CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

2

Pagina INDICE

6 Premessa

8 Paola Giovetti: Emanuel Swedenborg: La Vita

8 La famiglia

11 Infanzia e gioventù

12 L’incontro con la scienza

13 Gli studi all’estero

16 Ritorno in patria e attività scientifica

19 Dopo la morte di Carlo XII

21 La metamorfosi

25 Il veggente

28 L’ultimo viaggio

29 Il medium

34 L’opera religiosa

39 Cielo e Inferno

CIELO E INFERNO

45 Il Cielo

45 Osservazioni preliminari dell’autore

46 Il Signore è il Dio del Cielo

48 La divinità del Signore crea il Cielo

49 Il divino del Signore nel Cielo è l’amore per Lui e l’amore per il

prossimo

52 Il Cielo consiste in due regni

54 Esistono tre Cieli

56 I Cieli consistono in innumerevoli società

59 Ogni società è il Cielo in forma più piccola, e ogni angelo lo è

nella forma minima

61 Il Cielo nel suo complesso rappresenta un unico uomo

63 Ogni singola società nei Cieli rappresenta un uomo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

3

64 Ogni angelo ha una perfetta forma umana

66 La natura umana e divina del Signore fa sì che il Cielo nel suo

insieme e nel particolare rappresenti un uomo

69 Corrispondenza di tutte le cose del Cielo con tutte le cose

dell’uomo

73 Esiste una corrispondenza del Cielo con tutte le cose della

terra

77 Il sole in Cielo

81 La luce e il calore nel Cielo

85 Le quattro regioni nel Cielo

89 Il cambiamento di stato degli angeli nel Cielo

92 Il tempo nel Cielo

94 Le immagini e le apparenze in Cielo

96 Le vesti di cui gli angeli appaiono rivestiti

97 Le abitazioni e le dimore degli angeli

100 Lo spazio in Cielo

102 La forma del Cielo determina le consociazioni e le

comunicazioni

106 I governi nel Cielo

109 Il culto divino in Cielo

111 Il potere degli angeli del Cielo

113 Il linguaggio degli angeli

116 Il linguaggio degli angeli con l’uomo

120 Le scritture nel Cielo

122 La saggezza degli angeli del Cielo

124 Lo stato di innocenza degli angeli in Cielo

127 Lo stato di pace in Cielo

129 L’unione del Cielo col il genere umano

132 L’unione del Cielo con l’uomo attraverso la Scrittura

136 Cielo e inferno provengono dal genere umano

139 I pagani, o i popoli che vivono fuori dalla Chiesa, in Cielo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

4

142 I bambini in Cielo

147 I saggi e i semplici in Cielo

150 I ricchi e i poveri in Cielo

154 I matrimoni in Cielo

159 Le funzioni degli angeli in Cielo

161 La gioia e la felicità celesti

168 L’immensità del Cielo

IL MONDO DEGLI SPIRITI

170 Lo stato dell’uomo dopo la morte. Cos’è il mondo degli spiriti

173 Ogni uomo è uno spirito, per quello che riguarda la sua

interiorità

176 La resurrezione dell’uomo dai morti e il suo ingresso nella vita

eterna

178 Dopo la morte l’uomo ha una perfetta forma umana

181 L’uomo dopo la morte è in possesso di tutti i suoi sensi

185 L’uomo, dopo la morte, è così come è stata la sua vita nel

mondo

189 Dopo la morte, le gioie della vita di ognuno sono trasformate

in gioie corrispondenti

192 Il primo stato dell’uomo dopo la morte

195 Il secondo stato dell’uomo dopo la morte

201 Il terzo stato dell’uomo dopo la morte

205 Nessuno entra in Cielo per misericordia immediata

207 Non è difficile come si crede condurre la vita che porta al Cielo

L’INFERNO

212 Il Signore governa l’inferno

215 Il Signore non precipita nessuno all’inferno: è lo spirito che vi

si precipita da solo

217 Tutti coloro che sono all’inferno sono nel male e nel falso a

causa dell’amore di sé e del mondo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

5

222 Il fuoco infernale e lo stridore di denti

226 Le cattiverie e gli abominevoli artifici degli spiriti infernali

228 L’apparenza, la situazione e la pluralità degli inferni

231 L’equilibrio tra Cielo e inferno

234 L’uomo è nella libertà grazie all’equilibrio tra Cielo e inferno

236 BIBLIOGRAFIA

237 APPENDICE: Indirizzi delle maggiori società Swedenborg

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

6

PREMESSA

Nel 1858 la Royal Library di Stoccolma acquistò un manoscritto non

identificato appartenuto a un certo professor Scheringson, morto nove anni

prima. Si trattava di una specie di diario, 104 pagine in tutto, scritte a mano:

la storia di un’anima. L’autore si chiamava Emanuel Swedenborg, scienziato

dagli interessi multiformi ed enciclopedici, certamente uno dei geni del XVIII

secolo, che di colpo nel 1744, quando aveva 56 anni, aveva cominciato ad

essere protagonista di insolite esperienze che lo sconcertavano e lo colpivano

profondamente.

Da autentico scienziato, Swedenborg aveva preso accuratamente nota di

ogni dettaglio, lasciando così un documento eccezionale della metamorfosi

che era avvenuta in lui. Le prime pagine del diario parlano infatti di vicende

quotidiane: un viaggio per mare con partenza da Stoccolma, il resoconto delle

cose viste e delle persone incontrate, la consegna di un manoscritto a un

editore. Ma a questo punto il racconto si interrompe: ci sono alcune pagine

vuote, e quindi inizia la descrizione di una serie di sogni, accompagnata

spesso dal tentativo di interpretarli e di riferirli alla propria vita e alla propria

attività.

Non erano sogni certo normali quelli che Swedenborg, giorno dopo giorno,

trascriveva nel suo diario, ma sogni provvisti di una loro carica particolare:

altrimenti, da quel rigoroso scienziato che era, Swedenborg non avrebbe

dedicato loro la sua attenzione. Erano sogni, o meglio visioni, che avvenivano

in trance, prima e dopo il sonno. Visioni belle e visioni terribili, che però col

tempo si fecero sempre più armoniche, finché cominciarono a contenere

messaggi provenienti dal mondo spirituale: quello nel quale d’ora in avanti

Swedenborg sarà ammesso e di cui ci ha lasciato la descrizione in tante opere.

Il diario (Il Diario dei Sogni), pubblicato nel 1859 in latino, segnò la

trasformazione di Swedenborg da famoso scienziato in «servo del Signore».

Di lui lo psicologo americano Van Dusen ha scritto: «Avendo esaurito tutti i

campi conosciuti della scienza umana, Swedenborg scelse di esplorare se

stesso nel modo più diretto possibile: attraverso visioni, trance ed esperienze

ipnagogiche. Si consideri che a quel tempo non c’erano psicologi né

psicoanalisti, e che in pratica nessuno si occupava di processi interiori e di

sogni, eccetto qualche monaco isolato e qualche mistico. Era terra

incognita quella che Swedenborg si accingeva ad esplorare, mettendo a

rischio la propria vita e la propria salute mentale».

Ma chi era Emanuel Swedenborg, l’uomo al quale oltre due secoli fa si

aprirono le porte del mondo spirituale di cui lasciò tante impressionanti

descrizioni? L’uomo che infuse un rispettoso stupore a Kant, al quale un altro

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

7

grande filosofo, Emerson, dedicò parole entusiaste, che influenzò

profondamente Goethe e Jung e di cui Elizabeth Barret Browning disse: «A

mio giudizio, la sola luce che possediamo sull’altra vita si trova nella filosofia

di Swedenborg?».

Vediamone innanzitutto le vicende di vita.

PAOLA GIOVETTI

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

8

EMANUEL SWEDENBORG: LA VITA (1688-1772) - di Paola Giovetti

La famiglia

Chi visita la cattedrale di Uppsala dove riposano i grandi cittadini svedesi,

trova un sarcofago di granito col nome Emanuel Swedenborg. Qui è sepolto

uno dei più straordinari figli della Svezia. I suoi resti mortali, custoditi in

Inghilterra dove Swedenborg era morto, furono nel 1910 traslati a Uppsala

per ordine del re Gustavo V, che inviò a questo scopo un brigantino in

Inghilterra: un onore riservato a re, vescovi e generali.

Emanuel Swedenborg, l’uomo che diede uno straordinario contributo

scientifico e filosofico al suo tempo, discendeva da antiche famiglie svedesi in

cui si tramandavano tradizionalmente l’attività mineraria e quella pastorale.

Ereditò quindi da un lato senso pratico, abilità tecnica e scientifica, gusto per i

segreti della natura, e dall’altro spiritualità e interiorità, tipici per altro del

luteranesimo nordico e svedese in particolare. Nella vita di Swedenborg

questi due aspetti sono entrambi presenti, anche se in periodi diversi: nella

prima parte della sua vita si dedicò infatti alla scienza e fu assessore alle

miniere della corte svedese, nella seconda parte si rivolse interamente alla

religione, alla teologia, alla spiritualità.

Il nonno paterno Daniel Isakson era proprietario di miniere di rame e il

nonno materno Albrecht Boehm era assessore al Reale Collegio delle Miniere.

Il bisnonno paterno era stato pastore, come del resto era pastore il padre

stesso di Emanuel Swedenborg, che fu uomo di grande cultura, divenne in

seguito vescovo ed ebbe un peso notevole nella formazione del figlio.

Jesper Swedberg (1) è una figura che riveste un ruolo di primo piano in

quell’epoca storica caratterizzata politicamente dalle imprese di Carlo XI e

Carlo XII e religiosamente dal confronto fra l’ortodossia luterana e il

movimento rinnovatore del pietismo. (2) Pur senza venir meno allo spirito

della sua confessione, il vescovo Jesper seppe aprirsi alle idee riformatrici del

pietismo tedesco, che privilegiava l’esperienza religiosa intima e personale,

l’amore per il prossimo e la carità attiva. Fu una personalità estremamente

dinamica, che seppe trasmettere alla sua famiglia e all’ambiente in cui viveva

una grande pietà e fervore religioso. Fu anche autore di numerose opere

teologiche e di una poderosa autobiografia di oltre mille pagine, interessante

per la descrizione delle vicende personali e familiari, ma anche e soprattutto

per le ampie informazioni sulla vita politica, sociale, religiosa, ecclesiastica e

spirituale del suo tempo.

(1) Il nome Svedberg fu trasformato in Swedenborg quando la famiglia del

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

9

vescovo Jesper fu fatta nobile, nel 1719. Emanuel, che era il figlio maschio

maggiore, divenne così barone.

(2) Riteniamo utile riportare per sommi capi le notizie essenziali relative alle

vicende storico-politiche della Svezia al tempo in cui visse Swedenborg.

Carlo XI (1655-1697) salì al trono ancora bambino nel 1660. Suo padre

Carlo Gustavo, succeduto alla regina Cristina nel 1654, aveva condotto una

politica di espansione; nel 1655 aveva invaso la Polonia e conquistato

Varsavia e Cracovia. Era seguita una guerra con la Danimarca, che dopo

alterne vicende si era conclusa nel 1660 con una pace affrettata per la morte

improvvisa del re. Essendo suo figlio Carlo XI minorenne, il potere fu

assunto da un collegio di nobili. Quando salì al trono, Carlo XI riuscì a farsi

riconoscere dal Parlamento il potere assoluto, recuperò molti dei beni finiti

nelle mani dei nobili per donazioni e acquisti, e creò un nuovo sistema

finanziario: assegnò terre a militari e funzionari quale compenso per la loro

opera, destinò redditi fissi dello Stato a determinate spese. Su questa base

ricostruì l’esercito e la flotta. Ebbe il diritto di emanare leggi motu proprio

e di decretare imposte. Condusse una politica pacifica con l’estero, dopo

quella troppo avventurosa dei suoi predecessori.

Carlo XII (1682-1718) figlio suo e di Ulrica Eleonora di Danimarca, colto e

vitalissimo, si pone in testa la corona da solo a 17 anni, a simboleggiare il

potere assoluto. Seguì le tradizioni paterne di restituzione alla corona dei

beni dei nobili, curò l’ortodossia ecclesiastica e portò a termine la nuova

traduzione della Bibbia iniziata dal padre (Bibbia di Carlo XII). In politica

estera fu indotto alla guerra dalla Russia, che minacciava i suoi confini e si

era alleata con Polonia e Danimarca. Carlo vinse i nemici separatamente e

nel 1706 elesse in Polonia a re Stanislao Leszczynski, che alleato con la

Svezia avrebbe dovuto condurre i polacchi contro la Russia. Seguì la fatale

campagna di Russia, che fallì per epidemie e difficoltà di

approvvigionamento. Lo zar non accettò la battaglia campale e l’inverno

russo decimò quanto era rimasto dell’esercito di Carlo. Il re, ferito, riparò in

Turchia, che cercò invano di convincere a combattere contro la Russia;

tornò in patria nel 1714, dove fu accolto come un trionfatore. Si dedicò allora

a riorganizzare lo Stato e a combattere chi minacciava l’integrità della

Svezia. Nel 1718 si rivolse contro la Norvegia e morì in battaglia colpito da

una palla alla tempia. Fu uno dei maggiori tattici del suo tempo;

amatissimo dai suoi soldati, con cui divideva la semplice vita, fu considerato

eroe nazionale. Ad accrescere il suo mito, contribuì il Voltaire con la sua

celebre Histoire de Charles XII.

Essendo Carlo celibe, alla sua morte salì al trono la sorella Ulrica Eleonora,

che nel 1720 abdicò in favore del marito Federico I (1720-1751). Sotto di lui il

potere regio fu ridotto e i nobili riconquistarono potere. Si sviluppa il

Parlamento, viene condotta una politica moderata sia all’interno che

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

10

all’estero. Le piaghe della guerra vengono risanate e sviluppata la politica

economica.

Jesper credeva nell’influenza diretta del mondo celeste su quello terreno:

credeva negli angeli e nei demoni e aveva anche esperienze visionarie. Si

sentiva sotto la protezione dell’angelo custode fin da quando, bambino, era

finito in un torrente e di qui sotto la ruota di un mulino, e si era

miracolosamente salvato. Da allora non abbandonò mai la sua fiducia nei

confronti dell’angelo protettore. Altrettanto viva e concreta era per lui la

presenza del diavolo: a lui attribuì per esempio gli incendi che per ben tre

volte gli bruciarono la casa, distruggendo tutto quanto possedeva. Era anche

convinto che i defunti dal cielo partecipassero ancora alla vita dei loro cari in

terra. Il figlio Emanuel ereditò certamente dal padre la sua capacità di vedere

“l’invisibile”.

Jesper Svedberg era però anche un uomo pratico e concreto, che viaggiò

molto in tutta Europa per studiare la vita religiosa ed ecclesiastica delle altre

nazioni, specie Francia, Germania e Inghilterra.

Dopo il matrimonio con Sarah Boehm divenne predicatore del reggimento

della Guardia di Stoccolma e in seguito predicatore di corte, ed ebbe quindi

modo di frequentare la migliore società e di farsi apprezzare da Carlo XI:

insieme discutevano di come migliorare l’istruzione scolastica, che stava

molto a cuore ad entrambi, e di altri problemi pratici. Il re lo nominò poi

professore di teologia all’università di Uppsala, di cui col tempo divenne

anche rettore; fu quindi a lungo responsabile della vita accademica di quella

importante città universitaria. Contemporaneamente divenne decano della

cattedra di Uppsala ed esercitò un notevole influsso sulla vita pubblica della

città e dell’intero paese.

Nel 1702 fu nominato vescovo di Skara e per la sua fervida opera concreta e

spirituale presso tutti i ceti sociali della sua diocesi divenne in breve una

figura popolare e carismatica nota in tutta la Svezia. Si occupò sempre di

problemi scolastici e catechistici, di cura pubblica e privata delle anime. Fu

consigliere di Carlo XII e della regina Ulrike Eleonore, fu nominato dal re

membro della commissione per la traduzione della Bibbia in svedese e lavorò

attivamente alla revisione dell’intero testo. In seguito si preoccupò sempre

che in ogni famiglia svedese non mancasse una copia della Bibbia.

Si dice per altro che fosse anche una persona allegra, amante della musica e

della buona compagnia, di buon carattere, tollerante e benevolo con tutti,

incapace di rancori. E’ ovvio che nell’educazione dei suoi numerosi figli, di cui

si occupò sempre con passione e per i quali trovava sempre tempo, una

personalità forte come la sua esercitasse un forte influsso.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

11

Infanzia e gioventù

Jesper era ancora predicatore a Stoccolma quando Emanuel nacque il 29

gennaio 1688, terzo degli otto figli che il prelato ebbe dalla prima moglie. Il

nome Emanuel, che significa «Dio con noi», era stato scelto dal padre per

invocare su di lui la costante presenza di Dio e affinché avesse sempre

presente questa unione col Creatore.

Della infanzia di Emanuel non si sa molto: aveva appena otto anni quando

perse la madre, tuttavia il carattere tranquillo e benevolo di lei lasciò un segno

profondo nell’animo del bambino che fu allevato dalla sorella maggiore e dalla

matrigna.

Da piccolo Emanuel manifestò un ardore religioso che colpiva anche i

familiari: pregava molto ed era attirato verso tutte le manifestazioni religiose.

Prestissimo e spontaneamente si abituò a una particolare «respirazione

interiore» (così lui stesso ebbe in seguito a definirla nel suo Diario

spirituale), che usava quando mattina e sera diceva le preghiere e attraverso

la quale in seguito riusciva a mettersi in contatto con angeli e spiriti (3).

(3) Si trattava in realtà di una tecnica yoga, che comprendeva il «blocco

intenzionale del movimento involontario della mente», allo scopo di

accrescere la coscienza cosmica. Quando era bambino, Emanuel tratteneva

il respiro quando pregava in famiglia e cercava di adeguare la respirazione

al battito cardiaco, notando che in questo modo il suo stato di coscienza si

trasformava: in pratica, una forma di intuitivo pranayama. Nella sua vita

successiva Swedenborg ebbe modo di rendersi conto sempre più della

dilatazione di coscienza che si produceva quando il respiro diventava più

lento e si sincronizzava col battito cardiaco, e ne fece un uso costante.

In una lettera indirizzata molti anni dopo, quando era ormai vecchio, al suo

amico dr. Beyer, Swedenborg scrisse rievocando la sua infanzia: «Dai 4 ai 10

anni i miei pensieri erano costantemente dedicati a Dio, alla beatitudine e agli

stati spirituali degli uomini. Spesso dicevo cose che stupivano i miei genitori, i

quali pensavano che gli angeli parlassero per bocca mia». E’ indubbio che fin

da allora l’educazione religiosa e l’ambiente spirituale della famiglia, ma

soprattutto l’influsso paterno, sviluppassero in lui il senso della presenza,

concretezza e realtà del mondo ultraterreno. Tuttavia col passare degli anni e

il contatto con la scuola e la tradizione scientifica del suo tempo avvenne una

frattura con l’atteggiamento religioso della sua infanzia: i suoi interessi si

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

12

rivolsero interamente alla scienza, e bisognerà aspettare che avesse più di 50

anni per ritrovare in lui esperienze religiose e visioni.

Quando il padre divenne vescovo di Skara, il giovane Emanuel rimase a

Uppsala per studiare, e fu indirizzato verso le materie scientifiche dal cognato

Erik Benzelius, marito della sorella Anna e maggiore di lui di tredici anni,

studioso e umanista già noto e affermato. A quanto risulta dalle lettere, in

quegli anni Benzelius fece anche da mediatore fra Emanuel e il padre, che non

vedeva di buon occhio l’evoluzione interiore del figlio, che sempre più si

staccava dalla religione per dedicarsi alla scienza.

L’incontro con la scienza

Il mondo accademico con cui Swedenborg venne in contatto all’università

di Uppsala era quello dell’umanesimo svedese. In un certo senso arretrato

rispetto a quello di altri paesi europei, dove le scienze già avevano scosso

l’antico predominio delle materie umanistiche. In Svezia l’umanesimo, che

per altro vi era giunto tardi rispetto al centro Europa, continuava a dominare

incontrastato. L’insegnamento universitario offriva in quel tempo a Uppsala

quattro campi-base di studio: teologia, legge, medicina e filosofia.

Quest’ultima comprendeva allora anche scienze e matematica, che non

costituivano insegnamenti a se stanti.

Anche Benzelius, il cognato di Emanuel Swedenborg, seguiva questa

impostazione: storia antica e moderna, filosofia, letteratura, linguistica

comparata, antichità nordiche. Benzelius era però uno spirito illuminato, che

si occupava anche di scienza moderna e si adoperava perché a Uppsala le

materie scientifiche avessero maggior spazio. Credeva nello sviluppo della

scienza, era in corrispondenza con i rappresentanti dell’Europa scientifica e

incitava i giovani talenti ad andare a studiare all’estero, raccomandandoli ai

suoi collaboratori ed amici.

Emanuel fu introdotto dal cognato nell’ambiente universitario, dove ben

presto si distinse. Era in grado di scrivere in latino, la lingua colta del tempo,

sia in prosa che in poesia, e in seguito imparò anche inglese, olandese,

francese e italiano. Suonava l’organo ed era dotato di una grande versatilità.

Le sue predilezioni si indirizzarono però rapidamente verso le scienze:

matematica, geometria, astronomia, tecnica lo affascinavano. In questi campi,

oltre al cognato, ebbe come maestro – specie per la fisica e la geologia - un

altro grande umanista svedese, Olav Rudbeck. Il suo modello però era

l’ingegner Christopher Polhem, notevole personaggio stimatissimo da Carlo

XII e autore di tutti i suoi progetti militari, minerari e navali. Swedenborg

vide in lui la quintessenza della scienza moderna e desiderò subito conoscerlo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

13

e possibilmente diventare suo assistente. Su sua sollecitazione, il vescovo

Jesper scrisse a Polhem pregandolo di accogliere il figlio nella sua casa e lo

scienziato, che certamente doveva aver già avuto modo di apprezzare le doti

del giovane, acconsentì di buon grado. E in effetti fra i due iniziò una

fruttuosa collaborazione; Polhem apprezzava l’assistenza di Emanuel, specie

nei progetti di meccanica per i quali lo trovava particolarmente versato.

Contemporaneamente però veniva crescendo in Swedenborg il desiderio di

un viaggio di studi in Inghilterra, dove la nuova scienza stava evolvendosi

molto più celermente che in Svezia: qui insegnavano personalità come

Newton, Halley, Flamsteed, qui c’erano gli osservatori, i laboratori, le

attrezzature tecniche; soprattutto c’era la Royal Society che, sotto il patrocinio

della corona, riuniva i rappresentanti delle scienze moderne.

Benzelius aiutò molto il giovane cognato a realizzare questo viaggio:

convinse il vescovo Jesper a lasciar partire il figlio e mise a disposizione di

Emanuel le sue numerose conoscenze inglesi. Nel settembre del 1710, a 22

anni, Swedenborg partì finalmente per l’Inghilterra, pieno di progetti e di

aspettative.

Gli studi all’estero

La meta tanto attesa non si presentò né facile da raggiungere né cordiale: la

nave che da Goteborg doveva portare Emanuel a Londra si insabbiò davanti

alla costa inglese e fu recuperata a costo di grandi rischi. Non basta: appena

liberato, il veliero fu assalito da una nave corsara e saccheggiato. Appena

finito l’arrembaggio, una nave inglese di sorveglianza costiera scambiò le

vittime per pirati e sparò contro i poveri svedesi, fortunatamente senza gravi

danni. Ma le sventure non erano finite. Dato che in Inghilterra si era diffusa la

notizia di un’epidemia di peste in Svezia, tutte le navi svedesi dovevano stare

sei settimane in quarantena prima di toccar terra.

Aspettare più di quaranta giorni prima di toccare l’ambita meta? Mai più!

Alcuni membri della comunità svedese a Londra, saputo del destino dei loro

connazionali, un po’ sconsideratamente organizzarono una barca che

collegava la nave in quarantena con la terraferma. Il giovane Emanuel ne

approfittò subito e fu così che appena messo piede a Londra fu arrestato dalla

polizia, imprigionato e condannato all’impiccagione per il grave rischio cui

aveva esposto gli inglesi. L’intervento di membri influenti della comunità

svedese lo salvò fortunatamente dal patibolo, così che fu liberato e se la cavò

con una grossa predica e una ancora più grande paura.

Appena in libertà, si gettò con tanto maggior zelo nello studio e nella vita

attiva.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

14

L’Inghilterra degli inizi del Settecento stava preparandosi ad assumere il

ruolo di guida del mondo grazie all’impero coloniale appena conquistato. I

beni di tutta la terra confluivano, attraverso le colonie, in Inghilterra.

