il culmine della carriera scientifica: era
universalmente
stimato e ammirato, in stretto rapporto con la corte
svedese e i maggiori
letterati, filosofi e scienziati d’Europa. Era amico dei
membri del Parlamento
svedese, e membro lui stesso della Camera dei Nobili.
Conosceva otto lingue e
il suo «smoderato desiderio» (sono sue parole) di
approfondirsi in tutti i
campi dello scibile aveva fatto di lui una mente
enciclopedica, certamente uno
dei protagonisti del Settecento europeo.
Aveva raggiunto la sicurezza economica e sociale: si era costruito
una casa
di campagna presso Stoccolma, dove viveva quando era in
patria e dove
poteva lavorare e meditare senza essere disturbato. Era
del resto di abitudini
sobrie e modeste, non beveva ed era di gusti alimentari
semplicissimi. Aveva
al suo servizio due persone, marito e moglie, che si
occupavano della casa,
dell’orto e del giardino. Essendo rimasto celibe (non fu
mai però un misogino,
e anzi il suo Diario dei sogni rivela impulsi
erotici molto chiari, motivo per
cui quest’opera per molto tempo è stata ritenuta troppo
scabrosa...), non era
legato ai tempi di una famiglia per cui non aveva mai
orari regolari e di
riposo. Era però molto socievole, amava la compagnia,
riceveva spesso visite
ed era sovente invitato a cena nelle case degli amici,
dove si recava con
piacere.
Nei quarant’anni in cui si era dedicato alla scienza,
Swedenborg non si era
più occupato di religione. All’ardore mistico infantile
era subentrato un totale
ribaltamento di interessi, con esclusione - forse
volontaria - di ogni
atteggiamento di fede per non influenzare in alcun modo la
ricerca scientifica.
Si era anche allontanato da ogni pratica religiosa, e
occorse veramente una
particolare «chiamata» perché cambiasse radicalmente il
suo atteggiamento.
Come si intuisce dalle sue opere, aveva continuato a
credere in un Dio
creatore e in una vita dopo la morte, ma per decenni non
aveva sentito la
necessità di confrontarsi direttamente con questi
problemi. Del resto anche
dopo la sua metamorfosi rimase sempre lontano da ogni
dogmatismo, dai
libri di teologia e dalle dispute del tempo: da scienziato
Swedenborg divenne
un mistico, uno cioè che fa esperienza diretta di Dio
senza bisogno di
intermediari (6).
(6) Non va dimenticato che in casa del vescovo Jesper non
si respirava l’aria
dell’ortodossia luterana tipica del tempo, ma quella del
pietismo, che
privilegiava l’esperienza intima, la misericordia, la
pietà, la fede vissuta.
Quindi la «chiamata» riportò Swedenborg a una matrice
nota, a un terreno
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
22
congeniale.
Alla crisi religiosa Swedenborg arrivò quasi
inavvertitamente, quando dopo
aver studiato la natura si mise alla ricerca del principio
unificatore che tutto
collega, e dallo studio del corpo umano volle passare a
quello della psiche e
dell’anima. La crisi religiosa non arrivò di colpo –
maturava certamente da
tempo, covava sotto la cenere - e la visione che segnò la
metamorfosi
definitiva trovò un terreno già predisposto, quasi in
attesa.
I primi segni di un cambiamento radicale di orizzonti furono
i sogni: quelli
di cui ci ha lasciato testimonianza nel suo Diario.
Da precursore anche in
questo campo, Swedenborg ne riconobbe il carattere
particolare e tentò di
interpretarli: erano sogni che gli portavano intuizioni e
simbolicamente gli
preannunciavano nuovi indirizzi: come il sogno che fece
tra il 25 e il 26 marzo
1744, in cui vide se stesso prendere una chiave con la
quale riusciva ad aprire
una porta chiusa. Sono spesso i sogni che lo aiutano nel
suo lavoro scientifico,
esprimono le sue intuizioni, gli trasmettono messaggi
fondamentali per la sua
evoluzione.
Oltre ai sogni, in questo primo periodo della sua crisi ci
sono le visioni
della luce: è una sorta di illuminazione interiore,
abbinata a visioni di luci o
fiamme. Tali visioni lo accompagneranno anche in seguito e
saranno sempre
per lui un segno della conferma divina delle sue
intuizioni. Si rende conto che
sogni e visioni gli trasmettono una conoscenza superiore e
comincia a tendere
esclusivamente ad essa. Si dedica alla meditazione e riprende
a praticare la
«respirazione spirituale» che da bambino usava
intuitivamente e gli
consentiva di rendere più intensa la preghiera (7). Ovvio
che sogni e visioni di
luce producano in Swedenborg conflitti interiori: è uno
scienziato dedito alla
ricerca empirica e all’osservazione attenta dei fenomeni
naturali - e il nuovo
indirizzo non può che turbarlo. Nel tempo però sogni,
intuizioni,
illuminazioni e visioni divengono sempre più ricchi, ampi,
completi, lo
coinvolgono sempre più, lo convincono che in lui si sta
operando una
metamorfosi destinata a renderlo degno di accogliere
rivelazioni superiori, e
capace di trasmetterle.
(7) Alla respirazione Swedenborg attribuì sempre molta
importanza e in
Arcana Coelestia espresse
la sua dottrina della doppia respirazione: ogni
uomo ha una respirazione esteriore e una interiore. La
prima è del mondo,
la seconda del cielo. Quando l’uomo muore, la respirazione
esteriore cessa,
mentre quella interiore, che durante la vita terrena è
rimasta silenziosa e
non percepibile, continua.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
23
Il nuovo stato d’animo lo porta a rileggere la Bibbia e a
frequentare di
nuovo la chiesa. La figura dei padre, il quale finché era
vissuto aveva
disapprovato il corso che aveva preso il suo pensiero e
con cui per anni
c’erano state tante incomprensioni, gli appare ora come
una guida sicura. Nel
marzo del 1744 il padre gli appare più volte nelle
visioni: lo chiama, lo
abbraccia e lo invita a cambiare modo di vedere e ad
accettare la missione
spirituale prevista per lui.
Come testimonia il Diario dei sogni, sogni e
visioni non sono sempre
sereni, a volte anzi sono nettamente angosciosi, segno
evidente della sua lotta
interiore, della sua insicurezza, del suo desiderio di
superare dubbi e
incertezze per affrontare la nuova via che gli si
prospetta. Sono espressione
della sua paura di commettere errori, sono le tentazioni
della carne che
ancora si ribella, il suo desiderio di purezza interiore.
La crisi definitiva lo coglie mentre sta preparando la
pubblicazione del
Regnum animale, la
grande opera scientifica risultato di anni e anni di
studi e ricerche sulla vita organica, l’anatomia
dell’organismo umano e
animale, le funzioni degli organi e del cervello. Un’opera
destinata ad esaltare
la gloria di Dio attraverso la natura da Lui creata.
Nella notte tra il 6 e il 7 aprile, dopo tentazioni e
angoscie per superare le
quali ha invocato l’aiuto divino, gli appare Cristo, il
Dio liberatore che si rivela
all’uomo. E’ la notte di Pasqua, e Swedenborg viene colto
da un tremito
violento in tutto il corpo accompagnato da un fruscio come
di vento. Un’estasi
celeste lo invade e si accorge di parlare senza che sia
lui a pronunciare le
parole: «O Tu Gesù Cristo onnipotente, che nella Tua
grande pietà sei venuto
a visitare questo peccatore, rendimi degno della Tua
grazia!». Swedenborg
prega ed ecco che sente una mano stringere la sua: «O Tu
che hai promesso di
accogliere nella tua grazia i peccatori, non puoi fare
altro che mantenere la
Tua parola!». Allora, racconta Swedenborg nel suo Diario
Spirituale
(scritto esclusivamente ad uso personale e pubblicato solo
dopo la morte del
suo autore), «fui sul Suo petto e lo guardai in volto! Era
un volto di tale
espressione di santità che non so descriverlo. Sorrideva e
credo che quello
fosse proprio il suo viso quando viveva sulla terra. Egli
si rivolse a me e mi
chiese se avevo il “lasciapassare sanitario”, e io
risposi: “O Signore, lo sai
meglio di me”, al che Lui rispose: “Fallo dunque”, e io
capii: “Fai quello che
hai promesso”. “O Signore, dammi la Tua grazia perché ne
sia capace!”».
Il richiamo al «lasciapassare» è un ricordo
dell’esperienza avuta da
Swedenborg quando da ragazzo era andato a studiare in
Inghilterra: era
entrato a Londra senza il lasciapassare sanitario, lui che
veniva da un paese
dove imperversava la peste, e questa impresa gli era quasi
costata la vita. Ora,
dopo tentazioni e angoscie, sta per approdare alle rive
del mondo spirituale, e
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
24
gli viene chiesto se ha il lasciapassare, cioè se è degno
di entrare e pronto a
farlo, se ha superato la quarantena delle tentazioni e dei
dubbi.
Questa visione segna la svolta definitiva nella vita di
Swedenborg, il quale
si rende conto che ciò che conta e che salva non è il
sapere scientifico cui
finora ha dedicato tutto se stesso, ma la conoscenza del
Dio personale che gli
si è manifestato sotto l’immagine del Figlio. Non più il
Dio oscuro e
misterioso che governa le leggi della natura, ma Cristo
che ha visto in volto e
che diviene d’ora in avanti il centro dei suoi pensieri e
della sua vita. Il suo
orgoglio di scienziato svanisce come neve al sole, e
Swedenborg si volge al
compito che lo attende.
Non ha però ancora un’idea chiara della missione alla
quale si sente
chiamato: è pronto al compito, ma ancora non lo conosce,
esso gli risulta
ancora indefinito. Dentro di lui tutto cambia: è pervaso
di gioia profonda,
cerca di rendersi degno della visione che gli è stata
concessa. Esteriormente la
sua vita resta quella di sempre, non parla a nessuno delle
sue esperienze, e nel
Diario Spirituale scrive:
«Nel frattempo fui sempre in società come prima e
nessuno poté notare il minimo cambiamento in me. Questa fu
grazia di Dio».
Attraverso i sogni comincia a capire che il suo compito è
«scrivere di ciò
che è superiore, e non di cose terrene... Possa Dio
illuminare i miei dubbi,
perché io sono ancora in una certa oscurità sulla
direzione che devo
prendere».
Come testimonia il Diario, il 1744 trascorre in
questa tensione.
Swedenborg prega, si interroga, attende, studia la Bibbia.
Nel 1745, mentre è a
Londra, grazie a un’altra visione supera definitivamente
la crisi. E’ la metà di
aprile, è passato un anno esatto dalla prima visione. In
quest’anno
Swedenborg ha pubblicato il terzo volume del Regnum
Animale e i due
volumi di Della saggezza e dell’amore di Dio. Ecco,
con le parole di
Swedenborg, l’esperienza determinante: «Ero a Londra e
stavo pranzando nel
mio abituale ristorante. Ero affamato e mangiavo con
grande appetito. Verso
la fine del pasto mi accorsi che una specie di nebbia mi
si faceva davanti agli
occhi. La nebbia divenne più fitta e io vidi il pavimento
della stanza coperto
dei più orribili animali striscianti, serpenti, rospi e
simili. Io ero stupefatto,
perché ero in piena coscienza. Poi l’oscurità divenne più
completa per sparire
infine completamente, e ora in un angolo della stanza vidi
seduto un uomo
che mi terrorizzò con le sue parole. Mi disse infatti:
«Non mangiare tanto!».
Poi tutto si oscurò di nuovo, ma di colpo si rifece luce e
mi ritrovai solo nella
stanza. Questa visione mi indusse a tornare rapidamente a
casa. Durante la
notte mi si ripresentò lo stesso uomo, il quale mi disse
che era Dio, il creatore
del mondo e redentore, e che mi aveva scelto per spiegare
agli uomini il senso
spirituale delle Sacre Scritture; lui stesso mi avrebbe
dettato quello che avrei
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
25
dovuto scrivere su questo soggetto. In quella stessa
notte, per convincermi, mi
fu mostrato il mondo spirituale, l’inferno e il cielo,
dove incontrai parecchie
persone di mia conoscenza e di tutti i ceti sociali. Da
quel giorno rinunciai a
ogni interesse scientifico terreno e lavorai soltanto alle
cose spirituali,
secondo quello che il Signore mi aveva ordinato. In
seguito il Signore aprì gli
occhi del mio spirito, così che mi trovai in grado di
vedere mentre ero
pienamente desto quello che avviene nell’altro mondo, e di
parlare con gli
angeli e gli spiriti».
Il veggente
Si può affermare che tutta l’opera scientifica finora
compiuta da
Swedenborg costituisca una sorta di preparazione a quello
che doveva essere
l’autentico compito della sua vita, quello per il quale è
rimasto famoso. Nella
sua carriera di scienziato aveva acquisito capacità di
osservazione, di analisi e
di sintesi, sapeva autodisciplinarsi e valutare il valore
del proprio lavoro e
delle teorie che formulava; aveva una notevolissima
abilità organizzativa e
una straordinaria capacità di lavoro. Sapeva come si
prepara un manoscritto,
era in grado di confezionare copie perfette pronte per la
pubblicazione. Era
pronto per il gran balzo.
La visione di Londra gli diede le ali: ora sapeva in che
cosa consistesse il
compito che lo attendeva. Doveva rivelare il vero senso
della Bibbia e
descrivere l’altra dimensione: spiriti e angeli saranno d’ora
in poi suoi
maestri. La sua vita ha uno scopo nuovo, al quale si
dedica con tutto se stesso.
Lo scienziato diventa mistico, veggente e profeta.
Col tempo le visioni si fanno più nitide, le certezze
interiori sempre più
salde, il contatto con l’altra dimensione, gli angeli e
gli spiriti dei trapassati
sempre più agevole e «normale». Cresce in lui la
consapevolezza della propria
vocazione e del proprio compito.
Egli stesso molti anni dopo, nel 1769, descrisse come
fosse avvenuta la
trasformazione: «Mi fu chiesto come mai io che ero
filosofo sia diventato un
teologo. Risposi che ciò avvenne allo stesso modo in cui i
pescatori furono
fatti dal Signore suoi discepoli e apostoli; e aggiunsi
che fin dalla prima
gioventù ero stato un pescatore spirituale. Richiesto che
cosa io intenda per
pescatore spirituale, risposi che intendo con ciò un uomo
che indaga le verità
naturali e le verità spirituali, e le insegna».
Swedenborg si sente quindi un nuovo apostolo e anche in
seguito
sottolineò sempre l’analogia delle sue visioni con quelle
dei profeti biblici e
degli apostoli. Si convinse addirittura che la sua opera
dilatasse e completasse
il piano di salvezza del Signore. Modesto e mite nella
vita quotidiana e nel
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
26
rapporto col prossimo, ha un alto concetto della propria
missione, che ritiene
destinata ad aprire una nuova era.
Tutto ora gli sembra un impedimento al nuovo compito: i
vecchi impegni,
la professione, le cariche avute finora. Adesso deve
dedicarsi soltanto alle
visioni che il suo occhio interiore gli rivela e
all’illustrazione del vero senso
della parola divina: già nel 1747 pubblica Arcana
Coelestia, dedicata
appunto a questo fine.
Nello stesso anno dà le dimissioni dal Reale Collegio
delle Miniere,
giustificandole con altri compiti che non definisce. Le
dimissioni vengono
accettate con rammarico, ma il mutamento di Swedenborg,
nonostante la sua
riservatezza, non passa inosservato. Del resto lui sa bene
quello a cui va
incontro: il destino di tutti i profeti e i visionari è
stato sempre quello di essere
presi per pazzi. E l’epoca in cui egli dava inizio alla
sua attività non era certo la
più adatta ad accettarla: siamo infatti in pieno
Illuminismo, in piena età dei
lumi, in pieno empirismo e materialismo. La ragione umana
indaga e rivela
tutto, smaschera miti e leggende, non crede più ad angeli
e demoni, mette al
bando la magia. Swedenborg sa bene che lo prenderanno per
pazzo, ma non
può fare a meno di fare quello che fa. E’ interessante a
questo proposito
riportare le parole che egli disse al conte di Höpken,
rappresentante tedesco
alla corte svedese, il quale gli aveva chiesto come mai
avesse pubblicato i suoi
scritti visionari che per tanti non erano altro che
menzogne e illusioni: «Ho
ordine dal Signore di scriverli e pubblicarli. Non creda
che senza questo
espresso ordine mi sarebbe mai venuto in mente di far cose
di cui so in
anticipo che saranno prese per menzogne e mi renderanno
ridicolo agli occhi
di molti. Così facendo però ho la soddisfazione di aver
ubbidito all’ordine del
mio Dio...».
Per uno scienziato del suo rango, il rischio di esser
ritenuto pazzo e
ridicolizzato è quanto di peggio possa accadere: tuttavia
lui l’accetta, e non si
può negare che questo sia un segno di grande umiltà e una prova
dell’autenticità della sua missione. Il «caso Swedenborg»
fece epoca anche tra
i teologi; pochi anni prima di morire il veggente fu
addirittura accusato di
eresia da certi parroci che non riuscivano ad accettare la
realtà del suo
contatto con l’altra dimensione. Swedenborg comunque
sopportò sempre: i
suoi angeli lo rassicuravano dicendogli che niente di male
gli sarebbe
accaduto. E del resto, essendo un laico, poteva
permettersi di scrivere più cose
di quante se ne sarebbe potute permettere un sacerdote.
Nonostante queste
polemiche, non perse la stima dei suoi amici e della Corte
svedese e continuò
a condurre praticamente la vita che aveva sempre condotta,
anche se essa si
fece sempre più silenziosa e riservata. Nella sua casetta
in campagna
conduceva un’esistenza sempre più spartana: lavorava tutto
il giorno,
dormiva al freddo e appena si svegliava si preparava da
solo il caffè, di cui
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
27
faceva un grande consumo, e si metteva al lavoro. Solo nel
suo studio c’era
sempre il caminetto acceso, e lui stesso provvedeva
personalmente ad
alimentarlo.
Swedenborg godette sempre di un’ottima salute e a 84 anni,
l’età in cui
morì, era ancora agile e svelto come un giovanotto. I
piccoli disturbi che
aveva, per esempio il mal di denti, li attribuiva ai
demoni, come al tempo suo
aveva fatto suo padre, e quindi non li curava.
Problemi economici non ne aveva: oltre a poter contare su
una discreta
eredità paterna (il vescovo Jesper aveva avuto delle quote
di certe miniere), il
re gli aveva concesso fino alla morte la metà del suo
stipendio di assessore.
Poté così continuare a viaggiare come aveva sempre fatto e
a pubblicare i suoi
libri in proprio.
Come abbiamo detto, non viveva da solitario: riceveva
spesso visite dagli
amici, da lettori dei suoi libri, da studiosi svedesi e
stranieri che volevano
conoscerlo, da curiosi. Frequentava con piacere la società
ed era sempre
allegro e piacevole, galante con le signore. La sua
presenza era carismatica,
suscitava immediatamente rispetto e ammirazione e anche chi
non credeva in
lui restava incantato ad ascoltarlo quando parlava del
mondo degli spiriti.
Continuò a viaggiare molto, specie in Olanda e in
Inghilterra, dove faceva
pubblicare le sue riviste. Viaggiava naturalmente per
mare, e si racconta che
quando lui era a bordo il tempo fosse sempre buono e il
vento favorevole, e i
viaggi veloci e sicuri: lui ne attribuiva il merito ai
suoi angeli! All’estero
prendeva in affitto un paio di stanze e vi conduceva lo
stesso semplice tipo di
vita che conduceva a Stoccolma.
Le visioni che lo accompagnarono fino alla morte
avvenivano in questo
modo: mentre quelle dei mistici avvengono in genere in
stato di estasi, con
esclusione quindi della coscienza vigile, quelle di
Swedenborg avvenivano in
piena consapevolezza. Era quindi contemporaneamente
cittadino della terra e
del cielo e aveva rapporti sia con gli uomini che con gli
angeli. Vedeva al
tempo stesso il visibile e l’invisibile. Il più delle
volte le sue visioni avvenivano
in stato di veglia, a occhi aperti, altre volte a occhi
chiusi, oppure tra veglia e
sonno. Qualche volta «vedeva» in sogno: un sogno tutto
speciale, quello che
oggi chiameremmo un sogno lucido. In questi casi, e solo
in questi, la
coscienza diurna era offuscata.
Le visioni gli trasmettevano insegnamenti che egli poi
sistematizzava nei
suoi scritti; altre volte «vedeva» immagini che poi gli
angeli gli spiegavano. In
lui la visione nasceva dalla contemplazione, dalla
meditazione sui problemi e
gli argomenti sui quali si concentrava. Era quindi in
grado di controllare le
proprie visioni, che non lo coglievano improvvisamente, ma
venivano
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
28
richiamate dal suo pensiero o dalla preghiera. Oltre che
gli angeli, vedeva i
defunti e si intratteneva con loro. Aveva la possibilità
di incontrare
volontariamente determinati defunti, ma non lo fece mai
per soddisfare mere
curiosità.
Dopo aver avuto le visioni, scriveva a gran velocità: lui
stesso affermava di
usare una sorta di scrittura automatica. A chi si stupiva
che i suoi manoscritti
non mostrassero correzioni di sorta, spiegava che lui era
soltanto un
«segretario» e scriveva quanto gli veniva dettato. Fino
alla morte ebbe una
produzione letteraria copiosissima, che si spiega soltanto
ipotizzando un
automatismo.
Queste sue visioni, che gli lasciarono sempre una
personalità integra e
serena e che egli espose così bene nei suoi scritti, non
sono certo indice di
disturbo mentale o psicopatologico. Una prova ulteriore
del valore è
rappresentata dall’influsso che esse esercitarono sulla
letteratura nordica e
anglosassone, specie quella romantica, e su personalità
quali Goethe, Balzac,
Strindberg e C.G. Jung.
E’ bene precisare che Swedenborg non intese mai fondare
una «nuova
chiesa», ma semplicemente fare nuove formulazioni di fede,
sulla base di
quanto gli veniva detto e mostrato: le varie «Società
Swedenborg» esistenti in
alcune nazioni europee e negli Stati Uniti (8) sono sorte
molti anni dopo la
sua morte, avvenuta a Londra il 29 marzo 1772.
(8) Per l’elenco e gli indirizzi delle «Società
Swedenborg», che curano fra
l’altro la pubblicazione in varie lingue (specie inglese, francese e
tedesco)
delle opere del veggente, si veda l’appendice nelle ultime
pagine di questo
volume.
L’ultimo viaggio
A 82 anni, nel 1770, Swedenborg affrontò il suo ultimo
viaggio all’estero.
Evidentemente sentiva che non sarebbe tornato in Svezia,
perché prima di
partire prese congedo dagli amici più cari, provvide a
dare una pensione alla
coppia dei suoi fedeli servitori, fece testamento e disse
al suo vecchio amico e
vicino di casa: «Non so se tornerò; però posso
assicurarti, giacché il Signore
me l’ha promesso, che non morirò finché non sarà
pubblicato questo libro che
è ormai pronto per la stampa». Si riferiva al manoscritto
di Vera christiana
religio, che apparve
in Olanda nel 1771.
Un conoscente andò a trovare Swedenborg ad Amsterdam
durante la
stampa del libro e riferì che il veggente, nonostante
l’età avanzata, lavorava
indefessamente alla lettura e alla correzione delle bozze.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
29
Stampata l’opera, Swedenborg lasciò Amsterdam e nel
settembre 1771
raggiunse Londra. Qui, come era sua consuetudine, prese
alloggio presso una
famiglia e continuò a lavorare ai suoi libri. In dicembre
lo colse una paralisi,
che lo lasciò per tre settimane in stato di incoscienza e
gli tolse la parola. Nel
corso dei mesi successivi, tuttavia, Swedenborg si riprese
e ricominciò a
parlare.
Fu durante questo periodo che avvenne l’episodio di John
Wesley, ministro
della chiesa anglicana, al quale Swedenborg preannunciò
che la sua morte
sarebbe avvenuta il 29 marzo 1772.
Swedenborg aveva allora 84 anni; la malattia durò qualche
mese, ma egli
rimase lucido fino alla fine. Durante quel periodo, il
noto pastore metodista
John Wesley ricevette con sua grande sorpresa una lettera
di Swedenborg che
diceva: «Signore, sono stato informato nel mondo degli
spiriti che lei desidera
avere una conversazione con me». La sorpresa di Wesley
derivava dal fatto
che, sebbene la cosa rispondesse a verità, lui non aveva
mai manifestato a
nessuno il suo grande interesse per Swedenborg. Rispose
allora che stava per
partire per l’America, ma che al suo ritorno in aprile
sarebbe stato felice di
incontrare il veggente. Al che Swedenborg rispose che non
sarebbe stato
possibile perché il 29 marzo lui avrebbe lasciato la vita
terrena. Il che
puntualmente avvenne.
A un visitatore che gli chiedeva se ciò che aveva scritto
fosse vero,
Swedenborg, pochi giorni prima di morire, disse: «Così
come voi vedete
veramente me davanti ai vostri occhi, altrettanto vero è
ciò che ho scritto. E
avrei potuto dire di più se mi fosse stato permesso.
Quando entrerete
nell’eternità, vedrete ogni cosa personalmente, e allora
voi ed io avremo molte
cose su cui discutere».
Spirò serenamente, dopo aver ricevuto i sacramenti dal
ministro della
chiesa svedese a Londra e fu sepolto sotto l’altare di
questa stessa chiesa.
Come abbiamo già riferito, le sue spoglie furono traslate
in Svezia nel 1910.
Il medium
Quest’uomo dotato di un carisma particolarissimo e unico
che lo trasformò
da scienziato in veggente, è stato anche uno dei soggetti
più dotati e
interessanti che si conoscano nel campo dei fenomeni
paranormali. Tra i suoi
contemporanei ci fu senza dubbio chi lo considerò un
allucinato, però è certo
che quando le sue comunicazioni soprannaturali potevano
essere controllate
risultavano infallibilmente esatte.
Swedenborg affermava di poter parlare con spiriti di
trapassati che gli
apparivano regolarmente. La biografia del veggente scritta
da Christian Cuno,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
30
industriale svedese che per tutta la vita fu suo intimo
amico, contiene una
casistica molto interessante che riportiamo. In Svezia si
era per esempio
sparsa la voce che il re del Portogallo avesse fatto
mettere a morte il vescovo
di Coimbra: Swedenborg però affermò di aver parlato col
Papa, morto da
pochi giorni, e di aver saputo che la notizia non era
vera. Si seppe poi che le
cose stavano proprio come Swedenborg aveva affermato.
Un’altra volta, nel 1762, Swedenborg si trovava ad
Amsterdam tra molte
persone, quando cambiò improvvisamente espressione e
rimase a lungo
assorto in qualcosa che doveva evidentemente essere
terribile. Quando si
riprese, gli fu chiesto cosa fosse successo, e lui dopo
qualche attimo di
esitazione rispose: «Lo zar Pietro III è stato strangolato
in questo momento in
prigione». La notizia fu in seguito confermata dai
giornali: il fatto era
avvenuto nello stesso giorno e nella stessa ora in cui il
veggente aveva avuto la
sua visione.
Altri tre fatti di grande rilievo sono narrati nel famoso Sogni
di un
visionario,
l’opera che Emmanuel Kant dedicò a Swedenborg e che fu
pubblicata nel 1766. Il primo racconto qui riportato è
molto breve, per cui è
preferibile utilizzare la versione data da Kant stesso a
Charlotte Knobloch il 10
agosto 1768: il documento è importante anche perché
successivo solo di pochi
anni ai fatti. Eccolo:
«Il fatto seguente mi sembra possedere una straordinaria
forza
dimostrativa, in grado di eliminare ogni dubbio. Era il
1756 quando
Swedenborg, negli ultimi giorni di settembre, un sabato
verso le quattro del
pomeriggio, raggiunse Gothenborg (9). Qui William Castel
l’invitò a far parte
di un gruppo di amici che aveva riunito a casa sua. Alle
sei di sera
Swedenborg, che era uscito in giardino, rientrò in sala
pallido e agitato e disse
che in quel momento era scoppiato un incendio a Stoccolma,
nel Südermalm,
e che il fuoco si stava diffondendo con violenza in
direzione della sua casa. Era
turbato e agitato oltre misura e uscì più volte. Disse che
la casa di un suo
amico, di cui fece il nome, era ridotta in cenere e che la
sua stessa casa correva
un grande pericolo. Alle otto, dopo essere uscito di
nuovo, esclamò con gioia:
«Grazie a Dio, l’incendio si è fermato tre porte prima
della mia!». Questa
notizia sorprese enormemente il gruppo di amici e anche la
città, dove la
notizia si diffuse rapidamente. La sera stessa ne fu
informato il governatore, il
quale la mattina dopo chiamò Swedenborg e l’interrogò in
proposito. Il
veggente gli descrisse dettagliatamente l’incendio, il suo
inizio, la sua durata,
la sua fine. La notizia si diffuse lo stesso giorno in
tutta la città, tanto più che
il governatore stesso se ne era informato, e un gran
numero di persone era in
pena per i propri beni e quelli dei loro amici.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
31
(9) Swedenborg veniva dall’Inghilterra. Gothenborg si
trova sulla costa
Occidentale della penisola scandinava, mentre Stoccolma è
su quella
orientale. La distanza tra le due città è di oltre 400 km
in linea d’aria.
La sera del lunedì arrivò a Gothenborg una staffetta che i
commercianti di
Stoccolma avevano inviato durante l’incendio. Nella
lettera che portava, la
catastrofe era descritta in ogni dettaglio esattamente
come Swedenborg
l’aveva preannunciata. La mattina del martedì il
governatore ricevette un
corriere reale con una relazione dell’incendio e delle sue
conseguenze, delle
perdite che aveva causato e delle case che aveva
distrutto, senza che si potesse
notare la minima differenza tra queste indicazioni e
quelle fornite da
Swedenborg. In effetti l’incendio era stato domato alle
otto.
«Che cosa si può opporre
all’autenticità di questo avvenimento?» si chiede
Kant in conclusione. «L’amico che mi scrive ha controllato
ogni cosa, non
soltanto a Stoccolma ma circa due mesi fa a Gothenborg
stessa: egli è persona
ben introdotta presso le famiglie dei notabili del luogo e
ha potuto informarsi
dettagliatamente in una città in cui vive ancora la
maggior parte dei testimoni
oculari, visto che poco tempo è passato dal 1756» (10).
(10) Kant aveva avuto le sue informazioni nel 1759.
Il secondo fatto riferito da Kant riguarda il ritrovamento
di una ricevuta
grazie a una visione di Swedenborg: anche per questo caso
il grande filosofo si
era ben documentato sul luogo presso i diretti
interessati:
«La signora Marteville, vedova dell’inviato olandese a
Stoccolma, venne un
po’ di tempo dopo la morte di suo marito richiesta
dall’orefice Croon del
pagamento del servizio d’argento che quegli si era fatto
fare presso di lui. La
vedova era convinta che suo marito era un uomo troppo
preciso ed ordinato
per non aver pagato questo debito, ma non poteva produrre
alcuna quietanza.
In questo frangente assai grave, perché il valore era
considerevole, mandò a
chiamare il signor Swedenborg. Dopo alcuni convenevoli gli
disse che se egli
aveva, come tutti asserivano, la facoltà straordinaria di
parlare con le anime
dei morti, doveva avere la bontà di informarsi presso suo
marito circa la
richiesta per il servizio d’argento. Swedenborg non mise
difficoltà ad
accogliere la sua preghiera. Tre giorni dopo la predetta
signora aveva presso
di sé un certo numero di invitati a prendere il caffè.
Venne il signor di
Swedenborg e le diede col suo modo freddo notizia di aver
parlato col marito:
il debito era stato pagato sette mesi prima della sua
morte e la quietanza era
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
32
in un mobile che si trovava al piano superiore. La signora
rispose che questo
mobile era stato completamente vuotato e che fra tutte le carte
non s’era
trovata la quietanza. Swedenborg disse che suo marito gli
aveva mostrato
come, togliendo un cassetto al lato sinistro, veniva in
luce una tavola,
spingendo via la quale si trovava una cassetta dove era
contenuta la sua
corrispondenza olandese e dove si sarebbe trovata anche la
quietanza.
Dietro queste indicazioni la signora si recò con tutta la
compagnia al piano
superiore; si aprì il mobile, si procedette secondo
l’istruzione e si trovò la
cassetta, di cui si ignorava l’esistenza, con dentro tutte
le carte indicate, in
mezzo alla più grande meraviglia di quelli che erano
presenti...».
Il terzo fatto è il seguente. La regina Luisa Ulrica di
Svezia, sorella di
Federico II il Grande, ricevette un giorno verso la fine
del 1761 una lettera di
sua sorella la duchessa di Brunswich, in cui questa
lamentava di non essere
stata informata di una cosa di cui tutti i giornali
parlavano e che era oggetto di
tutte le conversazioni, cioè dell’esistenza a Stoccolma di
un uomo che
affermava di essere in continuo contatto con gli spiriti.
La regina allora si
rivolse al suo consigliere, il conte Scheffer, che era
presente con altre persone
e gli chiese se fosse vero che una persona simile
esistesse e, in caso
affermativo, se per caso non fosse un pazzo. Il conte rispose
che la persona
esisteva e che era un uomo nel pieno possesso delle sue
facoltà mentali, e anzi
un saggio, membro della Camera Svedese dei Nobili. La
regina allora chiese di
incontrarlo.
Essendo Scheffer amico intimo di Swedenborg, gli fu facile
condurlo a
corte. La regina accolse il veggente con grande cortesia e
lo pregò di una
commissione presso suo fratello, il principe Guglielmo di
Prussia, morto tre
anni prima. Swedenborg rispose che accettava ben
volentieri. Allora la regina,
alla presenza del re e di Scheffer, espose al veggente la
sua richiesta.
Swedenborg promise di esaudirla. Qualche tempo dopo
Swedenborg tornò a
corte e comunicò alla regina il risultato della
commissione: lei ne rimase così
stupita che svenne. Tornata in sé, disse queste sole
parole: «E’ una cosa che
nessun mortale avrebbe potuto dirmi!».
Questo il racconto che Swedenborg stesso fece al generale
Tuxen, il quale
ne fece oggetto di una lettera che è stata conservata.
Kant nei Sogni di un
visionario riferisce
brevemente il fatto; in seguito fece una piccola inchiesta
in merito e due anni dopo la pubblicazione del suo libro
scrisse a Charlotte
Knobloch una lettera (quella cui abbiamo fatto
riferimento) in cui descrive più
dettagliatamente il fatto e aggiunge di aver incaricato un
ufficiale suo ex
allievo ed amico di fare tutte le ricerche necessarie.
Kant aggiunse poi: «Il mio
amico ha parlato con Swedenborg ed è anche andato a
trovarlo nella sua casa,
restando assolutamente stupito di questo caso. Swedenborg
è un uomo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
33
ragionevole, compiacente ed aperto. E’ istruito e il mio
amico mi ha promesso
di inviarmi alcuni dei suoi libri. Ha confidato al mio
amico, senza alcuna
reticenza, che Dio gli ha dato la singolare facoltà di
conversare con i
trapassati: e gli ha raccontato diversi casi noti».
Un’altra importante testimonianza su questo caso viene da
D. Thiébault,
membro dell’Accademia Reale di Berlino, che ne ha riferito
nel suo libro
Ricordi di vent’anni a Berlino (Parigi 1804). Thiébault era amico di
Federico II e durante la rivoluzione francese fu
segretario del Direttorio: la
sua testimonianza è quindi importante anche per l’alto
rango di chi la
riferisce. Egli aveva sentito raccontare il fatto dalla
regina Luisa Ulrica stessa,
che una volta rimasta vedova del re Federico Adolfo di
Svezia era andata a
vivere presso il fratello Federico il Grande di Berlino.
Ecco il racconto, così
come lo riferisce Thiébault:
«Poco disposta - ella disse - a credere simili meraviglie
(le erano stati
narrati alcuni episodi di veggenza di Swedenborg, [N. d.
A.]) aveva voluto
sottoporre il veggente ad una prova. L’aveva dunque preso
da parte una volta
che lui era venuto a corte e l’aveva pregato di farsi dire
da suo fratello, il
principe Guglielmo, quello che lui le aveva detto al
momento della loro
separazione a Postdam, quando lei nel 1744 era andata a
Stoccolma per
sposare il re. Aggiunse che si trattava di una cosa che
né lei né suo
fratello avrebbero potuto rivelare ad alcuno.
Diversi giorni dopo, mentre la regina era al tavolo da
gioco, Swedenborg
aveva chiesto di parlarle privatamente. Quando lei aveva
osservato che poteva
parlare davanti a tutti, lui aveva risposto che ciò che
stava per dire alla
sovrana non doveva essere udito da nessuno. Allora Luisa
Ulrica era passata
nella stanza vicina, accompagnata dal senatore Schwerein
che lasciò di
guardia alla porta, mentre il veggente, recatosi con lei
in fondo alla stanza, le
indicò l’ora esatta in cui aveva preso congedo da suo
fratello, aggiungendo che
una volta conclusi gli addii lui l’aveva incontrata ancora
una volta mentre
attraversava la galleria di Charlottenburg, l’aveva presa
per mano, l’aveva
condotta nell’incavo di una finestra dove nessuno poteva
sentire, e le aveva
detto certe parole che Swedenborg ripeté una per una. La
regina
naturalmente non disse quali fossero queste parole, però
chiese in proposito
la testimonianza di Schwerein, il quale confermò la cosa
per quanto lo
riguardava».
Ecco dunque un altro fatto confermato da importanti
testimonianze tutte
concordanti, per cui deve essere senz’altro considerato
storico.
Dagli esempi qui riportati risulta che Swedenborg fu senza
alcun dubbio
quello che oggi definiamo un «medium»: un medium dalle
doti eccezionali,
uno di quei rari medium su cui si può fare sicuro
affidamento. Ne fa
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
34
testimonianza soprattutto il caso della regina, dove
Swedenborg si mostrò in
grado di selezionare tra gli innumerevoli ricordi presenti
nella memoria di
Luisa Ulrica proprio quel fatto particolare, quelle
particolari parole che gli era
stato richiesto di farsi dire. Anche volendo prescindere
da un’interpretazione
soprannaturale (reale intervento dei trapassati che gli
avrebbero fornito le
informazioni necessarie), bisogna ammettere che si tratta
di veggenze
eccezionali.
Ma se questi episodi sono veri (e sappiamo che lo sono),
dobbiamo
ipotizzare che lo siano anche le descrizioni dell’aldilà
che Swedenborg ci ha
lasciato? Che corrisponda alla realtà quanto il veggente
ci dice del cielo e
dell’inferno, della dimensione ultraterrena e dei suoi
abitanti, degli angeli e
delle condizioni della vita dopo la morte? Questo è, e
certamente resterà, un
mistero, per altro riferibile anche ad altri medium che,
oltre a dare prove
concrete delle loro doti di veggenza, hanno fornito
descrizioni dell’aldilà.
Nel caso di Swedenborg, veggente dalle doti eccezionali,
il problema si
presenta con particolare urgenza. La risposta non potrà
ovviamente essere
univoca, ma dovrà essere affidata alla coscienza di ognuno,
alla risonanza che
le visioni suscitano in lui, alla forza dimostrativa che
esse sembrano rivestire.
Dell’onestà di Swedenborg testimonia il fatto che non
ricercò mai onori e
guadagni per sé ed evitò addirittura ogni riconoscimento;
pubblicò anonimi
molti dei suoi libri religiosi e non fece mai alcun
tentativo di trovare seguaci o
di fondare una chiesa. Pubblicò sempre a sue spese i suoi
volumi, che non si
preoccupò mai di diffondere. Egli stesso ebbe a dire a
proposito
dell’autenticità delle sue visioni: «Se ciò che dico è
vero, perché dovrei essere
desideroso di sostenerlo? Certamente la verità sa
difendere se stessa! Se ciò
che dico è falso, sarebbe un compito sciocco e degradante
volerlo difendere».
In ogni caso Swedenborg è un personaggio straordinario, un
protagonista
del suo tempo, un uomo che ha un ruolo di primo piano sia
per la scienza che
per la ricerca psichica. E come tale merita senz’altro di
essere meglio
conosciuto.
L’opera religiosa
Nel 1747 appariva a Londra il primo degli otto volumi (dodici
nelle edizioni
moderne) dell’opera latina intitolata Arcana Coelestia (=
Segreti celesti).
L’autore non era menzionato (11), ma fin dall’inizio, in
prima persona, veniva
dichiarato lo scopo del libro:
«Posso subito testimoniare che per la divina grazia del
Signore mi è stato
concesso già da alcuni anni di essere costantemente e
ininterrottamente in
compagnia di spiriti e angeli, sentendoli parlare e a mia
volta parlando con
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
35
loro. In questo modo mi è stato dato di sentire e vedere
cose meravigliose
nell’altra vita, che prima non erano mai venute a
conoscenza di alcuno, e
neppure nel pensiero. Sono stato istruito sui diversi tipi
di spiriti, la
condizione delle anime dopo la morte, l’inferno o la
lamentevole condizione di
chi non ha fede, il cielo o la condizione beata di chi ha
fede; e specialmente
sulla dottrina della
fede che è riconosciuta nell’universo cielo. Sui quali
soggetti, per la divina grazia di Dio, di più sarà detto
nelle pagine seguenti».
(11) Swedenborg pubblicò anonime le sue opere religiose
per parecchio
tempo. Quando però nel 1756 si verificò l’episodio
dell’incendio di Stoccolma
che lo rese famoso, non gli fu più possibile continuare a
mantenere
l’anonimato e cominciò a pubblicare col proprio nome.
Swedenborg si rendeva perfettamente conto che non sarebbe
stato facile
per i lettori accettare senz’altro il suo contatto col
mondo spirituale, ed è con
estrema consapevolezza che scrive nelle prime pagine di
questa sua opera:
«Molti obietteranno che nessuno può parlare con spiriti e
angeli finché vive
nel proprio corpo... Ma questo non mi preoccupa, perché io
ho visto, udito
e sentito...».
L’autore di queste righe non aveva mai cercato di mettersi
volontariamente
in contatto con spiriti e angeli: tutto - diceva -
avveniva per grazia e volere di
Dio. Come ai veggenti della Bibbia, anche a Swedenborg la
visione veniva
concessa in stato di veglia, così che subito dopo poteva
trascrivere ciò che
aveva visto e udito. Migliaia di visioni e audizioni
costituiscono infatti
Arcana Coelestia e tutte
le successive opere religiose.
Dopo la pubblicazione, avvenuta tra il 1747 e il 1758, di Arcana
Coelestia, che
rappresenta da sola più di un terzo dell’intera opera teologica
di Swedenborg, i libri successivi furono presentati in
volumi singoli su temi
specifici: nel 1758 apparve a Londra il suo libro più
famoso, uno dei bestseller
religiosi di tutti i tempi: De coelo et inferno ex
auditis et visis (Del
cielo e dell’inferno sulla base delle cose udite e viste),
comunemente noto
come Cielo e Inferno; e nel 1771 fu pubblicata la
sua ultima opera, Vera
christiana religio (La
vera religione cristiana). L’opera religiosa completa
di Swedenborg comprende però moltissimi altri titoli, tra
cui ricordiamo:
L’apocalisse rivelato,
L’amore coniugale, Il divino amore, La divina
provvidenza, La
dottrina della vita, La nuova Gerusalemme e la sua
dottrina celeste, La
divina saggezza, e molte altre.
La sua opera più vasta, Arcana Coelestia, è la
spiegazione metodica del
significato interiore e allegorico dei testi sacri: i
libri della Genesi e dell’Esodo,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
36
la storia biblica della creazione, la caduta dell’uomo, il
diluvio, i patriarchi
fino a Mosè. Tra i vari capitoli troviamo brevi trattati
su temi religiosi, ad
esempio «Della resurrezione dell’uomo dalla morte e il suo
ingresso nella vita
eterna», «La natura della vita dell’anima o spirito», e
altri ancora.
Per dare un’idea di questa «interpretazione interiore»
della Bibbia, che
costituisce la massima parte di Arcana Coelestia,
riportiamo a titolo di
esempio i primi versetti della Genesi: a sinistra il testo
biblico, a destra
l’interpretazione di Swedenborg, cioè il suo significato
spirituale:
In principio Dio creò il cielo e la
terra.
La vita inizia quando Dio crea l’uomo
interiore (cielo, l’aspetto più alto) e
l’uomo esteriore (terra, corpo,
aspetto inferiore).
La terra era informe e deserta e le
tenebre ricoprivano l’abisso.
L’uomo esteriore inizia in uno stato
di grande ignoranza e istintualità
(buio sull’abisso).
E lo spirito di Dio aleggiava sulle
acque.
E la vita di Dio anima le tendenze
inconsce dell’uomo (l’acqua esprime
tutte le potenzialità della mente).
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. E Dio creò la
coscienza.
Dio vide che la luce era cosa buona E il Divino è
consapevole della bontà
(o dell’uso) della sua creazione,
e separò la luce dalle tenebre e
chiamò la luce giorno e le tenebre
notte.
che fa una distinzione di base tra ciò
che è piena coscienza che viene da
Dio (giorno), e coscienza umana
limitata (notte).
E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dal buio
dell’inconscienza al mattino
della coscienza: il primo giorno della
creazione...
Arcana Coelestia, e in
generale l’opera religiosa di Swedenborg, consente
una vastissima visione dell’universo, che viene descritto
come un tutto
armonico, costituito da ciò che il veggente chiama «il
grande uomo»: proprio
come il corpo umano consiste di miriadi di parti, organi e
cellule, così
l’universo nel suo complesso è costituito da infinite «società»
distinte, che
lavorano armoniosamente assieme, ognuna essenziale a tutte
le altre.
In tutto l’universo esiste un unico Dio, il Dio
dell’eternità, che ha preso forma
umana in Gesù Cristo. Egli è il «sole spirituale», il
centro di irradiazione di
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
37
tutta la vita spirituale e naturale. Tutti gli abitanti
del mondo spirituale, di cui
noi fin d’ora siamo cittadini potenziali, sono stati una
volta uomini sul nostro
pianeta o su uno degli altri infiniti pianeti abitati.
Angeli e demoni, le creature
di cui tutte le religioni parlano, sono quello che siamo
noi, solo in misura
estremamente potenziata, nel bene e nel male.
Dopo la morte, che distrugge solo il corpo materiale, si
raggiunge il mondo
spirituale, cioè l’altro livello di esistenza, come Gesù
insegna nel Nuovo
Testamento. Il destino ultimo dell’uomo dipende dalla sua
situazione
interiore, dal suo «amore», dal suo desiderio di servire
Dio oppure di farsi
servire, dall’essere un elemento costruttivo oppure
distruttivo. La vita terrena,
dice Swedenborg, comincia qui e adesso, non nell’aldilà:
per questo è
importantissimo il modo in cui viviamo questa nostra vita.
«La terra», fu dettato al veggente, «è il vivaio del mondo
spirituale»: una
volta lasciata la terra, l’uomo raggiunge la sua vera
destinazione. Dopo la
morte l’uomo è più uomo di prima, è più intensamente uomo:
ha un corpo
spirituale con membra e sensi, può pensare e volere, ha
una memoria, è uomo
o donna - perché il sesso è più di un semplice strumento
per la riproduzione
della specie. L’aldilà di Swedenborg è, in altre parole,
molto concreto. Quando
per esempio descrive i compiti degli angeli, non parla di
eterno pregare,
cantare e suonare l’arpa, non parla di eterna
contemplazione di Dio, ma dice
che la loro massima gioia è giovare al regno divino e che
le loro occupazioni
sono infinite.
Il mondo spirituale descritto da Swedenborg è molto simile
a quello terreno
(però il cielo è infinitamente più bello e l’inferno più
brutto e distorto...): però
quello che vediamo in quel mondo - precisa il veggente -
non è materiale. Noi
vediamo ciò che potremmo chiamare «corrispondenze». Un bel
giardino
corrisponde alla serenità dell’animo. Se vediamo animali o
uccelli, essi
rappresentano i nostri affetti. Alberi, case, panorami e
città rappresentano le
nostre idee, e gli abiti che indossiamo corrispondono a
qualità della nostra
personalità. Il tema delle «corrispondenze» è molto vasto
e importante in
Swedenborg, e va tenuto ben presente specialmente da chi
trova che il suo
aldilà sia troppo simile alla terra.
Nella creazione esistono due dimensioni, o due «mondi».
L’uomo è, per così
dire, «cittadino di entrambi i mondi»: attraverso il corpo
è cittadino di quello
materiale, attraverso lo spirito di quello spirituale. Di
questa sua doppia
cittadinanza l’uomo però si rende conto di rado, in quanto
i sensi materiali lo
fanno di preferenza rivolgere al mondo materiale. I
veggenti invece, per volere
di Dio, usano anche i loro «sensi spirituali», così che
già sulla terra possono
vedere e sentire ciò che di solito viene percepito solo
dopo la morte del corpo.
Il mondo spirituale non è quindi al di là del mondo
spaziale, ma soltanto al di
là dei nostri sensi corporei: è in noi e intorno a noi.
Tutte queste cose
Swedenborg, scienziato e ricercatore, sa esprimerle con
precisione, anche se è
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
38
ben consapevole che non è possibile riprodurre con parole
umane le cose del
mondo spirituale così come esse veramente sono: le parole
terrene risultano
infatti inadeguate. E ciò che Swedenborg dice della pace
in cielo vale per tutte
le sue descrizioni della vita ultraterrena:
«Chi non ha vissuto la pace del Cielo, non può comprendere
la pace in cui si
trovano gli angeli. Fintanto che l’uomo vive nel corpo,
non può capire questa
pace, perché la conoscenza umana è legata alle cose
naturali. Chi vuole
capirla, deve poter elevare il suo pensiero e allontanarlo
dal corpo, finché
giunge accanto agli angeli. Dato che io appunto in questo
modo ho
sperimentato la pace del Cielo, posso descriverla - però non
come essa è,
perché le parole umane non sono sufficienti, ma soltanto
attraverso il
confronto con la pace spirituale di coloro di cui si dice
che sono lieti in Dio»
(da Cielo e Inferno, n. 284).
Un altro concetto basilare di Swedenborg è che l’uomo è in
realtà uno spirito
che vive dentro un corpo materiale. L’anima nascendo si
riveste di sostanze
materiali fornite dalla madre e poi, dopo la nascita,
continua a svilupparsi
fisicamente e al tempo stesso anche mentalmente e spiritualmente.
Alla morte
questo essere spirituale viene liberato dall’involucro
materiale e trova la sua
collocazione nel mondo degli spiriti. Chi ha vissuto bene,
raggiunge uno stato
felice di pura armonia con la propria natura, chi ha
scelto il disordine e
l’egoismo non sarà capace di tollerare la sfera celeste e
cercherà i suoi simili: il
che - commenta Swedenborg - è già una sufficiente
punizione.
La vita sulla terra (Swedenborg lo fa notare con
frequenza) è una
preparazione a quella che verrà, e tra i due mondi c’è una
inter-relazione che è
la fonte delle nostre emozioni e delle nostre idee. Tra
coloro che vivono nel
mondo spirituale e quelli che vivono ancora sulla terra
c’è un continuo
rapporto: noi siamo costantemente in compagnia di esseri
invisibili, i quali
possono influenzarci in modi a noi sconosciuti. Esistono
spiriti buoni e spiriti
cattivi, e tutti fanno sforzi incessanti per indurci nella
loro sfera e operano in
modi che noi neppure sospettiamo, però evitano
assolutamente d’agire in
modo da toglierci la nostra libertà: noi nella nostra vita
siamo in grado di
incoraggiare la presenza degli spiriti buoni e di
allontanare quelli cattivi,
indirizzandoci quindi al meglio. L’uomo è stato creato
dalla sapienza e
dall’amore divino affinché sia sempre consapevole di
essere lui stesso a
controllare e configurare il proprio destino.
Swedenborg afferma anche che Dio ha sempre comunicato con
l’uomo
attraverso la rivelazione diretta e l’opera meravigliosa
della natura: ma l’uomo
non ha mai prestato orecchio troppo attento ai divini
insegnamenti.
Gli scritti di Swedenborg affrontano moltissimi temi e
dibattono i più
importanti problemi filosofici, quelli con cui da sempre
le menti più
speculative della storia dell’umanità si sono confrontate.
Solo la lettura delle
opere può rendere ragione al veggente svedese. In più nei
suoi libri, specie
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
39
Cielo e Inferno, si
trova una completa descrizione dell’aldilà, sono riportate
conversazioni con persone morte, visite a popoli di tempi
passati e di pianeti
diversi dal nostro. E a certi amici che lo sconsigliavano
dal mettere nei suoi
libri queste visioni per timore del discredito, Swedenborg
dichiarò
semplicemente che gli era stato ordinato di includere
anche questo, e lui
doveva quindi ubbidire.
A dimostrazione della buona fede con cui Swedenborg
operava, sta il fatto che
per sostenere le sue idee egli mise a repentaglio la sua
posizione di uomo
stimato e onorato e corse il rischio di mettersi in serio
disaccordo con la
Chiesa: il motivo dei suoi lunghi viaggi all’estero e
della pubblicazione in paesi
stranieri delle sue opere dipende dall’impossibilità di
far apparire i suoi libri
nella Svezia luterana.
Neppure era alla ricerca di onori e fama, ché anzi da
quando fu certo della sua
missione si ritirò da ogni incarico e condusse una vita
modestissima, dedita
soltanto all’opera che sapeva di dover portare a termine.
Un’opera che durò
ben 28 anni e comprende oltre trenta volumi, tutti
estremamente armonici,
logici e razionali, quali difficilmente avrebbero potuto
essere concepiti da un
visionario pazzo o da un ciarlatano.
Resta, ovviamente, l’impossibilità di dimostrare i
contenuti dei libri di
Swedenborg: problema che per altro si presenta ogni volta
che abbiamo a che
fare con scritti che trattano temi trascendenti. Riteniamo
in ogni caso che
valesse veramente la pena di proporre all’attenzione del
pubblico italiano, in
occasione del trecentenario della sua nascita (Swedenborg,
lo ricordiamo,
nacque nel 1688) questa originalissima figura di
scienziato-veggente, le cui
opere ormai da oltre due secoli continuano a suscitare
curiosità e interesse.
Cielo e Inferno
E’ questa l’opera più popolare di Swedenborg. Apparve nel
1758 a Londra
in latino e ha avuto da allora centinaia di edizioni nelle
lingue più diverse.
Una bibliografia dell’opera risalente al 1906 cita ben 95
diverse edizioni
inglesi, 11 tedesche, 8 francesi, 6 svedesi, 2 danesi, più
altre in arabo,
indostano, polacco, russo, gallese; in più una quantità di
estratti. Non
sappiamo quale sia la situazione aggiornata, ma certamente
il numero sarà
cresciuto. Stranamente, il paese dove l’opera di
Swedenborg sembra essere
meno conosciuta è l’Italia: alcuni suoi libri (non Cielo
e Inferno) sono stati
pubblicati molti anni fa, addirittura alla fine
dell’Ottocento, e sono esauriti da
tempo. La presente traduzione viene quindi a colmare una
lacuna.
Il tema dell’opera - «cielo e inferno», cioè quello che ci
attende dopo la
morte, è oggi più che mai attuale: anche se la morte è
forse l’ultimo tabù della
nostra società tutta tesa verso ciò che è giovane,
l’interesse per ciò che ci
attende dopo quella soglia non è mai venuto a mancare.
Quanto sia
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
40
importante confrontarsi per tempo con questo problema lo
attesta Jung il
quale aveva notato come molte delle nevrosi dei suoi
pazienti di mezza età
dipendessero appunto dall’aver trascurato il tema della
morte, col risultato di
non avere ancora una soluzione in questo campo.
Giustamente Jung scrive
nei suoi Ricordi: «L’uomo dovrebbe poter dire di
aver fatto del suo meglio
per formarsi una concezione della vita dopo la morte, o
per farsene
un’immagine - anche se poi deve confessare la sua
impotenza. Non averlo
fatto è una perdita vitale...» (12).
(12) C. G. Jung: Ricordi, sogni, riflessioni (raccolti
ed editi da Aniela
Jaffè) Biblioteca Universale Rizzoli 1979, pag. 357.
L’opera di Swedenborg, Cielo e Inferno in
particolare, fornisce una
quantità di indizi illuminanti in questo senso, e presenta
inoltre – come
avremo modo di osservare - straordinarie analogie con una
modernissima
ricerca, quella sulle esperienze in punto di morte: in
altre parole, le
descrizioni che Swedenborg fa sulla base delle sue visioni
non sono molto
dissimili da quelle delle persone che sono vicine alla
morte e sono poi state
riportate in vita.
In Cielo e Inferno, che è un vero «vademecum» nel
mondo spirituale,
Swedenborg fornisce varie descrizioni del risveglio
dell’uomo nella
dimensione ultraterrena, e la sua testimonianza permette
una notevole
comprensione di una esistenza al di là di spazio e tempo,
libera dal peso del
corpo fisico e dai problemi di questa vita materiale.
Pubblicando le sue rivelazioni sulla vita dopo la morte,
Swedenborg
affrontava anche il problema della vera natura dell’uomo.
Egli affermò infatti
in un’infinità di occasioni che la vita che viviamo sulla
terra è una
preparazione alla vita vera, eterna, per la quale siamo
stati creati. Il corpo
fisico non è che un vuoto involucro destinato a morire e
ad essere
abbandonato per liberare la persona reale nella quale ci
trasformeremo dopo
questa vita. A titolo di esempio riportiamo un paio di
brani in cui il veggente
descrive il «risveglio» nell’aldilà dopo la morte:
«Quando un corpo non può più svolgere le sue funzioni nel
mondo
naturale... si dice che l’uomo muore. Questo avviene
quando polmoni e cuore
cessano la loro attività. Tuttavia l’uomo in realtà non
muore, ma viene
soltanto separato dal corpo che gli è servito nel mondo.
L’uomo in se stesso
continua a vivere. Ho detto “l’uomo in se stesso” perché
l’uomo non è tale per
il suo corpo, ma per il suo spirito, in quanto è appunto
lo spirito che pensa
nell’uomo ed è il pensiero insieme all’inclinazione che fa
l’uomo. Ne deriva
che nella morte l’uomo passa soltanto da un mondo all’altro.
Per questo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
41
motivo “morte” nel senso interiore del termine significa
resurrezione e
proseguimento della vita» (n. 445).
«Parlai con alcune persone il terzo giorno dopo la loro
morte. Tre di loro le
avevo conosciute quando vivevano in questo mondo.
Raccontai loro che si
stava appunto provvedendo al loro funerale per seppellire
il loro corpo.
Quando loro udirono queste cose, restarono stupiti e
spiegarono che erano
ben vivi e che veniva sepolto soltanto quello che era
servito loro sulla terra.
Espressero poi il loro stupore perché in vita non avevano
creduto a una simile
vita dopo la morte: tutti coloro che nel mondo non avevano
creduto in alcuna
forma di sopravvivenza dopo la morte del corpo sono molto
vergognosi non
appena si rendono conto che nonostante tutto continuano a
vivere...» (n.
552).
Il mondo descritto da Swedenborg non è qualcosa di
astratto ed etereo, ma
un regno di sensazioni più acute di quelle terrene e in
cui si vive una vita non
dissimile da quella terrena, però senza spazio e tempo.
Swedenborg afferma spesso che la luce di quella vita è
incommensurabilmente più luminosa della luce che
conosciamo, non
luminosa nel senso che acceca, ma di quella bellezza,
brillantezza e chiarità
che è indicata in qualche modo dal sole che riappare dopo
un temporale
estivo: «Sono stato innalzato dentro la luce che brillava
come la luce che
irradia dai diamanti; mentre ero trattenuto in essa, mi
sembrava di essere
strappato dalle idee corporali e mondane e di essere condotto
verso le idee
spirituali...».
Il veggente riferisce di comunicazioni non verbali, di
scambi di idee e
sentimenti a livello telepatico. Nell’altro mondo
ipocrisia e simulazioni non
sono possibili e l’anima non può esprimere un’idea che non
sia del tutto in
armonia coi suoi autentici sentimenti interiori.
Swedenborg parla anche del
nostro «libro della vita», dice cioè che dopo morti
vediamo la nostra vita
passata in ogni dettaglio, e questo ha un ruolo
fondamentale per insegnarci
chi veramente siamo. Descrive l’aldilà, osservando che in
quella dimensione si
è attratti da coloro che sono simili a noi, e in un certo
modo allontanati da
coloro coi quali non siamo in armonia.
Swedenborg afferma che dopo la morte non veniamo a
trovarci
improvvisamente nella vita alla quale siamo
definitivamente destinati:
importante è il processo di transizione. Spiega che ci
sono cure e attenzioni
speciali per la persona che conclude la sua vita terrena e
inizia quella
spirituale. Anche se la morte è stata dovuta a circostanze
tragiche e
accompagnata da angoscia fisica e mentale, il nuovo
arrivato viene aiutato a
ritrovare uno stato di calma e serenità. Swedenborg scrive
anche che certi
spiriti hanno il «compito» di ricevere i nuovi arrivati.
La loro natura e
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
42
personalità sono costituite in modo che vengono incaricati
di occuparsi di chi
passa da un mondo all’altro, e lo fanno con grande
delicatezza, facendo
sempre in modo di consentire piena libertà al nuovo
arrivato; soprattutto gli
trasmettono un sentimento di grande amore, e gli fanno
sentire la presenza di
un amico, di uno che sa e può spiegare ogni cosa.
Swedenborg spiega anche che non si vede realmente Dio, il
Padre
ineffabile, ma che lo spirito di Dio pervade ogni cosa,
espresso dalla vivida
luce.
Una delle cose più importanti delle rivelazioni di
Swedenborg è che l’uomo
non viene immediatamente ammesso nel cielo (per il quale è
totalmente
impreparato), o gettato all’inferno come punizione per i
suoi peccati. Non
guadagna il paradiso per la «grazia», né è condannato per
i suoi peccati. Lo
stadio iniziale del mondo spirituale non è né cielo né
inferno: la transizione
può esser breve, ma può anche durare finché la persona non
fa una scelta
netta tra bene o male. La dimensione in cui tutti
arriviamo subito dopo la
morte è ciò che Swedenborg chiama il «regno degli
spiriti»: qui regna una
grande libertà, così che ognuno può vivere secondo le
proprie inclinazioni,
facendo il bene oppure operando il male. Questo appunto è
il tribunale: Dio,
che è puro amore, non condanna nessuno: i malvagi si
dirigono di propria
volontà all’inferno, i buoni al paradiso, e di lì a una
delle innumerevoli
«società» di loro simili. E’ per amore che Dio dà anche la
libertà di fare il
male, altrimenti l’uomo sarebbe un automa, incapace di
stabilire con Dio il
patto di reciproca alleanza.
In questa esistenza spirituale non esiste né spazio né
tempo: spazio nel
senso di distanza significa semplicemente che siamo
«vicini» a coloro che
sono simili a noi, e «lontani» da coloro che non hanno
niente, o ben poco, in
comune con noi. Il tempo non ha più significato perché
siamo in un regno
eterno: i livelli che l’anima attraversa possono essere
paragonati più a «stati»
che a spazi temporali.
Per Swedenborg inoltre non vale quello che in genere si
dice, cioè che la
fantasia umana riesce a immaginare meglio l’inferno che il
paradiso: nel suo
libro infatti due terzi delle descrizioni riguardano il
cielo e un terzo «il regno
degli spiriti», cioè lo stadio di transizione, e l’inferno.
Una cosa va tenuta presente: Swedenborg sapeva bene che
non è possibile
descrivere i fenomeni del mondo spirituale come realmente
sono, ma soltanto
attraverso immagini tratte dal mondo e dai concetti umani.
Nella lettura di
Cielo e Inferno è
importante aver sempre presente questo, per non correre
il rischio di fraintendere o di non capire fino in fondo
le descrizioni del
veggente svedese. Quello che egli disse a proposito della
«pace del cielo» (cfr.
pagina 24), vale, in ultima analisi, per tutte le descrizioni
della vita dell’aldilà.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
43
Le descrizioni di Swedenborg sono radicalmente diverse da
miti e
leggende, diverse dalle descrizioni dantesche, diverse
anche - per certi aspetti
- da quanto ci hanno tramandato le religioni. Presentano
invece, come si
diceva, molte analogie con i risultati della moderna
ricerca sulla morte, cioè
con le esperienze dei rianimati, di coloro che sono stati
per un attimo «sulla
soglia» e sono poi stati richiamati in vita grazie alle moderne
tecniche di
rianimazione.
Chi ha dimestichezza con l’ormai vasta letteratura
esistente in questo
campo (13), non può non aver notato somiglianze ben
precise tra le cose che
dice Emanuel Swedenborg, e che succintamente ho riportato,
e le descrizioni
di coloro che sono stati vicini alla morte. Anche questi
ultimi, come il
veggente svedese, parlano di una condizione di pace e
benessere, parlano di
una luce infinitamente più luminosa di quella terrena,
parlano di una sorta di
«film della vita» nel quale rivedono tutte le proprie
azioni, di cui sono in
grado di dare una valutazione etica. Swedenborg parla di
«libro della vita».
(13) Tra le varie opere disponibili in italiano citiamo le
più recenti:
Giovetti Paola: Qualcuno è tornato (Armenia 1981 e
1988) e Inchiesta
sul paradiso (Rizzoli
1986).
Jankovich Stefan: Vi racconto la mia morte (Edizioni
Mediterranee
1985).
Moody Raymond: La vita oltre la vita (Mondadori
1977).
Osis e Haraldson: Nel momento della morte (Armenia
1978).
Sabom Michael: Dai confini della vita (Longanesi
1983).
Al pari di Swedenborg, i rianimati parlano di incontri con
persone care
precedentemente defunte, parlando di un aldilà che non è
astratto ed etereo,
ma è un mondo di sensazioni più vivide di quelle terrene e
in cui si vive una
vita non dissimile da quella terrena, priva però dei
condizionamenti spaziali e
temporali. Una vita che si svolge in un ambiente di
straordinaria bellezza,
dolcezza e serenità.
Nessuno di coloro che sono stati riportati in vita ha
parlato di un paradiso
o di un inferno nel senso tradizionale del termine: tutti
invece concordano nel
descrivere una sorta di stazione intermedia,
caratterizzata appunto da pace e
bellezza; e anche Swedenborg, come abbiamo visto, afferma
che dopo la
morte non si va subito nella vita alla quale si sarà poi
definitivamente
destinati, ma si attraversa un processo di transizione in
una dimensione in cui
si viene accolti con amore e predisposti spiritualmente
alla nuova vita. Dopo
morti quindi non c’è stasi, ma un lungo cammino da
percorrere prima di
raggiungere la meta definitiva.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
44
In un’altra cosa le descrizioni di Swedenborg e quelle di
chi è stato
prossimo alla morte concordano pienamente:
nell’affermazione che le parole
umane sono inadeguate, non bastano a descrivere la
dimensione spirituale,
che è di per sé inesprimibile.
La lettura completa dell’opera di Swedenborg e delle opere
prima indicate
consentirà di mettere in luce un numero molto maggiore di
analogie: analogie
che contribuiscono a convalidare e confermare sia le
descrizioni del veggente
che quelle di chi ha visto in faccia la morte.
Non va infine dimenticato - e chi conosce la materia non
faticherà a
sincerarsene - che le descrizioni di Swedenborg concordano
anche con molte
descrizioni giunte per via medianica relative al passaggio
all’altra vita e
all’Aldilà.
Queste conferme e concordanze indipendenti meritano di
essere tenute in
seria considerazione perché ci fanno leggere con occhi
diversi quanto
Swedenborg ci dice sul mondo ultraterreno conosciuto
attraverso le sue
visioni: un mondo che ci appare così più vero, concreto e
reale.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
45
CIELO E INFERNO
DESCRITTI DA EMANUEL SWEDENBORG IN BASE ALLE COSE DA LUI VISTE E
UDITE
Il Cielo
OSSERVAZIONI PRELIMINARI
DELL’AUTORE
1 - Quando il Signore
parlò ai discepoli della «fine dei tempi», dell’ultimo
periodo della Chiesa, disse anche queste parole:
«Or subito dopo l’afflizione di quei giorni il sole si
oscurerà e la luna non
darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo, e
le potenze dei cieli
saranno scrollate. Ed allora apparirà nel cielo il segno
del Figliuol
dell’uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno
cordoglio, e vedranno
il Figliuolo dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con
gran potenza e
gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a
radunare i suoi
eletti dai quattro venti, dall’un capo all’altro dei
cieli». (Matteo 24, 29-31).
Chi prende queste parole alla lettera, ritiene che alla
fine dei tempi, al
momento del giudizio universale, tutte queste cose si
avvereranno, che cioè
non soltanto il sole e la luna si oscureranno e le stelle
cadranno dal cielo, e si
vedrà il Signore sulle nubi e gli angeli con le trombe, ma
crede anche che tutto
il mondo visibile finirà e sorgerà un nuovo cielo e una
nuova terra. Questo è
quanto oggi crede la Chiesa.
Chi però crede queste cose, non sa nulla dei segreti
celati in ognuna delle
parole; infatti ogni parola ha un significato interiore,
che non riguarda le cose
naturali e mondane bensì le cose spirituali e celesti. Le
parole divine furono
infatti pronunciate in modo da contenere anche un
significato interiore.
Quando si parla di sole, si intende il Signore
considerato dal punto di vista
dell’amore; la luna si riferisce alla fede; le stelle
indicano la conoscenza del
bene e del vero, o dell’amore e della fede; il Figliuolo
dell’uomo sulle
nuvole indica
la manifestazione della divina verità; le nuvole indicano il
senso letterale della parola e la gloria il senso
interiore; gli angeli con le
trombe stanno
ad indicare il cielo da cui discende la divina verità.
Tutto questo dovrebbe far comprendere che cosa significano
le parole del
Signore sopra riportate: alla fine della Chiesa, se non ci
sarà più amore e
quindi neppure fede, il Signore svelerà la parola secondo
il suo significato
interiore e rivelerà i segreti del cielo. Questi segreti
riguardano il cielo e
l’inferno come pure la vita degli uomini dopo la morte.
L’uomo di Chiesa oggi
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
46
sa ben poco sul cielo e l’inferno e sulla vita dopo la
morte, sebbene tutto
questo si trovi descritto nelle parole del Signore. Molti
nati nell’ambito della
Chiesa addirittura negano queste cose e dicono: «Chi mai è
tornato di là e ha
raccontato che cosa avviene?».
Affinché questo atteggiamento, proprio soprattutto delle
persone colte, non
contamini e rovini anche coloro che hanno fede e sono di
cuore semplice, mi è
stato concesso di stare in compagnia degli angeli e di
parlare con loro come si
parla con altri uomini. Allo stesso modo mi è stato
concesso (da più di tredici
anni ormai) di vedere le cose che si trovano nel cielo e
nell’inferno, e di
descriverle in base a quanto ho visto e udito - nella
speranza che l’ignoranza
venga dileguata e la mancanza di fede svanisca. Questa
rivelazione diretta
avviene proprio oggi; con essa va intesa la venuta del
Signore.
IL SIGNORE È IL DIO DEL CIELO
2 - Per prima cosa
bisogna sapere chi è il Signore del Cielo, perché da
questo dipende tutto il resto. In tutto il Cielo, al di
fuori del Signore, nessuno
viene riconosciuto Dio del Cielo. Si dice là, come Egli
stesso ha insegnato, che
Egli è uno col Padre, e chi vede Lui, vede il Padre; che
il Padre è in Lui e Lui
nel Padre; che tutto ciò che è santo proviene da Lui
(Giovanni 10, 31, 38; 14,
10 segg.; 16, 13-15). Di questo io ho parlato spesso con
gli angeli ed essi mi
hanno detto con sicurezza che in Cielo non si può
distinguere il divino in tre
(persone), perché lì si sa e si sente che il divino è una
sola cosa, e risiede nel
Signore. Gli angeli hanno detto anche che membri della
Chiesa che lasciano il
mondo non possono essere accolti in Cielo se la loro mente
è occupata
dall’idea delle tre persone, perché il loro pensiero vaga
da una persona
all’altra e in Cielo non è concesso pensare a tre persone
e nominarne una sola.
In Cielo ognuno parla come pensa perché là la parola è un
attributo del
pensiero, o si può dire anche che è un pensiero parlante.
Perciò coloro che nel
mondo distinguono il divino in tre persone, avendo di
ognuna di queste una
diversa concezione, e non si concentrano su un solo
Signore, non possono
essere accolti in Cielo. In Cielo infatti avviene una
comunicazione generale a
livello di pensiero. Se quindi giunge in Cielo uno che
pensa a tre persone e si
rivolge a una soltanto, lo si riconoscerebbe
immediatamente.
3 - Coloro che, facendo
parte della Chiesa, hanno negato il Signore Gesù
Cristo e hanno riconosciuto soltanto il Padre e si sono
vieppiù fortificati in
questa fede, sono esclusi dal Cielo; e dato che non sono
oggetto di nessun
influsso dal Cielo dove viene adorato solo il Signore,
gradualmente perdono la
capacità di pensare a qualcosa di vero e autentico. Infine
divengono come
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
47
muti, incerti nel muoversi come se avessero perduto ogni
forza. Coloro invece
che hanno negato il divino e creduto soltanto a ciò che è
umano, si trovano
anch’essi al di fuori del Cielo. Chi però ammette di
credere in una insondabile
e inconoscibile divinità da cui tutto ha avuto origine, ma
non crede nel
Signore, viene confinato tra i cosiddetti naturalisti.