Contemporaneamente si diffondeva il predominio intellettuale: raffinati

strumenti tecnici come telescopio e microscopio venivano continuamente

sviluppati e migliorati, e le scienze che venivano insegnate nelle facoltà inglesi

sembravano le chiavi destinate a capire il mondo.

Appena stabilito e organizzato a Londra, il giovane Swedenborg cercò di

entrare in contatto coi grandi della scienza del tempo. Newton era allora al

culmine della sua gloria: membro del Parlamento e della Royal Society,

riuniva in casa sua scienziati, filosofi e politici. Emanuel riuscì ad essere

accolto in questo ambiente, cosa alla quale si era coscienziosamente preparato

studiando tutti i libri di Newton. Frequentò inoltre l’osservatorio di

Greenwich e il grande astronomo Flamstead che lo dirigeva e ci viveva

conducendo una vita da eremita: Swedenborg ne divenne intimo. Conobbe

Halley, che viveva e insegnava a Oxford, e per frequentarlo si trattenne in

questa città vari mesi. Grazie alle raccomandazioni, allo zelo che dimostrava,

al fascino personale che gli fu sempre proprio, alle grandi capacità che tutti gli

riconoscevano, alla cultura che possedeva e all’acutezza di pensiero unita alle

grandi doti di sintesi, riuscì a frequentare sempre gli ambienti

scientificamente più elevati.

A Londra il giovane Swedenborg condusse una vita piena, ricca di stimoli,

di incontri, di studi. Di ogni cosa riferiva al cognato, e l’epistolario intercorso

fra loro in quegli anni costituisce una miniera di notizie per la conoscenza del

giovane Swedenborg, che ci appare uno spirito straordinariamente eclettico:

oltre che di geografia, astronomia, chimica, fisica, cosmologia, si occupò

anche di incisione, di architettura, della costruzione di orologi. Volle

controllare con gli strumenti adatti i risultati delle scoperte dei grandi

scienziati, acquisendo in questo modo una notevole abilità tecnica: fu sempre

infatti un teorico, ma anche uno che sperimentava e ricercava sul campo.

Nonostante la frenetica attività trovava anche il tempo di poetare in latino e di

studiare la letteratura inglese: non abbiamo però notizia di incontri personali

coi poeti del tempo.

Più Swedenborg viveva all’estero, più la Svezia gli appariva antiquata e

arretrata. Poliedrico, dotatissimo, diligente e consapevole del proprio valore,

innamorato della scienza moderna e delle nuove scoperte, Emanuel non è più

il ragazzo che qualche anno prima ha lasciato la Svezia. Il vescovo Jesper se

ne rende conto, se ne addolora, il figlio gli appare un estraneo, e per farlo

rinsavire e tornare in patria ricorre a un mezzo che si rivela in genere

infallibile: gli manda meno denaro. Swedenborg se ne lamenta, ma non

ritorna. Si adatta, riduce le spese, ma resta in Inghilterra e viaggia anche per il

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

15

paese. Infine decide di abbreviare il soggiorno a Londra per conoscere anche

Francia e Olanda.

La sua meta principale è Parigi, con l’Acadèmie Royale, analoga alla Royal

Society, coi suoi scienziati di grido. Andando a Parigi, si ferma in Olanda, ma

di questo soggiorno non sappiamo molto. Di certo non si lasciò sfuggire

l’occasione di allargare le sue conoscenze: «Sarebbe troppo lungo», scrive in

una lettera al cognato, «citare tutti gli eruditi che ho conosciuto durante

questo viaggio, dato che non ho mai perso l’occasione per incontrarli e

neppure ho trascurato di visitare biblioteche, raccolte e altre cose

interessanti».

A Leida, dove soggiornò per un certo tempo, si occupò a fondo di

ornitologia e imparò a rilegare i libri e a molare le lenti: da Londra, dove

aveva appreso molte altre attività artigianali, aveva scritto al cognato: “E’ un

peccato che i matematici si attengano quasi esclusivamente alla teoria. Spesso

ho pensato che sarebbe molto vantaggioso se a ogni dieci matematici venisse

affiancato un bravo tecnico, che collaborasse con loro. Quest’ultimo sarebbe

più utile degli altri dieci messi insieme”. E a questo atteggiamento si attenne

sempre.

Finalmente raggiunse Parigi, dove rimase un anno. Era munito di

raccomandazioni di amici svedesi e inglesi, e così gli si aprirono le porte

dell’Acadèmie Royale. Non fu accolto come studente, ma come amico

personale dei grandi scienziati inglesi, rivali per certi aspetti di quelli francesi.

Poté raccontare, confrontare, fu lui stesso oggetto di curiosità, tanto più che

come svedese poteva considerarsi neutrale nella contesa tra inglesi e francesi

per il predominio scientifico. Il suo unico desiderio era quello di imparare, e

riuscì a frequentare grandi astronomi, matematici, architetti, filologi.

Lasciò Parigi nell’estate del 1714 e prima di rientrare in Svezia volle

incontrare Leibniz, che viveva ad Hannover in Germania: ma quando arrivò

ad Hannover Leibniz era a Vienna, e così l’atteso incontro personale non

avvenne.

Swedenborg aveva trascorso quasi cinque anni all’estero, e nonostante le

difficoltà aveva raggiunto i suoi scopi. Aveva soggiornato nelle capitali della

scienza moderna, ne aveva conosciuto personalmente e frequentato i massimi

rappresentanti, aveva appreso le più importanti lingue europee e le tecniche

necessarie a proseguire i suoi studi. Conosceva perfettamente il livello degli

studi scientifici del suo tempo e aveva elaborato progetti suoi. Tornava in

patria portando con sé un ricco bottino: disegni e progetti per invenzioni

meccaniche, destinati a segnare l’inizio della sua attività in patria. Si trattava

di invenzioni tecniche e meccaniche adatte alla situazione svedese e alle sue

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

16

necessità: pompe, chiuse, forni, gru, strumenti per le miniere, la navigazione

interna, la guerra, la difesa delle coste.

A quel tempo le macchine che oggi risultano ovvie non esistevano: la

tecnica era tutta da inventare e richiedeva fantasia, inventiva, doti artigianali,

conoscenze scientifiche. Come dimostrano i suoi schizzi, Swedenborg

possedeva in abbondanza tutto questo.

Gli sforzi tecnico-scientifici del tempo erano tesi a questi scopi:

trasferimento meccanico per terra, acqua e aria, trasporto meccanico di pesi,

costruzione di armi meccaniche. Le grandi scoperte della tecnica moderna

(automobile, aereo, mitragliatrice) occupavano le menti fin dall’inizio

dell’evoluzione tecnica, e già Leonardo ci si era cimentato. Anche Swedenborg

aveva ben presenti queste necessità e nel tempo progettò un’infinità di cose:

uno strumento musicale universale, nuove tecniche di costruzione per le navi,

una pompa ad aria, un nuovo tipo di sifone, un sottomarino di tipo militare,

un orologio ad acqua, un ponte levatorio; addirittura una macchina volante,

che suscitò molto interesse (4).

(4) Swedenborg sapeva bene che per mancanza di forza motrice adeguata i

tempi non erano maturi per la realizzazione di questo progetto, tuttavia era

convinto che l’umanità un giorno avrebbe volato. In effetti Swedenborg si

avvicinò alla soluzione del problema molto più di tanti altri prima e dopo di

lui: non cercò infatti di imitare il volo degli uccelli, come avevano fatto tutti

gli altri da Leonardo a Lilienthal, ma progettò una superficie alare rigida, a

forma di volta, come poi è stata veramente realizzata.

Nel 1897 negli USA fu costruito a grandezza totale una macchina volante

secondo il modello di Swedenborg, che si alzò fino a 15 metri e dopo qualche

decina di metri di volo precipitò. La macchina possedeva uno stabilizzatore,

un meccanismo di manovra, una cabina di pilotaggio, ruote di atterraggio e

un motore a elica! E questo era stato pensato nel 1716! Swedenborg era

arrivato molto vicino alla soluzione. Il modello è ancora esposto allo

Smithsonian Air Science Museum di Washington.

Ritorno in patria e attività scientifica

Gli incontri coi grandi della scienza europea avevano sviluppato in

Swedenborg più che l’ideale di una professione specifica, quello di un’attività

indipendente di ricerca. Tuttavia, appena tornato in patria, attraverso il

cognato suggerisce all’università di Uppsala l’istituzione di una facoltà

scientifica «utile e necessaria come quella di filosofia e in grado di portare più

utili di quella al Paese, attraverso la fabbricazione di manufatti, prodotti per le

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

17

miniere, la navigazione, eccetera». Indica anche come reperire i fondi per una

simile istituzione. Ritiene indispensabile soprattutto un insegnamento di

matematica e meccanica, a scapito eventualmente di uno di teologia o lingua

greca. Ha in mente anche la creazione nel suo Paese di qualcosa di analogo

alla Royal Society o all’Acadèmie Royale. Proposte avveniristiche, che

incontrano però l’opposizione dei docenti, per lo più conservatori. Anche il

vescovo Jesper, già urtato per la prolungata assenza del figlio e i suoi

orgogliosi progetti, vede il diavolo dietro alle nuove invenzioni che egli

progetta e alle innovazioni che ha in mente. Rifiuta quindi di sovvenzionarlo

oltre e tra padre e figlio si crea da questo momento una spaccatura insanabile,

nonostante l’intermediazione e i buoni uffici dell’ottimo e sempre disponibile

Benzelius.

I progetti che Swedenborg ha portato con sé tornando in patria non

trovano quindi subito l’accoglienza che il giovane si sarebbe atteso. La cosa

più positiva dell’anno successivo al suo ritorno in Svezia fu la ripresa del

contatto con Polhem, tuttora il primo scienziato svedese, col quale fondò la

prima rivista scientifica della Svezia, dal titolo Il Dedalo Iperboreo (cioè, il

Dedalo Nordico), che uscì dal 1716 al 1718. Molto intelligentemente,

Swedenborg vide in questa rivista la possibilità, di diffondere le proprie idee e

le proprie invenzioni, e vi lavorò con grande zelo, pubblicandovi i suoi studi

su tutti i tipi di macchina che aveva progettato, compresi quelli sul volo.

Il genio di Swedenborg fu scoperto da Carlo XII, il genio politico della

Svezia. Il giovane sovrano non si occupava solo di politica, ma si interessava

vivamente degli sviluppi della scienza. Era personalmente esperto di

matematica e aveva un acuto senso scientifico. Amava circondarsi di uomini

di scienza e arte: tra questi c’era naturalmente anche Polhem - e con lui

Swedenborg, che ebbe così modo di parlare al re dei suoi progetti personali,

trovando presso di lui quello che non aveva trovato presso gli scienziati:

comprensione per il progetto di creare in Svezia una Società di eruditi analoga

a quelle di Londra e di Parigi, destinata a contribuire al miglioramento della

cultura e al benessere della nazione; comprensione anche per i suoi progetti

scientifici, che affascinarono il re per la novità e l’utilità economica e militare.

Carlo XII divenne regolare lettore del «Dedalo».

Con Polhem e il suo aiutante il re discuteva di economia e di trasporti e del

loro miglioramento, e Polhem fu incaricato di progettare imprese di enormi

proporzioni: costruzione di un cantiere navale presso Karlkrona, creazione di

chiuse sul corso del Gote, che sfocia nel Kattegat e ha varie cascate.

Swedenborg, come aiutante di Polhem, fece le misurazioni e collaborò ai

calcoli e ai disegni. In premio per la sua opera, il re lo nominò assessore

straordinario al Collegio delle Miniere, posizione di primo piano essendo le

miniere il cespite primo dell’economia svedese.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

18

Swedenborg si era finora occupato solo occasionalmente di miniere: suo

padre aveva una partecipazione a certe miniere di ferro, e lui aveva già fatto

alcune invenzioni in questo campo, senza però dedicarvisi sistematicamente.

Il nuovo incarico lo entusiasmò: aveva un posto sicuro, un buon guadagno e la

possibilità di lavorare e sperimentare. A quel tempo infatti presso le

università svedesi non c’erano laboratori di ricerca, officine e attrezzature

meccaniche, però il Collegio Svedese per le Miniere aveva un suo laboratorio,

che serviva a fare analisi chimiche e fisiche dei metalli e a migliorare le

tecniche di estrazione. Swedenborg aveva così finalmente quello che aveva

tanto desiderato: poteva collaborare coi migliori tecnici svedesi e dar libero

sfogo alla sua inventiva e al suo desiderio di rendersi utile alla patria.

La nomina di Swedenborg ad assessore straordinario alle miniere non

avvenne senza proteste: ci fu tra i colleghi chi si oppose appellandosi

all’inesperienza del giovane, ma il re non era disposto a mettere in discussione

il suo potere assoluto e inoltre credeva nelle capacità di Swedenborg. Del resto

la genialità del giovane assessore vinse tutte le resistenze dei colleghi.

Presto Swedenborg fu in grado di dimostrare al re la propria personale

abilità anche in altri campi: nel 1718, in occasione del conflitto con la

Norvegia, inventò un modo per trasportare su rulli per monti e valli due

galere, cinque barconi e una scialuppa per oltre venti miglia, fatto che risultò

assai utile e accrebbe ulteriormente la stima del re. Carlo XII e Swedenborg

divennero amici, e questa amicizia fu continuamente rafforzata da incontri e

scambi di idee quasi quotidiani.

Nel frattempo Swedenborg prese ad occuparsi sistematicamente di miniere

e scrisse anche uno studio descrittivo della situazione mineraria svedese.

Occupandosi di miniere, finì per dedicarsi anche ai reperti fossili calcificati

che venivano fuori scavando i minerali e che testimoniavano di epoche

passate; da questo studio, da eclettico qual era, passò a calcoli sull’età della

terra e a quelli delle epoche arcaiche. Continuò queste indagini ogni volta che

ne ebbe l’occasione, praticamente ad ogni viaggio che compiva per visitare le

miniere.

Non per questo abbandonò gli studi di matematica e astronomia, e anzi

progettò un osservatorio in Svezia, che però non fu subito realizzato per

mancanza di fondi; la sua realizzazione fu rimandata a tempi migliori e poi

accantonata con la morte del re. Swedenborg continuò tuttavia gli studi

astronomici coi mezzi che aveva a disposizione e fece varie pubblicazioni in

materia. Negli stessi anni si occupò di anatomia dei nervi e delle membrane, e

ne fece una pubblicazione che suscitò molto interesse.

Sperimentò sempre sul campo, scese in miniera, misurò personalmente le

maree, smantellò pietre per ricercare metalli e fossili, misurò i movimenti

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

19

degli astri, facendosi guidare soltanto dai fatti: ricavò sempre la teoria dalla

pratica. Anche quando i suoi interessi cambiarono indirizzo e - abbandonata

la scienza - si dedicò all’introspezione e alle visioni, conservò questo modo di

operare e valutare. Fu insieme teorico e pratico, una mente complessa, simile

per molti aspetti a Leibniz, per il quale aveva una grande ammirazione.

Dopo la morte di Carlo XII

La morte precoce e improvvisa del re, che morì in battaglia nel 1718, non

limitò l’attività di Swedenborg. Non era più l’amico personale del re, tuttavia

quello che aveva fatto finora giustificava la sua posizione di assessore. I suoi

progetti però venivano ora accolti con una certa freddezza: egli era, ed era

sempre stato, un «outsider» del mondo accademico e aveva sempre

considerato poco appetibile per sé un insegnamento universitario, che fra

l’altro Carlo gli aveva offerto in alternativa alla carica di assessore e che lui

aveva rifiutato in quanto come assessore conservava tutta la sua libertà.

Questo suo distacco dal mondo accademico fece sì che negli anni successivi,

pur essendo ormai famosissimo in patria e all’estero, la Società di scienziati

che voleva fondare e alla quale teneva tanto fu creata a Uppsala senza di lui, e

lui fu invitato a farne parte solo nel 1729: lo fecero attendere ben cinque anni!

Mutata la situazione in patria, Swedenborg non si perde d’animo e volge gli

occhi nuovamente all’estero: finora la sua posizione presso il re l’aveva

completamente appagato e aveva pubblicato solo in svedese perché gli

bastava l’attività in patria e il favore reale. Ora i suoi progetti si ampliano:

vuole tradurre i suoi scritti in latino o francese e spedirli all’estero per poter

partecipare ai dibattiti delle accademie di Parigi, Londra e Berlino. Vuole

tornare all’estero come esperto di miniere, e in certi momenti addirittura

pensa di lasciare la Svezia e di stabilirsi in un altro paese. La morte

improvvisa ed inattesa di Carlo l’ha messo sì in situazione di crisi, ma gli ha

fatto trovare i modi e le forze per reagire in maniera forte e positiva.

In quegli anni non facili avviene anche la frattura con Polhem, il quale vede

ormai in Swedenborg non più un assistente, ma un rivale. A questa

separazione può aver contribuito anche un altro fatto: frequentando la casa

dello scienziato, Swedenborg si era innamorato di sua figlia Emerentia, una

ragazzina di appena 13/14 anni, che l’aveva rifiutato. Swedenborg smise di

frequentare la casa del suo antico maestro, non solo: fece anche solenne

promessa di non sposarsi mai. E la mantenne.

Il nuovo sovrano Federico I non mancò tuttavia di riconoscere i meriti di

Swedenborg, il quale col tempo rinunciò al suo progetto di stabilirsi all’estero.

Non rinunciò però a recarvisi con frequenza per partecipare a incontri

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

20

scientifici, far stampare le sue numerose opere, visitare le miniere straniere e

le industrie metallurgiche, incontrare studiosi e scienziati. Tra il 1720 e il

1724, anno in cui ha inizio la sua metamorfosi, visita Amburgo, Amsterdam,

Kopenhagen, Colonia e Lipsia: si reca poi a Berlino, Dresda e Praga, soggiorna

per tre anni interi in Italia, soprattutto a Roma; torna periodicamente a

Londra e fa un lungo soggiorno anche a L’Aia.

In tutti i suoi viaggi cerca di informarsi a fondo della situazione scientifica

e del livello della ricerca dei paesi visitati. Acquista libri scientifici e anche di

metafisica e cosmologia. Conosce i sapienti del tempo. Impara e insegna,

vuole e cerca lo scambio di informazioni. E’ animato da un ardore faustiano e

vuole conoscere il mondo e «la forza che lo tiene insieme». In rapida

successione appaiono le sue grandi opere scientifiche: testi di matematica,

geologia, cristallografia (una scienza che contribuì a fondare), fisica,

mineralogia, un poderoso lavoro sul ferro, che ancora decenni dopo fu

ripubblicato dall’Acadèmie Française come il miglior testo disponibile

sull’argomento. Si occupò di anatomia e non perse di vista neppure la filosofia

e lo studio di quelli che chiamò «i primi inizi delle cose naturali». Di grande

interesse i suoi pensieri sulla crescita del nostro sistema solare e sulle grandi

nebulose a spirale: espose infatti nelle sue opere la «teoria nebulare» ben

prima che altri lo facessero. E tuttavia oggi si parla a questo proposito solo di

«teoria Kant-Laplace»... Il libro di algebra che pubblicò nel 1718 è il primo in

assoluto apparso in Svezia. Tutte le sue opere appaiono in latino e vengono

pubblicate soprattutto all’estero (5).

(5) L’opera non religiosa di Swedenborg comprende ben 150 titoli.

Considerandola globalmente si nota una ben precisa progressione:

meccanica, matematica, mineralogia, cristallografia, fisica, geometria,

chimica, astronomia, cosmologia, biologia, anatomia (particolarmente

importante una sua opera sul cervello), filosofia, psicologia.

Le opere religiose sono 36, per un totale di circa 20.000 pagine.

Le accademie gli aprono le porte: è ormai un uomo arrivato, la sua

compagnia è ricercata ovunque si rechi, le riviste scientifiche fanno a gara per

presentare i suoi libri e i suoi studi. Ma proprio quando, dopo tanto lavoro, ha

raggiunto tutto questo, inizia una nuova fase nella sua vita di uomo e

ricercatore.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

21

La metamorfosi

A 56 anni, nel 1744, Swedenborg era quello che si dice un uomo arrivato e

aveva raggiunto il culmine della carriera scientifica: era universalmente

stimato e ammirato, in stretto rapporto con la corte svedese e i maggiori

letterati, filosofi e scienziati d’Europa. Era amico dei membri del Parlamento

svedese, e membro lui stesso della Camera dei Nobili. Conosceva otto lingue e

il suo «smoderato desiderio» (sono sue parole) di approfondirsi in tutti i

campi dello scibile aveva fatto di lui una mente enciclopedica, certamente uno

dei protagonisti del Settecento europeo.

Aveva raggiunto la sicurezza economica e sociale: si era costruito una casa

di campagna presso Stoccolma, dove viveva quando era in patria e dove

poteva lavorare e meditare senza essere disturbato. Era del resto di abitudini

sobrie e modeste, non beveva ed era di gusti alimentari semplicissimi. Aveva

al suo servizio due persone, marito e moglie, che si occupavano della casa,

dell’orto e del giardino. Essendo rimasto celibe (non fu mai però un misogino,

e anzi il suo Diario dei sogni rivela impulsi erotici molto chiari, motivo per

cui quest’opera per molto tempo è stata ritenuta troppo scabrosa...), non era

legato ai tempi di una famiglia per cui non aveva mai orari regolari e di

riposo. Era però molto socievole, amava la compagnia, riceveva spesso visite

ed era sovente invitato a cena nelle case degli amici, dove si recava con

piacere.

Nei quarant’anni in cui si era dedicato alla scienza, Swedenborg non si era

più occupato di religione. All’ardore mistico infantile era subentrato un totale

ribaltamento di interessi, con esclusione - forse volontaria - di ogni

atteggiamento di fede per non influenzare in alcun modo la ricerca scientifica.

Si era anche allontanato da ogni pratica religiosa, e occorse veramente una

particolare «chiamata» perché cambiasse radicalmente il suo atteggiamento.

Come si intuisce dalle sue opere, aveva continuato a credere in un Dio

creatore e in una vita dopo la morte, ma per decenni non aveva sentito la

necessità di confrontarsi direttamente con questi problemi. Del resto anche

dopo la sua metamorfosi rimase sempre lontano da ogni dogmatismo, dai

libri di teologia e dalle dispute del tempo: da scienziato Swedenborg divenne

un mistico, uno cioè che fa esperienza diretta di Dio senza bisogno di

intermediari (6).

(6) Non va dimenticato che in casa del vescovo Jesper non si respirava l’aria

dell’ortodossia luterana tipica del tempo, ma quella del pietismo, che

privilegiava l’esperienza intima, la misericordia, la pietà, la fede vissuta.

Quindi la «chiamata» riportò Swedenborg a una matrice nota, a un terreno

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

22

congeniale.

Alla crisi religiosa Swedenborg arrivò quasi inavvertitamente, quando dopo

aver studiato la natura si mise alla ricerca del principio unificatore che tutto

collega, e dallo studio del corpo umano volle passare a quello della psiche e

dell’anima. La crisi religiosa non arrivò di colpo – maturava certamente da

tempo, covava sotto la cenere - e la visione che segnò la metamorfosi

definitiva trovò un terreno già predisposto, quasi in attesa.

I primi segni di un cambiamento radicale di orizzonti furono i sogni: quelli

di cui ci ha lasciato testimonianza nel suo Diario. Da precursore anche in

questo campo, Swedenborg ne riconobbe il carattere particolare e tentò di

interpretarli: erano sogni che gli portavano intuizioni e simbolicamente gli

preannunciavano nuovi indirizzi: come il sogno che fece tra il 25 e il 26 marzo

1744, in cui vide se stesso prendere una chiave con la quale riusciva ad aprire

una porta chiusa. Sono spesso i sogni che lo aiutano nel suo lavoro scientifico,

esprimono le sue intuizioni, gli trasmettono messaggi fondamentali per la sua

evoluzione.

Oltre ai sogni, in questo primo periodo della sua crisi ci sono le visioni

della luce: è una sorta di illuminazione interiore, abbinata a visioni di luci o

fiamme. Tali visioni lo accompagneranno anche in seguito e saranno sempre

per lui un segno della conferma divina delle sue intuizioni. Si rende conto che

sogni e visioni gli trasmettono una conoscenza superiore e comincia a tendere

esclusivamente ad essa. Si dedica alla meditazione e riprende a praticare la

«respirazione spirituale» che da bambino usava intuitivamente e gli

consentiva di rendere più intensa la preghiera (7). Ovvio che sogni e visioni di

luce producano in Swedenborg conflitti interiori: è uno scienziato dedito alla

ricerca empirica e all’osservazione attenta dei fenomeni naturali - e il nuovo

indirizzo non può che turbarlo. Nel tempo però sogni, intuizioni,

illuminazioni e visioni divengono sempre più ricchi, ampi, completi, lo

coinvolgono sempre più, lo convincono che in lui si sta operando una

metamorfosi destinata a renderlo degno di accogliere rivelazioni superiori, e

capace di trasmetterle.

(7) Alla respirazione Swedenborg attribuì sempre molta importanza e in

Arcana Coelestia espresse la sua dottrina della doppia respirazione: ogni

uomo ha una respirazione esteriore e una interiore. La prima è del mondo,

la seconda del cielo. Quando l’uomo muore, la respirazione esteriore cessa,

mentre quella interiore, che durante la vita terrena è rimasta silenziosa e

non percepibile, continua.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

23

Il nuovo stato d’animo lo porta a rileggere la Bibbia e a frequentare di

nuovo la chiesa. La figura dei padre, il quale finché era vissuto aveva

disapprovato il corso che aveva preso il suo pensiero e con cui per anni

c’erano state tante incomprensioni, gli appare ora come una guida sicura. Nel

marzo del 1744 il padre gli appare più volte nelle visioni: lo chiama, lo

abbraccia e lo invita a cambiare modo di vedere e ad accettare la missione

spirituale prevista per lui.

Come testimonia il Diario dei sogni, sogni e visioni non sono sempre

sereni, a volte anzi sono nettamente angosciosi, segno evidente della sua lotta

interiore, della sua insicurezza, del suo desiderio di superare dubbi e

incertezze per affrontare la nuova via che gli si prospetta. Sono espressione

della sua paura di commettere errori, sono le tentazioni della carne che

ancora si ribella, il suo desiderio di purezza interiore.

La crisi definitiva lo coglie mentre sta preparando la pubblicazione del

Regnum animale, la grande opera scientifica risultato di anni e anni di

studi e ricerche sulla vita organica, l’anatomia dell’organismo umano e

animale, le funzioni degli organi e del cervello. Un’opera destinata ad esaltare

la gloria di Dio attraverso la natura da Lui creata.

Nella notte tra il 6 e il 7 aprile, dopo tentazioni e angoscie per superare le

quali ha invocato l’aiuto divino, gli appare Cristo, il Dio liberatore che si rivela

all’uomo. E’ la notte di Pasqua, e Swedenborg viene colto da un tremito

violento in tutto il corpo accompagnato da un fruscio come di vento. Un’estasi

celeste lo invade e si accorge di parlare senza che sia lui a pronunciare le

parole: «O Tu Gesù Cristo onnipotente, che nella Tua grande pietà sei venuto

a visitare questo peccatore, rendimi degno della Tua grazia!». Swedenborg

prega ed ecco che sente una mano stringere la sua: «O Tu che hai promesso di

accogliere nella tua grazia i peccatori, non puoi fare altro che mantenere la

Tua parola!». Allora, racconta Swedenborg nel suo Diario Spirituale

(scritto esclusivamente ad uso personale e pubblicato solo dopo la morte del

suo autore), «fui sul Suo petto e lo guardai in volto! Era un volto di tale

espressione di santità che non so descriverlo. Sorrideva e credo che quello

fosse proprio il suo viso quando viveva sulla terra. Egli si rivolse a me e mi

chiese se avevo il “lasciapassare sanitario”, e io risposi: “O Signore, lo sai

meglio di me”, al che Lui rispose: “Fallo dunque”, e io capii: “Fai quello che

hai promesso”. “O Signore, dammi la Tua grazia perché ne sia capace!”».

Il richiamo al «lasciapassare» è un ricordo dell’esperienza avuta da

Swedenborg quando da ragazzo era andato a studiare in Inghilterra: era

entrato a Londra senza il lasciapassare sanitario, lui che veniva da un paese

dove imperversava la peste, e questa impresa gli era quasi costata la vita. Ora,

dopo tentazioni e angoscie, sta per approdare alle rive del mondo spirituale, e

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

24

gli viene chiesto se ha il lasciapassare, cioè se è degno di entrare e pronto a

farlo, se ha superato la quarantena delle tentazioni e dei dubbi.

Questa visione segna la svolta definitiva nella vita di Swedenborg, il quale

si rende conto che ciò che conta e che salva non è il sapere scientifico cui

finora ha dedicato tutto se stesso, ma la conoscenza del Dio personale che gli

si è manifestato sotto l’immagine del Figlio. Non più il Dio oscuro e

misterioso che governa le leggi della natura, ma Cristo che ha visto in volto e

che diviene d’ora in avanti il centro dei suoi pensieri e della sua vita. Il suo

orgoglio di scienziato svanisce come neve al sole, e Swedenborg si volge al

compito che lo attende.

Non ha però ancora un’idea chiara della missione alla quale si sente

chiamato: è pronto al compito, ma ancora non lo conosce, esso gli risulta

ancora indefinito. Dentro di lui tutto cambia: è pervaso di gioia profonda,

cerca di rendersi degno della visione che gli è stata concessa. Esteriormente la

sua vita resta quella di sempre, non parla a nessuno delle sue esperienze, e nel

Diario Spirituale scrive: «Nel frattempo fui sempre in società come prima e

nessuno poté notare il minimo cambiamento in me. Questa fu grazia di Dio».

Attraverso i sogni comincia a capire che il suo compito è «scrivere di ciò

che è superiore, e non di cose terrene... Possa Dio illuminare i miei dubbi,

perché io sono ancora in una certa oscurità sulla direzione che devo

prendere».

Come testimonia il Diario, il 1744 trascorre in questa tensione.

Swedenborg prega, si interroga, attende, studia la Bibbia. Nel 1745, mentre è a

Londra, grazie a un’altra visione supera definitivamente la crisi. E’ la metà di

aprile, è passato un anno esatto dalla prima visione. In quest’anno

Swedenborg ha pubblicato il terzo volume del Regnum Animale e i due

volumi di Della saggezza e dell’amore di Dio. Ecco, con le parole di

Swedenborg, l’esperienza determinante: «Ero a Londra e stavo pranzando nel

mio abituale ristorante. Ero affamato e mangiavo con grande appetito. Verso

la fine del pasto mi accorsi che una specie di nebbia mi si faceva davanti agli

occhi. La nebbia divenne più fitta e io vidi il pavimento della stanza coperto

dei più orribili animali striscianti, serpenti, rospi e simili. Io ero stupefatto,

perché ero in piena coscienza. Poi l’oscurità divenne più completa per sparire

infine completamente, e ora in un angolo della stanza vidi seduto un uomo

che mi terrorizzò con le sue parole. Mi disse infatti: «Non mangiare tanto!».

Poi tutto si oscurò di nuovo, ma di colpo si rifece luce e mi ritrovai solo nella

stanza. Questa visione mi indusse a tornare rapidamente a casa. Durante la

notte mi si ripresentò lo stesso uomo, il quale mi disse che era Dio, il creatore

del mondo e redentore, e che mi aveva scelto per spiegare agli uomini il senso

spirituale delle Sacre Scritture; lui stesso mi avrebbe dettato quello che avrei

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

25

dovuto scrivere su questo soggetto. In quella stessa notte, per convincermi, mi

fu mostrato il mondo spirituale, l’inferno e il cielo, dove incontrai parecchie

persone di mia conoscenza e di tutti i ceti sociali. Da quel giorno rinunciai a

ogni interesse scientifico terreno e lavorai soltanto alle cose spirituali,

secondo quello che il Signore mi aveva ordinato. In seguito il Signore aprì gli

occhi del mio spirito, così che mi trovai in grado di vedere mentre ero

pienamente desto quello che avviene nell’altro mondo, e di parlare con gli

angeli e gli spiriti».

Il veggente

Si può affermare che tutta l’opera scientifica finora compiuta da

Swedenborg costituisca una sorta di preparazione a quello che doveva essere

l’autentico compito della sua vita, quello per il quale è rimasto famoso. Nella

sua carriera di scienziato aveva acquisito capacità di osservazione, di analisi e

di sintesi, sapeva autodisciplinarsi e valutare il valore del proprio lavoro e

delle teorie che formulava; aveva una notevolissima abilità organizzativa e

una straordinaria capacità di lavoro. Sapeva come si prepara un manoscritto,

era in grado di confezionare copie perfette pronte per la pubblicazione. Era

pronto per il gran balzo.

La visione di Londra gli diede le ali: ora sapeva in che cosa consistesse il

compito che lo attendeva. Doveva rivelare il vero senso della Bibbia e

descrivere l’altra dimensione: spiriti e angeli saranno d’ora in poi suoi

maestri. La sua vita ha uno scopo nuovo, al quale si dedica con tutto se stesso.

Lo scienziato diventa mistico, veggente e profeta.

Col tempo le visioni si fanno più nitide, le certezze interiori sempre più

salde, il contatto con l’altra dimensione, gli angeli e gli spiriti dei trapassati

sempre più agevole e «normale». Cresce in lui la consapevolezza della propria

vocazione e del proprio compito.

Egli stesso molti anni dopo, nel 1769, descrisse come fosse avvenuta la

trasformazione: «Mi fu chiesto come mai io che ero filosofo sia diventato un

teologo. Risposi che ciò avvenne allo stesso modo in cui i pescatori furono

fatti dal Signore suoi discepoli e apostoli; e aggiunsi che fin dalla prima

gioventù ero stato un pescatore spirituale. Richiesto che cosa io intenda per

pescatore spirituale, risposi che intendo con ciò un uomo che indaga le verità

naturali e le verità spirituali, e le insegna».

Swedenborg si sente quindi un nuovo apostolo e anche in seguito

sottolineò sempre l’analogia delle sue visioni con quelle dei profeti biblici e

degli apostoli. Si convinse addirittura che la sua opera dilatasse e completasse

il piano di salvezza del Signore. Modesto e mite nella vita quotidiana e nel

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

26

rapporto col prossimo, ha un alto concetto della propria missione, che ritiene

destinata ad aprire una nuova era.

Tutto ora gli sembra un impedimento al nuovo compito: i vecchi impegni,

la professione, le cariche avute finora. Adesso deve dedicarsi soltanto alle

visioni che il suo occhio interiore gli rivela e all’illustrazione del vero senso

della parola divina: già nel 1747 pubblica Arcana Coelestia, dedicata

appunto a questo fine.

Nello stesso anno dà le dimissioni dal Reale Collegio delle Miniere,

giustificandole con altri compiti che non definisce. Le dimissioni vengono

accettate con rammarico, ma il mutamento di Swedenborg, nonostante la sua

riservatezza, non passa inosservato. Del resto lui sa bene quello a cui va

incontro: il destino di tutti i profeti e i visionari è stato sempre quello di essere

presi per pazzi. E l’epoca in cui egli dava inizio alla sua attività non era certo la

più adatta ad accettarla: siamo infatti in pieno Illuminismo, in piena età dei

lumi, in pieno empirismo e materialismo. La ragione umana indaga e rivela

tutto, smaschera miti e leggende, non crede più ad angeli e demoni, mette al

bando la magia. Swedenborg sa bene che lo prenderanno per pazzo, ma non

può fare a meno di fare quello che fa. E’ interessante a questo proposito

riportare le parole che egli disse al conte di Höpken, rappresentante tedesco

alla corte svedese, il quale gli aveva chiesto come mai avesse pubblicato i suoi

scritti visionari che per tanti non erano altro che menzogne e illusioni: «Ho

ordine dal Signore di scriverli e pubblicarli. Non creda che senza questo

espresso ordine mi sarebbe mai venuto in mente di far cose di cui so in

anticipo che saranno prese per menzogne e mi renderanno ridicolo agli occhi

di molti. Così facendo però ho la soddisfazione di aver ubbidito all’ordine del

mio Dio...».

Per uno scienziato del suo rango, il rischio di esser ritenuto pazzo e

ridicolizzato è quanto di peggio possa accadere: tuttavia lui l’accetta, e non si

può negare che questo sia un segno di grande umiltà e una prova

dell’autenticità della sua missione. Il «caso Swedenborg» fece epoca anche tra

i teologi; pochi anni prima di morire il veggente fu addirittura accusato di

eresia da certi parroci che non riuscivano ad accettare la realtà del suo

contatto con l’altra dimensione. Swedenborg comunque sopportò sempre: i

suoi angeli lo rassicuravano dicendogli che niente di male gli sarebbe

accaduto. E del resto, essendo un laico, poteva permettersi di scrivere più cose

di quante se ne sarebbe potute permettere un sacerdote. Nonostante queste

polemiche, non perse la stima dei suoi amici e della Corte svedese e continuò

a condurre praticamente la vita che aveva sempre condotta, anche se essa si

fece sempre più silenziosa e riservata. Nella sua casetta in campagna

conduceva un’esistenza sempre più spartana: lavorava tutto il giorno,

dormiva al freddo e appena si svegliava si preparava da solo il caffè, di cui

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

27

faceva un grande consumo, e si metteva al lavoro. Solo nel suo studio c’era

sempre il caminetto acceso, e lui stesso provvedeva personalmente ad

alimentarlo.

Swedenborg godette sempre di un’ottima salute e a 84 anni, l’età in cui

morì, era ancora agile e svelto come un giovanotto. I piccoli disturbi che

aveva, per esempio il mal di denti, li attribuiva ai demoni, come al tempo suo

aveva fatto suo padre, e quindi non li curava.

Problemi economici non ne aveva: oltre a poter contare su una discreta

eredità paterna (il vescovo Jesper aveva avuto delle quote di certe miniere), il

re gli aveva concesso fino alla morte la metà del suo stipendio di assessore.

Poté così continuare a viaggiare come aveva sempre fatto e a pubblicare i suoi

libri in proprio.

Come abbiamo detto, non viveva da solitario: riceveva spesso visite dagli

amici, da lettori dei suoi libri, da studiosi svedesi e stranieri che volevano

conoscerlo, da curiosi. Frequentava con piacere la società ed era sempre

allegro e piacevole, galante con le signore. La sua presenza era carismatica,

suscitava immediatamente rispetto e ammirazione e anche chi non credeva in

lui restava incantato ad ascoltarlo quando parlava del mondo degli spiriti.

Continuò a viaggiare molto, specie in Olanda e in Inghilterra, dove faceva

pubblicare le sue riviste. Viaggiava naturalmente per mare, e si racconta che

quando lui era a bordo il tempo fosse sempre buono e il vento favorevole, e i

viaggi veloci e sicuri: lui ne attribuiva il merito ai suoi angeli! All’estero

prendeva in affitto un paio di stanze e vi conduceva lo stesso semplice tipo di

vita che conduceva a Stoccolma.

Le visioni che lo accompagnarono fino alla morte avvenivano in questo

modo: mentre quelle dei mistici avvengono in genere in stato di estasi, con

esclusione quindi della coscienza vigile, quelle di Swedenborg avvenivano in

piena consapevolezza. Era quindi contemporaneamente cittadino della terra e

del cielo e aveva rapporti sia con gli uomini che con gli angeli. Vedeva al

tempo stesso il visibile e l’invisibile. Il più delle volte le sue visioni avvenivano

in stato di veglia, a occhi aperti, altre volte a occhi chiusi, oppure tra veglia e

sonno. Qualche volta «vedeva» in sogno: un sogno tutto speciale, quello che

oggi chiameremmo un sogno lucido. In questi casi, e solo in questi, la

coscienza diurna era offuscata.

Le visioni gli trasmettevano insegnamenti che egli poi sistematizzava nei

suoi scritti; altre volte «vedeva» immagini che poi gli angeli gli spiegavano. In

lui la visione nasceva dalla contemplazione, dalla meditazione sui problemi e

gli argomenti sui quali si concentrava. Era quindi in grado di controllare le

proprie visioni, che non lo coglievano improvvisamente, ma venivano

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

28

richiamate dal suo pensiero o dalla preghiera. Oltre che gli angeli, vedeva i

defunti e si intratteneva con loro. Aveva la possibilità di incontrare

volontariamente determinati defunti, ma non lo fece mai per soddisfare mere

curiosità.

Dopo aver avuto le visioni, scriveva a gran velocità: lui stesso affermava di

usare una sorta di scrittura automatica. A chi si stupiva che i suoi manoscritti

non mostrassero correzioni di sorta, spiegava che lui era soltanto un

«segretario» e scriveva quanto gli veniva dettato. Fino alla morte ebbe una

produzione letteraria copiosissima, che si spiega soltanto ipotizzando un

automatismo.

Queste sue visioni, che gli lasciarono sempre una personalità integra e

serena e che egli espose così bene nei suoi scritti, non sono certo indice di

disturbo mentale o psicopatologico. Una prova ulteriore del valore è

rappresentata dall’influsso che esse esercitarono sulla letteratura nordica e

anglosassone, specie quella romantica, e su personalità quali Goethe, Balzac,

Strindberg e C.G. Jung.

E’ bene precisare che Swedenborg non intese mai fondare una «nuova

chiesa», ma semplicemente fare nuove formulazioni di fede, sulla base di

quanto gli veniva detto e mostrato: le varie «Società Swedenborg» esistenti in

alcune nazioni europee e negli Stati Uniti (8) sono sorte molti anni dopo la

sua morte, avvenuta a Londra il 29 marzo 1772.

(8) Per l’elenco e gli indirizzi delle «Società Swedenborg», che curano fra

l’altro la pubblicazione in varie lingue (specie inglese, francese e tedesco)

delle opere del veggente, si veda l’appendice nelle ultime pagine di questo

volume.

L’ultimo viaggio

A 82 anni, nel 1770, Swedenborg affrontò il suo ultimo viaggio all’estero.

Evidentemente sentiva che non sarebbe tornato in Svezia, perché prima di

partire prese congedo dagli amici più cari, provvide a dare una pensione alla

coppia dei suoi fedeli servitori, fece testamento e disse al suo vecchio amico e

vicino di casa: «Non so se tornerò; però posso assicurarti, giacché il Signore

me l’ha promesso, che non morirò finché non sarà pubblicato questo libro che

è ormai pronto per la stampa». Si riferiva al manoscritto di Vera christiana

religio, che apparve in Olanda nel 1771.

Un conoscente andò a trovare Swedenborg ad Amsterdam durante la

stampa del libro e riferì che il veggente, nonostante l’età avanzata, lavorava

indefessamente alla lettura e alla correzione delle bozze.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

29

Stampata l’opera, Swedenborg lasciò Amsterdam e nel settembre 1771

raggiunse Londra. Qui, come era sua consuetudine, prese alloggio presso una

famiglia e continuò a lavorare ai suoi libri. In dicembre lo colse una paralisi,

che lo lasciò per tre settimane in stato di incoscienza e gli tolse la parola. Nel

corso dei mesi successivi, tuttavia, Swedenborg si riprese e ricominciò a

parlare.

Fu durante questo periodo che avvenne l’episodio di John Wesley, ministro

della chiesa anglicana, al quale Swedenborg preannunciò che la sua morte

sarebbe avvenuta il 29 marzo 1772.

Swedenborg aveva allora 84 anni; la malattia durò qualche mese, ma egli

rimase lucido fino alla fine. Durante quel periodo, il noto pastore metodista

John Wesley ricevette con sua grande sorpresa una lettera di Swedenborg che

diceva: «Signore, sono stato informato nel mondo degli spiriti che lei desidera

avere una conversazione con me». La sorpresa di Wesley derivava dal fatto

che, sebbene la cosa rispondesse a verità, lui non aveva mai manifestato a

nessuno il suo grande interesse per Swedenborg. Rispose allora che stava per

partire per l’America, ma che al suo ritorno in aprile sarebbe stato felice di

incontrare il veggente. Al che Swedenborg rispose che non sarebbe stato

possibile perché il 29 marzo lui avrebbe lasciato la vita terrena. Il che

puntualmente avvenne.

A un visitatore che gli chiedeva se ciò che aveva scritto fosse vero,

Swedenborg, pochi giorni prima di morire, disse: «Così come voi vedete

veramente me davanti ai vostri occhi, altrettanto vero è ciò che ho scritto. E

avrei potuto dire di più se mi fosse stato permesso. Quando entrerete

nell’eternità, vedrete ogni cosa personalmente, e allora voi ed io avremo molte

cose su cui discutere».

Spirò serenamente, dopo aver ricevuto i sacramenti dal ministro della

chiesa svedese a Londra e fu sepolto sotto l’altare di questa stessa chiesa.

Come abbiamo già riferito, le sue spoglie furono traslate in Svezia nel 1910.

Il medium

Quest’uomo dotato di un carisma particolarissimo e unico che lo trasformò

da scienziato in veggente, è stato anche uno dei soggetti più dotati e

interessanti che si conoscano nel campo dei fenomeni paranormali. Tra i suoi

contemporanei ci fu senza dubbio chi lo considerò un allucinato, però è certo

che quando le sue comunicazioni soprannaturali potevano essere controllate

risultavano infallibilmente esatte.

Swedenborg affermava di poter parlare con spiriti di trapassati che gli

apparivano regolarmente. La biografia del veggente scritta da Christian Cuno,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

30

industriale svedese che per tutta la vita fu suo intimo amico, contiene una

casistica molto interessante che riportiamo. In Svezia si era per esempio

sparsa la voce che il re del Portogallo avesse fatto mettere a morte il vescovo

di Coimbra: Swedenborg però affermò di aver parlato col Papa, morto da

pochi giorni, e di aver saputo che la notizia non era vera. Si seppe poi che le

cose stavano proprio come Swedenborg aveva affermato.

Un’altra volta, nel 1762, Swedenborg si trovava ad Amsterdam tra molte

persone, quando cambiò improvvisamente espressione e rimase a lungo

assorto in qualcosa che doveva evidentemente essere terribile. Quando si

riprese, gli fu chiesto cosa fosse successo, e lui dopo qualche attimo di

esitazione rispose: «Lo zar Pietro III è stato strangolato in questo momento in

prigione». La notizia fu in seguito confermata dai giornali: il fatto era

avvenuto nello stesso giorno e nella stessa ora in cui il veggente aveva avuto la

sua visione.

Altri tre fatti di grande rilievo sono narrati nel famoso Sogni di un

visionario, l’opera che Emmanuel Kant dedicò a Swedenborg e che fu

pubblicata nel 1766. Il primo racconto qui riportato è molto breve, per cui è

preferibile utilizzare la versione data da Kant stesso a Charlotte Knobloch il 10

agosto 1768: il documento è importante anche perché successivo solo di pochi

anni ai fatti. Eccolo:

«Il fatto seguente mi sembra possedere una straordinaria forza

dimostrativa, in grado di eliminare ogni dubbio. Era il 1756 quando

Swedenborg, negli ultimi giorni di settembre, un sabato verso le quattro del

pomeriggio, raggiunse Gothenborg (9). Qui William Castel l’invitò a far parte

di un gruppo di amici che aveva riunito a casa sua. Alle sei di sera

Swedenborg, che era uscito in giardino, rientrò in sala pallido e agitato e disse

che in quel momento era scoppiato un incendio a Stoccolma, nel Südermalm,

e che il fuoco si stava diffondendo con violenza in direzione della sua casa. Era

turbato e agitato oltre misura e uscì più volte. Disse che la casa di un suo

amico, di cui fece il nome, era ridotta in cenere e che la sua stessa casa correva

un grande pericolo. Alle otto, dopo essere uscito di nuovo, esclamò con gioia:

«Grazie a Dio, l’incendio si è fermato tre porte prima della mia!». Questa

notizia sorprese enormemente il gruppo di amici e anche la città, dove la

notizia si diffuse rapidamente. La sera stessa ne fu informato il governatore, il

quale la mattina dopo chiamò Swedenborg e l’interrogò in proposito. Il

veggente gli descrisse dettagliatamente l’incendio, il suo inizio, la sua durata,

la sua fine. La notizia si diffuse lo stesso giorno in tutta la città, tanto più che

il governatore stesso se ne era informato, e un gran numero di persone era in

pena per i propri beni e quelli dei loro amici.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

31

(9) Swedenborg veniva dall’Inghilterra. Gothenborg si trova sulla costa

Occidentale della penisola scandinava, mentre Stoccolma è su quella

orientale. La distanza tra le due città è di oltre 400 km in linea d’aria.

La sera del lunedì arrivò a Gothenborg una staffetta che i commercianti di

Stoccolma avevano inviato durante l’incendio. Nella lettera che portava, la

catastrofe era descritta in ogni dettaglio esattamente come Swedenborg

l’aveva preannunciata. La mattina del martedì il governatore ricevette un

corriere reale con una relazione dell’incendio e delle sue conseguenze, delle

perdite che aveva causato e delle case che aveva distrutto, senza che si potesse

notare la minima differenza tra queste indicazioni e quelle fornite da

Swedenborg. In effetti l’incendio era stato domato alle otto.