Diversamente vanno le
cose per coloro che sono nati fuori dalla Chiesa, cioè i
pagani. Di costoro
tratteremo in seguito.
4 - Tutti i bambini,
che costituiscono un terzo del Cielo, vengono dapprima
avviati a credere che il Signore è il loro Padre ed è Dio
del Cielo e della terra.
In seguito vedremo come i bambini in Cielo crescono e si
perfezionano fino a
raggiungere la conoscenza e la sapienza degli angeli.
5 - Chi appartiene alla
Chiesa non può dubitare che il Signore sia il Dio del
Cielo, perché Egli stesso insegna che tutto ciò che il
Padre ha, è suo
(Matteo 11, 27; Giovanni 16, 15; 17, 2); e che a Lui è
stata data ogni potestà
in Cielo e sulla terra (Matteo
28, 18). Dice in Cielo e sulla terra perché
chi governa il Cielo, governa anche la terra, perché
questa dipende da quello.
Governare il Cielo e la terra significa che questi
ricevono tutto da Lui: il
bene, che fa parte dell’amore, e il vero, che fa parte
della fede, insieme ad ogni
comprensione e saggezza e beatitudine: in una parola, la
vita eterna. Queste
cose le insegnò anche il Signore quando disse:
«Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di
credere al Figliuolo
non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra di lui»
(Giovanni 3, 36).
E in un altro punto:
«Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche
se muoia, vivrà; e
chiunque vive e crede in me, non morrà mai» (Giovanni 11,
25 segg.).
E ancora:
«Io sono la via, la verità, la vita» (Giovanni 14, 6).
6 - Ho visto alcuni
spiriti che nella loro vita terrena avevano riconosciuto il
Padre, ma avevano ritenuto il Signore un uomo comune e non
avevano quindi
creduto che fosse il Dio del Cielo. A loro era quindi
consentito di andare in
giro e di cercare se ci fosse un altro Cielo diverso da
quello del Signore. Essi
cercarono a lungo, ma invano! Essi appartenevano alla
schiera di coloro che
credono che la beatitudine del Cielo consista nella gloria
e nel comando. E
quando fu loro spiegato che le cose non stavano in questo
modo, divennero
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
48
svogliati e continuarono a desiderare un Cielo in cui
potessero dominare gli
altri ed essere circonfusi di gloria, come sulla terra.
LA DIVINITÀ DEL SIGNORE CREA IL CIELO
7 - Gli angeli nella
loro globalità sono il Cielo, perché lo formano. In realtà
però è il divino che emana dal Signore che fluisce negli
angeli e viene da loro
accolto. Il divino che emana dal Signore è il bene
dell’amore e la verità della
fede. Quindi nella misura in cui gli angeli traggono dal
Signore il bene e la
verità, costituiscono il Cielo.
8 - Nei Cieli ognuno
sa, crede e percepisce che quanto di buono e vero fa e
pensa e crede non proviene da lui stesso, ma dal divino,
cioè dal Signore. Gli
angeli del Cielo percepiscono chiaramente questo influsso
e nella misura in
cui lo fanno proprio hanno anche la piena consapevolezza
di essere in Cielo,
di partecipare della sua luce, della sua saggezza e del
suo amore. Dato che
tutto questo proviene dal divino, è evidente che è il
divino stesso a formare il
Cielo, e non gli angeli per virtù propria. Per questo il
Cielo è detto «dimora del
Signore» e «trono del Signore». Vedremo ora come il divino
fluisce dal
Signore e riempie il cielo.
9 - Sulla base della
loro sapienza, gli angeli vanno ancora più oltre: non
soltanto dicono che tutto ciò che è buono e vero proviene
dal Signore, ma
anche tutto ciò che fa parte della vita. Essi affermano
infatti che nulla può
sorgere da solo, ma deve avere un’origine, e quindi tutto
deriva da un
Principio Primo che essi definiscono la vera essenza di
tutto ciò che vive. Gli
angeli dicono anche che esiste un’unica fonte di vita e
che la vita degli uomini
è soltanto un ruscelletto che scaturisce da questa fonte e
che si estinguerebbe
se non fosse continuamente alimentato da questa fonte
stessa. Essi dicono
inoltre che da quest’unica fonte di vita non proviene
altro che verità e bene
divino, di cui ognuno partecipa a seconda della propria
capacità ricettiva.
Coloro che l’accolgono con fede, vivono in un vero Cielo;
coloro invece che
non l’accolgono, trasformano la loro vita in un inferno.
Infatti essi
trasformano il bene in male e il vero in falso, e quindi
per loro la vita diviene
morte. Il fatto che tutto ciò che vive proviene dal
Signore, viene spiegato dagli
angeli anche considerando che nell’universo tutto è
diretto al bene e al vero.
La volontà di vita dell’uomo, il suo amore si riferiscono
al bene, la sua vita
intellettiva, la sua fede si riferiscono al vero. Dato
dunque che tutto ciò che è
buono e vero proviene dall’alto, ne deriva che anche tutto
ciò che fa parte
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
49
della vita deriva dalla stessa fonte. Per questo motivo
gli angeli rifiutano di
accettare qualunque ringraziamento per il bene che fanno,
e non accettano
neppure che a loro venga attribuito qualcosa di buono.
Essi si meravigliano
che qualcuno possa credere di essere saggio di per se
stesso e faccia il bene di
per se stesso. Essi non considerano che sia un bene quello
che si compie per
se stessi, ma solo quello che si compie per amore del bene
in sé. Questo è il
bene che deriva dal divino, e soltanto questo bene
costituisce il Cielo, perché è
il Signore stesso.
10 - Gli spiriti che
durante la loro vita terrena si sono convinti che il bene
delle loro azioni e la verità della loro fede deriva da
loro stessi oppure è stato
loro attribuito come qualcosa di personale, non vengono
accolti in Cielo. Gli
angeli li evitano, li considerano ottusi e ladri: ottusi
in quanto guardano a se
stessi e non al divino, ladri in quanto sottraggono al
Signore ciò che gli
appartiene.
11 - Anche il Signore
insegna che coloro che sono nel Cielo e nella Chiesa
sono in lui e lui in loro quando dice:
«Dimorate in me e io dimorerò in voi. Come il tralcio non
può da sé dar
frutto se non rimane nella vite, così neppure voi se non
dimorate in me. Io
sono la vite, e voi siete i tralci. Colui che dimora in me
e nel quale io
dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete
far nulla»
(Giovanni 15, 4-7).
12 - Ne deriva che il
Signore dimora ovunque ed è il Cielo stesso e gli
angeli. Ciò che deriva da lui, è in realtà lui stesso. Il
bene che deriva dal
Signore è quindi per gli angeli il Cielo e non qualcosa
che proviene da loro
stessi.
IL DIVINO DEL SIGNORE NEL CIELO È L’AMORE PER LUI E L’AMORE PER IL
PROSSIMO
13 - Il divino
proveniente dal Signore viene chiamato in Cielo il
divinamente vero, per questo motivo: esso fluisce dal
Signore come la luce e il
calore fluiscono dal sole e illuminano e riscaldano tutta
la terra. Senza questa
luce e questo calore la terra inaridisce e si raffredda.
Allo stesso modo senza
l’amore del Signore, senza la sua bontà e verità nulla
potrebbe esistere.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
50
14 - L’amore che forma
il Cielo e proviene dal divino è un legame spirituale
che unisce il Signore ai suoi angeli e questi tra loro; li
unisce al punto che
questi davanti all’occhio del Signore sono una cosa sola.
Inoltre l’amore è
l’essenza stessa della vita di ognuno. E’ dall’amore che
sia gli angeli che gli
uomini ricevono la vita. Chiunque ci rifletta sopra, sa
che la più intima e
profonda forza di vita dell’uomo proviene dall’amore;
quando l’amore è
presente, l’uomo si riscalda, quando è assente si
raffredda, quando l’amore
viene totalmente sottratto, l’uomo muore. Bisogna infatti
capire che la vita di
ogni persona si configura in base al suo amore.
15 - Nel Cielo si
distinguono due tipi d’amore: l’amore per il Signore e
l’amore per il prossimo. Nel terzo Cielo, il Cielo più
profondo, regna l’amore
per il Signore; nel secondo, o Cielo intermedio, quello
per il prossimo.
Entrambi provengono dal Signore, e entrambi formano il
Cielo. Il modo in cui
questi due tipi d’amore si distinguono e al tempo stesso
si fondono, è cosa che
in Cielo risulta chiarissima, mentre sulla terra è oscura.
In Cielo quando si
dice «amare il Signore», non si intende amarlo come
persona, ma amare il
bene che da lui deriva. Amare il bene significa però
volere e fare il bene per
amore. E con «amare il prossimo» non si intende in Cielo
amare il compagno
come persona, ma amare il vero che è nella parola. Amare
il vero significa
però volere e fare ciò che è vero. E’ quindi chiaro che
questi due tipi d’amore
si distinguono come sono distinti il bene e il vero, ma
sono anche uniti così
come sono uniti il bene e il vero. L’uomo però fatica a
comprendere queste
cose, perché non sa cos’è l’amore, cos’è il bene e neppure
chi è il prossimo.
16 - Di questo ho spesso
parlato con gli angeli, che si stupiscono che gli
uomini di Chiesa non sappiano che cosa significa amare il
Signore e il
prossimo, cioè il bene e il vero. Gli uomini dovrebbero
anche sapere che il
bene che emana dal Signore è la sua immagine, poiché egli
è tutto in questo
bene, e che sono uniti a lui come sue immagini coloro che
fanno del bene e del
vero il contenuto della loro vita, in quanto lo vogliono e
lo fanno. Volere è
sinonimo di amare. Lo insegna anche il Signore quando
dice:
«Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e
chi mi ama,
sarà amato dal Padre mio. E noi verremo a lui, e faremo dimora
presso di
lui» (Giovanni 14, 21, 23).
E in un altro punto:
«Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio
amore» (Giovanni
15, 10).
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
51
17 - Il divino che emana
dal Signore, muove gli angeli e forma il Cielo è
amore. Tutto in Cielo è una forma d’amore e amore per il
prossimo. Gli angeli
sono di indicibile bellezza e l’amore traspare dal loro
volto, dalle loro parole e
dalle loro azioni. Inoltre da ogni angelo e spirito
emanano sfere spirituali di
vita che li circondano e sono costituite dall’amore e
dalla fede di ognuno di
loro. Le sfere che emanano dagli angeli sono così colme
d’amore che
penetrano nel profondo di chi sta loro accanto. Io questo
amore l’ho avvertito
e goduto più di una volta. Chi in Cielo rivolge il suo
amore al Signore e al
prossimo, tende sempre più al Signore; chi invece è
prigioniero dell’amore per
se stesso, si allontana sempre più dal Signore.
18 - Il divino del
Signore in Cielo è l’amore, perché l’amore è il recipiente
che contiene tutto ciò che appartiene al Cielo, come la
pace, la comprensione,
la saggezza, la beatitudine. Gli spiriti che in vita hanno
sviluppato la capacità
di amare e il desiderio di accogliere in sé le verità
collegate all’amore, giunti
fra gli angeli sono stati in grado di partecipare della
loro saggezza e della loro
celeste beatitudine, appunto perché avevano amato il bene
e il vero per amore
del bene e del vero e avevano orientato la loro vita in
base a ciò. In questo
modo si erano resi capaci di accogliere in sé il Cielo con
tutte le sue
inesprimibili perfezioni. Coloro invece che sono rimasti
legati all’amore per se
stessi e per il mondo, non hanno la capacità di accogliere
in sé queste cose
celesti. Ne vengono quindi respinti e si accompagnano a
coloro che sono
all’inferno. Ci sono poi spiriti che hanno messo in dubbio
il fatto che l’origine
di tutto è l’amore celeste e che hanno desiderato
ardentemente di sapere se le
cose stavano così. Essi sono quindi stati posti in uno
stato di amore celeste
previa eliminazione temporanea degli impedimenti, e
condotti a una distanza
dal Cielo degli angeli; di qui essi hanno parlato con me
dicendomi di provare
una beatitudine che non erano capaci di esprimere a
parole. Rimpiangevano
molto di dover tornare allo stato in cui si trovavano
precedentemente. Anche
gli altri sono stati alzati fino al Cielo; e più in alto e
più in profondità venivano
portati, tanto maggiore comprensione e saggezza riuscivano
ad acquisire,
riuscendo infine a comprendere cose che erano prima per
loro
incomprensibili. Ciò dimostra che l’amore che emana dal
Signore abbraccia il
Cielo e tutte le cose che si trovano in esso.
19 - L’amore per il
Signore e l’amore per il prossimo comprendono tutte le
divine verità. Il Signore stesso lo dice chiaramente,
quando parla di questi due
tipi d’amore:
«Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con
tutta l’anima tua e
con tutta la mente tua. Questo è il grande e il primo
comandamento. Il
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
52
secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo come te
stesso. Da questi
due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti»
(Matteo 22, 37-
40).
La legge e i profeti sono però tutta la parola del
Signore, e quindi tutto ciò
che è divinamente vero.
IL CIELO CONSISTE IN
DUE REGNI
20 - Dato che in Cielo
regna un’infinita varietà e non c’è una società che
assomigli all’altra e un angelo che sia simile a un altro,
occorrerà distinguere,
sia in generale che in particolare. In generale si può
dire che ci sono due regni,
in particolare tre Cieli e singolarmente innumerevoli
società. Vedremo ora
una per una queste suddivisioni. Si parla di «società»
perché il Cielo è il regno
di Dio.
21 - Certi angeli fanno
proprio il divino che emana dal Signore in maniera
molto profonda, altri in maniera meno profonda. I primi si
chiamano angeli
celesti, gli altri angeli spirituali. Per questo in Cielo
si distinguono due regni,
uno dei quali viene chiamato il regno celeste, l’altro il
regno spirituale.
22 - Gli angeli che
costituiscono il regno celeste vengono chiamati
superiori, e di conseguenza i Cieli dove essi dimorano si
chiamano Cieli
superiori. Ciò che è più profondo e interiore viene
chiamato superiore, ciò che
è esterno viene chiamato inferiore.
23 - L’amore di chi fa
parte del regno celeste viene definito amore celeste,
quello di chi fa parte del regno spirituale viene chiamato
amore spirituale.
L’amore celeste è l’amore per il Signore, quello
spirituale è l’amore per il
prossimo. E poiché tutto ciò che è bene fa parte
dell’amore (poiché ciò che
uno ama, per lui è buono), il bene di un regno si chiama
celeste e quello
dell’altro si chiama spirituale. I due regni si
differenziano quindi alla stessa
maniera del bene derivante dall’amore per il Signore e da
quello derivante
dall’amore per il prossimo.
24 - Il regno celeste
viene definito nei Vangeli «dimora» di Dio, il regno
spirituale invece «trono». In base alla sua natura
divina/celeste, il Signore fu
chiamato nel mondo «Gesù»; in base alla sua natura
divina/spirituale fu
chiamato «Cristo».
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
53
25 - Gli angeli del
regno celeste superano in saggezza e potenza gli angeli
del regno spirituale, appunto perché recepiscono più
profondamente il divino
del Signore. Vivono nell’amore per lui e gli sono quindi
più vicini e più uniti.
Il motivo consiste nel fatto che essi hanno accolto e
accolgono le divine verità
direttamente nella vita, e non prima nella memoria e nel
pensiero come gli
angeli spirituali. Le verità sono quindi iscritte nel loro
cuore ed essi le sentono
e le vedono direttamente in se stessi. Non si chiedono mai
se veramente le
cose sono così oppure no. Essi sono coloro di cui è
scritto in Geremia:
«Io metterò la mia legge nell’intimo loro,
la scriverò nel loro cuore,
e io sarò loro Dio,
ed essi saranno il mio popolo.
E non insegneranno più ciascuno al suo compagno
e ciascuno al suo fratello, dicendo:
“Conoscete l’Eterno!”,
poiché tutti mi conosceranno» (31, 33 segg.).
26 - Gli angeli che
hanno accolto le divine verità nella loro vita, le hanno
volute e messe in pratica non appena le hanno sentite,
senza conservarle
prima nella memoria e senza stare a chiedersi se sono vere
o no. Il Signore
entra cioè subito nella volontà dell’uomo, e attraverso la
volontà nel pensiero,
oppure - che è la stessa cosa - entra subito nel bene
attraverso il bene nel vero.
Bene infatti viene chiamato ciò che fa parte della volontà
e attraverso questa
si trasforma in azione e conseguentemente in pensiero.
Fintanto che però il
vero resta soltanto nella memoria e di qui passa al
pensiero, non si trasforma
in bene e non diviene parte integrante dell’uomo. L’uomo
infatti è tale sulla
base della propria volontà e dell’intelletto che ne
scaturisce, non certo sulla
base dell’intelletto separato dalla volontà.
27 - Esistendo questa
differenza tra gli angeli del regno celeste e quelli del
regno spirituale, essi non sono insieme e non hanno
reciproco contatto. Il
contatto tra di loro viene stabilito soltanto attraverso
le cosiddette società
angeliche spirituali/celesti che stanno in mezzo a loro.
Attraverso tali schiere
il regno celeste fluisce in quello spirituale. Ne deriva
quindi che il Cielo,
sebbene suddiviso in due regni, è tuttavia uno solo. Il
Signore si cura sempre
di questi angeli mediatori, che creano un’unica società e
stabiliscono il
collegamento.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
54
28 - Dato che in seguito
saranno dette molte cose degli angeli dell’uno e
dell’altro regno, non scenderò per ora in dettagli.
ESISTONO TRE CIELI
29 - Esistono tre Cieli,
completamente diversi l’uno dall’altro: il terzo o
superiore, il secondo o mediano, il primo o inferiore.
Essi si susseguono e si
comportano reciprocamente come la cosa più elevata
dell’uomo, cioè la sua
testa, si comporta nei confronti del corpo (componente
intermedia) e dei
piedi (componente più bassa); lo stesso discorso vale per
la parte superiore,
media e inferiore di una casa. Il Cielo è quindi diviso in
tre parti per un ordine
necessario.
30 - I regni interiori
dell’uomo, lo spirito e l’anima, hanno un ordine
analogo a quello dei Cieli: anche l’uomo infatti ha una
componente superiore,
una mediana e una inferiore; in lui fin dalla creazione
sono stati posti tutti i
livelli dell’ordine divino, così che egli è il simbolo
dell’ordine divino. In base a
questo l’uomo coi suoi regni interiori è in comunione coi
Cieli e dopo la morte
va tra gli angeli, e cioè tra quelli del Cielo superiore,
medio o inferiore, a
seconda di come nella sua vita terrena ha accolto in sé il
divino bene e la
divina verità.
31 - Il Divino che
fluisce dal Signore ed è ricevuto nel terzo Cielo, è
chiamato celeste e gli angeli di questo Cielo sono
chiamati celesti. Il Divino
che fluisce dal Signore ed è ricevuto nel secondo Cielo è
chiamato spirituale e
gli angeli di questo Cielo sono chiamati angeli
spirituali. Il Divino che fluisce
dal Signore ed è ricevuto nel primo Cielo, si chiama
naturale. Il naturale di
questo Cielo non è come il naturale del mondo, ma ha in sé
elementi spirituali
e celesti ed è quindi chiamato spirituale-naturale e
celeste-naturale; allo
stesso modo vengono chiamati gli angeli che vi dimorano.
Gli angeli
spirituali-naturali ricevono l’influsso attraverso il
Cielo spirituale, e gli angeli
celesti-naturali lo ricevono attraverso il Cielo celeste.
Questi angeli sono stati
distinti tra di loro, tuttavia formano un unico Cielo
poiché si trovano al
medesimo livello.
32 - In ogni Cielo c’è
una parte interna e una parte esterna. Gli angeli che
sono all’interno sono chiamati angeli interni, e quelli
che sono all’esterno
sono chiamati angeli esterni. L’esterno e l’interno di
ogni Cielo corrispondono
alla volontà, e l’esterno all’intelletto. Un aspetto non
può esistere senza l’altro.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
55
La volontà può essere paragonata alla fiamma e
l’intelletto alla luce che
emana dalla fiamma.
33 - Bisogna sapere che
è l’angelo stesso a determinare la sua
appartenenza a un Cielo o all’altro. Infatti essi abitano
le regioni più interne
del Cielo quanto più sono aperti nei confronti del
Signore. Il Cielo quindi non
è fuori, ma dentro ognuno di loro. Lo insegna anche il
Signore quando dice:
«Il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli
sguardi; né si dirà:
Eccolo qui, o eccolo là; perché ecco, il regno di Dio è
dentro di voi» (Luca
17, 20 segg.).
34 - Ogni perfezione
cresce verso l’interno e decresce verso l’esterno,
perché le sfere interiori sono più vicine al Divino e più
pure, e quelle esteriori
sono più lontane dal Divino e più primitive. La perfezione
e la felicità angelica
consistono di intelligenza, saggezza, amore e bene. Senza queste
qualità non
ci sarebbe felicità, perché essa sarebbe esteriore e non
interiore. La perfezione
degli angeli del terzo Cielo supera enormemente quella
degli angeli del Cielo
di mezzo, e quella di questi supera la perfezione degli
angeli del primo Cielo.
35 - Esistendo questa
differenza, l’angelo di un Cielo non può raggiungere
gli angeli dell’altro Cielo, cioè nessuno può salire da un
Cielo inferiore o
scendere da un Cielo superiore, Chi da un Cielo inferiore
sale a un Cielo
superiore, viene colto da un’ansia che giunge fino al
dolore, e non può vedere
gli angeli che dimorano lì e neppure parlare con loro. Chi
però scende da un
Cielo superiore, viene privato della sua saggezza,
balbetta quando parla e cade
preda della disperazione.
Diversamente avviene quando il Signore innalza gli angeli
da un Cielo
inferiore a un Cielo superiore affinché ne ammirino la
gloria, fatto che
succede di frequente. Questi angeli sono inizialmente
accompagnati e
preparati da angeli intermediari, che costituiscono
anch’essi una comunità.
Questo mostra chiaramente che i tre Cieli sono nettamente
separati fra loro.
36 - Gli angeli però che
appartengono al medesimo Cielo possono avere
rapporti con tutti gli altri; le loro gioie sono per altro
proporzionali al livello
della loro bontà. Ma su questo punto diremo di più nelle
pagine seguenti.
37 - Sebbene i Cieli
siano così distinti che gli angeli di un Cielo non
possono associarsi a quelli di un altro Cielo, il Signore
unisce tutti i Cieli
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
56
attraverso un influsso indiretto e uno diretto. L’influsso
indiretto emana da
Lui e penetra tutti i Cieli, quello diretto va da un Cielo
all’altro.
In questo modo i tre Cieli ne formano uno solo. E una
catena ininterrotta
da un Cielo all’altro, dal primo all’ultimo, e non c’è
nulla che sia privo di
collegamento. Infatti ciò che non è unito al primo Cielo
non può sussistere,
ma si dissolve e si annulla.
38 - Chi non ha
conoscenza dell’ordine Divino e dei suoi livelli, non può
capire come siano distinti i Cieli, e meno ancora può
immaginare che esista
un uomo interiore e un uomo esteriore. E neppure può
capire che cosa sono le
corrispondenze e le rappresentazioni delle cose
spirituali, la loro provenienza
e il loro influsso. Gli uomini molto legati alla materia non
riescono a
concepire ciò che è spirituale se non come un naturale più
puro, e restano
quindi esclusi dalla vera comprensione.
39 - Mi è ora consentito
di rivelare, sugli angeli dei tre Cieli, un arcano al
quale finora nessuno ha mai pensato, in quanto non si
sapeva nulla dei livelli.
In ogni angelo, e anche in ogni uomo, esiste un grado
intimo o supremo nel
quale il Signore fa sentire il suo influsso e che può
essere definito il domicilio
stesso del Signore nell’angelo o nell’uomo. E’ per questo
grado intimo o
supremo che l’uomo è uomo e si distingue dagli animali; e
grazie a questo, a
differenza degli animali, può essere elevato dal Signore
verso il Signore stesso,
credere in Lui, amarlo e anche vederlo. Può anche ricevere
intelligenza e
saggezza, parlare a ragion veduta e anche vivere
eternamente.
Però ciò che è disposto e previsto dal Signore nell’intimo
e nel supremo,
non giunge chiaramente alla coscienza di un angelo, perché
ciò supera la sua
capacità di pensiero e va al di là della sua saggezza.
40 - Ecco quindi esposte
le verità generali sui tre Cieli. In seguito
parleremo più diffusamente di ogni singolo Cielo.
I CIELI CONSISTONO IN
INNUMEREVOLI SOCIETÀ
41 - Gli angeli di ogni
Cielo non sono tutti insieme in un luogo, ma sono
distinti in società grandi e piccole a seconda delle
differenze del bene,
dell’amore e della fede che li caratterizza. Tutti coloro
che si trovano in un
bene simile formano una società. I beni in Cielo sono di
una varietà infinita, e
ogni angelo è come il bene che è in lui.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
57
42 - Anche le distanze
tra le società angeliche nei Cieli vengono
determinate dalla diversità del bene che le anima. In
effetti nel mondo
spirituale le distanze non hanno altra origine che quella
dello stato interiore.
Coloro che sono molto diversi si trovano a grande
distanza, coloro che
differiscono poco sono a piccola distanza. La somiglianza
fa sì che ci si trovi
insieme.
43 - Tutti i membri di
una società si distinguono tra loro allo stesso modo:
i più perfetti, cioè quelli che si trovano nel bene,
nell’amore, nella saggezza e
nell’intelligenza, sono al centro. I meno perfetti si
trovano a una distanza
proporzionale alla diminuzione della perfezione, così come
la luce decresce
dal centro alla periferia. Coloro che si trovano al centro
sono in una grande
luce, e coloro che sono verso la periferia sono in una
luce che diventa sempre
più ridotta.
44 - Coloro che si
assomigliano vengono condotti automaticamente verso
il loro simile, presso cui si trovano come a casa, mentre
se sono con chi non è
simile a loro si trovano come all’estero. Coi loro simili
si sentono in perfetta
libertà e provano tutto il benessere della vita.
45 - E’ facile capire
che è il bene che unisce tutti gli angeli nei Cieli, e gli
angeli sono distinti in base alla qualità del bene. Ciò
nondimeno non sono gli
angeli in se stessi che formano queste società, ma il
Signore da cui deriva
tutto il bene. E’ Lui che li conduce, li unisce, li
distingue e li conserva nella
libertà e nel bene.
46 - Tutti coloro che si
trovano in un bene simile si conoscono, come gli
uomini conoscono i loro parenti, i loro alleati e i loro
amici. Si conoscono
sebbene non si siano mai visti prima, perché nell’altra
vita non esiste
parentela, affinità e amicizia, ma solo la vicinanza di
coloro che sono
nell’amore e nella fede. A me è stato consentito di vedere
ciò più di una volta
quando ero in spirito, staccato dal corpo e in colloquio
con gli angeli. Là vidi
alcuni che conoscevo come se fossimo cresciuti assieme, e
altri che mi
sembravano completamente sconosciuti. I primi si trovavano
in uno stato
d’animo simile al mio, gli altri invece in uno stato molto
diverso dal mio.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
58
47 - Tutti coloro che
formano la stessa società angelica hanno un volto
simile, ma si distinguono nei particolari. Queste
somiglianze generali e
differenze particolari si possono comprendere se si
confrontano con le cose
del mondo. E’ noto che ogni popolazione presenta una certa
somiglianza nel
viso e negli occhi, e questo è ancora più evidente per le
famiglie tra di loro.
Nei cieli ciò avviene in maniera molto più completa,
perché lì i sentimenti e le
emozioni si leggono sul volto e vi si rispecchiano. In
cielo non è possibile
avere un volto diverso dai propri sentimenti. Mi è stato
mostrato più volte
come in effetti i volti angelici siano l’espressione
dell’interiorità degli angeli,
del loro amore e della loro fede.
48 - Ne consegue che un
angelo che si distingue per la saggezza riconosce
immediatamente dal volto l’analoga qualità di un altro
angelo. In Cielo
nessuno può nascondere o simulare attraverso il volto i
propri sentimenti ed è
assolutamente impossibile mentire e ingannare con astuzia
e ipocrisia. Capita
a volte che degli ipocriti s’insinuano nelle società. Essi
hanno imparato a
nascondere la propria interiorità allo scopo di sembrare
simili a coloro che
costituiscono la società presentandosi come angeli di
luce. Non possono però
restare a lungo dove sono fraudolentemente penetrati,
perché cominciano a
sentirsi soffocati interiormente, a tormentarsi, ad avere
il volto livido e ad
essere come privati del respiro. E finiscono per
precipitarsi da soli all’inferno
dove sono i loro simili, e non osano più risalire. Nel
Vangelo, questi spiriti
sono rappresentati dall’uomo che fu trovato a tavola in
mezzo ai convitati
senza essere vestito dell’abito nuziale, e fu gettato
nelle tenebre (Matteo XXII,
11 segg.).
49 - Tutte le società
del Cielo comunicano tra di loro, ma non attraverso
uno scambio diretto, perché pochi angeli escono dalla loro
società per andare
in un’altra, in quanto uscire dalla propria società è come
uscire da se stessi o
dalla propria vita. Queste società comunicano tutte
attraverso l’estensione
della sfera che emana dalla vita di ciascuno. La sfera
della vita è la sfera degli
affetti che derivano dall’amore e dalla fede. Questa sfera
si estende nelle
società, da ogni parte, in lungo e in largo, in maniera
sempre più intensa in
rapporto alla maggiore interiorità e perfezione degli
affetti. E’ grazie a questa
espansione che gli angeli hanno intelligenza e saggezza.
Coloro che si trovano
nel cielo più interiore, al centro stesso di questo Cielo,
si diffondono in tutto il
Cielo. Lì esiste una comunicazione di tutti gli angeli del
Cielo con ognuno, e di
ognuno con tutti.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
59
50 - Nei Cieli vi sono
società grandi e piccole. Quelle grandi sono composte
da miriadi di angeli, quelle piccole da qualche migliaio e
le più piccole da
qualche centinaio. Vi sono anche angeli che vivono soli,
in un certo senso casa
per casa, famiglia per famiglia. Sebbene vivano così
isolati, sono tuttavia
disposti in un ordine simile a quello di coloro che vivono
in società. I più saggi
tra loro vivono al centro e i più semplici ai confini.
Essi sono sotto la divina
protezione del Signore e tra gli angeli sono i migliori.
OGNI SOCIETÀ È IL CIELO IN FORMA PIÙ
PICCOLA, E OGNI ANGELO LO È NELLA
FORMA MINIMA.
51 - Ogni società è il
Cielo in forma più piccola, e ogni angelo lo è nella
forma minima, perché è il bene dell’amore e della fede che
costituisce il Cielo.
Questo bene è in ogni società del Cielo e in ogni angelo
di ciascuna società.
Poco importa che questo bene sia differente e vario, è pur
sempre un bene
celeste. La differenza consiste soltanto nel fatto che il
Cielo qui è in un modo,
e là in un modo diverso. Tutti sono nel Cielo, ciascuno
naturalmente nel suo.
Tutti coloro che si trovano nell’altra vita conoscono bene
questa verità. Coloro
che sono al di fuori o al di sotto del Cielo e guardano da
lontano le società
degli angeli dicono: il Cielo è qui e là. Questo è
paragonabile ai governatori,
agli ufficiali e ai servitori di un palazzo reale: sebbene
abitino in appartamenti
separati, tutti sono tuttavia nel medesimo palazzo, e
ognuno svolge la sua
funzione al servizio del re. Ciò spiega chiaramente il
significato di queste
parole del Signore: Nella casa di mio Padre ci sono
molte dimore
(Giovanni XIV, 2), e ciò che intendevano i profeti quando
parlavano di «Cieli
dei Cieli» e «dimore dei Cieli».
52 - Ho potuto vedere
che ogni società è il Cielo in forma più piccola,
perché in ogni società la forma celeste è simile a quella
del Cielo intero. Nel
cielo intero quelli che superano gli altri in perfezione
sono al centro e intorno
a loro sono coloro che in ordine decrescente sono meno
perfetti (vedi il n. 43).
Ho avuto anche la prova che il Signore governa tutti
coloro che sono nel cielo
come se fossero un solo angelo, e allo stesso modo governa
i singoli membri
delle società celesti. Il Signore mi ha concesso di vedere
che una società
angelica nel suo insieme appare qualche volta come un solo
angelo. Quando il
Signore appare al centro degli angeli, non è circondato da
tante creature
angeliche, ma appare solo in forma angelica. Per questo
motivo il Signore
nella Scrittura è chiamato angelo e una società intera è
ugualmente chiamata
angelo: Michele, Gabriele e Raffaele sono società
angeliche così chiamate in
base alle loro funzioni.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
60
53 - Come una società
intera è il Cielo in forma più piccola, così un angelo
è il Cielo nella sua forma minima, perché il Cielo non è
fuori dall’angelo, ma
dentro di lui. In effetti l’interiorità dell’angelo è
disposta per recepire le cose
del Cielo che sono fuori di lui. E lui le riceve a seconda
della qualità del bene
che è in lui e che viene dal Signore. In questo senso
l’angelo è anche il Cielo.
54 - Ogni angelo, a
seconda del Cielo che è dentro di lui, riceve il Cielo che
è fuori di lui. Come si sbaglia chi crede che entrare nel
Cielo significhi soltanto
essere innalzato tra gli angeli, qualunque sia la sua vita
interiore, e che il Cielo
sia donato a ciascuno per un atto immediato di
misericordia! Molti spiriti che
si trovano ad avere questa convinzione vengono portati in
Cielo a causa
appunto di questa loro fede. Ma una volta che vi si
trovano, dato che la loro
vita interiore è opposta a quella degli angeli, cominciano
ad essere
intellettualmente ciechi, al punto da sembrare degli
sciocchi, e a causa della
loro cattiva volontà sono tormentati e si comportano come
insensati. Coloro
che vivono male e ciò nonostante arrivano al Cielo,
soffocano come pesci fuor
d’acqua. Si comprende così che il Cielo è dentro ciascuno,
e non al di fuori di
lui.
55 - Come tutti ricevono
il Cielo che è fuori di loro a seconda della qualità
del Cielo che è dentro di loro, allo stesso modo tutti
ricevono il Signore perché
è il divino del Signore che fa il Cielo. Quando il Signore
si manifesta in una
società, appare in base alla qualità del bene in cui la
società si trova, e di
conseguenza non si manifesta mai allo stesso modo nelle
diverse società.
Questa differenza non è nel Signore, ma in coloro che Lo
vedono. Tale visione
dipende dalla qualità del loro amore; coloro che Lo amano
intimamente ne
sono toccati intimamente; coloro che Lo amano meno, ne
sono meno toccati.
La Sua presenza precipita nei tormenti i malvagi che si
trovano fuori dal
Cielo. Quando il Signore appare in una società, appare
come un angelo;
tuttavia si distingue dagli altri angeli per la divinità
che, in Lui, si manifesta
compiutamente.
56 - Là dove il Signore
è riconosciuto, dove si crede in Lui e Lo si ama, là è
il Cielo. La varietà dei culti presso le varie società non
rappresenta alcuno
svantaggio, al contrario è vantaggiosa perché di lì deriva
la perfezione del
Cielo. Sarà difficile far capire come la perfezione del
Cielo possa venire di lì
senza far ricorso ai termini usati dai sapienti; tuttavia
bisogna tener presente
che la perfezione dell’unità è costituita da cose diverse,
e l’unità che non è così
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
61
costituita non è niente, non ha forma e di conseguenza non
ha neppure
qualità. Ma quando l’unità è composta di cose diverse
ognuna delle quali
aggiunge qualcosa all’altra e con essa si armonizza,
allora l’unità è di qualità
perfetta. Anche il Cielo è un’unità composta di cose
diverse, nell’ordine più
perfetto; perché la forma celeste è la più perfetta di
tutte le forme. Anche in
Cielo quindi la perfezione deriva dalla varietà delle
cose.
57 - Ciò che abbiamo detto
del Cielo può essere applicato alla Chiesa,
perché la Chiesa è il Cielo del Signore in terra. La
Chiesa però è tale nella
misura in cui vi regna il bene dell’amore e della fede.
Anche qui, di tante
chiese diverse, il Signore ne crea una sola. Ciò che vale
per la Chiesa in
generale, può essere applicato all’uomo di Chiesa in
particolare, perché la
Chiesa è nell’uomo e non fuori di lui e ogni uomo in cui
il Signore è presente
nel bene dell’amore e della fede è Chiesa. L’uomo è la
Chiesa nella forma più
piccola, così come l’angelo è il Cielo nella forma più
piccola. E l’uomo è stato
creato per andare in Cielo e diventare angelo. Conviene
dire a questo punto
che cosa l’uomo ha in comune con l’angelo e cosa ha di
più. L’uomo come
l’angelo è interiormente formato a immagine del Cielo e
diviene un’immagine
del Cielo quando è nel bene dell’amore e della fede. A
differenza dagli angeli,
l’uomo esteriormente è formato a immagine del mondo e
finché permane nel
bene, il mondo in lui è subordinato al Cielo e al servizio
del Cielo. Allora il
Signore è presente dentro l’uomo e fuori di lui.
58 - Bisogna dire infine
che chi ha in sé il Cielo, ama il Signore sopra ogni
cosa. Nei Cieli l’amore per il Signore sovrasta ogni altra
cosa, e il Signore è
ovunque, influisce su tutto e tutti, dispone ogni cosa a
sua immagine e
somiglianza. E’ il divino del Signore che fa il Cielo.
IL CIELO NEL SUO
COMPLESSO RAPPRESENTA UN UNICO UOMO
59 - In Cielo
rappresenta un solo uomo: questo è ancora un mistero nel
mondo, ma nei Cieli è una cosa notissima. Senza la
conoscenza di questo
principio comune, un gran numero di idee non entrerebbe
nella mente degli
angeli. Sapendo che tutti i Cieli rappresentano con le
loro società un solo
uomo, essi chiamano il Cielo l’Uomo immenso o Uomo
divino: divino
perché il divino del Signore costituisce il Cielo.
60 - Le cose celesti e
spirituali sono costituite e congiunte in questa
immagine di uomo; coloro che non hanno un’idea esatta di
ciò che è spirituale
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
62
e celeste, non possono rendersene conto. Essi pensano che
a costituire l’uomo
sia la materia, che in realtà forma l’ultimo grado
dell’uomo. L’uomo invece è
uomo non in quanto è costituito di materia, ma per la sua
capacità di
comprendere il vero e di volere il bene. I corpi sono
stati formati per essere al
servizio di questa volontà e per svolgere certi compiti
sulla terra. Il corpo non
fa niente per se stesso, ma agisce in base alla volontà.
Sono l’intelletto e la
volontà che agiscono, non il corpo. In base a queste sue
facoltà, l’uomo è
spirituale: il Cielo in questo senso è paragonabile a un
uomo, nella forma più
grande e più perfetta.
61 - Gli angeli
considerano l’uomo dal punto di vista spirituale, e di
conseguenza non guardano ciò che l’uomo fa attraverso il
corpo, guardano
unicamente la volontà che anima questo corpo. Per loro
questa volontà è
l’uomo stesso.
62 - Gli angeli però non
vedono tutto il Cielo sotto forma di un uomo,
perché il Cielo nel suo insieme non può esser visto da
nessun angelo. Solo il
Signore ne ha la visione completa, perché il divino vede
ogni cosa nella sua
intimità e profondità.
63 - Avendo il Cielo una
forma umana, è guidato dal Signore come un sol
uomo, e quindi come una cosa sola. L’uomo è formato da una
infinita quantità
di cose varie, membra, organi, viscere, fibre, nervi, vasi
sanguigni; ciò
nonostante l’uomo, quando agisce, agisce come se fosse una
cosa sola. Tale è
il Cielo sotto la guida e la direzione del Signore.
64 - Coloro che sono nel
Cielo costituiscono una cosa sola non per se
stessi, ma grazie al Signore, perché Lo considerano
l’Unico, colui dal quale
tutto procede e il regno del quale bisogna servire. E
questo che è inteso nella
parola del Signore: Cercate prima il regno di Dio e la
sua giustizia, e
tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù. Coloro che sulla terra amano il
bene della patria più che il proprio, il bene del prossimo
come se fosse il loro,
amano e cercano il regno del Signore, che là è la patria.
Tutti coloro che si
comportano così, sono nell’uomo immenso, cioè nel Cielo.
65 - Dato che il Cielo
rappresenta un solo uomo, l’Uomo divino-spirituale
nella sua forma più perfetta, ne risulta che - come l’uomo
- il Cielo è distinto
in membra e in parti che portano gli stessi nomi. Gli
angeli sanno in quali
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
63
membra sono le diverse società. In termini generali, il
Cielo supremo, o terzo
Cielo, forma la testa fino al collo; il Cielo intermedio,
o secondo Cielo, forma il
petto fino ai lombi e alle ginocchia; l’ultimo Cielo o
primo Cielo, forma i piedi
e le braccia fino alle dita. Questo spiega perché esistono
tre Cieli.
66 - Gli spiriti che si
trovano al di sotto del Cielo restano stupiti quando
vengono a sapere che il Cielo è sia sopra che sotto,
poiché credono - come gli
uomini sulla terra - che il Cielo sia in alto. Essi non
sanno che la situazione dei
Cieli è simile a quella delle membra, degli organi e delle
viscere dell’uomo,
alcuni dei quali sono sotto e altri sopra, alcuni fuori e
altri dentro. Da questa
ignoranza deriva la confusione delle loro idee.
67 - Queste informazioni
circa la natura del Cielo e la sua somiglianza con
un grande uomo sono state date perché altrimenti non
sarebbe possibile
capire ciò che sarà detto in seguito sul Cielo, la sua
forma, la relazione del
Signore col Cielo e del Cielo con l’uomo, l’influsso del
mondo spirituale nel
mondo naturale.
OGNI SINGOLA SOCIETÀ
NEI CIELI RAPPRESENTA UN UOMO
68 - Qualche volta mi è
stato concesso di vedere che ogni società del Cielo
rappresenta un uomo e a lui assomiglia.
69 - Mi è stato anche
concesso di vedere che una società angelica appare
come un uomo quando il Signore stesso vi si mostra. Per
prima cosa si è
mostrata, verso Oriente, una sorta di nuvola di un bianco
rosato, con piccole
stelle tutto intorno; questa nuvola si abbassava e
diveniva via via più
luminosa. Infine l’ho vista sotto forma umana perfetta. Le
piccole stelle
intorno alla nuvola erano angeli che apparivano così
grazie alla luce che
emanava dal Signore.
70 - Coloro che
appartengono a una sola società appaiono, quando sono
insieme, sotto un’unica forma umana; tuttavia nessuna
società è simile a
un’altra. Si distinguono tra loro come si distinguono i
visi di una stessa
famiglia. Le società che presentano la forma più perfetta
e più bella sono nel
Cielo supremo, al centro di questo Cielo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
64
71 - E’ importante
sapere che più numerosi sono gli angeli che formano
una società del Cielo, più la forma umana di questa
società è perfetta. Ogni
giorno ogni società del Cielo aumenta di numero, e poiché
la varietà crea la
perfezione, nella misura in cui cresce diviene più
perfetta. Non soltanto la
società diviene più perfetta, ma anche il Cielo nel suo
complesso, perché sono
le società che costituiscono il Cielo. Ciò dimostra quanto
si sbagliano coloro
che credono che il Cielo sia chiuso perché completo. E’
anzi vero il contrario,
il Cielo non sarà mai chiuso per la semplice ragione che
più numerose sono le
società, più aumenta la perfezione. Il più grande
desiderio degli angeli è
accogliere tra loro altri angeli.
72 - Le società celesti
e il Cielo stesso assomigliano a un unico uomo
perché l’amore che da loro emana ha un’unica origine. E’
amore per il
Signore, amore unico, origine di tutti i beni che sono nel
Cielo. Per questo il
Cielo rappresenta l’immagine di Dio in generale, ogni
società lo rappresenta
in particolare e ogni angelo in maniera più dettagliata
ancora.
OGNI ANGELO HA
QUINDI UNA PERFETTA FORMA UMANA
73 - Quanto è stato
prima detto del Cielo in generale e delle società che lo
costituiscono, vale anche per ogni singolo angelo. Come il
Cielo è l’uomo nella
sua forma più grande e una società del Cielo in una forma
più piccola, l’angelo
è uomo nella forma minima. Questo avviene perché nel Cielo
c’è comunione
di tutto e di tutti. L’angelo è un ricettacolo e di
conseguenza è il Cielo nella sua
forma più piccola.
Anche l’uomo che vive sulla terra è Cielo ed è angelo nei
limiti in cui riceve
il Cielo e diviene un ricettacolo del divino. Ciò è
descritto nell’Apocalisse:
Misurò le mura della Santa Gerusalemme,
centoquarantaquattro
braccia, misura dell’uomo, cioè di un angelo (XXI, 17). Gerusalemme
rappresenta quindi la Chiesa del Signore, e in senso più
elevato il Cielo. Le
mura sono la verità che protegge contro l’attacco del
falso e del male. Il
numero centoquarantaquattro corrisponde a tutto il vero e
a tutto il bene nel
loro complesso (1). Tale è il senso spirituale di queste
parole.
(1) In quanto è il numero perfetto dodici moltiplicato per
se stesso.
74 - Veniamo ora
all’esperienza. Ho visto mille volte che gli angeli hanno
forma umana e mi sono intrattenuto con loro come l’uomo si
intrattiene con
l’uomo, a volte con uno solo, a volte con più d’uno, e non
ho visto nulla in loro
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
65
che differisse dall’uomo quanto alla forma. Affinché non
si potesse dire che si
trattava di illusione o di visione fantastica, mi è stato
concesso di vederli in
pieno stato di veglia, mentre ero padrone di tutti i miei
sensi e in uno stato di
limpida percezione. Spesso ho loro raccontato che nel
mondo cristiano gli
uomini sono immersi nella più grande ignoranza per quello
che riguarda gli
angeli e gli spiriti, che immaginano senza forma, come
puri pensieri. Se li
rappresentano come qualcosa di eterico fornito di vita. Di
conseguenza, non
attribuendo loro nulla di ciò che ha l’uomo eccetto la
facoltà di pensare,
credono che non vedano non avendo occhi, che non sentano
non avendo
orecchie, che non parlino non avendo bocca. Gli angeli mi
dissero che
sapevano bene che un gran numero di uomini sulla terra
aveva questa
opinione, e tra questi anche eruditi e sacerdoti, cosa che
li sorprendeva. Me ne
spiegarono tuttavia la ragione: gli eruditi furono i primi
a formulare una tale
idea sugli angeli e gli spiriti. Essi, così facendo, non
erano guidati dalla luce
interiore, ma solo dai sensi esteriori che consentono di
capire le cose che sono
dentro la natura ma non quelle al di sopra della natura, e
di conseguenza
nulla di ciò che concerne il mondo spirituale. Questa
falsa credenza sugli
angeli passò da questi maestri del pensiero ad altri, che
non pensarono con le
loro teste ma accettarono quanto veniva loro detto e
insegnato. Gli angeli
tuttavia mi hanno detto che i semplici di cuore non hanno
di loro una tale
idea, ma sanno che gli angeli sono uomini del Cielo:
costoro non hanno
estinto con l’erudizione l’intuizione che viene dal Cielo
e non concepiscono
nulla che non abbia forma. E’ per questa ragione che le
pitture e le sculture
che vediamo nelle chiese rappresentano gli angeli sotto
forma umana. Gli
angeli mi dissero anche che l’intuizione che viene dal
Cielo è il divino che
penetra in coloro che vivono una vita di bene e di fede.
75 - In base
all’esperienza che mi è stato concesso di fare in tanti anni,
posso affermare che gli angeli - quanto alla forma - sono
assolutamente
uomini. Essi hanno un viso, occhi, orecchie, petto,
braccia, mani e piedi. Si
vedono tra loro, capiscono, conversano; in una parola, non
manca loro
assolutamente niente di ciò che hanno gli uomini, a parte
il fatto che non sono
rivestiti di un corpo materiale. Io li ho visti circonfusi
dalla loro luce che
supera di gran lunga la luce del mondo a mezzogiorno, e in
questa luce
distinguevo i tratti del loro volto più distintamente e
più chiaramente di come
vedo i volti degli uomini della terra. Mi è stato anche
concesso di vedere un
angelo del terzo Cielo, e ho potuto constatare che il suo
volto era più
risplendente e luminoso di quelli degli angeli dei Cieli
inferiori; l’ho
esaminato, aveva una perfettissima forma umana.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
66
76 - L’uomo non può
vedere gli angeli con gli occhi del suo corpo, ma può
vederli con gli occhi del suo spirito, in quanto lo
spirito partecipa del mondo
spirituale mentre il corpo fa parte del mondo naturale. Il
simile vede il suo
simile in base alla legge della similitudine. Del resto
l’occhio, l’organo della
vista, è così grossolano che non riesce a vedere neppure
le piccole componenti
della natura senza l’aiuto di strumenti ottici. A maggior
ragione non può
vedere gli oggetti che sono al di sopra della sfera
naturale, cioè quanto
appartiene al mondo spirituale. Va detto che le cose
spirituali sono viste
dall’uomo quando è staccato dal corpo e ha ricevuto, per
grazia del Signore, la
vista spirituale. E’ così che furono visti gli angeli da
Abramo, Loth e dai
profeti. E’ così che il Signore fu visto dai discepoli
dopo la Resurrezione. Ed è
così che anch’io ho visto gli angeli. I profeti sono stati
chiamati veggenti
proprio perché hanno visto. Questo modo di vedere è stato
espresso anche da
Eliseo quando chiese al Signore che gli occhi del suo
servitore fossero aperti:
Signore, apri i suoi occhi, che veda. E il Signore aprì
gli occhi del
servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di
carri di
fuoco intorno a Eliseo (II
Re, 6, 17).
77 - Certi spiriti buoni
coi quali mi sono intrattenuto su questo tema si
affliggevano del fatto che all’interno della Chiesa
regnasse una tale ignoranza
sullo stato del Cielo, sugli spiriti e sugli angeli.
Indignati mi dissero che
dovevo assolutamente dichiarare che essi non sono idee
senza corpo o soffi
eterici, ma uomini in forma umana, e che vedono, sentono e
capiscono come
tutti coloro che vivono nel mondo.
LA NATURA UMANA E
DIVINA DEL SIGNORE FA SÌ CHE IL CIELO NEL SUO
INSIEME E NEL PARTICOLARE RAPPRESENTI UN UOMO
78 - E’ grazie alla
natura divina e umana del Signore che il Cielo, nel tutto e
nella singola parte, rappresenta un uomo. Questa è la
conclusione di tutto
quanto è stato detto negli articoli precedenti, dove è
stato mostrato:
1) Che il Signore è il Dio del Cielo.
2) Che il divino del Signore fa il Cielo.
3) Che il Cielo è composto di innumerevoli società; che
ogni società è il
Cielo in una forma più piccola, e ogni angelo nella forma
minima.
4) Che tutto il Cielo nel suo complesso rappresenta un
uomo.
5) Che ogni società nei Cieli rappresenta un uomo.
6) Che gli angeli hanno una perfetta forma umana.
Tutto ciò ci consente di concludere che il divino che
costituisce il Cielo si
manifesta in forma umana.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
67
79 - Un gran numero di
esperienze mi ha confermato che le cose stanno
realmente così, per esempio: tutti gli angeli che sono nei
Cieli non
percepiscono mai il divino in altra forma che quella
umana. Inoltre coloro che
sono nei Cieli superiori pensano al divino in questo
stesso modo. Il divino
stesso li obbliga a pensare così. Queste cose non soltanto
mi sono state dette
dagli angeli, ma mi è anche stato concesso di recepirle
quando sono stato
elevato alle sfere superiori del Cielo. Più gli angeli
sono sapienti, più
percepiscono queste cose con chiarezza. A coloro che
riconoscono il divino
visibile e credono in esso, il Signore appare in forma
divina angelica, che è la
forma umana; non appare però mai a coloro che lo credono invisibile.
Gli uni
possono quindi vedere la sua divinità, mentre gli altri
non la vedono.
80 - Gli angeli
percepiscono non già un divino invisibile, che essi
chiamano divino senza forma, ma un divino visibile in
forma umana, e sono
soliti dire che soltanto il Signore è uomo, e che loro lo
sono unicamente
attraverso di Lui e che ciascuno è uomo solo nella misura
in cui riceve il
Signore. Ricevere il Signore è ricevere il bene e il vero
che da Lui derivano,
poiché il Signore è sinonimo di bene e di vero; essi
chiamano ciò saggezza e
intelligenza e dicono anche che sono la saggezza e
l’intelligenza a fare l’uomo,
non il volto. Gli angeli dei cieli interiori che dal
Signore ricevono il bene e il
vero, e di conseguenza anche la saggezza e l’intelligenza,
consentono di
constatare che questa condizione dona loro la più bella e
perfetta forma
umana. Gli angeli dei Cieli inferiori sono in una forma
meno perfetta e meno
bella.
All’inferno avviene il contrario: i suoi abitanti non
appaiono quasi come
uomini, ma come dei mostri. Essi sono nel male e nel
falso, e non nel bene e
nel vero; di conseguenza sono in una situazione opposta a
quella della
saggezza e dell’intelligenza. Per questa ragione la loro
vita non è chiamata
vita, ma morte spirituale.
81 - Il Cielo nel suo complesso
e nelle sue parti rappresenta un uomo sulla
base della natura divina e umana del Signore. Gli angeli
sono soliti dire che
essi sono nel Signore e qualcuno aggiunge che sono nel suo
corpo; e con
queste parole intendono dire che sono nel bene del suo
amore. Il Signore
stesso lo insegna quando dice: Rimanete in me e io in
voi: come il
tralcio non può dar frutto da se stesso se non rimane
nella vite,
così anche voi se non rimanete in me. Senza di me non
potete far
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
68
nulla. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei
comandamenti, rimarrete nel mio amore (Giovanni XV, 4-10).
82 - Dato che in Cielo
regna un tale concetto di Dio, anche ogni uomo che
riceve un influsso dal Cielo pensa a Dio sotto forma
umana. E’ quanto fecero
gli anziani, è quanto fanno gli uomini dei nostri giorni,
sia dentro che fuori
dalla Chiesa. I semplici lo vedono come un vecchio
circonfuso da una luce
risplendente. Coloro invece che hanno allontanato
l’influsso del Cielo
attraverso la loro intelligenza e il male della vita,
hanno perduto questa
intuizione. Coloro che l’hanno allontanato attraverso la
loro intelligenza,
vogliono un Dio invisibile, e coloro che l’hanno
allontanato attraverso il male
della vita non vogliono alcun Dio. Gli uni e gli altri
ignorano che una tale
intuizione esiste, visto che non la possiedono. Tuttavia
questa intuizione è il
divino stesso, che agisce dal Cielo sull’uomo, perché
l’uomo è nato per il Cielo
e nessuno entra in cielo senza che abbia un’idea del
divino.
83 - Ne risulta che chi
non possiede l’idea del divino da cui deriva il Cielo
non può essere innalzato alla prima soglia del Cielo
stesso. Infatti quando vi
giunge percepisce una resistenza e una forte repulsione
che fanno sì che la sua
interiorità resti chiusa al Cielo, incapace di farlo
proprio.
84 - Che gli antichi
avessero l’idea dell’umanità del divino, risulta evidente
dalle apparizioni del divino ad Abramo, Loth, Giosuè, e
altri, che pur avendo
visto Dio come uomo, l’hanno adorato come Dio dell’universo,
chiamandolo
Dio del Cielo e della terra, e Jahvé. Giovanni, VIII, 56
ci dice che fu il Signore
stesso ad essere visto da Abramo e dagli altri. Il che
risulta ugualmente
evidente anche dalle parole del Signore: Nessuno ha
visto il Padre, né il
suo aspetto... Nessuno ha sentito la sua voce (Giovanni I, 18 - V, 37).
85 - Coloro che
giudicano tutte le cose in base al senso dell’uomo esteriore,
ben difficilmente possono capire che Dio è uomo. L’uomo
naturale in effetti
non può pensare al divino che in base alle cose della
terra e ne conclude che se
Dio fosse uomo sarebbe grande come l’universo e se
governasse il cielo e la
terra lo farebbe attraverso degli intermediari, come fanno
i re di questo
mondo.
Se gli si dicesse che nel cielo non esiste lo spazio come nel
mondo, lui non
capirebbe, perché chi pensa in base alla natura e alla
luce del mondo non può
immaginare cose diverse da quelle che ha davanti agli
occhi. Ma come si
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
69
sbagliano coloro che pensano in questo modo con
riferimento al Cielo! Il Cielo
non è determinato e limitato e quindi non è misurabile, e
di conseguenza non
è paragonabile in alcun modo alle cose terrene.
Tutti sanno che la vista dell’occhio arriva fino al sole e
alle stelle che sono a
una grande distanza. Chi si sofferma a pensare più
profondamente, sa anche
che la vista interiore ha un’estensione ancora più vasta.
Che estensione e
vastità avrà dunque la vista divina, che è la più intima,
la più profonda che
esista? I pensieri hanno una tale estensione che in Cielo
vengono trasmessi ad
ognuno dei suoi abitanti, e in questo modo tutti
partecipano del divino.
86 - Coloro che vivono
in Cielo si meravigliano che gli uomini pensino che
Dio è un essere invisibile, non percepibile, senza forma.
Questi uomini si
credono intelligenti e definiscono non intelligenti o
addirittura sciocchi coloro
che la pensano diversamente, mentre invece è vero il
contrario. Coloro che
vengono definiti semplici sanno che il divino ha forma
umana, sanno che
l’angelo è l’uomo celeste, che la loro anima vivrà dopo la
morte e sarà un
angelo, e che la vita del Cielo consiste per l’uomo nel
seguire i precetti divini.
Gli angeli dicono che queste persone semplici sono
intelligenti e preparate per
il Cielo; gli altri al contrario li definiscono non
intelligenti.
CORRISPONDENZA DI
TUTTE LE COSE DEL CIELO CON TUTTE LE COSE
DELL’UOMO
87 - Al giorno d’oggi
l’uomo ignora che cos’è la corrispondenza; la ragione
principale di questa ignoranza è che l’uomo si è
allontanato dal Cielo per
amore di sé e del mondo. In effetti, colui che ama se
stesso e il mondo al di
sopra di tutte le cose, non considera altri oggetti che
quelli del mondo, perché
sono gradevoli e soddisfano i suoi desideri. Non presta
alcuna attenzione agli
oggetti spirituali che soddisfano soltanto la sua
interiorità e la sua mente, e li
rifiuta trovandoli troppo elevati per essere oggetto del
proprio pensiero. Gli
antichi si sono comportati in modo completamente diverso:
la scienza delle
corrispondenze è stata per loro la prima di tutte le
scienze. Attraverso tale
scienza hanno acquisito intelligenza e saggezza e anche
comunicazione col
Cielo, perché la scienza delle corrispondenze è la scienza
angelica. I primi
uomini, che erano uomini celesti, pensavano in base alle
corrispondenze,
come gli angeli. E’ per questo che si intrattenevano con
gli angeli e il Signore
sovente si mostrava a loro e li istruiva. Oggi si ignora
che cos’è una
corrispondenza perché questa scienza è totalmente perduta.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
70
88 - Senza la percezione
di ciò che è la corrispondenza, non si può avere
alcuna chiara nozione del mondo spirituale, del suo
influsso nel mondo
naturale, dello spirituale relativamente al naturale; e
neppure alcuna nozione
dell’anima umana, della sua azione sul corpo, della
condizione dell’uomo
dopo la morte. Di conseguenza è necessario descrivere
cos’è la
corrispondenza.
89 - Il mondo naturale
corrisponde al mondo spirituale non soltanto nelle
linee generali, ma ancor più in ognuna delle cose che lo
compongono. Ogni
cosa che esiste nel mondo naturale deriva dal mondo
spirituale ed è definita
corrispondenza. Occorre sapere che il mondo naturale
esiste e sussiste grazie
a quello spirituale, come l’effetto deriva dalla causa. E’
chiamato mondo
naturale quello che si trova sotto il sole e dal sole
riceve luce e calore, e tutte le
cose che esistono in questo mondo. Il mondo spirituale è
il Cielo, e a questo
mondo appartiene tutto ciò che è nei Cieli.
90 - Poiché l’uomo è il
Cielo e anche il mondo nella loro forma più piccola,
ad immagine di quella più grande, in lui c’è il mondo
spirituale e quello
naturale. La sua interiorità, che appartiene al suo animo
ed è fornita di
intelletto e volontà, costituisce il suo mondo spirituale.
La sua esteriorità, che
appartiene al suo corpo e si riferisce ai sensi e alle
azioni del corpo, costituisce
il suo mondo naturale. E’ per questo che è chiamato
«corrispondente» tutto
ciò che si manifesta nel mondo naturale, ovvero nel suo
corpo, derivando dal
mondo spirituale, ovvero dalla sua mente, dalla sua
ragione e dalla sua
volontà.
91 - Dal volto dell’uomo
si può vedere cos’è la corrispondenza. In colui che
non ha imparato a dissimulare, tutti i sentimenti si
presentano alla vista così
come sono, in forma naturale, proprio in volto. Il volto
indica il carattere
dell’uomo, il suo mondo spirituale nel suo mondo naturale.
Si dice infatti che
il volto è lo specchio dell’anima. Allo stesso modo tutte
le considerazioni
dell’intelletto si manifestano nella parola e le tensioni
della volontà nei
movimenti del corpo. Tutto ciò che avviene nel corpo, sia
sul viso che nel
linguaggio e nei gesti, è detto corrispondenza.
92 - Da quanto sopra
riferito, si può capire che cosa sono l’uomo interiore
e l’uomo esteriore. L’uomo interiore è chiamato uomo spirituale,
e l’uomo
esteriore uomo naturale. L’uno è distinto dall’altro come
il Cielo lo è dal
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
71
mondo. Tutto ciò che viene fatto ed esiste nell’uomo
esteriore o naturale,
viene fatto ed esiste nell’uomo interiore o spirituale.
93 - Avendo trattato
della corrispondenza tra l’uomo interiore o spirituale
e il suo uomo esteriore o naturale, tratteremo ora della
corrispondenza di
tutto il Cielo con le parti dell’uomo.
94 - Il Cielo nel suo
complesso rappresenta un sol uomo e di conseguenza
è chiamato Uomo immenso. Le società angeliche di cui è
composto il Cielo
sono quindi disposte come le membra umane, gli organi e le
viscere: nella
testa, nel petto, nelle braccia e nelle gambe, e a queste
diverse parti
corrispondono. L’uomo esiste sulla base di questa
corrispondenza, ovvero
esiste in quanto corrisponde al Cielo.
95 - Come è stato detto
sopra, il Cielo è distinto in due regni, quello celeste
e quello spirituale. Il regno celeste nel suo complesso
corrisponde al cuore e a
tutto ciò che nel corpo dipende dal cuore. Il regno
spirituale corrisponde al
polmone e a tutto ciò che da lui dipende nel corpo. Nei
Cieli, il regno celeste è
la volontà del Cielo dove regna l’amore; il regno
spirituale è l’intelletto del
Cielo, dove regna il vero. Sono due cose che corrispondono
alle funzioni del
cuore e dei polmoni nell’uomo. E’ in base a questa
corrispondenza che il cuore
nella Scrittura significa volontà e anche amore; e il
soffio polmonare
l’intelletto e la vera fede. E’ per questo che gli affetti
sono attribuiti al cuore,
sebbene non abbiano lì la loro sede e non provengano da
esso.
96 - La corrispondenza
dei due regni del Cielo con il cuore e i polmoni è la
corrispondenza generale del Cielo con l’uomo; c’è però una
corrispondenza
più particolare con ognuno dei suoi organi, delle sue
membra e delle sue
viscere. Nell’Uomo immenso, che è il Cielo, coloro che
sono nella testa sono
nel bene più di tutti gli altri, perché sono nell’amore,
nella pace,
nell’innocenza, nella saggezza e nell’intelligenza, e di
conseguenza anche nella
gioia e nella felicità; essi influiscono sulla testa
dell’uomo e su tutto ciò che da
essa dipende. Coloro che sono invece nel petto dell’uomo
immenso, sono nella
carità e nella fede, influiscono sul petto dell’uomo e ad
esso corrispondono.
Coloro che sono nei lombi e negli organi di riproduzione
agiscono nell’amore
coniugale. Coloro che sono nei piedi, si trovano
nell’ultimo bene del Cielo, che
è chiamato bene naturale-spirituale. Coloro che sono nelle
braccia e nelle
mani, sono nella potenza del vero. Coloro che sono negli
occhi, sono
nell’intelletto. Chi è nelle narici, è nella percezione, e
chi è nelle orecchie è
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
72
nell’attenzione e nell’obbedienza. Chi è nella bocca e
nella lingua, è nel
linguaggio attento e intelligente. Chi è nei reni, è nel
vero che esamina,
distingue e corregge. Chi è nel fegato, nel pancreas e
nella milza, è nelle varie
purificazioni del bene e del vero; e così via per tutte le
parti. Tutti influiscono
nelle parti simili dell’uomo e ad esse corrispondono.
L’influsso del Cielo si fa
avvertire nelle funzioni e nell’uso delle membra.
97 - Queste membra,
organi e visceri significano, nella Scrittura, cose
simili, perché nella Scrittura tutto ha un significato in
base alle
corrispondenze. La testa significa l’intelligenza e la
saggezza; il petto, la
carità; i lombi, l’amore coniugale, le braccia e le mani,
la potenza del vero; i
piedi, ciò che è naturale; gli occhi, l’intelletto; le
narici, la percezione; le
orecchie, l’obbedienza; i reni, l’esame del vero; e via di
seguito. L’uomo dice
abitualmente che chi è intelligente e saggio ha della
testa; chi è nella carità è
un amico del cuore; chi sa percepire, ha un naso fino; chi
è intelligente, ha un
occhio penetrante; chi è nella potenza, ha le braccia
lunghe. Questi modi di
dire hanno la loro origine nelle corrispondenze e queste
espressioni vengono
dal mondo spirituale, anche se l’uomo non lo sa.
98 - Spesso mi è stato
mostrato con l’esperienza che una tale
corrispondenza esiste tra tutto quello che appartiene al
Cielo e tutto quello
che appartiene all’uomo. Ne ho avuto la conferma come di
una cosa evidente e
fuori di dubbio. Queste esperienze, che sono
numerosissime, sono riportate
nella mia opera Arcana Coelestia, là dove si parla
di corrispondenze, di
rappresentazioni, di influsso del mondo spirituale nel
mondo naturale e del
rapporto tra anima e corpo.
99 - Sebbene tutto ciò
che appartiene all’uomo quanto al corpo
corrisponde a tutto ciò che appartiene al Cielo, l’uomo
non è l’immagine del
Cielo per quello che riguarda la sua forma esterna, però
lo è quanto alla forma
interiore. Quest’ultima riceve il Cielo, mentre la forma
esteriore riceve il
mondo. Questa forma esteriore si configura in base
all’ordine del mondo e di
conseguenza può avere una bellezza molto varia; infatti la
bellezza esterna,
che appartiene al corpo, proviene dai genitori e dalla
formazione nel corpo
materno, e in seguito è conservata dall’influsso che emana
dal mondo. Ne
risulta che la forma naturale dell’uomo differisce molto
dalla forma del suo
uomo spirituale. Qualche volta mi è stato mostrato che
forma poteva avere lo
spirito di un uomo, e ho visto che qualcuno aveva una
forma bella e graziosa,
ma uno spirito deforme, nero e mostruoso, al punto che lo
si sarebbe preso
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
73
per un’immagine dell’inferno e non del cielo. Mentre
qualcun altro che non
aveva alcuna bellezza esteriore aveva uno spirito bello,
bianco e angelico. Lo
spirito dell’uomo dopo la morte appare tal quale è stato
nel corpo, quando
viveva nel mondo dentro di lui.
100 - La corrispondenza
non si limita all’uomo, ma si estende ancora più
lontano. C’è corrispondenza dei Cieli tra di loro: al
terzo Cielo corrisponde il
secondo; e al secondo corrisponde il primo; e quest’ultimo
corrisponde alle
forme corporali dell’uomo. Il Cielo termina nel corpo
dell’uomo, che in un
certo senso rappresenta la sua base. Ma di questo
tratteremo più avanti.
101 - E’ indispensabile
sapere che ogni corrispondenza che esiste col Cielo,
esiste anche col divino/umano del Signore, perché è per
Lui che il Cielo esiste.
Se il divino/umano non influisse in tutte le cose del
Cielo, e in base alle
corrispondenze in tutte le cose del mondo, non ci
sarebbero né angeli né
uomini. Ciò fa capire perché il Signore si è fatto uomo,
ha rivestito la Sua
divinità di umanità. Ciò è avvenuto perché il divino/umano
che reggeva il
Cielo prima dell’avvento del Signore non bastava più a
sostenere tutte le cose,
in quanto l’uomo, che è la base dei Cieli, aveva
rovesciato e distrutto l’ordine.
102 - Gli angeli si
sbalordiscono quando vengono a sapere che ci sono
uomini che attribuiscono tutto alla natura e niente a Dio,
e che credono che i
loro corpi, in cui sono state riunite tante mirabili cose
del Cielo, siano stati
composti dalla natura, da cui deriverebbe anche la ragione
umana. Questi
uomini tuttavia, per poco che innalzino le loro menti,
possono facilmente
vedere che queste cose procedono da Dio e non dalla
natura; quest’ultima è
stata creata soltanto per rivestire lo spirito e dargli
una veste adatta a vivere
nell’ultimo piano dell’ordine previsto da Dio. Gli angeli
paragonano questi
uomini alle civette, che vedono nelle tenebre mentre non
vedono nulla nella
luce.
ESISTE UNA
CORRISPONDENZA DEL CIELO CON TUTTE LE COSE DELLA TERRA
103 - Nell’articolo
precedente è stato detto che cos’è la corrispondenza ed è
stato mostrato che tutte le parti del corpo umano in
generale ed in particolare
sono delle corrispondenze. Mostreremo ora che tutte le
cose della terra e tutte
quelle del mondo sono delle corrispondenze.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
74
104 - Tutte le cose che
appartengono alla terra sono distinte in tre regni:
animale, vegetale e minerale. Le cose del regno animale
sono corrispondenza
di primo grado, perché vivono; quelle del regno vegetale
sono corrispondenze
di secondo grado, perché crescono soltanto; quelle del
regno minerale sono
corrispondenze di terzo grado, perché non vivono e non
crescono. Gli esseri
animati dei diversi tipi, sia quelli che si muovono sulla
terra che quelli che
volano nell’aria, sono corrispondenze del regno animale.
Tutte le cose che
crescono e fioriscono nei giardini, nei boschi e nei campi
sono corrispondenze
del regno vegetale. Tutti i metalli, le pietre preziose e
non preziose, le terre dei
diversi generi, le acque sono corrispondenze del regno
minerale. Sono
corrispondenze anche le cose prodotte dalle industrie
umane per il nostro
uso, come gli alimenti, i vestiti, le case, gli edifici e
tante altre cose di questo
genere.
105 - Le cose che sono al
di sopra della terra, come il sole, la luna, le stelle,
e quelle che sono nell’atmosfera come le nuvole, la
pioggia, la nebbia, i lampi
e i fulmini sono anch’esse corrispondenze. Quelle che
derivano dal sole, dalla
sua presenza o assenza, come la luce e l’ombra, il caldo e
il freddo, sono pure
corrispondenze. Lo stesso vale per quelle che ne derivano,
come le stagioni
dell’anno che chiamiamo primavera, estate, autunno e
inverno, e le parti del
giorno che chiamiamo mattina, mezzogiorno, sera e notte.
106 - Tutte le cose che
esistono in natura, dalle più piccole alle più grandi,
sono corrispondenze. Lo sono in quanto il mondo naturale,
con tutto ciò che
lo costituisce, esiste e sussiste grazie al mondo
spirituale ed entrambi
derivano da Dio. Nulla può esistere per virtù propria.
Ogni cosa esiste grazie a
qualcosa che la precede, cioè una causa prima. Se ne viene
separata, perisce e
sparisce.
107 - In natura tutto ciò
che esiste e sussiste grazie all’ordine divino è una
corrispondenza. L’ordine divino è il bene che procede dal
Signore. Di
conseguenza tutte le cose che esistono nel mondo sono
previste per il bene e il
vero.