«Che cosa si può opporre all’autenticità di questo avvenimento?» si chiede

Kant in conclusione. «L’amico che mi scrive ha controllato ogni cosa, non

soltanto a Stoccolma ma circa due mesi fa a Gothenborg stessa: egli è persona

ben introdotta presso le famiglie dei notabili del luogo e ha potuto informarsi

dettagliatamente in una città in cui vive ancora la maggior parte dei testimoni

oculari, visto che poco tempo è passato dal 1756» (10).

(10) Kant aveva avuto le sue informazioni nel 1759.

Il secondo fatto riferito da Kant riguarda il ritrovamento di una ricevuta

grazie a una visione di Swedenborg: anche per questo caso il grande filosofo si

era ben documentato sul luogo presso i diretti interessati:

«La signora Marteville, vedova dell’inviato olandese a Stoccolma, venne un

po’ di tempo dopo la morte di suo marito richiesta dall’orefice Croon del

pagamento del servizio d’argento che quegli si era fatto fare presso di lui. La

vedova era convinta che suo marito era un uomo troppo preciso ed ordinato

per non aver pagato questo debito, ma non poteva produrre alcuna quietanza.

In questo frangente assai grave, perché il valore era considerevole, mandò a

chiamare il signor Swedenborg. Dopo alcuni convenevoli gli disse che se egli

aveva, come tutti asserivano, la facoltà straordinaria di parlare con le anime

dei morti, doveva avere la bontà di informarsi presso suo marito circa la

richiesta per il servizio d’argento. Swedenborg non mise difficoltà ad

accogliere la sua preghiera. Tre giorni dopo la predetta signora aveva presso

di sé un certo numero di invitati a prendere il caffè. Venne il signor di

Swedenborg e le diede col suo modo freddo notizia di aver parlato col marito:

il debito era stato pagato sette mesi prima della sua morte e la quietanza era

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

32

in un mobile che si trovava al piano superiore. La signora rispose che questo

mobile era stato completamente vuotato e che fra tutte le carte non s’era

trovata la quietanza. Swedenborg disse che suo marito gli aveva mostrato

come, togliendo un cassetto al lato sinistro, veniva in luce una tavola,

spingendo via la quale si trovava una cassetta dove era contenuta la sua

corrispondenza olandese e dove si sarebbe trovata anche la quietanza.

Dietro queste indicazioni la signora si recò con tutta la compagnia al piano

superiore; si aprì il mobile, si procedette secondo l’istruzione e si trovò la

cassetta, di cui si ignorava l’esistenza, con dentro tutte le carte indicate, in

mezzo alla più grande meraviglia di quelli che erano presenti...».

Il terzo fatto è il seguente. La regina Luisa Ulrica di Svezia, sorella di

Federico II il Grande, ricevette un giorno verso la fine del 1761 una lettera di

sua sorella la duchessa di Brunswich, in cui questa lamentava di non essere

stata informata di una cosa di cui tutti i giornali parlavano e che era oggetto di

tutte le conversazioni, cioè dell’esistenza a Stoccolma di un uomo che

affermava di essere in continuo contatto con gli spiriti. La regina allora si

rivolse al suo consigliere, il conte Scheffer, che era presente con altre persone

e gli chiese se fosse vero che una persona simile esistesse e, in caso

affermativo, se per caso non fosse un pazzo. Il conte rispose che la persona

esisteva e che era un uomo nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, e anzi

un saggio, membro della Camera Svedese dei Nobili. La regina allora chiese di

incontrarlo.

Essendo Scheffer amico intimo di Swedenborg, gli fu facile condurlo a

corte. La regina accolse il veggente con grande cortesia e lo pregò di una

commissione presso suo fratello, il principe Guglielmo di Prussia, morto tre

anni prima. Swedenborg rispose che accettava ben volentieri. Allora la regina,

alla presenza del re e di Scheffer, espose al veggente la sua richiesta.

Swedenborg promise di esaudirla. Qualche tempo dopo Swedenborg tornò a

corte e comunicò alla regina il risultato della commissione: lei ne rimase così

stupita che svenne. Tornata in sé, disse queste sole parole: «E’ una cosa che

nessun mortale avrebbe potuto dirmi!».

Questo il racconto che Swedenborg stesso fece al generale Tuxen, il quale

ne fece oggetto di una lettera che è stata conservata. Kant nei Sogni di un

visionario riferisce brevemente il fatto; in seguito fece una piccola inchiesta

in merito e due anni dopo la pubblicazione del suo libro scrisse a Charlotte

Knobloch una lettera (quella cui abbiamo fatto riferimento) in cui descrive più

dettagliatamente il fatto e aggiunge di aver incaricato un ufficiale suo ex

allievo ed amico di fare tutte le ricerche necessarie. Kant aggiunse poi: «Il mio

amico ha parlato con Swedenborg ed è anche andato a trovarlo nella sua casa,

restando assolutamente stupito di questo caso. Swedenborg è un uomo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

33

ragionevole, compiacente ed aperto. E’ istruito e il mio amico mi ha promesso

di inviarmi alcuni dei suoi libri. Ha confidato al mio amico, senza alcuna

reticenza, che Dio gli ha dato la singolare facoltà di conversare con i

trapassati: e gli ha raccontato diversi casi noti».

Un’altra importante testimonianza su questo caso viene da D. Thiébault,

membro dell’Accademia Reale di Berlino, che ne ha riferito nel suo libro

Ricordi di vent’anni a Berlino (Parigi 1804). Thiébault era amico di

Federico II e durante la rivoluzione francese fu segretario del Direttorio: la

sua testimonianza è quindi importante anche per l’alto rango di chi la

riferisce. Egli aveva sentito raccontare il fatto dalla regina Luisa Ulrica stessa,

che una volta rimasta vedova del re Federico Adolfo di Svezia era andata a

vivere presso il fratello Federico il Grande di Berlino. Ecco il racconto, così

come lo riferisce Thiébault:

«Poco disposta - ella disse - a credere simili meraviglie (le erano stati

narrati alcuni episodi di veggenza di Swedenborg, [N. d. A.]) aveva voluto

sottoporre il veggente ad una prova. L’aveva dunque preso da parte una volta

che lui era venuto a corte e l’aveva pregato di farsi dire da suo fratello, il

principe Guglielmo, quello che lui le aveva detto al momento della loro

separazione a Postdam, quando lei nel 1744 era andata a Stoccolma per

sposare il re. Aggiunse che si trattava di una cosa che né lei né suo

fratello avrebbero potuto rivelare ad alcuno.

Diversi giorni dopo, mentre la regina era al tavolo da gioco, Swedenborg

aveva chiesto di parlarle privatamente. Quando lei aveva osservato che poteva

parlare davanti a tutti, lui aveva risposto che ciò che stava per dire alla

sovrana non doveva essere udito da nessuno. Allora Luisa Ulrica era passata

nella stanza vicina, accompagnata dal senatore Schwerein che lasciò di

guardia alla porta, mentre il veggente, recatosi con lei in fondo alla stanza, le

indicò l’ora esatta in cui aveva preso congedo da suo fratello, aggiungendo che

una volta conclusi gli addii lui l’aveva incontrata ancora una volta mentre

attraversava la galleria di Charlottenburg, l’aveva presa per mano, l’aveva

condotta nell’incavo di una finestra dove nessuno poteva sentire, e le aveva

detto certe parole che Swedenborg ripeté una per una. La regina

naturalmente non disse quali fossero queste parole, però chiese in proposito

la testimonianza di Schwerein, il quale confermò la cosa per quanto lo

riguardava».

Ecco dunque un altro fatto confermato da importanti testimonianze tutte

concordanti, per cui deve essere senz’altro considerato storico.

Dagli esempi qui riportati risulta che Swedenborg fu senza alcun dubbio

quello che oggi definiamo un «medium»: un medium dalle doti eccezionali,

uno di quei rari medium su cui si può fare sicuro affidamento. Ne fa

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

34

testimonianza soprattutto il caso della regina, dove Swedenborg si mostrò in

grado di selezionare tra gli innumerevoli ricordi presenti nella memoria di

Luisa Ulrica proprio quel fatto particolare, quelle particolari parole che gli era

stato richiesto di farsi dire. Anche volendo prescindere da un’interpretazione

soprannaturale (reale intervento dei trapassati che gli avrebbero fornito le

informazioni necessarie), bisogna ammettere che si tratta di veggenze

eccezionali.

Ma se questi episodi sono veri (e sappiamo che lo sono), dobbiamo

ipotizzare che lo siano anche le descrizioni dell’aldilà che Swedenborg ci ha

lasciato? Che corrisponda alla realtà quanto il veggente ci dice del cielo e

dell’inferno, della dimensione ultraterrena e dei suoi abitanti, degli angeli e

delle condizioni della vita dopo la morte? Questo è, e certamente resterà, un

mistero, per altro riferibile anche ad altri medium che, oltre a dare prove

concrete delle loro doti di veggenza, hanno fornito descrizioni dell’aldilà.

Nel caso di Swedenborg, veggente dalle doti eccezionali, il problema si

presenta con particolare urgenza. La risposta non potrà ovviamente essere

univoca, ma dovrà essere affidata alla coscienza di ognuno, alla risonanza che

le visioni suscitano in lui, alla forza dimostrativa che esse sembrano rivestire.

Dell’onestà di Swedenborg testimonia il fatto che non ricercò mai onori e

guadagni per sé ed evitò addirittura ogni riconoscimento; pubblicò anonimi

molti dei suoi libri religiosi e non fece mai alcun tentativo di trovare seguaci o

di fondare una chiesa. Pubblicò sempre a sue spese i suoi volumi, che non si

preoccupò mai di diffondere. Egli stesso ebbe a dire a proposito

dell’autenticità delle sue visioni: «Se ciò che dico è vero, perché dovrei essere

desideroso di sostenerlo? Certamente la verità sa difendere se stessa! Se ciò

che dico è falso, sarebbe un compito sciocco e degradante volerlo difendere».

In ogni caso Swedenborg è un personaggio straordinario, un protagonista

del suo tempo, un uomo che ha un ruolo di primo piano sia per la scienza che

per la ricerca psichica. E come tale merita senz’altro di essere meglio

conosciuto.

L’opera religiosa

Nel 1747 appariva a Londra il primo degli otto volumi (dodici nelle edizioni

moderne) dell’opera latina intitolata Arcana Coelestia (= Segreti celesti).

L’autore non era menzionato (11), ma fin dall’inizio, in prima persona, veniva

dichiarato lo scopo del libro:

«Posso subito testimoniare che per la divina grazia del Signore mi è stato

concesso già da alcuni anni di essere costantemente e ininterrottamente in

compagnia di spiriti e angeli, sentendoli parlare e a mia volta parlando con

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

35

loro. In questo modo mi è stato dato di sentire e vedere cose meravigliose

nell’altra vita, che prima non erano mai venute a conoscenza di alcuno, e

neppure nel pensiero. Sono stato istruito sui diversi tipi di spiriti, la

condizione delle anime dopo la morte, l’inferno o la lamentevole condizione di

chi non ha fede, il cielo o la condizione beata di chi ha fede; e specialmente

sulla dottrina della fede che è riconosciuta nell’universo cielo. Sui quali

soggetti, per la divina grazia di Dio, di più sarà detto nelle pagine seguenti».

(11) Swedenborg pubblicò anonime le sue opere religiose per parecchio

tempo. Quando però nel 1756 si verificò l’episodio dell’incendio di Stoccolma

che lo rese famoso, non gli fu più possibile continuare a mantenere

l’anonimato e cominciò a pubblicare col proprio nome.

Swedenborg si rendeva perfettamente conto che non sarebbe stato facile

per i lettori accettare senz’altro il suo contatto col mondo spirituale, ed è con

estrema consapevolezza che scrive nelle prime pagine di questa sua opera:

«Molti obietteranno che nessuno può parlare con spiriti e angeli finché vive

nel proprio corpo... Ma questo non mi preoccupa, perché io ho visto, udito

e sentito...».

L’autore di queste righe non aveva mai cercato di mettersi volontariamente

in contatto con spiriti e angeli: tutto - diceva - avveniva per grazia e volere di

Dio. Come ai veggenti della Bibbia, anche a Swedenborg la visione veniva

concessa in stato di veglia, così che subito dopo poteva trascrivere ciò che

aveva visto e udito. Migliaia di visioni e audizioni costituiscono infatti

Arcana Coelestia e tutte le successive opere religiose.

Dopo la pubblicazione, avvenuta tra il 1747 e il 1758, di Arcana

Coelestia, che rappresenta da sola più di un terzo dell’intera opera teologica

di Swedenborg, i libri successivi furono presentati in volumi singoli su temi

specifici: nel 1758 apparve a Londra il suo libro più famoso, uno dei bestseller

religiosi di tutti i tempi: De coelo et inferno ex auditis et visis (Del

cielo e dell’inferno sulla base delle cose udite e viste), comunemente noto

come Cielo e Inferno; e nel 1771 fu pubblicata la sua ultima opera, Vera

christiana religio (La vera religione cristiana). L’opera religiosa completa

di Swedenborg comprende però moltissimi altri titoli, tra cui ricordiamo:

L’apocalisse rivelato, L’amore coniugale, Il divino amore, La divina

provvidenza, La dottrina della vita, La nuova Gerusalemme e la sua

dottrina celeste, La divina saggezza, e molte altre.

La sua opera più vasta, Arcana Coelestia, è la spiegazione metodica del

significato interiore e allegorico dei testi sacri: i libri della Genesi e dell’Esodo,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

36

la storia biblica della creazione, la caduta dell’uomo, il diluvio, i patriarchi

fino a Mosè. Tra i vari capitoli troviamo brevi trattati su temi religiosi, ad

esempio «Della resurrezione dell’uomo dalla morte e il suo ingresso nella vita

eterna», «La natura della vita dell’anima o spirito», e altri ancora.

Per dare un’idea di questa «interpretazione interiore» della Bibbia, che

costituisce la massima parte di Arcana Coelestia, riportiamo a titolo di

esempio i primi versetti della Genesi: a sinistra il testo biblico, a destra

l’interpretazione di Swedenborg, cioè il suo significato spirituale:

In principio Dio creò il cielo e la

terra.

La vita inizia quando Dio crea l’uomo

interiore (cielo, l’aspetto più alto) e

l’uomo esteriore (terra, corpo,

aspetto inferiore).

La terra era informe e deserta e le

tenebre ricoprivano l’abisso.

L’uomo esteriore inizia in uno stato

di grande ignoranza e istintualità

(buio sull’abisso).

E lo spirito di Dio aleggiava sulle

acque.

E la vita di Dio anima le tendenze

inconsce dell’uomo (l’acqua esprime

tutte le potenzialità della mente).

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. E Dio creò la coscienza.

Dio vide che la luce era cosa buona E il Divino è consapevole della bontà

(o dell’uso) della sua creazione,

e separò la luce dalle tenebre e

chiamò la luce giorno e le tenebre

notte.

che fa una distinzione di base tra ciò

che è piena coscienza che viene da

Dio (giorno), e coscienza umana

limitata (notte).

E fu sera e fu mattina: primo giorno. Dal buio dell’inconscienza al mattino

della coscienza: il primo giorno della

creazione...

Arcana Coelestia, e in generale l’opera religiosa di Swedenborg, consente

una vastissima visione dell’universo, che viene descritto come un tutto

armonico, costituito da ciò che il veggente chiama «il grande uomo»: proprio

come il corpo umano consiste di miriadi di parti, organi e cellule, così

l’universo nel suo complesso è costituito da infinite «società» distinte, che

lavorano armoniosamente assieme, ognuna essenziale a tutte le altre.

In tutto l’universo esiste un unico Dio, il Dio dell’eternità, che ha preso forma

umana in Gesù Cristo. Egli è il «sole spirituale», il centro di irradiazione di

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

37

tutta la vita spirituale e naturale. Tutti gli abitanti del mondo spirituale, di cui

noi fin d’ora siamo cittadini potenziali, sono stati una volta uomini sul nostro

pianeta o su uno degli altri infiniti pianeti abitati. Angeli e demoni, le creature

di cui tutte le religioni parlano, sono quello che siamo noi, solo in misura

estremamente potenziata, nel bene e nel male.

Dopo la morte, che distrugge solo il corpo materiale, si raggiunge il mondo

spirituale, cioè l’altro livello di esistenza, come Gesù insegna nel Nuovo

Testamento. Il destino ultimo dell’uomo dipende dalla sua situazione

interiore, dal suo «amore», dal suo desiderio di servire Dio oppure di farsi

servire, dall’essere un elemento costruttivo oppure distruttivo. La vita terrena,

dice Swedenborg, comincia qui e adesso, non nell’aldilà: per questo è

importantissimo il modo in cui viviamo questa nostra vita.

«La terra», fu dettato al veggente, «è il vivaio del mondo spirituale»: una

volta lasciata la terra, l’uomo raggiunge la sua vera destinazione. Dopo la

morte l’uomo è più uomo di prima, è più intensamente uomo: ha un corpo

spirituale con membra e sensi, può pensare e volere, ha una memoria, è uomo

o donna - perché il sesso è più di un semplice strumento per la riproduzione

della specie. L’aldilà di Swedenborg è, in altre parole, molto concreto. Quando

per esempio descrive i compiti degli angeli, non parla di eterno pregare,

cantare e suonare l’arpa, non parla di eterna contemplazione di Dio, ma dice

che la loro massima gioia è giovare al regno divino e che le loro occupazioni

sono infinite.

Il mondo spirituale descritto da Swedenborg è molto simile a quello terreno

(però il cielo è infinitamente più bello e l’inferno più brutto e distorto...): però

quello che vediamo in quel mondo - precisa il veggente - non è materiale. Noi

vediamo ciò che potremmo chiamare «corrispondenze». Un bel giardino

corrisponde alla serenità dell’animo. Se vediamo animali o uccelli, essi

rappresentano i nostri affetti. Alberi, case, panorami e città rappresentano le

nostre idee, e gli abiti che indossiamo corrispondono a qualità della nostra

personalità. Il tema delle «corrispondenze» è molto vasto e importante in

Swedenborg, e va tenuto ben presente specialmente da chi trova che il suo

aldilà sia troppo simile alla terra.

Nella creazione esistono due dimensioni, o due «mondi». L’uomo è, per così

dire, «cittadino di entrambi i mondi»: attraverso il corpo è cittadino di quello

materiale, attraverso lo spirito di quello spirituale. Di questa sua doppia

cittadinanza l’uomo però si rende conto di rado, in quanto i sensi materiali lo

fanno di preferenza rivolgere al mondo materiale. I veggenti invece, per volere

di Dio, usano anche i loro «sensi spirituali», così che già sulla terra possono

vedere e sentire ciò che di solito viene percepito solo dopo la morte del corpo.

Il mondo spirituale non è quindi al di là del mondo spaziale, ma soltanto al di

là dei nostri sensi corporei: è in noi e intorno a noi. Tutte queste cose

Swedenborg, scienziato e ricercatore, sa esprimerle con precisione, anche se è

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

38

ben consapevole che non è possibile riprodurre con parole umane le cose del

mondo spirituale così come esse veramente sono: le parole terrene risultano

infatti inadeguate. E ciò che Swedenborg dice della pace in cielo vale per tutte

le sue descrizioni della vita ultraterrena:

«Chi non ha vissuto la pace del Cielo, non può comprendere la pace in cui si

trovano gli angeli. Fintanto che l’uomo vive nel corpo, non può capire questa

pace, perché la conoscenza umana è legata alle cose naturali. Chi vuole

capirla, deve poter elevare il suo pensiero e allontanarlo dal corpo, finché

giunge accanto agli angeli. Dato che io appunto in questo modo ho

sperimentato la pace del Cielo, posso descriverla - però non come essa è,

perché le parole umane non sono sufficienti, ma soltanto attraverso il

confronto con la pace spirituale di coloro di cui si dice che sono lieti in Dio»

(da Cielo e Inferno, n. 284).

Un altro concetto basilare di Swedenborg è che l’uomo è in realtà uno spirito

che vive dentro un corpo materiale. L’anima nascendo si riveste di sostanze

materiali fornite dalla madre e poi, dopo la nascita, continua a svilupparsi

fisicamente e al tempo stesso anche mentalmente e spiritualmente. Alla morte

questo essere spirituale viene liberato dall’involucro materiale e trova la sua

collocazione nel mondo degli spiriti. Chi ha vissuto bene, raggiunge uno stato

felice di pura armonia con la propria natura, chi ha scelto il disordine e

l’egoismo non sarà capace di tollerare la sfera celeste e cercherà i suoi simili: il

che - commenta Swedenborg - è già una sufficiente punizione.

La vita sulla terra (Swedenborg lo fa notare con frequenza) è una

preparazione a quella che verrà, e tra i due mondi c’è una inter-relazione che è

la fonte delle nostre emozioni e delle nostre idee. Tra coloro che vivono nel

mondo spirituale e quelli che vivono ancora sulla terra c’è un continuo

rapporto: noi siamo costantemente in compagnia di esseri invisibili, i quali

possono influenzarci in modi a noi sconosciuti. Esistono spiriti buoni e spiriti

cattivi, e tutti fanno sforzi incessanti per indurci nella loro sfera e operano in

modi che noi neppure sospettiamo, però evitano assolutamente d’agire in

modo da toglierci la nostra libertà: noi nella nostra vita siamo in grado di

incoraggiare la presenza degli spiriti buoni e di allontanare quelli cattivi,

indirizzandoci quindi al meglio. L’uomo è stato creato dalla sapienza e

dall’amore divino affinché sia sempre consapevole di essere lui stesso a

controllare e configurare il proprio destino.

Swedenborg afferma anche che Dio ha sempre comunicato con l’uomo

attraverso la rivelazione diretta e l’opera meravigliosa della natura: ma l’uomo

non ha mai prestato orecchio troppo attento ai divini insegnamenti.

Gli scritti di Swedenborg affrontano moltissimi temi e dibattono i più

importanti problemi filosofici, quelli con cui da sempre le menti più

speculative della storia dell’umanità si sono confrontate. Solo la lettura delle

opere può rendere ragione al veggente svedese. In più nei suoi libri, specie

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

39

Cielo e Inferno, si trova una completa descrizione dell’aldilà, sono riportate

conversazioni con persone morte, visite a popoli di tempi passati e di pianeti

diversi dal nostro. E a certi amici che lo sconsigliavano dal mettere nei suoi

libri queste visioni per timore del discredito, Swedenborg dichiarò

semplicemente che gli era stato ordinato di includere anche questo, e lui

doveva quindi ubbidire.

A dimostrazione della buona fede con cui Swedenborg operava, sta il fatto che

per sostenere le sue idee egli mise a repentaglio la sua posizione di uomo

stimato e onorato e corse il rischio di mettersi in serio disaccordo con la

Chiesa: il motivo dei suoi lunghi viaggi all’estero e della pubblicazione in paesi

stranieri delle sue opere dipende dall’impossibilità di far apparire i suoi libri

nella Svezia luterana.

Neppure era alla ricerca di onori e fama, ché anzi da quando fu certo della sua

missione si ritirò da ogni incarico e condusse una vita modestissima, dedita

soltanto all’opera che sapeva di dover portare a termine. Un’opera che durò

ben 28 anni e comprende oltre trenta volumi, tutti estremamente armonici,

logici e razionali, quali difficilmente avrebbero potuto essere concepiti da un

visionario pazzo o da un ciarlatano.

Resta, ovviamente, l’impossibilità di dimostrare i contenuti dei libri di

Swedenborg: problema che per altro si presenta ogni volta che abbiamo a che

fare con scritti che trattano temi trascendenti. Riteniamo in ogni caso che

valesse veramente la pena di proporre all’attenzione del pubblico italiano, in

occasione del trecentenario della sua nascita (Swedenborg, lo ricordiamo,

nacque nel 1688) questa originalissima figura di scienziato-veggente, le cui

opere ormai da oltre due secoli continuano a suscitare curiosità e interesse.

Cielo e Inferno

E’ questa l’opera più popolare di Swedenborg. Apparve nel 1758 a Londra

in latino e ha avuto da allora centinaia di edizioni nelle lingue più diverse.

Una bibliografia dell’opera risalente al 1906 cita ben 95 diverse edizioni

inglesi, 11 tedesche, 8 francesi, 6 svedesi, 2 danesi, più altre in arabo,

indostano, polacco, russo, gallese; in più una quantità di estratti. Non

sappiamo quale sia la situazione aggiornata, ma certamente il numero sarà

cresciuto. Stranamente, il paese dove l’opera di Swedenborg sembra essere

meno conosciuta è l’Italia: alcuni suoi libri (non Cielo e Inferno) sono stati

pubblicati molti anni fa, addirittura alla fine dell’Ottocento, e sono esauriti da

tempo. La presente traduzione viene quindi a colmare una lacuna.

Il tema dell’opera - «cielo e inferno», cioè quello che ci attende dopo la

morte, è oggi più che mai attuale: anche se la morte è forse l’ultimo tabù della

nostra società tutta tesa verso ciò che è giovane, l’interesse per ciò che ci

attende dopo quella soglia non è mai venuto a mancare. Quanto sia

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

40

importante confrontarsi per tempo con questo problema lo attesta Jung il

quale aveva notato come molte delle nevrosi dei suoi pazienti di mezza età

dipendessero appunto dall’aver trascurato il tema della morte, col risultato di

non avere ancora una soluzione in questo campo. Giustamente Jung scrive

nei suoi Ricordi: «L’uomo dovrebbe poter dire di aver fatto del suo meglio

per formarsi una concezione della vita dopo la morte, o per farsene

un’immagine - anche se poi deve confessare la sua impotenza. Non averlo

fatto è una perdita vitale...» (12).

(12) C. G. Jung: Ricordi, sogni, riflessioni (raccolti ed editi da Aniela

Jaffè) Biblioteca Universale Rizzoli 1979, pag. 357.

L’opera di Swedenborg, Cielo e Inferno in particolare, fornisce una

quantità di indizi illuminanti in questo senso, e presenta inoltre – come

avremo modo di osservare - straordinarie analogie con una modernissima

ricerca, quella sulle esperienze in punto di morte: in altre parole, le

descrizioni che Swedenborg fa sulla base delle sue visioni non sono molto

dissimili da quelle delle persone che sono vicine alla morte e sono poi state

riportate in vita.

In Cielo e Inferno, che è un vero «vademecum» nel mondo spirituale,

Swedenborg fornisce varie descrizioni del risveglio dell’uomo nella

dimensione ultraterrena, e la sua testimonianza permette una notevole

comprensione di una esistenza al di là di spazio e tempo, libera dal peso del

corpo fisico e dai problemi di questa vita materiale.

Pubblicando le sue rivelazioni sulla vita dopo la morte, Swedenborg

affrontava anche il problema della vera natura dell’uomo. Egli affermò infatti

in un’infinità di occasioni che la vita che viviamo sulla terra è una

preparazione alla vita vera, eterna, per la quale siamo stati creati. Il corpo

fisico non è che un vuoto involucro destinato a morire e ad essere

abbandonato per liberare la persona reale nella quale ci trasformeremo dopo

questa vita. A titolo di esempio riportiamo un paio di brani in cui il veggente

descrive il «risveglio» nell’aldilà dopo la morte:

«Quando un corpo non può più svolgere le sue funzioni nel mondo

naturale... si dice che l’uomo muore. Questo avviene quando polmoni e cuore

cessano la loro attività. Tuttavia l’uomo in realtà non muore, ma viene

soltanto separato dal corpo che gli è servito nel mondo. L’uomo in se stesso

continua a vivere. Ho detto “l’uomo in se stesso” perché l’uomo non è tale per

il suo corpo, ma per il suo spirito, in quanto è appunto lo spirito che pensa

nell’uomo ed è il pensiero insieme all’inclinazione che fa l’uomo. Ne deriva

che nella morte l’uomo passa soltanto da un mondo all’altro. Per questo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

41

motivo “morte” nel senso interiore del termine significa resurrezione e

proseguimento della vita» (n. 445).

«Parlai con alcune persone il terzo giorno dopo la loro morte. Tre di loro le

avevo conosciute quando vivevano in questo mondo. Raccontai loro che si

stava appunto provvedendo al loro funerale per seppellire il loro corpo.

Quando loro udirono queste cose, restarono stupiti e spiegarono che erano

ben vivi e che veniva sepolto soltanto quello che era servito loro sulla terra.

Espressero poi il loro stupore perché in vita non avevano creduto a una simile

vita dopo la morte: tutti coloro che nel mondo non avevano creduto in alcuna

forma di sopravvivenza dopo la morte del corpo sono molto vergognosi non

appena si rendono conto che nonostante tutto continuano a vivere...» (n.

552).

Il mondo descritto da Swedenborg non è qualcosa di astratto ed etereo, ma

un regno di sensazioni più acute di quelle terrene e in cui si vive una vita non

dissimile da quella terrena, però senza spazio e tempo.

Swedenborg afferma spesso che la luce di quella vita è

incommensurabilmente più luminosa della luce che conosciamo, non

luminosa nel senso che acceca, ma di quella bellezza, brillantezza e chiarità

che è indicata in qualche modo dal sole che riappare dopo un temporale

estivo: «Sono stato innalzato dentro la luce che brillava come la luce che

irradia dai diamanti; mentre ero trattenuto in essa, mi sembrava di essere

strappato dalle idee corporali e mondane e di essere condotto verso le idee

spirituali...».

Il veggente riferisce di comunicazioni non verbali, di scambi di idee e

sentimenti a livello telepatico. Nell’altro mondo ipocrisia e simulazioni non

sono possibili e l’anima non può esprimere un’idea che non sia del tutto in

armonia coi suoi autentici sentimenti interiori. Swedenborg parla anche del

nostro «libro della vita», dice cioè che dopo morti vediamo la nostra vita

passata in ogni dettaglio, e questo ha un ruolo fondamentale per insegnarci

chi veramente siamo. Descrive l’aldilà, osservando che in quella dimensione si

è attratti da coloro che sono simili a noi, e in un certo modo allontanati da

coloro coi quali non siamo in armonia.

Swedenborg afferma che dopo la morte non veniamo a trovarci

improvvisamente nella vita alla quale siamo definitivamente destinati:

importante è il processo di transizione. Spiega che ci sono cure e attenzioni

speciali per la persona che conclude la sua vita terrena e inizia quella

spirituale. Anche se la morte è stata dovuta a circostanze tragiche e

accompagnata da angoscia fisica e mentale, il nuovo arrivato viene aiutato a

ritrovare uno stato di calma e serenità. Swedenborg scrive anche che certi

spiriti hanno il «compito» di ricevere i nuovi arrivati. La loro natura e

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

42

personalità sono costituite in modo che vengono incaricati di occuparsi di chi

passa da un mondo all’altro, e lo fanno con grande delicatezza, facendo

sempre in modo di consentire piena libertà al nuovo arrivato; soprattutto gli

trasmettono un sentimento di grande amore, e gli fanno sentire la presenza di

un amico, di uno che sa e può spiegare ogni cosa.

Swedenborg spiega anche che non si vede realmente Dio, il Padre

ineffabile, ma che lo spirito di Dio pervade ogni cosa, espresso dalla vivida

luce.

Una delle cose più importanti delle rivelazioni di Swedenborg è che l’uomo

non viene immediatamente ammesso nel cielo (per il quale è totalmente

impreparato), o gettato all’inferno come punizione per i suoi peccati. Non

guadagna il paradiso per la «grazia», né è condannato per i suoi peccati. Lo

stadio iniziale del mondo spirituale non è né cielo né inferno: la transizione

può esser breve, ma può anche durare finché la persona non fa una scelta

netta tra bene o male. La dimensione in cui tutti arriviamo subito dopo la

morte è ciò che Swedenborg chiama il «regno degli spiriti»: qui regna una

grande libertà, così che ognuno può vivere secondo le proprie inclinazioni,

facendo il bene oppure operando il male. Questo appunto è il tribunale: Dio,

che è puro amore, non condanna nessuno: i malvagi si dirigono di propria

volontà all’inferno, i buoni al paradiso, e di lì a una delle innumerevoli

«società» di loro simili. E’ per amore che Dio dà anche la libertà di fare il

male, altrimenti l’uomo sarebbe un automa, incapace di stabilire con Dio il

patto di reciproca alleanza.

In questa esistenza spirituale non esiste né spazio né tempo: spazio nel

senso di distanza significa semplicemente che siamo «vicini» a coloro che

sono simili a noi, e «lontani» da coloro che non hanno niente, o ben poco, in

comune con noi. Il tempo non ha più significato perché siamo in un regno

eterno: i livelli che l’anima attraversa possono essere paragonati più a «stati»

che a spazi temporali.

Per Swedenborg inoltre non vale quello che in genere si dice, cioè che la

fantasia umana riesce a immaginare meglio l’inferno che il paradiso: nel suo

libro infatti due terzi delle descrizioni riguardano il cielo e un terzo «il regno

degli spiriti», cioè lo stadio di transizione, e l’inferno.

Una cosa va tenuta presente: Swedenborg sapeva bene che non è possibile

descrivere i fenomeni del mondo spirituale come realmente sono, ma soltanto

attraverso immagini tratte dal mondo e dai concetti umani. Nella lettura di

Cielo e Inferno è importante aver sempre presente questo, per non correre

il rischio di fraintendere o di non capire fino in fondo le descrizioni del

veggente svedese. Quello che egli disse a proposito della «pace del cielo» (cfr.

pagina 24), vale, in ultima analisi, per tutte le descrizioni della vita dell’aldilà.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

43

Le descrizioni di Swedenborg sono radicalmente diverse da miti e

leggende, diverse dalle descrizioni dantesche, diverse anche - per certi aspetti

- da quanto ci hanno tramandato le religioni. Presentano invece, come si

diceva, molte analogie con i risultati della moderna ricerca sulla morte, cioè

con le esperienze dei rianimati, di coloro che sono stati per un attimo «sulla

soglia» e sono poi stati richiamati in vita grazie alle moderne tecniche di

rianimazione.

Chi ha dimestichezza con l’ormai vasta letteratura esistente in questo

campo (13), non può non aver notato somiglianze ben precise tra le cose che

dice Emanuel Swedenborg, e che succintamente ho riportato, e le descrizioni

di coloro che sono stati vicini alla morte. Anche questi ultimi, come il

veggente svedese, parlano di una condizione di pace e benessere, parlano di

una luce infinitamente più luminosa di quella terrena, parlano di una sorta di

«film della vita» nel quale rivedono tutte le proprie azioni, di cui sono in

grado di dare una valutazione etica. Swedenborg parla di «libro della vita».

(13) Tra le varie opere disponibili in italiano citiamo le più recenti:

Giovetti Paola: Qualcuno è tornato (Armenia 1981 e 1988) e Inchiesta

sul paradiso (Rizzoli 1986).

Jankovich Stefan: Vi racconto la mia morte (Edizioni Mediterranee

1985).

Moody Raymond: La vita oltre la vita (Mondadori 1977).

Osis e Haraldson: Nel momento della morte (Armenia 1978).

Sabom Michael: Dai confini della vita (Longanesi 1983).

Al pari di Swedenborg, i rianimati parlano di incontri con persone care

precedentemente defunte, parlando di un aldilà che non è astratto ed etereo,

ma è un mondo di sensazioni più vivide di quelle terrene e in cui si vive una

vita non dissimile da quella terrena, priva però dei condizionamenti spaziali e

temporali. Una vita che si svolge in un ambiente di straordinaria bellezza,

dolcezza e serenità.

Nessuno di coloro che sono stati riportati in vita ha parlato di un paradiso

o di un inferno nel senso tradizionale del termine: tutti invece concordano nel

descrivere una sorta di stazione intermedia, caratterizzata appunto da pace e

bellezza; e anche Swedenborg, come abbiamo visto, afferma che dopo la

morte non si va subito nella vita alla quale si sarà poi definitivamente

destinati, ma si attraversa un processo di transizione in una dimensione in cui

si viene accolti con amore e predisposti spiritualmente alla nuova vita. Dopo

morti quindi non c’è stasi, ma un lungo cammino da percorrere prima di

raggiungere la meta definitiva.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

44

In un’altra cosa le descrizioni di Swedenborg e quelle di chi è stato

prossimo alla morte concordano pienamente: nell’affermazione che le parole

umane sono inadeguate, non bastano a descrivere la dimensione spirituale,

che è di per sé inesprimibile.

La lettura completa dell’opera di Swedenborg e delle opere prima indicate

consentirà di mettere in luce un numero molto maggiore di analogie: analogie

che contribuiscono a convalidare e confermare sia le descrizioni del veggente

che quelle di chi ha visto in faccia la morte.

Non va infine dimenticato - e chi conosce la materia non faticherà a

sincerarsene - che le descrizioni di Swedenborg concordano anche con molte

descrizioni giunte per via medianica relative al passaggio all’altra vita e

all’Aldilà.

Queste conferme e concordanze indipendenti meritano di essere tenute in

seria considerazione perché ci fanno leggere con occhi diversi quanto

Swedenborg ci dice sul mondo ultraterreno conosciuto attraverso le sue

visioni: un mondo che ci appare così più vero, concreto e reale.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

45

CIELO E INFERNO

DESCRITTI DA EMANUEL SWEDENBORG IN BASE ALLE COSE DA LUI VISTE E

UDITE

Il Cielo

OSSERVAZIONI PRELIMINARI DELLAUTORE

1 - Quando il Signore parlò ai discepoli della «fine dei tempi», dell’ultimo

periodo della Chiesa, disse anche queste parole:

«Or subito dopo l’afflizione di quei giorni il sole si oscurerà e la luna non

darà il suo splendore, e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli

saranno scrollate. Ed allora apparirà nel cielo il segno del Figliuol

dell’uomo; ed allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio, e vedranno

il Figliuolo dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e

gloria. E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi

eletti dai quattro venti, dall’un capo all’altro dei cieli». (Matteo 24, 29-31).

Chi prende queste parole alla lettera, ritiene che alla fine dei tempi, al

momento del giudizio universale, tutte queste cose si avvereranno, che cioè

non soltanto il sole e la luna si oscureranno e le stelle cadranno dal cielo, e si

vedrà il Signore sulle nubi e gli angeli con le trombe, ma crede anche che tutto

il mondo visibile finirà e sorgerà un nuovo cielo e una nuova terra. Questo è

quanto oggi crede la Chiesa.

Chi però crede queste cose, non sa nulla dei segreti celati in ognuna delle

parole; infatti ogni parola ha un significato interiore, che non riguarda le cose

naturali e mondane bensì le cose spirituali e celesti. Le parole divine furono

infatti pronunciate in modo da contenere anche un significato interiore.

Quando si parla di sole, si intende il Signore considerato dal punto di vista

dell’amore; la luna si riferisce alla fede; le stelle indicano la conoscenza del

bene e del vero, o dell’amore e della fede; il Figliuolo dell’uomo sulle

nuvole indica la manifestazione della divina verità; le nuvole indicano il

senso letterale della parola e la gloria il senso interiore; gli angeli con le

trombe stanno ad indicare il cielo da cui discende la divina verità.

Tutto questo dovrebbe far comprendere che cosa significano le parole del

Signore sopra riportate: alla fine della Chiesa, se non ci sarà più amore e

quindi neppure fede, il Signore svelerà la parola secondo il suo significato

interiore e rivelerà i segreti del cielo. Questi segreti riguardano il cielo e

l’inferno come pure la vita degli uomini dopo la morte. L’uomo di Chiesa oggi

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

46

sa ben poco sul cielo e l’inferno e sulla vita dopo la morte, sebbene tutto

questo si trovi descritto nelle parole del Signore. Molti nati nell’ambito della

Chiesa addirittura negano queste cose e dicono: «Chi mai è tornato di là e ha

raccontato che cosa avviene?».

Affinché questo atteggiamento, proprio soprattutto delle persone colte, non

contamini e rovini anche coloro che hanno fede e sono di cuore semplice, mi è

stato concesso di stare in compagnia degli angeli e di parlare con loro come si

parla con altri uomini. Allo stesso modo mi è stato concesso (da più di tredici

anni ormai) di vedere le cose che si trovano nel cielo e nell’inferno, e di

descriverle in base a quanto ho visto e udito - nella speranza che l’ignoranza

venga dileguata e la mancanza di fede svanisca. Questa rivelazione diretta

avviene proprio oggi; con essa va intesa la venuta del Signore.

IL SIGNORE È IL DIO DEL CIELO

2 - Per prima cosa bisogna sapere chi è il Signore del Cielo, perché da

questo dipende tutto il resto. In tutto il Cielo, al di fuori del Signore, nessuno

viene riconosciuto Dio del Cielo. Si dice là, come Egli stesso ha insegnato, che

Egli è uno col Padre, e chi vede Lui, vede il Padre; che il Padre è in Lui e Lui

nel Padre; che tutto ciò che è santo proviene da Lui (Giovanni 10, 31, 38; 14,

10 segg.; 16, 13-15). Di questo io ho parlato spesso con gli angeli ed essi mi

hanno detto con sicurezza che in Cielo non si può distinguere il divino in tre

(persone), perché lì si sa e si sente che il divino è una sola cosa, e risiede nel

Signore. Gli angeli hanno detto anche che membri della Chiesa che lasciano il

mondo non possono essere accolti in Cielo se la loro mente è occupata

dall’idea delle tre persone, perché il loro pensiero vaga da una persona

all’altra e in Cielo non è concesso pensare a tre persone e nominarne una sola.

In Cielo ognuno parla come pensa perché là la parola è un attributo del

pensiero, o si può dire anche che è un pensiero parlante. Perciò coloro che nel

mondo distinguono il divino in tre persone, avendo di ognuna di queste una

diversa concezione, e non si concentrano su un solo Signore, non possono

essere accolti in Cielo. In Cielo infatti avviene una comunicazione generale a

livello di pensiero. Se quindi giunge in Cielo uno che pensa a tre persone e si

rivolge a una soltanto, lo si riconoscerebbe immediatamente.

3 - Coloro che, facendo parte della Chiesa, hanno negato il Signore Gesù

Cristo e hanno riconosciuto soltanto il Padre e si sono vieppiù fortificati in

questa fede, sono esclusi dal Cielo; e dato che non sono oggetto di nessun

influsso dal Cielo dove viene adorato solo il Signore, gradualmente perdono la

capacità di pensare a qualcosa di vero e autentico. Infine divengono come

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

47

muti, incerti nel muoversi come se avessero perduto ogni forza. Coloro invece

che hanno negato il divino e creduto soltanto a ciò che è umano, si trovano

anch’essi al di fuori del Cielo. Chi però ammette di credere in una insondabile

e inconoscibile divinità da cui tutto ha avuto origine, ma non crede nel

Signore, viene confinato tra i cosiddetti naturalisti. Diversamente vanno le

cose per coloro che sono nati fuori dalla Chiesa, cioè i pagani. Di costoro

tratteremo in seguito.

4 - Tutti i bambini, che costituiscono un terzo del Cielo, vengono dapprima

avviati a credere che il Signore è il loro Padre ed è Dio del Cielo e della terra.

In seguito vedremo come i bambini in Cielo crescono e si perfezionano fino a

raggiungere la conoscenza e la sapienza degli angeli.

5 - Chi appartiene alla Chiesa non può dubitare che il Signore sia il Dio del

Cielo, perché Egli stesso insegna che tutto ciò che il Padre ha, è suo

(Matteo 11, 27; Giovanni 16, 15; 17, 2); e che a Lui è stata data ogni potestà

in Cielo e sulla terra (Matteo 28, 18). Dice in Cielo e sulla terra perché

chi governa il Cielo, governa anche la terra, perché questa dipende da quello.

Governare il Cielo e la terra significa che questi ricevono tutto da Lui: il

bene, che fa parte dell’amore, e il vero, che fa parte della fede, insieme ad ogni

comprensione e saggezza e beatitudine: in una parola, la vita eterna. Queste

cose le insegnò anche il Signore quando disse:

«Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo

non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra di lui» (Giovanni 3, 36).

E in un altro punto:

«Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e

chiunque vive e crede in me, non morrà mai» (Giovanni 11, 25 segg.).

E ancora:

«Io sono la via, la verità, la vita» (Giovanni 14, 6).

6 - Ho visto alcuni spiriti che nella loro vita terrena avevano riconosciuto il

Padre, ma avevano ritenuto il Signore un uomo comune e non avevano quindi

creduto che fosse il Dio del Cielo. A loro era quindi consentito di andare in

giro e di cercare se ci fosse un altro Cielo diverso da quello del Signore. Essi

cercarono a lungo, ma invano! Essi appartenevano alla schiera di coloro che

credono che la beatitudine del Cielo consista nella gloria e nel comando. E

quando fu loro spiegato che le cose non stavano in questo modo, divennero

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

48

svogliati e continuarono a desiderare un Cielo in cui potessero dominare gli

altri ed essere circonfusi di gloria, come sulla terra.

LA DIVINITÀ DEL SIGNORE CREA IL CIELO

7 - Gli angeli nella loro globalità sono il Cielo, perché lo formano. In realtà

però è il divino che emana dal Signore che fluisce negli angeli e viene da loro

accolto. Il divino che emana dal Signore è il bene dell’amore e la verità della

fede. Quindi nella misura in cui gli angeli traggono dal Signore il bene e la

verità, costituiscono il Cielo.

8 - Nei Cieli ognuno sa, crede e percepisce che quanto di buono e vero fa e

pensa e crede non proviene da lui stesso, ma dal divino, cioè dal Signore. Gli

angeli del Cielo percepiscono chiaramente questo influsso e nella misura in

cui lo fanno proprio hanno anche la piena consapevolezza di essere in Cielo,

di partecipare della sua luce, della sua saggezza e del suo amore. Dato che

tutto questo proviene dal divino, è evidente che è il divino stesso a formare il

Cielo, e non gli angeli per virtù propria. Per questo il Cielo è detto «dimora del

Signore» e «trono del Signore». Vedremo ora come il divino fluisce dal

Signore e riempie il cielo.

9 - Sulla base della loro sapienza, gli angeli vanno ancora più oltre: non

soltanto dicono che tutto ciò che è buono e vero proviene dal Signore, ma

anche tutto ciò che fa parte della vita. Essi affermano infatti che nulla può

sorgere da solo, ma deve avere un’origine, e quindi tutto deriva da un

Principio Primo che essi definiscono la vera essenza di tutto ciò che vive. Gli

angeli dicono anche che esiste un’unica fonte di vita e che la vita degli uomini

è soltanto un ruscelletto che scaturisce da questa fonte e che si estinguerebbe

se non fosse continuamente alimentato da questa fonte stessa. Essi dicono

inoltre che da quest’unica fonte di vita non proviene altro che verità e bene

divino, di cui ognuno partecipa a seconda della propria capacità ricettiva.

Coloro che l’accolgono con fede, vivono in un vero Cielo; coloro invece che

non l’accolgono, trasformano la loro vita in un inferno. Infatti essi

trasformano il bene in male e il vero in falso, e quindi per loro la vita diviene

morte. Il fatto che tutto ciò che vive proviene dal Signore, viene spiegato dagli

angeli anche considerando che nell’universo tutto è diretto al bene e al vero.

La volontà di vita dell’uomo, il suo amore si riferiscono al bene, la sua vita

intellettiva, la sua fede si riferiscono al vero. Dato dunque che tutto ciò che è

buono e vero proviene dall’alto, ne deriva che anche tutto ciò che fa parte

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

49

della vita deriva dalla stessa fonte. Per questo motivo gli angeli rifiutano di

accettare qualunque ringraziamento per il bene che fanno, e non accettano

neppure che a loro venga attribuito qualcosa di buono. Essi si meravigliano

che qualcuno possa credere di essere saggio di per se stesso e faccia il bene di

per se stesso. Essi non considerano che sia un bene quello che si compie per

se stessi, ma solo quello che si compie per amore del bene in sé. Questo è il

bene che deriva dal divino, e soltanto questo bene costituisce il Cielo, perché è

il Signore stesso.

10 - Gli spiriti che durante la loro vita terrena si sono convinti che il bene

delle loro azioni e la verità della loro fede deriva da loro stessi oppure è stato

loro attribuito come qualcosa di personale, non vengono accolti in Cielo. Gli

angeli li evitano, li considerano ottusi e ladri: ottusi in quanto guardano a se

stessi e non al divino, ladri in quanto sottraggono al Signore ciò che gli

appartiene.

11 - Anche il Signore insegna che coloro che sono nel Cielo e nella Chiesa

sono in lui e lui in loro quando dice:

«Dimorate in me e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar

frutto se non rimane nella vite, così neppure voi se non dimorate in me. Io

sono la vite, e voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io

dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla»

(Giovanni 15, 4-7).

12 - Ne deriva che il Signore dimora ovunque ed è il Cielo stesso e gli

angeli. Ciò che deriva da lui, è in realtà lui stesso. Il bene che deriva dal

Signore è quindi per gli angeli il Cielo e non qualcosa che proviene da loro

stessi.