108 - Tutte le cose del
mondo sono disposte in modo da poter esistere,
svolgere il loro compito ed essere quindi delle
corrispondenze. Se si considera
con saggezza, ci si rende conto che le caratteristiche
proprie di ogni cosa
vengono dal Cielo. Molti sanno per esempio che ogni
animale ha conoscenze
innate. Le api sanno raccogliere il miele dai fiori, costruire
delle celle in cui
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
75
depositare il miele e altre in cui la regina depone le sue
uova. In base al loro
sentimento innato conoscono anche un certo tipo di
governo. Lo stesso vale
per gli uccelli, le formiche e tanti altri animali che
vivono sulla terra. Chi è
dotato di raziocinio, può notare che queste meraviglie
possono venire soltanto
dal mondo spirituale, al quale il mondo naturale viene in
aiuto per rivestire di
un corpo e presentare nei suoi effetti ciò che come causa
è spirituale. Se gli
animali della terra e gli uccelli del cielo nascono con la
loro scienza innata,
non così avviene all’uomo, che pure è ben più intelligente
di loro; ciò dipende
dal fatto che gli animali permangono nell’ordine stabilito
e non possono
distruggere quello che deriva loro dal mondo spirituale.
Diverse le cose per
l’uomo, che è dotato di pensiero; siccome con una vita
contraria all’ordine,
aiutato dalla sua ragione, ha pervertito in sé questa
facoltà, non può nascere
che in uno stato di pura ignoranza. Attraverso mezzi
divini può in seguito
essere riportato nell’ordine celeste.
109 - Nel regno vegetale
si può vedere come le cose corrispondono. I semi
crescono e divengono alberi, producono foglie, fiori e
frutti nei quali sono
contenuti altri semi, e tutto questo secondo un ordine
mirabile. E’ evidente
che questo processo ha le sue corrispondenze nell’uomo:
spesso mentre mi
trovavo in giardino ed esaminavo gli alberi, i frutti, i
fiori, i legumi, ho notato
queste corrispondenze e dagli abitanti del Cielo sono
stato istruito sulla loro
provenienza e la loro evoluzione.
110 - Oggi nessuno, ad
eccezione di coloro che l’apprendono dal Cielo
stesso, può conoscere le cose spirituali che sono in
Cielo, alle quali
corrispondono le cose naturali che sono nel mondo, dato
che la scienza delle
corrispondenze è andata totalmente perduta. La
corrispondenza delle cose
spirituali con le cose naturali risulta chiara da qualche
esempio: gli animali
della terra in generale corrispondono alle tendenze: quelli
che sono dolci e
utili, alle tendenze buone, quelli che sono feroci e
inutili, alle tendenze
malvage. I buoi e i tori corrispondono alla tendenza del
mentale naturale;
pecore e vitelli alle tendenze del mentale-spirituale;
tutti i volatili, a seconda
della specie, all’intelletto di entrambi i mentali. Buoi,
tori, capre, pecore,
agnelli maschi e femmine, come pure tortore e colombe
erano stati ammessi
per un uso santo nella chiesa israelitica, che era una
chiesa rappresentativa, e
con questi animali si facevano sacrifici e olocausti. In
effetti con questo uso
essi corrispondevano alle cose spirituali celesti. Gli
animali, nelle loro diverse
specie, sono le tendenze perché vivono in base a una ben
precisa tendenza
tipica di ogni specie. E’ per questo che ogni animale
possiede una scienza
innata secondo la tendenza della sua vita. L’uomo è simile
agli animali quanto
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
76
alla sua natura; e parlando si è soliti anche paragonarlo
agli animali. Così si
dice che è un agnello se è dolce; un orso o un lupo se è
feroce; una volpe o un
serpente se è astuto, e così via.
111 - Una analoga
corrispondenza esiste anche con le cose del regno
vegetale: un giardino nel suo complesso corrisponde al
Cielo per intelligenza e
saggezza. Per questa ragione il Cielo è chiamato giardino
di Dio e paradiso, o
paradiso celeste. Gli alberi secondo la loro specie
corrispondono alle
percezioni e alle conoscenze del bene e del vero, da cui
derivano intelligenza e
saggezza. Gli antichi che conoscevano la scienza delle
corrispondenze,
tenevano i loro culti santi nei boschi. E’ per questo che
nella Scrittura gli
alberi sono citati tanto spesso, e il Cielo, la Chiesa e
l’uomo sono paragonati al
tronco, all’olivo, al cedro e ad altri alberi, mentre le
buone opere sono
paragonate ai frutti. Gli alimenti che ne derivano,
specialmente quelli che
derivano dal raccolto nei campi, corrispondono alla
tendenza al bene e al
vero, perché queste tendenze nutrono la vita spirituale
come gli alimenti
terreni nutrono la vita naturale. Ecco dunque che il pane
in generale
corrisponde alla tendenza al bene perché più di ogni altro
alimento sostiene la
vita e rappresenta il nutrimento in generale. Il Signore
chiama se stesso il
pane della vita a causa di questa corrispondenza. Per la
stessa ragione nella
chiesa israelitica il pane aveva un uso santo. E’ sempre a
causa di questa
corrispondenza che nella chiesa cristiana l’atto più santo
del culto è la Cena,
nella quale si distribuisce il pane e il vino. Questi
pochi esempi possono
bastare per mostrare che esistono le corrispondenze.
112 - L’universo è stato
creato e formato da Dio in modo tale che ciò che
viene ideato in Cielo abbia i suoi effetti nel mondo, per
gradi e
successivamente. Più l’uomo è spirituale, più è un mezzo
di congiunzione;
meno lo è, meno serve da mezzo di congiunzione.
113 - Tutte le cose che
sono nell’ordine divino corrispondono al Cielo e
quelle che sono contro l’ordine divino corrispondono
all’inferno. Quelle che
corrispondono al Cielo si riferiscono al bene e al vero;
quelle che
corrispondono all’inferno, al male e al falso.
114 - E’ già stato detto
che il mondo spirituale, che è il Cielo, è unito al
mondo naturale attraverso le corrispondenze. Ne risulta
che attraverso le
corrispondenze l’uomo comunica col Cielo, poiché gli
angeli del Cielo non
pensano come l’uomo in base alle cose naturali. Quando
l’uomo conosce la
scienza delle corrispondenze, può essere con gli angeli
attraverso i suoi
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
77
pensieri e anche riunirsi a loro con la sua interiorità.
La Scrittura è stata
scritta in base alle corrispondenze, e se l’uomo non
avesse perduto questa
conoscenza capirebbe il senso spirituale della Scrittura e
conoscerebbe anche
gli arcani di cui non trova traccia se si ferma alla lettera.
Nella Scrittura c’è un
senso letterale e un senso spirituale. Le cose, così come
sono nel mondo,
costituiscono il senso spirituale. Come l’unione del Cielo
col mondo avviene
attraverso le corrispondenze, è allo stesso modo che ci è
stata data una tale
Scrittura, nella quale tutto corrisponde, anche la più
piccola iota.
115 - Il Cielo mi ha
insegnato che gli antichi, che erano uomini celesti,
pensavano in base alle corrispondenze. Le cose naturali
del mondo che
apparivano ai loro occhi servivano loro come mezzi per
pensare. Quel tempo è
stato chiamato l’età dell’oro perché quegli uomini erano
in rapporto con gli
angeli coi quali si intrattenevano; e il Cielo in questo
modo era unito al
mondo. Parlando di questa età, gli scrittori antichi
dicono anche che gli
abitanti del Cielo vivevano con gli uomini, e avevano con
loro relazioni di
amicizia. Ho saputo anche che, dopo l’età dell’oro, gli
uomini che sono venuti
a sostituire quei primi non pensavano in base alle
corrispondenze stesse, ma
in base alla scienza delle corrispondenze che consentiva
ancora un’unione del
Cielo con l’uomo: un’unione che però non era più così
intima. Questo tempo è
chiamato età d’argento. In seguito vennero altri che
conoscevano sì le
corrispondenze, ma non pensavano in base alla scienza
delle corrispondenze
perché vivevano nel bene naturale e non nel bene
spirituale come i loro
predecessori. La loro età fu chiamata età del rame. In
seguito l’uomo divenne
sempre più dominato dall’esteriorità e infine dalla
corporeità. Allora la
scienza delle corrispondenze andò interamente perduta, e
con essa la
conoscenza del Cielo e di un gran numero di cose che di
esso fanno parte. E’
ancora in base alle corrispondenze che queste età furono
chiamate dell’oro,
dell’argento e del rame, perché l’oro significa il bene
celeste nel quale
vivevano gli antichi, l’argento il bene spirituale nel
quale vivevano coloro che
vennero dopo di loro; e il rame il bene naturale dei loro
successori. Il ferro,
che ha dato il nome all’età che è venuta dopo, indica la
dura verità senza il
bene.
IL SOLE IN CIELO
116 - Il sole del mondo è
chiamato naturale al pari di tutto ciò che da lui è
prodotto. Dato che queste cose sono naturali, non appaiono
in Cielo. Lo
spirituale che costituisce il Cielo è al di sopra della
natura e assolutamente
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
78
distinto dal naturale. Questi due aspetti comunicano tra
di loro soltanto
attraverso le corrispondenze.
117 - Nel Cielo non
appare né il sole del mondo né ciò che da lui deriva,
tuttavia nel Cielo c’è un sole, una luce e un calore, vi
sono tutte le cose che
sono nel modo e altre in numero infinito. Il sole del
Cielo è il Signore; la luce è
il divinamente vero, il calore è il bene divino, ed
entrambi procedono dal
Signore come sole. Da questa origine provengono tutte le
cose che esistono e
appaiono in Cielo. In seguito tratteremo della luce e del
calore e delle cose che
esistono nel Cielo grazie a loro. Ora tratteremo soltanto
del sole. Il Signore nel
Cielo appare come sole essendo Egli il divino amore per il
quale esistono tutte
le cose spirituali e anche tutte le cose naturali per
mezzo del sole del mondo.
E’ l’amore che brilla in Cielo sotto forma di sole.
118 - Mi è stato detto
dagli angeli che il Signore appare nel Cielo come sole,
e qualche volta mi è stato anche concesso di vederlo. Ora
dunque descriverò
quello che ho saputo e visto a questo proposito. Il
Signore appare come sole
non in Cielo ma in alto, al di sopra dei Cieli; non sopra
la testa o allo zenith,
ma davanti al volto degli angeli a un’altezza media tra lo
zenith e l’orizzonte.
Appare in due punti diversi: davanti all’occhio destro,
come un sole di fuoco
molto simile al fuoco del sole del mondo e di una
grandezza analoga; e appare
davanti all’occhio sinistro non come sole ma come luna, di
un chiarore simile
a quello della luna della nostra terra, ma più brillante e
di una grandezza
simile; questa luna però appare contornata di parecchie
piccole lune, tutte
luminose e risplendenti. Il Signore appare in queste due
forme in quanto si
manifesta a seconda della ricezione che ciascuno ha di
lui, e cioè a seconda
che lo si percepisca per il bene dell’amore o per il bene
della fede. Appare
come un sole di fuoco a chi lo percepisce con l’amore,
come una luna bianca e
lucente a chi lo percepisce con la fede. E’ così perché il
bene dell’amore
corrisponde al fuoco, che in senso spirituale è l’amore;
mentre il bene della
fede corrisponde alla luce, la quale in senso spirituale è
la fede. La visione
appare agli occhi perché anche il mentale vede attraverso
gli occhi: in base
all’amore con l’occhio destro, in base alla fede con
l’occhio sinistro. Tutte le
cose che negli angeli e negli uomini sono sul lato destro
corrispondono al
bene da cui procede il vero; tutte quelle che sono a
sinistra corrispondono al
vero che procede dal bene.
119 - E’ per questo che
il Signore nella Scrittura è paragonato al sole per
quello che si riferisce all’amore, alla luna per quello
che si riferisce alla fede;
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
79
ciò risulta chiaramente dai passaggi seguenti: La luce
della luna sarà
come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte
di più, come
la luce di sette giorni (Isaia
XXX, 26). Quando cadrò estinto, coprirò
il cielo e oscurerò le sue stelle; velerò il sole di nubi
e la luna non
brillerà. Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te e
stenderò sulla
tua terra le tenebre (Ezechiele
XXXII, 7-8). Il sole si oscurerà al suo
sorgere e la luna non diffonderà la sua luce (Isaia XIII, 10). Il sole e
la luna si oscureranno e le stelle cesseranno di brillare;
il sole si
cambierà in tenebre e la luna in sangue (Gioele II, 10-32). Il sole
divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta
simile al
sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra (Apocalisse VI,
12). Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il
sole si oscurerà, la
luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal
cielo (Matteo
XXIV, 29).
In questi passaggi il sole rappresenta l’amore, la luna la
fede e le stelle la
conoscenza del bene e del vero. Viene detto che questi
astri divengono scuri,
perdono la loro luce e cadono dal Cielo quando non c’è più
amore, né fede, né
conoscenza del bene e del vero. Che il Signore appaia come
sole, lo si vede
anche dalla sua trasfigurazione davanti a Pietro, Giacomo
e Giovanni, quando
è detto che il suo volto risplendeva come il sole (Matteo,
XVII, 2). Il
Signore fu visto anche dai discepoli quando questi furono
sollevati dai loro
corpi e trasportati nella luce del Cielo. Gli antichi che
conoscevano questi
significati volgevano il viso verso il sole ad Oriente
quando celebravano un
culto divino. La consuetudine di volgere i templi verso
Oriente trae qui la sua
origine.
120 - Facendo un
confronto col sole del mondo, si può valutare quanto è
grande l’amore del divino e che cosa esso è. Questo amore
è ardente, molto
più del sole del mondo; così il Signore come sole non
influisce
immediatamente nei Cieli, ma l’ardore del Suo amore è
temperato e si
manifesta per gradi. Le attenuazioni appaiono come cinture
radiose intorno al
sole, e gli angeli sono velati da una leggera nube
protettrice al fine di non
essere feriti dall’influsso. Per questo i Cieli sono
distinti a seconda della
ricezione; i Cieli superiori, essendo nel bene dell’amore,
sono i più vicini al
Signore come sole; i Cieli inferiori, essendo nel bene
della fede, sono più
lontani da Lui; e quelli che non sono in nessun bene, come
coloro che sono
all’inferno, sono i più lontani; e la distanza è maggiore
più essi sono contrari
al bene.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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121 - Quando il Signore
appare in Cielo, cosa che capita sovente, non è
visto circondato da sole, ma in forma angelica; si
distingue dagli angeli per la
divinità che brilla sul Suo volto. Egli non è lì di
persona, perché il Signore in
persona è sempre circonfuso di sole, ma è presente per
l’Aspetto. Questa
presenza è chiamata presenza della vista interiore, e se
ne parlerà
successivamente. Il Signore mi è apparso così fuori dal
sole, in forma
angelica, un po’ al di sotto del sole. Io l’ho visto da
vicino in questa forma
angelica, il volto risplendente; una volta l’ho visto
anche in mezzo agli angeli,
e brillava come la luce della fiamma.
122 - Il sole del mondo
appare agli angeli come una cosa scura
diametricalmente opposta al sole del Cielo. E’ così perché
il fuoco del mondo
corrisponde all’amore per se stessi, e la luce che ne
deriva corrisponde
all’errore di questo amore. L’amore per se stessi è
assolutamente opposto
all’amore divino e alla divina verità, e ciò che è opposto
al divino amore e alla
divina verità è per gli angeli oscurità. Nella Scrittura,
adorare il sole del
mondo e la luna, e prosternarsi davanti a loro, significa
amare se stessi e
amare l’errore che proviene dall’amore per se stessi.
Coloro che agiscono così
saranno sterminati (Deut. IV, 19; XVII, 3-4-5; Geremia
VIII, 1-2; Ezechiele
VIII, 15-16-18; Apocalisse XVI, 8; Matteo XIII, 6-8).
123 - Poiché il Signore
appare in Cielo come sole in base all’amore divino
che è in Lui e da Lui procede, tutti coloro che sono nei
Cieli si volgono
costantemente a Lui; quelli del regno celeste verso Lui
come sole, quelli del
regno spirituale verso Lui come luna. Coloro invece che
sono all’inferno si
volgono verso le tenebre e l’oscurità che sono
diametricalmente opposte a Lui,
e così facendo Gli volgono le spalle, poiché tutti quelli
che sono all’inferno
sono nell’amore di sé e del mondo, e di conseguenza sono
opposti al Signore.
E’ per questo che si dice che gli abitanti dell’inferno
sono nelle tenebre e quelli
dei Cieli nella luce; le tenebre significano l’errore e il
male, la luce il vero e il
bene.
124 - Poiché il Signore è
il sole del cielo, tutte le cose che da Lui procedono
sono rivolte verso di Lui e Lui quindi è il centro comune
da cui provengono
tutte le tendenze e le decisioni. E questo vale sia per le
cose dei Cieli che per
quelle della terra.
125 - Queste spiegazioni
illustrano più chiaramente quanto è stato
precedentemente detto del Signore: il Signore è il Dio del
Cielo; la sua divinità
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
81
costituisce il Cielo; il divino del Signore nel Cielo è
l’amore per lui e la carità
verso il prossimo; vi è corrispondenza di tutte le cose
del mondo col Cielo, e
attraverso il Cielo col Signore; il sole del mondo e la
luna sono delle
corrispondenze.
LA LUCE E IL CALORE
NEL CIELO
126 - Coloro che pensano
soltanto in base alla natura non possono capire
che ci sia una luce nei Cieli. Tuttavia questa luce è così
grande che supera di
molto la luce di mezzogiorno nel mondo; io ho avuto spesso
occasione di
vederla anche di sera e di notte. All’inizio ero sorpreso
nel sentire gli angeli
dire che la luce del mondo non è che un’ombra in confronto
a quella del Cielo,
ma ora avendola vista posso farne testimonianza. Il suo
candore e la sua
luminosità sono tali che è impossibile descriverli. Le
cose che ho visto nei
Cieli le ho viste in questa luce, ben più chiaramente e
distintamente di quelle
che sono in questo mondo.
127 - La luce del cielo
non è naturale come quella del mondo, ma è
spirituale perché procede dal Signore come sole, e questo
sole è il divino
amore e la divina verità, che vengono percepiti dagli
angeli come luce e calore.
Avendo la luce e il calore del Cielo una tale origine,
essi sono spirituali e non
naturali.
128 - La divina verità è
per gli angeli la luce da cui deriva il loro intelletto.
Questo intelletto è la loro vista interiore che influisce
nella loro vista esteriore
e la produce. Tale essendo l’origine della luce nel Cielo,
questa luce varia a
seconda della percezione della divina verità, oppure il
che è la stessa cosa a
seconda dell’intelligenza e della saggezza in cui si
trovano gli angeli; di
conseguenza essa è diversa nel regno celeste, nel regno
spirituale e anche in
ogni società. Nel regno celeste la luce sembra di fiamma,
perché gli angeli
percepiscono la luce dal Signore sotto forma di sole. Nel
regno spirituale la
luce è di un bianco splendente perché gli angeli la
ricevono dal Signore sotto
forma di luna. La luce non è la stessa in tutte le
società, anzi differisce da una
all’altra; coloro che sono al centro hanno una luce
maggiore di coloro che
sono intorno. In una parola, gli angeli hanno la luce
nella misura in cui essi
ricevono la divina verità, cioè al loro livello di
ricezione dell’intelligenza e
della saggezza che procedono dal Signore. Per questo gli
angeli del Cielo sono
chiamati angeli di luce.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
82
129 - Essendo il Signore
nei Cieli la divina verità ed essendo questa la luce,
il Signore nella Scrittura è chiamato la luce, come nel
passaggio seguente: Di
nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi
segue me,
non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni
VIII, 12). E in questo: «Finché sono nel mondo, sono la
luce del
mondo» (Giovanni
IX, 5). Gesù poi dice ancora: «Ancora per poco
tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce,
perché
non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre
non sa
dove va. Mentre avete la luce credete nella luce per
diventare figli
della luce» (Giovanni
XII, 35-36). In Matteo XVII, 2, leggiamo ancora che
Gesù fu trasfigurato davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni:
Il suo viso brillò
come il sole e le sue vesti divennero candide come la
luce. Bisogna
anche sapere che le vesti nella Scrittura significano
anche la verità, come è
detto in Davide: Signore, tu mi rivesti di luce come di
un abito (Salmi,
CIV, 2).
130 - Da tutto questo si
può concludere che nei Cieli la luce è spirituale ed
è la divina verità. Coloro che pensano solo al mondo e
attribuiscono tutto alla
natura, pensano naturalmente, ma coloro che guardano verso
il Cielo e
attribuiscono tutto al divino pensano spiritualmente. Mi è
stato più volte
concesso di percepire, e anche di vedere, che esiste una
luce che illumina la
mente, del tutto distinta da quella che è chiamata luce
naturale. Io sono stato
interiormente elevato per gradi in questa luce, e via via
che venivo elevato la
mia mente era illuminata al punto che percepivo cose che
prima non
percepivo e cose che non potrebbero essere percepite in
base alla luce
naturale.
131 - Dato che la luce
del Cielo è la divina verità, questa luce è anche la
divina saggezza e la divina intelligenza. Essere innalzati
nella luce del Cielo è
la stessa cosa che essere innalzati nell’intelligenza e
nella saggezza. Di
conseguenza ogni cosa in questa luce viene conosciuta per
quello che è:
l’interiorità di ognuno si rivela dalla luce del volto e
nulla resta nascosto. Gli
angeli del terzo Cielo desiderano che tutto in loro sia
rivelato, perché non
vogliono altro che il bene; invece coloro che sono al di
sotto del Cielo temono
alquanto di essere guardati nella luce celeste. Coloro che
sono all’inferno
appaiono tra di loro come uomini, ma nella luce del Cielo
come dei mostri con
un volto e un corpo orribili, corrispondenti nella forma
al loro animo
malvagio. Allo stesso modo l’uomo, quando è guardato dagli
angeli, appare in
base al suo spirito. Se è buono, appare come un uomo la
cui beltà è in
rapporto col suo bene interiore, se è cattivo appare come
un mostro la cui
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
83
bruttura è in rapporto con la sua malvagità interiore. E
quindi evidente che
tutte le cose si manifestano nella luce del Cielo, e ciò
avviene perché la luce
del Cielo è la divina verità.
132 - Dato che la divina
verità è la luce del Cielo, tutto ciò che è vero, sia
negli angeli che al di fuori di loro, brilla di luce.
Tuttavia la verità al di fuori
del Cielo brilla di una luce fredda senza calore, bianca
come la neve, e questo
avviene perché tale verità non deriva dal bene come la
verità in Cielo. Al
confronto della luce del Cielo, questa luce può essere
paragonata alle tenebre.
133 - Nella sua essenza
il calore del Cielo è amore, dato che deriva dal sole
divino che è il Signore stesso che si manifesta
nell’amore. E’ evidente che il
calore del Cielo è spirituale come lo è la sua luce,
poiché hanno la stessa
origine.
134 - Il calore del Cielo
varia come varia la sua luce. Esso è diverso nel
regno celeste, nel regno spirituale e in ogni società di
questi regni. Esso
differisce non soltanto per il grado ma anche per la
qualità; è più intenso e più
puro nel regno celeste del Signore, perché gli angeli
ricevono il divino bene in
misura maggiore. E’ meno intenso e meno puro nel regno
spirituale del
Signore, perché gli angeli ricevono maggiormente la divina
verità; inoltre
differisce secondo la ricezione in ogni società.
Vi è un calore anche all’inferno, ma è immondo. Il calore
del cielo è fuoco
sacro e celeste, quello dell’inferno è fuoco profano e
infernale; entrambi i
fuochi rappresentano l’amore, l’amore celeste, l’amore per
il Signore, per il
prossimo e per tutto ciò che rientra in questo tipo di
amore. Il fuoco infernale
è invece l’amore per se stessi e l’amore del mondo, e ogni
concupiscenza che
procede da questi amori.
135 - L’amore che procede
dal Signore sotto forma di sole è sentito dagli
angeli come calore, perché l’interiorità degli angeli è
fatta d’amore e di
conseguenza la loro esteriorità si riscalda. In Cielo,
calore e amore si
corrispondono perfettamente e ciascuno è nel calore in
proporzione al suo
amore. Il calore del mondo non entra affatto nei Cieli,
essendo troppo
grossolano, naturale e non spirituale. Diversamente
avviene per gli uomini,
perché essi sono sia nel mondo spirituale che nel mondo
naturale. Il loro
spirito si riscalda in base all’amore divino, ma il loro
corpo si riscalda sia per
il calore dello spirito che per quello del mondo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
84
136 - Poiché la luce del
Cielo è la divina verità e di conseguenza la divina
saggezza, essa costituisce la loro vita stessa. Sulla
terra tutto è vivificato dal
calore e dalla luce: questa congiunzione di luce e calore
avviene in primavera
e in estate, ma se la luce è separata dal calore nulla è
vivificato, nulla fiorisce,
tutto appassisce e muore. Tale congiunzione cessa d’inverno,
quando il calore
è assente e la luce resta. E’ in base a questa
corrispondenza che il Cielo è
chiamato Paradiso, perché la verità è qui congiunta al
bene e la fede
all’amore, come sulla terra la luce è congiunta al calore
nella stagione
primaverile.
137 - Leggiamo in
Giovanni: In principio era il Verbo, e il Verbo era
presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio
presso Dio; tutto
era fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato
fatto di tutto
ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce
degli uomini;... E
il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi
vedemmo la sua gloria (Giovanni
I, 1-3, 14). Poiché il Verbo si è fatto
carne, è evidente che il Verbo è il Signore. Però non si
sa ancora che cosa si
intende esattamente con Verbo, e quindi bisogna dirlo. In
questi versetti di
Giovanni il Verbo è la divina verità che è nel Signore e
da lui procede. Come
spiegherò ora, tutte le cose sono state fatte e create
dalla divina verità, poiché
in Cielo ogni potenza appartiene alla divina verità, al di
fuori della quale non
esiste assolutamente niente. In base a questo, gli angeli
sono chiamati
potenze, e lo sono nella misura in cui sono ricettacolo
della verità. Per questa
verità essi hanno il potere sull’inferno e su tutti coloro
che a loro si
oppongono; mille nemici non sopportano un sol raggio della
luce del cielo che
è divina verità. E poiché gli angeli costituiscono il
Cielo, ne deriva che tutto il
Cielo deriva dalla divina verità. Certuni non riescono a
credere che nella
divina verità sia insito un potere tanto grande; credono
che la verità sia un
pensiero, un linguaggio che non ha potere in sé ma solo se
altri agiscono in
base ad esso. Invece nella divina verità c’è il potere in
sé, un tale potere che
attraverso lui è stato creato il Cielo, il mondo e tutto
ciò che in essi è
contenuto. La potenza della verità e del bene nell’uomo, e
il potere della luce e
del calore che proviene dal sole nell’uomo sono
paragonabili fra loro e
possono servire a far capire il potere della divina
verità. Infatti tutte le cose
che crescono nel mondo, gli alberi, i fiori, le erbe, i
frutti, i semi esistono in
quanto c’è la luce e il calore del sole. E’ evidente
quindi il potere di questo
calore e di questa luce.
Quale maggiore potenza deve essere insita nella divina
luce che è divina
verità, e nel divino calore che è divino bene! Infatti il
Cielo esiste in base a
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
85
questi, ed è dal Cielo che trae origine il mondo, come
abbiamo
precedentemente detto e dimostrato. Ciò consente di capire
che tutte le cose
sono state fatte dal Verbo. Nel libro della Genesi si
parla infatti prima di luce e
in seguito delle cose che procedono dalla luce (Genesi I,
3-4).
139 - Bisogna sapere che
il divino bene e la divina verità che sono nei Cieli
e derivano dal Signore come sole, non sono in lui, ma
procedono da lui. Nel
Signore vi è soltanto il divino amore, che è l’essere
grazie al quale esistono
questo bene e questa verità. Ciò può essere illustrato
anche attraverso un
paragone col sole del mondo: il calore e la luce che sono
nel mondo non sono
nel sole, ma procedono dal sole; nel sole vi è soltanto il
fuoco, ed è grazie a
questo fuoco che esistono e procedono questo calore e
questa luce.
140 - Dato che il Signore
come sole è il divino amore e il divino amore è il
divino bene stesso, il divino che procede dal Signore è
chiamato divina verità,
sebbene sia il divino bene unito alla divina verità. E’
questa divina verità che è
chiamata la santità che procede dal Signore.
LE QUATTRO REGIONI
NEL CIELO
141 - Nel cielo come nel
mondo ci sono quattro regioni, l’oriente, il
mezzogiorno, l’occidente e il settentrione, determinate in
entrambi i mondi
dal rispettivo sole: nel Cielo dal sole del Cielo che è il
Signore, nel mondo dal
sole del mondo. Tuttavia tra le regioni del Cielo e le
regioni del mondo ci sono
parecchie differenze.
Prima di tutto, nel mondo si chiama mezzogiorno il punto
in cui il sole è
alla massima altezza al di sopra della terra, e
settentrione la posizione
opposta; oriente il punto in cui sorge agli equinozi, e
occidente quello in cui
tramonta nelle stesse epoche. Nel mondo tutte le regioni
sono determinate dal
mezzogiorno. In Cielo si chiama oriente il punto in cui il
Signore appare come
sole; al punto diametricalmente opposto è l’occidente; a
destra nel Cielo c’è il
mezzogiorno e a sinistra il settentrione. In Cielo tutte
le regioni sono
determinate dall’oriente. Si chiama oriente il punto in
cui il Signore appare
come sole, perché ogni origine della vita viene da lui
come sole. Nella misura
in cui gli angeli ricevono calore e luce, o amore e
intelligenza dal Signore, si
dice che il Signore sorge presso di loro. Nella scrittura
il Signore è chiamato
anche Oriente.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
86
142 - In secondo luogo,
gli angeli hanno in faccia l’oriente, dietro di loro
c’è l’occidente, a destra il mezzogiorno e a sinistra il
settentrione. Ciò può
difficilmente essere capito nel mondo in cui l’uomo si può
voltare in tutte le
direzioni, e quindi si rende necessaria una spiegazione.
Tutto il Cielo si volge
verso il Signore come verso il suo centro comune, e quindi
tutti gli angeli si
volgono verso il centro. Ogni direzione, anche sulla
terra, tende verso un
centro comune, e questo è noto. Però la direzione in Cielo
differisce da quella
nel mondo; nel Cielo la direzione viene espressa
dall’interiorità degli angeli, la
quale si esprime sul loro volto. Ne risulta perciò che è
il loro volto che
determina le regioni.
143 - In qualunque
maniera voltino la loro faccia e il loro corpo, gli angeli
guardano verso oriente; ciò può difficilmente essere
capito nel mondo, perché
l’uomo ha sempre in faccia la regione verso la quale si
volta. Gli angeli come
gli uomini voltano i loro visi e i loro corpi come
desiderano, tuttavia gli angeli
hanno sempre l’oriente davanti agli occhi. Negli angeli i
movimenti della
faccia e del corpo non sono come presso gli uomini, perché
hanno una diversa
origine; sembrano simili ma non lo sono, perché essi
derivano dall’amore che
regna sovrano. Da questo amore vengono tutte le
determinazioni negli angeli
e negli spiriti.
Avendo avuto un gran numero di esperienze, mi è stato
concesso di sapere
e di rendermi conto che gli angeli hanno costantemente il
Signore davanti alla
faccia. Tutte le volte che mi sono trovato in società con
gli angeli, ho notato
davanti al mio viso la presenza del Signore, che sebbene
non fosse visto
veniva tuttavia percepito nella luce; gli angeli più volte
mi hanno confermato
che è così. Dato che il Signore è costantemente davanti
alla faccia degli angeli,
nel mondo si dice che coloro che credono in Lui e L’amano
hanno Dio davanti
agli occhi e davanti alla faccia, Lo guardano e Lo vedono.
L’uomo si esprime
così in base al mondo spirituale, perché nel linguaggio
umano molte
espressioni vengono di là, anche se l’uomo non lo sa.
144 - Questo orientamento
del volto e del corpo verso il Signore è una delle
meraviglie del Cielo; là molti possono essere in uno
stesso luogo e volgere la
faccia e il corpo uno da una parte e uno dall’altra, e
tuttavia tutti vedono il
Signore davanti a loro, e ognuno ha il mezzogiorno alla
sua destra, il
settentrione alla sua sinistra e l’occidente dietro. Al
numero delle meraviglie
va aggiunta anche questa: sebbene tutti gli sguardi degli
angeli siano rivolti
verso oriente, ciò nonostante hanno la visione anche delle
altre tre regioni,
che guardano con la vista interiore che appartiene al
pensiero. Ecco un’altra
meraviglia: non è mai permesso a nessuno, in Cielo, di
stare dietro a un altro
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
87
e di guardare verso il suo occipite: questo infatti
turberebbe l’influsso del bene
e del vero che proviene dal Signore.
145 - Gli angeli guardano
il Signore in una maniera e il Signore guarda gli
angeli in un’altra maniera. Gli angeli guardano il Signore
con gli occhi, ma il
Signore guarda gli angeli con la fronte. Li guarda così
perché la fronte
corrisponde all’amore, e il Signore influisce attraverso
l’amore sulla loro
volontà e fa in modo di esser visto con gli occhi perché
questi corrispondono
all’intelletto.
146 - Le regioni nel
Cielo che costituiscono il regno celeste del Signore
differiscono da quelle che costituiscono il suo regno
spirituale, perché il
Signore appare come sole agli angeli che sono nel regno
celeste, ma appare
come luna a quelli che sono nel regno spirituale, e
l’oriente è il punto in cui il
Signore appare. La distanza tra il sole e la luna è di
trenta gradi; di
conseguenza c’è questa stessa distanza tra le stesse
regioni dei due regni.
147 - Quanto fin qui detto
mostra quale sia la presenza del Signore nei
Cieli, egli è ovunque e presso ciascuno nel bene e nel
vero che procedono dal
Signore. La percezione della presenza del Signore è
nell’interiorità degli
angeli, così che essi sono nel Signore e il Signore in
loro. Sta scritto infatti nel
Vangelo: Rimanete in me e io in voi (Giovanni XV,
4) - Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Giovanni VI,
56). La carne del Signore significa il divino bene e il
sangue la divina verità.
148 - Nei Cieli tutti gli
abitanti sono distinti a seconda delle regioni; a
oriente e occidente abitano coloro che sono nel bene
dell’amore: a oriente
coloro che di questo bene hanno una percezione chiara, a
occidente coloro che
ne hanno una percezione oscura. A mezzogiorno e
settentrione coloro che
sono nella saggezza di questo bene: a mezzogiorno coloro
che sono nella luce
chiara della saggezza, a settentrione coloro che sono
nella percezione oscura
della saggezza. Gli angeli che sono nel mondo spirituale
del Signore vivono
allo stesso modo di quelli che sono nel regno celeste, con
la differenza però
che gli uni vivono secondo il bene dell’amore e gli altri
secondo la luce del
vero. L’amore nel regno celeste è l’amore per il Signore,
e la luce del vero che
da esso procede è la saggezza; mentre l’amore nel regno
spirituale è l’amore
verso il prossimo, e questo amore è chiamato carità, e la
luce del vero che ne
deriva è l’intelligenza che è chiamata anche fede. Gli
angeli differiscono anche
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
88
quanto alle regioni, perché queste nell’uno e nell’altro
regno si trovano ad una
distanza di trenta gradi, come è stato detto al numero
146.
149 - In ogni società del
Cielo gli angeli sono disposti tra di loro alla stessa
maniera: a oriente sono coloro che si trovano a un più
alto grado di amore e
carità, a occidente quelli che sono a un grado minore; a
mezzogiorno coloro
che sono in una più grande luce di saggezza e
intelligenza, a settentrione
coloro che sono in una luce minore. Hanno diversa
collocazione perché ogni
società rappresenta il Cielo ed è il Cielo in una forma
più piccola. Il Signore
provvede a far sì che in ogni società ci siano angeli di
tutti i generi, affinché il
Cielo sia, quanto alla forma, simile a lui in ogni sua parte.
Va detto inoltre che
le società che si trovano ad oriente superano in
eccellenza le società
dell’occidente, e quelle del mezzogiorno superano quelle
del settentrione.
150 - Le regioni nei
Cieli sono conformi alle qualità dei loro abitanti, cioè
l’oriente rappresenta l’amore e il bene dell’amore in una
percezione nitida e
chiara; l’occidente le stesse qualità in percezione meno
chiara; il mezzogiorno
la saggezza e l’intelligenza in una luce chiara; il
settentrione le stesse cose in
una luce oscura.
151 - Il contrario
avviene per coloro che sono all’inferno: essi non
guardano verso il Signore come sole o luna, ma guardano
dal lato opposto
verso le tenebre fitte che sostituiscono il sole del
mondo, e verso un’altra cosa
oscura che è il posto della luna della terra. Ne deriva
che queste regioni sono
opposte alle regioni del Cielo: il loro oriente è là dove
si trovano le tenebre e
l’oscurità; il loro occidente è là dove c’è il sole del
Cielo; il loro mezzogiorno a
destra e il loro settentrione a sinistra; e questo in
qualunque modo rivolgano
il loro corpo. E non può essere diversamente perché tutto
in loro gravita nella
direzione opposta al Signore. In Cielo tutto è orientato
in base all’amore,
invece all’inferno regna l’amore per se stessi e per il
mondo, e questi amori
sono opposti all’amore verso il Signore e all’amore verso
il prossimo; ne
deriva che chi è all’inferno si volge verso l’oscurità che
è diametricalmente
opposta al Signore.
152 - Quando uno spirito
malvagio viene tra i buoni, le regioni sono
confuse al punto che i buoni sanno appena dove si trova il
loro oriente.
Qualche volta me ne sono reso conto io stesso, e ne ho
sentito parlare dagli
spiriti che se ne lamentavano.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
89
153 - A volte gli spiriti
malvagi appaiono rivolti verso le regioni del Cielo;
essi hanno allora la comprensione e la percezione del
vero, ma non hanno
alcuna affezione per il bene; così quando tornano nelle loro
regioni non hanno
più alcuna intelligenza né alcuna percezione del vero e
dicono che le verità che
hanno sentito e percepito non sono verità ma falsità; e
pretendono addirittura
che ciò che è falso diventi vero.
IL CAMBIAMENTO DI
STATO DEGLI ANGELI NEL CIELO
154 - Con cambiamento
dello stato degli angeli si intende il loro
cambiamento quanto all’amore e alla fede e di conseguenza
quanto alla
saggezza e all’intelligenza: quindi lo stato generale
della loro vita. Dato che la
vita angelica è la vita dell’amore e della fede e di
conseguenza della saggezza e
dell’intelligenza, il loro stato dipende da queste cose.
Vedremo ora come
avvengono negli angeli i cambiamenti di stato.
155 - Gli angeli non sono
costantemente nello stesso stato per quanto si
riferisce all’amore e di conseguenza per quanto si
riferisce alla saggezza,
perché tutta la loro saggezza viene dall’amore e in base
all’amore. A volte sono
in uno stato di amore intenso, a volte in uno stato di
amore meno intenso.
Questo amore decresce per gradi da un massimo a un minimo.
Quando gli
angeli sono al più alto grado di amore, sono nella luce e
nel calore della loro
vita, sono nella luce e nella gioia. Quando sono al
livello minimo d’amore sono
nell’ombra e nel freddo, nell’oscurità e nel dolore. Da
questo ultimo stato
ritornano di nuovo al primo, e così via di seguito; questi
ritorni hanno luogo
successivamente e con grande varietà. Si succedono come i
cambiamenti di
stato della luce e dell’ombra, del calore e del freddo, o
come il mattino, il
mezzogiorno, la sera e la notte si succedono ogni giorno
nel mondo in
perpetua varietà durante l’anno. Si corrispondono anche:
il mattino
corrisponde allo stato del loro amore nella luce; il
mezzogiorno allo stato della
loro saggezza nella luce, la sera allo stato della loro
saggezza nell’oscurità e la
notte allo stato di assenza di amore e di saggezza.
Bisogna però sapere che
non c’è corrispondenza della notte vera e propria con lo
stato di coloro che
sono nel Cielo, bensì col momento del giorno che precede
il mattino: la notte
corrisponde allo stato di coloro che sono all’inferno. E’
in base a questa
corrispondenza che nella Scrittura il giorno e l’anno
significano gli stati di vita
in generale. Il calore e la luce significano l’amore e la
saggezza; il mattino è il
primo e supremo grado d’amore; il mezzogiorno la saggezza
nella luce; la sera
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
90
la saggezza nell’ombra; la notte la privazione totale
dell’amore e della
saggezza.
156 - Insieme allo stato
interiore d’amore e di saggezza degli angeli,
cambia lo stato delle diverse cose che sono al di fuori di
loro e che appaiono
davanti ai loro occhi, perché le cose che sono fuori di
loro dipendono da quelle
che sono dentro di loro. Ciò sarà meglio spiegato negli
articoli seguenti.
157 - Ogni angelo e ogni
società subiscono cambiamenti e attraverso questi
cambiamenti di stato, ognuno però in modo diverso
dall’altro perché tutti
sono diversi in amore e saggezza. Coloro che sono al
centro, sono in uno stato
più perfetto di coloro che sono intorno e ai confini.
Specificare queste
differenze richiederebbe troppo tempo. Ognuno subisce dei
cambiamenti
secondo la qualità del suo amore e della sua fede; al
tempo stesso all’interno
della medesima società avviene che uno si trova nella luce
e nella gioia mentre
un altro è nel buio e nel dolore; e questo in maniera
diversa a seconda delle
società; nelle società del regno celeste in maniera
differente che nelle società
del regno spirituale. Le differenze dei cambiamenti del
loro stato in generale
sono come le variazioni di stato dei giorni nelle diverse
parti della terra;
infatti sulla terra in certi luoghi è mattina mentre in
altri è sera, e certuni
vivono nel calore mentre altri vivono al freddo.
158 - Dal Cielo sono
stato informato del perché esistono tali cambiamenti
di stato: gli angeli mi hanno detto che questo fatto ha
diverse ragioni. In
primo luogo: il piacere della vita celeste di cui
gioiscono in base all’amore e
alla saggezza che procedono dal Signore diventerebbe
gradualmente insipido
se rimanesse eternamente uguale a se stesso, come capita a
coloro che vivono
nelle delizie e nei divertimenti senza provare mai alcuna
varietà. In secondo
luogo: gli angeli come gli uomini hanno una propria
individualità che fa sì che
amino se stessi. Tutti coloro che sono in Cielo sono
distolti da se stessi e tanto
più lo sono quanto più sono rivolti al Signore e quindi
all’amore e alla
saggezza; però quando non sono rivolti al Signore, sono
nell’amore per se
stessi. Dato che ciascuno ama se stesso ed è da se stesso
attirato, ne consegue
che ci sono dei cambiamenti di stato successivi e ricorrenti.
In terzo luogo: gli
angeli acquisiscono la loro perfezione perché sono
abituati ad essere tenuti
nell’amore del Signore e ad essere distolti dall’amore per
se stessi. In più,
l’alternarsi di piacere e dolore aumenta la percezione e
la sensazione del bene.
Gli angeli hanno aggiunto altresì che non è il Signore che
produce i
cambiamenti del loro stato, perché il Signore come sole
influisce sempre con
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
91
calore e luce, cioè con amore e saggezza; loro stessi sono
la causa di ciò perché
amano la propria individualità che li attira
continuamente. Essi mi hanno
spiegato questa situazione attraverso un confronto col
sole del mondo: non è
lui la causa dei cambiamenti di stato del calore e del
freddo, della luce e
dell’ombra, che si ripetono ogni anno e ogni giorno. Il
sole infatti resta
immobile, è la terra che gira e quindi è lei la causa dei
cambiamenti.
159 - Mi è stato mostrato
in che modo il Signore, manifestandosi come
sole, appare agli angeli del regno celeste quando si
trovano nel primo, nel
secondo e nel terzo stato. Ho visto il Signore come sole
ardente e splendente,
di una luminosità tale che è impossibile a descriversi; mi
fu detto che il
Signore come sole appare così agli angeli nel loro primo
stato. In seguito ho
visto intorno al sole una grande cintura scura che
indebolisce il primo ardore
e la prima luminosità; e mi fu detto che il sole appare
così agli angeli nel loro
secondo stato. Poi ho visto la cintura oscurarsi
ulteriormente, e il sole
apparire meno luminoso, fino a diventare di un bianco
lucente; e mi fu detto
che il sole appare così agli angeli nel loro terzo stato.
Subito dopo ho visto
questo bianco lucente muoversi a sinistra verso la luna
del cielo e unirsi alla
sua luce, il che produsse un grande aumento di luminosità
della luna stessa; e
mi fu detto che questo era il quarto stato per coloro che
sono nel regno
celeste, e il primo per coloro che sono nel regno
spirituale.
Questi cambiamenti di stato nell’uno e nell’altro regno si
alternano tra di
loro non nell’insieme, ma nelle varie società una dopo
l’altra; questi ritorni
non sono regolari, ma avvengono più lentamente o più
velocemente
all’insaputa degli angeli. Mi è stato anche ripetuto che
il sole in se stesso non
cambia, ma appare diverso a seconda degli stati successivi
degli angeli. Il
Signore appare a ciascuno secondo la qualità del suo
stato, di conseguenza
appare ardente a coloro che sono nell’intensità
dell’amore, meno ardente e
infine bianco lucente nella misura in cui l’amore
diminuisce. La qualità dello
stato degli angeli è rappresentata da quella cintura scura
che dava al sole le
sue variazioni apparenti nella fiamma e nella luce.
160 - Quando gli angeli
sono nel loro ultimo stato, cioè quando pensano
soprattutto a se stessi, cominciano a diventare tristi. Io
ho conversato con loro
mentre si trovavano in questo stato, e ho visto la loro
tristezza. Essi mi
dicevano allora che speravano di ritornare presto al loro
primo stato e di
essere distolti dalla propria individualità.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
92
161 - Anche all’inferno
ci sono dei cambiamenti di stato, ma ne parleremo
più avanti, quando tratteremo dell’inferno.
IL TEMPO NEL CIELO
162 - Sebbene le cose si
succedano e progrediscano in Cielo come nel
mondo, pur tuttavia gli angeli non hanno alcuna nozione né
alcuna idea del
tempo e dello spazio; al punto che ignorano assolutamente
che cosa sono il
tempo e lo spazio. Prima parleremo del tempo nel Cielo,
più avanti dello
spazio.
163 - Gli angeli non
sanno che cos’è il tempo, sebbene tutte le cose presso
di loro siano in progressione successiva come nel mondo,
con tante
somiglianze che non c’è alcuna differenza, in quanto in
Cielo non ci sono anni,
giorni e mesi, ma cambiamenti di stato. Là dove ci sono
gli anni e i giorni, c’è
il tempo; dove ci sono dei cambiamenti di stato, ci sono
gli stati.
164 - Nel mondo c’è il
tempo perché il sole in apparenza avanza da un
grado all’altro e produce il tempo che viene chiamato
tempo dell’anno e
stagione. Inoltre il sole ruota in apparenza intorno alla
terra e produce quelle
che chiamiamo parti del giorno; sia gli uni che gli altri
si ripetono
regolarmente. Diversamente avviene col sole del Cielo che
non produce né
anni né giorni, ma in apparenza dei cambiamenti di stato.
Questi
cambiamenti non avvengono a intervalli regolari, come è
stato mostrato negli
articoli precedenti. Gli angeli quindi non possono avere
alcuna idea del
tempo, ma hanno invece il concetto di stato.
165 - Poiché gli angeli
non hanno alcuna idea del tempo, come l’hanno
invece gli uomini nel mondo, non hanno di conseguenza
alcuna idea relativa
alle cose che appartengono al tempo. Essi non conoscono
l’anno, il mese, la
settimana, il giorno, l’ora, oggi, ieri e domani. Quando
gli angeli ne sentono
parlare presso gli uomini - vi sono infatti sempre degli
angeli uniti agli uomini
dal Signore - invece di queste divisioni del tempo
percepiscono degli stati e
delle cose che concernono questi stati stessi; in questo
modo l’idea naturale
dell’uomo è trasformata presso gli angeli in idea
spirituale. Nella Scrittura il
tempo corrisponde allo stato e le cose che si riferiscono
al tempo, come le
divisioni sopra citate, significano le situazioni
spirituali che ad esse
corrispondono.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
93
166 - Lo stesso avviene
con tutte le cose che esistono grazie al tempo; le
quattro stagioni dell’anno, primavera, estate autunno e
inverno; le quattro
parti del giorno, mattino, mezzogiorno, sera e notte; le
quattro età dell’uomo,
infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia. L’uomo pensa
in base al tempo
quando pensa alle cose che esistono o si succedono secondo
il tempo, ma
l’angelo pensa in base allo stato. La primavera e il
mattino divengono per lui
uno stato di amore e di saggezza come quelli che
caratterizzano il primo stato
degli angeli. L’estate è il mezzogiorno corrispondono
all’amore e alla saggezza
del secondo stato; l’autunno e la sera al terzo. La notte
e l’inverno
corrispondono allo stato che esiste all’inferno. E’ quindi evidente come le
cose
naturali che sono nella mente dell’uomo divengono cose
spirituali presso gli
angeli che vivono accanto agli uomini.
167 - Non avendo gli
angeli alcuna nozione del tempo, hanno dell’eternità
un’idea diversa da quella degli uomini della terra. Per
eternità essi intendono
uno stato infinito, e non un tempo infinito. Un giorno che
meditavo
sull’eternità in base all’idea del tempo, riuscivo a
percepire che cosa
significasse per l’eternità cioè per un tempo
infinito, ma non che cosa
significasse da tutta l’eternità, cioè ciò che Dio
aveva fatto in tutta l’eternità
precedente la creazione. Mi trovai quindi in uno stato di
ansietà e allora fui
elevato nelle sfere celesti e di conseguenza partecipai
della comprensione che
gli angeli hanno dell’eternità. Vidi allora chiaramente
che bisogna pensare
all’eternità non in base al tempo ma allo stato. Solo così
si può capire cosa
significa da tutta l’eternità.
168 - Gli angeli che
s’intrattengono con gli uomini non parlano mai in base
alle cose naturali proprie dell’uomo, le quali derivano
tutte dal tempo, dallo
spazio, dalle cose materiali e così via, ma si esprimono
in base a idee spirituali
che derivano tutte dagli stati e dai diversi cambiamenti
di stato degli angeli.
Tuttavia quando le idee angeliche che sono spirituali
influiscono sugli uomini,
vengono trasformate all’istante e naturalmente in idee
naturali proprie
dell’uomo, del tutto corrispondenti a quelle spirituali.
Gli angeli e gli uomini
non sanno che questo avviene. Ogni influsso del Cielo
sull’uomo avviene in
questo modo.
169 - L’uomo naturale può
credere che non avrebbe alcun pensiero se le
idee di tempo, di spazio e delle cose materiali non
esistessero più per lui,
perché tutti i pensieri dell’uomo sono fondati su queste
idee. E’ bene però che
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
94
egli sappia che i pensieri sono tanto più finiti e
ristretti quanto più dipendono
da spazio, tempo e cose materiali, mentre sono tanto più
infiniti e estesi
quanto più se ne liberano, perché allora il mentale si
eleva al di sopra delle
cose mondane e corporali. E’ di qui che deriva la saggezza
degli angeli, una
saggezza tale che è detta incomprensibile in quanto non si
adatta alle
concezioni legate unicamente alle cose mondane e
materiali.
LE IMMAGINI E LE
APPARENZE IN CIELO
170 - L’uomo che pensa
col solo lume naturale, non può capire che in Cielo
esiste qualcosa di simile a ciò che esiste nel mondo. Egli
si è confermato nel
concetto che gli angeli siano esseri soltanto mentali e
cioè soffi eterei, e non
abbiano i sensi che possiede l’uomo e quindi non abbiano
occhi - e non
avendo occhi, che non vedano. Gli angeli invece hanno
tutti i sensi che ha
l’uomo, e persino molto più sviluppati. La luce in base
alla quale essi vedono è
molto più brillante di quella in base alla quale vede
l’uomo. Come abbiamo
detto negli articoli 73 e 77, gli angeli sono uomini nella
forma più perfetta;
gioiscono di tutti i sensi e godono di una luce molto più
brillante di quella del
mondo.
171 - E’ impossibile
descrivere in poche parole le cose che appaiono agli
angeli nei Cieli; esse sono per la maggior parte simili a
quelle che sono sulla
terra, ma più perfette quanto alla forma e in più gran
numero. Ciò che videro i
profeti ci dà un’idea delle cose che sono in Cielo; per
esempio quello che vide
Ezechiele a proposito del Nuovo Tempio e della Nuova
Terra, la cui
descrizione si trova dal XL al XLVIII capitolo; quello che
vide Daniele,
descritto dal capitolo VII al XII; quello che vide
Giovanni, descritto dal primo
all’ultimo capitolo dell’Apocalisse, e quello che videro
altri, la cui descrizione
si trova nei libri storici e profetici della Bibbia. Tutti
costoro hanno visto tali
cose quando il Cielo fu loro aperto, e si dice che il
Cielo è aperto quando è
aperta la vista interiore che è la vista spirituale
dell’uomo. Le cose che sono
nei Cieli non possono essere viste con gli occhi del corpo
dell’uomo, ma
possono essere viste con gli occhi del suo spirito. Quando
piace al Signore, gli
occhi dello spirito si aprono e allora l’uomo si sottrae
alla luce naturale ed è
elevato alla luce spirituale. E’ in questa luce che
anch’io ho visto le cose che si
trovano nel Cielo.
172 - Sebbene le cose che
appaiono in Cielo siano per la maggior parte
simili a quelle che sono sulla terra, non sono tuttavia ad
esse simili per
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
95
l’essenza. Quelle che sono nei Cieli esistono grazie al
sole del Cielo, e sono
dette spirituali; quelle che sono sulla terra esistono in
base al sole del mondo,
e sono dette naturali.
173 - Le cose che sono
nei Cieli non esistono alla stessa maniera di quelle
della terra. Nei Cieli tutte le cose esistono grazie al
Signore secondo le
corrispondenze con l’interiorità degli angeli. Gli angeli
in effetti hanno
un’interiorità e un’esteriorità; le cose che sono nella
loro interiorità si
riferiscono tutte all’amore e alla fede, e quindi alla
volontà e all’intelletto che
ne sono i ricettacoli. Ciò può essere capito in base a ciò
che è detto sul calore e
la luce del Cielo; gli angeli hanno il calore secondo la
qualità del loro amore, e
la luce secondo la qualità della loro saggezza. Lo stesso
avviene con tutte le
altre cose che appaiono ai sensi degli angeli.
174 - Quando mi è stato
concesso di essere in società con gli angeli, le cose
del Cielo mi sono apparse come quelle del mondo; e così
chiaramente che mi
sarei creduto nel mondo e addirittura alla corte di un re.
Mi sono quindi
intrattenuto con gli angeli come da uomo a uomo.
175 - Tutte le cose che
corrispondono all’interiorità la rappresentano, e per
questo sono definite immagini o rappresentazioni.
Poiché variano in base
allo stato dell’interiorità degli angeli, sono state
chiamate apparenze. Le cose
che appaiono davanti agli occhi degli angeli nei Cieli e
sono percepite dai loro
sensi, lo sono in maniera così viva come quelle che sono
viste e percepite dagli
uomini sulla terra, e addirittura molto più chiaramente,
distintamente e
percettibilmente.
Le apparenze che in Cielo procedono da questa fonte sono
dette
apparenze reali perché
esistono realmente. Ci sono anche delle apparenze
che non sono reali; sono cose che appaiono, è vero, ma non
corrispondono
all’interiorità. Ne parleremo in seguito.
176 - Ecco un esempio che
mostrerà più chiaramente quali sono le cose che
appaiono agli angeli secondo le corrispondenze. A coloro
che sono
nell’intelligenza, appaiono dei giardini e dei paradisi
pieni di alberi e di fiori
di tutti i tipi. Gli alberi sono disposti in un bellissimo
ordine, uniti due a due
da rami trasversali che formano viali bordati d’erba e
passeggiate coperte, di
una bellezza indescrivibile. Coloro che sono
nell’intelligenza vi passeggiano,
colgono fiori e ne fanno delle ghirlande con le quali
ornano i bambini. In
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
96
questi giardini ci sono dei tipi di piante e di fiori che
non esistono sulla terra.
Gli alberi hanno dei frutti secondo i beni dell’amore nel
quale si trovano gli
spiriti intelligenti; essi vedono queste cose perché il
giardino e il paradiso, e
anche gli alberi da frutto e i fiori, corrispondono
all’intelligenza e alla
saggezza. E’ noto sulla terra che tali cose esistono in
Cielo; le sanno però
solamente coloro che vivono nel bene e che non hanno
estinto in sé la luce
celeste a causa della luce naturale e delle sue illusioni.
Essi pensano e dicono
che il Cielo racchiude cose «che giammai orecchio ha udito
né occhio ha
visto».
LE VESTI DI CUI GLI
ANGELI APPAIONO VESTITI
177 - Poiché gli angeli
sono uomini e vivono tra loro come gli uomini della
terra, hanno anche delle vesti, dei domicili e altre cose
simili, con la differenza
però che presso di loro tutto è più perfetto perché essi
sono in uno stato più
perfetto. In effetti, come la saggezza angelica supera
quella umana a un tal
livello che è detta ineffabile, lo stesso avviene di tutte
le cose che sono
percepite dagli angeli e a loro appaiono, perché tutte
corrispondono alla loro
saggezza.
178 - Le vesti di cui gli
angeli sono rivestiti sono, come tutto il resto, delle
corrispondenze, e in quanto tali esistono realmente. Le
loro vesti
corrispondono alla loro intelligenza, e questo avviene in
quanto nei Cieli tutto
appare vestito secondo l’intelligenza. Dato che uno supera
l’altro in
intelligenza (vedi gli articoli 43 e 128), ne risulta che
le vesti dell’uno sono più
belle di quelle dell’altro. I più intelligenti hanno vesti
splendenti come la
fiamma, altre le hanno lucenti come la luce. I meno
intelligenti hanno vesti
bianche senza splendore, e quelli che sono ancora meno
intelligenti hanno
vesti di diversi colori. Però gli angeli del Cielo intimo
sono nudi.
179 - Dato che le vesti
degli angeli corrispondono alla loro intelligenza,
corrispondono anche alla verità, perché ogni intelligenza
procede dalla divina
verità. Dire che gli angeli sono vestiti secondo
l’intelligenza, o dire che lo sono
secondo la divina verità, è la stessa cosa. Se le vesti degli
uni risplendono
come la fiamma, e quelle di certi altri risplendono come
la luce, è perché la
fiamma corrisponde al bene e la luce corrisponde al vero
che deriva dal bene.
Se altri hanno vesti bianche senza splendore e certi altri
le hanno di colori
diversi, è perché il bene divino e la divina verità
brillano meno e sono ricevuti
in maniera diversa da coloro che sono meno intelligenti.
Il bianco corrisponde
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
97
anch’esso alla verità e i colori alle varietà di ciò che è
vero. Se nel Cielo intimo
gli angeli sono nudi, è perché essi sono nell’innocenza -
e l’innocenza
corrisponde alla nudità.
180 - Dato che gli angeli
indossano delle vesti, quelli di loro che sono stati
visti nel mondo sono apparsi vestiti, per esempio quelli
che apparvero ai
profeti e quelli che furono visti al sepolcro del Signore:
Il suo aspetto era
come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. (Matteo XXVIII,
5; Luca XXIV, 4; Giovanni XX, 12). Gli angeli che Giovanni
vide in Cielo
avevano vesti bianche di lino fine (Apocalisse IV, 4 XIX,
11-13).
Di colui che non è nel vero, vien detto che non è
rivestito di un abito
nuziale, come in Matteo: Il re entrò per vedere i
commensali e scorto
un tale che non indossava l’abito nuziale gli disse: Amico,
come hai
potuto entrare qui senza abito nuziale? Ed egli ammutolì.
Allora il
re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo
fuori nelle
tenebre (Matteo
XXII, 11-13).
181 - Le vesti degli
angeli non appaiono soltanto come vesti, ma lo sono
realmente; infatti non solo vengono viste, ma anche
sentite e toccate. Gli
angeli hanno parecchie vesti, le tolgono e le mettono,
ripongono quelle di cui
non fanno uso e le riprendono quando ne hanno bisogno; io
ho visto mille
volte che si rivestivano di vesti diverse. Ho chiesto loro
da dove venivano le
vesti, e loro mi hanno risposto che venivano dal Signore;
le vesti vengono loro
donate e a volte ne sono rivestiti a loro insaputa. Mi
hanno detto anche che le
loro vesti cambiano secondo il loro cambiamento di stato;
nel primo e nel
secondo stato le loro vesti sono luminose e risplendenti,
nel terzo e nel quarto
lo sono un po’ meno, e questo in base alle corrispondenze.
182 - Come ognuno, nel
mondo spirituale, ha vesti che corrispondono
all’intelligenza, e quindi alla verità da cui viene
l’intelligenza, coloro che sono
all’inferno, non essendo nel vero, appaiono coperti di
vesti strappate, sporche
e nerastre, ognuno secondo la propria follia. Essi non
possono rivestirne altre;
il Signore concede loro di essere vestiti per non apparire
nudi.
LE ABITAZIONI E LE
DIMORE DEGLI ANGELI
183 - Dato che in Cielo
ci sono delle società e gli angeli vivono come gli
uomini, essi hanno anche delle abitazioni che, anch’esse,
sono diverse a
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
98
seconda dello stato di vita di ciascuno, magnifiche per
coloro che sono in uno
stato più alto, meno splendide per chi si trova in uno
stato meno elevato.
Qualche volta ho parlato con gli angeli delle abitazioni
che ci sono in Cielo, e
loro mi hanno detto che al giorno d’oggi non c’è quasi più
nessuno che crede
che in Cielo ci siano abitazioni e dimore, gli uni perché
non le vedono, gli altri
perché non sanno che gli angeli sono uomini, altri ancora
perché credono che
il Cielo angelico sia quello che vedono coi loro occhi
intorno a loro. Dato che
questo cielo appare vuoto ed essi immaginano che gli
angeli siano forme
eteree, ne concludono che gli angeli vivono nell’etere.
Inoltre non riescono a
concepire che nel mondo spirituale ci siano cose simili a
quelle del mondo
naturale, perché non hanno alcuna nozione di ciò che è
spirituale. Gli angeli
mi hanno detto che sanno che oggi nel mondo regna una tale
ignoranza, e si
stupivano di trovarla soprattutto all’interno della
Chiesa, e più presso coloro
che sono definiti intelligenti che presso i semplici.
Hanno aggiunto che
basterebbe leggere la Scrittura per sapere che gli angeli
sono uomini, perché
quelli di loro che sono stati visti erano come uomini. Lo
stesso è avvenuto col
Signore, che ha portato con sé tutta la sua umanità.
Poiché dunque gli angeli sono uomini, essi hanno dimore e
abitazioni.
Contrariamente all’opinione ignorante di qualche uomo,
opinione che gli
angeli chiamano follia, essi non volano nell’aria e non
sono dei soffi, sebbene
vengano chiamati spiriti.
184 - Gioverà presentare
a questo proposito le mie esperienze. Ogni volta
che ho parlato con gli angeli, faccia a faccia, mi sono
trovato con loro nelle
loro dimore. Le loro abitazioni sono come quelle della
terra, ma più belle. Vi si
trova un gran numero di camere e stanze da letto; ci sono
dei cortili circondati
di giardini, prati e campi. Là dove gli angeli sono
consociati, le abitazioni sono
contigue, una accanto all’altra, disposte in forma di
città, con delle piazze,
delle strade e dei mercati, in tutto simili alle città
della nostra terra. Mi è stato
concesso di percorrerle, di esaminarle in tutti i sensi, e
a volte anche di
entrare nelle case. Questo mi è stato concesso in perfetto
stato di veglia,
mentre la mia vista interiore era aperta.
185 - Ho visto dei
palazzi in Cielo così magnifici che non possono essere
descritti; in alto brillavano come se fossero stati di oro
puro, in basso
sembravano di pietre preziose. Questi palazzi erano uno
più splendido
dell’altro, dentro come fuori. Gli appartamenti erano
decorati in una maniera
che non ci sono parole per descriverli: sul lato rivolto a
mezzogiorno c’erano
dei giardini paradisiaci dove tutto era risplendente, e in
certi punti le foglie
erano come d’argento e i frutti come d’oro. I fiori nei
giardini formavano coi
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
99
loro colori delle specie di arcobaleni. Alle estremità di
questi giardini si
vedevano altri palazzi che chiudevano la visuale. I
monumenti architettonici
del Cielo sono tali che si potrebbe dire che l’arte ha
raggiunto in essi la sua
perfezione, il che non deve stupire perché è un’arte
celeste. Gli angeli
dicevano che queste cose, ed altre in numero infinito
ancora più perfette, sono
poste dal Signore davanti ai loro occhi, ma esse allietano più la loro mente
che
la loro vista, perché in ognuna essi vedono le
corrispondenze e attraverso
queste le cose divine.
186 - Gli angeli mi hanno
anche detto che non soltanto i palazzi e le case,
ma anche tutte le cose in generale e in particolare che si
trovano dentro e
fuori di questi sono corrispondenze date dal Signore. La
casa in generale
corrisponde al loro bene. Tutte le cose che sono dentro la
casa corrispondono
alle cose diverse di cui si compone il bene, e tutto ciò
che è fuori al vero che
deriva dal bene, e anche alle percezioni e alle
conoscenze. Poiché la casa e le
sue dipendenze corrispondono al bene e al vero,
corrispondono anche al loro
amore e di conseguenza alla loro saggezza e intelligenza,
poiché l’amore fa
parte del bene, la saggezza fa parte del bene e del vero,
e l’intelligenza fa parte
del vero che procede dal bene. Tali sono le cose che gli
angeli percepiscono
quando considerano questi oggetti, ed è per questo che gli
oggetti allietano
più la loro mente che i loro occhi.
187 - Vedendo queste cose
ho capito chiaramente perché il Signore è
chiamato il Tempio di Gerusalemme (Giovanni II, 19 e 21);
e perché la Nuova
Gerusalemme appare d’oro puro, con le porte di perle e le
fondamenta di
pietre preziose (Apocalisse XXI). Il tempio rappresenta la
natura divina e
umana del Signore; la Nuova Gerusalemme significa la
Chiesa che deve essere
fondata. Le dodici porte rappresentano le verità che
conducono al bene, e le
fondamenta le verità su cui la Chiesa sarà fondata.
188 - Gli angeli che
costituiscono il regno celeste del Signore abitano di
solito in luoghi molto alti, che appaiono come montagne
coperte di terra
erbosa. Gli angeli del regno spirituale abitano in luoghi
meno elevati, che
appaiono come colline. Ma gli angeli che sono nelle parti
più basse del Cielo
abitano in luoghi che appaiono come rocce. Tutto questo ha
un significato in
base alle corrispondenze; per questo nella Scrittura le
montagne significano
l’amore celeste, le colline l’amore spirituale e le rocce
la fede.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
100
189 - Ci sono anche degli
angeli che non vivono consociati, ma isolati, casa
per casa. Essi abitano al centro del Cielo perché sono i
migliori tra gli angeli.
190 - Le case in cui
abitano gli angeli non sono costruite come quelle del
mondo; esse sono donate gratuitamente dal Signore, a
ciascuno secondo la
ricezione del bene e del vero. Queste case cambiano
anch’esse un po’ a
seconda dello stato interiore degli angeli. Gli angeli
dicono di aver ricevuto dal
Signore tutto ciò che possiedono, e tutto ciò di cui hanno
bisogno è loro
donato gratuitamente.
LO SPAZIO IN CIELO
191 - Sebbene tutto in
Cielo appaia assolutamente come nel mondo, cioè
delimitato e definito dallo spazio e dal luogo, pur
tuttavia gli angeli non hanno
alcuna nozione né alcuna idea del luogo e dello spazio.
Dato che ciò sembrerà
paradossale, spiegherò meglio questo argomento che è di
grande importanza.
192 - Tutti gli
spostamenti nel mondo spirituale avvengono attraverso dei
cambiamenti dello stato interiore, per cui gli spostamenti
sono in realtà
cambiamenti di stato. E in questo modo che sono stato
condotto dal Signore
nei Cieli e anche verso le terre che sono nell’universo.
Questo è avvenuto nello
spirito, mentre il corpo restava nello stesso luogo. Allo
stesso modo si
muovono gli angeli, per cui per loro non esistono distanze
né spazi, ma solo
stati e cambiamenti di stato.
193 - Dato che gli
spostamenti avvengono in questo modo, è evidente che
gli avvicinamenti sono somiglianze dello stato interiore,
e gli allontanamenti
differenze. Ne deriva che coloro che sono in uno stato
simile sono gli uni
vicini agli altri, e coloro che sono in uno stato diverso
sono lontani. Gli spazi
in Cielo non sono che stati esterni che corrispondono a
stati interni. E’ per
questa ragione che i Cieli sono distinti tra di loro, al
pari delle società di ogni
Cielo e gli angeli nella loro società. Ne deriva anche che
l’inferno è totalmente
separato dai Cieli, perché si trova nello stato opposto.
194 - E’ per questa
stessa ragione che nel mondo spirituale uno si trova
davanti a un altro se lo desidera intensamente: infatti lo
vede col pensiero e si
mette nel suo stato. Viceversa l’avversione fa sì che ci
si mantenga lontani.
Dato che ogni avversione deriva dalla differenza degli
affetti e dei pensieri, ne
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
101
risulta che molti che si trovano nello stesso luogo sono
visibili gli uni agli altri
finché sono d’accordo, ma non si vedono più dal momento in
cui nutrono
sentimenti opposti.
195 - Quando un angelo si
trasferisce da un luogo all’altro, sia nella sua
città che nei giardini e nelle corti o anche al di fuori
della sua società, arriva
più o meno presto a seconda del suo desiderio. Il cammino,
pur essendo lo
stesso, si accorcia o si allunga secondo il desiderio;
questa è una cosa che ho
visto spesso e che mi ha sorpreso. E’ dunque evidente che
la distanza, e di
conseguenza gli spazi, dipendono assolutamente dagli stati
interiori degli
angeli. Così stando le cose, nella loro mente non può
entrare il concetto e
l’idea di spazio come lo intendiamo noi, sebbene presso di
loro ci siano degli
spazi come nel mondo.
196 - Questo può essere
capito riflettendo sui pensieri dell’uomo, i quali
non hanno spazio in quanto le cose su cui l’uomo porta con
intensità il suo
pensiero gli sono come presenti. A maggior ragione ciò
avviene negli angeli,
perché in loro vista, pensiero, affetti sono una cosa
sola, e gli oggetti vicini e
lontani appaiono e variano secondo il loro stato
interiore.
197 - Anche nella
Scrittura i luoghi e gli spazi e tutto ciò che in qualche
modo dipende dallo spazio significano cose analoghe che
appartengono allo
stato. Questo vale per esempio per le distanze, il vicino
e il lontano, il
cammino, i viaggi, le campagne e i giardini, le città e le
piazze, i movimenti, le
misure di tutti i tipi, e una quantità innumerevole di
altre cose, perché tutte
queste cose derivano in qualche modo da spazio e tempo.
Spiegherò solamente che cosa significano nella Scrittura
lunghezza,
larghezza e altezza. In tutto il mondo queste misure sono
fatti spaziali; ma in
Cielo, dove non si pensa in questi termini, con lunghezza
si intende lo stato
del bene, con larghezza lo stato del vero e con altezza la
differenza di questi
stati a seconda del grado (vedi il numero 38). Questo
avviene perché la
lunghezza va in Cielo da oriente a occidente, e là
risiedono coloro che sono nel
bene dell’amore; la larghezza in Cielo va da mezzogiorno a
settentrione, e là
risiedono coloro che sono nel vero secondo il bene;
l’altezza in Cielo è l’uno e
l’altro in base al grado. In Ezechiele, dal capitolo XL al
capitolo XLVIII, sono
descritti con misurazioni di lunghezza, larghezza e
altezza il Nuovo Tempio e
la Nuova Terra, con le stanze, le porte, le entrate, le
finestre e le dipendenze,
che rappresentano la Nuova Chiesa e i beni e le verità che
essa racchiude.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
102
Altrimenti a che servirebbero tutte queste misure? La
Nuova Gerusalemme è
parimenti descritta nell’Apocalisse con queste parole:
La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale
alla
larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: misura
dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza
sono
uguali (Apocalisse
XXI, 16)
In questo passaggio la Nuova Gerusalemme significa la
Nuova Chiesa e di
conseguenza le sue misure rappresentano le cose che
appartengono alla
Chiesa. La lunghezza, il bene del suo amore; la larghezza,
il vero che deriva
dal bene; l’altezza, il bene e il vero secondo il grado; i
dodicimila stadi sono
tutto il bene e tutto il vero nel loro complesso.
Altrimenti che cosa potrebbe
significare un’altezza di dodicimila stadi uguale alla
lunghezza e alla
larghezza?
Che nella Scrittura la larghezza significhi il vero,
risulta evidente in Davide:
Tu Signore non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai
guidato al largo i miei passi (Salmo XXX, 9)
Si veda anche Isaia VIII, 8 e Abacuc I, 6.
198 - Da tutto questo si
può vedere che in Cielo, sebbene ci siano degli
spazi come nel mondo, nulla è valutato secondo gli spazi,
ma tutto è
considerato secondo gli stati. Di conseguenza gli spazi
non possono essere
misurati come nel mondo, ma sono visti soltanto secondo lo
stato interiore.
199 - La causa prima ed
essenziale è che il Signore è presente in ognuno
secondo l’amore e la fede, e tutte le cose appaiono vicine
o lontane secondo la
sua presenza, perché è in base a questa che sono
determinate tutte le cose che
esistono nei Cieli. Questa è anche l’origine della
saggezza degli angeli, da cui
deriva la vastità del loro pensiero, e allo stesso modo c’è
comunicazione fra
tutte le cose che sono nei Cieli. In una parola, è così
che essi hanno la facoltà
di pensare spiritualmente, e non naturalmente come gli
uomini.
LA FORMA DEL CIELO DETERMINA LE
CONSOCIAZIONI E LE COMUNICAZIONI
200 - Dalle spiegazioni date
negli articoli precedenti, si può in qualche
modo vedere quale è la forma del Cielo. Per esempio, il
Cielo è simile a se
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
103
stesso nel tutto e nella parte; ogni società è il Cielo in
una forma più piccola, e
ogni angelo nella forma minima; tutto il Cielo rappresenta
un uomo, e ogni
società del Cielo rappresenta un uomo in forma più
piccola, e ogni angelo
nella forma minima. Al centro abitano coloro che sono più
saggi, e tutto
intorno fino ai confini coloro che sono meno saggi, e lo
stesso vale per ogni
società; da oriente a occidente del Cielo abitano coloro
che sono nel bene
dell’amore, e da mezzogiorno a settentrione coloro che
sono nel vero che
deriva dal bene, e lo stesso vale per ogni società. Da
tutte queste cose si può
capire qual è la forma del Cielo.
201 - E’ importante
sapere qual è la forma del Cielo perché tutti gli angeli
sono stati consociati in base ad essa e ogni comunicazione
avviene parimenti
in base ad essa. Di conseguenza da questa dipende anche ogni
pensiero e
affetto, ogni intelligenza e saggezza degli angeli. Nella
misura quindi in cui
uno è nella forma del Cielo e rappresenta una forma del
Cielo, altrettanto è
saggio. Dire nella forma del Cielo o nell’ordine del
Cielo, è la stessa cosa,
poiché la forma di ogni cosa deriva dall’ordine e avviene
secondo l’ordine.
202 - Prima di tutto
occorre dire che cosa significa essere nella forma del
Cielo. L’uomo è stato creato a immagine del Cielo e a
immagine del mondo; la
sua interiorità ad immagine del Cielo, la sua esteriorità
a immagine del
mondo, come è stato detto al n. 57. Dire a immagine, o
dire secondo la forma,
è la stessa cosa. Ma dato che l’uomo a causa della sua
carente volontà e dei
suoi pensieri sbagliati ha distrutto in se stesso
l’immagine del Cielo, e di
conseguenza la forma del Cielo, ha messo al posto di
questa l’immagine e la
forma dell’inferno; ne risulta quindi che la sua
interiorità è bloccata fin dalla
nascita. Per questo motivo l’uomo, a differenza degli
animali, nasce nella
completa ignoranza. Per far sì che l’immagine o la forma
del Cielo siano
ristabilite in lui, bisogna che egli sia istruito nelle
cose che appartengono
all’ordine; infatti, come è stato detto sopra, la forma si
comporta in base
all’ordine. La Scrittura contiene tutte le leggi
dell’ordine divino, perché le
leggi dell’ordine divino sono i precetti insiti in esso.
Se quindi l’uomo conosce
questi precetti e vive in base ad essi, la sua interiorità
è aperta; e l’ordine, o
l’immagine, del Cielo si ricrea. Essere quindi nella forma
del Cielo significa
vivere secondo i precetti che sono nella Scrittura.
203 - Certuni pensano che
i pensieri e i sentimenti non provengano da
fuori, ma si creino dentro di loro, in quanto li
percepiscono in sé e non fuori di
sé; però si sbagliano di molto. L’uomo pensa in questo
modo perché non sa
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
104
che esiste una luce che rischiara l’intelletto, e tuttavia
senza questa luce è
impossibile per l’uomo formulare alcun pensiero. E lo
stesso vale anche per
tutto ciò che egli può pensare e sentire, o in altre
parole di ciò che può capire e
volere.
204 - Occorre sapere che
per ciascuno l’intelligenza e la saggezza variano a
seconda della comunicazione. Coloro la cui intelligenza è
stata formata in
base al vero e al bene, comunicano con le società in base
alla forma del Cielo.
Coloro la cui intelligenza e saggezza sono state formate
non in base al vero e al
bene, hanno una comunicazione interrotta e poco coerente.
Coloro infine che
non sono né nell’intelligenza né nella saggezza essendo
essi nel male e
nell’errore, comunicano con le società che si trovano
all’inferno.
205 - In Cielo tutti sono
stati riuniti in base alle affinità spirituali che
rientrano - a vari livelli- nel bene e nel vero.
Questo avviene in tutto il Cielo, in ogni società, in ogni
casa. E’ in base a
questo che gli angeli che sono nello stesso bene e nella
stessa verità si
conoscono, come sulla terra si conoscono i consanguinei e
gli alleati, e si
conoscono come se fossero cresciuti insieme fin dall’infanzia.
E’ grazie a
questa conoscenza che si sono uniti e consociati.
206 - Gli angeli del
Cielo comunicano dunque in base ai loro pensieri e al
loro sentire interiore. Esiste però un’altra
comunicazione, quella dei Cieli tra
di loro, cioè del terzo Cielo col secondo, e di entrambi
con il primo. Tuttavia la
comunicazione tra i Cieli deve essere chiamata non
comunicazione ma
influsso; e di questo tratteremo qui di seguito.
207 - E’ la situazione
dei Cieli tra di loro che fa sì che non ci sia
comunicazione tra un Cielo e l’altro, ma influsso. Il
terzo Cielo è in alto, il
secondo è al di sotto di questo e il primo Cielo, o Cielo
ultimo, è ancora più in
basso. Tutte le società di ogni Cielo sono disposte in
questo ordine; per
esempio quelle che si trovano su luoghi elevati sembrano
essere su delle
montagne (n. 188); sulle loro cime abitano coloro che sono
nel Cielo intimo, o
terzo Cielo; al di sotto le società del secondo Cielo, o
Cielo intermedio, e
ancora al di sotto di queste le società dell’ultimo Cielo.
Questo avviene
ovunque, sia nei luoghi elevati che in quelli meno
elevati. Una società di un
Cielo superiore comunica con una società di un Cielo
inferiore attraverso le
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
105
corrispondenze (vedi n. 100); e la comunicazione
attraverso le corrispondenze
è ciò che viene chiamato influsso.
208 - Un Cielo è
congiunto a un altro Cielo, o una società di un Cielo con
quella di un altro Cielo, attraverso il Signore che opera
per mezzo
dell’influsso, immediato o mediato; immediato direttamente
attraverso il
Signore, e mediato attraverso i Cieli superiori che
influiscono sui Cieli
inferiori.
209 - Non esiste un
influsso dei Cieli inferiori sui Cieli superiori, perché
questo è contro l’ordine; esiste soltanto un influsso dei
Cieli superiori sui Cieli
inferiori. La saggezza degli angeli di un Cielo superiore
supera quella degli
angeli di un Cielo inferiore così come la miriade supera
l’unità; ed è per
questo che gli angeli di un Cielo inferiore non possono
parlare con gli angeli
di un Cielo superiore. Inoltre quando essi alzano lo
sguardo verso questo
Cielo, non vedono gli angeli, e il Cielo stesso appare
loro coperto di nubi sopra
la loro testa. Però gli angeli di un Cielo superiore
possono vedere quelli che
sono nel Cielo inferiore; tuttavia non possono parlare con
loro, perché
rischierebbero di perdere la loro saggezza. Come è stato
detto sopra, la
comunicazione avviene attraverso l’influsso del Signore.
210 - I pensieri, i
sentimenti e le conversazioni degli angeli del Cielo
intimo, o terzo Cielo, non sono mai percepiti nel Cielo
intermedio perché sono
troppo trascendenti. Ma quando piace al Signore, essi
appaiono nei Cieli
inferiori come una fiamma. I pensieri, i sentimenti e le
conversazioni del Cielo
intermedio appaiono all’ultimo Cielo come qualcosa di
luminoso, e talvolta
come una nube di un bianco risplendente o di diversi
colori. La forma, la
salita e la discesa di questa nube consente di intuire
fino a un certo punto
l’oggetto dei pensieri e delle conversazioni.
211 - In questo modo si
può vedere qual è la forma del Cielo: nel Cielo
intimo è la più perfetta, nel Cielo intermedio è perfetta,
ma a un grado
minore, e nell’ultimo Cielo lo è a un grado minore ancora.
La forma di un
Cielo dipende dalla forma dell’altro attraverso l’influsso
che procede dal
Signore. Non si può però capire cos’è la comunicazione
attraverso l’influsso se
non si conoscono i gradi di altezza, di larghezza e
lunghezza (n. 38).
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
106
212 - Neppure gli angeli
possono comprendere la forma del Cielo nei
particolari, e come essa è costituita e si diffonde. Se ne
può però avere un’idea
considerando la forma di tutte le cose che sono nel corpo
umano, scrutate ed
esaminate da un uomo saggio e perspicace. E’ stato
mostrato nei capitoli
precedenti che tutto il Cielo rappresenta un uomo e che
tutte le cose che sono
nell’uomo corrispondono ai Cieli. Si può vedere fino a che
punto questa forma
è incomprensibile e inspiegabile anche nelle linee
generali considerando le
fibre nervose che collegano tutte le parti del corpo.
L’occhio non può vedere
quali siano queste fibre, né come esse si diffondono nel
cervello, perché esse
sono innumerevoli e talmente complesse che nell’insieme si
presentano come
una massa molle e continua, mentre invece attraverso
queste fibre tutto ciò
che fa parte dell’intelletto e della volontà si trasforma
e diviene atto. Chi, con
occhio sapiente, esamina queste fibre e le altre
meraviglie del corpo, ne sarà
sorpreso. Tuttavia l’occhio non vede che una minima parte
di tutto ciò, e ciò
che non vede è più meraviglioso ancora. Tutto ciò che
l’uomo pensa percorre
queste fibre dall’inizio alla fine, e il risultato sono i
sensi. Dato che questa
forma è quella del pensiero e della volontà, è anche la
forma dell’intelligenza e
della saggezza. E’ questa forma che corrisponde a quella
del Cielo. Ho dato
questi particolari per far capire che la forma del Cielo è
tale che non pub
essere mai compresa, neppure nelle sue linee generali, ed
è incomprensibile
anche per gli angeli, come è stato detto precedentemente.
I GOVERNI NEL CIELO
213 - Il fatto che il
Cielo è diviso in società, le più grandi delle quali
consistono di centinaia di migliaia di angeli, che sono
tutti allo stesso livello di
bontà ma non allo stesso livello di saggezza, fa sì che
siano necessari dei
governi. Infatti deve regnare l’ordine, e affinché
l’ordine non venga a mancare
bisogna sorvegliare. I governi dei Cieli sono però di tipo
diverso. Nelle società
che formano il regno celeste del Signore sono diversi da
come sono in quelle
che appartengono al regno spirituale del Signore. Essi
differiscono anche
secondo le funzioni che ogni società svolge. Nei Cieli
però non esiste altra
forma di governo che quella del reciproco amore, che è la
forma celeste di
governo.
214 - Nel regno celeste
del Signore il governo viene definito giustizia,
perché tutti in questo regno sono nel bene dell’amore del
Signore e perché
tutto ciò che avviene per questo bene è giusto. Il governo
in questo Cielo
compete soltanto al Signore; egli guida gli angeli e
insegna loro tutto quanto
attiene alla vita. Le verità sono iscritte nel loro cuore.
Ognuno le conosce, le
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
107
percepisce e le vede. Gli angeli meno sapienti interrogano
quelli più sapienti,
e questi si rivolgono al Signore e ricevono risposte. Il
loro Cielo, la loro più
intima gioia consiste nel vivere nella giustizia del
Signore.
215 - Il governo nel
regno spirituale del Signore viene chiamato il diritto,
poiché coloro che si trovano in questo regno sono nel bene
spirituale, cioè nel
bene della carità verso il prossimo, e questo bene nella
sua essenza è il vero,
perché il vero appartiene al diritto e il bene alla
giustizia. Costoro sono guidati
dal Signore, ma per via mediata; hanno dei preposti a
seconda dei bisogni
della loro società e delle leggi in base alle quali devono
vivere tra di loro. I
preposti amministrano tutto secondo le leggi, le
comprendono perché sono
saggi e illuminati dal Signore nelle cose dubbiose.
216 - Dato che il governo
del regno celeste del Signore è chiamato
giustizia, ed è il governo del bene, e il governo del
regno spirituale, che è il
governo del vero, è chiamato diritto, nella Scrittura si
parla di giustizia e di
diritto quando si tratta del Cielo e della Chiesa. Con
giustizia si intende il bene
celeste, e con diritto il bene spirituale, il quale nella
sua essenza è verità, come
nel passaggio seguente:
La pace non avrà fine sul regno di Davide e sul regno
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre (Isaia IX, 6 ).
Qui con Davide si intende il Signore e il suo regno è il
Cielo, come si vede
chiaramente anche nei passaggi seguenti:
Eccelso è il Signore poiché dimora lassù;
egli riempie Sion di diritto e di giustizia (Isaia XXXIII, 5).
Susciterò a Davide un germoglio giusto
che regnerà da vero re e sarà saggio
ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra (Geremia XXIII, 5).
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto (Osea II, 21).
Io sono il Signore che agisce con misericordia,
con diritto e con giustizia sulla terra;
di queste cose mi compiaccio (Geremia, IX, 23).
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
108
e altro ancora.
217 - Nel regno
spirituale del Signore il governo prende diverse forme, una
per ogni società. La diversità deriva dal diverso servizio
che le società
svolgono. Le loro funzioni sono in rapporto alle funzioni
di tutte le parti del
corpo umano alle quali corrispondono, e che - come è noto
- sono molto varie.
Il cuore infatti ha compiti diversi dai polmoni, dal
fegato, dal pancreas e dalla
milza, e lo stesso vale per i vari organi dei sensi. Come
sono diverse le
funzioni di queste parti del corpo, così lo sono le
funzioni delle società
nell’uomo immenso, cioè nel Cielo, perché le società
corrispondono a queste
parti. Vi è infatti corrispondenza fra tutte le cose del
Cielo e tutte quelle
dell’uomo (si veda dal n. 87 al 102).
Però tutte le forme di governo concordano nel considerare
il bene di tutti
come il loro fine e nel vedere in questo bene il bene di
ciascuno. Questo
avviene in quanto tutti gli angeli, in tutto il Cielo,
sono sotto la protezione del
Signore che li ama tutti, e che in base al divino amore
stabilisce un ordine sì
fatto che tutti ricevono il loro bene dal bene comune.
Nella misura in cui uno
ama la comunità, ama anche coloro che la compongono; e
dato che questo
amore appartiene al Signore, è altrettanto amato da Lui e
ne riceve il bene.
218 - Da quanto fin qui
detto si può capire chi sono i preposti agli altri:
sono coloro che più degli altri sono nell’amore e nella
saggezza, coloro che
vogliono il bene per tutti e che sono tanto saggi da far
sì che questo bene
avvenga. Coloro che sono così, non dominano né comandano,
ma
amministrano e servono, perché fare del bene agli altri in
base all’amore è
servire, e provvedere affinché questo bene si realizzi, è
amministrare. Essi
non vogliono mostrarsi più grandi degli altri, ma più
piccoli, perché mettono
al primo posto il bene della società e del prossimo, e il
loro all’ultimo.
Comunque essi sono onorati e glorificati; abitano al
centro della società in un
luogo più elevato degli altri, in magnifici palazzi.
Accettano questa gloria e
questo onore non per se stessi, ma perché ci sia
obbedienza; infatti sanno che
questo onore e questa gloria vengono loro dal Signore e
per questo devono
essere obbediti. E’ questo infatti ciò che è inteso nelle
parole del Signore ai
suoi discepoli:
Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro
servo, e
colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro
schiavo;
appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per
essere
servito, ma per servire (Matteo
20, 26-27-28).
Chi è più grande fra voi diventi come il più piccolo, e
chi governa
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
109
come colui che serve (Luca
22, 26)
219 - Un governo analogo,
ma in forma più piccola, esiste anche in ogni
casa, dove c’è un padrone e dei servitori. Il padrone ama
i servitori e costoro
amano il padrone, e da ciò deriva che per amore essi si
servono mutualmente.
Il padrone insegna come si deve vivere e dice ciò che
bisogna fare, i servitori
obbediscono e adempiono alle loro funzioni. Per tutti, il
piacere della vita
consiste nel fare cose utili. E’ dunque evidente che il
regno del Signore è il
regno delle azioni utili.
220 - Anche all’inferno
ci sono dei governi, perché altrimenti non sarebbe
governabile. Contrariamente però a quanto avviene nei
governi dei Cieli, tutto
avviene in base all’amore per se stessi. Là ognuno vuole
comandare agli altri e
avere la supremazia. Ognuno odia chi non gli è favorevole,
si vendica contro
di lui e lo tratta con crudeltà: questi sono gli effetti
dell’egoismo. E’ per questo
che i capi sono i più malvagi, e sono obbediti per paura.
Ma di ciò tratteremo
più ampiamente quando parleremo dell’inferno.
IL CULTO DIVINO IN CIELO
221 - Il culto divino nei
Cieli assomiglia al culto divino sulla terra dal
punto di vista esteriore, ma ne differisce dal punto di
vista interiore. Anche gli
angeli hanno delle dottrine, delle predicazioni e dei
templi; le dottrine sono
simili nei dati essenziali, ma nei Cieli superiori
possiedono una saggezza più
profonda che nei Cieli inferiori. Le predicazioni sono
conformi alle dottrine, e
come gli angeli hanno case e palazzi per abitare, così
hanno anche dei templi
per predicare. Tali cose esistono in Cielo perché gli
angeli vengono
continuamente perfezionati in saggezza e amore. Come gli
uomini, essi hanno
un intelletto e una volontà. L’intelletto, per sua natura,
può essere
continuamente perfezionato attraverso il vero che
appartiene all’intelligenza,
e la volontà attraverso il bene che appartiene all’amore.
222 - Tuttavia il culto
divino nei Cieli non consiste nel frequentare i templi
e ascoltare le prediche, ma nel vivere nell’amore, nella
carità e nella fede
secondo le dottrine. Le prediche nei templi sono soltanto
dei mezzi per
istruirsi nelle cose della vita. Io mi sono trattenuto su
questo soggetto con gli
angeli e ho detto loro che nel mondo si crede che il culto
divino consista
solamente nel frequentare i templi, ascoltare le prediche,
partecipare tre o
quattro volte l’anno al sacramento della Cena, osservare
le altre cerimonie del
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
110
culto secondo gli statuti della Chiesa, pregare e
comportarsi devotamente. Gli
angeli mi hanno risposto che queste sono cose esteriori
che devono essere
praticate, che però non producono alcun effetto se non
procedono dall’intimo;
e questo intimo è sostanzialmente una vita vissuta secondo
i precetti insegnati
dalla dottrina.
223 - Per conoscere quali
sono le loro assemblee nei templi, mi è stato
accordato qualche volta di entrarvi e di sentire delle
predicazioni. Il
predicatore sta a Oriente, su un seggio; davanti a lui
sono seduti coloro che
più degli altri godono della luce della saggezza; vicino a
loro, a destra e a
sinistra, coloro che godono di una luce minore. Tutti sono
disposti a
semicerchio, così che il predicatore li abbia sotto gli
occhi; infatti ai lati dove
la sua vista non può giungere non c’è nessuno. Alla porta
che si trova a
Oriente del tempio, quindi a sinistra del seggio, stanno
coloro che sono
iniziati. Non è permesso a nessuno di stare dietro il
seggio: se qualcuno si
colloca lì, il predicatore rimane turbato. Lo stesso
avviene se qualcuno
nell’assemblea è di un sentimento opposto. Le predicazioni
sono fatte con una
tale saggezza che non possono in alcun modo essere
paragonate a quelle del
mondo, perché nei Cieli si vive nella luce interiore. I
templi nel regno
spirituale sembrano costruiti in pietra, perché la pietra
corrisponde al vero
nel quale si trovano gli angeli del regno spirituale, e in
legno nel regno celeste
perché il legno corrisponde al bene nel quale sono gli
angeli del regno celeste.
Gli edifici religiosi nel regno celeste non sono chiamati
templi, ma case di Dio,
e non sono ornati con magnificenza; nel regno spirituale
invece sono
maggiormente ornati.
224 - Con un predicatore
mi sono anche intrattenuto sul tema della santità
di coloro che ascoltano le predicazioni nei templi. Egli
mi disse che ognuno ha
pietà, devozione e santità in base alla propria
interiorità, all’amore e alla fede;
costoro partecipano certamente della santità stessa, che è
il divino del
Signore. Mentre invece la santità esterna senza
partecipazione interiore è
qualcosa di artificiale e ipocrita che suscita un fuoco
impuro proveniente
dall’amore di sé e del mondo.
225 - Tutti i predicatori
appartengono al regno spirituale del Signore, non
al regno celeste. Appartengono a questo regno perché gli
angeli di questo
regno sono nel vero che procede dal bene, ed è in base a
questo che bisogna
fare ogni predicazione. Nessun predicatore è del regno
celeste perché gli
angeli di questo regno sono nel bene dell’amore, vedono e
comprendono il
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
111
vero che procede dal bene, ma non sono in grado di
parlarne. Sebbene gli
angeli del regno celeste vedano e capiscano il vero,
devono ascoltare delle
prediche perché attraverso queste vengono perfezionati
nelle verità che già
conoscono e istruiti in quelle che ancora non conoscono.
Sentendole
illustrare, le riconoscono, le amano e imparano a vivere
in base ad esse.
Vivere secondo queste verità, significa amare Dio: questo
è quanto essi
dicono.
226 - Tutti i predicatori
sono indicati dal Signore e per questo hanno il
dono della predicazione; soltanto loro hanno il permesso
di insegnare nei
templi. (Sono chiamati predicatori e non preti perché il
sacerdozio del Cielo è
il regno celeste, in quanto sacerdozio significa il bene
dell’amore verso il
Signore).
227 - Le dottrine in base
alle quali vengono fatte le prediche insegnano
tutte che la vita è lo scopo finale, e nessuna insegna la
fede senza la vita. Le
dottrine del Cielo intimo sono più dense e sagge di quelle
del Cielo
intermedio, e quelle del Cielo intermedio sono più sagge
delle dottrine
dell’ultimo Cielo; infatti le dottrine sono adeguate alla
percezione degli angeli
in ciascun Cielo. L’aspetto essenziale di tutte le
dottrine è riconoscere la
Divina Umanità del Signore.
IL POTERE DEGLI
ANGELI DEL CIELO
228 - Coloro che non
hanno alcuna conoscenza del mondo spirituale e del
suo influsso sul mondo naturale, non possono concepire il
fatto che gli angeli
abbiano un potere. Pensano che gli angeli siano spirituali
e siano talmente
puri ed eterei da non poter nemmeno essere visti con gli
occhi. Però coloro
che esaminano le cause delle cose più profondamente,
pensano in maniera
diversa; essi sanno che tutto il potere dell’uomo deriva
dal suo intelletto e
dalla sua volontà, perché senza l’uno e l’altro non può
neppure muovere un
dito. L’intelletto e la volontà costituiscono l’uomo
spirituale, il quale mette in
azione il corpo e le membra a suo piacimento: infatti la
bocca e la lingua
pronunciano quello che egli pensa e il corpo esegue quello
che egli vuole. La
volontà e l’intelletto dell’uomo sono governati dal
Signore per mezzo degli
angeli e degli spiriti, e lo stesso avviene di tutte le
parti del corpo, perché esse
dipendono da quelli. Se volete crederlo, l’uomo non può
fare neppure un
passo senza l’influsso del Cielo. Questo mi è stato mostrato
da numerose
esperienze: è stato dato agli angeli di dirigere i miei
passi, le mie azioni, la mia
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
112
lingua e le mie parole, influendo nella mia volontà e nel
mio pensiero; e io mi
sono reso conto che da solo non potevo far nulla. In
seguito mi è stato detto
che ogni uomo è diretto in questo modo, e può saperlo in
base alla dottrina
della Chiesa e alla Scrittura, in quanto egli prega Dio di
inviare i suoi angeli a
guidarlo, per dirigere i suoi passi, istruirlo e ispirarlo
nei suoi pensieri e nelle
sue parole; e quando parla e crede in modo diverso, ciò
avviene perché pensa
solo, senza la dottrina celeste. Queste cose mi sono state
dette affinché si
sappia qual è la potenza degli angeli presso l’uomo.
229 - Non mi si
crederebbe se raccontassi tutto quello che ho visto della
grande potenza degli angeli nel mondo spirituale. Là, se
qualche cosa va
respinta perché è contraria all’ordine divino, essi la
rovesciano e la
distruggono soltanto con un atto di volontà e con lo
sguardo. Ho visto migliaia
di spiriti malvagi gettati all’inferno dagli angeli.
Contro di loro non c’è nulla
che resista, né le folle, né artifici di alcun genere, né
l’astuzia o la ribellione.
Ho visto distruggere montagne invase da moltitudini di
spiriti malvagi. Gli
angeli vedono tutto e dissipano ogni cosa in un istante.
Il Vangelo ci dice che
gli angeli hanno potere anche nel mondo naturale, quando
questo potere è
loro accordato. Si legge infatti che hanno mandato a morte
intere armate e
che un solo angelo diffuse la peste e fece morire
settantamila uomini. Di
questo angelo vien detto anche:
E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per
distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse
all’angelo
che distruggeva il popolo: Basta, ritira ora la tua
mano!... E
Davide vide l’angelo che colpiva il popolo (II Samuele, 24, 15-16-17).
230 - Bisogna comunque
sapere che gli angeli non hanno assolutamente
alcun potere per se stessi, ma ogni potere viene loro dal
Signore, e non hanno
potere finché non riconoscono questo stato di cose. Se uno
di loro crede di
avere potere per se stesso, diviene subito così debole da
non essere più in
grado di opporsi neppure a uno spirito malvagio. Di
conseguenza gli angeli
non si attribuiscono alcun merito, detestano le lodi e la
gloria derivanti da una
qualunque azione e attribuiscono ogni lode e gloria al
Signore.
231 - Nella misura in cui
sono ricettacoli delle divine verità che procedono
dal Signore, gli angeli sono potenti. Dato che due angeli
non sono mai in un
bene uguale o simile, o in un vero uguale o simile poiché
nel Cielo come nel
mondo c’è una perpetua varietà, ne risulta che non hanno
mai il medesimo
potere.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
113
232 - Mi è stata mostrata
la grandezza del potere che gli angeli possiedono
in base al vero che procede dal bene: quando uno spirito
malvagio è guardato
dagli angeli, cade privo di sensi e tale rimane finché
l’angelo non distoglie lo
sguardo. Lo sguardo degli angeli produce un tale effetto
perché la vista degli
angeli deriva dalla luce del Cielo che è la divina verità.
Gli occhi
corrispondono poi al vero che deriva dal bene.
233 - Dato che ogni
potere appartiene al vero che deriva dal bene, ne
risulta che il falso che procede dal male non ha alcun
potere. Nell’inferno tutti
sono nel falso che procede dal male, e non hanno alcun
potere contro il vero e
il bene. In seguito sarà spiegato qual è il potere tra di
loro e qual è il potere
degli spiriti malvagi prima di venir gettati all’inferno.
IL LINGUAGGIO DEGLI
ANGELI
234 - Gli angeli tra di
loro parlano in tutto e per tutto come gli uomini nel
mondo e si intrattengono su soggetti diversi: domestici,
civili, morali e
spirituali. La sola differenza è che essi parlano con
maggiore intelligenza degli
uomini, perché parlano con più profondità, in base al
pensiero. Mi è stato
sovente concesso di essere in loro compagnia e di parlare
come tra amici e a
volte anche come tra sconosciuti. E dato che in quei
momenti mi trovavo nella
loro stessa condizione, avevo la certezza di parlare con
uomini della terra.
235 - Il linguaggio
angelico è fatto di parole come quello umano, e ha
caratteristiche sonore in quanto gli angeli hanno una
bocca, una lingua e delle
orecchie. Hanno anche un’atmosfera nella quale viene
articolato il suono della
loro lingua, ma questa atmosfera è spirituale e adatta
agli angeli che sono
spirituali. Gli angeli respirano nella loro atmosfera, e
grazie alla respirazione
producono delle parole, come gli uomini nella loro
atmosfera.
236 - In tutto il Cielo
c’è un’unica lingua per tutti. Tutti si capiscono, a
qualunque società appartengano, vicina o lontana. La
lingua non viene
appresa, è innata in ognuno perché deriva direttamente dal
loro amore e dal
loro pensiero. Il suono della lingua corrisponde al loro
affetto e le
articolazioni del suono, che sono le parole, corrispondono
alle idee del
pensiero che proviene da tale affetto. Senza affetto non
esiste pensiero o idea.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
114
Gli angeli si riconoscono tra loro dal linguaggio: dal
suono, che corrisponde
all’affetto, dalle articolazioni del suono o dalle parole
che corrispondono al
mentale. Gli angeli che possiedono una maggiore saggezza,
sanno dopo una
sola frase qual è l’affetto dominante: gioia o dolore,
clemenza o misericordia,
sincerità e verità, collera, falsità e furberia, desiderio
di onore e gloria, e così
via. Dal linguaggio essi individuano tutta intera la
personalità di colui che
parla. Mi è stato concesso di saper questo in base a un
gran numero di
esperienze: ho sentito gli angeli svelare la vita di un
altro soltanto sentendolo
parlare. Mi hanno anche detto di saper tutto ciò che si
riferisce alla vita di un
altro in base a qualche idea del suo pensiero che rivela
il suo amore
dominante, il quale a sua volta cela in sé ogni cosa. Mi
hanno detto anche che
il «libro della vita» dell’uomo è essenzialmente questo.
237 - Il linguaggio
angelico non ha niente in comune con le lingue umane
ad eccezione di alcune parole il cui suono esprime un
determinato
sentimento. In realtà la somiglianza non consiste nelle
parole in se stesse, ma
nella loro intonazione. Di questo dirò di più
successivamente. La mancanza di
somiglianza tra la lingua degli angeli e quella degli
uomini si rivela anche dal
fatto che per gli angeli è impossibile pronunciare anche
una sola parola di una
lingua umana. Essi infatti possono esprimere soltanto ciò
che corrisponde in
pieno al loro affetto. Ciò che non corrisponde, risulta
per loro ripugnante e
non esprimibile. Mi è stato detto che la prima lingua degli
uomini sulla terra
era analoga alla lingua degli angeli, perché veniva dal
Cielo, e che la lingua
degli Ebrei aveva con essa qualche somiglianza.
238 - Si può ben capire
fino a che punto la lingua degli angeli sia elegante
e gradevole considerando che essa corrisponde ai loro
affetti che derivano
dall’amore, e l’amore del Cielo è l’amore per il Signore e
l’amore verso il
prossimo. Questa lingua penetra non soltanto nelle
orecchie, ma anche nella
mente di coloro che l’ascoltano. Un angelo una volta
parlava a uno spirito che
aveva il cuore duro e che fu alla fine talmente commosso
dalle sue parole che
si sciolse in lacrime dicendo che non poteva resistere,
perché era l’amore
stesso che parlava. Prima di quel momento non aveva pianto
mai.
239 - Il linguaggio degli
angeli è così pieno di saggezza perché procede dal
loro pensiero interiore che è saggezza, così come la loro
affezione interiore è
amore; il loro amore e la loro saggezza si congiungono nel
loro linguaggio, che
è così perfetto che una sola parola può esprimere quello
che l’uomo non riesce
a esprimere con mille. Inoltre le idee formulate dal loro
intelletto abbracciano
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
115
cose che l’uomo non riesce a cogliere e che di conseguenza
non può
esprimere. Per questo le cose che sono state udite e viste
in Cielo sono definite
ineffabili, e sono tali che nessun orecchio umano ha mai
udito e nessun occhio
ha mai visto. Io ho avuto modo di rendermene conto per
esperienza diretta.
Infatti, temporaneamente, sono stato trasportato dove
vivono gli angeli e mi
sono intrattenuto con loro comprendendo ogni cosa. Quando
però sono stato
riportato nel mio stato precedente, e di conseguenza nel
pensiero naturale
proprio dell’uomo, non riuscivo ad esprimere ciò che avevo
udito perché
un’infinità di cose non aveva alcun rapporto con le idee
del pensiero naturale,
e non poteva essere espressa che attraverso variazioni
della luce del Cielo e
non con le parole umane. Le idee e i pensieri degli
angeli, da cui derivano le
loro parole, sono modificazioni della luce del Cielo, e i
loro affetti da cui
risultano i suoni delle parole sono variazioni del calore
del Cielo, perché la
luce del Cielo è la divina verità o saggezza, e il calore
del Cielo è il divino bene
o l’amore. Gli angeli ricevono il loro affetto dal divino
amore e il loro pensiero
dalla divina saggezza.
240 - Gli angeli possono
esprimere in un minuto ciò che gli uomini non
possono esprimere in mezz’ora, e possono inoltre
rappresentare con poche
parole ciò che è stato scritto in molte pagine. Di questo
ho avuto più volte
esperienza diretta. Il linguaggio degli angeli è come
un’onda leggera o
un’atmosfera che si diffonde da ogni lato. In questa onda
sono comprese
innumerevoli cose che entrano nel pensiero altrui e lo
influenzano.
241 - Gli angeli del
regno celeste del Signore parlano allo stesso modo di
quelli del regno spirituale, ma in base a un pensiero più
intimo e profondo.
Gli angeli celesti, essendo nel bene dell’amore verso il
Signore, si esprimono
in base alla saggezza; gli angeli spirituali, essendo nel
bene della carità verso il
prossimo, si esprimono in base all’intelligenza. Di
conseguenza il linguaggio
degli angeli celesti è come un fiume calmo, dolce e
continuo, mentre il
linguaggio degli angeli spirituali è più vibrato e discontinuo.
Il linguaggio
angelico è più simile alla musica che al linguaggio umano;
ed è per questo che
l’arte musicale eccelle nell’esprimere i più diversi tipi
di affetti.
242 - Nel linguaggio
angelico si riscontra un’indescrivibile armonia, che
deriva dal fatto che i pensieri e gli affetti di cui è
costituito il linguaggio si
diffondono e si esprimono secondo la forma del Cielo e in
base alle diverse
società angeliche.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
116
243 - Un linguaggio
simile a quello che esiste nel mondo spirituale è
connaturato anche all’uomo, nella sua parte intellettuale
interiore; l’uomo
tuttavia lo ignora perché questo linguaggio non
corrisponde presso di lui ad
affetti e pensieri analoghi a quelli degli angeli. A causa
di ciò tuttavia, quando
l’uomo passa all’altra vita, possiede lo stesso linguaggio
degli spiriti e degli
angeli, e lo parla senza che nessuno glielo insegni. Ne
tratteremo più
ampiamente in seguito.
244 - Il linguaggio in
Cielo è lo stesso per tutti, però esistono delle
variazioni. Il linguaggio dei saggi è più interiore e più
ricolmo di variazioni
affettive e di idee; il linguaggio di coloro che sono meno
saggi è più esteriore e
meno colmo di affetti e idee; e quello dei semplici è
ancora più esteriore e
formato di parole di cui bisogna capire il senso come
avviene tra gli uomini
che parlano tra di loro. Esiste anche un linguaggio
espressivo, tramite i
lineamenti del volto, e un linguaggio fatto di gesti.
245 - Il linguaggio degli
spiriti malvagi e degli spiriti infernali è naturale
anche per loro perché proviene dalle affezioni, però
queste affezioni sono
malvage e fatte di idee impure, che gli angeli
aborriscono; di conseguenza il
linguaggio dell’inferno è opposto a quello del Cielo. I
malvagi non sopportano
il linguaggio angelico, e gli angeli non sopportano quello
infernale che per
loro è come un cattivo odore che disturba le narici. Gli
ipocriti che fingono di
essere angeli di luce hanno un linguaggio simile a quello
degli angeli quanto
alle parole, ma del tutto diverso quanto agli affetti e
alle idee. Quando il loro
linguaggio è percepito nel suo significato interiore dagli
angeli saggi, fa
l’effetto di un digrignare di denti e ispira orrore.
IL LINGUAGGIO DEGLI
ANGELI CON L’UOMO
246 - Gli angeli che
parlano con l’uomo non usano la loro lingua ma quella
dell’uomo; l’angelo infatti, quando parla all’uomo, si
rivolge a lui, e a lui si
congiunge col pensiero, al punto che entra nella sua
memoria e quindi anche
nel suo modo di esprimersi. La sua unione con l’uomo
avviene secondo un
pensiero spirituale, che influisce su quello naturale;
essendo questo aderente
alla memoria, ne risulta che il linguaggio umano diviene
proprio anche degli
angeli. Lo stesso avviene di tutte le conoscenze
dell’uomo: infatti è piaciuto al
Signore che avvenisse questa completa unione quando gli
angeli si rivolgono
agli uomini.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
117
247 - Gli angeli e gli
spiriti si uniscono così intimamente agli uomini che
sono convinti che tutto ciò che appartiene all’uomo
appartiene a loro; questo
avviene perché nell’uomo tra il mondo spirituale il mondo
naturale esiste
un’unione tale che essi costituiscono una cosa sola.
Essendosi l’uomo separato
dal Cielo, il Signore ha provveduto a far sì che presso di
lui ci siano angeli e
spiriti e che grazie alla loro intermediazione l’uomo sia
diretto dal Signore; è
questa la ragione di una unione così stretta. Diverso
sarebbe stato se l’uomo
non si fosse separato dal Cielo, perché allora avrebbe
potuto essere governato
dall’influsso diretto che procede dal Signore, senza
angeli e spiriti uniti a lui.
Nei capitoli che trattano del mondo degli spiriti vedremo
qual è la differenza
tra spiriti e angeli.
248 - Il linguaggio degli
angeli o degli spiriti con l’uomo è sentito in
maniera sonora come il linguaggio dell’uomo con l’uomo;
però è sentito
soltanto dall’uomo e non da coloro che sono presenti,
perché prima influisce
sul pensiero dell’uomo e poi, attraverso il cammino
interiore, sul suo organo
dell’udito. Invece il linguaggio dell’uomo con l’uomo
influisce prima nell’aria
e per un cammino esterno arriva all’organo dell’udito. Io
stesso ho potuto
sperimentare che il linguaggio degli angeli e degli
spiriti arriva all’orecchio
per una via interiore.
249 - Oggi è dato
raramente di parlare con gli spiriti, perché ciò è
pericoloso: gli spiriti malvagi hanno per l’uomo un odio
mortale e desiderano
ardentemente perderlo nell’anima e nel corpo. Ma di questo
tratteremo più
diffusamente in seguito.
250 - Soltanto coloro che
sono nel vero che procede dal bene possono
parlare con gli angeli del Cielo; e in particolare è
concesso a coloro che
riconoscono il Signore nella sua divina umanità. Possono
parlare con gli
angeli del Cielo soltanto coloro che sono aperti
interiormente dalla divina
verità; il che è possibile in quanto l’uomo è
interiormente fatto a immagine
del Cielo ed esteriormente a immagine del mondo. L’uomo
esteriore è aperto
alla divina verità che procede dal Signore.
251 - L’influsso del
Signore stesso presso l’uomo è nella fronte e di lì in
tutto il volto, perché la fronte dell’uomo corrisponde
all’amore e il volto
corrisponde a tutta la sua interiorità. L’influsso degli
angeli spirituali presso
l’uomo è nella testa, nella parte compresa tra la fronte e
le tempie, dove si
colloca il cervello, perché questa regione della testa
corrisponde
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
118
all’intelligenza. L’influsso degli angeli celesti è in
quella parte della testa dove
è il cervelletto, detto occipite, perché questa regione
corrisponde alla
saggezza. Il linguaggio degli angeli penetra per queste
vie nel pensiero
dell’uomo: è così che io ho percepito quali erano gli
angeli che parlavano.
252 - Coloro che parlano
con gli angeli del Cielo vedono anche le cose che
sono nel Cielo, perché vedono grazie alla luce del Cielo
nella quale si trova la
loro interiorità; anche gli angeli vedono le cose della
terra attraverso gli
uomini. Per loro il Cielo è unito al mondo e il mondo al
Cielo. I nostri più
lontani antenati ebbero una tale unione con gli angeli del
Cielo che i loro
tempi furono chiamati Età dell’Oro. Quegli uomini
riconoscevano il divino
così che il Cielo e il mondo erano una cosa sola e gli
uomini e gli angeli si
parlavano reciprocamente. Dopo quel tempo però l’uomo si
allontanò sempre
più dal Cielo e cominciò ad amare se stesso più del
Signore e il mondo più del
Cielo. Cominciò a sentire che i piaceri derivanti
dall’amore per se stesso e del
mondo erano separati dai piaceri del Cielo, e infine la
separazione fu tale che
egli non conobbe più i piaceri del Cielo. Si chiuse allora
la porta interiore
verso il Cielo e si aprì quella esteriore verso il mondo.
Quando capita questo,
l’uomo è nella luce per quello che riguarda il mondo, e
nelle tenebre per
quello che riguarda il Cielo.
253 - Da quel tempo,
l’uomo ha parlato raramente con gli angeli del Cielo,
qualcuno però ha parlato con gli spiriti che non sono nel
Cielo. L’uomo
tuttavia può elevarsi grazie al Signore, rivolgendosi
verso l’amore che opera
attraverso il vero in base alla Scrittura.
254 - Mi è stato mostrato
in che maniera il Signore ha parlato ai profeti
che hanno trasmesso la Scrittura. Egli non ha parlato loro
come gli antichi,
cioè attraverso un influsso interiore, ma attraverso
l’intermediazione di spiriti
che furono inviati a loro, spiriti ai quali il Signore
faceva assumere il proprio
aspetto e ai quali ispirava le parole che essi dettavano
ai profeti: era quindi un
dettato, e non un influsso. Dato che le parole provenivano
direttamente dal
Signore, ogni parola era piena di spirito divino e conteneva
un senso interiore
percepito dagli angeli, e un senso naturale percepito
dagli uomini. In questo
modo il Signore ha unito attraverso la Scrittura il Cielo
e il mondo. Mi è stato
mostrato come il Signore colma di divino gli spiriti: uno
spirito così colmato
dal Signore sa soltanto di essere lui stesso il Signore e
sa che quello che
pronuncia è il divino. Solo in seguito si rende conto di
essere uno spirito e di
aver parlato per il Signore e non per se stesso. Gli
spiriti che hanno parlato ai
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
119
profeti, essendosi trovati in questo stato, dicono nella
Scrittura che Jehowa ha
parlato, e hanno chiamato se stessi Jehowa. Lo si può
constatare nei libri
profetici e storici della Scrittura.
255 - Per spiegare
l’unione degli angeli e degli spiriti con l’uomo, mi è stato
permesso di riportare alcuni fatti degni di nota: quando
gli spiriti e gli angeli
si volgono verso un uomo, parlano la lingua dell’uomo e
non la loro, che non
ricordano affatto. Ma dal momento in cui si allontanano;
dall’uomo, ritrovano
la loro lingua spirituale e angelica e non ne conoscono
altra. Lo stesso è
capitato a me: quando mi trovavo in società con gli angeli
e in uno stato simile
a loro, parlavo la loro lingua e non avevo alcun ricordo
della mia; ma dal
momento in cui ho smesso di essere in loro compagnia,
sapevo di nuovo la
mia lingua. Gli angeli e gli spiriti che si volgono a un
uomo possono parlargli
da qualunque distanza. Sia da lontano che da’ vicino essi
mi hanno parlato in
maniera sonora. Quando essi distolgono la loro attenzione
dall’uomo e
parlano tra di loro, l’uomo non sente assolutamente niente
di quello che
dicono, anche se la loro conversazione ha luogo
vicinissimo a lui; e questo mi
ha mostrato che nel mondo spirituale l’unione dipende dalla
direzione verso
la quale intimamente ci si rivolge.
256 - Non è permesso agli
angeli e agli spiriti di parlare a un uomo in base
alla propria memoria, ma solo in base alla memoria
dell’uomo: infatti gli
angeli e gli spiriti hanno una memoria, come l’ha l’uomo.
Se uno spirito
parlasse all’uomo in base alla propria memoria, l’uomo
considererebbe suoi i
pensieri che il dialogo susciterebbe in lui e che invece
appartengono allo
spirito; avrebbe come il ricordo di una cosa che l’uomo
invece non ha mai
sentito o visto. Per esperienza mi è stato concesso di
sapere che le cose stanno
proprio così. In base a questo, alcuni ne hanno concluso
che quei ricordi
appartenevano alle loro vite precedenti o addirittura che
erano rinati. Infatti
avevano avuto come il ricordo di cose che in realtà non
avevano mai visto o
sentito, in quanto erano stati gli spiriti che, in base
alla propria memoria,
avevano influito sulle idee e i pensieri di questi uomini.
257 - Esistono anche
spiriti detti naturali e corporali, che quando si
avvicinano all’uomo non si uniscono al suo pensiero come
gli altri spiriti, ma
entrano nel suo corpo, si impadroniscono di tutti i suoi
sensi, parlano per
bocca sua e agiscono attraverso le sue membra, ritenendo
che tutto ciò che
appartiene all’uomo appartiene a loro. Questi sono gli
spiriti che possiedono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
120
l’uomo; essi vengono precipitati all’inferno dal Signore e
allontanati, così che
attualmente questi casi di possessione sono piuttosto
rari.
LE SCRITTURE NEL CIELO
258 - Dato che gli angeli
hanno un linguaggio fatto di parole, hanno di
conseguenza delle scritture attraverso le quali esprimono
i loro sentimenti.
Più volte ho visto dei fogli coperti di scrittura, in
tutto simili a quelli terreni,
scritti a mano o stampati; ho potuto anche leggerli, ma ho
avuto il permesso
di ricavarne soltanto uno o due pensieri, perché l’ordine
divino prevede che
noi riceviamo la nostra istruzione dalla Scrittura, e non
da altri testi. Solo
attraverso la Scrittura avviene la comunione e l’unione
del Cielo col mondo e
del Signore con l’uomo. In Ezechiele leggiamo che dei
fogli scritti in Cielo
sono apparsi anche ai profeti: Io guardai ed ecco, una
mano tesa verso
di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era
scritto
all’interno e all’esterno (Ezechiele 2, 9-10). E in Giovarmi: E vidi nella
mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a
forma di
rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno,
sigillato con
sette sigilli (Apocalisse
2, 1).
259 - E’ a motivo della Scrittura
che il Signore ha previsto che in Cielo ci
siano gli scritti. Nella sua essenza la Scrittura è la
divina verità da cui procede
tutta la saggezza celeste sia presso gli uomini che presso
di lui, in quanto è
stata dettata dal Signore, e ciò che è dettato dal Signore
attraversa tutti i Cieli
e giunge fino all’uomo. Di conseguenza la Scrittura è
stata adattata alla
saggezza degli angeli e all’intelligenza degli uomini. Ne
consegue che anche gli
angeli hanno la Scrittura e la leggono come gli uomini; da
essa ricavano le
loro dottrine e in base ad essa nei Cieli vengono fatte
anche le prediche: è la
stessa nostra Scrittura. Tuttavia il suo senso naturale e
letterale è per noi,
mentre gli angeli hanno il senso spirituale, o interiore.
260 - Un giorno mi fu
inviato dal cielo un foglietto sul quale erano state
scritte soltanto alcune parole in lettere ebraiche. Mi fu
detto che ogni lettera
racchiudeva segreti di saggezza e che questi segreti erano
celati nelle
inflessioni e nelle curvature delle lettere e quindi anche
nei suoni. Compresi
chiaramente il significato di queste parole del Signore: In
verità vi dico:
finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà
dalla legge
neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto (Matteo 5,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
121
18). - Nella Scrittura infatti cose divine e segrete si
celano anche nelle più
piccole lettere, negli accenti e nella punteggiatura.
261 - Nelle scritture che
esistono in Cielo si trovano gli arcani che non
possono essere espressi col pensiero. Le scritture dei
Cieli interiori sono
invece simili a quelle del mondo; tuttavia non sono
intelleggibili per l’uomo
perché sono scritte nella lingua angelica, che non ha
niente in comune con le
lingue umane. In effetti, con le vocali gli angeli dei
Cieli inferiori esprimono le
affezioni; con le consonanti le idee e con le parole che
ne risultano il senso
delle cose. Le scritture che mi sono state mostrate
racchiudono in poche
parole più cose di quante l’uomo ne possa descrivere in
molte pagine. La
Scrittura è scritta in questa maniera per gli angeli dei
Cieli inferiori, mentre
nel Cielo intimo è scritta per mezzo di forme angeliche.
262 - Va notato che gli
scritti nei Cieli derivano naturalmente dai pensieri
stessi degli angeli con tanta facilità che sembrano
formarsi da soli. La mano
non esita nella scelta delle parole, perché le parole che
pronunciano come
quelle che scrivono corrispondono alle idee che
scaturiscono dalla loro mente,
e questa corrispondenza è naturale e spontanea.
263 - Ho visto certi
scritti del Cielo composti soltanto di numeri sistemati
in ordine e per serie, alla stessa maniera degli scritti
formati da lettere e
parole. Sono stato informato che questa scrittura proviene
dal Cielo intimo e
che la scrittura celeste di cui ho parlato ai numeri 260 e
261 assume la forma
di numeri per gli angeli del Cielo inferiore. Anche questa
scrittura numerale
racchiude degli arcani, alcuni dei quali non possono
essere colti col pensiero
né espressi con le parole. I numeri in effetti, al pari
delle parole, hanno un
significato in base alla corrispondenza; con questa
differenza però, che i
numeri nascondono concetti generali e le parole concetti
particolari. Dato che
un unico concetto generale racchiude innumerevoli concetti
particolari, ne
deriva che la scrittura numerale racchiude molti più
segreti di quella letterale.
264 - Coloro che non
hanno alcuna conoscenza del Cielo e lo vedono come
qualcosa di puramente atmosferico dove gli angeli
volteggiano come esseri
eterei, privi della vista e dell’udito, non possono
concepire che esista un
linguaggio e una scrittura. Essi in effetti collocano
soltanto nel mondo
materiale l’esistenza di tutte le cose, mentre invece le
cose nel Cielo esistono e
sono reali esattamente come quelle del mondo; e in Cielo
gli angeli hanno
tutto ciò che è utile alla loro vita e alla loro saggezza.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
122
LA SAGGEZZA DEGLI
ANGELI DEL CIELO
265 - E’ difficile capire
qual è la saggezza degli angeli del Cielo, perché essa
è infinitamente più elevata di quella degli uomini, al
punto che non c’è
paragone possibile; infatti ciò che è trascendente sembra
inesistente a noi
uomini. Per descriverla bisogna far riferimento a cose
sconosciute, che in
quanto tali sono per noi come ombre che nascondono tutte
le cose. Tuttavia
queste cose possono essere sapute e comprese, a condizione
che l’anima ne
ricavi gioia; infatti la gioia deriva dall’amore e porta
alla luce. Questa luce
risplende dal Cielo per coloro che amano le cose divine e
la celeste saggezza, e
porta all’illuminazione.
266 - Si può capire qual
è la saggezza degli angeli considerando che essi
sono nella luce del Cielo, che nella sua essenza è divina
verità e divina
saggezza. Essa rischiara al tempo stesso la loro vista
interiore, che è quella
mentale, e la loro vista esteriore, che è quella degli
occhi. Gli angeli sono
anche nel calore celeste, che nella sua essenza è divino
bene o divino amore, e
da questo deriva loro l’affetto e il desiderio di essere
saggi. I pensieri degli
angeli non sono diretti alle cose terrene e materiali, né
intrisi di inquietudini
come lo sono i pensieri umani a causa delle necessità
della vita; non sono
dunque distolti dai piaceri della saggezza come avviene
agli uomini. Tutto ciò
che serve è dato gratuitamente agli angeli dal Signore,
essi sono vestiti, nutriti
e alloggiati gratuitamente. In più essi sono gratificati
di piaceri e gioie a
seconda della ricezione individuale della saggezza divina.
Ho scritto queste
cose affinché si sappia da dove gli angeli traggono una
così grande saggezza.
267 - Gli angeli possono
ricevere una così grande saggezza perché la loro
interiorità è stata aperta. Naturalmente ci sono tre gradi
di saggezza, in
rapporto ai tre diversi Cieli; ne risulta che la saggezza
degli angeli del Cielo
intimo supera quella degli angeli del Cielo intermedio, e
questa quella degli
angeli del Cielo ultimo. Tuttavia la saggezza degli angeli
dell’ultimo Cielo
supera di gran lunga quella dell’uomo, perché l’uomo è
legato alla corporeità e
alla sensualità del corpo. Gli uomini che pensano e
agiscono unicamente in
base alla sensualità del corpo, non possiedono alcuna
saggezza, ma soltanto
un po’ di scienza. Molto diverse sono le cose per quegli
uomini i cui pensieri
sono stati elevati al di sopra della sensualità, e a
maggior ragione per coloro la
cui interiorità è aperta alla luce del Cielo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
123
268 - La comunione di
tutte le cose nei Cieli consente di capire quanto è
grande la saggezza degli angeli. Essendo il Cielo una comunione
di tutti i beni,
l’intelligenza e la saggezza dell’uno sono comunicati
all’altro, perché l’amore
celeste è tale che ognuno desidera che ciò che possiede
sia dato anche all’altro.
Infatti nessuno in Cielo concepisce il bene per sé, ma
soltanto in rapporto agli
altri; ne deriva la felicità del Cielo, che deriva dal
divino amore del Signore.
269 - La saggezza degli
angeli non può essere descritta con le parole, ma
soltanto illustrata con qualche esempio. Gli angeli
possono esprimere con una
sola parola quello che gli uomini non possono esprimere in
mille parole;
inoltre in una sola parola angelica sono celate
innumerevoli cose che non
possono essere espresse dalle parole di una lingua umana.
In ciascuna delle
parole pronunciate dagli angeli c’è un concatenamento
continuo di segreti di
saggezza, cui le scienze umane non avranno mai accesso.
Inoltre ciò che gli
angeli non possono esprimere con le parole della loro
lingua, lo esprimono coi
suoni che contengono le affezioni delle cose. Gli angeli
possono esprimere in
poche parole le cose scritte in un volume; e gli angeli
del Cielo capiscono da
poche parole la vita intera di colui che parla. Si vede
bene dunque che la
saggezza degli angeli sta alla saggezza umana come una
miriade sta a uno; o
come i mille e mille dettagli di un oggetto visto al
microscopio stanno
all’insieme, che a occhio nudo sembra oscuro.
270 - Dirò ora qualcosa
della saggezza degli angeli del terzo Cielo, o Cielo
intimo, e mostrerò di quanto essa supera quella degli
angeli del primo Cielo.
La saggezza degli angeli del terzo Cielo è incomprensibile
anche per gli angeli
del primo Cielo, in quanto l’interiorità degli angeli del
terzo Cielo è stata
aperta al terzo grado, mentre quella degli angeli del
primo Cielo è stata aperta
al primo grado. Di conseguenza le divine verità sono come
impresse
nell’intimo degli angeli del terzo Cielo. Gli angeli
stessi mi hanno detto che la
saggezza degli angeli del terzo Cielo e quella degli
angeli del primo Cielo sono
diverse come la luce è diversa dal buio. Essi hanno
paragonato la saggezza
degli angeli del terzo Cielo a un magnifico palazzo pieno
di tutto ciò che serve
e collocato al centro del paradiso, con oggetti magnifici
di ogni genere. Questi
angeli, essendo nella verità della saggezza, possono
entrare nel palazzo e
vedere ogni cosa, passeggiare in ogni parte del paradiso e
godere di tutto ciò
che vi si trova. Chi invece non partecipa di una tale
saggezza, non può
neppure avvicinarsi all’entrata del palazzo della
saggezza, e ancor meno
entrarvi e passeggiare nel paradiso. Invece coloro che
sono nel vero possono
avanzare senza limite, vedere ogni cosa e percorrere spazi
sconfinati. Mi è
stato detto anche che la saggezza degli angeli del Cielo
intimo consiste
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
124
principalmente nel vedere gli aspetti divini e celesti di
ogni cosa, nel percepire
l’interiorità di ogni oggetto e le sue corrispondenze.
271 - Gli angeli del
terzo Cielo sono tali perché sono interamente immersi
nell’amore per il Signore; essi sono continuamente
perfezionati in saggezza,
attraverso le predicazioni, e quello che odono giunge
direttamente alla loro
volontà e diviene parte della loro vita stessa.
272 - In Cielo, il motivo
principale della grande saggezza degli angeli è che
essi sono privi di amore per se stessi. Chi invece è
ricolmo di amore per se
stesso, è nelle tenebre per quello che riguarda le cose
del Cielo, mentre
possiede una certa luce con riferimento alle cose del
mondo. Gli angeli però,
non avendo questo amore per se stessi, sono nella luce
della saggezza, perché
l’amore celeste apre le porte interiori verso le divine
verità.
273 - Gli angeli sono
continuamente perfezionati in saggezza, ma possono
esserlo per l’eternità perché la saggezza divina è
infinita, mentre quella degli
angeli è finita. E tra infinito e finito non c’è rapporto.
274 - Dato che la
saggezza perfeziona gli angeli e costituisce la loro vita, ne
risulta che gli angeli desiderano e ricercano ardentemente
questa saggezza,
allo stesso modo che l’uomo affamato desidera e cerca
cibo. La scienza,
l’intelligenza e la saggezza sono un nutrimento
spirituale, come il cibo è un
alimento naturale; essi si corrispondono mutualmente.
275 - In uno stesso
Cielo, e anche in una stessa società, gli angeli sono a
livelli diversi di saggezza. Coloro che sono nella
saggezza maggiore occupano
il centro, coloro che possiedono una saggezza minore sono
alla periferia.
LO STATO DI
INNOCENZA DEGLI ANGELI IN CIELO
276 - Pochi uomini al
mondo sanno che cos’è l’innocenza e in che cosa essa
consista; coloro che vivono nel male sono nella completa
ignoranza a questo
riguardo. L’innocenza appare ai loro occhi quella dei
bambini piccoli. Si
ignora che è appunto nell’innocenza che risiede il Cielo
per l’uomo. Per far
luce su questo aspetto, procederò con ordine e parlerò
prima dell’innocenza
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
125
dell’infanzia, poi di quella della saggezza e infine dello
stato celeste di
innocenza.
277 - L’innocenza
dell’infanzia non è innocenza reale, perché è soltanto
nella forma esteriore e non in quella interiore. Tuttavia
è attraverso questa
che l’innocenza può essere capita, perché si manifesta con
chiarezza sul volto
dei bambini, nei loro gesti, nel loro primo linguaggio, e
noi ad essa siamo
sensibili. I bambini non sanno nulla del bene e del male,
del vero e del falso
da cui proviene il pensiero, non possiedono il pensiero
interiore né la
prudenza che da esso procede. Essi non si propongono
niente, non deliberano
niente, e quindi non hanno cattive intenzioni. Essi non si
attribuiscono alcuna
cosa e riferiscono ai genitori tutto quello che ricevono.
Non si preoccupano
del cibo e delle vesti, non hanno ansie per l’avvenire.
Non si occupano del mondo, amano i genitori, obbediscono
loro e giocano
con innocenza coi loro compagni. Tuttavia questa innocenza
è esterna, perché
appartiene soltanto al corpo, non alla mente. In effetti
la loro mente non è
ancora stata formata: il mentale è l’intelletto e la
volontà, e di conseguenza il
pensiero e l’affetto. Mi è stato detto che in Cielo i
bambini piccoli sono
particolarmente sotto l’auspicio del Signore, e questo
influsso viene loro dal
Cielo intimo dove regna lo stato di innocenza. Tale
innocenza commuove i
genitori e produce in loro amore.
278 - L’innocenza della
saggezza è l’innocenza reale, perché è interiore,
appartiene al mentale e di conseguenza alla volontà e
all’intelletto. In Cielo si
dice che l’innocenza dimora nella saggezza, e che l’angelo
ha tanta saggezza
quanta innocenza. Gli angeli lo confermano dicendo che
coloro che sono
nell’innocenza non si attribuiscono niente di bene e
rapportano invece tutto al
Signore, vogliono essere condotti da lui e non da loro
stessi. Amano tutto ciò
che è bene e trovano piacere in ciò che è vero, perché
sanno che amare il bene,
volerlo e farlo è amare il Signore, e amare il vero è
amare il prossimo. Vivono
contenti di ciò che sono, poco o tanto che sia, perché
sanno di ricevere
secondo i loro bisogni e solo il Signore sa quello che
loro conviene; non sono
quindi inquieti sull’avvenire. La sollecitudine per
l’avvenire, che essi
chiamano ansia per il domani, è per loro la paura di
perdere o di non ricevere
cose che non sono veramente necessarie alla vita. Non
agiscono mai con
astuzia e anzi la rifuggono come il veleno del serpente
perché è contraria
all’innocenza; agiscono invece in base al bene, al giusto,
al sincero. Essi
appaiono semplici esteriormente, ma sono saggi e prudenti
interiormente. Il
Signore parla di loro quando dice: Siate prudenti come
i serpenti e
semplici come le colombe (Matteo 10, 16). L’uomo è stato creato per
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
126
essere nell’innocenza quando è bambino, ma questa
innocenza è esterna,
mentre quando diventa vecchio è nell’innocenza interiore,
e attraverso questa
ritrova quella esteriore. E’ per questo che l’uomo, quando
diventa vecchio,
diventa di nuovo come un bambino, ma come un bambino
saggio, e quindi
come un angelo, perché un angelo è il bambino saggio per
eccellenza. Di
conseguenza nella Scrittura infanzia significa innocenza,
e il vecchio
rappresenta il saggio nel quale c’è innocenza.
279 - Lo stesso avviene
per la rigenerazione, cioè per la nascita dell’uomo
spirituale. Chi è sulla via della rigenerazione, che
avviene dopo la morte, è
introdotto prima nell’innocenza dell’infanzia; avanzando
in età è condotto
verso la scienza, poi verso l’intelligenza e infine verso
la saggezza, dove si
trova sempre l’innocenza. L’innocenza consiste
essenzialmente nel conoscere
il vero e nel fare il bene non per se stessi, ma per il
Signore.
280 - Dato che l’innocenza
consiste nell’essere guidati dal Signore e non
da se stessi, tutti coloro che sono in Cielo sono
nell’innocenza, perché amano
essere guidati dal Signore. Anche lo stato di innocenza ha
vari livelli,
corrispondenti al Cielo in cui l’angelo si trova. Gli
angeli del Cielo intimo, i più
saggi, sanno che non avrebbero alcuna saggezza per se
stessi e che tutto viene
dal Signore. Questi angeli sono anche nudi, perché la
nudità corrisponde
all’innocenza.
281 - Io mi sono
intrattenuto molto con gli angeli sul tema dell’innocenza e
ho appreso che essa è l’essenza del bene. Di conseguenza
il bene è tale in
quanto contiene l’innocenza, e la saggezza è tale in
quanto ha la sua origine
nell’innocenza; lo stesso vale per l’amore, la carità e la
fede. Ne consegue che
non si può entrare in Cielo se non si possiede innocenza;
ed è questo che è
inteso in queste parole del Signore: Lasciate che i
bambini vengano a
me e non glielo impedite, perché a chi è come loro
appartiene il
regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno
di Dio come
un bambino, non entrerà in esso (Marco 10, 14-15). Sia qui che altrove,
nella Scrittura con bambini si intendono gli innocenti.
282 - Dato che
l’innocenza è l’essenza stessa del bene presso gli angeli del
Cielo, è evidente che il divino bene che procede dal
Signore è l’Innocenza
stessa. Questo bene è ciò che influisce presso gli angeli
e li dispone a ricevere i
beni celesti. Nella Scrittura, il Signore è chiamato
agnello, perché agnello
significa innocenza.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
127
283 - Come coloro che
sono in Cielo si trovano nell’innocenza, così coloro
che sono all’inferno sono interamente contro l’innocenza:
non sanno neppure
in che cosa essa consista. Più qualcuno è innocente, più
coloro che sono
all’inferno desiderano arrecargli danno. Essi non
sopportano la vista dei
bambini piccoli; e quando li vedono, provano il desiderio
feroce di nuocere
loro in qualche modo. L’amore di sé è contrario
all’innocenza; infatti tutti
coloro che sono all’inferno sono presi da se stessi e
d’altro non si occupano.
LO STATO DI PACE IN CIELO
284 - Chi non ha vissuto
la pace del Cielo, non può comprendere la pace in
cui si trovano gli angeli. Fintanto che l’uomo vive nel
corpo, non può capire
questa pace, perché la conoscenza umana è legata alle cose
naturali. Chi vuole
capirla, deve poter elevare il suo pensiero e allontanarlo
dal corpo, finché
giunge accanto agli angeli. Dato che io appunto in questo
modo ho
sperimentato la pace del Cielo, posso descriverla – però
non come essa è,
perché le parole umane non sono sufficienti, ma soltanto
attraverso il
confronto con la pace spirituale di coloro di cui si dice
che sono lieti in Dio -.
285 - Esistono due
condizioni profonde celesti, l’innocenza e la pace:
entrambe procedono direttamente dal Signore.
Dall’innocenza deriva tutto il
bene del Cielo, e dalla pace tutto il piacere insito nel
bene. Il bene e il piacere
appartengono all’amore, perché ciò che si ama è definito
bene ed è percepito
come piacere. Queste due condizioni celesti, l’innocenza e
la pace, influenzano
gli angeli, provenendo dal Signore.
286 - La divina pace è
insita nel Signore e trae la sua esistenza dall’unione
della divinità stessa con la divina umanità del Signore.
La divina pace del
Cielo viene dal Signore e deve la sua esistenza all’unione
del Signore con gli
angeli del Cielo, e in particolare dall’unione del bene e
del vero in ogni angelo;
queste sono le origini della Pace. Essa è la fonte di ogni
gioia in Cielo, di ogni
beatitudine degli angeli, di ogni piacere e di ogni
felicità; perciò è chiamata
gioia celeste.
287 - In base a quanto
sopra detto, il Signore è chiamato Principe della
Pace; egli stesso dice che da lui proviene la pace e che
in lui vi è pace. Per
questa ragione anche gli angeli sono chiamati angeli di pace,
e il Cielo è detto
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
128
dimora di pace, come nel passaggio seguente: Poiché un
bambino è nato
per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il
segno della
sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio
potente,
Padre per sempre, PRINCIPE DELLA PACE; grande sarà il suo
dominio e la PACE non avrà fine (Isaia 9, 5-6).
Gesù disse: Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non
come la dà il
mondo, io la dò a voi (Giovanni,
14, 27).
E ancora: Vi ho detto queste cose perché abbiate la
pace in me
(Giovanni 16, 33).
Da questi e altri passaggi della Scrittura si può vedere
che la pace celeste e
divina è l’essenza del Cielo e proviene direttamente dal
Signore.
288 - Dato che la pace
celeste è il divino stesso, gli angeli la ricevono con
grande gioia del cuore e della mente. Questa pace
influisce in tutti gli atti e in
tutti i pensieri della loro vita. Tuttavia la qualità e la
quantità della pace
differisce nei Cieli a seconda dell’innocenza di coloro
che la provano, perché
pace e innocenza vanno di pari passo. E’ quindi evidente
che ciò che in
precedenza è stato detto dell’innocenza, può essere
applicato anche allo stato
di pace, poiché pace e innocenza sono congiunte. Così
stando le cose, gli
angeli del terzo Cielo sono al terzo grado della pace,
come sono al terzo grado
di innocenza. E gli angeli dei Cieli inferiori sono a
gradi inferiori di pace e
innocenza. Si può capire questa unione di pace e innocenza
considerando i
bambini piccoli, che sono nell’innocenza e quindi anche
nella pace; e di
conseguenza tutto per loro è gioia e divertimento. Però,
come è già stato detto,
la loro pace è esteriore, mentre la pace interiore, come
del resto l’innocenza
interiore, esiste soltanto nella saggezza. La pace
angelica o celeste esiste anche
presso gli uomini che sono nella saggezza; finché vivono
nel mondo, questa
pace che viene da Dio resta nascosta dentro di loro; si
rivela però quando essi
lasciano il corpo e entrano in Cielo, perché allora la
loro interiorità può
aprirsi.
289 - La pace che l’uomo
può gustare in Cielo allorché si apre e viene
rigenerato può essere paragonata al mattino o all’aurora o
alla primavera,
quando dopo la notte, al levare del sole, tutte le
creazioni della terra
ricominciano a vivere e ovunque si diffonde l’odore della
vegetazione per
effetto della rugiada che scende dal Cielo. La dolce
temperatura primaverile
dona fertilità al suolo e riempie di felicità le menti
umane, perché il mattino o
l’aurora in primavera corrispondono allo stato di pace
degli angeli in Cielo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
129
290 - Io mi sono
intrattenuto con gli angeli anche sul tema della pace,
dicendo loro che nel mondo viene chiamata pace la
cessazione delle guerre e
delle ostilità tra le nazioni, e delle inimicizie e delle
discordie tra gli uomini. Si
crede inoltre che la pace interiore sia il riposo dello
spirito una volta cessate le
inquietudini, e che consista essenzialmente nella
tranquillità e nel piacere
dopo la riuscita degli affari. Gli angeli mi risposero che
tutto ciò sembra
appartenere alla pace, ma non è così: la pace autentica
viene dal Signore,
discende nell’intimo e produce il riposo della mente, la
tranquillità dello
spirito e la gioia. Coloro che sono invece nel male, non
hanno la pace.
Sembrano avere un riposo, una tranquillità e un piacere
quando le cose vanno
secondo i loro desideri, ma questo riposo è esteriore, e
non interiore.
Nell’intimo divampano inimicizie, odi, desideri di
vendetta, crudeltà e
desideri malvagi. Non c’è quindi pace ma follia. Tra
costoro e gli altri c’è la
stessa differenza che esiste tra l’inferno e il Cielo.
L’UNIONE DEL CIELO CON IL GENERE
UMANO
291 - La Chiesa sa che
tutto il bene viene da Dio e che nessun bene viene
dall’uomo e che di conseguenza nessuno deve attribuirsi alcun
bene; si sa
anche che il male viene dal diavolo. Quelli dunque che
parlano in base alla
dottrina della Chiesa dicono che coloro che agiscono bene,
parlano e pregano
con pietà, sono guidati da Dio, e dicono il contrario di
coloro che agiscono
male e parlano con empietà. Questo può avvenire soltanto
attraverso una
unione della volontà e dell’intelletto dell’uomo col Cielo
o con l’inferno,
perché il corpo agisce e la bocca parla seguendo la
volontà e l’intelletto.
Questa unione sarà ora descritta.
292 - Presso ogni uomo ci
sono spiriti buoni e spiriti malvagi; attraverso
gli spiriti buoni l’uomo è unito al cielo e attraverso gli
spiriti malvagi è unito
all’inferno. Questi spiriti si trovano nel mondo degli
spiriti, che è tra Cielo e
inferno: di questo mondo sarà trattato più
dettagliatamente in seguito.
Quando gli spiriti vengono verso l’uomo, entrano in tutta
la sua memoria e di
conseguenza in tutto il suo pensiero: gli spiriti malvagi
nelle cose che sono
malvage, gli spiriti buoni in quelle buone. Gli spiriti
non sanno affatto di
essere presso l’uomo, ma quando vi si trovano credono che tutte
le cose che
appartengono alla memoria e al pensiero dell’uomo siano
loro. Essi non
vedono neppure l’uomo, perché non vedono le cose del
nostro mondo solare.
Il Signore veglia con la massima cura per far sì che gli
spiriti non sappiano di
essere presso l’uomo, perché se lo sapessero parlerebbero
con lui, e allora gli
spiriti malvagi lo perderebbero. Questi spiriti malvagi,
essendo congiunti
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
130
all’inferno, non hanno desiderio più grande di quello di
perdere l’uomo, non
solo con riferimento all’anima, cioè alla fede e
all’amore, ma anche per quello
che riguarda il corpo. Diversamente avviene se non parlano
con l’uomo: essi
allora credono che ogni cosa dell’uomo appartenga a loro,
e siccome ognuno
ama e apprezza ciò che gli appartiene, questi spiriti
finiscono per amare e
apprezzare l’uomo, sebbene non lo sappiano. Un’esperienza
continua che
dura da molti anni mi ha fatto capire perfettamente che
una tale unione degli
spiriti con l’uomo è una realtà.
293 - All’uomo di
conseguenza sono uniti anche spiriti che comunicano
con l’inferno, perché l’uomo nasce nei mali di ogni genere
e quindi la sua
prima vita consiste soltanto di questi mali. Se a lui non
fossero uniti spiriti
simili a lui, egli non potrebbe vivere né essere distolto
da questi mali. Per
questa ragione viene trattenuto nella sua vita da spiriti
malvagi e ne è distolto
da spiriti buoni. Attraverso gli uni e gli altri egli è in
equilibrio, e di
conseguenza nella libertà, e può essere distolto dai mali
e rivolto al bene, cosa
che non potrebbe avvenire se non fosse nella libertà.