IL DIVINO DEL SIGNORE NEL CIELO È LAMORE PER LUI E LAMORE PER IL

PROSSIMO

13 - Il divino proveniente dal Signore viene chiamato in Cielo il

divinamente vero, per questo motivo: esso fluisce dal Signore come la luce e il

calore fluiscono dal sole e illuminano e riscaldano tutta la terra. Senza questa

luce e questo calore la terra inaridisce e si raffredda. Allo stesso modo senza

l’amore del Signore, senza la sua bontà e verità nulla potrebbe esistere.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

50

14 - L’amore che forma il Cielo e proviene dal divino è un legame spirituale

che unisce il Signore ai suoi angeli e questi tra loro; li unisce al punto che

questi davanti all’occhio del Signore sono una cosa sola. Inoltre l’amore è

l’essenza stessa della vita di ognuno. E’ dall’amore che sia gli angeli che gli

uomini ricevono la vita. Chiunque ci rifletta sopra, sa che la più intima e

profonda forza di vita dell’uomo proviene dall’amore; quando l’amore è

presente, l’uomo si riscalda, quando è assente si raffredda, quando l’amore

viene totalmente sottratto, l’uomo muore. Bisogna infatti capire che la vita di

ogni persona si configura in base al suo amore.

15 - Nel Cielo si distinguono due tipi d’amore: l’amore per il Signore e

l’amore per il prossimo. Nel terzo Cielo, il Cielo più profondo, regna l’amore

per il Signore; nel secondo, o Cielo intermedio, quello per il prossimo.

Entrambi provengono dal Signore, e entrambi formano il Cielo. Il modo in cui

questi due tipi d’amore si distinguono e al tempo stesso si fondono, è cosa che

in Cielo risulta chiarissima, mentre sulla terra è oscura. In Cielo quando si

dice «amare il Signore», non si intende amarlo come persona, ma amare il

bene che da lui deriva. Amare il bene significa però volere e fare il bene per

amore. E con «amare il prossimo» non si intende in Cielo amare il compagno

come persona, ma amare il vero che è nella parola. Amare il vero significa

però volere e fare ciò che è vero. E’ quindi chiaro che questi due tipi d’amore

si distinguono come sono distinti il bene e il vero, ma sono anche uniti così

come sono uniti il bene e il vero. L’uomo però fatica a comprendere queste

cose, perché non sa cos’è l’amore, cos’è il bene e neppure chi è il prossimo.

16 - Di questo ho spesso parlato con gli angeli, che si stupiscono che gli

uomini di Chiesa non sappiano che cosa significa amare il Signore e il

prossimo, cioè il bene e il vero. Gli uomini dovrebbero anche sapere che il

bene che emana dal Signore è la sua immagine, poiché egli è tutto in questo

bene, e che sono uniti a lui come sue immagini coloro che fanno del bene e del

vero il contenuto della loro vita, in quanto lo vogliono e lo fanno. Volere è

sinonimo di amare. Lo insegna anche il Signore quando dice:

«Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama,

sarà amato dal Padre mio. E noi verremo a lui, e faremo dimora presso di

lui» (Giovanni 14, 21, 23).

E in un altro punto:

«Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore» (Giovanni

15, 10).

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

51

17 - Il divino che emana dal Signore, muove gli angeli e forma il Cielo è

amore. Tutto in Cielo è una forma d’amore e amore per il prossimo. Gli angeli

sono di indicibile bellezza e l’amore traspare dal loro volto, dalle loro parole e

dalle loro azioni. Inoltre da ogni angelo e spirito emanano sfere spirituali di

vita che li circondano e sono costituite dall’amore e dalla fede di ognuno di

loro. Le sfere che emanano dagli angeli sono così colme d’amore che

penetrano nel profondo di chi sta loro accanto. Io questo amore l’ho avvertito

e goduto più di una volta. Chi in Cielo rivolge il suo amore al Signore e al

prossimo, tende sempre più al Signore; chi invece è prigioniero dell’amore per

se stesso, si allontana sempre più dal Signore.

18 - Il divino del Signore in Cielo è l’amore, perché l’amore è il recipiente

che contiene tutto ciò che appartiene al Cielo, come la pace, la comprensione,

la saggezza, la beatitudine. Gli spiriti che in vita hanno sviluppato la capacità

di amare e il desiderio di accogliere in sé le verità collegate all’amore, giunti

fra gli angeli sono stati in grado di partecipare della loro saggezza e della loro

celeste beatitudine, appunto perché avevano amato il bene e il vero per amore

del bene e del vero e avevano orientato la loro vita in base a ciò. In questo

modo si erano resi capaci di accogliere in sé il Cielo con tutte le sue

inesprimibili perfezioni. Coloro invece che sono rimasti legati all’amore per se

stessi e per il mondo, non hanno la capacità di accogliere in sé queste cose

celesti. Ne vengono quindi respinti e si accompagnano a coloro che sono

all’inferno. Ci sono poi spiriti che hanno messo in dubbio il fatto che l’origine

di tutto è l’amore celeste e che hanno desiderato ardentemente di sapere se le

cose stavano così. Essi sono quindi stati posti in uno stato di amore celeste

previa eliminazione temporanea degli impedimenti, e condotti a una distanza

dal Cielo degli angeli; di qui essi hanno parlato con me dicendomi di provare

una beatitudine che non erano capaci di esprimere a parole. Rimpiangevano

molto di dover tornare allo stato in cui si trovavano precedentemente. Anche

gli altri sono stati alzati fino al Cielo; e più in alto e più in profondità venivano

portati, tanto maggiore comprensione e saggezza riuscivano ad acquisire,

riuscendo infine a comprendere cose che erano prima per loro

incomprensibili. Ciò dimostra che l’amore che emana dal Signore abbraccia il

Cielo e tutte le cose che si trovano in esso.

19 - L’amore per il Signore e l’amore per il prossimo comprendono tutte le

divine verità. Il Signore stesso lo dice chiaramente, quando parla di questi due

tipi d’amore:

«Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e

con tutta la mente tua. Questo è il grande e il primo comandamento. Il

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

52

secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi

due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti» (Matteo 22, 37-

40).

La legge e i profeti sono però tutta la parola del Signore, e quindi tutto ciò

che è divinamente vero.

IL CIELO CONSISTE IN DUE REGNI

20 - Dato che in Cielo regna un’infinita varietà e non c’è una società che

assomigli all’altra e un angelo che sia simile a un altro, occorrerà distinguere,

sia in generale che in particolare. In generale si può dire che ci sono due regni,

in particolare tre Cieli e singolarmente innumerevoli società. Vedremo ora

una per una queste suddivisioni. Si parla di «società» perché il Cielo è il regno

di Dio.

21 - Certi angeli fanno proprio il divino che emana dal Signore in maniera

molto profonda, altri in maniera meno profonda. I primi si chiamano angeli

celesti, gli altri angeli spirituali. Per questo in Cielo si distinguono due regni,

uno dei quali viene chiamato il regno celeste, l’altro il regno spirituale.

22 - Gli angeli che costituiscono il regno celeste vengono chiamati

superiori, e di conseguenza i Cieli dove essi dimorano si chiamano Cieli

superiori. Ciò che è più profondo e interiore viene chiamato superiore, ciò che

è esterno viene chiamato inferiore.

23 - L’amore di chi fa parte del regno celeste viene definito amore celeste,

quello di chi fa parte del regno spirituale viene chiamato amore spirituale.

L’amore celeste è l’amore per il Signore, quello spirituale è l’amore per il

prossimo. E poiché tutto ciò che è bene fa parte dell’amore (poiché ciò che

uno ama, per lui è buono), il bene di un regno si chiama celeste e quello

dell’altro si chiama spirituale. I due regni si differenziano quindi alla stessa

maniera del bene derivante dall’amore per il Signore e da quello derivante

dall’amore per il prossimo.

24 - Il regno celeste viene definito nei Vangeli «dimora» di Dio, il regno

spirituale invece «trono». In base alla sua natura divina/celeste, il Signore fu

chiamato nel mondo «Gesù»; in base alla sua natura divina/spirituale fu

chiamato «Cristo».

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

53

25 - Gli angeli del regno celeste superano in saggezza e potenza gli angeli

del regno spirituale, appunto perché recepiscono più profondamente il divino

del Signore. Vivono nell’amore per lui e gli sono quindi più vicini e più uniti.

Il motivo consiste nel fatto che essi hanno accolto e accolgono le divine verità

direttamente nella vita, e non prima nella memoria e nel pensiero come gli

angeli spirituali. Le verità sono quindi iscritte nel loro cuore ed essi le sentono

e le vedono direttamente in se stessi. Non si chiedono mai se veramente le

cose sono così oppure no. Essi sono coloro di cui è scritto in Geremia:

«Io metterò la mia legge nell’intimo loro,

la scriverò nel loro cuore,

e io sarò loro Dio,

ed essi saranno il mio popolo.

E non insegneranno più ciascuno al suo compagno

e ciascuno al suo fratello, dicendo:

“Conoscete l’Eterno!”,

poiché tutti mi conosceranno» (31, 33 segg.).

26 - Gli angeli che hanno accolto le divine verità nella loro vita, le hanno

volute e messe in pratica non appena le hanno sentite, senza conservarle

prima nella memoria e senza stare a chiedersi se sono vere o no. Il Signore

entra cioè subito nella volontà dell’uomo, e attraverso la volontà nel pensiero,

oppure - che è la stessa cosa - entra subito nel bene attraverso il bene nel vero.

Bene infatti viene chiamato ciò che fa parte della volontà e attraverso questa

si trasforma in azione e conseguentemente in pensiero. Fintanto che però il

vero resta soltanto nella memoria e di qui passa al pensiero, non si trasforma

in bene e non diviene parte integrante dell’uomo. L’uomo infatti è tale sulla

base della propria volontà e dell’intelletto che ne scaturisce, non certo sulla

base dell’intelletto separato dalla volontà.

27 - Esistendo questa differenza tra gli angeli del regno celeste e quelli del

regno spirituale, essi non sono insieme e non hanno reciproco contatto. Il

contatto tra di loro viene stabilito soltanto attraverso le cosiddette società

angeliche spirituali/celesti che stanno in mezzo a loro. Attraverso tali schiere

il regno celeste fluisce in quello spirituale. Ne deriva quindi che il Cielo,

sebbene suddiviso in due regni, è tuttavia uno solo. Il Signore si cura sempre

di questi angeli mediatori, che creano un’unica società e stabiliscono il

collegamento.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

54

28 - Dato che in seguito saranno dette molte cose degli angeli dell’uno e

dell’altro regno, non scenderò per ora in dettagli.

ESISTONO TRE CIELI

29 - Esistono tre Cieli, completamente diversi l’uno dall’altro: il terzo o

superiore, il secondo o mediano, il primo o inferiore. Essi si susseguono e si

comportano reciprocamente come la cosa più elevata dell’uomo, cioè la sua

testa, si comporta nei confronti del corpo (componente intermedia) e dei

piedi (componente più bassa); lo stesso discorso vale per la parte superiore,

media e inferiore di una casa. Il Cielo è quindi diviso in tre parti per un ordine

necessario.

30 - I regni interiori dell’uomo, lo spirito e l’anima, hanno un ordine

analogo a quello dei Cieli: anche l’uomo infatti ha una componente superiore,

una mediana e una inferiore; in lui fin dalla creazione sono stati posti tutti i

livelli dell’ordine divino, così che egli è il simbolo dell’ordine divino. In base a

questo l’uomo coi suoi regni interiori è in comunione coi Cieli e dopo la morte

va tra gli angeli, e cioè tra quelli del Cielo superiore, medio o inferiore, a

seconda di come nella sua vita terrena ha accolto in sé il divino bene e la

divina verità.

31 - Il Divino che fluisce dal Signore ed è ricevuto nel terzo Cielo, è

chiamato celeste e gli angeli di questo Cielo sono chiamati celesti. Il Divino

che fluisce dal Signore ed è ricevuto nel secondo Cielo è chiamato spirituale e

gli angeli di questo Cielo sono chiamati angeli spirituali. Il Divino che fluisce

dal Signore ed è ricevuto nel primo Cielo, si chiama naturale. Il naturale di

questo Cielo non è come il naturale del mondo, ma ha in sé elementi spirituali

e celesti ed è quindi chiamato spirituale-naturale e celeste-naturale; allo

stesso modo vengono chiamati gli angeli che vi dimorano. Gli angeli

spirituali-naturali ricevono l’influsso attraverso il Cielo spirituale, e gli angeli

celesti-naturali lo ricevono attraverso il Cielo celeste. Questi angeli sono stati

distinti tra di loro, tuttavia formano un unico Cielo poiché si trovano al

medesimo livello.

32 - In ogni Cielo c’è una parte interna e una parte esterna. Gli angeli che

sono all’interno sono chiamati angeli interni, e quelli che sono all’esterno

sono chiamati angeli esterni. L’esterno e l’interno di ogni Cielo corrispondono

alla volontà, e l’esterno all’intelletto. Un aspetto non può esistere senza l’altro.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

55

La volontà può essere paragonata alla fiamma e l’intelletto alla luce che

emana dalla fiamma.

33 - Bisogna sapere che è l’angelo stesso a determinare la sua

appartenenza a un Cielo o all’altro. Infatti essi abitano le regioni più interne

del Cielo quanto più sono aperti nei confronti del Signore. Il Cielo quindi non

è fuori, ma dentro ognuno di loro. Lo insegna anche il Signore quando dice:

«Il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli sguardi; né si dirà:

Eccolo qui, o eccolo là; perché ecco, il regno di Dio è dentro di voi» (Luca

17, 20 segg.).

34 - Ogni perfezione cresce verso l’interno e decresce verso l’esterno,

perché le sfere interiori sono più vicine al Divino e più pure, e quelle esteriori

sono più lontane dal Divino e più primitive. La perfezione e la felicità angelica

consistono di intelligenza, saggezza, amore e bene. Senza queste qualità non

ci sarebbe felicità, perché essa sarebbe esteriore e non interiore. La perfezione

degli angeli del terzo Cielo supera enormemente quella degli angeli del Cielo

di mezzo, e quella di questi supera la perfezione degli angeli del primo Cielo.

35 - Esistendo questa differenza, l’angelo di un Cielo non può raggiungere

gli angeli dell’altro Cielo, cioè nessuno può salire da un Cielo inferiore o

scendere da un Cielo superiore, Chi da un Cielo inferiore sale a un Cielo

superiore, viene colto da un’ansia che giunge fino al dolore, e non può vedere

gli angeli che dimorano lì e neppure parlare con loro. Chi però scende da un

Cielo superiore, viene privato della sua saggezza, balbetta quando parla e cade

preda della disperazione.

Diversamente avviene quando il Signore innalza gli angeli da un Cielo

inferiore a un Cielo superiore affinché ne ammirino la gloria, fatto che

succede di frequente. Questi angeli sono inizialmente accompagnati e

preparati da angeli intermediari, che costituiscono anch’essi una comunità.

Questo mostra chiaramente che i tre Cieli sono nettamente separati fra loro.

36 - Gli angeli però che appartengono al medesimo Cielo possono avere

rapporti con tutti gli altri; le loro gioie sono per altro proporzionali al livello

della loro bontà. Ma su questo punto diremo di più nelle pagine seguenti.

37 - Sebbene i Cieli siano così distinti che gli angeli di un Cielo non

possono associarsi a quelli di un altro Cielo, il Signore unisce tutti i Cieli

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

56

attraverso un influsso indiretto e uno diretto. L’influsso indiretto emana da

Lui e penetra tutti i Cieli, quello diretto va da un Cielo all’altro.

In questo modo i tre Cieli ne formano uno solo. E una catena ininterrotta

da un Cielo all’altro, dal primo all’ultimo, e non c’è nulla che sia privo di

collegamento. Infatti ciò che non è unito al primo Cielo non può sussistere,

ma si dissolve e si annulla.

38 - Chi non ha conoscenza dell’ordine Divino e dei suoi livelli, non può

capire come siano distinti i Cieli, e meno ancora può immaginare che esista

un uomo interiore e un uomo esteriore. E neppure può capire che cosa sono le

corrispondenze e le rappresentazioni delle cose spirituali, la loro provenienza

e il loro influsso. Gli uomini molto legati alla materia non riescono a

concepire ciò che è spirituale se non come un naturale più puro, e restano

quindi esclusi dalla vera comprensione.

39 - Mi è ora consentito di rivelare, sugli angeli dei tre Cieli, un arcano al

quale finora nessuno ha mai pensato, in quanto non si sapeva nulla dei livelli.

In ogni angelo, e anche in ogni uomo, esiste un grado intimo o supremo nel

quale il Signore fa sentire il suo influsso e che può essere definito il domicilio

stesso del Signore nell’angelo o nell’uomo. E’ per questo grado intimo o

supremo che l’uomo è uomo e si distingue dagli animali; e grazie a questo, a

differenza degli animali, può essere elevato dal Signore verso il Signore stesso,

credere in Lui, amarlo e anche vederlo. Può anche ricevere intelligenza e

saggezza, parlare a ragion veduta e anche vivere eternamente.

Però ciò che è disposto e previsto dal Signore nell’intimo e nel supremo,

non giunge chiaramente alla coscienza di un angelo, perché ciò supera la sua

capacità di pensiero e va al di là della sua saggezza.

40 - Ecco quindi esposte le verità generali sui tre Cieli. In seguito

parleremo più diffusamente di ogni singolo Cielo.

I CIELI CONSISTONO IN INNUMEREVOLI SOCIETÀ

41 - Gli angeli di ogni Cielo non sono tutti insieme in un luogo, ma sono

distinti in società grandi e piccole a seconda delle differenze del bene,

dell’amore e della fede che li caratterizza. Tutti coloro che si trovano in un

bene simile formano una società. I beni in Cielo sono di una varietà infinita, e

ogni angelo è come il bene che è in lui.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

57

42 - Anche le distanze tra le società angeliche nei Cieli vengono

determinate dalla diversità del bene che le anima. In effetti nel mondo

spirituale le distanze non hanno altra origine che quella dello stato interiore.

Coloro che sono molto diversi si trovano a grande distanza, coloro che

differiscono poco sono a piccola distanza. La somiglianza fa sì che ci si trovi

insieme.

43 - Tutti i membri di una società si distinguono tra loro allo stesso modo:

i più perfetti, cioè quelli che si trovano nel bene, nell’amore, nella saggezza e

nell’intelligenza, sono al centro. I meno perfetti si trovano a una distanza

proporzionale alla diminuzione della perfezione, così come la luce decresce

dal centro alla periferia. Coloro che si trovano al centro sono in una grande

luce, e coloro che sono verso la periferia sono in una luce che diventa sempre

più ridotta.

44 - Coloro che si assomigliano vengono condotti automaticamente verso

il loro simile, presso cui si trovano come a casa, mentre se sono con chi non è

simile a loro si trovano come all’estero. Coi loro simili si sentono in perfetta

libertà e provano tutto il benessere della vita.

45 - E’ facile capire che è il bene che unisce tutti gli angeli nei Cieli, e gli

angeli sono distinti in base alla qualità del bene. Ciò nondimeno non sono gli

angeli in se stessi che formano queste società, ma il Signore da cui deriva

tutto il bene. E’ Lui che li conduce, li unisce, li distingue e li conserva nella

libertà e nel bene.

46 - Tutti coloro che si trovano in un bene simile si conoscono, come gli

uomini conoscono i loro parenti, i loro alleati e i loro amici. Si conoscono

sebbene non si siano mai visti prima, perché nell’altra vita non esiste

parentela, affinità e amicizia, ma solo la vicinanza di coloro che sono

nell’amore e nella fede. A me è stato consentito di vedere ciò più di una volta

quando ero in spirito, staccato dal corpo e in colloquio con gli angeli. Là vidi

alcuni che conoscevo come se fossimo cresciuti assieme, e altri che mi

sembravano completamente sconosciuti. I primi si trovavano in uno stato

d’animo simile al mio, gli altri invece in uno stato molto diverso dal mio.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

58

47 - Tutti coloro che formano la stessa società angelica hanno un volto

simile, ma si distinguono nei particolari. Queste somiglianze generali e

differenze particolari si possono comprendere se si confrontano con le cose

del mondo. E’ noto che ogni popolazione presenta una certa somiglianza nel

viso e negli occhi, e questo è ancora più evidente per le famiglie tra di loro.

Nei cieli ciò avviene in maniera molto più completa, perché lì i sentimenti e le

emozioni si leggono sul volto e vi si rispecchiano. In cielo non è possibile

avere un volto diverso dai propri sentimenti. Mi è stato mostrato più volte

come in effetti i volti angelici siano l’espressione dell’interiorità degli angeli,

del loro amore e della loro fede.

48 - Ne consegue che un angelo che si distingue per la saggezza riconosce

immediatamente dal volto l’analoga qualità di un altro angelo. In Cielo

nessuno può nascondere o simulare attraverso il volto i propri sentimenti ed è

assolutamente impossibile mentire e ingannare con astuzia e ipocrisia. Capita

a volte che degli ipocriti s’insinuano nelle società. Essi hanno imparato a

nascondere la propria interiorità allo scopo di sembrare simili a coloro che

costituiscono la società presentandosi come angeli di luce. Non possono però

restare a lungo dove sono fraudolentemente penetrati, perché cominciano a

sentirsi soffocati interiormente, a tormentarsi, ad avere il volto livido e ad

essere come privati del respiro. E finiscono per precipitarsi da soli all’inferno

dove sono i loro simili, e non osano più risalire. Nel Vangelo, questi spiriti

sono rappresentati dall’uomo che fu trovato a tavola in mezzo ai convitati

senza essere vestito dell’abito nuziale, e fu gettato nelle tenebre (Matteo XXII,

11 segg.).

49 - Tutte le società del Cielo comunicano tra di loro, ma non attraverso

uno scambio diretto, perché pochi angeli escono dalla loro società per andare

in un’altra, in quanto uscire dalla propria società è come uscire da se stessi o

dalla propria vita. Queste società comunicano tutte attraverso l’estensione

della sfera che emana dalla vita di ciascuno. La sfera della vita è la sfera degli

affetti che derivano dall’amore e dalla fede. Questa sfera si estende nelle

società, da ogni parte, in lungo e in largo, in maniera sempre più intensa in

rapporto alla maggiore interiorità e perfezione degli affetti. E’ grazie a questa

espansione che gli angeli hanno intelligenza e saggezza. Coloro che si trovano

nel cielo più interiore, al centro stesso di questo Cielo, si diffondono in tutto il

Cielo. Lì esiste una comunicazione di tutti gli angeli del Cielo con ognuno, e di

ognuno con tutti.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

59

50 - Nei Cieli vi sono società grandi e piccole. Quelle grandi sono composte

da miriadi di angeli, quelle piccole da qualche migliaio e le più piccole da

qualche centinaio. Vi sono anche angeli che vivono soli, in un certo senso casa

per casa, famiglia per famiglia. Sebbene vivano così isolati, sono tuttavia

disposti in un ordine simile a quello di coloro che vivono in società. I più saggi

tra loro vivono al centro e i più semplici ai confini. Essi sono sotto la divina

protezione del Signore e tra gli angeli sono i migliori.

OGNI SOCIETÀ È IL CIELO IN FORMA PIÙ PICCOLA, E OGNI ANGELO LO È NELLA

FORMA MINIMA.

51 - Ogni società è il Cielo in forma più piccola, e ogni angelo lo è nella

forma minima, perché è il bene dell’amore e della fede che costituisce il Cielo.

Questo bene è in ogni società del Cielo e in ogni angelo di ciascuna società.

Poco importa che questo bene sia differente e vario, è pur sempre un bene

celeste. La differenza consiste soltanto nel fatto che il Cielo qui è in un modo,

e là in un modo diverso. Tutti sono nel Cielo, ciascuno naturalmente nel suo.

Tutti coloro che si trovano nell’altra vita conoscono bene questa verità. Coloro

che sono al di fuori o al di sotto del Cielo e guardano da lontano le società

degli angeli dicono: il Cielo è qui e là. Questo è paragonabile ai governatori,

agli ufficiali e ai servitori di un palazzo reale: sebbene abitino in appartamenti

separati, tutti sono tuttavia nel medesimo palazzo, e ognuno svolge la sua

funzione al servizio del re. Ciò spiega chiaramente il significato di queste

parole del Signore: Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore

(Giovanni XIV, 2), e ciò che intendevano i profeti quando parlavano di «Cieli

dei Cieli» e «dimore dei Cieli».

52 - Ho potuto vedere che ogni società è il Cielo in forma più piccola,

perché in ogni società la forma celeste è simile a quella del Cielo intero. Nel

cielo intero quelli che superano gli altri in perfezione sono al centro e intorno

a loro sono coloro che in ordine decrescente sono meno perfetti (vedi il n. 43).