L’uomo non può essere
costretto al bene, perché ciò che si fa per costrizione
non ha valore. Il bene
che l’uomo riceve in piena libertà entra a far parte della
sua volontà e diviene
suo. L’uomo quindi è in comunicazione con l’inferno e col
Cielo.
294 - Tutti gli spiriti
che si trovano nel mondo degli spiriti hanno
comunicazione col Cielo o con l’inferno, i cattivi con
l’inferno, i buoni col
Cielo. Cielo e inferno sono entrambi distinti in società.
Ogni spirito
appartiene a una società, sussiste in base all’influsso
che gliene proviene e
agisce in conseguenza. Ne risulta che l’uomo, essendo
unito agli spiriti, è
anche unito al Cielo o all’inferno, e più precisamente a
una determinata
società del Cielo o dell’inferno. Tutte le società del
Cielo sono distinte in base
al loro legame col bene e col vero, e tutte quelle
dell’inferno in base al loro
legame col male e col falso.
295 - All’uomo sono uniti
spiriti che hanno le stesse sue propensioni e
affetti; però gli spiriti buoni sono uniti a lui dal
Signore, mentre quelli malvagi
sono attirati dall’uomo stesso. Tuttavia gli spiriti si
alternano presso l’uomo a
seconda del suo stato d’animo e dei suoi intendimenti.
Nella prima età,
l’uomo ha accanto a sé spiriti che sono nell’innocenza,
che comunicano cioè
col terzo Cielo, quello dell’innocenza. Nella seconda età,
il bambino ha presso
di sé spiriti sapienti e comunicano col primo Cielo.
Nell’adolescenza e la
giovinezza ha accanto spiriti che sono nel vero e nel
bene, e di conseguenza
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
131
nell’intelligenza, che comunicano cioè col Cielo
intermedio, o secondo Cielo.
Nella vecchiaia ha accanto spiriti che sono nella saggezza
e nell’innocenza, che
comunicano cioè col terzo Cielo. Questa unione tuttavia è
fatta dal Signore per
coloro che possono essere riformati e rigenerati.
Diversamente vanno le cose
per coloro che non possono esserlo: a loro sono uniti
spiriti buoni affinché
siano distolti dal male finché è possibile, ma la loro
unione immediata è con
gli spiriti malvagi che comunicano con l’inferno e sono
simili a loro. Se gli
uomini amano se stessi, o amano il lucro, la vendetta o l’adulterio,
sono
presenti spiriti dello stesso carattere. Se l’uomo non può
essere distolto dal
male dagli spiriti buoni, gli spiriti malvagi si
infiammano, divengono più attivi
e non se ne vanno.
296 - L’uomo è guidato
dal Signore per mezzo degli spiriti perché non è
nell’ordine del Cielo, nasce nei mali che appartengono
all’inferno e sono
quindi contro l’ordine divino. Egli deve dunque essere
riportato all’ordine, e
questo può avvenire solo attraverso la mediazione degli
spiriti. Diverso
sarebbe se l’uomo nascesse nel bene conseguente all’ordine
del Cielo, allora il
Signore non guiderebbe attraverso gli spiriti, ma
attraverso l’ordine stesso,
cioè per l’influsso comune.
297 - In materia di
unione del Cielo col genere umano, bisogna sapere che
il Signore influisce su ciascuna persona secondo l’ordine
del Cielo; dispone
tutti a ricevere il Cielo. Questo influsso del Signore è
chiamato influsso
immediato; ma l’altro influsso che avviene attraverso gli
spiriti è chiamato
influsso mediato. L’influsso diretto del Signore agisce
sulla volontà dell’uomo
e da questa sul suo intelletto; è un influsso perpetuo ed
è ricevuto dai buoni,
ma non dai malvagi. Da costoro è respinto, soffocato o
pervertito, e così essi
hanno una vita malvagia che in senso spirituale corrisponde
alla morte.
298 - Gli spiriti che
sono presso l’uomo introducono in lui l’attaccamento
al bene e al male, ma è l’uomo che ha la scelta, perché ha
la libertà. Egli può
col suo pensiero ricevere il bene e rifiutare il male,
perché grazie alla Scrittura
sa qual è il bene e qual è il male.
299 - Mi è anche stato
concesso di sapere da dove vengono all’uomo
l’ansia, il dolore spirituale e la tristezza interiore
chiamata malinconia. Ci
sono degli spiriti che non sono ancora in unione con
l’inferno, essendo ancora
nel primo stato di cui si parlerà in seguito, quando
tratteremo del mondo
degli spiriti. Il loro linguaggio influisce sull’uomo, e
se esso è contrario alle
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
132
sue tendenze si trasforma per loro in tristezza e ansietà
malinconica; se però
c’è accordo con le tendenze dell’uomo, si trasforma in
allegrezza e ilarità. Io
stesso ne ho fatto esperienza più volte.
300 - L’unione del Cielo
con l’uomo non è come quella di un uomo con un
altro uomo, è un’unione tra il Cielo e l’uomo interiore o
spirituale. Invece
l’unione con l’uomo naturale o esteriore avviene
attraverso le corrispondenze.
Ne sarà trattato nel capitolo seguente.
301 - L’unione del Cielo
col genere umano, e del genere umano col Cielo è
tale che l’uno sussiste grazie all’altro. Anche di questo
sarà trattato nel
capitolo seguente.
302 - Ho parlato con gli
angeli dell’unione del Cielo col genere umano. Ho
detto loro che gli uomini di Chiesa dichiarano che ogni
bene viene da Dio e
che presso l’uomo ci sono gli angeli, sebbene poche
persone credano che gli
angeli siano uniti all’uomo, e meno ancora che essi siano
nel suo pensiero e
nei suoi affetti. Gli angeli mi risposero di sapere che
queste sono la fede e il
linguaggio del mondo, e si mostrarono stupiti che questa
credenza potesse
esistere all’interno della Chiesa, che possiede la
Scrittura che fornisce
insegnamenti sul Cielo e sul suo rapporto con l’uomo. Essi
mi dissero tuttavia
che il motivo di questa ignoranza deriva dal fatto che
l’uomo crede di vivere
per se stesso, senza un legame con la causa prima della
vita. Se questo legame
si rompesse, l’uomo cadrebbe morto all’istante. Se l’uomo
credesse che tutto il
bene viene dal Signore e il male dall’inferno, non farebbe
il bene per il merito
e il male non gli sarebbe imputato. Egli guarderebbe verso
il Signore per tutto
il bene che pensa e fa; e il male sarebbe rigettato verso
l’inferno da cui viene.
Ma siccome l’uomo non crede a nessun influsso del Cielo né
ad alcun influsso
dell’inferno, e immagina che tutte le cose che pensa e
vuole siano sue e
abbiano origine da lui, si appropria del male e insudicia
il bene con l’idea del
merito.
L’UNIONE DEL CIELO CON L’UOMO ATTRAVERSO LA SCRITTURA
303 - Coloro che
ragionano in base all’intelletto interiore, possono vedere
che esiste un legame di tutte le cose con l’origine prima
e che ciò che non
partecipa di questo legame si perde. Essi sanno che nulla
può esistere per
virtù propria, ma che ogni cosa sussiste grazie a ciò che
è precedente ad essa,
ovvero una causa prima. Coloro che hanno compreso questa
verità, si sono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
133
resi conto che si tratta di un’esistenza eterna, come
eterna è la causa prima.
Non è facile descrivere in poche parole qual è questo
legame con la causa
prima, perché esso è vario e diverso. Dirò soltanto in
termini generali che
esiste un legame tra il mondo naturale e il mondo
spirituale, e da questo
deriva la corrispondenza tra i due mondi. Di queste
corrispondenze abbiamo
trattato dall’articolo 103 all’articolo 115. Esiste un
legame, e di conseguenza
una corrispondenza, di tutte le cose dell’uomo con tutte
le cose del Cielo: per
questo si vedano gli articoli 87/102.
304 - L’uomo è stato
creato per avere un legame e una congiunzione col
Signore, e una comunanza con gli angeli del Cielo. Ciò
avviene in quanto
l’uomo, fin da quando è stato creato, è simile all’angelo
per ciò che concerne il
mentale: l’uomo infatti ha una volontà e un intelletto
come l’angelo. Ne
consegue che l’uomo dopo la morte diviene angelo se ha
vissuto secondo
l’ordine divino; in questo caso la sua saggezza è simile a
quella degli angeli.
L’uomo però ha qualcosa in più degli angeli, in quanto non
soltanto vive nel
mondo spirituale con la sua interiorità, ma al tempo
stesso vive nel mondo
naturale con la sua fisicità, il suo pensiero e la sua
immaginazione. Egli può
gioire di conoscenze scientifiche affascinanti, può godere
dei piaceri del
mondo che percepisce attraverso i sensi, la parola e gli
atti. Queste cose sono
le ultime alle quali giunge l’influsso divino, e ciò
consente di vedere che
l’ordine divino arriva fino all’uomo, che è la base e il
fondamento di tutto ciò
che è creato. Per giungere all’uomo l’influsso divino
attraversa i Cieli e di
conseguenza non esiste nulla che non sia legato: il legame
del Cielo col genere
umano è tale che l’uno esiste grazie all’altro. La razza
umana senza il Cielo
sarebbe simile a una catena senza gancio, e il Cielo senza
il genere umano
sarebbe simile a una casa senza fondamenta.
305 - L’uomo però ha
spezzato questo legame col Cielo distogliendo da
esso la sua interiorità e rivolgendola verso il mondo
esterno e verso se stesso.
Essendosi egli sottratto al punto da non servire più da
base e fondamento al
Cielo, il Signore ha previsto un intermediario che
stabilisce il legame con
l’uomo. Questo intermediario è la Scrittura.
306 - In Cielo sono stato
informato che gli antichi avevano una rivelazione
immediata e diretta, perché la loro interiorità era
rivolta verso il Cielo; il
rapporto del Signore col genere umano avveniva in questo
modo. Dopo quel
tempo, la rivelazione immediata fu sostituita da una
rivelazione mediata
costituita dalle corrispondenze. Tutto il culto divino
consisteva allora di
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
134
corrispondenze, e le Chiese di quel tempo sono state
chiamate chiese
rappresentative. Esse ben conoscevano le corrispondenze e
le
rappresentazioni, sapevano che tutte le cose della terra
corrispondono a
quelle spirituali che sono in Cielo e nella Chiesa, o le
rappresentano - il che è
la stessa cosa. Le cose spirituali che costituivano gli
elementi esterni del loro
culto servivano loro come mezzo per pensare
spiritualmente, in unisono con
gli angeli. Dopo la perdita della scienza delle
corrispondenze e delle
rappresentazioni, fu compilata la Scrittura dove tutte le
parole e il senso delle
parole costituiscono delle corrispondenze e contengono il
senso spirituale o
interiore nel quale si trovano gli angeli. L’uomo legge la
Scrittura o la legge
secondo il senso naturale o esteriore, mentre gli angeli
colgono il senso
interiore o spirituale. Ogni pensiero degli angeli è
spirituale, mentre quello
degli uomini è naturale; questi pensieri, è vero, appaiono
diversi, ma sono in
realtà una cosa sola perché si corrispondono. Per questa
ragione, quando
l’uomo si fu distolto dal Cielo spezzando il legame, il
Signore provvide a
creare una congiunzione tra l’uomo e il Cielo: e questo
intermediario fu la
Scrittura.
307 - Qualche passaggio
tratto dalla Scrittura consente di mettere in
evidenza questo rapporto del Cielo con l’uomo attraverso,
appunto, la Parola
di Dio. La Nuova Gerusalemme è descritta in questi termini
nell’Apocalisse:
Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo
e la terra
di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi
anche la
città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da
Dio,
pronta come una sposa adorna per il suo sposo... La città
è a forma
di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza.
L’angelo
misurò la città con la canna: misura dodicimila stadi; la
lunghezza,
la larghezza e l’altezza sono uguali. Ne misurò anche le
mura; sono
alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in
uso tra gli
uomini adoperata dall’angelo. Le mura sono costruite con
diaspro
e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le
fondamenta delle
mura della città sono adorne di ogni specie di pietre
preziose. Il
primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il
terzo di
calcedonio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardonico,
il sesto di
cornalina, il settimo di crisolito, l’ottavo di berillo,
il nono di
topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di
giacinto, il
dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono le dodici
perle;
ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza
della città è
di oro puro, come cristallo trasparente. (Apocalisse 21, 1-2-16-17-18-
19-20-21). Chi legge queste parole, le capisce secondo il
senso della lettera, e
cioè: il Cielo visibile deve perire con la terra, un nuovo
Cielo deve esistere, la
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
135
città santa, la nuova Gerusalemme, deve scendere su una
nuova terra e deve
possedere le misure prescritte. Gli angeli però intendono
tutto ciò
diversamente: essi hanno una comprensione spirituale di
ciò di cui gli uomini
hanno una comprensione naturale. Con nuovo Cielo e nuova
terra essi
intendono una nuova Chiesa; con nuova Gerusalemme che
scende dal Cielo
intendono la dottrina celeste rivelata dal Signore; la
lunghezza, la larghezza e
l’altezza, che sono uguali e misurano dodicimila stadi,
rappresentano per loro
tutti i beni e tutte le verità di questa dottrina nel suo
complesso; la muraglia è
la somma delle verità che la difende; le misure della
muraglia sono tutte
queste verità nel loro complesso e la loro qualità; le
dodici porte fatte di perla
sono le verità che vengono introdotte: le perle infatti
rappresentano ancora
una volta la verità. Le fondamenta delle mura fatte di
pietre preziose sono le
conoscenze su cui questa dottrina si fonda; l’oro simile a
cristallo trasparente
della città e della sua piazza è il bene dell’amore che fa
brillare la dottrina con
le sue verità. Gli angeli quindi intendono tutte queste
parole in modo diverso
dagli uomini. Le idee naturali dell’uomo si trasmettono
alle idee spirituali
degli angeli, i quali non sanno nulla del senso letterale
della Scrittura; tuttavia
i pensieri degli angeli sono una cosa sola coi pensieri
degli uomini perché si
corrispondono: allo stesso modo di come le parole di chi
parla sono una cosa
sola col senso di queste parole per chi ascolta, in quanto
costui fa attenzione
al senso, e non alle parole in se stesse. Ecco dunque come
il Cielo è congiunto
all’uomo attraverso la Scrittura. Il senso letterale serve
da base e fondamento
a quello spirituale.
308 - Vi è unione del
Cielo attraverso la Scrittura anche con coloro che
sono fuori dalla Chiesa e non hanno la Scrittura, perché
la Chiesa del Signore
è universale e comprende tutti coloro che riconoscono il
divino e vivono nella
carità. Costoro vengono istruiti dagli angeli dopo la
morte e ricevono le divine
verità. Ne sarà trattato più avanti quando si parlerà dei
pagani.
309 - Senza la Scrittura,
l’uomo di questa terra sarebbe stato separato dal
Cielo, e in questa condizione non sarebbe stato più
razionale, perché il
razionale umano esiste in base all’influsso della luce del
Cielo. L’uomo di
questa terra è fatto in modo che non può ricevere una
rivelazione immediata
come gli abitanti di altre terre di cui ho trattato in
un’opera a parte. Egli è più
evoluto di questi ultimi nelle cose mondane ed esteriori,
e la rivelazione è
ricevuta invece attraverso l’interiorità. Anche ricevendo
tutte le verità, l’uomo
non arriva a comprenderle. Lo si vede chiaramente
considerando coloro che
sono dentro la chiesa, i quali pur avendo dalla Scrittura
la conoscenza del
Cielo, dell’inferno e della vita dopo la morte, in Cuor
loro negano tutto ciò.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
136
Alcuni di questi uomini sono degli eruditi che potrebbero
mostrare una
maggiore saggezza.
310 - A volte mi sono
intrattenuto con gli angeli sulla Scrittura e ho detto
loro che essa a volte è criticata per il suo stile
semplice, che il suo senso
interiore non è conosciuto, come non sono conosciute le
grandi saggezze che
essa contiene. Gli angeli mi risposero che sebbene lo
stile della Scrittura
sembri semplice nel suo significato letterale, nulla
raggiunge la sua perfezione
perché contiene la divina saggezza, non soltanto nella
struttura generale, ma
in ogni singola parola, e questa saggezza viene dal Cielo.
Mi dissero anche che
senza questa Scrittura gli uomini non godrebbero della
luce del Cielo e non ci
sarebbe l’unione del Cielo con loro. L’uomo non sa che
questa unione avviene
attraverso il senso spirituale della Scrittura, che
corrisponde al suo senso
naturale; egli infatti ignora tutto del pensiero e della
lingua degli angeli, che
differiscono totalmente dal pensiero e dalla lingua
naturale degli uomini.
Ignorando questo, egli non può sapere qual è il senso
interiore e neppure che
è attraverso questo senso interiore che avviene una tale
unione. Gli angeli mi
dissero anche che se l’uomo sapesse che questo senso
interiore esiste,
interpreterebbero la Scrittura in base ad esso, potrebbero
penetrare nella sua
sapienza interiore e sarebbero direttamente uniti al
Cielo, in quanto le loro
idee sarebbero simili a quelle degli angeli.
CIELO E INFERNO
PROVENGONO DAL GENERE UMANO
311 - Il mondo cristiano
ignora assolutamente che il Cielo e l’inferno
provengono dal genere umano. Crede che gli angeli siano
stati creati all’inizio
e così anche il Cielo. Il diavolo o Satana sarebbe un
angelo di luce, che
divenuto ribelle sarebbe stato espulso con le sue schiere,
dando così origine
all’inferno. Gli angeli sono molto stupiti che nel mondo
cristiano esista una
tale credenza e che non si sappia nulla a proposito del
Cielo sebbene questa
conoscenza sia un aspetto fondamentale e antichissimo
della dottrina della
Chiesa. Vista questa ignoranza, essi sono stati felici che
al Signore sia piaciuto
rivelare ora ai cristiani certe conoscenze sul Cielo e
l’inferno. Le tenebre che
crescono ogni giorno in quanto la Chiesa non contribuisce
a rischiararle,
possono così, in certa misura, essere dissipate. Essi
desiderano che io affermi
da parte loro che in Cielo non c’è un sol angelo che sia
stato creato all’inizio, e
neppure all’inferno alcun angelo di luce divenuto diavolo,
ivi precipitato dal
Cielo; ma che tutti, in Cielo come all’inferno, provengono
dal genere umano.
In Cielo vi sono coloro che hanno vissuto nel mondo un
amore e una fede
celesti. All’inferno sono coloro che hanno vissuto nel
mondo un amore
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
137
infernale e una fede infernale. L’inferno nel suo
complesso è chiamato diavolo
o Satana; diavolo è quell’inferno posteriore dove sono
coloro che sono
chiamati geni malvagi; Satana è l’inferno anteriore dove
vivono coloro che
sono chiamati spiriti malvagi. Questi due inferni saranno
descritti più avanti.
Gli angeli mi dissero anche che i cristiani hanno
accettato una tal dottrina
relativa agli abitanti del Cielo e dell’inferno a causa di
certi passaggi della
Scrittura presi alla lettera, e non spiegati secondo la
vera dottrina (2). Infatti
se la vera dottrina non rischiara il senso della lettera
della Scrittura, lo spirito
si confonde e ne risulta ignoranza, eresia ed errore.
(2) Swedenborg ha spiegato tutto ciò nella sua grande
opera Arcana
Coelestia, in 10
volumi.
312 - L’uomo di chiesa
crede queste cose perché è convinto che prima del
giudizio universale nessuno vada in Cielo o all’inferno.
Crede anche che gli
angeli siano stati creati all’inizio, perché non può
credere che Cielo e inferno
provengano dal genere umano. Affinché l’uomo non abbia più
questa
convinzione, mi è stato concesso di essere in società con
gli angeli e di parlare
con gli spiriti che sono all’inferno. Ciò avviene da molti
anni, talora
continuamente, dal mattino fino alla sera, ed è in questo
modo che sono stato
istruito sulle cose del Cielo e dell’inferno. Questo mi è
stato concesso affinché
l’uomo di Chiesa non insista più nella sua fede erronea
della resurrezione nel
giorno del giudizio, dello stato dell’anima fino a quel
giorno, degli angeli e dei
diavoli. Mi è stato concesso di parlare con persone che
avevo conosciuto nella
vita del corpo, alcuni erano in Cielo e altri all’inferno.
Mi è capitato di parlare
con alcuni che erano morti da due giorni e di raccontare
loro che in quella
stessa ora si stava preparando il loro funerale; essi mi
risposero che facevano
bene a liberarsi di ciò che era servito loro nel mondo per
le funzioni fisiche.
Essi mi chiesero di dire che non erano affatto morti, ma
continuavano a vivere
e a sentirsi uomini come prima. Erano ancora forniti di
intelletto e volontà,
avevano pensieri e affetti, sensazioni e desideri simili a
quelli che avevano
quando erano nel mondo. Costoro erano gioiosi di questa
nuova vita, così
diversa da quella che avevano immaginato. Infatti subito
dopo la morte
ognuno inizialmente si ritrova nella stessa condizione di
vita che possedeva
quando viveva nel mondo, però in seguito questa condizione
viene cambiata
per lui in Cielo o inferno. Essi stessi si meravigliavano
della propria ignoranza
e del proprio accecamento su ciò che si riferisce alla
vita dopo la morte.
Soprattutto si stupivano che gli uomini di chiesa fossero
nell’ignoranza come
gli altri, mentre più degli altri avrebbero dovuto essere
nella luce. Per la prima
volta si rendevano conto che le cose mondane e corporali
avevano invaso e
riempito la loro mente al punto da esser divenuti incapaci
di elevarsi fino alla
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
138
luce del Cielo; infatti più si penetra nelle cose
corporali e mondane, più le si
ama come avviene al giorno d’oggi, e più si viene avvolti
da fitte tenebre.
313 - Molti eruditi del
mondo cristiano si stupiscono quando dopo la
morte si vedono ancora dentro un corpo, vestiti di abiti e
collocati dentro
delle case come avveniva nel mondo. Quando ricordano le
loro credenze sulla
vita dopo la morte, l’anima, gli spiriti, il Cielo e
l’inferno, sono pieni di
confusione e si rendono conto di aver avuto pensieri
folli, mentre i semplici di
fede hanno avuto pensieri più saggi di loro. Certi eruditi
che si erano
confermati in questi errori erano completamente chiusi
verso il Cielo e aperti
invece verso il mondo, e di conseguenza verso l’inferno.
Infatti l’uomo che
riceve le cose del mondo senza essere aperto alle cose del
Cielo, crea in sé
l’inferno.
314 - Si può dire che
l’inferno proviene dal genere umano perché le menti
angeliche e le menti umane sono simili. Godono entrambi
della capacità di
capire, percepire e volere; sono stati formati per
ricevere il Cielo, per essere
aperti alla saggezza. Durante la vita nel corpo, non hanno
acquisito tanta
saggezza perché nel corpo la mente spirituale dell’uomo
pensa in termini
naturali. Diversamente avviene quando si libera dai legami
che lo tengono
legato al corpo: allora non pensa più in termini naturali,
ma spirituali, e
quando pensa spiritualmente pensa cose che sono
incomprensibili e ineffabili
per l’uomo naturale; in questo modo acquisisce la saggezza
degli angeli. E’
quindi evidente che l’interiorità dell’uomo, che è
chiamata spirito, è nella sua
essenza un angelo. Dopo che si è liberato dal corpo
terreno, questa interiorità
conserva una forma umana come l’angelo. Abbiamo visto dal
n. 73 al n. 77 che
l’angelo ha una perfetta forma umana. Quando però
l’interiorità dell’uomo è
stata aperta soltanto verso il basso, e non verso l’alto,
dopo la liberazione dal
corpo conserva sì una forma umana, ma odiosa e diabolica
perché non può
guardare verso il Cielo: guarda soltanto verso l’inferno.
315 - Chi è stato
istruito sull’ordine divino, può capire che l’uomo è stato
creato per divenire un angelo, perché l’ordine divino si
conclude proprio in lui
(vedi n. 304). La razza umana è il vivaio del Cielo.
316 - Il Signore è
risuscitato non soltanto con lo spirito ma anche col
corpo, perché quando era nel mondo ha glorificato, cioè ha
reso divino tutto
ciò che in lui era umano. In effetti l’anima che gli
veniva dal Padre era la
divinità stessa, e il corpo divenne simile all’anima, e quindi
divino. Il Signore
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
139
è quindi risuscitato nello spirito e nel corpo, cosa che
non avviene con nessun
uomo. Ai suoi discepoli che vedendolo credevano di vedere
uno spirito, egli
disse: Guardate le mie mani e i miei piedi: sono
proprio io!
Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne o ossa come
vedete che io ho (Luca
24, 36-39). Con queste parole egli voleva indicare di
essere uomo, non soltanto nello spirito ma anche nel
corpo.
317 - Affinché si sappia
che l’uomo continua a vivere dopo la morte e
secondo la vita che ha condotto nel mondo va in Cielo o
all’inferno, mi sono
state mostrate molte cose sullo stato dell’uomo dopo la
morte. Esse saranno
discusse quando si tratterà del mondo degli spiriti.
I PAGANI, O I POPOLI CHE
VIVONO FUORI DALLA CHIESA, IN CIELO
318 - Si crede
generalmente che coloro che sono nati fuori dalla chiesa e
che vengono chiamati pagani o non-cristiani, non possano
essere salvati,
perché non hanno la Scrittura e non conoscono il Signore,
senza il quale non
esiste salvezza. Tuttavia e dato sapere che anch’essi sono
salvati dalla
misericordia del Signore che è universale, cioè si
esercita nei confronti di ogni
uomo. I pagani nascono uomini, esattamente come coloro che
sono dentro la
Chiesa; sono anche più numerosi e non è colpa loro se non
conoscono il
Signore. Chiunque pensi con buon senso; si rende conto che
l’uomo non è
nato per l’inferno, perché il Signore è l’amore
personificato e il suo amore
vuole salvare tutti gli uomini. Ha anche provveduto a far
sì che tutti abbiano
una religione e attraverso questa una conoscenza del
divino e una vita
interiore; infatti vivere secondo le credenze religiose è
vivere interiormente.
319 - Il punto primo e
più importante di tutte le religioni è riconoscere il
divino, e una religione che non riconosca questo non è una
religione. I
precetti di tutte le religioni riguardano il culto, cioè
il modo in cui il divino
deve essere adorato affinché l’uomo possa essere da lui
accettato. Come i
cristiani, anche i pagani hanno una vita morale, a volte
migliore di quella dei
cristiani. L’uomo la cui vita morale è improntata a
principi spirituali ha il
Cielo in sé. I pagani, anche se non sono nel vero nella
loro vita del mondo, ne
sono comunque informati nell’altra vita sulla base
dell’amore.
320 - Tra i pagani c’era
uno spirito che nel mondo era vissuto nel bene
della carità secondo la sua religione. Avendo sentito dei
cristiani ragionare su
ciò che si deve credere, fu sorpreso dalle loro
osservazioni, benché essi
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
140
ragionassero in modo molto più perfetto e fine degli
uomini, specie con
riferimento al bene e al vero. Egli disse dunque loro che
non gli piaceva
sentire quelle discussioni perché essi ragionavano in base
alle apparenze e alle
illusioni, e li istruì con queste parole: Se io sono
buono, in base a questo bene
posso sapere quali cose sono vere, e le cose vere che non
conosco posso
ugualmente capirle e riceverle.
321 - Ho capito da
numerosi esempi che i pagani sono accettati nell’altra
vita quando sulla terra hanno avuto una vita morale, sono
stati obbedienti e
subordinati, sono vissuti nella carità reciproca secondo
la loro religiosità e
hanno quindi avuto una coscienza. Gli angeli li
istruiscono nel vero e nel bene
della fede con un’attenzione particolare. Durante questa
istruzione essi si
comportano con modestia, intelligenza e saggezza, e
ricevono facilmente le
verità e se ne compenetrano. Essi non hanno in sé alcun
principio sbagliato
che occorra distruggere né alcuna idea scandalosa contro
il Signore, come
avviene invece a numerosi cristiani che pensano che il
Signore sia un uomo
qualunque. Quando i pagani apprendono che il Signore si è
fatto uomo e si è
manifestato al mondo, lo riconoscono subito e lo adorano
perché è il Dio del
Cielo e della terra e il genere umano gli appartiene.
Nell’universo c’è un gran
numero di terre abitate. Solo alcuni dei loro abitanti
sanno che il Signore ha
rivestito il corpo umano su questa nostra terra, ma dato
che essi adorano il
divino, sono subito accettati dal Signore.
322 - Presso i pagani,
come presso i cristiani, ci sono dei saggi e dei
semplici. Per conoscerli meglio, mi è stato concesso di
intrattenermi con loro
durante ore e anche giorni interi. Al giorno d’oggi non ci
sono dei saggi come
ce n’erano nei tempi antichi, specialmente nella chiesa
antica, che si era
estesa in una gran parte dell’Asia, in molte nazioni.
Affinché sapessi che cosa
sono stati questi saggi, mi è stato permesso di
intrattenermi familiarmente
con alcuni di loro. Con uno di questi in particolare ho
parlato di diversi
argomenti, e ho ragione di credere che egli sia stato
Cicerone. Con lui parlai di
saggezza, intelligenza, ordine, e anche della Scrittura e
infine del Signore.
Sulla saggezza, egli mi disse che non esiste altra
saggezza che quella relativa
alla vita; che l’intelligenza procede dalla saggezza; che
l’ordine esiste grazie al
Dio supremo e che vivere in questo ordine significa essere
saggi e intelligenti.
Quanto alla Scrittura, di cui gli lessi qualche passo
tratto dai Libri Profetici,
egli ne traeva gran diletto, specie perché ogni nome e
ogni parola
significavano cose interiori. Mi resi conto chiaramente
che il suo pensiero
interiore era stato aperto. Infine gli parlai del Signore;
ed egli mi disse che
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
141
conosceva molte cose su di lui ed era convinto che il
genere umano non
potesse essere salvato in altra maniera.
323 - Mi è stato anche
concesso di parlare con altri saggi vissuti nei tempi
antichi. Essi erano in grado di leggere i miei pensieri.
Anche a loro lessi alcuni
passaggi della Scrittura e vidi che ne provavano gran
piacere perché ne
intendevano i significati celesti e spirituali.
324 - I pagani che
esistono oggi non sono così saggi, ma la maggior parte
di loro è semplice di cuore; quelli tra loro che sono
vissuti nella carità,
ricevono la saggezza nell’altra vita.
325 - Quando i pagani
arrivano nell’altro mondo, vengono istruiti dagli
angeli sulla dottrina cristiana, che più di ogni altra
sulla terra prescrive
l’amore e la carità, anche se pochi vivono conformemente a
questa dottrina.
Alcuni di loro, quando vivevano nel mondo, avevano saputo
che i cristiani
conducono una vita malvagia, vivono negli adulteri, negli
odi, nei litigi e in
altri vizi che i pagani hanno in orrore perché vanno
contro le loro religioni.
Essi temono quindi di essere istruiti nella religione
cristiana. Quando però
apprendono dagli angeli che la dottrina cristiana insegna
tutt’altre cose, e che
quindi solo alcuni cristiani vivono meno moralmente dei
pagani, sono pronti
ad accogliere la loro fede e in seguito adorano il
Signore.
326 - I pagani che hanno
adorato qualche dio sotto forma di immagine o di
statua, quando arrivano all’altra vita vengono istruiti
affinché si sbarazzino di
tali fantasie, e infatti in breve se ne allontanano. In
Cielo sono
particolarmente amati gli Africani, perché ricevono più
facilmente degli altri il
bene e il vero del Cielo. Essi desiderano soprattutto
essere chiamati
obbedienti, e non fedeli. I cristiani, dicono, avendo la
dottrina della fede,
possono essere chiamati fedeli; ma non loro.
327 - Mi sono
intrattenuto con alcuni spiriti che avevano vissuto nella
Chiesa antica, quella che esisteva dopo il diluvio e si
estendeva in un gran
numero di regni, in Assiria, Mesopotamia, Siria, Etiopia,
Arabia, Libia, Egitto,
fino a Tiro e Sidone e alla terra di Canaan al di qua e al
di là del fiume
Giordano. Questi spiriti al tempo loro avevano saputo che
il Signore doveva
venire, avevano ricevuto il bene della fede, ma se ne erano
allontanati per
divenire idolatri. Essi si trovavano a sinistra, in un
luogo oscuro, ed erano
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
142
miserabili. Il loro linguaggio era come il suono di un
flauto che non emetta
che un solo tono. Mi dissero che erano in quel luogo da
secoli e ne uscivano
solo per compiere vili servizi agli altri. Pensai allora
alla sorte riservata
nell’altra vita a certi cristiani idolatri – non
esteriormente ma interiormente.
Essi adorano sé e il mondo, e in Cuor loro negano il Signore.
328 - La Chiesa del
Signore è diffusa in tutto il globo, è universale e in essa
sono compresi tutti coloro che sono vissuti nel bene della
carità secondo la
loro religiosità.
I BAMBINI IN CIELO
329 - Certe persone
credono che soltanto i bambini nati nella Chiesa
volino in Cielo. E lo spiegano dicendo che questi bambini
sono stati battezzati
e quindi iniziati alla fede della Chiesa. Queste persone
però sanno benissimo
che col battesimo non si ottiene né il Cielo né la fede.
Il battesimo è soltanto
un segno e un pro-memoria del fatto che l’uomo deve essere
rigenerato. Gli
ricorda che, essendo nato all’interno della Chiesa, può
essere rigenerato in
quanto lì si trova la Scrittura che contiene le divine
verità attraverso le quali
avviene la rigenerazione; nella Chiesa è inoltre
conosciuto il Signore che
produce tale rigenerazione. Occorre tuttavia sapere che
tutti i bambini,
ovunque siano nati, dentro o fuori la Chiesa, da genitori
pii o empi, quando
muoiono sono ricevuti dal Signore. In Cielo vengono allevati,
istruiti secondo
l’ordine divino, ricevono dimostrazioni d’amore e imparano
a conoscere il
vero e il bene. In seguito, a seconda del loro
perfezionamento in intelligenza e
saggezza, sono introdotti in Cielo e divengono angeli.
Usando la ragione, si
può facilmente capire che nessuno è stato creato per
l’inferno, ma anzi tutti gli
uomini sono nati per il Cielo. Se uno va all’inferno, è
unicamente per colpa
sua, e il bambino non può ancora essere in errore.
330 - I bambini che
muoiono rimangono bambini nell’altra vita, con le
stesse caratteristiche infantili, la stessa innocenza
nell’ignoranza, la stessa
delicatezza in tutto. Essi seguono un apprendistato per
divenire angeli, perché
i bambini non sono angeli, ma lo divengono. Tutti coloro
che lasciano il
mondo si ritrovano in uno stato simile a quello in cui
erano in vita, bambino,
adolescente, uomo adulto o vecchio che siano; in seguito
però il loro stato
viene cambiato. Tuttavia la condizione dei bambini supera
quella degli altri
perché essi sono nell’innocenza e il male che deriva da
una vita attiva non si è
ancora radicato in loro. E l’innocenza è di una tale
qualità che tutte le cose del
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
143
Cielo possono esservi seminate e crescervi, perché
l’innocenza è il ricettacolo
del vero della fede e del bene dell’amore.
331 - La condizione dei
bambini nell’altra vita è ben superiore a quella dei
bambini nel mondo, perché sono rivestiti di un corpo
simile a quello degli
angeli, e non di un corpo terreno. Il corpo terreno è per
se stesso pesante e
non riceve le sue prime sensazioni e i suoi primi
movimenti dal mondo
spirituale, bensì dal mondo naturale. I bambini che vivono
nel mondo devono
dunque imparare a camminare, a fare dei gesti, a parlare.
Inoltre i loro sensi
come la vista e l’udito devono aprirsi all’uso.
Diversamente avviene coi
bambini nell’altra vita; essendo spiriti, essi agiscono in
base alla loro
interiorità, camminano senza bisogno di imparare a farlo,
parlano
spontaneamente, si aprono facilmente alle idee perché la
loro interiorità e la
loro esteriorità non sono divisi. Anche il loro linguaggio
divino è subito
conforme ai pensieri che in loro provengono dall’amore.
332 - Appena i bambini,
subito dopo la morte, vengono risuscitati, sono
subito innalzati al Cielo e consegnati ad angeli di sesso
femminile che durante
la vita terrena avevano amato teneramente i bambini e al
tempo stesso Dio.
Esse li ricevono come se fossero figli loro, perché quando
erano nel mondo
hanno amato tutti i bambini con una tenerezza materna; e
anche i bambini le
amano come se fossero le loro madri. Ognuna ha tanti
bambini quanti ne
desidera. Il Cielo dal quale queste mamme e questi bambini
ricevono
l’influsso è quello dell’innocenza, o terzo Cielo.
333 - I bambini hanno
tendenze diverse: coloro che sono portati verso gli
angeli celesti si trovano nel Cielo a destra, quelli
invece che tendono verso gli
angeli spirituali sono a sinistra. Con riferimento
all’Uomo Immenso, essi si
trovano nella zona degli occhi, il che significa che essi
sono sotto la vista e
l’influsso immediato del Signore.
334 - In poche parole
dirò ora come i bambini sono allevati in Cielo: coloro
che sono incaricati della loro educazione insegnano loro a
parlare. Il loro
primo linguaggio è soltanto un suono affettivo, che gradualmente
diviene più
distinto via via che le idee e i pensieri entrano in loro;
poiché le idee e i
pensieri provenienti dagli affetti costituiscono il
linguaggio degli angeli. Nei
loro pensieri, provenienti dall’innocenza, sono
inizialmente insinuate le cose
che appaiono davanti ai loro occhi e sono gradevoli;
essendo queste di origine
spirituale, sono aperte all’influsso del Cielo. Così di
giorno in giorno essi si
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
144
perfezionano sempre più. Dopo questa prima età, essi
vengono trasferiti in un
altro Cielo, dove sono istruiti da dei maestri, e così via
di seguito.
335 - I bambini vengono
istruiti principalmente attraverso immagini
adatte alla loro mentalità e al loro animo. Non è
possibile immaginare fino a
che punto queste immagini siano belle e al tempo stesso
piene di saggezza
interiore. Così a gradi in loro viene sviluppata
l’intelligenza che proviene dal
bene. Mi è stato concesso di descrivere qui due immagini
che ho potuto
vedere; da questa si potranno giudicare le altre. Gli
angeli rappresentarono
prima il Signore che esce dal sepolcro, e al tempo stesso
l’unione della Sua
umanità con la Sua divinità; questo avveniva in maniera
saggia, innocente e
infantile, superiore ad ogni saggezza umana.
Il sepolcro appariva inizialmente da solo, quindi
circondato da una sorta di
atmosfera liquida, che ricordava l’idea del battesimo;
quindi appariva il
Signore che usciva dal sepolcro, si avvicinava a loro e li
portava con sé in
Cielo: e questo veniva mostrato con una prudenza e una
pietà incomparabili.
Altre immagini, simili a giochi adatti al carattere dei
bambini, aiutano a
portarli verso la conoscenza del bene e del vero.
336 - Mi è anche stato
mostrato fino a che punto l’intelletto dei bambini è
dolce e tenero e può essere aperto al Signore, il quale
influisce sulle loro idee,
come del resto fa con gli adulti. Nessun principio
sbagliato o malvagio
impedisce ai bambini di comprendere la verità, di ricevere
il bene e di
giungere alla saggezza. E’ quindi evidente che i bambini
non pervengono allo
stato angelico subito dopo la morte, ma vi sono introdotti
successivamente
attraverso la conoscenza del bene e del vero secondo
l’ordine celeste. Il
Signore conosce i minimi dettagli del loro carattere e
influisce su ognuno nel
modo più appropriato e adatto alle loro inclinazioni.
337 - Mi è stato anche
mostrato come ogni cosa venga loro insinuata
attraverso i piaceri e le gioie che convengono al loro
carattere. Ho visto
bambini vestiti con la più grande eleganza; intorno al
petto e alle braccia
avevano ghirlande di fiori che brillavano di colori
affascinanti e celestiali. Una
volta ho visto dei bambini in compagnia delle loro
governanti in un giardino
paradisiaco ornato di alberi e cespugli di lauro che
formavano dei porticati
con viali che conducevano verso l’interno. Quando i
bambini, elegantemente
vestiti, entrarono, i fiori dei porticati risplendettero
in maniera affascinante.
Attraverso questi piaceri e queste gioie il Signore
insinua loro
incessantemente i beni dell’innocenza e della carità.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
145
338 - Mi è stato anche
mostrato, attraverso una via di comunicazione
molto comune nell’altra vita, quali sono le idee dei
bambini quando vedono
degli oggetti. Tutti gli oggetti in generale e in particolare
sono come vivi per
loro: così che in ogni concetto e idea c’è la vita. Mi
sono anche reso conto che
idee quasi simili esistono presso i bambini della terra
quando sono intenti ai
loro giochi infantili, perché non possono riflettere come
gli adulti per
distinguere ciò che è animato da ciò che non lo è.
339 - I bambini che sono
portati verso gli angeli celesti si distinguono
facilmente perché agiscono in maniera dolce; quelli invece
che hanno una
tendenza spirituale non hanno questa dolcezza, ma presentano
una sorta di
vibrazione leggera in tutto ciò che a loro si riferisce.
340 - Molte persone
immaginano che i bambini restino bambini tra gli
angeli del Cielo. Coloro che sono nell’ignoranza circa ciò
che è un angelo, si
sono potuti confermare in questa opinione attraverso le
immagini che hanno
visto nelle Chiese, dove gli angeli sono rappresentati
come bambini. Le cose
però vanno diversamente: dato che sono l’intelligenza e la
saggezza a fare
l’angelo, e dato che i bambini ancora non possiedono
queste qualità, essi sono
presso gli angeli, ma non sono ancora angeli; lo divengono
soltanto quando
hanno acquisito intelligenza e saggezza. Allora - e ciò mi
ha stupito - essi non
appaiono più come bambini con un carattere infantile, ma
come adulti con un
carattere angelico adulto: sono l’intelligenza e la
saggezza a produrre ciò. Via
via che i bambini vengono perfezionati in intelligenza e
saggezza, appaiono
più adulti, perché l’intelligenza e la saggezza sono il
nutrimento spirituale per
eccellenza. Le cose che nutrono la loro mente nutrono
anche il loro corpo, e
questo avviene in base alla corrispondenze, perché la
forma del corpo è in
tutto e per tutto la forma esterna dell’interiorità.
Bisogna sapere che i bambini
in Cielo, divenendo adulti, non vanno oltre la prima
giovinezza, e vi restano
eternamente. Al fine di averne la certezza, mi è stato
concesso di parlare con
alcuni che erano stati allevati in Cielo ed erano
cresciuti. Ho anche parlato
con dei bambini, e in seguito ho riparlato con loro dopo
che erano cresciuti, e
da loro stessi ho appreso tutto il corso della loro vita
da una età all’altra.
341 - L’innocenza è il
ricettacolo di tutte le cose del Cielo; essa consiste nel
voler essere guidati dal Signore, e non da se stessi. Di
conseguenza l’uomo è
nell’innocenza nella misura in cui si allontana da sé. In
Cielo i bambini sono
condotti dalla loro prima innocenza, che è esterna ed è
chiamata innocenza
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
146
dell’infanzia, all’innocenza interiore, che è quella della
saggezza. Questa
innocenza è lo scopo di tutta l’istruzione che ricevono e
di tutti i progressi che
fanno.
342 - Parlando dei
bambini con gli angeli, ho chiesto loro se i bambini
sono esenti dai mali, dato che non hanno fatto
l’esperienza del male come gli
adulti. Mi fu risposto che anch’essi sono nel male, ma
che, come tutti gli
angeli, sono distolti dal male e mantenuti nel bene del
Signore, in maniera
tale però che a loro sembra di essere nel bene per
iniziativa propria. Affinché
però i bambini divenuti adulti non credano erroneamente
che il bene viene da
loro stessi, e non dal Signore, a volte sono riportati nei
loro mali ereditari e lì
sono lasciati perché sappiano, riconoscano e credano che
il bene viene dal
Signore e non da loro stessi. Uno spirito, figlio di un
re, che era morto
bambino ed era cresciuto in Cielo, aveva questa opinione
errata. Egli fu
dunque riportato nei suoi mali ereditari e io mi resi
conto che era portato a
comandare gli altri e che non dava alcuna importanza agli
adulteri; quando se
ne fu reso conto, fu ricevuto di nuovo tra gli angeli coi
quali era stato in
precedenza. L’uomo nell’altra vita non è mai punito per un
male ereditario,
perché questo male non gli appartiene e non ne è quindi
colpevole. E’ però
punito per il male che appartiene a lui e che ha compiuto
nella vita che ha
vissuto. I bambini divenuti adulti sono rimessi nello
stato del loro male
ereditario non per essere puniti, ma perché sappiano che
per se stessi non
sono che male. Devono sapere che sono stati elevati al
Cielo per la
misericordia del Signore e che non è per loro merito se
sono in Cielo; di
conseguenza non devono inorgoglirsi davanti agli altri,
perché ciò è contro
l’amore reciproco, contro la verità e contro la fede.
343 - Più volte mi è
capitato di trovarmi al centro di un coro di bambini;
essendo essi ancora nella prima infanzia, li sentivo come
qualcosa di tenero,
non coordinato, così che non agivano in maniera unitaria,
come fanno gli
adulti. Gli spiriti che erano insieme a me non potevano
trattenersi, con mia
grande sorpresa, dal dare loro consigli sul modo in cui
dovevano esprimersi:
infatti questa tendenza è innata negli spiriti. I bambini
resistevano, non
volevano parlare in quel modo, ed erano anche un poco
indignati. Sono stato
poi informato che in ciò consiste la tentazione dei
bambini, affinché si
abituino non solo a resistere agli errori e al male, ma
anche a non pensare,
parlare e agire in base agli altri e di conseguenza a non
farsi condurre che dal
Signore.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
147
344 - Da quanto fin qui
detto, si può vedere che l’educazione dei bambini
in Cielo consiste nel farli entrare, attraverso la
comprensione del vero e la
saggezza del bene, nella vita angelica, che è l’amore per
il Signore e l’amore
reciproco in cui consiste l’innocenza.
345 - Ecco la differenza
tra coloro che muoiono bambini e coloro che
muoiono adulti: coloro che muoiono adulti hanno, e portano
con sé, una base
che hanno acquisito nel mondo terreno e materiale. Questa
base, che è la loro
memoria con le sue tendenze naturali, resta invariata dopo
la morte e serve al
pensiero come piattaforma su cui affluiscono i pensieri.
Di conseguenza
l’uomo dopo la morte corrisponde a questa base di
pensiero. Invece i bambini
che sono morti bambini e hanno ricevuto la loro educazione
in Cielo, non
hanno questa base perché non portano con sé nulla del
mondo materiale né
del corpo terreno. Inoltre essi ignorano di esser nati nel
mondo e credono di
essere nati in Cielo. Di conseguenza essi conoscono
soltanto la nascita
spirituale che avviene attraverso la conoscenza del bene e
del vero e attraverso
l’intelligenza e la saggezza che rendono l’uomo uomo. Dato
che queste cose
vengono dal Signore, essi credono e amano credere di
essere figli del Signore
stesso. Tuttavia lo stato degli uomini che si evolvono
sulla terra può divenire
più perfetto che quello dei bambini che si evolvono in
Cielo se questi uomini
rifiutano gli amori corporali e terreni, che sono amori di
sé e del mondo, e
accolgono al posto loro gli amori spirituali.
I SAGGI E I SEMPLICI
IN CIELO
346 - Si crede che i
saggi debbano avere in Cielo più gloria ed eminenza
dei semplici, perché in Daniele è detto: I saggi
risplenderanno come lo
splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti
alla
giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Daniele XII, 3).
Poche persone però sanno che cosa si intende per saggi che
inducono alla
giustizia. Si crede infatti generalmente che siano gli
eruditi e i sapienti, specie
coloro che hanno insegnato nell’ambito della chiesa e
hanno superato gli altri
in dottrina e in predicazione, e più ancora coloro che
hanno compiuto molte
conversioni. Costoro passano per saggi nel mondo, ma non
sono certo i saggi
del Cielo perché la loro saggezza non è quella celeste.
347 - L’intelligenza celeste
è un’intelligenza interiore, che trae la sua
origine dall’amore del vero, non in vista di qualche
gloria nel mondo o in
Cielo, ma in vista della verità stessa di cui si gioisce
intimamente.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
148
348 - In Cielo sono
chiamati saggi coloro che sono nel bene; e là sono nel
bene coloro che applicano immediatamente le divine verità
alla vita. Infatti le
divine verità divengono un bene quando sono applicate alla
vita. Di
conseguenza sono chiamati saggi perché la saggezza
appartiene appunto alla
vita.
349 - Tutti coloro che
nel mondo hanno acquisito intelligenza e saggezza,
sono ricevuti in Cielo e divengono degli angeli a seconda
della qualità e della
quantità della loro intelligenza e della loro saggezza. In
effetti l’uomo conserva
e porta con sé dopo la morte tutto ciò che ha acquisito
nel mondo, l’aumenta e
lo completa in base al suo amore e al suo desiderio di
verità e di bene, ma non
al di là di questo. Tutti ricevono nei limiti in cui
possono ricevere; coloro che
hanno avuto molto amore e desiderio ricevono molto, coloro
che ne hanno
avuto poco ne ricevono poco. Il grado di amore e desiderio
è come una misura
che può essere riempita fino al culmine: si riceve dunque
di più se la misura è
grande, e meno se è piccola. Lo dicono queste parole del
Signore: Poiché a
chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza (Matteo XXV, 29). Una
buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà
versata nel
grembo (Luca
VI, 38).
350 - Tutti coloro che
hanno amato il vero e il bene per il vero e il bene,
sono ricevuti in Cielo. Coloro che li hanno molto amati,
sono in una grande
luce e sono chiamati saggi, coloro che li hanno amati poco
sono in una luce
minore e sono chiamati semplici; ognuno è nella luce che
corrisponde al
grado del suo amore del bene e del vero. Amare il vero e
il bene per il vero e il
bene significa volerlo e farlo. Coloro che non lo vogliono
e non lo fanno non
l’amano; ma coloro che lo vogliono e lo fanno l’amano,
amano il Signore e
sono da lui amati, poiché il bene e il vero vengono dal
Signore. L’amore infatti
è reciproco.
351 - Nel mondo si crede
che coloro che sono maggiormente istruiti nelle
dottrine della chiesa e della Scrittura, o nelle scienze,
vedano la verità con più
penetrazione e profondità degli altri, e siano più
intelligenti e saggi; essi stessi
si considerano tali. Tratterò ora della vera intelligenza
e della vera saggezza,
dell’intelligenza bastarda e della saggezza bastarda,
della falsa intelligenza e
della falsa saggezza.
La vera intelligenza e la vera saggezza consistono nel
vedere e capire che
cosa sono il vero e il bene, e di conseguenza il falso e
il male; e nel fare la
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
149
giusta distinzione tra queste cose in base all’intuizione
e alla percezione
interiore. I veri saggi e i veri intelligenti sono coloro
che apprendono ogni
cosa che riguarda il Cielo, sulla base della Scrittura e
della Chiesa, e anche ciò
che riguarda il mondo, sulla base delle scienze. Chi
apprende queste cose e le
applica alla vita, diviene intelligente e saggio. I
semplici invece sono coloro
che sono aperti interiormente, come i saggi, però non
hanno coltivato se stessi
nelle verità spirituali, morali, civili e naturali; essi
vedono il vero, ma non lo
vogliono di per
se stessi. I saggi al contrario sono aperti interiormente e
hanno coltivato se stessi in tutte le verità.
352 - L’intelligenza e la
saggezza bastarde consistono nel non vedere e nel
non percepire interiormente il vero e il bene e neppure il
falso e il male; ma
soltanto nel credere ciò che gli altri definiscono vero e
bene, falso e male, e nel
confermarlo. La luce attraverso la quale essi vedono non è
quindi quella del
Cielo, ma quella del mondo, chiamata luce naturale - e in
questa luce ciò che è
falso può brillare come ciò che è vero. Tra costoro non
sono compresi coloro
che nell’infanzia hanno accettato come vere cose apprese
dai loro maestri, a
condizione che in seguito valutino col proprio intelletto,
desiderino il bene, lo
ricerchino e lo accettino quando l’hanno trovato.
353 - La falsa
intelligenza e la falsa saggezza sono l’intelligenza e la
saggezza prive della conoscenza del divino; infatti coloro
che non riconoscono
il divino, ma lo prendono per natura e pensano unicamente
in base al corpo e
ai sensi, sono semplicemente dei sensuali anche se il
mondo li ritiene sapienti
ed eruditi. Però la loro erudizione non va al di là delle
cose che si offrono agli
occhi nel mondo: essi interpretano la Scrittura come il
prodotto di intuizioni
razionali e non vedono il divino che è in essa.
L’interiorità di queste persone è
chiusa ed essi non vedono il vero e il bene, che per loro
sono nel buio, mentre
il falso e il male sono nella luce. Di costoro il Signore
ha detto: Pur vedendo
non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono (Matteo
XIII, 13).
354 - Mi è stato concesso
di parlare con parecchi eruditi dopo che avevano
lasciato questo mondo, certuni erano stati molto famosi e
celebri negli
ambienti colti per i loro scritti, e altri erano stati
meno celebri; però tutti
senza distinzione avevano acquisito una certa saggezza.
Essi avevano negato
interiormente Dio, ma l’avevano confessato esteriormente,
ed erano divenuti
talmente ottusi da non riuscire più a vedere alcuna
verità. La loro interiorità
era talmente chiusa che non riuscivano a sopportare alcuna
luce celeste, e di
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
150
conseguenza non erano sensibili ad alcun influsso del
Cielo. Anche nell’altra
vita ardevano dal desiderio di essere ammirati e celebrati
e desideravano con
tutte le loro forze un culto simile a quello reso alle
divinità. L’erudizione del
mondo fa questa fine quando non ha ricevuto in sé la luce
del Cielo attraverso
la conoscenza del divino.
355 - Questa dunque è la
condizione degli eruditi nel mondo spirituale
dopo che hanno lasciato il mondo. L’uomo in effetti porta
con sé la propria
memoria naturale, che però non gli consente di produrre
nulla nella luce
spirituale, perché non appartiene a questa luce.
356 - Al contrario coloro
che hanno applicato ogni conoscenza alla vita,
hanno riconosciuto il divino, amato la Scrittura e vissuto
una vita spirituale
morale, hanno acquisito intelligenza e saggezza. Le
scienze sono loro servite
per divenire saggi e anche per corroborare le cose che
riguardano la fede.
Questi intelligenti e questi saggi risplendono in Cielo
come stelle del
firmamento. I semplici del Cielo sono invece coloro che
hanno riconosciuto il
divino, amato la Scrittura e vissuto una vita spirituale
morale, ma non hanno
coltivato la propria interiorità con le conoscenze e le
scienze. La mente umana
infatti è come un humus il cui valore dipende dalla
cultura.
I RICCHI E I POVERI
IN CIELO
357 - Sull’ingresso in
Cielo esistono opinioni diverse; alcuni sostengono
che soltanto i poveri, e non i ricchi possono entrarvi,
altri ritengono che vi
abbiano accesso sia i ricchi che i poveri. Altri ancora
dicono che i ricchi
possono esservi ricevuti soltanto se rinunciano ai loro
beni e divengono come
i poveri. Però coloro che stabiliscono delle differenze
tra i ricchi e i poveri con
riferimento al Cielo, non comprendono la Scrittura. Coloro
che ne intendono
solo il significato naturale, ma non vedono quello
spirituale, cadono
nell’errore nell’interpretazione di diversi passaggi,
specialmente per quello
che riguarda i ricchi e i poveri. Per esempio, il
passaggio che afferma che è più
facile che un cammello passi per la cruna di un ago
piuttosto che un ricco
entri in paradiso; o l’altro che dice che è facile per i
poveri entrare in Cielo
appunto perché sono poveri: Beati i poveri perché di loro
è il regno dei
Cieli (Luca VI, 20).
Coloro che hanno qualche conoscenza del senso spirituale
della Scrittura pensano in modo diverso, sanno che il
Cielo è per tutti una vita
di fede e d’amore, ricchi o poveri che siano. Dirò ora che
cosa intende la
Scrittura con ricchi e poveri. In base a numerosi incontri
con gli angeli, mi è
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
151
stato concesso di sapere con certezza che i ricchi
accedono al Cielo con la
stessa facilità dei poveri e che l’uomo non è escluso dal
Cielo per il fatto di
essere nell’abbondanza, né ricevuto in Cielo perché è
nell’indigenza. Là ci
sono i ricchi come i poveri, e molti ricchi si trovano in
una gloria e in una
felicità più grandi di quelle godute dai poveri.
358 - Prima di tutto mi è
permesso di dire che l’uomo può acquisire delle
ricchezze e accrescere la propria opulenza se ha occasione
di farlo, purché non
lo faccia con furberia o cattive azioni. Può mangiare bene
e in modo raffinato,
purché non ne faccia lo scopo della sua vita. Può abitare
in case magnifiche a
seconda della sua condizione, conversare con gli amici,
frequentare luoghi di
divertimento, parlare delle cose del mondo. Non è
necessario che cammini in
atteggiamento costantemente devoto, con viso triste,
gemendo con la testa
bassa, ma può essere gaio e gioioso. Non è neppure
necessario che regali
quello che ha ai poveri, a meno che non ne sia indotto da
un sentimento
d’amore. In una parola, può vivere nella forma esteriore
come un uomo di
mondo; e questo non gli impedisce affatto di entrare in
Cielo, ammesso che
dentro di sé pensi come si conviene con riferimento a Dio,
che agisca con
sincerità e giustizia verso il prossimo. L’uomo in effetti
è come sono i suoi
pensieri e i suoi sentimenti, oppure la sua fede e il suo
amore; gli atti sono la
diretta conseguenza dei suoi pensieri e dei suoi
sentimenti. E’ dunque
evidente che quello che conta è l’interiorità dell’uomo.
Per esempio, chi non
inganna nessuno per timore delle leggi, per non perdere il
buon nome o per
altri motivi simili, è una persona che ingannerebbe
certamente se lo potesse.
Invece chi agisce sinceramente e non inganna nessuno
perché ingannare
significa agire contro Dio e contro il prossimo, non
saprebbe ingannare
nessuno anche se potesse farlo. Gli atti dell’uno e dell’altro
sembrano simili
nella forma esterna, ma sono del tutto diversi nella forma
interiore. Infatti il
primo è all’inferno, il secondo in Cielo.
359 - Dato che l’uomo,
nella forma esteriore, può vivere come gli altri,
diventare ricco, organizzare delle cene, abitare e
vestirsi elegantemente
secondo la sua condizione e la sua attività, godere dei
piaceri della società,
occuparsi di cose mondane e di affari a condizione che
dentro di sé riconosca
Dio e sia benevolo verso il prossimo, è evidente che
entrare in Cielo non è così
difficile come si potrebbe pensare. La sola difficoltà è
resistere all’amore per
se stessi e per il mondo e impedire che prenda il
sopravvento, perché è di lì
che derivano tutti i mali. Queste parole del Signore
mostrano che non è tanto
difficile entrare in Cielo: Prendete il mio giogo sopra
di voi e imparate
da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristori
per le
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
152
vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico
leggero
(Matteo XI, 29-30). Il giogo del Signore è leggero perché
se l’uomo resiste ai
mali derivanti dall’amore di sé e del mondo, è condotto
dal Signore e non da
se stesso; così il Signore l’aiuta a resistere ai mali e a
gettarli lontano.
360 - Ho conversato con
alcuni spiriti che durante la loro vita terrena
avevano rinunciato al mondo e si erano dedicati a una vita
quasi solitaria, allo
scopo di occuparsi di pie meditazioni e staccare il loro
pensiero dalle cose
mondane, nella convinzione di poter così entrare in Cielo.
Nell’altra vita essi
hanno un carattere triste, disprezzano quelli che non
assomigliano a loro, si
indignano per il fatto di non godere di più gioie degli
altri ritenendo di averle
ben meritate. Non si preoccupano degli altri, si astengono
dai doveri della
carità - che sono in realtà quelli che creano l’unione col
Cielo. Questi spiriti
desiderano il Cielo più degli altri, ma quando vengono
introdotti là dove sono
gli angeli, portano con sé delle ansietà che turbano la
felicità degli angeli.
Sono dunque separati da loro e dopo la separazione si
recano in luoghi deserti
dove conducono una vita analoga a quella che conducevano
nel mondo.
L’uomo non può essere formato per il Cielo che attraverso
i mezzi offerti dal
mondo, e questi mezzi sono in primo luogo quelli della
carità verso il
prossimo; non esiste infatti una vera vita di pietà senza
carità. Così avviene
che i gesti di carità di una persona che vive nel mondo e
negli affari possono
essere più numerosi di quelli di chi vive in isolamento. E
in effetti un buon
numero di coloro che sono vissuti nel mondo e hanno
praticato il commercio
diventando ricchi, sono in Cielo. In minor numero invece
sono coloro che nel
mondo sono pervenuti agli onori e alle ricchezze
amministrando la giustizia e
la legge: costoro infatti spesso hanno finito per amare se
stessi più del Cielo e
si sono allontanati col pensiero dal divino.
361 - I ricchi in Cielo
vivono più degli altri nell’opulenza, certuni abitano in
palazzi risplendenti d’oro e d’argento. Hanno in
abbondanza tutte le cose che
servono agli usi della vita, tuttavia il loro cuore
aderisce agli usi stessi, e non
alle cose. Nel mondo essi hanno amato l’uso che si può
fare delle cose, ed è
per questo che per loro ora le cose risplendono come oro e
argento. Il buon
uso delle cose consiste nel provvedere per sé e i propri
cari le cose necessarie
alla vita, a cercare l’abbondanza in vista della patria e
del prossimo, ai quali il
ricco - più del povero – può fare del bene. Nella misura
in cui le ricchezze
sono considerate in vista del bene per il quale possono
essere utilizzate, esse
sono buone e portano al Cielo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
153
362 - Tutta diversa è
invece la sorte dei ricchi che non hanno creduto al
divino e hanno allontanato dalla propria anima le cose che
appartengono al
Cielo e alla Chiesa. Essi si trovano all’inferno, dove non
trovano che miseria e
indigenza. E’ così che vengono trasformate le ricchezze
quando se ne fa lo
scopo della vita, se ne fa un uso solo personale e
terreno, non le si mette al
servizio degli altri. Nell’altra vita queste ricchezze
marciscono come un corpo
senz’anima e come una terra umida senza la luce del Cielo.
Tale è la sorte di
coloro che amando le ricchezze hanno distolto lo sguardo
dal Cielo.
363 - Ognuno conserva dopo
la morte i propri desideri e i propri affetti
dominanti; essi gli restano per l’eternità perché lo
spirito dell’uomo
corrisponde in pieno al suo amore. Con riferimento a
ricchi e poveri, le
ricchezze di coloro che le hanno usate a buoni fini sono
trasformate in cose
piacevoli e utili; quelle che sono servite a fini malvagi
sono trasformate in
sporcizia - che tuttavia conservano per coloro che così
hanno agito il fascino
delle voluttà impure della terra.
364 - I poveri entrano in
Cielo non a causa della loro povertà, ma della
loro vita. Ognuno porta con sé la propria vita, ricca o
povera che sia stata. Non
c’è misericordia particolare per uno piuttosto che per un
altro; chi ha vissuto
bene è ricevuto in Cielo, chi ha vissuto male è rifiutato.
Inoltre sia la povertà
che l’opulenza possono allontanare l’uomo dal Cielo. Molti
poveri non sono
contenti della loro sorte, hanno grandi ambizioni e
credono che le ricchezze
siano delle benedizioni; se non riescono a ottenerle si
irritano e pensano male
della divina provvidenza. Invidiano agli altri tutti i
loro beni, li ingannano
quando se ne presenta l’occasione e vivono in voluttà
impure. Diversamente
avviene dei poveri che sono contenti della loro sorte,
diligenti nel loro lavoro,
preferiscono essere operosi che oziosi e agiscono con
sincerità e fedeltà
vivendo al tempo stesso una vita cristiana. Mi sono più
volte intrattenuto con
spiriti che erano stati contadini o comunque gente povera,
e che in vita
avevano creduto in Dio e avevano agito con giustizia e
onestà nel loro lavoro.
In Cielo essi conducevano una vita felice ed erano
istruiti dagli angeli sulla
fede e la carità.
365 - Da quanto fin qui
detto, si vede chiaramente che sia i ricchi che i
poveri possono accedere al Cielo, senza differenze di
alcun genere. Si crede
che i poveri vi pervengano con più facilità perché non è
capito il passaggio
della Scrittura che li riguarda. Nel senso spirituale, i
ricchi sono coloro che
hanno in abbondanza la conoscenza del bene e del vero, e
coloro che sono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
154
all’interno della Chiesa e conoscono la Scrittura. I
poveri sono coloro che non
possiedono questa conoscenza e che tuttavia la desiderano,
e anche coloro che
sono fuori dalla Chiesa e non conoscono la Scrittura.
Quando Matteo (XIX,
24) dice che è più facile che un cammello passi per la
cruna di un ago
piuttosto che un ricco entri nel regno dei Cieli, intende
colui che lo è nei due
sensi, quello naturale e quello spirituale. Nel senso
naturale, il ricco abbonda
in ricchezza e le ama con tutto il cuore; nel senso
spirituale è inteso colui che
abbonda di scienza e conoscenza, che sono le ricchezze
spirituali, e che
attraverso queste vuole entrare in Cielo. Ed è più facile
che un cammello passi
per la cruna di un ago prima che questo possa avvenire.
Nel senso spirituale il
cammello significa la facoltà di apprendere e la
conoscenza in generale; la
cruna di un ago è la verità spirituale. Oggi nessuno sa
che il cammello e la
cruna di un ago hanno questi significati, perché fino ad
oggi la scienza che
insegna il senso spirituale contenuto nella lettera della
Scrittura non è stata
ancora rivelata. In effetti ogni parola della Scrittura ha
un senso naturale e un
senso spirituale. La Scrittura è stata infatti composta
attraverso le
corrispondenze delle cose naturali con le cose spirituali.
In Arcana
Coelestia sono
rivelati molti di questi significati spirituali.
I MATRIMONI IN CIELO
366 - Poiché il Cielo è
composto dal genere umano, gli angeli sono dei due
sessi; poiché fin dall’inizio della creazione la donna è
stata fatta per l’uomo e
l’uomo per la donna, ed essendo l’amore innato nell’uno e
nell’altro, ne
consegue che in Cielo ci sono dei matrimoni come sulla
terra, che però
differiscono molto dai matrimoni terreni. Descriverò ora
la differenza tra
questi due matrimoni.
367 - Il matrimonio nei
Cieli è l’unione di due anime in una sola. L’anima,
o mente, è costituita da due parti, l’intelletto e la
volontà; quando queste due
parti agiscono all’unisono, formano una sola anima. Il
marito ha il ruolo
dell’intelletto, la sposa quello della volontà. Quando
questa unione che fa
parte dell’interiorità discende fino al corpo, è percepita
e sentita come amore;
questo amore è l’amore coniugale. E’ quindi evidente che
l’amore coniugale
trae la sua origine dall’unione di due anime in una sola,
e ciò è chiamato in
Cielo coabitazione. Si dice allora che essi sono uno, e
non due, e due sposi in
Cielo sono chiamati non due angeli, ma un angelo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
155
368 - Tale unione del
marito e della sposa risale alla creazione stessa. In
effetti l’uomo nasce per essere intellettuale, per pensare
in base all’intelletto, e
la donna nasce per essere volitiva, per pensare in base
alla volontà. Lo si vede
chiaramente anche dal carattere, perché l’uomo agisce
secondo la ragione e la
donna secondo gli affetti. E anche in base alla forma,
perché l’uomo ha il volto
più rude e meno bello, la parola più grave, il corpo più
duro, mentre la donna
ha il volto più dolce e più bello, la parola più tenera,
il corpo più morbido.
Un’analoga differenza esiste tra l’intelletto e la
volontà, o tra il pensiero e
l’affetto, e anche tra il vero e il bene e tra la fede e
l’amore; perché il vero e la
fede appartengono all’intelletto e il bene e l’amore
appartengono alla volontà.
E’ per questo che nella Scrittura il giovanotto e l’uomo
rappresentano la
verità, e la vergine e la donna rappresentano il bene.
369 - Ognuno, uomo o
donna che sia, gode di un intelletto e di una
volontà, ma nell’uomo predomina l’intelletto e nella donna
la volontà, e il
carattere della persona dipende dall’elemento dominante.
Nei Cieli non esiste
alcun predominio nei matrimoni perché la volontà della
sposa è anche quella
del marito, e l’intelletto del marito è anche quello della
sposa, perché ciascuno
desidera volere e pensare come l’altro, e ciò crea
l’unione. Questa unione è
reale: in effetti la volontà della sposa entra
nell’intelletto del marito, e
l’intelletto del marito nella volontà della sposa. Ciò
avviene principalmente
quando si guardano in volto. In Cielo vi è comunione di
affetti, specialmente
tra gli sposi che si amano reciprocamente.
370 - Gli angeli mi hanno
detto che nella misura in cui due sposi sono in
una tale unione, sono nell’amore coniugale, e al tempo
stesso nell’intelligenza,
nella saggezza e nella felicità. L’amore coniugale è il
piano per eccellenza
dell’influsso divino, perché è il matrimonio del vero e
del bene.
371 - Il divino che
procede dal Signore influisce principalmente nell’amore
coniugale perché l’amore coniugale deriva dall’unione del
bene e del vero, che
a loro volta procedono da Dio. Per questa ragione l’unione
del vero e del bene
nel Cielo è paragonato a un matrimonio ed è anche chiamato
matrimonio, e il
Signore è chiamato fidanzato o marito, e il Cielo con la
Chiesa fidanzata o
sposa.
372 - Questa unione è
paragonabile a ciò che avviene nell’uomo quando
pensa quello che vuole e vuole quello che pensa; allora il
pensiero e la volontà
divengono una cosa sola. Che due sposi nel Cielo non sono
chiamati due
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
156
angeli, ma uno solo, è espresso anche da queste parole del
Signore: Non
avete letto che il Creatore da principio creò maschio e
femmina e
disse: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e
si unirà a
sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non
sono più
due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha
congiunto,
l’uomo non separi (Matteo
XIX, 4-5-6). Qui è descritto il matrimonio
celeste nel quale sono gli angeli, e al tempo stesso il
matrimonio del bene e del
vero.
373 - Da quanto procede
si può vedere da dove deriva l’amore veramente
coniugale; esso si forma dapprima negli animi, e poi
discende nei corpi dove è
sentito e percepito come amore. L’origine di questo amore
è spirituale perché
deriva dall’intelletto e dalla volontà.
374 - Ho sentito un
angelo descrivere l’amore veramente coniugale e i suoi
piaceri celesti: egli diceva che questo amore è il divino
stesso del Signore nei
Cieli, cioè il bene divino e la divina verità uniti a tal
punto in due esseri che
essi non sono due, ma uno solo.
375 - Tutti sanno che due
sposi che si amano sono uniti interiormente, e
che la cosa essenziale del matrimonio è l’unione degli
spiriti o delle menti. E
in quanto tale la loro unione è l’unione del bene e del
vero. Anche il falso e il
male si amano, ma questo amore è trasformato poi in
inferno.
376 - Da quanto fin qui
detto sull’origine dell’amore coniugale, si possono
riconoscere coloro che sono davvero in questo amore e
coloro che invece non
vi sono. Coloro che sono nel vero amore coniugale, sono
nella divina verità e
nel divino bene; e più autentici sono questa verità e
questo bene, più
autentico è l’amore coniugale. E poiché il bene congiunto
al vero deriva dal
Signore, ne consegue che non si può essere nell’amore
veramente coniugale
senza riconoscere il Signore.
377 - E’ dunque evidente
che coloro che sono nell’errore e nel male, non
sono nel vero amore coniugale. Mi è stato concesso di
vedere qual è il
matrimonio tra due che sono nell’errore e nel male. Vi
sono tra loro degli
incontri lascivi e delle unioni lascive, ma interiormente
bruciano di un odio
mortale uno contro l’altro, e questo odio è così grande
che non è possibile
descriverlo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
157
378 - L’amore coniugale
non può esistere tra due persone che non
appartengono alla stessa religione, perché il vero
dell’uno non concorda col
bene dell’altro, e due cose dissimili e discordanti non
possono trasformare
due animi in uno solo. Per questa ragione l’origine del
loro amore non è
spirituale, e se essi coabitano e si accordano è soltanto
per cause naturali. Allo
stesso modo in Cielo i matrimoni avvengono tra persone che
appartengono
alla stessa società, perché così sono nello stesso bene e
nella stessa verità.
379 - L’amore veramente coniugale
non può neppure esistere tra un
marito e più mogli, perché questa situazione ne distrugge
l’origine spirituale
che consiste nel trasformare due anime in una sola. Un
matrimonio con più di
una sposa è come un intelletto diviso tra parecchie
volontà, o come un uomo
legato a parecchie Chiese e non a una sola, così che la
sua fede e divisa al
punto da divenire nulla. Gli angeli dicono che è
assolutamente contrario
all’ordine divino avere parecchie spose; infatti chi pensa
a parecchie spose
diviene come ebbro, il suo amore è lascivo e lo distoglie
dal cielo. L’uomo
fatica a comprendere queste cose, perché ben pochi sulla
terra sono nel vero
amore coniugale, e quelli che non vi sono non sanno
assolutamente niente dei
piaceri interiori che esistono in questo amore, conoscono
soltanto un piacere
lascivo che si trasforma in disgusto dopo un breve periodo
di coabitazione.
Invece il piacere dell’amore veramente coniugale non
soltanto dura fino alla
vecchiaia, ma continua in Cielo, dove si riempie di un
piacere interiore che si
perfeziona durante l’eternità. Essi aggiunsero che le
beatitudini dell’amore
celeste veramente coniugale si contano a migliaia, ma
nessuna è conosciuta
dall’uomo né può essere concepita dalla sua mente.
380 - Il desiderio di
dominio di uno sposo sull’altro distrugge
completamente l’amore coniugale e il suo piacere celeste.
Come è già stato
detto, l’amore coniugale e il suo piacere consistono nel
far sì che la volontà
dell’uno sia quella dell’altro, mutualmente e
reciprocamente. Questa
condizione è distrutta dal desiderio di dominio, perché
chi domina vuole che
la sua volontà sia anche nell’altro, il quale deve
annullare la propria; di
conseguenza non c’è più nulla di reciproco né alcuna
unione di amore e di
intenti. Mentre invece questa comunione e questa unione
dell’intelletto e
della volontà costituiscono la beatitudine del matrimonio.
Quando c’è
dominio, non c’è libertà, i due diventano schiavi, perché
anche colui che
domina è schiavo della sua brama di dominare. Tutto questo
è
incomprensibile per chi ignora che cos’è la libertà
dell’amore celeste. Gli
animi di coloro che vivono un tale matrimonio non sono
uniti, ma sono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
158
perennemente in collisione; questa situazione si
ripresenta dopo la morte,
quando i due sono riuniti, e si manifesta anzi con più
vigore in quanto i due
allora agiscono in base alla loro interiorità. Nell’altra
vita infatti l’interiorità è
messa in libertà e non ha più alcuna costrizione esterna
come avveniva nel
mondo.
381 - In alcuni si
constata un’apparenza di amore coniugale, ma non si
tratta di vero amore coniugale, perché queste persone non
sono nel bene e nel
vero. Tale apparenza è dovuta al desiderio di essere
serviti, di conservare la
propria tranquillità e le proprie comodità, d’essere
curati quando non stanno
bene e quando invecchiano, oppure all’interesse comune per
i figli che
entrambi amano; per altri è dovuta al timore di perdere la
propria
reputazione, altri sono guidati dalla lascivia. L’amore
coniugale può anche
essere diverso tra gli sposi, uno può averne di più e
l’altro meno; per cui per
uno c’è il Cielo, per l’altro l’inferno.
382 - L’amore coniugale
vero si trova nel Cielo intimo, perché qui gli
angeli sono nel matrimonio del bene e del vero, e anche
nell’innocenza. Gli
angeli dei Cieli inferiori sono anche loro nell’amore
coniugale, ma nei limiti in
cui sono nell’innocenza, perché l’amore coniugale
considerato in se stesso è
uno stato di innocenza. Tra gli sposi che sono nell’amore
coniugale vi sono dei
piaceri celesti, dei giochi innocenti quasi simili a
quelli dei bambini piccoli,
perché tutto è piacere per l’animo loro. Dato che il Cielo
influisce con la sua
gioia in ogni cosa della loro vita, l’amore coniugale è
rappresentato nel Cielo
nella forma più bella. Mi è stato detto che gli angeli in
Cielo traggono tutti la
loro bellezza dall’amore coniugale.
382 bis) - I
matrimoni sulla terra sono fatti anche per la procreazione dei
bambini, e in questo differiscono da quelli celesti dove
questo non avviene. Al
posto di questa procreazione, in Cielo vi è una
procreazione di bene e di vero.
Questa procreazione rimpiazza l’altra, perché in Cielo ciò
che viene amato
sopra ogni cosa è il bene e il vero. Sono dunque bene e
verità i risultati dei
matrimoni in Cielo. Per questa ragione nella Scrittura
natività e procreazione
significano natività e procreazioni spirituali, che sono
quelle del vero e del
bene. La madre e il padre rappresentano il vero congiunto
al bene che
procrea; i figli e le figlie, le verità e i beni che vengono
procreati; i generi e le
nuore, l’unione di queste verità e di questi beni, e così
di seguito. Questo fa
capire che i matrimoni in cielo differiscono da quelli
della terra. Nei Cieli ci
sono delle nozze spirituali che non devono essere chiamate
nozze, ma unione
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
159
di anime attraverso il matrimonio del bene e del vero.
Sulla terra al contrario
ci sono delle nozze che riguardano non solo lo spirito ma
anche la carne.
383 - Mi è stato concesso
anche di vedere come in Cielo vengono contratti
i matrimoni. In Cielo coloro che sono simili sono uniti, e
coloro che non lo
sono sono separati; ogni società è dunque composta di
angeli che si
somigliano. I simili sono portati verso i loro simili dal
Signore, non da loro
stessi, e questo avviene anche con lo sposo e la sposa il
cui mentale può essere
fuso in uno solo. Appena si incontrano essi si amano
teneramente, si
considerano sposi e contraggono matrimonio. Quindi tutti i
matrimoni del
Cielo provengono dal Signore. Viene celebrata anche una
festa, che si svolge
durante una riunione numerosa; ogni società ha
consuetudini diverse a
questo proposito.
384 - I matrimoni sulla
terra sono santi agli occhi del Cielo perché sono i
vivai del genere umano e anche degli angeli del Cielo (dato
che il Cielo
proviene dal genere umano, come è stato spiegato
precedentemente) e anche
perché la loro origine è spirituale. Al contrario, gli
adulteri, che sono contrari
all’amore coniugale, sono considerati dagli angeli come
profanazioni. Nei
matrimoni inquinati da adulterio non c’è verità né bene, e
quindi gli angeli
distolgono da essi la loro attenzione. Quando l’uomo
commette adulterio per
il suo piacere, il Cielo si chiude per lui e lui non
riconosce più il divino. Il
piacere dell’adulterio è infernale ed è diametricalmente
opposto a quello del
matrimonio, che è un piacere celeste.
385 - Mi è capitato
sovente di parlare con spiriti delle più diverse
tendenze, e di vedere confermato tutto quanto qui esposto.
386 - Mi è stato più
volte mostrato come i piaceri dell’amore coniugale
portano verso il Cielo, e quelli dell’adulterio verso
l’inferno. Per chi è in Cielo,
ci sono beatitudini e felicità innumerevoli e ineffabili,
per chi è all’inferno al
contrario ci sono crudeltà e orrori senza fine. Con adulteri
si intendono coloro
che vedono il piacere nell’adulterio e non ne trovano
nessuno nel matrimonio.
LE FUNZIONI DEGLI
ANGELI IN CIELO
387 - Le funzioni degli
angeli nei Cieli non possono essere enumerate né
descritte nei particolari, perché sono innumerevoli e
molto varie a seconda dei
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
160
doveri delle società; se ne può parlare solo in termini
generali. In effetti, ogni
società ha un dovere particolare da compiere e certe
funzioni da svolgere,
come abbiamo visto precedentemente.
388 - Nei Cieli come
sulla terra c’è un gran numero di amministrazioni; ci
sono gli affari ecclesiastici, che si occupano del culto
divino (n. 221 fino al
227); gli affari civili che si occupano del governo dei
Cieli (n. 213 al 220); gli
affari domestici, che si occupano delle abitazioni e delle
dimore degli angeli
(n. 183 al 190) e dei matrimoni nel Cielo, di cui abbiamo
appena trattato. E’
dunque evidente che all’interno di ogni società c’è un
gran numero di funzioni
e amministrazioni.
389 - Tutte le cose nei
Cieli sono state istituite secondo l’ordine divino, che
gli angeli osservano ovunque per mezzo delle
amministrazioni. Gli angeli più
saggi amministrano le cose di interesse comune o di uso
comune, quelli meno
saggi amministrano quelle di interesse o uso particolare,
e così di seguito.
Nessun angelo si inorgoglisce per il fatto di avere un
compito più alto, perché
ogni compito ha una sua dignità, e tutto viene dal
Signore.
390 - Svolgendo con amore
il proprio compito, ogni angelo manifesta il
grado del suo amore per il prossimo, e di conseguenza per
il Signore, perché è
dal Signore che tutto procede.
391 - Le società in Cielo
si distinguono per le attività e gli usi. Vi sono delle
società che hanno cura dei bambini piccoli; altre che li
istruiscono quando
crescono; altre si occupano dei semplici e dei buoni nel
mondo cristiano e li
conducono verso il Cielo; altre proteggono contro le
infestazioni degli spiriti
malvagi, che sono spiriti novizi appena arrivati dal mondo
terreno. Certi
angeli si occupano degli spiriti che vivono ancora sulla
terra; altri di quelli che
sono all’inferno, e li moderano affinché non si tormentino
reciprocamente al
di là dei limiti prescritti. In generale gli angeli di
ogni società sono inviati agli
uomini per salvaguardarli dai pensieri e dai desideri
sbagliati. Se costoro li
ricevono liberamente, inviano loro buoni sentimenti che li
aiutano ad
allontanare le intenzioni malvage. Tutte queste funzioni
degli angeli sono
funzioni del Signore svolte attraverso gli angeli, perché
gli angeli le svolgono
non per se stessi, ma in base all’ordine divino.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
161
392 - Queste funzioni
degli angeli sono le loro funzioni comuni, però
ciascuno ha un suo ruolo particolare, perché ogni uso
comune è costituito da
innumerevoli usi particolari, che sono coordinati e
subordinati secondo
l’ordine divino e presi insieme formano il bene comune.
393 - Le funzioni
ecclesiastiche del Cielo sono svolte da coloro che nel
mondo hanno amato la Scrittura e si sono consacrati alla
ricerca del vero, non
per onori e lucro, ma per il bene della loro vita e di
quella degli altri. Essi
svolgono il ruolo di predicatori e coloro che superano gli
altri in saggezza sono
collocati a un rango superiore. Le funzioni civili sono
svolte da coloro che nel
mondo hanno amato la patria e il suo bene comune come il
proprio, hanno
esercitato la giustizia secondo l’amore e il diritto. In
Cielo ci sono tanti uffici,
amministrazioni e lavori che non è ammissibile citarli
tutti: quelli del mondo
sono pochissimi in confronto a quelli del Cielo. Gli
angeli che svolgono questi
compiti non li svolgono certo per lucro, perché tutto è
loro dato gratuitamente
in Cielo, ma per amore del bene e del vero.
394 - Ognuno in Cielo
opera in base alle corrispondenze, e di conseguenza
molti sono coloro che si trovano in uno stato simile a
quello che era loro nel
mondo. Infatti lo spirituale e il naturale si
corrispondono, con la differenza
tuttavia che in Cielo si vive in uno stato di piacere
interiore derivante dalla
vita spirituale, che è interiore e quindi più sensibile
alla ricezione della
beatitudine celeste.
LA GIOIA E LA
FELICITÀ CELESTI
395 - Rarissimi sono
coloro che al giorno d’oggi sanno che cos’è il Cielo e
in che cosa consistono le gioie celesti. Coloro che vi
hanno riflettuto, se ne
sono fatti un’idea così comune e grossolana che non si
avvicina affatto alla
realtà. Essi hanno riflettuto in base alle gioie esterne
dell’uomo naturale;
siccome l’uomo interiore è loro ignoto, non potevano farsi
un’idea dei suoi
piaceri e delle sue beatitudini. Se la gioia celeste fosse
stata loro spiegata da
coloro che la vivono, la spiegazione non sarebbe stata
capita, perché sarebbe
risultata estranea e ignota. Ognuno tuttavia può sapere
che l’uomo, quando
lascia il suo uomo esterno o naturale, si trova nel suo
uomo interno o
spirituale, il che fa capire che il piacere celeste è un
piacere interno o
spirituale, e non esterno e naturale. In quanto tale, è
più puro e squisito e
viene avvertito dall’anima e dallo spirito. Ciò che è
nello spirito dell’uomo,
permane anche dopo la morte, perché allora l’uomo vive
come uomo-spirito.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
162
396 - Tutti i piaceri
derivano dall’amore e da nessun’altra cosa; ne risulta
quindi che come è l’amore, così è il piacere. I piaceri
del corpo o della carne
derivano tutti dall’amore di sé e del mondo; da questi
derivano le
concupiscenze e le voluttà. Invece i piaceri dell’animo o
dello spirito derivano
tutti dall’amore per il Signore e per il prossimo; da
questo amore deriva
l’attrazione per il bene e per il vero che produce
felicità interiore.
397 - Il Cielo in se
stesso è colmo di piaceri, al punto che consiste soltanto
di beatitudini e piacere. E’ così perché il divino amore
vuole la salute e la
felicità di tutti. Di conseguenza dire Cielo e dire gioia
celeste, è la stessa cosa.
398 - I piaceri del Cielo
sono ineffabili e innumerevoli. L’uomo che vive
nei piaceri del corpo o della carne non può conoscere uno
solo di questi
innumerevoli piaceri né crederci, perché la sua anima non
guarda il Cielo ma
il mondo. Questa persona gioisce soltanto nell’onore, nel
lucro e nelle voluttà
del corpo e dei sensi. Questi ultimi spengono e soffocano
i piaceri interiori che
appartengono al Cielo e persino la credenza nella loro
realtà. Una simile
persona sarebbe molto stupita di sapere che esistono
piaceri diversi da quelli
terreni, ed è per questo che la gioia celeste non è
conosciuta.
399 - Il maggior piacere
del Cielo consiste nel fatto che tutti vogliono
comunicare le proprie beatitudini agli altri. Nel Cielo
infatti c’è
comunicazione di tutti con ciascuno e di ciascuno con
tutti, voluta dal Signore
per comunicare il reciproco amore. L’amore di se e del
mondo è invece ben
lontano da questo atteggiamento, essendo un amore
distruttivo e opposto agli
amori celesti. Se uno spirito che è sempre vissuto
nell’amore di sé e del
mondo si avvicina alle società celesti, la gioia e il
piacere di questa società
diminuiscono - mentre lo spirito ne gode.
400 - E’ bene sapere
tuttavia che di rado tali spiriti osano avvicinarsi alle
società celesti, e ora dirò qualcosa a questo proposito.
Gli spiriti che arrivano
nell’altra vita desiderano ardentemente entrare in Cielo.
Quasi tutti credono
che per vivere in Cielo sia sufficiente esservi introdotti
e ricevuti. Avendo
questo desiderio, essi vengono indirizzati verso qualche
società dell’ultimo
Cielo. Ma quando vi giungono, coloro che sono pieni
d’amore per sé e per il
mondo cominciano a provare angoscia, ad essere tormentati
interiormente e
sentono in se l’inferno piuttosto che il Cielo. Così
finiscono per precipitarsi in
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
163
basso e non hanno pace finché non sono coi loro simili,
all’inferno. Spesso è
capitato che tali spiriti abbiano desiderato di conoscere
la gioia celeste. Dopo
aver sentito dire che essa risiede nell’interiorità degli
angeli, hanno chiesto
che questa gioia fosse loro comunicata, il che è avvenuto
perché ciò che
desidera uno spirito che non è ancora entrato in Cielo,
gli viene accordato, se
ciò può essere utile. Una volta ottenuta questa
comunicazione, essi però
cominciano a tormentarsi e ad essere tormentati da dolori
tali da costringerli
a rotolarsi per terra come serpenti. Il piacere celeste
produce questo effetto in
coloro che sono nei piaceri di sé e del mondo, perché
questi amori sono
assolutamente opposti a quelli del Cielo, e quando gli
opposti si incontrano,
ne derivano queste sofferenze. Questo spiega anche la
separazione del Cielo e
dell’inferno. In effetti coloro che sono all’inferno, in
vita hanno nutrito
esclusivamente l’amore per sé e il mondo, mentre coloro
che sono in Cielo
hanno nutrito in vita l’amore per il Signore e per il
prossimo. Essendo questi
amori opposti, l’inferno e i Cieli sono stati interamente
separati, al punto che
lo spirito di chi è all’inferno non osa uscirne neppure
con un dito, in quanto se
lo fa prova dei tormenti e delle torture: cosa di cui sono
stato più volte
spettatore.
401 - Chi nella vita
terrena vive nell’amore di sé e del mondo, prova dei
piaceri derivanti da questi amori e tutte le voluttà che
ne provengono. Al
contrario, chi nella vita terrena vive nell’amore di Dio e
del prossimo, non
sente in maniera manifesta il piacere proveniente da
questi amori e i buoni
effetti che ne derivano. Sente soltanto una beatitudine
quasi impercettibile, in
quanto essa è nascosta nella sua interiorità e resta come
velata dal corpo
esteriore e dalle preoccupazioni del mondo. Dopo la morte
questo stato viene
completamente cambiato, i piaceri di sé e del mondo divengono
dolori e
tormenti, chiamati fuoco infernale, e a volte sporcizie e
orrori che
corrispondono alle loro voluttà impure, e che
sorprendentemente sono loro
gradite. Al contrario il piacere oscuro e la beatitudine
quasi impercettibile di
cui avevano goduto nel mondo coloro che vivevano
nell’amore verso Dio e il
prossimo sono allora trasformati in un piacere celeste che
diviene percettibile
e sensibile in tutte le maniere. Questa beatitudine che
nel mondo era nascosta
a causa delle sensazioni esterne, si rivela quando l’uomo
vive nello spirito.
402 - Tutti i piaceri del
Cielo sono congiunti alle utilizzazioni e in queste
consistono, perché sono esse i beni dell’amore e della
carità in cui si trovano
gli angeli. Un paragone coi cinque sensi del corpo umano
mostrerà che i
piaceri del Cielo sono quelli degli usi. A ogni senso è
stato dato un piacere a
seconda dell’uso. Il piacere della vista consiste nella
bellezza e nelle forme,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
164
quello dell’udito nella armonia, quello dell’odorato negli
odori, quello del
gusto nei sapori. Il piacere coniugale, che è il piacere
più puro e squisito del
tatto, è superiore a tutti gli altri a causa appunto
dell’uso, che è la
procreazione del genere umano e di conseguenza degli
angeli del Cielo. Tali
piaceri sono insiti negli organi dei sensi per influsso
del Cielo, dove ogni
piacere consiste nell’uso ed è proporzionato all’uso.
403 - Qualche spirito, a
causa di un’opinione concepita nel mondo, aveva
creduto che la felicità celeste consistesse in una vita
oziosa, dove si fosse
servito degli altri. Fu loro detto che la felicità non
consiste mai nel vivere nel
riposo e che se così fosse ciascuno vorrebbe avere per sé
la felicità degli altri e
nessuno ne gioirebbe. Una vita simile non sarebbe attiva,
ma oziosa, e senza
attività non c’è felicità nella vita. L’arresto della vita
attiva è giustificato solo
dal vantaggio di dare nuove forze per poi riprendere con
più vigore l’attività
della vita. Mi fu poi mostrato che la vita angelica
consiste nel praticare il bene
della carità. Per spiegare a coloro che avevano creduto
che la gioia celeste
consistesse nel vivere oziosi gustando una gioia eterna
nel riposo, fu loro
concesso di rendersi conto qual era una tal vita. Essi
compresero che ben
presto ne sarebbero stati
disgustati, perché sarebbe stata una vita senza gioie
e molto triste.
404 - Certi spiriti che
si credevano più istruiti degli altri, dicevano che
avevano creduto, quando vivevano nel mondo, che la gioia
celeste e la vita
attiva in Cielo consistessero soltanto nel lodare e
celebrare Dio. Fu loro
risposto che non è così, Dio non ha bisogno né di lodi né
di celebrazioni, ma
vuole che si sia operosi nel bene della carità. Questi
spiriti però non
riuscivano a capire che la gioia celeste risiede nel bene
della carità, in quanto
loro non vi trovano che l’idea di servizio. Tuttavia gli
angeli spiegarono loro
che l’esercizio della carità è accompagnato dalla più
grande libertà, perché
questa libertà proviene dall’amore interiore ed è
congiunta ad una ineffabile
felicità.
405 - Quasi tutti quelli
che arrivano nell’altra vita si immaginano che
l’inferno sia uguale per tutti e che il Cielo sia
anch’esso uguale per tutti.
Esistono invece varietà e diversità infinite nell’uno e
nell’altro, in nessun caso
il Cielo e l’inferno di uno sono uguali al Cielo e
all’inferno di un altro.
Ugualmente mai un uomo, uno spirito o un angelo è simile a
un altro,
neppure nel volto. Anche le attività del Cielo sono
parimenti varie e
diversificate. L’utilizzazione dell’una non è mai uguale a
quella dell’altra, e lo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
165
stesso vale per i piaceri, che sono anch’essi quanto mai
diversi. Tuttavia sono
uniti in un ordine tale che si completano reciprocamente,
così come si
completano le varie funzioni del corpo, le vene, le fibre,
gli organi e le viscere.
Tutti, in generale e in particolare, sono stati talmente
consociati che ognuno
vede il proprio bene nel bene dell’altro, quindi ognuno si
riflette in tutti e tutti
si riflettono in uno. Per questa ragione generale e
particolare agiscono come
se fossero una persona sola.
406 - Qualche volta mi
sono intrattenuto sulle condizioni della vita eterna
con spiriti di recente arrivati dall’altro mondo,
spiegando loro l’importanza di
conoscere chi è il Signore del regno e qual è la forma di
governo. Quando, nel
mondo, si viaggia da un paese all’altro, ci si preoccupa
di informarsi del
carattere del suo governo e delle sue particolarità. A
maggior ragione si deve
fare la stessa cosa, nel regno dove si deve vivere
eternamente. Questi spiriti
dovevano allora sapere che il Signore è colui che governa
il Cielo e anche
l’universo, perché chi governa l’uno governa anche
l’altro. Essi dovevano
allora sapere di trovarsi nel regno del Signore. Le leggi
di questo regno sono le
verità eterne, tutte fondate su questa legge: bisogna
amare il Signore al di
sopra di tutte le cose e il prossimo come se stessi. Anzi,
se volevano essere
come gli angeli, dovevano amare il prossimo più di se
stessi. Essi non furono
in grado di rispondere nulla perché in terra, sebbene
queste cose fossero state
loro insegnate, non le avevano credute. Essi si stupivano
che in Cielo esistesse
un tale amore e che si possa amare il prossimo più di se
stessi. Fu loro
spiegato che quando si lascia il corpo, l’amore si
purifica, diviene angelico e
consiste nell’amare il prossimo più di se stessi. In Cielo
si gode nel fare del
bene agli altri, mentre non se ne prova alcuno nel fare
del bene a se stessi, e
questo è amare il prossimo più che se stessi. Anche nel
mondo un tale amore è
possibile: certe persone, per esempio, hanno preferito
morire che veder
danneggiati i propri congiunti. L’amore materno induce una
madre a patire la
fame piuttosto che vedere i suoi figli mancare di cibo.
L’amicizia fa sì che ci si
esponga a dei pericoli per gli amici. Infine è la natura
stessa dell’amore che fa
sì che si provi gioia nell’adoperarsi per gli altri, non
per profitto personale, ma
a vantaggio della persona amata. Coloro che amano se
stessi più degli altri
non possono capire questo, e neppure coloro che nel mondo
sono stati avidi di
guadagno, in particolare gli avari.
407 - Uno spirito che
nella sua vita terrena aveva esercitato il potere sugli
altri, aveva conservato nell’altra vita l’abitudine e la
volontà di comandare. Gli
fu detto che ora si trovava nel regno eterno, dove non
poteva più esercitare
alcun potere e dove ognuno è stimato in base al bene e al
vero secondo la vita
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
166
che ha condotto nel mondo. In questo regno, come in quelli
della terra, si è
apprezzati in ragione delle ricchezze che si possiedono e
del favore di cui si
gode presso il principe; qui però le ricchezze sono il
bene e il vero, e il favore
del principe la misericordia del Signore. Questo spirito
fu colto da confusione
quando apprese che sarebbe stato considerato ribelle se
avesse voluto
comandare sugli altri, dato che si trovava nel regno di un
altro sovrano.
408 - Ho parlato con
spiriti che immaginano che il Cielo e la gioia celeste
consistano nell’essere grandi. Fu loro detto che in Cielo
il più grande è colui
che è più piccolo, perché è chiamato più piccolo colui che
non ha per se stesso
alcun potere e alcuna saggezza, e non ne vuole avere, ma
le riceve dal Signore.
Costui gode della più grande felicità e di conseguenza è
il più grande perché
così, grazie al Signore, ha più potere e saggezza degli
altri. Il Cielo consiste nel
volere con tutto il cuore il bene degli altri più del
proprio e desiderare di
essere utile al prossimo per la sua felicità, senza alcuna
idea di ricompensa,
ma solo per amore.
409 - La gioia celeste,
come è nella sua essenza, non può essere descritta,
perché compenetra l’intimità degli angeli, la loro vita,
ogni loro pensiero e
affetto e di conseguenza il loro linguaggio e le loro azioni.
Gli spiriti buoni che
non sono ancora stati innalzati al Cielo e non godono
ancora di questo
piacere, quando lo percepiscono dalla sfera d’amore degli
angeli sono pervasi
da una tale gioia che cadono in un dolce svenimento.
Coloro che desiderano
sapere cos’è la gioia celeste, qualche volta l’hanno
provata.
410 - Dato che certi
spiriti desideravano sapere in che cosa consiste la
gioia celeste, ne poterono avere una certa percezione, ma
non furono in grado
di sostenerla. La gioia che era stata loro concessa non
era che una pallida
parvenza della gioia angelica, tanto lieve che sembrava un
po’ fredda, e
tuttavia la dicevano celeste al massimo grado. Questo
dimostra che nella gioia
celeste ci sono dei gradi, ognuno riceve gioia per quanta
ne può sopportare e
non potrebbe ricevere un grado più elevato di gioia perché
ne proverebbe
dolore.
411 - Certi spiriti non
malvagi ebbero in sorte di cadere in un riposo simile
al sonno e di essere trasportati mentalmente in Cielo. Qui
furono istruiti sulla
felicità che vi godono coloro che vi abitano. Rimasero in
questo stato una
mezz’ora e poi tornarono al loro stato abituale.
Ricordando ciò che avevano
visto, dicevano di essere stati tra gli angeli del Cielo e
di avere visto e sentito
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
167
delle cose meravigliose, tutte risplendenti d’oro,
d’argento e pietre preziose, di
forme ammirevoli e sorprendentemente varie. Dissero che
gli angeli
ricavavano il loro piacere non da queste cose esteriori,
ma da ciò che esse
rappresentavano, cioè cose divinamente ineffabili, non
descrivibili col
linguaggio umano. Dissero anche di aver visto innumerevoli
cose di cui sulla
terra non si ha alcuna idea, perché non contengono in sé
alcunché di
materiale.
412 - Quasi tutti quelli
che giungono nell’altra vita sono nella più grande
ignoranza sulla beatitudine e la felicità celesti, perché
non sanno in che cosa
consiste la gioia interiore e la sua autentica qualità. Se
ne fanno un’idea solo
sulla base delle gioie corporali e mondane. Di conseguenza
considerano
inesistente ciò che non conoscono. Per far sì che
conoscano la gioia celeste, gli
spiriti buoni sono dapprima condotti in soggiorni
paradisiaci che superano
ogni immaginazione. Essi credono allora di trovarsi nel
paradiso celeste, però
vengono a sapere che non sono ancora nella felicità
veramente celeste. In
seguito sono posti in uno stato di pace completa, e
confessano che niente
potrebbe esprimere questo stato né darne un’idea. Infine
sono messi in uno
stato di innocenza, e così possono sapere in che cosa
consiste il bene
spirituale e celeste.
413 - Mi è stato concesso
dal Signore di ricercare sovente e a lungo la
felicità delle gioie celesti, affinché potessi sapere in
che cosa consistono il
Cielo e la gioia celeste. Conosco dunque questa felicità
per esperienza viva, ma
pur conoscendola non posso descriverla. Mi limiterò a
dirne qualcosa per
darne un’idea. La gioia del Cielo è un insieme di piaceri
e gioie innumerevoli,
fatto di armonie ineffabili legate da un ordine che non
sarei mai capace di
descrivere. Tutto deriva da quest’ordine, che giunge fino
alle cose più piccole
e fa sì che ogni cosa contribuisca a creare un’unità
generale. Le gioie e le
delizie celesti partono dal cuore e si diffondono in ogni
fibra con estrema
soavità, così che ogni fibra è fatta solo di gioia e
delizia. Tutto sembra fatto di
felicità. Le gioie della voluttà del corpo, paragonate
alle gioie celesti, sono
come una nebbia fitta e opaca paragonata all’aria dolce e
pura. Mi sono anche
reso conto che questa gioia procede dal Signore.
414 - Coloro che sono nel
Cielo avanzano continuamente verso la
primavera della vita; più vivono migliaia di anni, più
avanzano verso una
primavera gradevole e felice, che si accresce eternamente
secondo i progressi
e i gradi dell’amore, della carità e della fede. Le
persone di sesso femminile
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
168
che sono morte vecchie e decrepite e che sono vissute
nella fede del Signore,
nella carità verso il prossimo e nell’amore coniugale
felice col proprio marito,
ritrovano sempre più il fiore degli anni, e raggiungono
una bellezza che
supera ogni idea di bellezza percepibile alla vista. Sono
la bontà e la carità che
costituiscono la forma e la fanno risplendere in maniera
incommensurabile.
Certi spiriti, avendo visto qualcuno di questi angeli di
sesso femminile, sono
stati colti da ammirazione. In una parola, invecchiare in
Cielo significa
ringiovanire. Tutti gli angeli godono di queste felicità,
le cui varietà sono
innumerevoli.
L’IMMENSITÀ DEL CIELO
415 - Si può concludere che
il Cielo del Signore è immenso, il che risulta
chiaramente da quanto è stato detto precedentemente. E’
immenso perché è
composto dal genere umano, e non soltanto dal
genere umano che è vissuto
all’interno della Chiesa, ma anche da quello che è nato
fuori dalla Chiesa; in
altre parole, da tutti coloro che sono vissuti sulla terra
fin dalla sua prima
origine. Chi ha una qualche conoscenza delle diverse
regioni della terra, può
vedere quanto è grande la moltitudine degli uomini. Ogni
giorno ne muoiono
a migliaia e ogni anno a milioni, e questo da migliaia
d’anni. Tutti questi
uomini, dopo la morte, vanno nell’altro mondo, chiamato
mondo spirituale.
Non è possibile dire quanti di loro sono divenuti e
divengono angeli del Cielo.
Mi è stato detto che nei tempi antichi il numero di coloro
che diventavano
angeli era maggiore perché gli uomini vivevano più
interiormente e più
spiritualmente ed erano di conseguenza più vicini al
Cielo. Ma nelle età
successive questo numero è diminuito perché l’uomo
gradualmente è
divenuto più esteriorizzato, ha cominciato a pensare più
naturalmente e ad
essere di conseguenza più legato alla terra e ai suoi
piaceri.
416 - Si può vedere che
il Cielo del Signore è grande e immenso dal fatto
che tutti i bambini sono adottati dal Signore e diventano
degli angeli, siano
nati o no dentro la chiesa; il loro numero sulla terra è
un quarto o un quinto di
tutto il genere umano. Quando muoiono, i bambini sono
accolti in Cielo e qui
allevati. Essi vengono istruiti in base all’ordine divino,
imbevuti di bene, di
conoscenza della verità, e via via che si perfezionano in
intelligenza e
saggezza, vengono introdotti in Cielo e divengono angeli.
Grande è quindi la
moltitudine degli angeli del Cielo che un tempo furono
bambini sulla terra,
dagli inizi della creazione fino al tempo presente.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
169
417 - Si può vedere
quanto è grande il Cielo del Signore dal fatto che tutti i
pianeti visibili del nostro mondo solare sono delle terre:
essi e altri
innumerevoli pianeti dell’universo sono tutti coperti di
abitanti. Di questo ho
trattato in un opuscolo a parte, dove affermo che anche
gli abitanti di questi
pianeti divengono spiriti e angeli, se vivono in base
all’amore e alla verità.
Nell’universo esistono non meno di un milione di terre
abitate ognuna da
milioni di abitanti, per centinaia e centinaia di
generazioni. Tuttavia gli angeli
mi hanno detto che tutto questo non è niente in rapporto
all’immensità del
Signore e alla sua creazione. Queste cose mi sono state
dette e mostrate
affinché si sappia che il Cielo del Signore è immenso,
interamente composto
dal genere umano, e che il Signore è ovunque riconosciuto
come il Dio del
Cielo e della terra.
418 - Si può dedurre che
il Cielo del Signore è immenso anche dal fatto che
nel suo complesso il Cielo rappresenta un uomo e
corrisponde a tutto ciò che
è nell’uomo, in generale e in particolare, come è stato
mostrato e spiegato
precedentemente dal n. 87 al 102.
419 - Mi è stato anche
concesso di vedere l’estensione del Cielo abitato e
quella del Cielo non abitato. L’estensione di quest’ultimo
è tale che per
l’eternità non potrà essere riempita, neppure se
esistessero miriadi di terre
tutte abitate come la nostra.
420 - Certuni credono che
il Cielo a un certo punto venga chiuso, una volta
che è pieno; essi non sanno che il Cielo non è mai chiuso
e che non è previsto
alcun tempo né alcun numero. Essi non sanno che coloro che
la Scrittura
chiama eletti sono coloro che si trovano sulla via del
bene e del vero, e
continuano a desiderarli, e per questo vengono chiamati
affamati. Altri
pensano che il Cielo sia concesso a tutti per un atto di
misericordia, e non
comprendono che il Signore, per misericordia appunto, vi
conduce chi lo
riceve. Ricevere il Signore è vivere secondo l’ordine
divino e le sue leggi, che
sono i precetti dell’amore e della fede. Essere condotti
dalla misericordia
significa essere condotti dal Signore dalla nascita fino
all’ultimo momento di
vita nel mondo, e poi per l’eternità nell’altra vita.
Occorre sapere che ogni
uomo nasce per il Cielo e vi è accettato se nel mondo
accoglie in sé il Cielo; chi
però non l’accoglie, ne è escluso.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
170
IL MONDO DEGLI SPIRITI
LO STATO DELL’UOMO DOPO LA MORTE. COS’È IL MONDO DEGLI
SPIRITI
421 - Il mondo degli
spiriti non è né il Cielo, né l’inferno; è un luogo, uno
stato intermedio tra l’uno e l’altro; è lì che l’uomo
giunge subito dopo la
morte. In seguito, dopo avervi trascorso un determinato
tempo che dipende
dalla vita che ha condotto nel mondo, è innalzato al Cielo
o precipitato
all’inferno.
422 - Il mondo degli
spiriti è un luogo intermedio tra Cielo e inferno, ed è
anche lo stato intermedio dell’uomo dopo la morte. Mi è
stato mostrato che
non solo vi è un luogo intermedio al di sotto del quale c’è
l’inferno e al di
sopra del quale c’è il Cielo, ma anche uno stato
intermedio; infatti per tutto il
tempo che l’uomo vi si trova, non è né in Cielo né
all’inferno. Lo stato del
Cielo nell’uomo è l’unione in lui del bene e del vero, lo
stato dell’inferno è
quello della congiunzione in lui del male e del falso.
Quando nello spirito
dell’uomo il bene si unisce al vero, egli va in Cielo;
invece quando il male si
unisce al falso, va all’inferno. Queste unioni avvengono
nel mondo degli
spiriti, perché qui l’uomo è appunto in uno stato
intermedio. L’unione
dell’intelletto e della volontà equivale all’unione del
vero e del bene.
423 - Bisogna in primo
luogo dire qualcosa dell’unione dell’intelletto e
della volontà, e dell’identità di questa unione con quella
del bene e del vero,
dato che essa ha luogo nel mondo degli spiriti. L’uomo ha
un intelletto e una
volontà. L’intelletto riceve le verità e si forma in base
ad esse; la volontà riceve
il bene e si forma in base ad esso. Tutto ciò che l’uomo
capisce e pensa in base
al suo intelletto, lo chiama vero; tutto ciò che vuole e
pensa in base alla sua
volontà, lo chiama bene. Grazie all’intelletto l’uomo può
pensare e capire che
una cosa è vera e buona, e grazie alla volontà crede
quella verità e fa quel
bene. L’uomo ha però anche la possibilità di pensare in
base all’intelletto
escludendo la volontà.
424 - Questa possibilità
di pensare in base all’intelletto senza la volontà è
concessa all’uomo affinché possa essere trasformato.
L’uomo può essere
trasformato dalla verità, e la verità appartiene
all’intelletto. Però, per quello
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
171
che riguarda la volontà, l’uomo è nato nel male e desidera
fare del bene
soltanto a se stesso. Vuole appropriarsi del bene degli
altri, dei loro onori e
delle loro ricchezze; più riesce a farlo, più ne gioisce.
Affinché questa volontà
possa essere corretta e trasformata, all’uomo è concesso
di comprendere la
verità e con questo mezzo di sottomettere le tendenze al
male che minano la
sua volontà. L’uomo con l’intelletto può pensare la
verità, parlarne e metterla
in pratica, però la volontà sovente gli impedisce di
compiere questi gesti.
Quando invece l’uomo riesce a conciliare intendimento e
volontà, cioè fede e
amore, è pronto per il Cielo.
425 - Quando dunque
l’uomo vuole la verità e la compie, ha in se il Cielo;
al contrario quando vuole il male e lo compie, ha in sé
l’inferno. Fintanto però
che intelletto e volontà non agiscono all’unisono, l’uomo
è in uno stato
intermedio. Affinché dunque l’uomo abbia in sé il Cielo o
l’inferno, subito
dopo la morte è condotto nel mondo degli spiriti, dove
avviene l’unione del
bene e del vero per coloro che devono essere elevati al
Cielo, e l’unione del
male e del falso per coloro che devono essere precipitati
all’inferno. In effetti
non è consentito a nessun uomo, né in Cielo né
all’inferno, di avere la mente
divisa, cioè di capire in un modo e di volere in un altro:
quello che vuole lo
deve capire, e quello che capisce lo deve volere. Nel
mondo degli spiriti i
buoni sono messi in compagnia di spiriti buoni e
veritieri, e i malvagi in
compagnia di loro simili. Vediamo ora che cos’è il mondo
degli spiriti.
426 - Nel mondo degli
spiriti c’è un gran numero di persone; tutti arrivano
in un primo momento lì, e vengono esaminati e preparati.
Il periodo di
soggiorno in questo mondo non è fisso: certuni appena
entrati vengono
elevati al Cielo o precipitati all’inferno, altri vi
restano qualche settimana, altri
ancora vi restano degli anni, mai però più di trenta. Le
diversità di durata
dipendono dalla corrispondenza o non-corrispondenza
dell’interiorità di
queste persone con la loro esteriorità. In seguito sarà detto di più sul modo in
cui nel mondo degli spiriti una persona è condotta da uno
stato all’altro e
preparata.
427 - Subito dopo la
morte gli uomini che giungono nel mondo degli spiriti
sono divisi dal Signore in maniera molto precisa: i
malvagi sono
immediatamente consociati alla società infernale nella
quale di preferenza
erano stati nel mondo; i buoni sono immediatamente consociati
alla società
celeste nella quale erano stati nel mondo per amore,
carità e fede. Sebbene
siano stati separati, tutti quelli che sulla terra sono
stati amici e si sono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
172
conosciuti, si riuniscono e conversano tra loro tutte le
volte che lo desiderano,
soprattutto i mariti e le mogli, i fratelli e le sorelle.
Ho visto un padre parlare
coi suoi sei figli dopo averli riconosciuti, e molti altri
parlare coi genitori e gli
amici; avendo però mentalità differenti a causa delle loro
diverse vite nel
mondo, si separano dopo poco tempo. Comunque tutti quelli
che dal mondo
degli spiriti vanno in Cielo o all’inferno, in seguito non
si vedono e non si
conoscono più, a meno che non abbiano mentalità simili
derivanti da un
amore simile. Se si vedono nel mondo degli spiriti, e non
in Cielo o all’inferno,
è perché coloro che sono nel mondo degli spiriti sono in
uno stato simile a
quello che avevano quando erano nella vita del corpo; in
seguito invece
raggiungono uno stato d’animo costante nel quale ci si
riconosce in base
all’analogia dell’amore. Come è stato spiegato dal n. 41
al 50, la somiglianza
unisce e la diversità separa.
428 - Dato che il mondo
degli spiriti è uno stato intermedio tra Cielo e
inferno nell’uomo, di conseguenza è anche un luogo
intermedio che ha sotto
di sé l’inferno e sopra i Cieli. Dal mondo degli spiriti
non vi è accesso né
all’inferno né al Cielo: tutti gli ingressi all’inferno
sono chiusi per questo
mondo, e come uniche aperture ci sono dei buchi e delle
fenditure tra le rocce,
ben sorvegliate affinché nessuno vi passi senza permesso.
Allo stesso modo
anche il Cielo è stato chiuso da ogni lato, e non vi è
altro accesso verso le
società celesti che un camminamento stretto, il cui
ingresso è ben sorvegliato.
Nella Scrittura questi accessi sono chiamati le porte
dell’inferno e del Cielo.
429 - Il mondo degli
spiriti appare come una valle tra le montagne e le
rocce, con alture e conche. Le porte che danno verso le
società celesti sono
visibili soltanto a coloro che sono stati preparati per il
Cielo e non sono affatto
viste dagli altri. Per andare dal mondo degli spiriti
verso tutte le società del
Cielo vi è un solo cammino, che però salendo si divide in
un gran numero di
altri cammini. Le porte che danno verso l’inferno sono
visibili solo a coloro
che vi devono entrare; allora esse vengono loro aperte e
consentono di vedere
antri cupi e tenebrosi che conducono in basso verso un
abisso, il quale a sua
volta ha numerose porte. Da questi antri esalano vapori
fetidi e nauseabondi,
che gli spiriti buoni fuggono mentre gli spiriti malvagi
se ne compiacciono. In
questo senso gli spiriti malvagi possono essere paragonati
agli uccelli e agli
animali carnivori, come i corvi, i lupi, i maiali, che
accorrono verso i cadaveri
e gli escrementi, attirati dagli odori che ne esalano. Mi
è capitato di sentire
uno di questi spiriti malvagi urlare come se fosse stato
sottoposto a una
tortura interiore quando avvertì un soffio profumato
proveniente dal Cielo,
mentre era tranquillo e beato per le esalazioni emananti
dall’inferno.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
173
430 - Anche in ogni uomo
ci sono due porte, una che guarda verso
l’inferno e aperta ai mali che ne provengono, e l’altra
che guarda verso il Cielo
ed è aperta ai beni che ne vengono emanati. Nell’uomo
infatti esistono due
possibili cammini, uno superiore o interno dal quale
entrano il bene e il vero
che derivano dal Signore, e uno inferiore o esterno dal
quale entrano il male e
il falso che provengono dall’inferno.
431 - Da tutto quanto
precede è evidente che ogni volta che sono nominati
gli spiriti si intendono coloro che sono nel mondo degli
spiriti, mentre gli
angeli sono coloro che vivono in Cielo.
OGNI UOMO È UNO
SPIRITO, PER QUELLO CHE RIGUARDA LA SUA
INTERIORITÀ
432 - Chiunque rifletta
con attenzione, si rende conto che non è il corpo
che pensa essendo materiale, ma l’anima che è spirituale.
L’anima dell’uomo è
il suo spirito. Questo spirito in effetti è immortale; è
lui che pensa dentro al
corpo, che riceve tutto ciò che è spirituale e vive
spiritualmente, cioè pensa e
vuole. Tutta la vita razionale che si manifesta nel corpo
appartiene dunque
non al corpo, ma allo spirito. Il corpo serve allo spirito
come strumento,
esattamente come uno strumento tecnico serve alla forza
motrice che lo
anima.
433 - Tutto ciò che vive,
agisce e sente nel corpo, appartiene unicamente
allo spirito e non al corpo; ne consegue che lo spirito è
l’uomo stesso, o in
altre parole che l’uomo considerato in se stesso è
spirito. Di conseguenza
quando il corpo è separato dal suo spirito, cosa che è
chiamata morte, l’uomo
resta comunque uomo e continua a vivere. Ho saputo in
Cielo che tra coloro
che muoiono alcuni continuano a credere di essere ancora
nel loro corpo
freddo steso sul letto, e sanno soltanto che continuano a
vivere, con la
differenza però che non riescono a muovere alcuna
particella materiale che
appartiene al loro corpo.
434 - Dopo essere stati
separati dal loro corpo, gli spiriti vedono, sentono e
capiscono come gli uomini, però non nel mondo naturale
bensì in quello
spirituale. Se lo spirito quando vive nel corpo aveva
sentito in maniera
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
174
naturale, ciò avveniva per la sostanza materiale che gli
era stata aggiunta; al
tempo stesso però sentiva spiritualmente in quanto pensava
e voleva.
435 - Queste cose sono
state dette affinché l’uomo razionale sia convinto
che l’uomo considerato in se stesso è uno spirito. Il
corpo che è stato aggiunto
allo spirito a causa delle funzioni che deve compiere nel
mondo naturale e
materiale, non è l’uomo, è soltanto lo strumento dello
spirito. C’è chi crede
invece che l’uomo viva e senta in modo parallelo agli
animali, e che questi
abbiano uno spirito simile a quello dell’uomo, il quale
però muore col corpo.
In realtà invece la parte spirituale degli animali, quella
che capisce e agisce,
non è simile a quella dell’uomo, il quale possiede una
interiorità nella quale
Dio influisce elevando l’uomo fino a unirlo a Sé.
Contrariamente alla bestia,
l’uomo può così pensare a Dio e alle cose divine che
appartengono al Cielo e
alla Chiesa, amare Dio ed essere unito a Lui. Ora ciò che
può essere congiunto
al divino non può essere dissipato, ma ciò che non può
essere congiunto al
divino può essere dissipato. Di questo abbiamo trattato al
n. 39, al quale
rimando per approfondire tale aspetto.
436 - Mi è stato concesso
di sapere per esperienza che l’uomo è uno spirito
con riferimento alla sua interiorità: se riferissi tutte
queste esperienze, dovrei
riempire dei volumi. Io ho parlato a degli spiriti come
spirito, e ho parlato
loro anche come uomo. Quando parlavo con loro come spirito
essi ritenevano
che anch’io fossi uno spirito, rivestito di una forma
umana simile alla loro;
essi infatti non vedevano il mio corpo materiale, ma solo
la mia interiorità che
appariva come uno spirito.
437 - Il fatto che l’uomo
è uno spirito è confermato dal fatto che dopo la
morte, dopo la separazione dal corpo, continua a vivere
come aveva fatto fino
a quel momento. Affinché potessi essere convinto di
questo, mi è stato
concesso di parlare con quasi tutti quelli che avevo
conosciuto in precedenza
durante la mia vita terrena; con alcuni ho parlato per
delle ore, con altri per
settimane e mesi, e con altri ancora per anni interi. E
questo mi è stato
concesso perché ne fossi sicuro e potessi renderne
testimonianza.
438 - A questo si può
aggiungere che ogni uomo durante la sua vita
terrena è con lo spirito in compagnia degli spiriti, anche
se non lo sa.
Attraverso questi spiriti, l’uomo buono è unito a una
società angelica, e il
cattivo a una società infernale; dopo la morte essi vanno
nella rispettiva
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
175
società, cosa che viene sovente mostrata a coloro che dopo
la morte arrivano
tra gli spiriti.
439 - Per far meglio
comprendere che l’uomo è uno spirito per quello che
si riferisce alla sua interiorità, vorrei riportare quello
che capita quando
l’uomo è distaccato dal corpo e portato in ispirito in un
altro luogo. Parlo qui
per esperienza.
440 - Ecco che cosa
capita quando lo spirito è staccato dal corpo: l’uomo
viene messo in un certo stato che è tra la veglia e il
sonno. In questo stato
l’uomo sa solo di essere completamente sveglio. Tutti i
suoi sensi sono vigili,
come se fosse nello stato di veglia più perfetto del
corpo: vista, udito, tatto
sono più perfetti che mai. In questo stato io ho realmente
visto gli spiriti e gli
angeli; li ho anche uditi e, cosa alquanto sorprendente,
li ho toccati. Io sono
stato messo in questo stato tre o quattro volte, perché
potessi sapere che
spiriti e angeli godono di tutti i sensi e che anche
l’uomo ne gode quando il
suo spirito è staccato dal corpo.
441 - Queste esperienze
mi hanno mostrato cosa significa «essere portati
in ispirito in un altro luogo». Riferirò una sola
esperienza: camminando per le
vie di una città e attraverso la campagna ed essendo in
conversazione con
degli spiriti, io sapevo di essere perfettamente sveglio e
di vedere tutto come
al solito. Vedevo dei boschi, dei fiumi, dei palazzi,
delle case, degli uomini e
tante altre cose; mi fermai alcune ore in questo ambiente,
poi di colpo mi
ritrovai nel corpo e mi resi conto di essere in un altro
luogo. Finché dura
quello stato non si riflette sul cammino, che può anche
essere di parecchi
chilometri; e neppure sul tempo, che può essere di ore o
di giorni; non si sente
alcuna fatica. Inoltre si viene condotti senza errori al
luogo designato per
strade che si ignorano completamente.
442 - Dopo parecchi anni
di conversazioni con gli spiriti, mi è stato
concesso di essere con loro come se fossi stato uno di
loro, sebbene il mio
corpo fosse desto.
443 - Dal n. 311 al 317
abbiamo mostrato che l’uomo è uno spirito per
quello che riguarda la sua interiorità; lì è stato anche
mostrato che il Cielo e
l’inferno provengono dal genere umano.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
176
444 - «L’uomo è uno
spirito per quello che riguarda la sua interiorità»
significa che egli è uno spirito per le cose che
appartengono al suo pensiero e
alla sua volontà, perché è grazie a queste che l’uomo è
uomo. L’uomo infatti è
tale per la sua interiorità.
LA RESURREZIONE DELL’UOMO DAI MORTI E IL
SUO INGRESSO NELLA VITA
ETERNA
445 - Quando l’uomo non
può più svolgere nel mondo naturale le funzioni
corrispondenti ai pensieri e alle affezioni del suo spirito
che gli derivano dal
mondo spirituale, si dice che muore. Questo avviene quando
polmoni e cuore
cessano la loro attività. Tuttavia l’uomo in realtà non
muore, ma viene
soltanto separato dal corpo che gli è servito nel mondo.
L’uomo in se stesso
continua a vivere. Ho detto «l’uomo in se stesso» perché
l’uomo non è tale per
il suo corpo, ma per il suo spirito, in quanto è appunto
lo spirito che pensa
nell’uomo ed è il pensiero insieme all’inclinazione che fa
l’uomo. Ne deriva
che nella morte l’uomo passa soltanto da un mondo
all’altro. Per questo
motivo «morte» nel senso interiore del termine significa
resurrezione e
proseguimento della vita.
446 - Esiste una
comunicazione intima dello spirito con la resurrezione e i
battiti del cuore; una comunicazione del pensiero con la
respirazione, e delle
affezioni che fanno parte dell’amore con il cuore. Di
conseguenza, dal
momento in cui questi due movimenti cessano nel corpo, vi
è subito
separazione perché si tratta proprio di legami la cui
rottura lascia lo spirito
abbandonato a se stesso; il corpo allora, restando privo
della vita del suo
spirito, diviene freddo e si decompone. Vi è una
comunicazione intima dello
spirito dell’uomo con la respirazione e col cuore, perché
da questi dipendono
tutti i movimenti vitali, non soltanto nell’insieme ma in
ogni singola parte.
447 - Dopo la
separazione, lo spirito dell’uomo resta un po’ di tempo nel
corpo, ma soltanto finché il movimento del cuore non si è
spento totalmente;
questo varia a seconda della malattia della quale l’uomo
muore. Il movimento
del cuore dura in alcuni a lungo, in altri meno. Da quando
questo movimento
cessa, l’uomo è resuscitato, ma questo viene compiuto dal
Signore soltanto. Il
ritiro dello spirito dell’uomo dal corpo e la sua
introduzione nel mondo
spirituale sono comunemente chiamati resurrezione.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
177
448 - Non soltanto mi è
stato detto, ma mi è anche stato mostrato come
avvenga la resurrezione: questa esperienza è anzi stata
fatta su di me, affinché
avessi una conoscenza piena di questa operazione.
449 - Sono stato ridotto
a uno stato di insensibilità dei sensi del corpo, e di
conseguenza quasi allo stato di moribondo; la vita
interiore tuttavia era stata
conservata intatta col pensiero, affinché potessi ricevere
e trattenere nella
memoria quello che sarebbe avvenuto e quello che capita
realmente in coloro
che sono resuscitati dai morti.
Poi mi accorsi che la respirazione del corpo era quasi
cessata, e la
respirazione interiore che appartiene allo spirito restava
unita a una debole e
tacita respirazione del corpo. Resomi conto di questo, mi
fu subito data la
comunicazione dei battiti del cuore col regno celeste,
perché questo regno
corrisponde al cuore nell’uomo. Ho visto anche gli angeli
di questo regno,
alcuni da lontano, e due che erano invece accanto alla mia
testa. Subito dopo
mi fu tolta ogni affezione personale, però mi restavano il
pensiero e la
percezione; in questo stato rimasi alcune ore. Gli spiriti
che erano intorno a
me si allontanarono credendomi morto; si fece anche
sentire un odore
aromatico come quello di un cadavere imbalsamato, perché
quando sono
presenti gli angeli celesti ciò che è cadaverico si
avverte come un odore
aromatico. Quando gli spiriti sentono questo odore non
possono avvicinarsi e
i cattivi spiriti sono allontanati dallo spirito dell’uomo
quando questi viene
introdotto nella vita eterna. Gli angeli che erano seduti
presso di me
osservavano in silenzio, solo i loro pensieri comunicavano
coi miei. Quando i
loro pensieri vengono captati, gli angeli sanno che lo
spirito dell’uomo è in
uno stato nel quale può essere ritirato dal corpo. La
comunicazione dei loro
pensieri avviene attraverso lo sguardo rivolto verso il
volto: è così infatti che
in Cielo avviene la comunicazione del pensiero. Dato che
il pensiero e la
percezione mi erano stati lasciati affinché io sapessi e
ricordassi in che
maniera avviene la resurrezione, mi rendevo conto che gli
angeli esaminavano
prima quali erano i miei pensieri, se erano simili ai
pensieri di coloro che
muoiono e che sono in genere tesi alla vita eterna. L’uomo
che spira è nel suo
ultimo pensiero finché non distoglie la sua attenzione da
quelli che sono stati i
suoi interessi dominanti nel mondo. Poi sentii
un’attrazione, come uno
sradicamento della mia mente e del mio spirito dal mio
corpo; e mi fu detto
che questo viene compiuto dal Signore, e in ciò consiste
la resurrezione.
450 - Quando gli angeli
celesti sono accanto al resuscitato, non
l’abbandonano perché amano tutto l’uomo; ma quando lo
spirito è tale da non
poter più restare in compagnia di questi angeli e desidera
separarsi da loro,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
178
allora vengono gli angeli del regno spirituale del
Signore. Sono loro che danno
al resuscitato l’uso della luce, perché prima egli non
vedeva niente, pensava
soltanto. Dopo aver dato al nuovo spirito l’uso della
luce, gli angeli spirituali
gli fanno tutti i servizi che egli può desiderare nel suo
stato, e lo istruiscono
nelle cose che sono nell’altra vita, sempre nei limiti
delle sue capacità di
comprensione. Gli angeli amano tutti gli uomini e il loro
più grande desiderio
è render loro dei servizi, istruirli e condurli al Cielo;
in questo consiste il loro
piacere supremo.
451 - Tuttavia questo
stato dell’uomo dopo la morte non dura più di
qualche giorno. Nelle pagine seguenti vedremo come l’uomo
viene condotto
da uno stato all’altro, e infine in Cielo o all’inferno.
Mi è stato concesso di
sapere queste cose in base a un gran numero di esperienze.
452 - Ho conversato con
alcuni resuscitati il terzo giorno dopo il loro
decesso, quando le operazioni di cui abbiamo parlato al n.
449 e 450 erano
state compiute. Tre di costoro li avevo conosciuti nel
mondo, e raccontai loro
che in quegli stessi momenti venivano preparate le loro
esequie per la
sepoltura dei loro corpi. Sentendo la parola «sepoltura»
essi furono colti da
una specie di stupore, e dissero che erano vivi e che
nella tomba veniva messo
ciò che era servito loro nel mondo. Erano anche molto
stupiti di non aver
creduto, finché erano nel mondo, alla vita dopo la morte,
e soprattutto si
meravigliavano del fatto che anche nella Chiesa i più la
pensavano come loro.
Coloro che qui in terra non hanno creduto a una vita
dell’anima dopo la morte
del corpo, sono estremamente confusi di constatare che
sono vivi. Certuni
tuttavia confermano l’impossibilità della vita dopo la
morte, per cui vengono
uniti a spiriti simili a loro e separati da coloro che
sono stati nella fede. Chi
continua a negare la vita eterna della propria anima, si
pone contro il Cielo e
la Chiesa.
DOPO LA MORTE L’UOMO HA UNA
PERFETTA FORMA UMANA
453 - La forma dello
spirito dell’uomo è una forma umana; di questo
abbiamo discusso precedentemente in più occasioni. L’uomo
è uomo in base
allo spirito, il quale agisce in ogni parte del corpo,
anche nella più piccola, al
punto che la parte in cui lo spirito non agisce, non vive.
Il pensiero e la
volontà appartengono allo spirito dell’uomo e non al suo
corpo. Se lo spirito,
una volta separato dal corpo, non appare all’uomo nella forma
umana, è
perché l’organo della vista del corpo, cioè l’occhio, è
materiale e non vede che
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
179
le cose materiali. Quando però l’occhio materiale è velato
e non influenza più
l’occhio spirituale, gli spiriti appaiono nella forma, che
è la forma umana: e
non soltanto gli spiriti che sono nel mondo spirituale, ma
anche quelli che
sono nel mondo naturale e vivono nel corpo materiale.
454 - La forma dello
spirito è la forma umana perché l’uomo, quanto allo
spirito, è stato creato secondo la forma del Cielo. Tutte
le cose del Cielo sono
simili alle cose che fanno parte della mente dell’uomo.
Ciò consente all’uomo
di ricevere l’intelligenza e la saggezza; dire ricevere
l’intelligenza e la saggezza,
e dire ricevere il Cielo, è la stessa cosa. Anche di
questo abbiamo trattato in
più occasioni precedentemente. Tutto ciò deriva dalla
divina umanità del
Signore da cui deriva il Cielo e ogni sua forma.
455 - L’uomo razionale
può capire ciò che è appena stato detto, che è tutto
legato e collegato. L’uomo non razionale invece non lo
capisce, e questo per
parecchie ragioni, la prima delle quali è che non lo vuole
capire, in quanto ciò
si oppone al falso che per lui è divenuto verità. Chi per
questo motivo non
vuole capire, ha chiuso la via del Cielo alla propria
razionalità. Tuttavia questa
strada può essere aperta a meno che la volontà non le
resista. Mi è stato
mostrato attraverso un gran numero di esperienze che
l’uomo può capire il
vero ed essere razionale, ammesso che lo voglia. Molto
spesso spiriti malvagi
che erano divenuti irrazionali perché nel mondo avevano
negato il divino e le
verità della Chiesa, sono stati rivolti da una forza
divina verso coloro che
erano invece nella luce della verità; essi compresero
allora tutte le verità come
gli angeli e confessarono di capirle e di riconoscerle
come autentiche. Quando
però furono ritornati in se stessi e ai loro amori
dominanti, non capirono più
niente e parlarono in maniera ben diversa. Ho anche
sentito qualche spirito
infernale dire che sa e capisce che quello che fa è male e
che quello che pensa
è sbagliato, ma che non può resistere al piacere del suo
amore, alla sua
volontà malvagia, la quale porta i pensieri a vedere il
male come se fosse bene
e il falso come se fosse vero. Ho così potuto vedere che
coloro che sono nel
falso e nel male possono capire e di conseguenza essere
razionali, però non lo
vogliono fare perché amano il falso più del vero e il male
più del bene. Amare
e volere sono la stessa cosa, perché ciò che l’uomo vuole
ama, e ciò che ama
vuole. L’uomo quindi può capire il vero purché lo voglia.
456 - Mi è stato
dimostrato da un’esperienza giornaliera durata molti anni
che lo spirito dell’uomo dopo la separazione dal corpo è
uomo in una forma
umana. Ho visto migliaia di spiriti, li ho sentiti
parlare, ho conversato con
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
180
loro, constatando che essi sono dispiaciuti che nel mondo
ci sia ancora una
tale ignoranza su questo soggetto, specie presso gli
eruditi e la Chiesa. In
particolare gli eruditi considerano l’anima in base a
concetti corporali,
sensuali e la concepiscono come un semplice pensiero,
qualcosa di volatile,
puro etere, che non può far altro che essere dissipato
dalla morte. La Chiesa,
che in base alla Scrittura crede all’immortalità
dell’anima, non ha saputo fare
altro che accordare all’anima qualche vitalità simile a
quella del pensiero, ma
le ha rifiutato l’uso di sensi simili a quelli dell’uomo.
Per questo molti pensano
all’anima secondo questa dottrina e non riescono a credere
che essa sia uno
spirito e abbia forma umana. Ne consegue che la maggior
parte di coloro che
arrivano dal mondo sono grandemente stupiti dopo la
propria resurrezione
constatando che sono vivi, che sono uomini come prima, che
vedono, sentono
e parlano, che il loro corpo possiede il tatto, in una
parola che non c’è alcuna
differenza.
457 - Appena l’uomo entra
nel mondo degli spiriti, dopo la sua
resurrezione, il suo spirito ha lo stesso volto, lo stesso
suono di voce, in una
parola tutto ciò che aveva nel mondo; ciò avviene perché
egli è ancora nel suo
stato esteriore e la sua interiorità non è ancora stata
aperta. Questo è il primo
stato degli uomini dopo la morte. In seguito però il viso
cambia e diviene tutto
diverso. Diviene simile all’amore dominante nel quale si
trovava e il suo
spirito quando era nel corpo. Il volto dello spirito
dell’uomo differisce molto
da quello del suo corpo; infatti il volto del corpo
dell’uomo deriva dai suoi
genitori e quello dello spirito proviene dalle affezioni
di cui è l’immagine. E’
questo volto appunto quello che assume lo spirito dopo la
vita terrena,
quando ogni esteriorità viene scartata e l’interiorità si
rivela. Questo è il terzo
stato dell’uomo. Se nell’altra vita i volti si
trasformano, è perché non è
consentito a nessuno di simulare affetti non reali né di
conseguenza di
presentare un volto non corrispondente a questi affetti.
Tutti senza eccezione
sono obbligati a parlare come pensano e a mostrare col
volto e coi gesti la
propria volontà. Ne risulta che i volti di tutti gli
spiriti divengono le effigi e le
forme dei loro affetti e delle loro tendenze e che tutti
coloro che si sono
conosciuti nel mondo si conoscono anche nel mondo degli
spiriti, ma non in
Cielo o all’inferno.
458 - Le facce degli
ipocriti vengono cambiate più lentamente di quelle
degli altri, perché essi hanno preso l’abitudine di
atteggiare il loro aspetto
esteriore ad immagine di sentimenti buoni. Per lungo tempo
il loro aspetto
resta costante. In seguito però anche loro si modificano
come gli altri. Gli
ipocriti sono coloro che hanno parlato come angeli, ma
dentro di sé non
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
181
hanno riconosciuto che le cose naturali e hanno negato il
divino e le cose che
appartengono alla Chiesa e al Cielo.
459 - La forma umana di
ogni uomo dopo la morte è tanto più bella
quanto più intimamente egli ha amato le divine verità ed è
vissuto in base ad
esse. L’interiorità di ognuno è aperta e configurata
secondo l’amore e la vita;
per questo più l’amore è interiore, più è conforme al
Cielo e di conseguenza
rende più bello il volto. Gli angeli più belli sono quindi
quelli che sono nel
Cielo intimo. La loro bellezza è tale che mai nessun
pittore con tutta la sua
arte potrà riprodurla; invece gli angeli dell’ultimo Cielo
possono fino a un
certo punto essere imitati con la pittura.
460 - In conclusione
rivelerò un arcano che non è ancora stato rivelato da
nessuno: tutto il bene e tutto il vero che procedono dal
Signore e costituiscono
il Cielo sono in forma umana, sia in generale che nelle
parti più minute.
Questa forma è anche quella del Cielo, di ogni società e
di ogni angelo. Già ne
abbiamo trattato dal n. 59 all’86. A questo bisogna
aggiungere che la forma
umana è anche la forma di ogni cosa del pensiero che
deriva dall’amore
celeste presso gli angeli. Questo arcano però è
difficilmente compreso
dall’intelletto umano, mentre è facilmente compreso dagli
angeli perché essi
sono nella luce del Cielo.
L’UOMO DOPO LA MORTE
È IN POSSESSO DI TUTTI I SUOI SENSI, DELLA
MEMORIA, DEL PENSIERO, DEGLI AFFETTI CHE AVEVA NEL MONDO:
ABBANDONA SOLTANTO IL SUO CORPO TERRENO
461 - Ho acquisito la
certezza che l’uomo quando passa dal mondo
naturale al mondo spirituale, cosa che avviene dopo la sua
morte, porta con sé
tutto ciò che gli appartiene, eccetto il suo corpo
terreno. In effetti, quando
l’uomo entra nel mondo spirituale, ha un corpo come
l’aveva nel mondo,
senza differenza apparente: egli infatti non ne vede e non
ne sente nessuna.
Tuttavia il suo corpo è spirituale e di conseguenza
separato o purificato dalle
cose terrene. Lo spirituale vede e tocca lo spirituale,
come il naturale vede e
tocca il naturale. Ne risulta che l’uomo divenuto spirito
sa di essere nel corpo
nel quale era anche nel mondo, e di conseguenza non sa di
essere morto.
L’uomo-spirito gioisce anche di tutti i sensi interiori ed
esteriori di cui godeva
nel mondo: vede, capisce, parla come prima. Ha anche il
gusto e l’odorato, e
sente col tatto come prima. Ha delle inclinazioni, dei
desideri, pensa, riflette,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
182
ama, vuole come prima. Chi ama gli studi, legge e scrive;
in una parola,
quando l’uomo passa ad un’altra vita non fa che passare da
un luogo all’altro,
e porta con sé quello che aveva, senza perdere nulla di
ciò che gli apparteneva.
Tutto quello che ha sentito nel mondo, visto, letto,
imparato, pensato dalla
prima infanzia all’ultimo momento della sua vita, cioè ciò
che fa parte della
sua memoria naturale, lo porta con sé. Però gli oggetti
naturali che sono nella
memoria e che non possono essere riprodotti nel mondo
spirituale, restano in
riposo, come capita all’uomo quando non pensa a questi
oggetti; essi sono
però riprodotti quando piace al Signore. Negli articoli
che seguiranno
parleremo della memoria e del suo stato dopo la morte.
L’uomo in genere non
può credere queste cose sul suo stato dopo la morte, in
quanto egli può
pensare solo naturalmente, anche con riferimento alle cose
spirituali.
462 - Vi è comunque una
grande differenza tra la vita dell’uomo nel
mondo spirituale e la sua vita nel mondo naturale. Coloro
che sono nel Cielo
sentono, vedono e capiscono in maniera molto più precisa e
pensano in
maniera molto più saggia di quando erano sulla terra. Essi
vedono grazie alla
luce del Cielo, che supera di gran lunga quella del mondo
e vivono in
un’atmosfera spirituale che è anch’essa infinitamente
superiore a quella
terrena. Un paragone che si potrebbe fare tra i sensi
interiori e quelli esteriori
è quello tra la luce del mezzogiorno e l’ombra della sera,
o tra la luminosità di
un giorno sereno e l’oscurità di un cielo tempestoso.
462 bis. - Mi è
stato dimostrato da numerose esperienze che l’uomo uscito
dal mondo conserva prima di tutto la sua memoria. A questo
proposito ho
visto e compreso molte cose ben degne di essere menzionate,
e ne riporterò
alcune. Certi spiriti negano le infamie e i crimini che
avevano commesso nel
mondo; tuttavia queste cattive azioni - adulteri e truffe,
furti e inganni -
vengono svelati e messi in luce in ogni dettaglio, insieme
ai pensieri e alle
intenzioni, così che non possono essere più negati. L’uomo
quindi porta con
sé tutta la sua memoria, e al mondo non c’è nulla di così
nascosto da non
divenire manifesto dopo la morte; e questo in presenza di
parecchi testimoni,
secondo le parole del Signore: Non vi è nulla di
nascosto che non sarà
svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto
ciò che
avete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce; e ciò
che avrete
detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà
annunciato sui tetti
(Luca, XII, 2-3).
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
183
463 - Gli angeli che sono
incaricati di svelare le azioni di un uomo dopo la
sua morte esaminano in primo luogo il suo volto. Poi
l’ispezione prosegue su
tutto il corpo, cominciando con le dita dell’una e dell’altra
mano e
continuando così in tutte le altri parti del corpo. Poiché
mi meravigliavo di
questa ispezione, mi fu spiegato che ogni cosa che
appartiene al pensiero e
alla volontà è iscritta nel cervello perché è là appunto
che sono i principi di
base, però è iscritta anche in tutto il corpo perché tutto
ciò che appartiene al
pensiero e alla volontà si estende in tutto il corpo e
termina in esso. Quindi
tutte le cose che sono iscritte nella memoria in base alla
volontà si ritrovano
non solo nel cervello, ma in tutto l’uomo, secondo
l’ordine delle parti del
corpo. In altre parole, tutte le azioni dell’uomo e tutti
i pensieri sono iscritti
nell’uomo tutto intero e risultano quindi come stampate in
un libro; e quando
uno spirito è visto alla luce del Cielo, le sue azioni e i
suoi pensieri vengono
visti come in uno specchio.
464 - La memoria esterna
o naturale si conserva nell’uomo dopo la morte;
tuttavia le cose puramente naturali che rientrano in
questa memoria non
vengono riprodotte nell’altra vita. Sulla terra l’uomo
pensava naturalmente,
cioè intellettualmente e razionalmente. Per questa ragione
la memoria esterna
o naturale si riposa nell’altra vita con riferimento al
suo contenuto materiale,
appunto perché queste cose non possono essere riprodotte;
infatti angeli e
spiriti parlano in base alle tendenze e ai pensieri che
fanno parte della loro
mente.
465 - Uno spirito era
indignato per il fatto che non riusciva a ricordarsi di
parecchie cose che aveva conosciuto durante la sua vita
terrena, e
rimpiangeva la perdita di piaceri che erano stati molto
grandi per lui. Gli fu
allora detto che non aveva perduto assolutamente niente e
che quello che
aveva saputo in generale e in particolare lo sapeva
ancora; ma che nel mondo
dove si trovava adesso non gli era permesso di rievocare
tali conoscenze e che
doveva essere contento di pensare e parlare molto meglio,
più perfettamente,
senza immergere la sua mente in cose materiali e corporali
che nel regno in
cui ora si trovava non erano di alcuna utilità. Gli
spiegarono che ora
possedeva tutto ciò che poteva servirgli per la vita
eterna, e che solo in questo
modo poteva giungere alla beatitudine e alla felicità.
Aggiunsero che è un
grande errore credere che in questo regno, con
l’allontanamento e il riposo
delle cose materiali dalla memoria, l’intelligenza
perisca; al contrario più la
mente è distolta dalle cose sensuali che appartengono
all’uomo esteriore o al
corpo, più si eleva verso le cose spirituali e celesti.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
184
466 - A volte, nell’altra
vita, la qualità delle memorie è resa visibile da
forme che appaiono soltanto là. Là infatti la memoria
esteriore prende
l’apparenza di un corpo calloso, e la memoria interiore
quella di una sostanza
midollare, simile a quella del cervello umano; si può in
questo modo sapere
quali sono queste memorie. Tale callosità appare dura e
striata interiormente,
formando come dei tendini, in coloro che nella vita
terrena hanno sviluppato
solo la loro memoria trascurando la loro razionalità. In
coloro che hanno
riempito la loro memoria di falsità appare stopposa e a
forma di chioma
disordinata, a causa dell’ammasso confuso di cose che vi
si trovano. In coloro
che hanno coltivato la loro memoria in vista dell’amore di
sé e del mondo,
appare come ossificata. In coloro che hanno voluto
penetrare i segreti divini
con ricerche scientifiche e soprattutto filosofiche, e che
non sono stati capaci
di credere senza prima acquisire dei precisi e concreti
convincimenti, appare
tenebrosa, capace di assorbire i raggi della luce e
trasformarli in tenebre.