Ho avuto anche la prova che il Signore governa tutti coloro che sono nel cielo

come se fossero un solo angelo, e allo stesso modo governa i singoli membri

delle società celesti. Il Signore mi ha concesso di vedere che una società

angelica nel suo insieme appare qualche volta come un solo angelo. Quando il

Signore appare al centro degli angeli, non è circondato da tante creature

angeliche, ma appare solo in forma angelica. Per questo motivo il Signore

nella Scrittura è chiamato angelo e una società intera è ugualmente chiamata

angelo: Michele, Gabriele e Raffaele sono società angeliche così chiamate in

base alle loro funzioni.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

60

53 - Come una società intera è il Cielo in forma più piccola, così un angelo

è il Cielo nella sua forma minima, perché il Cielo non è fuori dall’angelo, ma

dentro di lui. In effetti l’interiorità dell’angelo è disposta per recepire le cose

del Cielo che sono fuori di lui. E lui le riceve a seconda della qualità del bene

che è in lui e che viene dal Signore. In questo senso l’angelo è anche il Cielo.

54 - Ogni angelo, a seconda del Cielo che è dentro di lui, riceve il Cielo che

è fuori di lui. Come si sbaglia chi crede che entrare nel Cielo significhi soltanto

essere innalzato tra gli angeli, qualunque sia la sua vita interiore, e che il Cielo

sia donato a ciascuno per un atto immediato di misericordia! Molti spiriti che

si trovano ad avere questa convinzione vengono portati in Cielo a causa

appunto di questa loro fede. Ma una volta che vi si trovano, dato che la loro

vita interiore è opposta a quella degli angeli, cominciano ad essere

intellettualmente ciechi, al punto da sembrare degli sciocchi, e a causa della

loro cattiva volontà sono tormentati e si comportano come insensati. Coloro

che vivono male e ciò nonostante arrivano al Cielo, soffocano come pesci fuor

d’acqua. Si comprende così che il Cielo è dentro ciascuno, e non al di fuori di

lui.

55 - Come tutti ricevono il Cielo che è fuori di loro a seconda della qualità

del Cielo che è dentro di loro, allo stesso modo tutti ricevono il Signore perché

è il divino del Signore che fa il Cielo. Quando il Signore si manifesta in una

società, appare in base alla qualità del bene in cui la società si trova, e di

conseguenza non si manifesta mai allo stesso modo nelle diverse società.

Questa differenza non è nel Signore, ma in coloro che Lo vedono. Tale visione

dipende dalla qualità del loro amore; coloro che Lo amano intimamente ne

sono toccati intimamente; coloro che Lo amano meno, ne sono meno toccati.

La Sua presenza precipita nei tormenti i malvagi che si trovano fuori dal

Cielo. Quando il Signore appare in una società, appare come un angelo;

tuttavia si distingue dagli altri angeli per la divinità che, in Lui, si manifesta

compiutamente.

56 - Là dove il Signore è riconosciuto, dove si crede in Lui e Lo si ama, là è

il Cielo. La varietà dei culti presso le varie società non rappresenta alcuno

svantaggio, al contrario è vantaggiosa perché di lì deriva la perfezione del

Cielo. Sarà difficile far capire come la perfezione del Cielo possa venire di lì

senza far ricorso ai termini usati dai sapienti; tuttavia bisogna tener presente

che la perfezione dell’unità è costituita da cose diverse, e l’unità che non è così

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

61

costituita non è niente, non ha forma e di conseguenza non ha neppure

qualità. Ma quando l’unità è composta di cose diverse ognuna delle quali

aggiunge qualcosa all’altra e con essa si armonizza, allora l’unità è di qualità

perfetta. Anche il Cielo è un’unità composta di cose diverse, nell’ordine più

perfetto; perché la forma celeste è la più perfetta di tutte le forme. Anche in

Cielo quindi la perfezione deriva dalla varietà delle cose.

57 - Ciò che abbiamo detto del Cielo può essere applicato alla Chiesa,

perché la Chiesa è il Cielo del Signore in terra. La Chiesa però è tale nella

misura in cui vi regna il bene dell’amore e della fede. Anche qui, di tante

chiese diverse, il Signore ne crea una sola. Ciò che vale per la Chiesa in

generale, può essere applicato all’uomo di Chiesa in particolare, perché la

Chiesa è nell’uomo e non fuori di lui e ogni uomo in cui il Signore è presente

nel bene dell’amore e della fede è Chiesa. L’uomo è la Chiesa nella forma più

piccola, così come l’angelo è il Cielo nella forma più piccola. E l’uomo è stato

creato per andare in Cielo e diventare angelo. Conviene dire a questo punto

che cosa l’uomo ha in comune con l’angelo e cosa ha di più. L’uomo come

l’angelo è interiormente formato a immagine del Cielo e diviene un’immagine

del Cielo quando è nel bene dell’amore e della fede. A differenza dagli angeli,

l’uomo esteriormente è formato a immagine del mondo e finché permane nel

bene, il mondo in lui è subordinato al Cielo e al servizio del Cielo. Allora il

Signore è presente dentro l’uomo e fuori di lui.

58 - Bisogna dire infine che chi ha in sé il Cielo, ama il Signore sopra ogni

cosa. Nei Cieli l’amore per il Signore sovrasta ogni altra cosa, e il Signore è

ovunque, influisce su tutto e tutti, dispone ogni cosa a sua immagine e

somiglianza. E’ il divino del Signore che fa il Cielo.

IL CIELO NEL SUO COMPLESSO RAPPRESENTA UN UNICO UOMO

59 - In Cielo rappresenta un solo uomo: questo è ancora un mistero nel

mondo, ma nei Cieli è una cosa notissima. Senza la conoscenza di questo

principio comune, un gran numero di idee non entrerebbe nella mente degli

angeli. Sapendo che tutti i Cieli rappresentano con le loro società un solo

uomo, essi chiamano il Cielo l’Uomo immenso o Uomo divino: divino

perché il divino del Signore costituisce il Cielo.

60 - Le cose celesti e spirituali sono costituite e congiunte in questa

immagine di uomo; coloro che non hanno un’idea esatta di ciò che è spirituale

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

62

e celeste, non possono rendersene conto. Essi pensano che a costituire l’uomo

sia la materia, che in realtà forma l’ultimo grado dell’uomo. L’uomo invece è

uomo non in quanto è costituito di materia, ma per la sua capacità di

comprendere il vero e di volere il bene. I corpi sono stati formati per essere al

servizio di questa volontà e per svolgere certi compiti sulla terra. Il corpo non

fa niente per se stesso, ma agisce in base alla volontà. Sono l’intelletto e la

volontà che agiscono, non il corpo. In base a queste sue facoltà, l’uomo è

spirituale: il Cielo in questo senso è paragonabile a un uomo, nella forma più

grande e più perfetta.

61 - Gli angeli considerano l’uomo dal punto di vista spirituale, e di

conseguenza non guardano ciò che l’uomo fa attraverso il corpo, guardano

unicamente la volontà che anima questo corpo. Per loro questa volontà è

l’uomo stesso.

62 - Gli angeli però non vedono tutto il Cielo sotto forma di un uomo,

perché il Cielo nel suo insieme non può esser visto da nessun angelo. Solo il

Signore ne ha la visione completa, perché il divino vede ogni cosa nella sua

intimità e profondità.

63 - Avendo il Cielo una forma umana, è guidato dal Signore come un sol

uomo, e quindi come una cosa sola. L’uomo è formato da una infinita quantità

di cose varie, membra, organi, viscere, fibre, nervi, vasi sanguigni; ciò

nonostante l’uomo, quando agisce, agisce come se fosse una cosa sola. Tale è

il Cielo sotto la guida e la direzione del Signore.

64 - Coloro che sono nel Cielo costituiscono una cosa sola non per se

stessi, ma grazie al Signore, perché Lo considerano l’Unico, colui dal quale

tutto procede e il regno del quale bisogna servire. E questo che è inteso nella

parola del Signore: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e

tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù. Coloro che sulla terra amano il

bene della patria più che il proprio, il bene del prossimo come se fosse il loro,

amano e cercano il regno del Signore, che là è la patria. Tutti coloro che si

comportano così, sono nell’uomo immenso, cioè nel Cielo.

65 - Dato che il Cielo rappresenta un solo uomo, l’Uomo divino-spirituale

nella sua forma più perfetta, ne risulta che - come l’uomo - il Cielo è distinto

in membra e in parti che portano gli stessi nomi. Gli angeli sanno in quali

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

63

membra sono le diverse società. In termini generali, il Cielo supremo, o terzo

Cielo, forma la testa fino al collo; il Cielo intermedio, o secondo Cielo, forma il

petto fino ai lombi e alle ginocchia; l’ultimo Cielo o primo Cielo, forma i piedi

e le braccia fino alle dita. Questo spiega perché esistono tre Cieli.

66 - Gli spiriti che si trovano al di sotto del Cielo restano stupiti quando

vengono a sapere che il Cielo è sia sopra che sotto, poiché credono - come gli

uomini sulla terra - che il Cielo sia in alto. Essi non sanno che la situazione dei

Cieli è simile a quella delle membra, degli organi e delle viscere dell’uomo,

alcuni dei quali sono sotto e altri sopra, alcuni fuori e altri dentro. Da questa

ignoranza deriva la confusione delle loro idee.

67 - Queste informazioni circa la natura del Cielo e la sua somiglianza con

un grande uomo sono state date perché altrimenti non sarebbe possibile

capire ciò che sarà detto in seguito sul Cielo, la sua forma, la relazione del

Signore col Cielo e del Cielo con l’uomo, l’influsso del mondo spirituale nel

mondo naturale.

OGNI SINGOLA SOCIETÀ NEI CIELI RAPPRESENTA UN UOMO

68 - Qualche volta mi è stato concesso di vedere che ogni società del Cielo

rappresenta un uomo e a lui assomiglia.

69 - Mi è stato anche concesso di vedere che una società angelica appare

come un uomo quando il Signore stesso vi si mostra. Per prima cosa si è

mostrata, verso Oriente, una sorta di nuvola di un bianco rosato, con piccole

stelle tutto intorno; questa nuvola si abbassava e diveniva via via più

luminosa. Infine l’ho vista sotto forma umana perfetta. Le piccole stelle

intorno alla nuvola erano angeli che apparivano così grazie alla luce che

emanava dal Signore.

70 - Coloro che appartengono a una sola società appaiono, quando sono

insieme, sotto un’unica forma umana; tuttavia nessuna società è simile a

un’altra. Si distinguono tra loro come si distinguono i visi di una stessa

famiglia. Le società che presentano la forma più perfetta e più bella sono nel

Cielo supremo, al centro di questo Cielo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

64

71 - E’ importante sapere che più numerosi sono gli angeli che formano

una società del Cielo, più la forma umana di questa società è perfetta. Ogni

giorno ogni società del Cielo aumenta di numero, e poiché la varietà crea la

perfezione, nella misura in cui cresce diviene più perfetta. Non soltanto la

società diviene più perfetta, ma anche il Cielo nel suo complesso, perché sono

le società che costituiscono il Cielo. Ciò dimostra quanto si sbagliano coloro

che credono che il Cielo sia chiuso perché completo. E’ anzi vero il contrario,

il Cielo non sarà mai chiuso per la semplice ragione che più numerose sono le

società, più aumenta la perfezione. Il più grande desiderio degli angeli è

accogliere tra loro altri angeli.

72 - Le società celesti e il Cielo stesso assomigliano a un unico uomo

perché l’amore che da loro emana ha un’unica origine. E’ amore per il

Signore, amore unico, origine di tutti i beni che sono nel Cielo. Per questo il

Cielo rappresenta l’immagine di Dio in generale, ogni società lo rappresenta

in particolare e ogni angelo in maniera più dettagliata ancora.

OGNI ANGELO HA QUINDI UNA PERFETTA FORMA UMANA

73 - Quanto è stato prima detto del Cielo in generale e delle società che lo

costituiscono, vale anche per ogni singolo angelo. Come il Cielo è l’uomo nella

sua forma più grande e una società del Cielo in una forma più piccola, l’angelo

è uomo nella forma minima. Questo avviene perché nel Cielo c’è comunione

di tutto e di tutti. L’angelo è un ricettacolo e di conseguenza è il Cielo nella sua

forma più piccola.

Anche l’uomo che vive sulla terra è Cielo ed è angelo nei limiti in cui riceve

il Cielo e diviene un ricettacolo del divino. Ciò è descritto nell’Apocalisse:

Misurò le mura della Santa Gerusalemme, centoquarantaquattro

braccia, misura dell’uomo, cioè di un angelo (XXI, 17). Gerusalemme

rappresenta quindi la Chiesa del Signore, e in senso più elevato il Cielo. Le

mura sono la verità che protegge contro l’attacco del falso e del male. Il

numero centoquarantaquattro corrisponde a tutto il vero e a tutto il bene nel

loro complesso (1). Tale è il senso spirituale di queste parole.

(1) In quanto è il numero perfetto dodici moltiplicato per se stesso.

74 - Veniamo ora all’esperienza. Ho visto mille volte che gli angeli hanno

forma umana e mi sono intrattenuto con loro come l’uomo si intrattiene con

l’uomo, a volte con uno solo, a volte con più d’uno, e non ho visto nulla in loro

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

65

che differisse dall’uomo quanto alla forma. Affinché non si potesse dire che si

trattava di illusione o di visione fantastica, mi è stato concesso di vederli in

pieno stato di veglia, mentre ero padrone di tutti i miei sensi e in uno stato di

limpida percezione. Spesso ho loro raccontato che nel mondo cristiano gli

uomini sono immersi nella più grande ignoranza per quello che riguarda gli

angeli e gli spiriti, che immaginano senza forma, come puri pensieri. Se li

rappresentano come qualcosa di eterico fornito di vita. Di conseguenza, non

attribuendo loro nulla di ciò che ha l’uomo eccetto la facoltà di pensare,

credono che non vedano non avendo occhi, che non sentano non avendo

orecchie, che non parlino non avendo bocca. Gli angeli mi dissero che

sapevano bene che un gran numero di uomini sulla terra aveva questa

opinione, e tra questi anche eruditi e sacerdoti, cosa che li sorprendeva. Me ne

spiegarono tuttavia la ragione: gli eruditi furono i primi a formulare una tale

idea sugli angeli e gli spiriti. Essi, così facendo, non erano guidati dalla luce

interiore, ma solo dai sensi esteriori che consentono di capire le cose che sono

dentro la natura ma non quelle al di sopra della natura, e di conseguenza

nulla di ciò che concerne il mondo spirituale. Questa falsa credenza sugli

angeli passò da questi maestri del pensiero ad altri, che non pensarono con le

loro teste ma accettarono quanto veniva loro detto e insegnato. Gli angeli

tuttavia mi hanno detto che i semplici di cuore non hanno di loro una tale

idea, ma sanno che gli angeli sono uomini del Cielo: costoro non hanno

estinto con l’erudizione l’intuizione che viene dal Cielo e non concepiscono

nulla che non abbia forma. E’ per questa ragione che le pitture e le sculture

che vediamo nelle chiese rappresentano gli angeli sotto forma umana. Gli

angeli mi dissero anche che l’intuizione che viene dal Cielo è il divino che

penetra in coloro che vivono una vita di bene e di fede.

75 - In base all’esperienza che mi è stato concesso di fare in tanti anni,

posso affermare che gli angeli - quanto alla forma - sono assolutamente

uomini. Essi hanno un viso, occhi, orecchie, petto, braccia, mani e piedi. Si

vedono tra loro, capiscono, conversano; in una parola, non manca loro

assolutamente niente di ciò che hanno gli uomini, a parte il fatto che non sono

rivestiti di un corpo materiale. Io li ho visti circonfusi dalla loro luce che

supera di gran lunga la luce del mondo a mezzogiorno, e in questa luce

distinguevo i tratti del loro volto più distintamente e più chiaramente di come

vedo i volti degli uomini della terra. Mi è stato anche concesso di vedere un

angelo del terzo Cielo, e ho potuto constatare che il suo volto era più

risplendente e luminoso di quelli degli angeli dei Cieli inferiori; l’ho

esaminato, aveva una perfettissima forma umana.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

66

76 - L’uomo non può vedere gli angeli con gli occhi del suo corpo, ma può

vederli con gli occhi del suo spirito, in quanto lo spirito partecipa del mondo

spirituale mentre il corpo fa parte del mondo naturale. Il simile vede il suo

simile in base alla legge della similitudine. Del resto l’occhio, l’organo della

vista, è così grossolano che non riesce a vedere neppure le piccole componenti

della natura senza l’aiuto di strumenti ottici. A maggior ragione non può

vedere gli oggetti che sono al di sopra della sfera naturale, cioè quanto

appartiene al mondo spirituale. Va detto che le cose spirituali sono viste

dall’uomo quando è staccato dal corpo e ha ricevuto, per grazia del Signore, la

vista spirituale. E’ così che furono visti gli angeli da Abramo, Loth e dai

profeti. E’ così che il Signore fu visto dai discepoli dopo la Resurrezione. Ed è

così che anch’io ho visto gli angeli. I profeti sono stati chiamati veggenti

proprio perché hanno visto. Questo modo di vedere è stato espresso anche da

Eliseo quando chiese al Signore che gli occhi del suo servitore fossero aperti:

Signore, apri i suoi occhi, che veda. E il Signore aprì gli occhi del

servo, che vide. Ecco, il monte era pieno di cavalli e di carri di

fuoco intorno a Eliseo (II Re, 6, 17).

77 - Certi spiriti buoni coi quali mi sono intrattenuto su questo tema si

affliggevano del fatto che all’interno della Chiesa regnasse una tale ignoranza

sullo stato del Cielo, sugli spiriti e sugli angeli. Indignati mi dissero che

dovevo assolutamente dichiarare che essi non sono idee senza corpo o soffi

eterici, ma uomini in forma umana, e che vedono, sentono e capiscono come

tutti coloro che vivono nel mondo.

LA NATURA UMANA E DIVINA DEL SIGNORE FA SÌ CHE IL CIELO NEL SUO

INSIEME E NEL PARTICOLARE RAPPRESENTI UN UOMO

78 - E’ grazie alla natura divina e umana del Signore che il Cielo, nel tutto e

nella singola parte, rappresenta un uomo. Questa è la conclusione di tutto

quanto è stato detto negli articoli precedenti, dove è stato mostrato:

1) Che il Signore è il Dio del Cielo.

2) Che il divino del Signore fa il Cielo.

3) Che il Cielo è composto di innumerevoli società; che ogni società è il

Cielo in una forma più piccola, e ogni angelo nella forma minima.

4) Che tutto il Cielo nel suo complesso rappresenta un uomo.

5) Che ogni società nei Cieli rappresenta un uomo.

6) Che gli angeli hanno una perfetta forma umana.

Tutto ciò ci consente di concludere che il divino che costituisce il Cielo si

manifesta in forma umana.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

67

79 - Un gran numero di esperienze mi ha confermato che le cose stanno

realmente così, per esempio: tutti gli angeli che sono nei Cieli non

percepiscono mai il divino in altra forma che quella umana. Inoltre coloro che

sono nei Cieli superiori pensano al divino in questo stesso modo. Il divino

stesso li obbliga a pensare così. Queste cose non soltanto mi sono state dette

dagli angeli, ma mi è anche stato concesso di recepirle quando sono stato

elevato alle sfere superiori del Cielo. Più gli angeli sono sapienti, più

percepiscono queste cose con chiarezza. A coloro che riconoscono il divino

visibile e credono in esso, il Signore appare in forma divina angelica, che è la

forma umana; non appare però mai a coloro che lo credono invisibile. Gli uni

possono quindi vedere la sua divinità, mentre gli altri non la vedono.

80 - Gli angeli percepiscono non già un divino invisibile, che essi

chiamano divino senza forma, ma un divino visibile in forma umana, e sono

soliti dire che soltanto il Signore è uomo, e che loro lo sono unicamente

attraverso di Lui e che ciascuno è uomo solo nella misura in cui riceve il

Signore. Ricevere il Signore è ricevere il bene e il vero che da Lui derivano,

poiché il Signore è sinonimo di bene e di vero; essi chiamano ciò saggezza e

intelligenza e dicono anche che sono la saggezza e l’intelligenza a fare l’uomo,

non il volto. Gli angeli dei cieli interiori che dal Signore ricevono il bene e il

vero, e di conseguenza anche la saggezza e l’intelligenza, consentono di

constatare che questa condizione dona loro la più bella e perfetta forma

umana. Gli angeli dei Cieli inferiori sono in una forma meno perfetta e meno

bella.

All’inferno avviene il contrario: i suoi abitanti non appaiono quasi come

uomini, ma come dei mostri. Essi sono nel male e nel falso, e non nel bene e

nel vero; di conseguenza sono in una situazione opposta a quella della

saggezza e dell’intelligenza. Per questa ragione la loro vita non è chiamata

vita, ma morte spirituale.

81 - Il Cielo nel suo complesso e nelle sue parti rappresenta un uomo sulla

base della natura divina e umana del Signore. Gli angeli sono soliti dire che

essi sono nel Signore e qualcuno aggiunge che sono nel suo corpo; e con

queste parole intendono dire che sono nel bene del suo amore. Il Signore

stesso lo insegna quando dice: Rimanete in me e io in voi: come il

tralcio non può dar frutto da se stesso se non rimane nella vite,

così anche voi se non rimanete in me. Senza di me non potete far

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

68

nulla. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei

comandamenti, rimarrete nel mio amore (Giovanni XV, 4-10).

82 - Dato che in Cielo regna un tale concetto di Dio, anche ogni uomo che

riceve un influsso dal Cielo pensa a Dio sotto forma umana. E’ quanto fecero

gli anziani, è quanto fanno gli uomini dei nostri giorni, sia dentro che fuori

dalla Chiesa. I semplici lo vedono come un vecchio circonfuso da una luce

risplendente. Coloro invece che hanno allontanato l’influsso del Cielo

attraverso la loro intelligenza e il male della vita, hanno perduto questa

intuizione. Coloro che l’hanno allontanato attraverso la loro intelligenza,

vogliono un Dio invisibile, e coloro che l’hanno allontanato attraverso il male

della vita non vogliono alcun Dio. Gli uni e gli altri ignorano che una tale

intuizione esiste, visto che non la possiedono. Tuttavia questa intuizione è il

divino stesso, che agisce dal Cielo sull’uomo, perché l’uomo è nato per il Cielo

e nessuno entra in cielo senza che abbia un’idea del divino.

83 - Ne risulta che chi non possiede l’idea del divino da cui deriva il Cielo

non può essere innalzato alla prima soglia del Cielo stesso. Infatti quando vi

giunge percepisce una resistenza e una forte repulsione che fanno sì che la sua

interiorità resti chiusa al Cielo, incapace di farlo proprio.

84 - Che gli antichi avessero l’idea dell’umanità del divino, risulta evidente

dalle apparizioni del divino ad Abramo, Loth, Giosuè, e altri, che pur avendo

visto Dio come uomo, l’hanno adorato come Dio dell’universo, chiamandolo

Dio del Cielo e della terra, e Jahvé. Giovanni, VIII, 56 ci dice che fu il Signore

stesso ad essere visto da Abramo e dagli altri. Il che risulta ugualmente

evidente anche dalle parole del Signore: Nessuno ha visto il Padre, né il

suo aspetto... Nessuno ha sentito la sua voce (Giovanni I, 18 - V, 37).

85 - Coloro che giudicano tutte le cose in base al senso dell’uomo esteriore,

ben difficilmente possono capire che Dio è uomo. L’uomo naturale in effetti

non può pensare al divino che in base alle cose della terra e ne conclude che se

Dio fosse uomo sarebbe grande come l’universo e se governasse il cielo e la

terra lo farebbe attraverso degli intermediari, come fanno i re di questo

mondo.

Se gli si dicesse che nel cielo non esiste lo spazio come nel mondo, lui non

capirebbe, perché chi pensa in base alla natura e alla luce del mondo non può

immaginare cose diverse da quelle che ha davanti agli occhi. Ma come si

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

69

sbagliano coloro che pensano in questo modo con riferimento al Cielo! Il Cielo

non è determinato e limitato e quindi non è misurabile, e di conseguenza non

è paragonabile in alcun modo alle cose terrene.

Tutti sanno che la vista dell’occhio arriva fino al sole e alle stelle che sono a

una grande distanza. Chi si sofferma a pensare più profondamente, sa anche

che la vista interiore ha un’estensione ancora più vasta. Che estensione e

vastità avrà dunque la vista divina, che è la più intima, la più profonda che

esista? I pensieri hanno una tale estensione che in Cielo vengono trasmessi ad

ognuno dei suoi abitanti, e in questo modo tutti partecipano del divino.