Presso i furbi e gli ipocriti appare dura come l’ebano e
riflette i raggi della
luce. Un tale corpo calloso non appare affatto in coloro
che sono vissuti nel
bene dell’amore e nel vero della fede, perché la loro
memoria interiore
trasmette i raggi della luce alla memoria esteriore, agli
oggetti, alle idee,
trovandoli dei ricettacoli deliziosi; infatti la memoria
esteriore è l’ultimo
grado dell’ordine nel quale terminano e riposano
dolcemente le cose spirituali
e celesti, quando si è nel bene e nel vero.
467 - Gli uomini che sono
nell’amore verso il Signore e nella carità nei
riguardi del prossimo hanno in sé, durante la loro vita
nel mondo,
un’intelligenza e una saggezza angelica, che sono celate
nel profondo della
loro memoria interiore. Questa intelligenza e questa
saggezza non possono
apparire loro prima che essi si siano spogliati delle cose
corporali; allora la
memoria si assopisce e questa intelligenza e questa
saggezza si ridestano nella
memoria interiore, e poi in seguito anche nella memoria
angelica stessa.
468 - Ecco come la
razionalità può essere coltivata. La vera razionalità è
costituita di verità, che sono di tre generi: verità
civili, morali e spirituali. Le
verità civili si rapportano alla giustizia e al governo di
ogni paese. Le verità
morali si rapportano alla vita di ogni uomo e alle sue
relazioni con la società;
le verità spirituali si rapportano alla vita del Cielo e
della Chiesa. La
razionalità è aperta al primo grado dalle verità civili,
al secondo grado dalle
verità morali e al terzo grado dalle verità spirituali.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
185
469 - Al pari degli
uomini, gli spiriti e gli angeli hanno dunque una
memoria. In effetti tutto quello che essi capiscono,
vogliono, pensano, vedono
e vanno resta in loro. E’ così che la loro razionalità è
continuamente coltivata
durante l’eternità ed essi sono perfezionati in
intelligenza e saggezza dalle
conoscenze del vero e del bene, come gli uomini.
L’UOMO, DOPO LA MORTE, È COSÌ COME È STATA
LA SUA VITA NEL MONDO
470 - Ogni cristiano sa
grazie alla Scrittura che la vita di ognuno resta la
stessa dopo la morte. In numerosi passaggi è detto che
l’uomo sarà giudicato e
premiato secondo le sue azioni e le sue opere. Chi pensa
in base al bene e al
vero, non può impedirsi di vedere che coloro che vivono
bene vanno in Cielo e
coloro che vivono male vanno all’inferno. Al contrario,
chi vive nel male non
vuole credere che il suo stato dopo la morte dipenda dalla
sua vita nel mondo.
Egli pensa, specie quando è ammalato, che il Cielo sia
accordato ad ognuno
per pura misericordia, in qualunque modo sia vissuto.
417 - In un gran numero
di passaggi della Scrittura è detto che l’uomo sarà
giudicato e premiato a seconda delle sue azioni e delle
sue opere; Poiché il
Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i
suoi angeli,
e renderà a ciascuno secondo le sue azioni (Matteo XVI, 27). Beati fin
d’ora i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo
spirito,
riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li
seguono
(Apocalisse XIV, 13). Darò a ciascuno di voi secondo le
proprie opere
(Apocalisse II, 23). Poi vidi i morti, grandi e
piccoli, ritti davanti al
trono. Furono aperti libri e fu aperto anche un altro
libro, quello
della vita. I morti vennero giudicati in base a quello che
era scritto
in quei libri, ciascuno secondo le sue opere (Apocalisse XX, 12). Li
ripagherà secondo le loro azioni, secondo le opere delle
loro mani
(Geremia XXV, 14).
In queste affermazioni circa il giudizio ultimo, il
Signore non menziona
altro che le opere e dice che entreranno nella vita eterna
coloro che hanno
compiuto opere buone, mentre saranno dannati coloro le cui
azioni sono state
malvage (Matteo XXV, 32-46). Anche molti altri passi della
Scrittura ripetono
questi concetti. E’ dunque evidente che le opere e le
azioni sono la vita
esteriore dell’uomo, e attraverso di loro si manifesta la
sua vita interiore.
472 - Le opere e le
azioni manifestano la vita interiore in quanto ogni
azione e ogni opera procede dalla volontà e dal pensiero
dell’uomo; se così
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
186
non fosse, l’uomo sarebbe una macchina automatica. Di
conseguenza l’azione
o l’opera considerata in se stessa è soltanto un effetto
che procede dalla
volontà e dal pensiero, al punto che la volontà e il
pensiero condizionano sia
l’effetto che la forma esteriore. Se pensiero e volontà
sono buoni, lo sono
anche le opere e le azioni; se pensiero e volontà sono
cattivi, lo sono anche le
opere e le azioni. Mille uomini possono compiere un’azione
simile nella forma
esteriore, e tuttavia l’azione di ognuno considerata in se
stessa è diversa
perché procede da una diversa volontà.
473 - Se l’uomo ama ciò
che crede, allora lo vuole, e se può lo fa. E’
evidente e noto ad ognuno che amore e fede sono nella
volontà e nel pensiero
dell’uomo; infatti è la volontà che viene infiammata
dall’amore, mentre il
pensiero viene illuminato nelle cose della fede.
474 - Quando la fede è
separata dall’amore, non è affatto una fede, ma
soltanto una scienza che non ha in sé alcuna vita
spirituale. Lo stesso vale per
un’azione o un’opera fatta senza amore; essa allora non è
altro che un’opera di
morte e non un’opera di vita; e solo l’amore del male e la
fede nel falso le
danno un’apparenza di vita. Questa apparenza è chiamata
morte spirituale.
475 - L’uomo si ritrova
tutto intero nelle azioni e nelle opere; volontà e
pensiero, o amore e fede, costituiscono l’interiorità
dell’uomo. Pensare e
volere senza agire quando lo si può fare, è cosa simile a
una fiamma che,
chiusa in un vaso, si spegne; o a un seme che viene
gettato nella sabbia, dove
non germoglia e perisce. Ma pensare, volere e poi agire è
cosa simile a una
fiamma che effonde da tutte le parti calore e luce; o a un
seme che viene
gettato in una buona terra, si sviluppa e diviene un
albero o un fiore. Volere e
non agire quando lo si può fare, non è volere; amare e non
fare del bene
quando lo si può fare, non è amare; pensare soltanto che
si vuole e si ama, è
un pensiero separato che svanisce e si dissipa. Il corpo
spirituale dell’uomo è
formato dalle cose che l’uomo fa in base alla sua volontà
o al suo amore.
476 - Quanto fin qui
detto consente di capire che ciò che resta della vita
dell’uomo dopo la morte sono l’amore e la fede, non solo
in potenza ma anche
in atto. Restano cioè le sue azioni e le sue opere, perché
esse contengono in se
stesse tutto ciò che appartiene all’amore e alla fede
dell’uomo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
187
477 - L’amore dominante
resta nell’uomo dopo la morte, e non cambia mai
durante l’eternità. Nell’uomo vi sono parecchi amori,
tuttavia essi si
rapportano tutti al suo amore dominante e ne fanno una
cosa sola con lui. Se
l’amore dominante è composto da amori celesti, l’uomo si
unisce alle società
celesti; se invece è composto di amori infernali, l’uomo
si unisce alle società
infernali.
478 - Riassumendo e
sintetizzando: in primo luogo, l’uomo dopo la
morte è il suo amore o la sua volontà. In secondo luogo,
l’uomo resta
eternamente quello che è con riferimento alla sua volontà
o al suo amore
dominante. In terzo luogo, l’uomo il cui amore è
celeste o spirituale va in
Cielo; l’uomo il cui amore è corporale e mondano va
all’inferno. In quarto
luogo, se la fede non
deriva da un amore celeste, non resta nell’uomo. In
quinto luogo, ciò
che resta è l’amore in atto, ovvero la vita dell’uomo.
479 - Numerose esperienze
mi hanno mostrato che lo spirito dell’uomo è il
suo amore dominante. Per esempio il fatto che ogni spirito
coglie e fa suo
tutto ciò che conviene al suo amore, e rifiuta e allontana
da sé tutto ciò che
non gli conviene. L’amore di ciascuno è simile a un bosco
dal terreno morbido
e poroso, che si imbeve dei liquidi che convengono alla
sua vegetazione e
rifiuta tutti gli altri; o come gli animali di tutti i
tipi che conoscono i loro
alimenti, ricercano con avidità le cose che convengono
alla loro natura e si
distaccano da quelli che non sono adatti a loro. A volte
mi è stato concesso di
vedere qualche spirito buono e semplice che voleva
istruire degli spiriti
malvagi nelle verità e nel bene; costoro però rifuggivano
questa istruzione e
fuggivano lontano, e quando erano giunti presso i loro
simili accoglievano con
grande piacere le falsità che convenivano al loro amore.
(Tutte le tendenze
vengono chiamate amore in quanto vengono amate). Mi è
anche stato
concesso di vedere dei buoni spiriti che si intrattenevano
tra loro sulle verità e
vi trovavano grande interesse; gli spiriti malvagi invece
che erano anch’essi
presenti non vi prestavano alcuna attenzione, come se non
sentissero
neppure.
Nel mondo degli spiriti ci sono delle vie, alcune delle
quali conducono al
Cielo, le altre all’inferno; ogni via conduce a una
particolare società. Gli spiriti
buoni camminano sulla via che conduce al Cielo, verso la
società che è nel
bene del loro amore, e non vedono le vie che vanno verso
un’altra direzione.
Al contrario i cattivi spiriti seguono le vie che
conducono all’inferno, verso la
società che è nel male del loro amore; essi non vedono le
vie che conducono
altrove, e se le vedono non vogliono seguirle.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
188
480 - E’ stato detto che
l’uomo dopo la morte resta per l’eternità tale e
quale con riferimento alla sua volontà o all’amore
dominante: ciò mi è stato
confermato da un gran numero di esperienze. Mi è stato
concesso di parlare
con spiriti che erano vissuti più di mille anni fa, la cui
vita è conosciuta e
descritta nei libri storici. Questi spiriti erano ancora
simili a se stessi, proprio
come erano stati descritti, tuttora rivolti alla via che
avevano seguito durante
la loro vita.
Lo stesso avviene in coloro che sono vissuti diciassette
secoli or sono,
oppure tre o quattro. Gli angeli mi hanno spiegato che
durante l’eternità la
vita dell’amore dominante non viene mai cambiata in
nessuno perché ognuno
ha il suo amore. Cambiare tale amore, sarebbe privare lo
spirito della sua vita
o della possibilità di capirla. Questa vita costituisce
infatti il fondamento e la
base della vita spirituale. Quindi l’uomo resta legato al
suo amore dominante.
481 - Dopo la morte, gli
amori dominanti della vita di tutti coloro che
giungono nel mondo degli spiriti sono esaminati in base
alla loro qualità;
dopo di ché ognuno è unito a coloro che sono in amore
analogo: coloro che
sono in un amore celeste sono uniti a coloro che sono in
Cielo, e quelli che
sono in un amore corporale a coloro che sono all’inferno.
Ciascuno diviene
veramente il proprio amore, non soltanto per quello che
riguarda l’interiorità
e la mente, ma anche per quello che riguarda
l’esteriorità, il volto, il corpo e il
linguaggio. Coloro che sono in un amore corporale,
divengono pesanti, scuri,
neri e malformati; ma coloro che sono nell’amore celeste
appaiono vivi,
luminosi, belli e di un bianco splendente. Essi
differiscono anche nel carattere
e nel pensiero: i primi sono torpidi e quasi insensati,
gli altri saggi e
intelligenti. Coloro che sono nell’amore corporale non
riescono neppure a
vedere la luce del Cielo, che per loro è tenebra. Per
questo la fuggono e si
nascondono negli antri e nelle caverne a una profondità
che è in rapporto con
i loro errori e i loro mali. Però la luce dell’inferno,
che è simile a quella
emanata dai carboni accesi, è per loro come luce chiara.
Al contrario coloro
che sono nell’amore celeste, più si addentrano nella luce
del Cielo, più questa
per loro diviene chiara e splendente e più loro la
percepiscono con intelligenza
e saggezza.
482 - Coloro che sono in
un amore corporale e mondano, privi di amore
celeste e spirituale, non possiedono neppure la fede;
anche per costoro la luce
del Cielo è come tenebra, e tenebra è in loro stessi.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
189
483 - Quello che resta
dopo la morte è quindi l’amore in atto, cioè la vita
stessa dell’uomo. Questa è la conclusione di tutto ciò che
è stato appena detto
e mostrato circa le azioni e le opere. L’amore in atto è
opera e azione.
484 - Bisogna sapere che tutte le opere e tutte le azioni
appartengono alla
vita morale e sociale e di conseguenza riguardano ciò che
è sincero e giusto,
retto e equo. L’amore in base al quale tali azioni e opere
vengono compiute è
celeste o infernale: celeste se le azioni e le opere sono
fatte in base a un amore
celeste, infernale se sono fatte in base a un amore
infernale, cioè amore di sé e
del mondo.
DOPO LA MORTE, LE GIOIE DELLA VITA
DI OGNUNO SONO TRASFORMATE IN
GIOIE CORRISPONDENTI
485 - Nel capitolo
precedente è stato mostrato che l’amore dominante
resta con l’uomo per l’eternità. Ora sarà mostrato che le
gioie di questo amore
sono trasformate in gioie corrispondenti, cioè in gioie
spirituali che
corrispondono alle gioie naturali. E’ evidente che questo
avviene perché nel
mondo naturale l’uomo ha un corpo terreno che abbandona
quando arriva nel
mondo spirituale per rivestire un corpo spirituale.
486 - Tutte le gioie che
l’uomo prova appartengono al suo amore
dominante, perché l’uomo prova gioia soltanto per ciò che
ama e in
particolare per ciò che ama sopra ogni cosa. Queste gioie
sono varie: ce ne
sono tante quanti sono gli amori dominanti, e di
conseguenza tante quanti
sono gli uomini, gli spiriti e gli angeli, perché l’amore
dominante dell’uno non
è mai uguale a quello dell’altro. Ne deriva che il volto
di uno non è mai del
tutto simile a quello di un altro, perché il volto di
ognuno è l’immagine del suo
spirito, e quindi nel mondo spirituale quella del suo
amore dominante. Le
gioie di ogni persona in particolare sono di una infinita
varietà; tuttavia esse
si rapportano tutte all’amore dominante, lo compongono,
costituiscono una
sola cosa in lui. In Cielo, tutte le gioie si rapportano
all’amore universalmente
dominante, cioè all’amore verso il Signore, e all’inferno
all’amore per se stessi.
487 - Solo la scienza
delle corrispondenze può far capire quali siano le
gioie spirituali nelle quali sono trasformate le gioie
naturali di ognuno dopo la
morte, e qual è la loro qualità. Questa scienza insegna in
generale che non
esiste niente di naturale a cui non corrisponda qualcosa
di spirituale. Essa
insegna anche in particolare quali sono le corrispondenze
e di quale qualità
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
190
sono. Chi possiede questa scienza può informarsi del suo
stato dopo la morte
e sapere ciò che sarà, ammesso che conosca il proprio
amore e il suo rapporto
con l’amore universale. Però conoscere il proprio amore
dominante è
impossibile a coloro che vivono nell’amore di sé, perché
essi amano ciò che
loro appartiene, chiamano bene i mali e verità le cose
sbagliate che
favoriscono i loro mali e li confermano. Tuttavia, se lo
vogliono, possono
avere questa conoscenza grazie ad altri che sono saggi e
che vedono ciò che
loro non vedono. Chi però è totalmente preso dall’amore di
se stesso, rifiuta
con disprezzo ogni insegnamento saggio. Gli spiriti non
possono vedere da
soli i loro mali e i loro errori e quelli che sono tutti
presi dall’amore di sé e del
mondo non possono essere condotti verso il Signore: per
loro sincerità,
giustizia e amore celeste non esistono e sono
incomprensibili. Queste cose
vengono dette affinché l’uomo esamini se stesso, conosca
il proprio amore in
base alle proprie gioie e conosca di conseguenza lo stato
della sua vita dopo la
morte in base alla scienza delle corrispondenze.
488 - La scienza delle
corrispondenze può far conoscere in che modo le
gioie della vita di ognuno sono cambiate in gioie
corrispondenti dopo la
morte. Dato però che questa scienza non è ancora stata
divulgata, farò un po’
di luce su questo argomento riferendo qualche esempio
fornito
dall’esperienza. Tutti coloro che sono nel male, specie
quelli che hanno
rifiutato la Scrittura, fuggono la luce del Cielo. Si
ritirano in caverne oscure e
in buchi della roccia e vi si nascondono, perché hanno
amato il falso e odiato
il vero. Caverne, buchi nella roccia e tenebre
corrispondono al falso così come
la luce corrisponde al vero. Essi godono ad abitare lì,
mentre soffrono se si
trovano in campagna alla luce del giorno. Coloro che si
sono compiaciuti di
tendere inganni e macchinare furberie, si comportano in
questo modo.
Stanno dentro le caverne, entrano in volte così oscure che
non si vedono
neppure tra loro e si parlano a bassa voce nelle orecchie:
la gioia del loro
amore si trasforma in questa maniera. Coloro che hanno
coltivato le scienze al
solo scopo di passare per eruditi, godendo della propria
memoria che
suscitava in loro gran vanità, amano i luoghi sabbiosi e
li scelgono piuttosto
che le fertili campagne e i giardini, perché i luoghi
sabbiosi corrispondono ai
loro studi. Coloro che sono stati nelle dottrine delle
rispettive chiese senza
mai applicarle alla loro vita, scelgono luoghi pietrosi e
abitano in mezzo a
mucchi di massi; fuggono i luoghi coltivati perché li
hanno in avversione.
Coloro che hanno attribuito tutto alla natura o alla
propria prudenza, e che
con diversi artifici si sono innalzati a degli onori e
hanno conquistato
ricchezze, si dedicano nell’altra vita ad arti magiche che
sono abusi dell’ordine
divino, e in esse trovano il massimo piacere della loro
vita. Coloro che hanno
applicato le divine verità ai propri amori e in questo
modo le hanno falsificate,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
191
amano i luoghi sporchi e pieni di urina, perché tali
luoghi corrispondono ai
piaceri di un tale amore. Coloro che sono stati
sordidamente avari abitano in
caverne, amano gli escrementi dei maiali e il cattivo
odore simile a quello che
proviene da una cattiva digestione. Coloro che hanno
passato la loro vita nelle
voluttà e nelle mollezze e sono stati smodatamente golosi
ponendo nelle cose
il bene sovrano della vita, nell’altra vita amano le
latrine che per loro sono
delle delizie; fuggono i luoghi puliti che per loro non
presentano alcuna
piacevolezza. Coloro che hanno provato piacere nel
compiere adulteri, vivono
in luoghi di prostituzione dove tutto è sporco e
disgustoso. Amano questi
luoghi e fuggono le case oneste; provano il più grande
piacere nel distruggere
i matrimoni. Coloro che sono stati avidi di vendette e di
conseguenza hanno
acquisito una natura feroce e crudele, amano le sostanze
cadaveriche e
abitano in caverne così fatte.
489 - Invece i piaceri
della vita di coloro che nel mondo sono vissuti
nell’amore celeste sono trasformati in piaceri
corrispondenti, come quelli che
esistono nei Cieli e che provengono dal sole del Cielo e
dalla luce di questo
sole. Questa luce presenta alla vista oggetti che
racchiudono interiormente
cose divine e che rappresentano esteriormente le gioie dei
loro amori. Farò
ora qualche esempio sulla base della mia esperienza:
coloro che hanno amato
le divine verità e la Scrittura per tendenza interiore o
per amore delle verità
stesse, abitano nell’altra vita nella luce, su luoghi
elevati che appaiono come
montagne e sono continuamente nella luce del Cielo. Essi
non conoscono le
tenebre come quelle della notte nel mondo e vivono sempre
in un clima
primaverile. Alla loro vista si presentano come dei campi,
dei prati e delle
vigne. Nelle loro case tutto risplende come le pietre
preziose e le finestre sono
di puro cristallo. Tali sono le gioie per la loro vista;
tuttavia queste gioie
corrispondono interiormente alle divine verità che hanno
amato e che per
loro divengono bei panorami, cristallo e pietre preziose.
Coloro che sono
vissuti in base alle dottrine della Chiesa ricavate dalla
Scrittura sono nel Cielo
intimo e godono più degli altri dei piaceri della
saggezza. In ogni cosa essi
vedono le cose divine corrispondenti, per cui ogni cosa
davanti a loro sembra
ridere, gioire e vivere. Per coloro che hanno amato le
scienze, attraverso
queste hanno coltivato la loro mente e hanno riconosciuto
il divino, le gioie
scientifiche sono trasformate in gioie spirituali
attinenti alle conoscenze del
bene e del vero. Essi abitano in giardini fioriti,
verdeggianti, circondati di viali
d’alberi; fiori e alberi cambiano ogni giorno. Tali cose
procurano loro gioie
che vengono continuamente rinnovate dalla varietà dei
particolari. Giardini,
fiori, alberi, aiuole corrispondono alle scienze, alle
conoscenze e di
conseguenza all’intelligenza. Coloro che hanno attribuito
ogni cosa al divino
sono nella luce celeste, che rende gli oggetti
trasparenti; in questa trasparenza
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
192
la loro vista interiore coglie immediatamente innumerevoli
variazioni della
luce che procurano loro dei piaceri interiori. Gli oggetti
che sono nelle loro
case brillano come diamanti e offrono continue variazioni.
Mi è stato detto
che le mura delle loro case sono come cristallo e quindi
trasparenti; e che tale
trasparenza corrisponde all’intelletto illuminato dal
Signore, dopo che le
ombre provenienti da fede e amore per le cose naturali
sono state scartate.
Tutti gli oggetti che sono intorno a questi spiriti
corrispondono alla loro
interiorità e sono quindi tali da permettere agli spiriti
di percepire
chiaramente quello che questi oggetti rappresentano e
significano. I piaceri
del loro amore sono ineffabili e crescono per tutta
l’eternità; essi sono tali da
non poter essere descritti con parole umane. E quanto ho
appena detto è ben
poca cosa per descrivere le corrispondenze dei piaceri di
coloro che sono
nell’amore celeste.
490 - Da quanto fin qui
detto si può capire che le gioie sono trasformate
dopo la morte in gioie corrispondenti; l’amore stesso però
resta eternamente.
Così l’amore coniugale, l’amore per la giustizia, la
sincerità, l’intelligenza e la
saggezza e tutti gli altri amori restano eternamente. Le
cose che ne derivano
sono come sorgenti perenni e costituiscono gioie che
permangono, ma sono
elevate a un livello superiore quando passano dalle cose
naturali alle cose
spirituali.
IL PRIMO STATO DELL’UOMO DOPO LA MORTE
491 - Dopo la morte
l’uomo attraversa tre stati prima di andare o in Cielo o
all’inferno. Il primo è ancora legato alla sua
esteriorità, il secondo è interiore e
il terzo è quello della preparazione. L’uomo attraversa
questi stati nel mondo
degli spiriti. Alcuni però non attraversano questi stati,
ma subito dopo la
morte sono elevati al Cielo o diretti all’inferno. Coloro
che sono stati
rigenerati e di conseguenza preparati per il Cielo nel
mondo, vengono subito
elevati al Cielo in quanto attraverso la rigenerazione non
hanno bisogno di
liberarsi dei carichi naturali del corpo; gli angeli
quindi li portano subito in
Cielo. Ho avuto occasione di constatare che per alcuni
questo è avvenuto
un’ora sola dopo la morte. Coloro al contrario che sono
stati interiormente
malvagi e in apparenza esteriormente buoni, che hanno
avuto una malvagità
piena di furberie e hanno usato la bontà per ingannare, si
dirigono
immediatamente all’inferno. Ho visto alcuni precipitarsi
all’inferno subito
dopo la morte: quelli eccessivamente furbi con la testa in
basso e i piedi in
alto; gli altri in maniere diverse. Alcuni, subito dopo la
morte, sono gettati
dentro delle caverne e così separati da coloro che sono
nel mondo degli spiriti;
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
193
ogni tanto comunque vengono portati fuori e in seguito
ricollocati nelle
caverne. Questi sono coloro che sotto pretesti civici si
sono comportati
malvagiamente verso il prossimo.
Tutti costoro tuttavia sono poco numerosi al confronto di
coloro che sono
trattenuti nel mondo degli spiriti per essere preparati o
per il Cielo o per
l’inferno, secondo l’ordine divino.
492 - Subito dopo la
morte l’uomo arriva nel primo stato, quello legato
all’esteriorità. Ogni uomo ha, quanto al suo spirito, una
esteriorità e
un’interiorità. L’esteriorità è quella che fa sì che lo
spirito nel mondo adatti il
corpo, il volto, i gesti e il linguaggio dell’uomo alla
vita civile coi suoi simili.
L’interiorità dello spirito riguarda invece le cose che
appartengono alla
volontà e quindi ai pensieri, che raramente si manifestano
sul volto o
attraverso la lingua o i gesti. Infatti fin dall’infanzia
l’uomo si abitua a
testimoniare amicizia, benevolenza e sincerità, e a
nascondere
volontariamente i propri pensieri. Così di solito egli
conduce una vita morale
e sociale a livello esteriore, qualunque sia la sua
interiorità. Ne risulta che
l’uomo conosce appena la propria interiorità e non le
dedica alcuna
attenzione.
493 - Questo primo stato
dell’uomo dopo la morte è simile al suo stato nel
mondo, in quanto l’uomo si trova nella sua esteriorità. Il
suo volto, il suo
linguaggio, il suo carattere sono simili, e parimenti la
sua vita morale e
sociale. Ne consegue che egli non può far altro che
credere di essere ancora
nel mondo, a meno che non porti la sua attenzione agli
oggetti che incontra e
a quello che gli hanno detto gli angeli nel momento della
sua resurrezione,
cioè che ora egli è uno spirito (vedi n. 450). Così una
vita continua nell’altra e
la morte è soltanto un passaggio.
494 - Lo spirito novizio
dell’uomo, dopo aver lasciato la vita terrena, è
riconosciuto dai suoi amici e da coloro che egli aveva
conosciuto nel mondo,
perché gli spiriti riconoscono uno non solo per il volto e
il linguaggio che
aveva nel mondo, ma anche per la sfera vitale che lo
circonda. Ne consegue
che tutti, nel momento stesso in cui entrano nell’altra
vita, sono riconosciuti
dai loro amici, parenti, conoscenti; con essi conversano e
rimangono in
società secondo le amicizie contratte nel mondo. Ho più
volte avuto modo di
vedere come i nuovi arrivati fossero lieti di incontrare
di nuovo i loro amici, e
questi a loro volta gioivano allo stesso modo. Avviene
abitualmente che gli
sposi si ritrovino e si accolgano mutualmente; essi
restano insieme per un
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
194
tempo più o meno lungo, a seconda del piacere della loro
coabitazione nel
mondo. Tuttavia, se non sono stati uniti da un amore
veramente coniugale,
amore che è l’unione delle menti in base all’amore
celeste, dopo qualche
tempo si separano. Se però le menti degli sposi sono state
in opposizione e
interiormente hanno avuto avversione l’uno per l’altro,
allora si manifestano
scoperte inimicizie e a volte si combattono. Tuttavia essi
non vengono
separati prima di entrare nel secondo stato, di cui si
tratterà nel capitolo
seguente.
495 - E’ stato detto che
la vita degli spiriti novizi non è diversa da quella
che conducevano nel mondo naturale, quando sullo stato
della loro vita dopo
la morte e sul Cielo e l’inferno non sapevano altro che
quello che avevano
appreso in base al senso letterale della Scrittura e alle
predicazioni relative.
Ne consegue che dopo essersi meravigliati di ritrovarsi in
un corpo, di
possedere ancora tutti i sensi che avevano nel mondo e di
vedere cose simili a
quelle del mondo, essi provano il desiderio di sapere come
è il Cielo e come è
l’inferno, e dove sono situati l’uno e l’altro. Di
conseguenza vengono istruiti
dagli amici sulle condizioni della vita eterna e sono
anche condotti in diversi
luoghi e in diverse compagnie. Certuni sono condotti in
città e giardini, dove
vedono oggetti magnifici che colpiscono lo stato d’animo
esteriore nel quale si
trovano. A volte sono riportati ai pensieri che avevano
durante la vita del
corpo circa la condizione della loro anima dopo la morte,
il Cielo e l’inferno.
Qui sono lasciati finché s’indignano di aver interamente
ignorato tali cose e di
vedere che anche la Chiesa le ignora. Quasi tutti
desiderano sapere se
andranno in Cielo, e la maggior parte crede di potervi
andare perché nel
mondo ha condotto una vita morale e sociale. Essi non si
rendono conto che
malvagi e buoni conducono una vita simile esteriormente,
fanno ugualmente
del bene agli altri, frequentano le Chiese, ascoltano le
prediche e pregano. Essi
ignorano completamente che gli atti esterni e le
esteriorità del culto non
contano niente, mentre contano soltanto le disposizioni
interiori da cui
derivano quelle esteriori. Appena uno su mille sa in che
cosa consistono le
disposizioni interiori, e che il Cielo e la Chiesa
risiedono in esse. Ancor meno
sanno che gli atti esteriori corrispondono alle intenzioni
e ai pensieri, i quali
sono identici all’amore e alla fede che danno loro
origine. Questa è la
situazione della maggior parte dei cristiani che giungono
all’altra vita.
496 - Dato che in questo
primo stato buoni e cattivi pronunciano delle
verità e fanno del bene, dei buoni spiriti - con diversi
mezzi – esaminano con
attenzione coloro che arrivano al fine di conoscerli. Ciò
avviene perché tutti
sono ugualmente vissuti con moralità nella forma
esteriore, sottomessi al
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
195
governo e alle leggi. Per questa loro condotta morale essi
hanno acquisito una
reputazione di giustizia e sincerità, attirando a sé onori
e ricchezze. Ciò che
distingue principalmente gli spiriti malvagi dai buoni è
l’avidità con la quale
essi portano la loro attenzione sulle cose esteriori. Essi
si occupano poco di ciò
che sentono dire sulle disposizioni interiori, che sono le
verità e i beni della
Chiesa e del Cielo; ascoltano, è vero, ma senza attenzione
e senza gioie. Li si
può anche riconoscere perché quando sono lasciati a se
stessi si dirigono
frequentemente verso certe regioni e seguono le vie che ad
esse portano.
Secondo le regioni verso le quali si rivolgono, si
riconosce l’amore che li
conduce.
497 - Tutti gli spiriti
che arrivano dal mondo sono collegati, è vero, a
qualche società del Cielo, o a qualche società
dell’inferno: soltanto però per le
disposizioni interiori. Queste non si manifestano a
nessuno finché gli spiriti
sono legati alla loro esteriorità, perché questa copre e
nasconde l’interiorità,
specialmente in coloro che vivono nel male interiore. In
seguito però
l’interiorità appare manifestamente; ciò avviene quando
gli spiriti passano al
secondo stato, perché allora la loro interiorità viene
aperta e la loro esteriorità
assopita.
498 - Questo primo stato
dell’uomo dopo la morte dura qualche giorno,
qualche mese o raramente più di un anno; il tempo
differisce dall’uno all’altro
a seconda della concordanza o della discordanza
dell’esteriorità con
l’interiorità. In effetti in ognuno le disposizioni
interiori e quelle esteriori
devono divenire una cosa sola e corrispondersi. Non è
permesso a nessuno di
pensare e volere in una maniera, e parlare e agire in
un’altra. Ognuno deve
essere l’effige della propria affezione e del proprio
amore; quindi
esteriormente bisogna essere come si è interiormente. E’
per questo che le
disposizioni esteriori degli spiriti vengono dapprima
svelate e ricondotte
all’ordine, affinché possano servire da base a quelle
interiori.
IL SECONDO STATO
DELL’UOMO DOPO LA MORTE
499 - Il secondo stato
dell’uomo dopo la morte è chiamato stato interiore,
perché allora l’uomo è messo nella sua interiorità che
appartiene alla sua
mente, alla sua volontà e al suo pensiero, mentre le
disposizioni interiori in
cui si era trovato durante il suo primo stato sono
assopite. Chi osserva la vita
dell’uomo, le sue parole e le sue azioni può constatare
che ognuno ha
un’interiorità e un’esteriorità, o dei pensieri e delle
intenzioni interiori ed
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
196
esteriori. Lo si può constatare facilmente: per esempio
chi è nella vita sociale
pensa degli altri ciò che ha sentito su di loro o per fama
o da conversazioni,
ma non secondo il suo pensiero; e per quanto sia malvagio,
si comporta
civilmente. Questo fanno i furbi e gli adulatori, che
parlano e agiscono in
modo diverso da come pensano e vogliono, e anche gli
ipocriti che parlano di
Dio, del Cielo, della salute delle anime, delle verità
della Chiesa, del bene della
patria e del prossimo dando un’impressione di fede e
d’amore, mentre in Cuor
loro hanno credenze diverse e amano soltanto se stessi. Si
vede così che
esistono due pensieri, uno esteriore e uno interiore.
L’uomo per sua natura è
creato in modo che il pensiero esteriore sia una cosa sola
col pensiero
interiore, per corrispondenza. Ciò avviene in coloro che
sono nel bene, perché
pensano e dicono soltanto il bene. Invece in coloro che
sono nel male, il
pensiero interiore non si accorda col pensiero esteriore,
perché costoro
pensano il male e pronunciano il bene. L’ordine è allora
rovesciato, perché il
bene è esterno e il male interno. Così il male predomina
sul bene e lo tiene
sottomesso come uno schiavo, affinché serva i malvagi come
mezzo per
raggiungere scopi che rientrano nel loro amore. Essendovi
un simile fine nel
bene che dicono e che fanno, è evidente che in loro il
bene non è il bene, ma è
intriso di male, qualunque sia la sua apparenza esteriore
agli occhi di coloro
che non conoscono la sua apparenza interiore. Diverse sono
le cose per chi è
nel bene. In loro l’ordine non è rovesciato e il bene
influisce nel linguaggio e
nelle azioni. Questo ordine è quello nel quale l’uomo è
stato creato.
500 - Sono il pensiero e
la volontà che determinano l’interiorità dell’uomo;
traendo origine dal mondo spirituale, pensiero e volontà
costituiscono
propriamente lo spirito dell’uomo.
501 - Occorre sapere che
l’uomo è assolutamente rispondente alla sua
interiorità, perché essa appartiene allo spirito e la vita
dell’uomo è la vita del
suo spirito; il corpo infatti vive in quanto trae la sua
vita dallo spirito. Per
tutta l’eternità l’uomo è ciò che è la sua interiorità.
Ciò che invece attiene al
suo corpo, cioè ciò che è esteriore, si assopisce e serve
da base alla
disposizione interiore, come è già stato spiegato precedentemente.
502 - Quando il primo
stato è superato, l’uomo è messo nello stato della
volontà interiore e del pensiero interiore derivante da
questa volontà, stato
nel quale aveva vissuto nel mondo, quando abbandonato a se
stesso pensava
liberamente e senza freni. Egli entra in questo stato
senza saperlo, come
avveniva nel mondo quando il suo pensiero si indirizzava
verso l’interiorità e
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
197
ivi permaneva. Quando l’uomo-spirito è in questo stato, è
in se stesso e nella
propria vera vita, perché pensare liberamente secondo i
propri istinti significa
vivere davvero ed essere veramente uomo.
503 - Lo spirito, in
questo stato, pensa in base alla propria volontà, alle
proprie tendenze e al proprio amore. Il suo pensiero allora
diviene una cosa
sola con la volontà, al punto che non è quasi possibile
distinguere l’uno e
l’altra. Lo stesso avviene quando parla, con la differenza
però che lo spirito ha
qualche paura a mettere a nudo i pensieri della sua
volontà, perché la sua vita
sociale nel mondo gli ha insegnato ad avere questa paura.
504 - Tutti gli uomini,
comunque siano stati, sono messi in questo stato
dopo la morte, perché questo stato appartiene al loro
spirito. Lo stato
precedente era quello dello spirito dell’uomo nelle sue
relazioni sociali, e
questo stato non è proprio dello spirito, perché deve
parlare e agire secondo le
leggi della vita morale e sociale e spesso deve agire e
parlare in modo da
attirarsi amicizia, benevolenza e favore.
505 - Quando lo spirito è
nel suo stato interiore, agisce in maniera tale da
manifestare chi è e che uomo è stato nel mondo. Chi nel
mondo è vissuto
interiormente nel bene, agisce allora razionalmente e
saggiamente, anche più
saggiamente di quando era nel mondo perché è stato
liberato dai legami del
corpo e delle cose terrene, che producevano oscurità
interponendo una sorta
di cortina nuvolosa. Al contrario, chi nel mondo è stato
nel male, agisce allora
stupidamente e follemente, più follemente ancora che nel
mondo, perché è
nella libertà e non ha più alcuna costrizione. In effetti
sulla terra egli si
mostrava sensato esteriormente e si fingeva razionale; una
volta però che è
stato liberato della sua esteriorità, le sue follie si
rivelano. Il malvagio che
esteriormente si presenta come un uomo buono, può essere
paragonato a un
vaso esternamente pulito e brillante, chiuso da un
coperchio, dentro al quale
sono nascoste sporcizie di ogni specie. A lui si applicano
queste parole del
Signore: Voi rassomigliate a sepolcri imbiancati:
all’esterno sono
belli da vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e
di ogni
putridume (Matteo
XXIII, 27).
506 - Tutti coloro che
nel mondo sono vissuti nel bene e hanno agito in
base alla coscienza, hanno riconosciuto il divino e amato
le divine verità,
specie quelli che le hanno applicate alla loro vita,
quando entrano nello stato
interiore si sentono come coloro che, svegliati da un
profondo sonno, entrano
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
198
in uno stato di veglia: oppure come coloro che passano
dall’ombra alla luce.
Ora essi pensano in base alla luce del Cielo, e per
conseguenza in base a una
saggezza interiore. Il Cielo influisce anche sui loro
pensieri e le loro
inclinazioni producendo beatitudine e gioia interiore a un
livello che non
avevano mai prima conosciuto: essi ora infatti sono in
comunicazione con gli
angeli del Cielo. Allora riconoscono il Signore e
l’adorano in piena libertà,
perché la libertà fa parte delle affezioni interiori. Essi
si astengono così dalla
santità esterna e vengono nella santità interna, nella
quale consiste il culto
stesso. Tale è lo stato di coloro che hanno condotto una
vita cristiana secondo
i precetti della Scrittura. Ma coloro che nel mondo sono
vissuti nel male e
senza alcuna coscienza, sono in uno stato opposto. Di
conseguenza hanno
negato interiormente il divino, anche se pensavano di non
negarlo ma di
riconoscerlo; lo facevano però soltanto esteriormente.
Riconoscere il divino e
vivere male sono due cose opposte. Quando nell’altra vita
tali uomini entrano
nello stato interiore, appaiono come stravaganti quando
parlano e agiscono.
Essi sono liberi di agire liberamente secondo i loro
pensieri e la loro volontà
in quanto sono separati dalla loro esteriorità che nel
mondo li tratteneva e
rappresentava un freno; quindi sono privati di ogni
razionalità, perché nel
mondo essa era insita non nella loro interiorità ma nella
loro esteriorità. Essi
commettono allora ogni sorta di furberie, malizie e
astuzie, e anche atti
criminali, blasfemi e vendicativi. Tuttavia hanno l’impressione
di essere più
saggi degli altri. Mentre sono nel secondo stato, talora
vengono rimessi per
brevi intervalli nello stato interiore e quindi nella
memoria di quello che
hanno fatto quando erano nello stato interiore. Alcuni
sono pieni di vergogna
e riconoscono di aver agito da insensati; altri non
provano alcuna vergogna,
altri si indignano che non venga loro permesso di essere
continuamente nello
stato esteriore. Allora viene loro mostrato come sarebbero
se fossero
continuamente in questo stato. Macchinerebbero
clandestinamente gli stessi
atti criminali e per l’apparenza del bene e del giusto
sedurrebbero i semplici
di cuore e di fede, perdendo totalmente se stessi.
507 - Quando gli spiriti
sono nel secondo stato, appaiono assolutamente
come sono stati interiormente nel mondo. Tutte le cose che
hanno fatto e
detto in segreto sono rese pubbliche, perché allora non
sono più trattenuti
dalla loro apparenza esterna; fanno e dicono quindi
apertamente ciò che
vogliono, senza temere di perdere la reputazione come
avveniva nel mondo.
Così si scoprono le cose nascoste e si svelano le cose
segrete, secondo le parole
del Signore: Non c’è nulla di nascosto che non sarà
svelato, né di
segreto che non sarà riconosciuto. Pertanto ciò che avrete
detto
nelle tenebre, sarà udito in piena luce: e ciò che avrete
detto
all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui
tetti (Luca
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
199
XII, 2-3). E ancora: Ma io vi dico che di ogni parola
infondata gli
uomini renderanno conto nel giorno del giudizio (Matteo XII, 36).
508 - Essendo impossibile
descrivere in poche parole come sono i malvagi
nel secondo stato, poiché sono stravaganti secondo le loro
cupidigie che sono
molto diverse, citerò qualche esempio che permetterà di
valutare gli altri.
Coloro che hanno amato se stessi al di sopra di tutte le
cose e che in tutti gli
incarichi e le funzioni hanno tenuto in conto soprattutto
il proprio onore,
sono più stupidi degli altri quando si trovano nel secondo
stato. Essi hanno
svolto dei compiti non per i compiti stessi, ma solo in
vista della fama che
poteva derivarne e degli onori che potevano scaturirne.
Però più si ama se
stessi, più ci si allontana dal Cielo; e più ci si
allontana dal Cielo, più si è
lontani dalla saggezza.
Coloro che hanno amato se stessi e al tempo stesso sono
stati astuti e sono
riusciti a raggiungere certi onori attraverso degli
artifici, si associano con gli
spiriti più malvagi. Si esercitano in arti magiche che
costituiscono abusi
nell’ordine divino, e con queste arti ossessionano e
infestano tutti coloro che
non li onorano. Essi fomentano odi, bruciano di desiderio
di vendetta,
desiderano ardentemente opprimere coloro che non si
sottomettono, si
abbandonano a tutte le passioni e cercano con tutti i
mezzi di entrare in Cielo
per distruggerlo ed essere adorati come dei: la loro
follia arriva fino a questo
punto.
I cattolici romani che hanno avuto questo carattere sono
più insensati degli
altri. Essi immaginano che il Cielo e l’inferno siano
sottomessi al loro volere e
che loro possano a loro piacimento rimettere i peccati.
Rivendicano per se
tutto ciò che è divino e assumono il nome di Cristo. Sono
a tal punto convinti
che le cose stiano così che gettano la confusione negli
spiriti e oscurano le loro
menti con tenebre e menzogne. In entrambi gli stati essi
sono molto simili a
ciò che erano sulla terra, ma nel secondo stato sono privi
di razionalità.
Coloro che hanno attribuito la creazione alla natura e di
conseguenza
hanno negato Dio in cuor loro, ma non con le parole, si
uniscono nel secondo
stato ai loro simili e chiamano Dio chiunque eccella più
degli altri in astuzia:
arrivano persino a tributargli un onore divino. In
un’assemblea ho visto alcuni
adorare un mago, discutere sulla natura e comportarsi con
stravaganza.
Alcuni di loro erano stati nel mondo dei grandi dignitari
e altri avevano avuto
la reputazione di essere saggi e sapienti.
Le manifestazioni di follia che si potrebbero citare sono
tante; tuttavia
questi pochi esempi mostrano come sono coloro la cui interiorità
è chiusa al
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
200
Cielo. L’uomo dopo la morte non cambia la natura che gli
era propria nel
mondo.
509 - Quando gli spiriti
malvagi sono in questo secondo stato, si
precipitano in mali di ogni genere e sono allora
severamente puniti. Esistono
pene diverse nel mondo degli spiriti, dove il rango che la
persona ha occupato
nel mondo non conta più: è lo stesso se è stata servitore
o re! Ogni male porta
con sé la sua pena, perché il male e la pena sono uniti.
Tuttavia nessuno è
punito per il male compiuto nel mondo, ma per i mali
compiuti nell’altra vita.
E’ per altro lo stesso dire che si è puniti per i mali
compiuti nel mondo o per
quelli compiuti nell’altra vita, poiché ognuno dopo la
morte ritorna alla sua
vita e di conseguenza agli stessi mali, perché l’uomo è
esattamente come è
stato nella vita nel corpo. Ciò è stato spiegato dal n.
470 al 484. Nell’altra vita
però non hanno più alcuna forza l’istruzione, la paura
della legge, il timore di
perdere la reputazione; qui infatti lo spirito agisce
secondo la propria natura,
che non può essere repressa e mutata che dalle sofferenze.
Gli spiriti buoni
invece non sono mai puniti, anche se hanno fatto qualche
male nel mondo,
perché questi mali non si ripetono. Mi è stato concesso di
sapere che i loro
mali sono stati di un altro genere o di un’altra natura,
perché non hanno agito
con deliberato proposito contro il vero né sono stati
mossi da un cuore
malvagio. Essi sono stati spinti dall’ereditarietà
trasmessa loro dai genitori,
che li ha spinti ciecamente quando le loro inclinazioni
esteriori erano separate
dalla loro interiorità.
510 - Ognuno si unisce
alla società nella quale viveva già il suo spirito
quando era nel mondo: infatti lo spirito dell’uomo è
congiunto a qualche
società, infernale per i malvagi o celeste per i buoni.
Dopo la morte ognuno
raggiunge la sua società e gradualmente vi entra. Quando
uno spirito
malvagio è nel suo stato interiore, è tutto teso a
raggiungere la sua società e
prima che questo stato sia finito è direttamente rivolto
ad essa. Quando lo
stato si conclude, lo spirito malvagio si precipita da
solo all’inferno dove sono
i suoi simili. L’azione di precipitarsi appare alla vista
come quella di un uomo
che precipita a rovescio con la testa in basso e i piedi
in alto. Appare così
perché quest’uomo è nell’ordine inverso, in quanto aveva
amato le cose
infernali e rifiutato le cose celesti.
511 - La separazione
degli spiriti malvagi da quelli buoni avviene nel
secondo stato. Nel primo stato sono insieme, perché lo
spirito è com’è stato
nel mondo, dove sia i buoni che i malvagi si trovano nella
disposizione
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
201
esteriore. Diversamente avviene quando lo spirito si trova
nel secondo stato
ed è abbandonato alla sua natura o alla sua volontà. La
separazione dei buoni
dai malvagi avviene in diverse maniere. In genere i
malvagi si dirigono verso
le società con le quali nel primo stato avevano avuto una
comunicazione di
pensiero e di affetti, o verso quelle che essi avevano indotto
a credere,
attraverso apparenze esteriori, di non essere malvagi.
Spesso essi vengono
mostrati ai buoni spiriti come realmente sono; vedendoli,
gli spiriti buoni
distolgono il volto e contemporaneamente gli spiriti
malvagi voltano la faccia
verso la regione dove si trova la società infernale nella
quale dovevano andare.
Questo è il modo di separazione più frequente; ce n’è però
un gran numero
d’altri, che non posso citare per non dilungarmi troppo.
IL TERZO STATO DELL’UOMO DOPO LA MORTE, CHE È UNO STATO DI
ISTRUZIONE PER COLORO CHE ENTRANO NEL CIELO.
512 - Il terzo stato
dell’uomo dopo la morte, o quello del suo spirito, è uno
stato di istruzione. Questo stato è per coloro che vanno
in Cielo e divengono
angeli, ma non per coloro che vanno all’inferno, perché
questi ultimi non
possono essere istruiti. Il loro secondo stato è per loro
anche il terzo: per loro
tutto è terminato, perché già si sono rivolti interamente
verso il loro amore, e
quindi verso la società infernale che partecipa del
medesimo amore. Quando
ciò è avvenuto, pensano e vogliono in base a questo amore,
e dato che questo
amore è infernale, essi non vogliono che il male e non
pensano che al falso.
Qui trovano le loro gioie, che sono quelle del loro amore.
Di conseguenza
rifiutano il bene e il vero adottati in precedenza, perché
erano serviti soltanto
come mezzo per ottenere il loro amore. I buoni invece sono
condotti dal
secondo stato al terzo, che è quello della loro
preparazione per il Cielo
attraverso l’istruzione. In effetti nessuno può essere
preparato per il Cielo se
non attraverso la conoscenza del bene e del vero, quindi
attraverso
l’istruzione. Senza questa, nessuno può conoscere il bene
e il vero spirituali, e
neppure il male e il falso che ne sono gli opposti. Nel
mondo si può sapere in
che cosa consistono il bene e il vero civile e morale; ma
il bene e il vero
spirituali non si imparano in terra, bensì in Cielo. Li si
può imparare dalla
Scrittura e dalla dottrina della Chiesa ricavata dalla
Scrittura, tuttavia non
possono influire nella vita dell’uomo se egli non è in
Cielo con la sua
interiorità e la sua mente. L’uomo è in Cielo quando
riconosce il divino e al
tempo stesso agisce giustamente e sinceramente in base
alla Scrittura; agisce
cioè giustamente e sinceramente per il divino, e non per
se stesso e il mondo.
Nessuno però può agire così senza essere stato istruito.
Infatti deve sapere che
esiste un Dio, un Cielo e un inferno, una vita dopo la
morte; deve sapere che
bisogna amare Dio al di sopra di tutte le cose e il
prossimo come se stessi, e
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
202
credere a tutto ciò che sta nella Scrittura perché è
divina verità. Senza la
conoscenza di queste verità l’uomo non può pensare
spiritualmente.
513 - L’istruzione agli
spiriti che devono entrare in Cielo è fatta da angeli di
diverse società, specialmente da quelli delle società
della regione
settentrionale e della regione meridionale, perché queste
società sono
nell’intelligenza e nella saggezza in quanto conoscono il
bene e il vero.
I luoghi di istruzione sono verso settentrione e si
estendono da tutte le
parti fino a grandi distanze. Sono diversi, disposti e
distinti secondo i generi e
le qualità dei beni celesti, affinché tutti possano
esservi istruiti a seconda del
loro carattere e della loro capacità di ricezione. Gli
spiriti che devono essere
qui istruiti dopo aver completato il secondo stato nel
mondo degli spiriti, sono
condotti verso questi luoghi dal Signore. Tuttavia non
tutti vengono condotti
qui, perché coloro che hanno ricevuto questa istruzione
nel mondo sono
innalzati al Cielo per un altro cammino. Certuni anzi vi
entrano subito dopo la
morte, altri dopo un breve soggiorno con spiriti buoni,
durante il quale la
parte materiale dei loro pensieri e dei loro affetti,
derivante dagli onori e dalle
ricchezze del mondo, viene allontanata; in questo modo
essi sono purificati.
Prima dell’istruzione alcuni vengono tormentati, il che
avviene in luoghi che
si trovano sotto le piante dei piedi (dell’uomo immenso),
luoghi chiamati
terra inferiore. Sono coloro che in vita si sono fissati
su false idee, ma hanno
tuttavia condotto una vita buona; costoro vengono qui
sottoposti a duri
tormenti, perché le idee false sono radicate con forza e
occorre sradicarle per
poter mettere poi al loro posto le verità. A questo
proposito si veda Arcana
Coelestia (1).
(1) Si tratta dell’opera maggiore di Swedenborg, in dieci
volumi. Non
essendo disponibile in lingua italiana, si consiglia agli
interessati di
richiederne copia alle varie Società Swedenborg di cui è
fornita la lista in
appendice di questo volume. Tali edizioni sono in inglese,
tedesco e francese.
514 - Tutti coloro che
sono nei luoghi di istruzione abitano separatamente,
perché ognuno nella propria interiorità comunica con la
società del Cielo nella
quale si appresta ad entrare. Dato che le società del
Cielo sono disposte
secondo la forma celeste (vedere dal n. 200 al n. 212), lo
sono anche questi
luoghi di istruzione. Per questo quando questi luoghi
vengono considerati dal
Cielo, appaiono come un Cielo in forma più piccola. Essi
si estendono in
lunghezza da Oriente a Occidente e in larghezza da
Mezzogiorno a
Settentrione, però la larghezza appare minore della
lunghezza. Ecco la
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
203
disposizione generale: davanti ci sono quelli che sono
morti bambini e sono
stati allevati in Cielo fino alla prima adolescenza. Dopo
aver passato l’infanzia
con le loro governanti, vengono trasportati in questi
luoghi dal Signore e ivi
istruiti. Dietro a loro si trovano i luoghi dove vengono istruiti
coloro che sono
morti adulti e che nel mondo sono vissuti nel bene della
verità. Poi vengono
coloro che sono stati maomettani e che hanno condotto nel
mondo una vita
morale, hanno riconosciuto un solo essere divino e il
Signore Gesù come
profeta. Quando costoro si separano da Maometto che non è
più loro di alcun
aiuto, si avvicinano al Signore, l’adorano, riconoscono la
sua divinità e sono
allora istruiti nella religione cristiana. Dopo di loro,
verso settentrione, vi
sono i luoghi di istruzione dei diversi pagani, che nel
mondo hanno condotto
una vita buona conformemente alla loro religione e hanno
acquisito una loro
coscienza. Essi hanno agito con giustizia non perché a
questo li abbiano
indotti le leggi, ma perché ciò era prescritto dalla loro
religione. Una volta
istruiti, essi vengono facilmente condotti a riconoscere
il Signore, perché
sentono in Cuor loro che Dio non è invisibile, ma visibile
sotto forma umana.
Costoro sono molto numerosi e i migliori tra loro sono gli
africani.
515 - Non tutti però
vengono istruiti allo stesso modo e dalle stesse società
del Cielo. Coloro che vengono allevati in Cielo fin
dall’infanzia sono istruiti da
angeli dei Cieli inferiori perché non sono imbevuti di
falsità provenienti da
false religioni e non hanno macchiato la loro vita
spirituale di cose grossolane
derivanti dagli onori e dalle ricchezze del mondo. Coloro
che sono morti
adulti sono per lo più istruiti dagli angeli dell’ultimo
Cielo. Questi angeli
hanno più somiglianza con loro degli angeli dei Cieli interiori,
la cui saggezza
non può essere ricevuta. I maomettani sono istruiti da
angeli che un tempo
avevano seguito la stessa religione e si erano convertiti
alla religione cristiana.
Anche i pagani sono istruiti da angeli che un giorno lo
furono.
516 - L’istruzione
avviene in base alla dottrina tratta dalla Scrittura: i
cristiani in base alla dottrina celeste che concorda
interamente con il senso
interiore della Scrittura; gli altri, come i maomettani e
i pagani, in base a
dottrine adeguate alla loro comprensione. Esse
differiscono dalla dottrina
celeste soltanto in quanto la vita spirituale è insegnata
attraverso una vita
morale conforme ai dogmi buoni e positivi della loro
religione sui quali essi
hanno basato la loro vita sulla terra.
517 - L’istruzione nei
Cieli differisce dall’istruzione nel mondo perché le
conoscenze non sono affidate alla memoria, ma alla vita,
in quanto la
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
204
memoria di questi spiriti è nella loro vita stessa. In
effetti essi ricevono tutte le
cose e se ne impregnano, ma quelle che non concordano con
la loro vita non
sono ricevute, perché gli spiriti vivono in base alla loro
interiorità e sono in
una forma umana che a questa corrisponde.
518 - Certi spiriti erano
convinti, in base al loro pensiero nel mondo, che
sarebbero andati in Cielo e vi sarebbero stati ricevuti
meglio degli altri, perché
erano sapienti e avevano appreso molte cose sulla
Scrittura e le dottrine della
Chiesa. Essi credevano di essere saggi, e nel mondo degli
spiriti furono
esaminati per sapere se le loro conoscenze risiedevano
nella loro memoria o
nella loro vita. Coloro che erano stati nell’amore reale
del vero furono ricevuti
in Cielo, dopo essere stati istruiti, perché avevano
saputo distinguere le cose
materiali da quelle spirituali e delle cose materiali
avevano saputo fare un uso
spirituale. Al contrario coloro le cui conoscenze
risiedevano soltanto nella
memoria avevano acquisito la capacità di ragionare sulle
verità, ma non
avevano avuto alcuna luce del Cielo e per orgoglio avevano
creduto di essere
più saggi degli altri; inoltre erano convinti che
sarebbero entrati in Cielo e lì
sarebbero stati serviti dagli angeli. Quando però furono
avvicinati a una
società angelica, per influsso della luce cominciarono ad
avere la vista
offuscata, l’intelletto annebbiato e la respirazione
affannosa come quella dei
morenti. Quando sentirono il calore del Cielo, che è amore
celeste,
cominciarono ad essere tormentati interiormente. Furono
allora allontanati
da quei luoghi e in seguito istruiti. Appresero allora che
l’angelo non diviene
tale per le sue conoscenze, ma per la vita condotta in
base ad esse. Le
conoscenze considerate in se stesse sono esterne al Cielo,
ma la vita condotta
in base ad esse è propria del Cielo.
519 - Gli spiriti,
essendo permeati di idee spirituali, vengono istruiti in
poco tempo in luoghi appositamente designati e preparati
quindi per il Cielo.
Sono allora rivestiti di vesti angeliche, di lino fine,
spesso di un bianco
risplendente. Sono poi condotti per una via che porta in
alto verso il Cielo e
affidati ad angeli che svolgono il compito di guardie. In
seguito sono ricevuti
da altri angeli e introdotti in società dove gioiscono di
certe beatitudini. Di lì,
ognuno è condotto dal Signore verso la sua società, per vie
diverse, a volte
tortuose. Nessun angelo conosce queste vie, soltanto il
Signore le conosce.
Quando questi spiriti arrivano alle loro società, la loro
interiorità viene
aperta; e dato che questa interiorità è conforme a quella
degli angeli di questa
società, sono subito riconosciuti e accolti con gioia.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
205
520 - Aggiungo qualcosa
di memorabile sui cammini che conducono da
questi luoghi al Cielo e attraverso i quali vengono
introdotti gli angeli novizi:
ci sono otto cammini, due da ciascun luogo di istruzione,
uno sale verso
oriente e l’altro verso occidente. Coloro che vanno al
regno celeste del Signore
seguono i cammini orientali, e coloro che vanno nel regno
spirituale seguono
quelli occidentali. I quattro cammini che conducono al
regno celeste del
Signore appaiono ornati di ulivi e alberi da frutta di
specie diverse, e quelli
che conducono al regno spirituale del Signore appaiono
ornati di vigne e lauri.
Ciò avviene a causa delle corrispondenze, perché le vigne
e i lauri
corrispondono all’amore per il vero e le sue
utilizzazioni, e gli ulivi e gli alberi
da frutta all’amore del bene e alle sue utilizzazioni.
NESSUNO ENTRA IN CIELO PER
MISERICORDIA IMMEDIATA
521 - Coloro che non sono
stati istruiti a proposito del Cielo e della via per
entrarvi, e neppure sulla vita che si conduce in Cielo,
credono che vi si possa
entrare per un atto di misericordia riservato a coloro che
sono nella fede. Essi
credono che il Signore interceda a loro favore e che
quindi siano ammessi in
Cielo per la grazia e che di conseguenza tutti gli uomini,
comunque siano,
possano essere salvati per misericordia. Addirittura
certuni pensano che
questo possa valere anche per coloro che sono all’inferno.
Quelli che hanno
queste credenze non hanno però nessuna conoscenza
dell’uomo. Essi non
sanno che l’uomo è assolutamente corrispondente alla sua
vita e che la sua
vita corrisponde al suo amore, sia a livello interiore che
esteriore. Essi non
sanno che la forma corporea è la forma attraverso la quale
l’interiorità si
presenta nei suoi effetti e che l’uomo corrisponde
interamente al suo amore.
Essi non sanno neppure che lo spirito non vive per virtù
propria, ma in virtù
dello spirito. Se l’uomo non sa queste cose, può essere
indotto a credere che la
salvezza sia un gesto di misericordia e di grazia del
Signore.
522 - La misericordia
divina è una pura misericordia verso tutto il genere
umano per salvarlo, è costante presso tutti e non si
ritira mai da nessuno.
Sono così salvati tutti quelli che possono esserlo, ma non
possono esserlo che
attraverso mezzi divini che sono stati rivelati dal
Signore attraverso la
Scrittura. Questi mezzi divini sono chiamati divine
verità, insegnano come
l’uomo deve vivere per essere salvato, conducono l’uomo in
Cielo e lo
adeguano alla vita celeste. Il Signore lo fa per tutti,
però non può farlo se
l’uomo non si astiene dal male, perché il male ostacola.
Nella misura in cui
l’uomo si astiene dal male, il Signore lo guida coi suoi
mezzi divini e per pura
misericordia dall’infanzia fino alla fine della sua vita
nel mondo, e poi per
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
206
tutta l’eternità. Ecco che cosa si intende quando si parla
di misericordia
divina. E’ evidente che è pura misericordia, però non è
immediata, cioè non
c’è salvezza comunque indipendentemente da come si è
vissuti.
523 - Il Signore non fa
mai niente contro l’ordine, perché Lui stesso è
l’ordine. Le divine verità sono le leggi dell’ordine in
base al quale il Signore
guida l’uomo. Salvare l’uomo per misericordia immediata è
contro l’ordine, e
ciò che è contro l’ordine divino è contro il divino
stesso. L’ordine divino è il
Cielo nell’uomo, però l’uomo ha pervertito questo ordine
con una vita
contraria alle leggi dell’ordine, che sono le divine
verità. Per pura misericordia
il Signore riporta l’uomo in quest’ordine attraverso le
leggi. Più l’uomo ritorna
all’ordine, più riceve in sé il Cielo, e colui che riceve
il Cielo entra in Cielo.
524 - Se gli uomini
potessero essere salvati per misericordia immediata, lo
sarebbero tutti, anche coloro che sono all’inferno. Anzi
l’inferno non
esisterebbe nemmeno. Dire che il Signore può salvare
immediatamente tutti
gli uomini, e non lo fa, è parlare contro la divinità
stessa del Signore. La
Scrittura ci insegna che il Signore vuole salvare tutti e
non vuole la
dannazione di nessuno.
525 - La maggior parte di
coloro che provengono dal mondo cristiano,
quando entrano nell’altra vita sono convinti che saranno
salvati per
misericordia immediata, in quanto la implorano. Quando
vengono esaminati
si scopre però che essi credono che entrare in Cielo
significhi soltanto esservi
ammessi e qui gioire delle gioie celesti, mentre ignorano
completamente in
che cosa consiste il Cielo e che cos’è la gioia celeste.
Vien loro dunque detto
che il Signore non rifiuta il Cielo a nessuno e che se lo
si desidera si può
esservi introdotti e restarvi. Coloro che l’hanno
desiderato vi sono stati
ammessi, ma una volta entrati il calore celeste, che è
l’amore nel quale sono
gli angeli, e la luce celeste, che è la divina verità, li
hanno riempiti di una tale
ansietà che essi hanno sentito un tormento infernale
invece della gioia celeste.
Terrorizzati, si sono precipitati in basso. Così, per
esperienza viva, furono
istruiti sul fatto che il Cielo non può essere donato a
chiunque per
misericordia immediata.
526 - A volte mi sono
intrattenuto con gli angeli su questo argomento,
dicendo loro che nel mondo la maggior parte di coloro che
vivono nel male e
parlano del Cielo e della vita eterna dicono che in Cielo
si entra soltanto per
un atto di misericordia. Quelli che credono ciò, sono
specialmente coloro che
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
207
fanno della fede l’unico mezzo di salvezza. In base ai
principi della loro
religione, essi non considerano né la vita né le opere
d’amore che
costituiscono la vita stessa, e neppure tutti gli altri
mezzi attraverso i quali il
Signore introduce il Cielo nell’uomo e lo rende capace di
ricevere le gioie
celesti. Queste persone credono quindi che si entri in
Cielo solo per
misericordia divina, alla quale Dio è indotto per
intercessione del Figlio. Gli
angeli mi dissero che tale ignoranza deriva dal dogma che
accetta il principio
della fede sola; però, dissero, la fede non può esistere
senza amore, perché
allora sarebbe soltanto una scienza, qualcosa di esterno
alla vita dell’uomo.
Da tale fede deriva la credenza che i malvagi possano
essere salvati al pari dei
buoni, se al momento della morte si affidano alla
misericordia. Gli angeli
tuttavia mi hanno dichiarato di non aver mai visto entrare
in Cielo per
misericordia immediata nessuno che fosse vissuto male,
qualunque fosse
stato il suo convincimento in materia di misericordia.
527 - Posso testimoniare
in base a un gran numero di esperienze che è
impossibile introdurre la vita del Cielo in coloro che nel
mondo hanno
condotto una vita contraria a quella del Cielo. Gli angeli
mi hanno detto che è
più facile trasformare un corvo in una colomba o una
cornacchia in un uccello
del paradiso che uno spirito infernale in un angelo del
Cielo. Dopo la morte
infatti l’uomo resta come era stato nella vita del mondo.
Ancora una volta
dunque è evidente che nessuno può essere ricevuto in Cielo
per misericordia
immediata.
NON È DIFFICILE COME
SI CREDE CONDURRE LA VITA CHE PORTA AL CIELO
528 - Certe persone
credono che sia difficile condurre la vita che porta al
Cielo, vita chiamata spirituale. Lo credono perché hanno
sentito dire che
l’uomo deve rinunciare al mondo, privarsi di quelle che
sono chiamate le
concupiscenze del corpo e della carne, che deve vivere
spiritualmente
rifiutando le cose mondane che sono soprattutto ricchezze
e onori. Credono
anche di dover stare continuamente in pie meditazioni su
Dio, sulla salvezza e
la vita eterna, di dover passare la vita in preghiera,
leggendo la Scrittura e libri
di pietà. Mi è stato invece concesso di sapere attraverso
conversazioni con gli
angeli che le cose non stanno affatto così. Ho anche
saputo da loro che quelli
che rinunciano al mondo e vivono spiritualmente in questa
maniera si
preparano una vita triste che non sarà capace di
accogliere la gioia celeste,
perché ognuno conserva la propria vita. Per ricevere la
vita del Cielo, l’uomo
deve vivere a tutti gli effetti nel mondo, negli affari e
in attività: allora riceverà
la vita celeste attraverso la vita morale e civile. La
vita spirituale deve essere
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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formata in questo modo. Vivere una vita interiore senza
una vita esteriore è
come abitare in una casa senza fondamenta, che poco a poco
si riempie di
crepe e si indebolisce fino a crollare.
529 - Se si considera la
vita dell’uomo razionalmente, si scopre che essa è
tripla, cioè spirituale, morale e civile, e queste vite
sono distinte. Certi uomini
vivono una vita civile, senza una vita morale e
spirituale. Altri ancora vivono
una vita civile e una vita morale, ma non una vita
spirituale; altri invece
vivono tutte e tre le vite, cioè vivono una vita del
Cielo, mentre gli altri vivono
la vita del mondo separata da quella del Cielo. Si può
così vedere che la vita
spirituale non è separata da quella naturale e dalla vita
del mondo, ma è ad
essa congiunta come l’anima è congiunta al corpo. Se fosse
separata, sarebbe
come abitare in una casa senza fondamenta. In effetti la
vita morale e civile è
la vita spirituale in azione. Se queste vite sono
separate, la vita spirituale
diviene un fatto intellettuale non sostenuto dalla
volontà.
530 - Da quello che
seguirà si può vedere che non è difficile come si crede
condurre la vita che porta al Cielo. Qual è l’uomo che non
è in grado di
condurre una vita civile e morale? Ognuno fin
dall’infanzia viene istruito in
questo senso. Tutti, i malvagi come i buoni, conducono
questa vita perché
vogliono passare per sinceri e giusti. Quasi tutti
praticano queste virtù
esteriormente, come se agissero sinceramente e
giustamente. L’uomo
spirituale deve vivere alla stessa maniera, può farlo con
la stessa facilità
dell’uomo naturale, con la differenza però che l’uomo
spirituale crede in Dio.
Egli agisce sinceramente e giustamente non per la sola
ragione che ciò è
conforme alle leggi civili e morali, ma anche perché ciò è
conforme alle leggi
divine. Quest’uomo pensa alle cose divine quando agisce ed
è quindi in
comunicazione con gli angeli. Egli è allora guidato dal
Signore senza che se ne
renda conto. Ciò che fa di sincero e di giusto in base
alla vita morale e civile, lo
fa su base spirituale. La sua giustizia e la sua sincerità
appaiono esteriormente
del tutto simili a quelle dell’uomo naturale e persino a
quelle dei malvagi, ma
interiormente sono del tutto dissimili. In effetti i
malvagi agiscono
giustamente e sinceramente solo in vista di se stessi e
del mondo. Se non
temono le leggi e le pene e neppure la perdita della
reputazione, dell’onore,
del lucro e della vita, agiscono senza sincerità e senza giustizia
perché non
temono né Dio né alcuna legge divina. L’uomo spirituale
può quindi vivere
alla stessa maniera dell’uomo naturale nella vita civile e
morale, con la
differenza che il suo uomo interiore, ovvero la sua
volontà e il suo pensiero,
sono congiunti a Dio.
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209
531 - Le leggi della vita
spirituale, della vita civile e della vita morale sono
insegnate anche nei dieci precetti del Decalogo. I tre
primi precetti
contengono le leggi della vita spirituale, i quattro
successivi della vita civile e i
tre ultimi quelle della vita morale.
532 - Tutti sanno che i
pensieri sono guidati e condotti dalle intenzioni e
dallo scopo che l’uomo si propone. In effetti il pensiero
è la vista interiore
dell’uomo, e questa vista si comporta come quella
esteriore, cioè si rivolge e si
ferma là dove vuole l’intenzione. Se dunque la vista
interiore o il pensiero si
rivolgono verso il mondo e qui si fermano, il pensiero
diviene mondano. Se si
rivolge verso di sé e verso gli onori rivolti a se stessi,
diviene corporale; ma se
si rivolge verso il Cielo, diviene celeste e di
conseguenza si eleva. E’ l’amore
dell’uomo che crea le sue intenzioni e che determina la
vista interiore
dirigendo i pensieri verso gli oggetti del suo amore.
L’amore di se stessi si
rivolge verso se stessi e ciò che ha a che fare con se
stessi; l’amore del mondo
verso le cose mondane, e l’amore del cielo verso le cose
celesti.
533 - E’ evidente quindi
che non è poi così difficile come si potrebbe
credere condurre la vita del Cielo. Basta che l’uomo,
quando il suo spirito è
attratto verso qualcosa che gli sembra non sincero e
ingiusto, pensi che questa
cosa non si può fare perché è contraria ai precetti
divini. Se l’uomo si abitua a
pensare così e ne contrae la consuetudine, poco a poco si
unisce al Cielo. Nella
misura in cui ciò avviene, il suo spirito si apre e
comprende in che cosa
consistono la non-sincerità e l’ingiustizia. Vede quindi i
mali e può dissolverli,
perché un male non può essere dissolto che dopo che è stato
visto. L’uomo
possiede la libertà, quindi può pensare liberamente ciò
che vuole. Quando
l’uomo si è iniziato a questo stato, il Signore attiva in
lui ogni bene: fa sì che
veda i mali, che non li voglia e li abbia infine in
avversione. E quanto è inteso
nelle parole del Signore: Il mio giogo è dolce e il mio
carico leggero
(Matteo XI, 30). Bisogna però sapere che la difficoltà di
pensare così e di
resistere ai mali cresce nella misura in cui l’uomo fa i
mali per volontà
propria. Vi si abitua talmente che non li vede e infine
arriva ad amarli. Dato
che gli procurano piacere, li scusa, li conferma con
illusioni di ogni genere e
arriva a dire che sono permessi e sono addirittura dei
beni. Questo capita a
coloro che fin dall’adolescenza si precipitano senza ritegno
nei mali e al tempo
stesso rifiutano le cose divine.
534 - Un giorno mi fu
rappresentato un cammino che conduce al Cielo e
all’inferno. Esso era largo, rivolto a sinistra o verso
settentrione, e un gran
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
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numero di spiriti lo seguiva. A una certa distanza, nel
punto in cui questo
cammino terminava, c’era una pietra molto grande; da
questa pietra
partivano due strade, una che andava a destra e una a
sinistra. Quella di
sinistra era chiusa e stretta e portava verso mezzogiorno,
cioè verso la luce del
Cielo. Quella di destra era larga e spaziosa e portava
obliquamente in basso,
verso l’inferno. Vidi tutti quegli spiriti che camminavano
separarsi alla
biforcazione segnata dalla grande pietra. I buoni
voltavano a sinistra ed
entravano nel cammino stretto che portava al Cielo. I
malvagi però non
vedevano la pietra, vi inciampavano e si ferivano. Dopo
essersi alzati,
correvano nel cammino largo che andava verso l’inferno. In
seguito mi fu
spiegato che cosa significava tutto ciò: la prima strada
larga e il gran numero
di spiriti, buoni e malvagi, che camminavano insieme e
parlavano tra loro
come amici, rappresentavano coloro che esteriormente
vivono allo stesso
modo, sinceramente e giustamente, senza alcuna differenza
apparente. La
pietra posta alla biforcazione sulla quale cadevano i
malvagi che poi correvano
verso la strada che conduceva all’inferno, rappresentava
la divina verità,
negata da coloro che guardano verso l’inferno. Questa
stessa pietra, nel suo
significato supremo, rappresenta la divina umanità del
Signore. Al contrario,
coloro che riconoscevano la divina verità e al tempo
stesso la divinità del
Signore, imboccavano il cammino che conduceva al Cielo. Mi
è stato così
mostrato una volta di più che i malvagi come i buoni
conducono una vita
simile esteriormente o seguono lo stesso cammino, tutti
con la stessa facilità.
Tuttavia coloro che riconoscono la divinità del Signore,
sono guidati verso il
Cielo; gli altri invece vanno all’inferno. I pensieri
dell’uomo, che procedono
dall’intenzione o dalla volontà, sono rappresentati
nell’altra vita da strade. Ne
consegue che gli spiriti vengono riconosciuti dalle strade
che intraprendono.
Compresi allora chiaramente il significato di queste
parole del Signore:
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e
spaziosa la via
che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che
entrano per
essa; quanto è stretta invece è la porta e angusta la via
che conduce
alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! (Matteo VII, 13-
14). Il cammino che conduce alla vita è stretto e pochi lo
trovano, però
trovarlo non è difficile. La pietra che si trovava
all’angolo dove finiva la via
larga e comune, illustra chiaramente le parole del
Signore: La pietra che i
costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo.
Chiunque
cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà
addosso, lo
stritolerà (Luca
XX, 17-18).
535 - Mi è stato concesso
di conversare nell’altra vita con persone che sulla
terra si erano allontanate dagli affari del mondo per
vivere piamente o
santamente. Ho parlato anche con altri che avevano imposto
a se stessi vari
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211
patimenti credendo così di rinunciare al mondo e domare le
concupiscenze
della carne. Tuttavia la maggior parte di queste persone,
avendo condotto una
vita triste ed essendosi allontanate dalla vita di carità,
vita che può essere
condotta soltanto nel mondo, non possono unirsi agli
angeli, perché la vita
degli angeli è felice e lieta e consiste nel fare delle
buone azioni che sono opere
di carità. Inoltre coloro che hanno passato la loro vita
fuori dalle cose del
mondo, coltivano l’idea del merito e di conseguenza
desiderano
continuamente il Cielo e pensano alla gioia celeste come a
una ricompensa,
ignorando assolutamente in che consiste la gioia celeste.
Quando queste
persone vengono introdotte tra gli angeli e nella gioia
angelica, si stupiscono
grandemente, perché la gioia angelica rifiuta l’idea del
merito e prevede
invece l’esecuzione di doveri da cui deriva la
beatitudine. Dato che non hanno
la capacità di ricevere questa gioia, queste persone si
ritirano e si associano a
coloro che nel mondo hanno condotto una vita simile alla
loro. Le persone che
sono vissute santamente dal punto di vista esteriore,
sempre in preghiera nei
templi, che hanno afflitto le loro anime e hanno
continuamente pensato che
in questo modo si sarebbero guadagnati maggiore stima e
maggiori onori
degli altri, e sarebbero stati considerati come santi
durante la loro vita
postmortale, non entrano in Cielo perché hanno agito
soltanto per se stessi.
Vanno dunque all’inferno coi loro simili. Altri invece
sono nell’inferno dei
furbi, perché hanno agito con artificio e inganno,
inducendo i semplici a
crederli in possesso di una santità divina. In queste
condizioni si trovano
parecchi santi della religione cattolica romana. Mi è
stato consentito di
parlare con loro e di vedere chiaramente la vita che essi
hanno condotto nel
mondo e quella che hanno avuto in seguito. Queste cose mi
sono state dette
per mostrare che la vita che conduce al cielo è una vita
nel mondo, ma non
distaccata dal mondo. Una vita di pietà senza la carità,
che può essere
esercitata soltanto nel mondo, non conduce al Cielo. Vi si
accede invece
attraverso una vita di carità, che consiste nell’agire
sinceramente e
giustamente in ogni funzione, affare, impiego, in base a
una motivazione
interiore, e di conseguenza di origine celeste. Questa
vita non è difficile; è
difficile invece la vita di pietà separata dalla vita di
carità, che allontana dal
Cielo in misura direttamente proporzionale al
convincimento che essa invece
conduca al Cielo.
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212
L’INFERNO
IL SIGNORE GOVERNA L’INFERNO
536 - Nei capitoli
precedenti dove si è trattato del Cielo, è stato mostrato
che il Signore è il Dio del Cielo e che ogni governo
celeste appartiene al
Signore. Il rapporto del Cielo con l’inferno e
dell’inferno col Cielo è come la
relazione tra due opposti che agiscono mutualmente uno
contro l’altro, e la
cui azione e reazione producono un equilibrio nel quale
tutte le cose
sussistono. E’ così necessario che chi governa l’uno
governi anche l’altro,
affinché tutte le cose in generale e in particolare siano
tenute in equilibrio. Se
il Signore stesso non respingesse gli attacchi da parte
dell’inferno e non ne
reprimesse le follie, l’equilibrio perirebbe e la
distruzione dell’equilibrio
porterebbe con sé la rovina di tutto.
537 - Prima di tutto
parleremo dell’equilibrio. E’ noto che quando due
forze opposte agiscono una contro l’altra, e una reagisce
e esiste al pari
dell’altra, la forza di entrambe è nulla, appunto perché
da una parte e
dall’altra vi è una forza analoga. Ne consegue che l’una e
l’altra possono essere
messe in azione a volontà da un terzo la cui forza agisce
come se non ci fosse
alcuna opposizione. Tale è l’equilibrio tra l’inferno e il
Cielo. Non è comunque
un equilibrio come tra due combattenti di forza uguale, ma
è un equilibrio
spirituale, quello del falso contro il vero, del male
contro il bene. Dall’inferno
esala continuamente il falso che deriva dal male e dal
Cielo il vero che deriva
dal bene. Questo equilibrio spirituale fa sì che l’uomo
sia nella libertà di
pensare e di volere; infatti tutto ciò che l’uomo pensa e
vuole si rapporta o al
male e di conseguenza al falso, o al bene e di conseguenza
al vero. Ne deriva
che quando l’uomo è in questo equilibrio, è nella libertà
di ricevere sia il male
che proviene dall’inferno che il bene che proviene dal
Cielo. Ogni uomo è
tenuto in questo equilibrio dal Signore perché il Signore
governa l’uno e
l’altro, tanto il Cielo che l’inferno. Sarà spiegato in
seguito, in un articolo
speciale, come mai l’uomo è tenuto in questa libertà
attraverso un tale
equilibrio, e perché la potenza divina non gli sottrae il male
e il falso
rimpiazzandoli col bene e il vero.
538 - Mi ha stupito a
volte la sfera di falsità e di male emanante
dall’inferno: era come uno sforzo continuo per distruggere
ogni bene e ogni
verità, sforzo congiunto alla collera e al furore per
poterci riuscire. Questo
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
213
sforzo tendeva soprattutto ad annullare e distruggere la
divinità del Signore,
perché è da lui che procedono tutto il bene e tutta la
verità. Ho anche
percepito la sfera di bene e di vero che emana dal Cielo e
reprime il furore
infernale; da tale repressione risulta l’equilibrio. Mi
sono reso conto che
questa sfera emanata dal Cielo procedeva dal Signore
soltanto, sebbene
sembrasse procedere dagli angeli del Cielo. Il che avviene
perché gli angeli del
Cielo riconoscono che ogni bene e ogni verità provengono
dal Signore, e non
da loro stessi.
539 - Ogni potere nel
mondo spirituale appartiene al vero che procede dal
bene, e quindi al divino; il falso che procede dal male
non ha assolutamente
alcun potere. Il potere è quindi in Cielo, e non
all’inferno.
540 - Coloro che sono nel
mondo degli spiriti sono nell’equilibrio tra il
Cielo e l’inferno, perché il mondo degli spiriti è il
luogo intermedio tra il Cielo
e l’inferno. Tutti gli uomini nel mondo sono tenuti in un
tale equilibrio perché
il Signore li governa attraverso spiriti che sono nel
mondo degli spiriti: di
questo argomento sarà però trattato ulteriormente in
seguito. Un tale
equilibrio non potrebbe esistere se il Signore non
governasse sia il Cielo che
l’inferno, moderando lo sforzo di entrambe le parti.
Altrimenti il male e il
falso predominerebbero e influenzerebbero i buoni spiriti
semplici che
abitano alla periferia del Cielo e che possono essere
pervertiti più facilmente
degli angeli. Così finirebbe l’equilibrio, e con esso la
libertà degli uomini.
541 - L’inferno come il
Cielo è costituito di società. Ogni società in Cielo ha
una società opposta all’inferno, affinché l’equilibrio sia
mantenuto. Le società
all’inferno sono distinte secondo i mali e di conseguenza
secondo le falsità, in
quanto le società del Cielo sono distinte secondo il bene
e di conseguenza
secondo le verità. Infatti vi è un male opposto a ciascun
bene e un falso
opposto a ciascun vero, perché non esiste nulla che non
abbia rapporto con un
suo opposto; è in base all’opposto che si conosce la
qualità delle cose. Per
questo il Signore provvede continuamente a far sì che ogni
società del Cielo
abbia il suo opposto in una società dell’inferno e che tra
queste vi sia
equilibrio.
542 - Dato che l’inferno
ha tante società come il Cielo, di conseguenza vi
sono tanti inferni quante società celesti, perché ogni
società del Cielo è un
Cielo in una forma più piccola (vedi dal n. 51 al 58), e
ogni società dell’inferno
è un inferno in una forma più piccola. Come ci sono tre
Cieli, ci sono anche tre
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
214
inferni; il più basso è opposto al Cielo intimo o terzo
Cielo, quello intermedio
al Cielo intermedio o secondo Cielo; e quello superiore
all’ultimo Cielo, o
primo Cielo.
543 - Ecco come gli
inferni sono governati dal Signore: essi sono governati
attraverso un influsso comune del divino bene e della
divina verità, che
modera e reprime lo sforzo comune procedente dagli
inferni; e anche
attraverso un influsso speciale di ogni Cielo e di ogni
società celeste. Gli
inferni sono governati anche in particolare attraverso
angeli ai quali è
concesso di guardare dentro gli inferni e di reprimerne le
follie e i tumulti; a
volte addirittura degli angeli vengono inviati appositamente,
e la loro
presenza ha un effetto placante. In generale tutti quelli
che sono negli inferni
sono però governati dalle paure, a volte paure fatte
proprie nel mondo e
rimaste in loro. Ma dato che queste paure non bastano e si
dissipano poco a
poco, sono governati dalla paura delle pene; ed è questa
paura che li distoglie
dal commettere i mali. Le pene all’inferno sono numerose e
variano a seconda
dei mali. L’unico modo per reprimere le violenze e i
furori di coloro che sono
negli inferni è la paura delle punizioni. Non esistono
infatti altri mezzi.
544 - Nel mondo si è
creduto finora che ci sia un diavolo alla testa
dell’inferno, e che questo diavolo fosse stato creato
angelo di luce; divenuto
ribelle, sarebbe stato precipitato all’inferno con i suoi
seguaci. Questa
credenza deriva dalla Scrittura, dove si parla del
diavolo, di Satana e di
Lucifero; in questi passaggi la Scrittura è stata compresa
nel suo senso
letterale, mentre invece con diavolo e Satana è compreso
l’inferno. Il diavolo
rappresenta l’inferno più profondo, dove sono i malvagi
chiamati geni
malvagi. Satana rappresenta l’inferno che si trova subito
sopra, dove
soggiornano quelli meno malvagi, chiamati spiriti cattivi.
Lucifero
rappresenta coloro che sono di Babele o della Babilonia e
che estendono il
loro dominio fino ai limiti del Cielo. E’ evidente che
nessun diavolo tiene
sottomesso l’inferno, perché tutti quelli che sono
all’inferno, come tutti quelli
che sono in Cielo, provengono dal genere umano. Negli
inferni ci sono miriadi
e miriadi di persone, ivi pervenute dall’inizio della
creazione fino ad oggi, e
ognuna di loro è diavolo nella misura in cui nel mondo si
è opposto al divino.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
215
IL SIGNORE NON
PRECIPITA NESSUNO ALL’INFERNO; È LO SPIRITO CHE VI SI
PRECIPITA DA SOLO
545 - Certe persone
credono che Dio distolga il suo volto dall’uomo, lo
getti lontano da sé, lo precipiti all’inferno e resti in
collera con lui a causa del
male. Altri vanno più lontano ancora e credono che Dio
punisca l’uomo e gli
faccia del male. Costoro si confermano in questa opinione
in base al senso
letterale della Scrittura, dove in effetti si trovano
espressioni simili, e non
sanno che il senso spirituale della Scrittura spiega il
senso della lettera in
maniera del tutto diversa. Essi ignorano che la dottrina
autentica della Chiesa,
che deriva dal senso spirituale della Scrittura, insegna
che Dio non distoglie
mai il volto dall’uomo, non lo getta lontano da sé, non
precipita mai nessuno
all’inferno e non è mai in collera. Chiunque ragioni
chiaramente, leggendo la
Scrittura si rende conto che Dio è il bene stesso, l’amore
stesso, la
misericordia stessa. Il bene non può fare male a nessuno,
l’amore e la
misericordia non possono rifiutare nessuno perché ciò
sarebbe contro
l’essenza stessa della misericordia e l’amore, e quindi
contro il divino stesso.
Chi dunque ragiona con chiarezza vede che il senso
letterale della Scrittura
che contiene queste espressioni racchiude un senso
spirituale che lo spiega, lo
integra e lo completa.
546 - Chi ragiona vede
anche che il bene e il male sono due opposti come
sono opposti il Cielo e l’inferno, che tutto il bene viene
dal Cielo e tutto il male
dall’inferno. Continuamente il Signore distoglie l’uomo
dal male e lo conduce
al bene, e continuamente l’inferno induce l’uomo al male.
Se l’uomo non fosse
tra l’uno e l’altro, non avrebbe alcun pensiero e alcuna
volontà, e a maggior
ragione alcuna libertà e alcuna scelta. L’uomo ha tutto
dall’equilibrio tra il
bene e il male. Se il Signore si distogliesse dall’uomo e
l’abbandonasse
soltanto al male, l’uomo non sarebbe più uomo. Da questa
spiegazione è
evidente che il Signore influisce attraverso il bene
presso tutti gli uomini,
presso il malvagio come presso il buono, con la differenza
però che
continuamente distoglie dal male l’uomo malvagio e
continuamente conduce
al bene quello buono; la causa di questa differenza è
presso l’uomo stesso,
perché egli è un recipiente.
547 - Dato che l’uomo
crede che tutto quello che fa lo faccia per virtù
propria, ne risulta che il male che commette rimane in lui
come se fosse suo
proprio. L’uomo quindi è la causa del proprio male, e non
il Signore. Il male
presso l’uomo è l’inferno in lui, perché male e inferno
sono la stessa cosa.
Poiché l’uomo è la causa del proprio male, è lui stesso
che si dirige verso
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
216
l’inferno, e non è il Signore a condurvelo. Il Signore,
ben lontano dal condurre
l’uomo all’inferno, lo libera da esso nella misura in cui
l’uomo non vuole né
ama il suo male.
Tutta la volontà e tutto l’amore dell’uomo restano con lui
dopo la sua
morte. Colui che vive e ama un male nel mondo, vuole e ama
lo stesso male
nell’altra vita e non vuole esserne separato. Così un uomo
che è nel male è
legato all’inferno, e già vi è col suo spirito, e dopo la
morte non desidera altro
che essere là dove è il suo male. E’ dunque l’uomo che
dopo la morte si
precipita da solo all’inferno, non il Signore che ve lo
precipita.
548 - Ecco come questo
avviene: quando l’uomo entra nell’altra vita, è
dapprima ricevuto da angeli che gli rendono tutti i
servizi possibili, gli parlano
del Signore, del Cielo, della vita angelica, lo
istruiscono nel vero e nel bene. Se
l’uomo ha ricevuto nel mondo degli insegnamenti su queste
cose, ma in Cuor
suo li ha negati o disprezzati, dopo qualche incontro con
gli angeli desidera
che se ne vadano e cerca lui stesso di andarsene. Quando
gli angeli se ne
accorgono, lo lasciano e lui, dopo qualche incontro con
altri, si associa con
coloro che si trovano in un male simile al suo. Quando
questo avviene, si
distoglie dal Signore e rivolge il volto verso l’inferno
al quale era stato
congiunto nel mondo e dove risiedono coloro che sono in un
simile amore del
male. E’ evidente che il Signore attira a sé ogni spirito,
attraverso gli angeli e
l’influsso del Cielo. Però gli spiriti che sono nel male
resistono con tutta la
loro forza, si staccano dal Signore e sono trascinati dai
loro mali, cioè
dall’inferno, come da una corda. E’ quindi evidente che si
gettano da soli,
liberamente, nell’inferno. Nel mondo, in base all’idea che
si ha dell’inferno,
non si può credere che le cose stiano così; invece ognuno
si precipita da solo
all’inferno, sia mentre vive nel mondo che dopo la morte,
quando giunge tra
gli spiriti.
549 - Il male e il falso
sono come nubi che si interpongono tra il sole e
l’occhio dell’uomo, togliendo lo splendore e la serenità
della luce. Lo stesso
avviene nel mondo spirituale: chi è nel falso e
nell’errore, ha intorno a sé una
nube nera e densa, proporzionata al grado del suo male.
Questa nube oscura
la luce che proviene dal Signore, la quale risplende
sempre allo stesso modo,
ma viene ricevuta in maniera diversa.
550 - Gli spiriti malvagi
sono puniti con severità nel mondo degli spiriti,
affinché attraverso i patimenti siano distolti dal male.
Sembra che siano
puniti dal Signore, ma non è così; la punizione viene dal
male stesso, perché il
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
217
male è talmente unito alla sua punizione che non può
esserne separato. In
effetti gli spiriti malvagi desiderano e amano fare il
male più di ogni altra
cosa, e soprattutto infliggere pene e tormenti, e quindi
ne infliggono a coloro
che non sono sotto gli auspici del Signore. Quando un
cuore malvagio
commette un male, dato che questo male allontana ogni
protezione del
Signore, gli spiriti infernali si gettano su chi ha fatto
un tale male e lo
puniscono. Lo stesso avviene nel mondo, in quanto chi fa
il male viene punito
dalla legge. Nel mondo però il male può essere nascosto,
mentre nell’altra vita
questo non può avvenire. Da questo è evidente che il
Signore non fa del male
a nessuno, e che nell’altra vita è come nel mondo, dove il
re, il giudice e la
legge non sono le cause della punizione del colpevole in
quanto non sono le
cause del male da lui commesso.
TUTTI COLORO CHE
SONO ALL’INFERNO SONO NEL MALE E NEL FALSO A
CAUSA DELL’AMORE DI SÉ E DEL MONDO
551 - Tutti quelli che
sono all’inferno sono nel male e nel falso; nessuno è
nel male e al tempo stesso nel vero. La maggior parte dei
malvagi nel mondo
conoscevano le verità spirituali che sono le verità della
Chiesa, perché le
avevano apprese fin dalla prima infanzia, poi dalle
prediche e dalla lettura
della Scrittura. Alcuni avevano fatto credere agli altri
di essere cristiani di
cuore perché sapevano parlare in base a queste verità con
sentimenti simulati
e sapevano anche agire sinceramente come se fossero
guidati da una fede
spirituale. Però coloro tra questi che hanno pensato
contro queste verità e si
sono astenuti dal fare del male soltanto per timore della
legge e per non
perdere il buon nome, gli onori e il lucro, tutti costoro
sono malvagi di cuore e
sono nel vero e nel bene solo per quello che riguarda il
corpo e non lo spirito.
Nell’altra vita, quando l’esteriorità è tolta e l’interiorità
rivelata, costoro sono
veramente e interamente nel male e nel falso. Il vero e il
bene infatti avevano
avuto sede soltanto nella loro memoria, come nelle
conoscenze, ed era di lì
che li ricavavano quando parlavano e simulavano il bene
come se provenisse
da un amore e da una fede spirituali. Quando gli spiriti
come questi vengono
posti nella loro vera interiorità, non possono più
pronunciare delle verità, ma
solo delle falsità. Ogni spirito malvagio è portato a
questo stato prima di
entrare all’inferno (vedi dal n. 499 al 512).
552 - Quando un uomo è in
questo stato dopo la morte, è veramente uno
spirito; in lui corpo e volto corrispondono alla sua anima
ed ha quindi una
forma esterna che è l’effige di quella interna. Uno
spirito diviene tale dopo
aver passato il primo e il secondo stato di cui abbiamo
precedentemente
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
218
parlato. Allora se lo si guarda lo si riconosce subito per
quello che è, non
soltanto per il volto ma anche per il corpo, il modo di
esprimersi, i gesti. Dato
che la forma esteriore corrisponde all’interiorità, non
può stare che coi suoi
simili, perché nel mondo eterno lo spirito è portato verso
i suoi simili in
maniera naturale, ovvero dai suoi desideri, piaceri,
amori. Nel mondo
spirituale c’è comunicazione di affetti e di pensiero. Lo
spirito dunque si
rivolge verso i suoi simili e così si trova nella sua vera
vita e respira
liberamente. Bisogna infatti sapere che nel mondo
spirituale la
comunicazione con gli altri avviene rivolgendo il volto.
Coloro che sono nello
stesso amore, sono continuamente davanti al suo volto, da
qualunque parte
rivolgano il corpo (vedi n. 181). Così tutti gli spiriti
infernali si voltano verso il
lato opposto al Signore, verso l’oscurità e le tenebre che
tengono il posto del
sole e della luna del mondo, mentre tutti gli angeli si
volgono verso il Signore
che appare come sole e come luna del Cielo (vedi n. 123,
143, 144, 151).
553 - Tutti gli spiriti
che sono all’inferno, quando vengono visti alla luce
del Cielo, appaiono nella forma del loro male. Ognuno è
un’immagine del
proprio male, perché per tutti interiorità ed esteriorità
sono una cosa sola e
l’interiorità si manifesta alla vista nell’esteriorità,
cioè nel volto, nel corpo, nel
linguaggio e nei gesti; così a prima vista sono
riconosciuti per quello che sono.
In generale si tratta di forme di disprezzo verso gli
altri, di minacce contro
coloro che non li venerano, di odio e vendetta di tutti i
tipi. Attraverso queste
forme, le atrocità e le crudeltà appaiono in modo manifesto.
Quando sono
lodati, venerati e adorati, il loro volto si contrae e
manifesta una gaietà
prodotta dal piacere. Sarebbe impossibile descrivere in
poche parole tutte
queste forme, perché nessuna assomiglia all’altra. Quelli
che sono nel
medesimo male, e quindi nella stessa società infernale, si
somigliano nelle
linee generali: i loro volti sono per lo più brutti e
privi di vita come quelli dei
cadaveri. Alcuni sono neri, altri rosso fiamma, altri
pieni di pustole, varici e
ulcere. In alcuni addirittura non si vede il volto, ma
solo qualcosa di ossuto, in
altri si vedono soltanto i denti. Anche i loro corpi hanno
una forma mostruosa
e il loro linguaggio è dettato dalla collera, dall’odio e
dalla vendetta: in una
parola, tutti sono l’immagine dell’inferno. Non mi è stato
concesso di vedere
qual è la forma dell’inferno nel suo insieme, mi è
soltanto stato detto che
poiché tutto il Cielo nel suo insieme rappresenta un sol
uomo, anche tutto
l’inferno nel suo insieme rappresenta un unico diavolo. Mi
è invece stato
concesso più volte di vedere in quale forma sono gli
inferni e le società
infernali in particolare. Agli ingressi dell’inferno,
dette porte infernali, sono in
genere dei mostri che rappresentano la forma di coloro che
vi soggiornano. Le
atrocità di costoro sono rappresentate da atti crudeli e
feroci che è inutile
riferire. Gli spiriti infernali appaiono tali alla luce
del Cielo, ma tra loro sono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
219
come uomini; ciò avviene per la misericordia del Signore,
affinché queste
tremende difformità non si manifestino ai loro occhi come
a quelli degli
angeli. Questa apparenza è un’illusione, perché appena la
luce del Cielo arriva
fino a loro le loro forme umane sono cambiate in forme
mostruose quali
realmente sono. Così esse fuggono la luce del Cielo e si
precipitano nella loro
luce che è come quella dei carboni ardenti. Tale luce è
cambiata in oscurità
completa quando viene confrontata con la luce del Cielo.
E’ per questo che si
dice che l’inferno è nel buio e nelle tenebre, che
rappresentano il male e il
falso.
554 - Mi è stato detto in
Cielo che l’amore di sé e l’amore del mondo sono i
due amori che regnano all’inferno e lo costituiscono. In
Cielo invece regnano
l’amore per il Signore e l’amore per il prossimo. I due
amori dell’inferno e i
due amori del Cielo sono diametricalmente opposti.
555 - Mi è stato concesso
di constatare che l’amore di sé e l’amore del
mondo sono diabolici e mostruosi. Nel mondo si riflette
poco sull’amore di sé,
piuttosto si parla di orgoglio: poiché questo si manifesta
alla vista, si crede
che sia amore di sé. Ma non è così. Anche chi fa qualcosa
per gli altri
unicamente per essere onorato ama soltanto se stesso. E
giustamente si dice
che l’amore per l’onore e per la gloria è prodotto
dall’amore di sé. Nel mondo
si ignora che l’amore di sé, considerato in se stesso, è
l’amore che regna
all’inferno e produce l’inferno nell’uomo. Così stando le
cose, descriverò ora
cos’è l’amore di sé e mostrerò che è da questo amore che
derivano tutti i mali
e tutte le falsità.
556 - L’amore di sé è
voler il bene soltanto per sé, e non per gli altri a
meno che non ritorni poi a se stessi, cioè non voler il
bene per la Chiesa, la
patria, la società umana. Non è far del bene agire
soltanto per la reputazione,
l’onore e la gloria, in altre parole per dei vantaggi
personali. Chi agisce così,
ama solo se stesso. Anche amare soltanto i propri figli e
nipoti significa amare
solo se stessi; e lo stesso vale per chi ama soltanto chi
è in rapporto diretto
con la propria persona. Amare solo i propri cari è amare
se stessi perché in
loro si vede se stessi. Tra i propri cari sono intesi
anche coloro che ci onorano,
riveriscono e servono.
557 - Si può capire cos’è
l’amore di sé confrontandolo con l’amore celeste.
L’amore celeste consiste nell’amare le cose per l’uso che
se ne può fare, è
amare Dio e il prossimo. Chi è nell’amore di sé vuole che
la Chiesa, la patria,
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
220
la società umana e i concittadini lo servano, mentre lui
non vuole servirli: si
mette al di sopra di loro. Più un uomo è nell’amore di sé,
più si allontana dal
Cielo perché si allontana dall’amore celeste.
558 - Nella misura in cui
qualcuno è nell’amore celeste, è condotto dal
Signore. Al contrario, se qualcuno è nell’amore di sé, è
condotto da se stesso e
non dal Signore. Di conseguenza, più uno si ama, più si
allontana dal divino e
quindi dal Cielo. L’amore di sé è opposto all’amore per il
prossimo e per il
Signore. Chi vive nell’amore di sé, nell’altra vita si
precipita all’inferno con la
testa in basso e i piedi in alto: la testa verso
l’inferno, i piedi verso il Cielo.
559 - Nella misura in cui
ci si abbandona all’amore di sé, cioè si perde la
paura della legge e delle pene che essa infligge, la paura
di perdere la propria
reputazione, l’onore, il profitto e la vita, nella stessa
misura si arriva a voler
dominare non solo su tutto il globo, ma anche sul Cielo e
sul divino stesso:
non si hanno freni né limiti. Ecco che cosa si cela in chi
vive nell’amore di sé,
anche se questo amore non si manifesta davanti al mondo,
dove l’uomo è
trattenuto dai legami di cui abbiamo parlato. Lo si può
vedere chiaramente
nei potenti, che non sono trattenuti da questi legami e da
questi freni e
finiscono per rovinare e soggiogare degli stati finché il
successo è dalla loro
parte, e aspirano a un potere e a una gloria senza fine.
560 - Immaginate una
società composta di uomini simili, ciascuno dei
quali ama esclusivamente se stesso e ama gli altri
soltanto nella misura in cui
sono legati a lui, e vedrete che il loro amore è simile a
quello che regna tra
briganti. Essi si abbracciano e si chiamano amici finché
vanno d’accordo, ma
dal momento in cui non vanno più d’accordo si precipitano
gli uni contro gli
altri, litigano e rifiutano di obbedire ai capi. Se si
esamina la loro interiorità o
il loro spirito, si vedrà che sono pieni di odio
implacabile gli uni contro gli
altri; in Cuor loro si beffano di tutto ciò che è giusto e
sincero e rifiutano
persino il divino come se non esistesse affatto. Ciò è
ancora più evidente nelle
loro società infernali di cui parleremo in seguito.
561 - In coloro che si
amano al di sopra di tutte le cose, pensieri e affetti
sono rivolti verso se stessi e verso il mondo, ovvero nel
senso opposto al
Signore e al Cielo. Ne risulta che sono pieni di mali di
ogni genere e il divino
non può influire perché viene subito sommerso da pensieri
egoisti e malvagi.
Tutti costoro nell’altra vita guardano dunque dal lato
opposto al Signore:
guardano l’oscuro oggetto che in loro tiene il posto del
sole del mondo e che è
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
221
diametricalmente opposto al sole del Cielo, che è il
Signore (vedi n. 123).
L’oscurità significa il male, il sole del mondo l’amore di
sé.
562 - I mali di coloro
che sono nell’amore di sé sono in generale il
disprezzo per gli altri, l’invidia, l’inimicizia verso
tutti coloro che non sono
loro favorevoli, l’ostilità che ne risulta, l’odio, la
vendetta, le furberie,
l’inumanità e la crudeltà. In fatto di religione, i mali
sono non soltanto il
disprezzo per il divino e per le cose divine, ma anche la
collera verso queste,
che si trasforma in odio quando l’uomo diviene spirito.
Allora non può
sopportare che se ne parli davanti a lui e arde d’odio
contro tutti coloro che
riconoscono e adorano Dio. Ho parlato con uno spirito che
nel mondo era
stato potente e aveva amato se stesso sopra ogni cosa;
quando mi sentì
nominare il divino, e soprattutto il Signore, fu colto da
odio e in un trasporto
di collera arse dal desiderio di ucciderlo. Quando poté
dare libero corso al suo
amore, questo spirito desiderò essere un diavolo per poter
infestare
continuamente il Cielo. Capita a non pochi di avere questo
desiderio, quando
nell’altra vita si accorgono che ogni potere appartiene al
Signore e loro non ne
hanno nessuno.
563 - Ho visto alcuni
spiriti, nella regione occidentale, che dicevano che
nel mondo erano stati dei grandi dignitari e meritavano
quindi di essere
preferiti agli altri per il comando. Gli angeli
esaminarono la loro situazione
interiore e scoprirono che nelle loro funzioni nel mondo
avevano considerato
se stessi e non le opere da compiere. Tuttavia, dato che
desideravano
ardentemente comandare agli altri, fu loro concesso di
trovarsi tra certi spiriti
che tenevano consiglio su affari di grande importanza. Ci
si accorse però che
essi non potevano prestare alcuna attenzione a questi
affari, né vedere le cose
com’erano in realtà. Infatti l’unica cosa che li
interessava era se stessi e
volevano agire in maniera soddisfacente soprattutto per
sé. Furono allora
dimessi da questa funzione e lasciati liberi di cercare
altrove degli impieghi.
Furono infatti ricevuti anche altrove, ma dappertutto fu
detto loro che il loro
pensiero ruotava sempre intorno al loro personale
tornaconto, che erano
quindi stupidi, sensuali e corporali; così furono sempre
mandati via. Qualche
tempo dopo, ridotti a una miseria estrema, li vidi
chiedere l’elemosina. Mi è
anche stato mostrato che quelli che sono nell’amore di sé
parlano solo in base
alla propria memoria, e non in base a qualche luce
razionale, sebbene nel
mondo sembrassero parlare con saggezza seguendo il fuoco
del proprio
amore. E’ per questo che nell’altra vita, dove non è
permessa la riproduzione
delle cose della memoria naturale, sono più stupidi degli
altri essendo stati
separati dal divino.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
222
564 - L’amore per il
prossimo è assolutamente opposto all’amore di sé.
Essere al servizio degli altri significa volere il loro
bene, svolgere dei compiti
per loro e lì trovare la soddisfazione del cuore. Chi
invece ama se stesso, vuole
il bene solo per sé, svolge i compiti solo in funzione di
se stesso, in quanto è al
servizio degli altri solo allo scopo di essere servito e
onorato, e per dominare.
Questi atteggiamenti di base restano in ognuno dopo la
morte.
565 - L’amore del mondo
non è però sempre opposto all’amore del Cielo;
infatti le ricchezze possono essere desiderate per amore
delle ricchezze stesse,
o anche per servirsene a beneficio degli altri. E’ l’uso
che si fa delle cose che ne
determina la qualità.
IL FUOCO INFERNALE E
LO STRIDORE DI DENTI
566 - Fino a questo
momento nessuno sa in che cosa consistono il fuoco
infernale e lo stridore di denti di cui si parla nella
Scrittura a proposito di
coloro che stanno all’inferno; infatti si cerca di
interpretare letteralmente le
cose che sono nella Scrittura, e non se ne conosce il
senso spirituale. Per
questo si è creduto che il fuoco fosse un fuoco materiale,
un tormento
generale, un rimorso di coscienza. Altri hanno creduto che
si parli di fuoco al
fine di ispirare il terrore per i mali.
567 - Esistono due
origini del calore, uno proviene dal sole del Cielo che è
il Signore: è il calore spirituale, che nella sua essenza
è amore. L’altro
proviene dal sole del mondo: è il calore naturale che
nella sua essenza non è
amore, ma serve da ricettacolo al calore spirituale o
all’amore. L’amore nella
sua essenza è un calore, lo si può constatare dall’ardore
dello spirito e poi del
corpo eccitati a seconda del grado e della qualità
dell’amore. L’uomo lo prova
sia d’estate che d’inverno, e anche attraverso il calore
del sangue. Il calore
naturale che proviene dal sole del mondo serve da
ricettacolo al calore
spirituale: lo si vede dal calore del corpo provocato dal
calore del suo spirito al
quale obbedisce. Lo si vede soprattutto dal calore della
primavera e dell’estate
negli animali di tutti i generi, che ogni anno ritornano
ai loro amori. Non è il
calore a produrre questo effetto, esso dispone soltanto i
loro corpi a ricevere il
calore che influisce su di loro dal mondo spirituale,
perché il mondo spirituale
influisce sul mondo naturale come la causa influisce
sull’effetto. Chi crede che
il calore naturale produca gli amori degli animali
s’inganna di molto, perché
vi è influsso dal mondo spirituale a quello naturale, e
non viceversa. Ogni
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
223
amore, in quanto appartiene alla vita stessa, è
spirituale. Tutto ciò che è
naturale esiste solo in quanto esiste il mondo spirituale.
Anche il regno
vegetale deriva da quello spirituale, che lo fa
germogliare e crescere. Il calore
naturale, in primavera e in estate, dispone soltanto i
semi nella loro forma
naturale facendoli gonfiare e aprire affinché l’influsso
del mondo spirituale
possa operare. Questi esempi sono stati dati per mostrare
che ci sono due
calori, uno spirituale e uno naturale. L’influsso e poi la
cooperazione
producono gli effetti che si manifestano agli occhi del
mondo.
568 - Il calore
spirituale nell’uomo è il calore della sua vita, in quanto -
come abbiamo detto - nella sua essenza questo calore è
amore; è questo che è
inteso nella Scrittura quando si parla di fuoco. L’amore
per il Signore e
l’amore per il prossimo sono definiti fuoco celeste; e
l’amore di sé e del mondo
sono il fuoco infernale.
569 - Il fuoco, o amore
infernale, ha un’origine simile a quella dell’amore
celeste. Esiste grazie al sole del Cielo, che è il
Signore, ma diviene infernale
attraverso coloro che lo ricevono, in quanto ogni influsso
proveniente dal
mondo spirituale è trasformato secondo la ricezione o
secondo le forme nelle
quali influisce. Lo stesso avviene col calore e la luce
che provengono dal sole
del mondo. Questo calore, influendo sul terreno, produce
la vegetazione e
sviluppa i profumi gradevoli e soavi. Tuttavia lo stesso calore,
influendo ,nelle
sostanze in putrefazione, produce le decomposizioni che
sviluppano odori
fetidi. Parallelamente la luce che proviene dallo stesso
sole produce in un
soggetto dei colori belli e attraenti, in un altro dei
colori laidi e ripugnanti. Il
calore e la luce che procedono dal sole del Cielo, che è
l’amore, influiscono
sugli spiriti buoni e saggi, sugli angeli e sugli uomini
buoni, fanno fruttificare i
loro beni; ma quando influiscono sui malvagi, producono un
effetto contrario,
perché i mali li soffocano o li pervertiscono. Quando la
luce del Cielo influisce
nel vero e nel bene, dona intelligenza e saggezza, ma
quando influisce nel
falso e nel male viene trasformata in follia e stoltezza
di ogni genere.
L’influsso quindi varia ovunque secondo la ricezione.
570 - Il fuoco infernale,
essendo amore di sé e del mondo, è di
conseguenza cupidità, perché ciò che l’uomo ama lo
desidera di continuo. La
cupidigia è anch’essa un desiderio, perché l’uomo prova
piacere quando
ottiene ciò che ama o desidera. Il fuoco infernale è
quindi una cupidigia e un
piacere che derivano da questi due amori. I mali che ne
derivano sono il
disprezzo per gli altri, l’inimicizia e l’ostilità contro
chi non è favorevole. Sono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
224
l’invidia, l’odio, la vendetta e di conseguenza la
violenza e la crudeltà. Con
riferimento al divino, sono il disprezzo, la derisione e
la blasfemia delle cose
sante che appartengono alla chiesa. Il piacere della vita
dei malvagi consiste
quindi nel voler distruggere e uccidere, e quando non
possono farlo vogliono
almeno causare del danno, nuocere ed esercitare la
crudeltà. Ecco che cosa
rappresenta il fuoco nella Scrittura, quando si parla di
malvagi e di inferno.
Quando si parla di fuoco si intende la cupidigia che fa
parte dell’amore di sé e
del mondo, e quando si fa riferimento al fumo che proviene
dal fuoco si
intende il falso che deriva dal male.
571 - Quando gli inferni
sono aperti, si vede come un vestibolo con del
fumo, simile a quello degli incendi, perché il fuoco
infernale corrisponde alla
cupidigia che è presente in tutti coloro che sono
all’inferno. Il fumo è denso
negli inferni in cui regna l’amore di se, infiammato dove
regna l’amore per il
mondo. Quando gli inferni sono chiusi, non si vede il
vestibolo, ma solo una
massa di fumo, oscura e fitta. Tuttavia questo vestibolo è
sempre ardente, ci
se ne accorge dal calore che ne emana. Questo calore è
simile a quello di
oggetti carbonizzati dopo un incendio, o di una fornace
ardente, o altre volte a
un vapore caldo come quello dei bagni. Quando questo
calore influisce
sull’uomo, eccita le sue cupidigie, gli odi, le vendette e
i deliri. Occorre
tuttavia sapere che coloro che sono all’inferno non sono
nel fuoco, il quale è
soltanto un’apparenza. In effetti essi non sentono alcuna
bruciatura, ma
provano soltanto un calore come avveniva in precedenza nel
mondo. Se
appare un fuoco, ciò avviene in base alle corrispondenze,
perché l’amore
corrisponde al fuoco e tutte le cose che appaiono nel
mondo spirituale
appaiono secondo le corrispondenze.
572 - Questo fuoco o
questo calore infernale è trasformato in un freddo
intenso quando il calore del Cielo influisce su di esso.
Allora coloro che sono
nell’inferno rabbrividiscono come colti da un freddo
febbrile e sono torturati
interiormente. Provano questo freddo e di conseguenza i
brividi e le torture
perché sono assolutamente contro il divino, e il calore
del Cielo che è amore
divino distrugge il calore dell’inferno che è amore di sé
e del mondo. Essi sono
allora precipitati in una profonda oscurità che produce un
turbamento delle
idee. Ciò però capita raramente, e soltanto per placare le
sedizioni quando si
accrescono oltre misura.
573 - Quando la cupidigia
di fare il male non è trattenuta, come avviene
nel mondo, dai legami esterni, che sono il timore della
legge, la paura di
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
225
perdere la reputazione, l’onore, il profitto e la vita,
allora ognuno si slancia
sull’altro, lo soggioga fino dove può, sottomette gli
altri al suo dominio e tratta
male tutti quelli che non si sottomettono. Queste crudeltà
e le torture che ne
risultano sono il fuoco infernale, perché sono gli effetti
della cupidigia.
574 - Da ogni inferno
esala una sfera di cupidigia di coloro che vi
soggiornano. Quando questa sfera è percepita da uno
spirito che vive avendo
dentro la stessa cupidigia, essa influenza il suo cuore e
lo riempie di piacere.
Per questo lo spirito si rivolge verso quell’inferno e
desidera entrarvi per
ricavarne piacere. Non sa ancora che là vi sono dei
tormenti, e anche se lo sa
desidera ugualmente di esservi. Nel mondo spirituale
infatti nessuno può
resistere alla sua cupidigia perché essa appartiene al suo
amore, il quale
appartiene alla sua volontà, questa a sua volta alla sua
natura - e ognuno
agisce in base alla propria natura. Quando uno spirito, in
piena libertà, arriva
al suo inferno e vi entra, è dapprima ricevuto come amico.
Di conseguenza
crede di essere tra amici, ma ciò dura appena qualche ora.
Durante questo
tempo si esamina il suo livello di astuzia e il suo
valore. Dopo questo esame, si
comincia a infestarlo in modo diverso, con sempre maggior
forza e veemenza.
Questo avviene introducendolo più profondamente
nell’inferno, perché più vi
si penetra, più gli spiriti sono malvagi. Dopo le
infestazioni, gli vengono
inflitte pene rigorose finché non viene ridotto in
servitù. Dato che vi sono
continuamente dei movimenti di ribellione perché ognuno
vuole essere il più
grande e arde d’odio contro gli altri, ne risultano nuove
sedizioni. Così una
scena si trasforma in un’altra, al punto che quelli che
erano stati ridotti in
servitù sono liberati per prestare soccorso a qualche
nuovo diavolo che vuole
soggiogare altri. Quelli che non si sottomettono e non si
adeguano al capriccio
del vincitore sono di nuovo tormentati in diverse maniere
e continuamente.
Tali sono i tormenti dell’inferno, chiamati fuoco
infernale.
575 - Lo stridore di
denti è la disputa continua e il continuo
combattimento di coloro che sono nell’errore. A questa
disputa e a questi
combattimenti si uniscono il disprezzo per gli altri,
l’inimicizia, la derisione,
gli atti blasfemi che producono ostilità di ogni genere,
perché ognuno
combatte per il suo errore credendolo verità. Queste
dispute e questi
combattimenti sono intesi fuori dall’inferno come stridore
di denti; infatti
tutto ciò che è falso nel mondo spirituale appare come
stridore di denti, in
quanto i denti corrispondono alle cose ultime della natura
e dell’uomo, e
appartengono alla sfera sensuale-corporale. Che
all’inferno vi sia stridore di
denti lo si legge in Matteo VIII, 12; XIII, 42, 50; XXIII,
13; XXIV, 51; XXV, 30;
Luca XII, 28.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
226
LE CATTIVERIE E GLI
ABOMINEVOLI ARTIFICI DEGLI SPIRITI INFERNALI
576 - Chi riflette e ha
la conoscenza delle funzioni della sua mente, può
vedere e capire qual è la superiorità degli spiriti sugli
uomini. Con la sua
mente, l’uomo in un minuto può esaminare, sviluppare e
concludere più cose
di quante ne possa esprimere in mezz’ora con la parola o
la scrittura. Di
conseguenza, quando l’uomo diviene spirito, risulta molto
superiore. E’ lo
spirito che pensa, e attraverso il corpo esprime il suo
pensiero parlando e
scrivendo. Per questa ragione l’uomo che dopo la morte
diviene angelo si
trova in una intelligenza e in una saggezza ineffabili in
confronto con la sua
intelligenza e la sua saggezza di quando viveva nel mondo.
Allora il suo spirito
era legato a un corpo e viveva nel mondo naturale. Ciò che
pensava
spiritualmente influiva nelle idee naturali che sono al
confronto comuni,
grossolane e oscure, e non possono ricevere le cose
innumerevoli che
appartengono al pensiero spirituale. Diversamente avviene
quando lo spirito è
liberato dal corpo e torna al suo stato naturale, il che
avviene quando passa
dal mondo naturale a quello spirituale, che è il suo vero
mondo. E’ evidente
che allora il suo stato è immensamente superiore a quello
precedente. Ne
risulta che gli angeli pensano cose ineffabili e
inesprimibili, cioè cose che non
possono entrare nei pensieri naturali degli uomini.
Tuttavia ogni angelo è
nato uomo, è vissuto come uomo e allora non aveva
l’impressione di essere
più saggio di un altro uomo.
577 - La malvagità e
l’astuzia degli spiriti infernali sono allo stesso livello
della saggezza e intelligenza degli angeli. In effetti il
caso è simile, poiché lo
spirito dell’uomo, una volta liberato dal corpo, è nel suo
bene se è uno spirito
angelico, e nel suo male se è uno spirito infernale.
Quindi lo spirito angelico
pensa, vuole, parla e agisce in base al proprio bene, e lo
spirito infernale in
base al proprio male. Liberato dai limiti del corpo, lo
spirito infernale rivela
un’astuzia e una cattiveria che supera ogni immaginazione
e si slancia a fare
migliaia di cose che non possono essere descritte in nessuna
lingua.
Attraverso molte esperienze mi è stato concesso di sapere
e vedere quali sono,
perché il Signore mi ha permesso di essere nel mondo
spirituale con lo spirito
e al tempo stesso nel mondo naturale col corpo. Posso
affermare che la loro
malvagità è così grande che nessuno potrebbe descriverla
nemmeno in parte.
Posso anche attestare che l’uomo non può essere sottratto
all’inferno a meno
che il Signore non lo protegga, perché l’uomo ha presso di
sé degli spiriti
infernali così come ha degli angeli del Cielo (vedi n.
292, 293). Se l’uomo non
riconosce il divino e non conduce una vita di fede e
carità, il Signore non può
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
227
proteggerlo, perché allora egli si allontana dal Signore e
si rivolge agli spiriti
infernali riempiendo il suo spirito delle loro malvagità.
Tuttavia il Signore
distoglie continuamente l’uomo dai mali che egli si attira
consociandosi con
questi spiriti. Lo distoglie coi legami interiori che
appartengono alla coscienza
e che non sono compresi se l’uomo nega il divino, e per i
legami che sono la
paura delle leggi, della perdita del guadagno, della
privazione dell’onore e
della reputazione. Un tal uomo può quindi essere distolto
dal male per amore
di sé, però non può essere condotto verso i beni spirituali
perché egli simula
soltanto il bene, la sincerità e la giustizia allo scopo
di persuadere e quindi di
ingannare. Questa astuzia si aggiunge al male del suo
spirito, così che questo
male diviene la natura stessa dell’uomo.
578 - I più malvagi sono
coloro che sono stati nell’amore di sé e hanno
agito con furberia, perché la furberia penetra
profondamente nei pensieri e
nelle intenzioni, li impregna di veleno e di conseguenza
distrugge ogni vita
spirituale dell’uomo. La maggior parte di questi spiriti, chiamati
geni, sono
nell’inferno posteriore. Il loro piacere consiste nel
rendersi invisibili,
volteggiare intorno agli uomini come dei fantasmi e
introdurre segretamente i
mali che essi diffondono intorno a sé come le vipere il
veleno; costoro sono
tormentati più crudelmente degli altri. Coloro che non
sono stati furbi e non
si sono nutriti di maligne imposture, ma tuttavia sono
stati nell’amore di sé,
sono anch’essi all’inferno posteriore, ma meno profondo.
Coloro che sono
stati nei mali derivanti dall’amore del mondo, sono
nell’inferno anteriore e
vengono chiamati spiriti. Questi non sono negli stessi
mali degli altri, cioè
nell’odio e nella vendetta, di conseguenza hanno meno
malizia e astuzia. e il
loro inferno è meno rigoroso.
579 - Per esperienza, mi è
stato consentito di conoscere la qualità della
cattiveria di coloro che vengono chiamati geni. Essi
operano e influiscono non
nei pensieri ma nelle affezioni; le percepiscono, le
sentono come i cani fiutano
il cinghiale nella foresta. Appena percepiscono affezioni
buone, le
trasformano in cattive, e lo fanno in maniera così perfida
e abile che l’altro
non se ne accorge. Evitano con cura che qualcosa entri nel
pensiero, perché
senza questa precauzione sarebbero scoperti. Nell’uomo si
collocano sotto
l’occipite. Nel mondo questi geni sono stati uomini che
hanno captato
artificiosamente gli spiriti degli altri, dirigendoli e
persuadendoli attraverso il
loro piacere e le loro affezioni. Tuttavia il Signore
impedisce a questi geni di
accostarsi a quegli uomini per i quali c’è qualche
speranza di cambiamento,
perché questi geni possono non solo distruggere le
coscienze ma anche
eccitare negli uomini certi mali ereditari che altrimenti
resterebbero nascosti.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
228
Quando dopo la morte un uomo simile a questi geni passa
all’altra vita, viene
subito attratto dall’inferno corrispondente. Quando questi
geni vengono
esaminati per le loro furberie e i loro artifici, appaiono
simili a vipere.
580 - La malvagità degli
spiriti infernali risulta evidente dal gran numero
dei loro abominevoli artifizi, che richiederebbero molti
libri per essere
enumerati e descritti. Questi artifizi sono quasi tutti
sconosciuti nel mondo.
Essi si riferiscono ad abusi delle cose ultime dell’ordine
divino, a influenze di
pensiero, a operazioni attraverso fantasie, a proiezioni
in luoghi dove non
sono corporalmente, a persuasioni occulte e menzogne.
All’inferno gli spiriti
si tormentano reciprocamente con artifizi che sono
sconosciuti nel mondo, ad
eccezione delle menzogne e delle persuasioni. Non voglio
descriverli qui nei
particolari perché non sarebbero compresi e perché sono
abominevoli.
581 - Il Signore permette
i tormenti all’inferno perché i mali non possono
essere repressi e domati altrimenti. La paura della pena è
l’unico mezzo per
tenere la turba infernale in qualche modo legata: altri
mezzi non esistono.
Senza questa paura della pena e dei tormenti, il male
avrebbe libero sfogo e
tutto sarebbe distrutto. Lo stesso avverrebbe sulla terra,
in un paese dove non
ci fossero leggi e punizioni.
L’APPARENZA, LA SITUAZIONE E LA
PLURALITÀ DEGLI INFERNI
582 - Nel mondo
spirituale, o nel mondo dove sono gli spiriti e gli angeli,
appaiono cose simili a quelle che sono nel mondo naturale,
o nel mondo dove
sono gli uomini. Nulla le differenzia nell’aspetto
esteriore tanto sono simili. Vi
si vedono delle pianure, delle montagne, delle colline e
delle rocce, separate
da vallate. Vi si vede anche dell’acqua e altre cose che
sono anche sulla terra,
però di origine spirituale. Esse appaiono davanti agli
occhi degli spiriti e degli
angeli, ma non davanti a quelli degli uomini, perché gli
uomini sono nel
mondo naturale. Gli esseri spirituali vedono dunque le
cose che sono di
origine spirituale, e gli esseri naturali quelle che sono
di origine naturale.
L’uomo non può quindi vedere in alcun modo le cose che
sono nel mondo
spirituale, a meno che non gli sia concesso di essere in
ispirito, oppure dopo la
morte quando diviene spirito. Allo stesso modo gli angeli
e gli spiriti non
possono vedere nulla nel mondo naturale, a meno che non
siano presso un
uomo al quale sia stato concesso di parlare con loro. In
effetti gli occhi
dell’uomo sono adatti alla ricezione della luce del mondo
naturale, e gli occhi
degli angeli e degli spiriti a quella del mondo
spirituale; e tuttavia gli uni e gli
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
229
altri hanno gli occhi in tutto simili. L’uomo naturale non
può comprendere
che il mondo spirituale sia fatto in questo modo, né a
maggior ragione può
crederlo l’uomo sensuale, ovvero colui che crede soltanto
a ciò che vedono i
suoi occhi e a ciò che può toccare con le mani. La
somiglianza del mondo
spirituale col mondo naturale è così grande che l’uomo
dopo la morte crede
ancora di essere nel mondo dove è nato e dal quale è
uscito. Per questa
ragione la morte è chiamata semplicemente passaggio da un
mondo all’altro.
583 - I Cieli si trovano
nei luoghi più elevati del mondo spirituale, più in
basso si trova il mondo degli spiriti e sotto a questo ci
sono gli inferni. I Cieli
appaiono agli spiriti che sono nel mondo spirituale, a
meno che la loro vista
inferiore non sia aperta. Tuttavia a volte essi appaiono
loro come delle nubi o
nuvole bianche. E’ così perché gli angeli si trovano nello
stato interiore per
quanto riguarda l’intelligenza e la saggezza, dunque al di
sopra della vista di
coloro che sono nel mondo degli spiriti. Gli spiriti che
sono nelle pianure e
nelle vallate si vedono reciprocamente, ma quando vengono
condotti nel loro
stato interiore, e quindi separati, gli spiriti malvagi
non vedono i buoni, ma i
buoni possono vedere i malvagi; tuttavia si distaccano da
loro, e gli spiriti che
si allontanano diventano invisibili. Gli inferni invece
non appaiono perché
sono stati chiusi. Se ne vedono soltanto le entrate,
chiamate porte, quando si
aprono per far entrare degli spiriti. Tutte le porte che
conducono all’inferno si
aprono dalla parte del mondo degli spiriti, e nessuna si
apre dalla parte del
Cielo.
584 - Gli inferni sono
dappertutto, sono sotto le montagne, le colline e le
rocce, sotto le pianure e le vallate. Le aperture o porte
che conducono agli
inferni che si trovano sotto le montagne, le colline e le
rocce appaiono come
dei buchi e crepacci, alcune larghe e spaziose, altre
chiuse e strette; tutte sono
scure e buie. Gli spiriti infernali che sono in questi
inferni sono in una luce
simile a quella dei carboni ardenti, e i loro occhi sono
adatti a ricevere questa
luce. E’ così perché questi spiriti, quando vivevano nel
mondo, erano
nell’oscurità con riferimento alle divine verità, negavano
ciò che è vero e
affermavano ciò che è falso. Così la vista dei loro occhi
è stata adattata a
questa luce, e la luce del cielo e oscurità per loro.
Quindi non vedono più nulla
quando escono dai loro antri. Mi fu quindi chiaro che
l’uomo entra nella luce
del Cielo nella misura in cui riconosce il divino e
conferma in sé le cose che
appartengono al Cielo e alla Chiesa. Entra invece
nell’oscurità dell’inferno
nella misura in cui nega il divino e conferma in sé le
cose opposte a quelle che
appartengono al Cielo e alla Chiesa.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
230
585 - Le aperture o porte
che conducono agli inferni che si trovano sotto le
pianure e le vallate hanno aspetti diversi. Alcune sono
simili a quelle che sono
sotto le montagne, le colline e le rocce; altre sono come
antri o caverne, o
anche come abissi; altre ancora come paludi o stagni.
Tutte sono chiuse e si
aprono solo quando degli spiriti malvagi vi si precipitano
dal mondo degli
spiriti. Quando si aprono, ne esala come un fuoco con del
fumo, come avviene
negli incendi, o una fiamma senza fumo, oppure una nube
densa. Ho saputo
che gli spiriti infernali non vedono né sentono queste
cose, perché quella è la
loro atmosfera, corrispondente ai loro piaceri e ai mali
nei quali si trovano. Il
fuoco corrisponde all’odio e alla vendetta: il fumo al
falso, la fiamma all’amore
di se, la nube agli errori che derivano da questi mali.
586 - Quando piace al
Signore, lo spirito e l’angelo possono penetrare con
la vista nel più profondo degli inferni e esaminarli,
senza che nulla possa
impedirlo. Anche a me è stato concesso di penetrare con lo
sguardo negli
inferni ed esaminarli. Alcuni mi sono apparsi come caverne
ed antri nelle
rocce, penetranti sempre più profondamente all’interno,
sia
perpendicolarmente che obliquamente. Altri mi sono parsi
simili ai ripari
delle bestie selvagge nella foresta. Altri erano come
gallerie di miniere. La
maggior parte degli inferni sono a tre piani. I più alti
appaiono scuri dentro,
perché chi vi abita è nel falso e nel male; i più bassi
appaiono infuocati, perché
il fuoco corrisponde ai mali stessi. Certi altri inferni
appaiono come case e
ville dopo degli incendi, e in queste rovine vivono e si
nascondono gli spiriti
infernali. Negli inferni meno rigorosi ci sono delle sorte
di capanne, a volte
unite a formare delle città, con delle strade e delle
piazze. Dentro queste
abitazioni vivono gli spiriti infernali che sono di
continuo in dispute, querele,
inimicizie e risse, che si picchiano e si colpiscono. Per
le strade e le piazze,
non si vedono che furti e depravazioni. In certi inferni
si vedono solo luoghi
orridi pieni di sudiciume ed escrementi di ogni genere.
Esistono anche cupe
foreste dove gli spiriti infernali vagano come bestie
selvagge, con antri
sotterranei dove si rifugiano quelli che sono inseguiti
dagli altri. Vi sono
anche dei deserti dove tutto è sterile e sabbioso; anche
qui vi sono caverne
nelle rocce e capanne. In questi luoghi deserti vivono
coloro che nel mondo
hanno superato tutti gli altri nell’arte di tramare e
macchinare artifizi e
furberie.
587 - Nessuno può
conoscere la situazione degli inferni nei particolari,
neppure gli angeli del Cielo; soltanto il Signore la
conosce. Però la loro
situazione generale è nota in base ai luoghi nei quali si
trovano. In effetti gli
inferni, come i Cieli, sono disposti in regioni, e le
regioni nel mondo spirituale
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
231
sono determinate dagli amori. Tutte le regioni del Cielo
iniziano dal Signore
come sole, cioè da Oriente. Dato che gli inferni sono
opposti ai Cieli, le loro
regioni iniziano a Occidente, come è già stato detto in
precedenza (vedi da n.
141 a 153). E’ per questo che gli inferni delle regioni
occidentali sono i più
crudeli e i più orribili di tutti; lo sono di più via via
che si allontanano da
Oriente. All’interno di ogni regione infernale i patimenti
più atroci sono a
settentrione e quelli meno atroci a mezzogiorno.
L’atrocità dell’inferno
decresce quindi da settentrione a mezzogiorno, e per gradi
decresce verso
Oriente. A Oriente infatti sono coloro che sono stati
orgogliosi e non hanno
creduto al divino, ma non hanno avuto tanto odio, vendetta
e furberia come
quelli che sono a Occidente.
588 - Per quello che
riguarda la pluralità degli inferni, va detto che essi
sono numerosi come le società angeliche dei Cieli, perché
a ogni società
celeste corrisponde una società infernale. Le società
celesti sono
innumerevoli, distinte secondo il bene dell’amore, della
carità e della fede. Le
società infernali si distinguono di conseguenza per i mali
opposti ai beni. Ogni
male, come ogni bene, è di una infinita varietà. Chi ha
soltanto un’idea
semplice di ogni male, per esempio del disprezzo,
dell’inimicizia, della
vendetta, della furberia, eccetera, non può capire.
Bisogna invece sapere che
ognuno di questi mali contiene un così gran numero di
particolari, che un
intero volume non basterebbe ad enumerarli. Esistono anche
degli inferni
sotto altri inferni. Alcuni comunicano tra di loro
attraverso dei passaggi, e la
maggior parte attraverso le esalazioni. Tutte queste
comunicazioni avvengono
secondo le affinità dei diversi tipi di male. Mi è stato
concesso di sapere che
tutto il Cielo e tutto il mondo degli spiriti sono come
scavati, e sotto di loro c’è
un inferno continuo. Tali sono le cose relative alla
pluralità degli inferni.
L’EQUILIBRIO TRA CIELO E INFERNO
589 - Perché qualcosa
esista, bisogna che ci sia equilibrio. L’equilibrio ha
luogo tra due forze, di cui una agisce e l’altra reagisce;
il riposo risultante da
un’azione e da una reazione uguale è chiamato equilibrio.
Nel mondo naturale
vi è equilibrio in tutte le cose: tra il caldo e il
freddo, tra la luce e l’ombra, tra
secco e umido. Vi è equilibrio anche nei tre regni,
minerale, vegetale e
animale: senza questo equilibrio tra loro, nulla
esisterebbe. Tutta l’esistenza si
svolge nell’equilibrio, cioè è prodotta da una forza che
agisce e da un’altra che
si lascia mettere in azione, o da una forza che influisce
agendo e da un’altra
che riceve e cede in maniera conveniente. Nel mondo
naturale ciò che agisce è
chiamato forza. Ma nel mondo spirituale ciò che agisce e
ciò che reagisce sono
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
232
chiamati vita e volontà. La vita è la forza viva, e la
volontà lo sforzo vivente;
l’equilibrio è chiamato libertà. L’equilibrio spirituale,
o libertà, esiste grazie al
bene che agisce da una parte e al male che reagisce
dall’altra, o tra il male che
agisce da una parte e il bene che reagisce dall’altra.
L’equilibrio spirituale ha
luogo tra il bene e il male perché tutto ciò che
appartiene alla vita dell’uomo si
rapporta al bene e al male, e la volontà ne è il
ricettacolo.
590 - Vi è un equilibrio
perpetuo tra Cielo e inferno. Dall’inferno sale
continuamente uno sforzo di fare il male, e dal Cielo
discende continuamente
uno sforzo di fare il bene. In questo equilibrio è il
mondo degli spiriti che si
trova tra Cielo e inferno. Esso si trova in questo
equilibrio perché ogni uomo
vi entra subito dopo la morte e vi è tenuto in uno stato
simile a quello nel
quale era nel mondo, cosa che non potrebbe avvenire se nel
mondo degli
spiriti non ci fosse un perfetto equilibrio. Grazie a
questo equilibrio tutti gli
spiriti vengono esaminati nelle loro qualità, in quanto si
trovano nella stessa
libertà che avevano nel mondo. L’equilibrio spirituale è
la libertà nell’uomo e
nello spirito. Nel mondo spirituale la qualità della
libertà di ciascuno è
conosciuta dagli angeli del Cielo attraverso la
comunicazione degli affetti e dei
pensieri. Tale qualità si manifesta alla vista degli
spiriti angelici tramite le vie
seguite da ognuno. Gli spiriti buoni seguono le vie che
vanno verso il Cielo, e
quelli malvagi le vie che portano all’inferno. Nella
Scrittura le vie significano
le verità che conducono al bene o gli errori che conducono
al male. Ancora
nella Scrittura, andare, camminare e muoversi
rappresentano gli sviluppi
della vita. Mi è spesso stato concesso di vedere queste
vie e anche di vedere gli
spiriti andare e camminare liberamente su di esse, secondo
i loro pensieri e le
loro tendenze.
591 - L’equilibrio nel
quale sono tenuti gli angeli nei Cieli e gli spiriti
all’inferno non è come l’equilibrio nel mondo degli
spiriti. L’equilibrio degli
angeli nei Cieli dipende dalla misura in cui essi nel
mondo hanno voluto
essere nel bene e sono vissuti in questo bene; di
conseguenza dipende
dall’avversione che hanno avuto per il male. L’equilibrio
degli spiriti
dell’inferno dipende dalla misura in cui nel mondo hanno
voluto essere nel
male e vi sono vissuti, e di conseguenza dall’avversione
che hanno avuto per il
bene.
592 - Se il Signore non
governasse l’inferno allo stesso modo del Cielo, non
vi sarebbe alcun equilibrio e di conseguenza non
esisterebbe né il Cielo né
l’inferno. Chiunque ragioni, si rende conto che se ci
fosse predominio da una
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
233
parte senza resistenza dall’altra, entrambe le parti
perirebbero. Così il mondo
spirituale perirebbe se il bene non reagisse al male, e
viceversa.
593 - L’equilibrio tra
Cielo e inferno è modificato secondo il gran numero
di coloro che arrivano ogni giorno in Cielo e all’inferno.
Nessun angelo può
conoscere e percepire la diminuzione o l’accrescimento
dell’equilibrio e
neppure può moderare e rendere uguale l’afflusso; soltanto
il Signore può
farlo, perché il divino che emana dal Signore è
onnipresente e vede il minimo
cambiamento dell’equilibrio. L’angelo vede soltanto ciò
che avviene presso di
lui, e non vede neppure ciò che avviene nella sua società.
594 - Da quanto è stato
fin qui detto sui Cieli e gli inferni si può conoscere,
almeno fino a un certo punto, in che modo le cose sono
state sistemate
affinché ovunque regni l’equilibrio. Tutte le società del
Cielo sono state
disposte nell’ordine più perfetto, secondo i beni e le
varie specie di beni, e
tutte le società dell’inferno secondo i mali e i vari
generi di mali. Sotto ogni
società del Cielo vi è la corrispondente società
infernale, e da questa
corrispondenza risulta l’equilibrio. E’ per questo che il
Signore provvede
continuamente a che la società infernale non prevalga
sulla società celeste che
è al di sopra. Quando comincia a prevalere, è riportata
con vari mezzi a un
giusto rapporto di equilibrio. Questi mezzi sono in gran
numero, e ne
descriverò alcuni: più forte presenza del Signore;
comunicazione e unione più
stretta di una o più società con altre società; espulsione
nel deserto degli
spiriti infernali che sono in sovrabbondanza;
trasferimento di qualche spirito
infernale da un inferno all’altro; isolamento di certi
inferni sotto coltri più
dense e spesse. Questi dettagli sono dati affinché si
sappia che il Signore solo
provvede ovunque all’equilibrio tra bene e male, cioè tra
Cielo e inferno. E’ su
tale equilibrio che si fonda la salute di tutti, nei Cieli
e sulla terra.
595 - Bisogna sapere che
gli inferni attaccano continuamente il Cielo e si
sforzano di distruggerlo, e che il Signore protegge
continuamente i Cieli
distogliendo coloro che vi sono dal male derivante
dall’amore di sé e
mantenendoli nel bene che procede dal Signore stesso.
Spesso ho assistito agli
sforzi degli inferni per distruggere il divino del Signore
e di conseguenza il
Cielo. I Cieli, al contrario, non attaccano mai gli
inferni, perché la sfera divina
opera continuamente per la salute di tutti. Dato che coloro
che sono
all’inferno non possono essere salvati perché sono tutti
nel male e contro il
divino del Signore, finché è possibile vengono controllate
le sedizioni e le
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
234
crudeltà, affinché gli spiriti infernali non si scatenino
gli uni contro gli altri.
Ciò avviene attraverso gli innumerevoli mezzi della
potenza divina.
596 - I Cieli sono
separati in due regni, il regno celeste e il regno spirituale.
Anche gli inferni sono separati in due regni, uno opposto
al regno celeste,
l’altro opposto al regno spirituale. Il primo si trova
nella regione occidentale, e
i suoi abitanti sono chiamati geni; il secondo si trova
nelle regioni
settentrionali e meridionali, e i suoi abitanti sono
chiamati spiriti. Coloro che
sono nel regno celeste sono nell’amore verso il Signore, e
coloro che sono
nell’inferno opposto a questo regno sono nell’amore di sé.
Coloro che sono nel
regno spirituale sono nell’amore per il prossimo, e coloro
che sono
nell’inferno opposto sono nell’amore del mondo. Tali amori
sono opposti.
Questa situazione mantiene l’equilibrio dell’ordine del
Signore.
L’UOMO È NELLA
LIBERTÀ GRAZIE ALL’EQUILIBRIO TRA CIELO E INFERNO
597 - L’equilibrio di cui
abbiamo parlato nel capitolo precedente è
spirituale, e nella sua essenza è la libertà. E’ così
perché è equilibrio tra bene e
male, tra vero e falso, e queste cose sono spirituali. La
libertà di cui stiamo
parlando è la possibilità di scegliere uno piuttosto
dell’altro. Questa libertà è
data a ogni uomo dal Signore e non gli viene mai tolta.
Essa è data all’uomo
insieme alla vita, affinché l’uomo possa salvarsi, perché
senza libertà non
esiste salvezza. Ognuno può ben vedere che l’uomo è libero
di pensare male o
bene, con sincerità o no, giustamente o ingiustamente. Può
parlare e agire in
un modo o nell’altro.
598 - L’uomo non può
essere salvato senza la libertà perché nasce nei mali
di tutti i generi, che debbono essere allontanati perché
lui abbia la salvezza. I
mali possono essere allontanati solo se l’uomo li vede, li
riconosce, smette di
volerli e infine li ha in avversione. Soltanto allora essi
sono allontanati, e
questo può avvenire solo se l’uomo è al tempo stesso nel
bene e nel male.
L’uomo apprende fin dall’infanzia, con le prediche e la
lettura della Scrittura,
quali sono i beni spirituali ai quali può pensare; la vita
nel mondo gli insegna
quali sono i beni morali e civili. Questo è il primo
motivo per cui l’uomo deve
avere la libertà. In secondo luogo, nulla è fatto proprio
dall’uomo se non lo fa
in base all’affezione che appartiene all’amore. Tutto il
resto non supera il
livello del pensiero e non raggiunge la volontà. La
libertà è data all’uomo
affinché egli possa amare e far suoi il vero e il bene.
Solo la volontà può
salvare l’uomo.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
235
599 - Affinché l’uomo sia
nella libertà e possa essere salvato, il suo spirito
è congiunto al Cielo e all’inferno. In effetti in ogni
uomo vi sono degli spiriti
infernali e degli angeli celesti. Gli uni fanno sì che
egli sia nel male, gli altri
che sia nel bene. Così egli è nell’equilibrio spirituale,
cioè nella libertà.
600 - Bisogna sapere che
l’unione dell’uomo col Cielo e con l’inferno non è
immediata, ma mediata dagli spiriti che sono nel mondo
degli spiriti. Questi
spiriti sono presso l’uomo, non quelli dell’inferno stesso
o del Cielo stesso.
L’uomo è congiunto con l’inferno attraverso spiriti
malvagi che sono nel
mondo degli spiriti, e col Cielo attraverso spiriti buoni
di questo stesso
mondo. Così stando le cose, il mondo degli spiriti è mediatore
tra Cielo e
inferno, e per il mondo naturale è l’equilibrio stesso. Si
può così vedere da
dove proviene la libertà dell’uomo.
601 - Ancora qualche
notizia sugli spiriti uniti all’uomo. Una società intera
può comunicare con un’altra società e anche con un solo
spirito, in qualunque
luogo sia, attraverso uno spirito che essa invia. Lo
stesso avviene con l’unione
dell’uomo con le società del Cielo e dell’inferno: tale
unione avviene
attraverso spiriti uniti all’uomo e appartenenti al mondo
degli spiriti.
602 - Infine parliamo
dell’intuizione che l’uomo ha sulla vita dopo la
morte, e che gli deriva dall’influsso del Cielo, cioè dal
Signore stesso
attraverso spiriti uniti all’uomo dal mondo degli spiriti.
Tale intuizione è in
tutti coloro la cui libertà di pensare non è stata
soffocata da idee errate. In
base a tale intuizione l’uomo sa che il corpo terreno, di
cui è rivestito nel
mondo, è soltanto uno strumento attraverso il quale lo
spirito agisce nel
mondo naturale alla maniera che conviene a questo mondo.
L’anima è la vita
dell’uomo; lo spirito è l’uomo stesso.
603 - Le cose che sono
state dette in questo trattato sul Cielo, il mondo
degli spiriti e l’inferno saranno oscure per coloro che
non conoscono le verità
spirituali. Saranno però chiare per coloro che le
conoscono, specie per coloro
che amano il vero. Tutto ciò che è amato entra con luce
nelle idee della mente,
specie quando è il vero ad essere amato, in quanto ogni
verità risplende nella
luce.
CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
236
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Van Dusen Wilson - The presence
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CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg
237
APPENDICE
Indirizzi delle maggiori Società Swedenborg:
Swedenborg Verlag
Apollostrasse 2,
CH - 8032 Zürich
Swedenborg Foundation
139 East 23rd St.
New York, N.Y. 10010 - USA
The Swedenborg Society
20/21 Bloomsbury Way
London WC1A 2TH - England
Cercle Swedenborg
B.P. 22 - 95121 Ermont Cedex -
France
Nouvelle Eglise de Lausanne
21 rue Caroline –
CH -1003 Lausanne - Suisse
FINE
Preghiera al Padre - 20/01/2001
Padre Dolce,
Padre Buono.
Tu che sei nell’universo,
Tu che sei nelle cose,
Tu che sei in noi.
Tu che nutri il nostro corpo materiale,
Tu che nutri il nostro corpo spirituale;
Aiutaci in questa esistenza.
Aiutaci a perdonare per il male che ci fanno, perché
anche noi abbiamo fatto del male.
Aiutaci a cercare cibo per il corpo fisico e pane per la
nostra anima.
Aiutaci a superare le prove della vita con serenità;
e che Tu, assieme ai nostri fratelli spirituali, ci sia
sempre vicino.
Amen.