86 - Coloro che vivono in Cielo si meravigliano che gli uomini pensino che

Dio è un essere invisibile, non percepibile, senza forma. Questi uomini si

credono intelligenti e definiscono non intelligenti o addirittura sciocchi coloro

che la pensano diversamente, mentre invece è vero il contrario. Coloro che

vengono definiti semplici sanno che il divino ha forma umana, sanno che

l’angelo è l’uomo celeste, che la loro anima vivrà dopo la morte e sarà un

angelo, e che la vita del Cielo consiste per l’uomo nel seguire i precetti divini.

Gli angeli dicono che queste persone semplici sono intelligenti e preparate per

il Cielo; gli altri al contrario li definiscono non intelligenti.

CORRISPONDENZA DI TUTTE LE COSE DEL CIELO CON TUTTE LE COSE

DELLUOMO

87 - Al giorno d’oggi l’uomo ignora che cos’è la corrispondenza; la ragione

principale di questa ignoranza è che l’uomo si è allontanato dal Cielo per

amore di sé e del mondo. In effetti, colui che ama se stesso e il mondo al di

sopra di tutte le cose, non considera altri oggetti che quelli del mondo, perché

sono gradevoli e soddisfano i suoi desideri. Non presta alcuna attenzione agli

oggetti spirituali che soddisfano soltanto la sua interiorità e la sua mente, e li

rifiuta trovandoli troppo elevati per essere oggetto del proprio pensiero. Gli

antichi si sono comportati in modo completamente diverso: la scienza delle

corrispondenze è stata per loro la prima di tutte le scienze. Attraverso tale

scienza hanno acquisito intelligenza e saggezza e anche comunicazione col

Cielo, perché la scienza delle corrispondenze è la scienza angelica. I primi

uomini, che erano uomini celesti, pensavano in base alle corrispondenze,

come gli angeli. E’ per questo che si intrattenevano con gli angeli e il Signore

sovente si mostrava a loro e li istruiva. Oggi si ignora che cos’è una

corrispondenza perché questa scienza è totalmente perduta.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

70

88 - Senza la percezione di ciò che è la corrispondenza, non si può avere

alcuna chiara nozione del mondo spirituale, del suo influsso nel mondo

naturale, dello spirituale relativamente al naturale; e neppure alcuna nozione

dell’anima umana, della sua azione sul corpo, della condizione dell’uomo

dopo la morte. Di conseguenza è necessario descrivere cos’è la

corrispondenza.

89 - Il mondo naturale corrisponde al mondo spirituale non soltanto nelle

linee generali, ma ancor più in ognuna delle cose che lo compongono. Ogni

cosa che esiste nel mondo naturale deriva dal mondo spirituale ed è definita

corrispondenza. Occorre sapere che il mondo naturale esiste e sussiste grazie

a quello spirituale, come l’effetto deriva dalla causa. E’ chiamato mondo

naturale quello che si trova sotto il sole e dal sole riceve luce e calore, e tutte le

cose che esistono in questo mondo. Il mondo spirituale è il Cielo, e a questo

mondo appartiene tutto ciò che è nei Cieli.

90 - Poiché l’uomo è il Cielo e anche il mondo nella loro forma più piccola,

ad immagine di quella più grande, in lui c’è il mondo spirituale e quello

naturale. La sua interiorità, che appartiene al suo animo ed è fornita di

intelletto e volontà, costituisce il suo mondo spirituale. La sua esteriorità, che

appartiene al suo corpo e si riferisce ai sensi e alle azioni del corpo, costituisce

il suo mondo naturale. E’ per questo che è chiamato «corrispondente» tutto

ciò che si manifesta nel mondo naturale, ovvero nel suo corpo, derivando dal

mondo spirituale, ovvero dalla sua mente, dalla sua ragione e dalla sua

volontà.

91 - Dal volto dell’uomo si può vedere cos’è la corrispondenza. In colui che

non ha imparato a dissimulare, tutti i sentimenti si presentano alla vista così

come sono, in forma naturale, proprio in volto. Il volto indica il carattere

dell’uomo, il suo mondo spirituale nel suo mondo naturale. Si dice infatti che

il volto è lo specchio dell’anima. Allo stesso modo tutte le considerazioni

dell’intelletto si manifestano nella parola e le tensioni della volontà nei

movimenti del corpo. Tutto ciò che avviene nel corpo, sia sul viso che nel

linguaggio e nei gesti, è detto corrispondenza.

92 - Da quanto sopra riferito, si può capire che cosa sono l’uomo interiore

e l’uomo esteriore. L’uomo interiore è chiamato uomo spirituale, e l’uomo

esteriore uomo naturale. L’uno è distinto dall’altro come il Cielo lo è dal

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

71

mondo. Tutto ciò che viene fatto ed esiste nell’uomo esteriore o naturale,

viene fatto ed esiste nell’uomo interiore o spirituale.

93 - Avendo trattato della corrispondenza tra l’uomo interiore o spirituale

e il suo uomo esteriore o naturale, tratteremo ora della corrispondenza di

tutto il Cielo con le parti dell’uomo.

94 - Il Cielo nel suo complesso rappresenta un sol uomo e di conseguenza

è chiamato Uomo immenso. Le società angeliche di cui è composto il Cielo

sono quindi disposte come le membra umane, gli organi e le viscere: nella

testa, nel petto, nelle braccia e nelle gambe, e a queste diverse parti

corrispondono. L’uomo esiste sulla base di questa corrispondenza, ovvero

esiste in quanto corrisponde al Cielo.

95 - Come è stato detto sopra, il Cielo è distinto in due regni, quello celeste

e quello spirituale. Il regno celeste nel suo complesso corrisponde al cuore e a

tutto ciò che nel corpo dipende dal cuore. Il regno spirituale corrisponde al

polmone e a tutto ciò che da lui dipende nel corpo. Nei Cieli, il regno celeste è

la volontà del Cielo dove regna l’amore; il regno spirituale è l’intelletto del

Cielo, dove regna il vero. Sono due cose che corrispondono alle funzioni del

cuore e dei polmoni nell’uomo. E’ in base a questa corrispondenza che il cuore

nella Scrittura significa volontà e anche amore; e il soffio polmonare

l’intelletto e la vera fede. E’ per questo che gli affetti sono attribuiti al cuore,

sebbene non abbiano lì la loro sede e non provengano da esso.

96 - La corrispondenza dei due regni del Cielo con il cuore e i polmoni è la

corrispondenza generale del Cielo con l’uomo; c’è però una corrispondenza

più particolare con ognuno dei suoi organi, delle sue membra e delle sue

viscere. Nell’Uomo immenso, che è il Cielo, coloro che sono nella testa sono

nel bene più di tutti gli altri, perché sono nell’amore, nella pace,

nell’innocenza, nella saggezza e nell’intelligenza, e di conseguenza anche nella

gioia e nella felicità; essi influiscono sulla testa dell’uomo e su tutto ciò che da

essa dipende. Coloro che sono invece nel petto dell’uomo immenso, sono nella

carità e nella fede, influiscono sul petto dell’uomo e ad esso corrispondono.

Coloro che sono nei lombi e negli organi di riproduzione agiscono nell’amore

coniugale. Coloro che sono nei piedi, si trovano nell’ultimo bene del Cielo, che

è chiamato bene naturale-spirituale. Coloro che sono nelle braccia e nelle

mani, sono nella potenza del vero. Coloro che sono negli occhi, sono

nell’intelletto. Chi è nelle narici, è nella percezione, e chi è nelle orecchie è

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

72

nell’attenzione e nell’obbedienza. Chi è nella bocca e nella lingua, è nel

linguaggio attento e intelligente. Chi è nei reni, è nel vero che esamina,

distingue e corregge. Chi è nel fegato, nel pancreas e nella milza, è nelle varie

purificazioni del bene e del vero; e così via per tutte le parti. Tutti influiscono

nelle parti simili dell’uomo e ad esse corrispondono. L’influsso del Cielo si fa

avvertire nelle funzioni e nell’uso delle membra.

97 - Queste membra, organi e visceri significano, nella Scrittura, cose

simili, perché nella Scrittura tutto ha un significato in base alle

corrispondenze. La testa significa l’intelligenza e la saggezza; il petto, la

carità; i lombi, l’amore coniugale, le braccia e le mani, la potenza del vero; i

piedi, ciò che è naturale; gli occhi, l’intelletto; le narici, la percezione; le

orecchie, l’obbedienza; i reni, l’esame del vero; e via di seguito. L’uomo dice

abitualmente che chi è intelligente e saggio ha della testa; chi è nella carità è

un amico del cuore; chi sa percepire, ha un naso fino; chi è intelligente, ha un

occhio penetrante; chi è nella potenza, ha le braccia lunghe. Questi modi di

dire hanno la loro origine nelle corrispondenze e queste espressioni vengono

dal mondo spirituale, anche se l’uomo non lo sa.

98 - Spesso mi è stato mostrato con l’esperienza che una tale

corrispondenza esiste tra tutto quello che appartiene al Cielo e tutto quello

che appartiene all’uomo. Ne ho avuto la conferma come di una cosa evidente e

fuori di dubbio. Queste esperienze, che sono numerosissime, sono riportate

nella mia opera Arcana Coelestia, là dove si parla di corrispondenze, di

rappresentazioni, di influsso del mondo spirituale nel mondo naturale e del

rapporto tra anima e corpo.

99 - Sebbene tutto ciò che appartiene all’uomo quanto al corpo

corrisponde a tutto ciò che appartiene al Cielo, l’uomo non è l’immagine del

Cielo per quello che riguarda la sua forma esterna, però lo è quanto alla forma

interiore. Quest’ultima riceve il Cielo, mentre la forma esteriore riceve il

mondo. Questa forma esteriore si configura in base all’ordine del mondo e di

conseguenza può avere una bellezza molto varia; infatti la bellezza esterna,

che appartiene al corpo, proviene dai genitori e dalla formazione nel corpo

materno, e in seguito è conservata dall’influsso che emana dal mondo. Ne

risulta che la forma naturale dell’uomo differisce molto dalla forma del suo

uomo spirituale. Qualche volta mi è stato mostrato che forma poteva avere lo

spirito di un uomo, e ho visto che qualcuno aveva una forma bella e graziosa,

ma uno spirito deforme, nero e mostruoso, al punto che lo si sarebbe preso

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

73

per un’immagine dell’inferno e non del cielo. Mentre qualcun altro che non

aveva alcuna bellezza esteriore aveva uno spirito bello, bianco e angelico. Lo

spirito dell’uomo dopo la morte appare tal quale è stato nel corpo, quando

viveva nel mondo dentro di lui.

100 - La corrispondenza non si limita all’uomo, ma si estende ancora più

lontano. C’è corrispondenza dei Cieli tra di loro: al terzo Cielo corrisponde il

secondo; e al secondo corrisponde il primo; e quest’ultimo corrisponde alle

forme corporali dell’uomo. Il Cielo termina nel corpo dell’uomo, che in un

certo senso rappresenta la sua base. Ma di questo tratteremo più avanti.

101 - E’ indispensabile sapere che ogni corrispondenza che esiste col Cielo,

esiste anche col divino/umano del Signore, perché è per Lui che il Cielo esiste.

Se il divino/umano non influisse in tutte le cose del Cielo, e in base alle

corrispondenze in tutte le cose del mondo, non ci sarebbero né angeli né

uomini. Ciò fa capire perché il Signore si è fatto uomo, ha rivestito la Sua

divinità di umanità. Ciò è avvenuto perché il divino/umano che reggeva il

Cielo prima dell’avvento del Signore non bastava più a sostenere tutte le cose,

in quanto l’uomo, che è la base dei Cieli, aveva rovesciato e distrutto l’ordine.

102 - Gli angeli si sbalordiscono quando vengono a sapere che ci sono

uomini che attribuiscono tutto alla natura e niente a Dio, e che credono che i

loro corpi, in cui sono state riunite tante mirabili cose del Cielo, siano stati

composti dalla natura, da cui deriverebbe anche la ragione umana. Questi

uomini tuttavia, per poco che innalzino le loro menti, possono facilmente

vedere che queste cose procedono da Dio e non dalla natura; quest’ultima è

stata creata soltanto per rivestire lo spirito e dargli una veste adatta a vivere

nell’ultimo piano dell’ordine previsto da Dio. Gli angeli paragonano questi

uomini alle civette, che vedono nelle tenebre mentre non vedono nulla nella

luce.

ESISTE UNA CORRISPONDENZA DEL CIELO CON TUTTE LE COSE DELLA TERRA

103 - Nell’articolo precedente è stato detto che cos’è la corrispondenza ed è

stato mostrato che tutte le parti del corpo umano in generale ed in particolare

sono delle corrispondenze. Mostreremo ora che tutte le cose della terra e tutte

quelle del mondo sono delle corrispondenze.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

74

104 - Tutte le cose che appartengono alla terra sono distinte in tre regni:

animale, vegetale e minerale. Le cose del regno animale sono corrispondenza

di primo grado, perché vivono; quelle del regno vegetale sono corrispondenze

di secondo grado, perché crescono soltanto; quelle del regno minerale sono

corrispondenze di terzo grado, perché non vivono e non crescono. Gli esseri

animati dei diversi tipi, sia quelli che si muovono sulla terra che quelli che

volano nell’aria, sono corrispondenze del regno animale. Tutte le cose che

crescono e fioriscono nei giardini, nei boschi e nei campi sono corrispondenze

del regno vegetale. Tutti i metalli, le pietre preziose e non preziose, le terre dei

diversi generi, le acque sono corrispondenze del regno minerale. Sono

corrispondenze anche le cose prodotte dalle industrie umane per il nostro

uso, come gli alimenti, i vestiti, le case, gli edifici e tante altre cose di questo

genere.

105 - Le cose che sono al di sopra della terra, come il sole, la luna, le stelle,

e quelle che sono nell’atmosfera come le nuvole, la pioggia, la nebbia, i lampi

e i fulmini sono anch’esse corrispondenze. Quelle che derivano dal sole, dalla

sua presenza o assenza, come la luce e l’ombra, il caldo e il freddo, sono pure

corrispondenze. Lo stesso vale per quelle che ne derivano, come le stagioni

dell’anno che chiamiamo primavera, estate, autunno e inverno, e le parti del

giorno che chiamiamo mattina, mezzogiorno, sera e notte.

106 - Tutte le cose che esistono in natura, dalle più piccole alle più grandi,

sono corrispondenze. Lo sono in quanto il mondo naturale, con tutto ciò che

lo costituisce, esiste e sussiste grazie al mondo spirituale ed entrambi

derivano da Dio. Nulla può esistere per virtù propria. Ogni cosa esiste grazie a

qualcosa che la precede, cioè una causa prima. Se ne viene separata, perisce e

sparisce.

107 - In natura tutto ciò che esiste e sussiste grazie all’ordine divino è una

corrispondenza. L’ordine divino è il bene che procede dal Signore. Di

conseguenza tutte le cose che esistono nel mondo sono previste per il bene e il

vero.

108 - Tutte le cose del mondo sono disposte in modo da poter esistere,

svolgere il loro compito ed essere quindi delle corrispondenze. Se si considera

con saggezza, ci si rende conto che le caratteristiche proprie di ogni cosa

vengono dal Cielo. Molti sanno per esempio che ogni animale ha conoscenze

innate. Le api sanno raccogliere il miele dai fiori, costruire delle celle in cui

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

75

depositare il miele e altre in cui la regina depone le sue uova. In base al loro

sentimento innato conoscono anche un certo tipo di governo. Lo stesso vale

per gli uccelli, le formiche e tanti altri animali che vivono sulla terra. Chi è

dotato di raziocinio, può notare che queste meraviglie possono venire soltanto

dal mondo spirituale, al quale il mondo naturale viene in aiuto per rivestire di

un corpo e presentare nei suoi effetti ciò che come causa è spirituale. Se gli

animali della terra e gli uccelli del cielo nascono con la loro scienza innata,

non così avviene all’uomo, che pure è ben più intelligente di loro; ciò dipende

dal fatto che gli animali permangono nell’ordine stabilito e non possono

distruggere quello che deriva loro dal mondo spirituale. Diverse le cose per

l’uomo, che è dotato di pensiero; siccome con una vita contraria all’ordine,

aiutato dalla sua ragione, ha pervertito in sé questa facoltà, non può nascere

che in uno stato di pura ignoranza. Attraverso mezzi divini può in seguito

essere riportato nell’ordine celeste.

109 - Nel regno vegetale si può vedere come le cose corrispondono. I semi

crescono e divengono alberi, producono foglie, fiori e frutti nei quali sono

contenuti altri semi, e tutto questo secondo un ordine mirabile. E’ evidente

che questo processo ha le sue corrispondenze nell’uomo: spesso mentre mi

trovavo in giardino ed esaminavo gli alberi, i frutti, i fiori, i legumi, ho notato

queste corrispondenze e dagli abitanti del Cielo sono stato istruito sulla loro

provenienza e la loro evoluzione.

110 - Oggi nessuno, ad eccezione di coloro che l’apprendono dal Cielo

stesso, può conoscere le cose spirituali che sono in Cielo, alle quali

corrispondono le cose naturali che sono nel mondo, dato che la scienza delle

corrispondenze è andata totalmente perduta. La corrispondenza delle cose

spirituali con le cose naturali risulta chiara da qualche esempio: gli animali

della terra in generale corrispondono alle tendenze: quelli che sono dolci e

utili, alle tendenze buone, quelli che sono feroci e inutili, alle tendenze

malvage. I buoi e i tori corrispondono alla tendenza del mentale naturale;

pecore e vitelli alle tendenze del mentale-spirituale; tutti i volatili, a seconda

della specie, all’intelletto di entrambi i mentali. Buoi, tori, capre, pecore,

agnelli maschi e femmine, come pure tortore e colombe erano stati ammessi

per un uso santo nella chiesa israelitica, che era una chiesa rappresentativa, e

con questi animali si facevano sacrifici e olocausti. In effetti con questo uso

essi corrispondevano alle cose spirituali celesti. Gli animali, nelle loro diverse

specie, sono le tendenze perché vivono in base a una ben precisa tendenza

tipica di ogni specie. E’ per questo che ogni animale possiede una scienza

innata secondo la tendenza della sua vita. L’uomo è simile agli animali quanto

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

76

alla sua natura; e parlando si è soliti anche paragonarlo agli animali. Così si

dice che è un agnello se è dolce; un orso o un lupo se è feroce; una volpe o un

serpente se è astuto, e così via.

111 - Una analoga corrispondenza esiste anche con le cose del regno

vegetale: un giardino nel suo complesso corrisponde al Cielo per intelligenza e

saggezza. Per questa ragione il Cielo è chiamato giardino di Dio e paradiso, o

paradiso celeste. Gli alberi secondo la loro specie corrispondono alle

percezioni e alle conoscenze del bene e del vero, da cui derivano intelligenza e

saggezza. Gli antichi che conoscevano la scienza delle corrispondenze,

tenevano i loro culti santi nei boschi. E’ per questo che nella Scrittura gli

alberi sono citati tanto spesso, e il Cielo, la Chiesa e l’uomo sono paragonati al

tronco, all’olivo, al cedro e ad altri alberi, mentre le buone opere sono

paragonate ai frutti. Gli alimenti che ne derivano, specialmente quelli che

derivano dal raccolto nei campi, corrispondono alla tendenza al bene e al

vero, perché queste tendenze nutrono la vita spirituale come gli alimenti

terreni nutrono la vita naturale. Ecco dunque che il pane in generale

corrisponde alla tendenza al bene perché più di ogni altro alimento sostiene la

vita e rappresenta il nutrimento in generale. Il Signore chiama se stesso il

pane della vita a causa di questa corrispondenza. Per la stessa ragione nella

chiesa israelitica il pane aveva un uso santo. E’ sempre a causa di questa

corrispondenza che nella chiesa cristiana l’atto più santo del culto è la Cena,

nella quale si distribuisce il pane e il vino. Questi pochi esempi possono

bastare per mostrare che esistono le corrispondenze.

112 - L’universo è stato creato e formato da Dio in modo tale che ciò che

viene ideato in Cielo abbia i suoi effetti nel mondo, per gradi e

successivamente. Più l’uomo è spirituale, più è un mezzo di congiunzione;

meno lo è, meno serve da mezzo di congiunzione.

113 - Tutte le cose che sono nell’ordine divino corrispondono al Cielo e

quelle che sono contro l’ordine divino corrispondono all’inferno. Quelle che

corrispondono al Cielo si riferiscono al bene e al vero; quelle che

corrispondono all’inferno, al male e al falso.

114 - E’ già stato detto che il mondo spirituale, che è il Cielo, è unito al

mondo naturale attraverso le corrispondenze. Ne risulta che attraverso le

corrispondenze l’uomo comunica col Cielo, poiché gli angeli del Cielo non

pensano come l’uomo in base alle cose naturali. Quando l’uomo conosce la

scienza delle corrispondenze, può essere con gli angeli attraverso i suoi

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

77

pensieri e anche riunirsi a loro con la sua interiorità. La Scrittura è stata

scritta in base alle corrispondenze, e se l’uomo non avesse perduto questa

conoscenza capirebbe il senso spirituale della Scrittura e conoscerebbe anche

gli arcani di cui non trova traccia se si ferma alla lettera. Nella Scrittura c’è un

senso letterale e un senso spirituale. Le cose, così come sono nel mondo,

costituiscono il senso spirituale. Come l’unione del Cielo col mondo avviene

attraverso le corrispondenze, è allo stesso modo che ci è stata data una tale

Scrittura, nella quale tutto corrisponde, anche la più piccola iota.

115 - Il Cielo mi ha insegnato che gli antichi, che erano uomini celesti,

pensavano in base alle corrispondenze. Le cose naturali del mondo che

apparivano ai loro occhi servivano loro come mezzi per pensare. Quel tempo è

stato chiamato l’età dell’oro perché quegli uomini erano in rapporto con gli

angeli coi quali si intrattenevano; e il Cielo in questo modo era unito al

mondo. Parlando di questa età, gli scrittori antichi dicono anche che gli

abitanti del Cielo vivevano con gli uomini, e avevano con loro relazioni di

amicizia. Ho saputo anche che, dopo l’età dell’oro, gli uomini che sono venuti

a sostituire quei primi non pensavano in base alle corrispondenze stesse, ma

in base alla scienza delle corrispondenze che consentiva ancora un’unione del

Cielo con l’uomo: un’unione che però non era più così intima. Questo tempo è

chiamato età d’argento. In seguito vennero altri che conoscevano sì le

corrispondenze, ma non pensavano in base alla scienza delle corrispondenze

perché vivevano nel bene naturale e non nel bene spirituale come i loro

predecessori. La loro età fu chiamata età del rame. In seguito l’uomo divenne

sempre più dominato dall’esteriorità e infine dalla corporeità. Allora la

scienza delle corrispondenze andò interamente perduta, e con essa la

conoscenza del Cielo e di un gran numero di cose che di esso fanno parte. E’

ancora in base alle corrispondenze che queste età furono chiamate dell’oro,

dell’argento e del rame, perché l’oro significa il bene celeste nel quale

vivevano gli antichi, l’argento il bene spirituale nel quale vivevano coloro che

vennero dopo di loro; e il rame il bene naturale dei loro successori. Il ferro,

che ha dato il nome all’età che è venuta dopo, indica la dura verità senza il

bene.

IL SOLE IN CIELO

116 - Il sole del mondo è chiamato naturale al pari di tutto ciò che da lui è

prodotto. Dato che queste cose sono naturali, non appaiono in Cielo. Lo

spirituale che costituisce il Cielo è al di sopra della natura e assolutamente

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

78

distinto dal naturale. Questi due aspetti comunicano tra di loro soltanto

attraverso le corrispondenze.

117 - Nel Cielo non appare né il sole del mondo né ciò che da lui deriva,

tuttavia nel Cielo c’è un sole, una luce e un calore, vi sono tutte le cose che

sono nel modo e altre in numero infinito. Il sole del Cielo è il Signore; la luce è

il divinamente vero, il calore è il bene divino, ed entrambi procedono dal

Signore come sole. Da questa origine provengono tutte le cose che esistono e

appaiono in Cielo. In seguito tratteremo della luce e del calore e delle cose che

esistono nel Cielo grazie a loro. Ora tratteremo soltanto del sole. Il Signore nel

Cielo appare come sole essendo Egli il divino amore per il quale esistono tutte

le cose spirituali e anche tutte le cose naturali per mezzo del sole del mondo.

E’ l’amore che brilla in Cielo sotto forma di sole.

118 - Mi è stato detto dagli angeli che il Signore appare nel Cielo come sole,

e qualche volta mi è stato anche concesso di vederlo. Ora dunque descriverò

quello che ho saputo e visto a questo proposito. Il Signore appare come sole

non in Cielo ma in alto, al di sopra dei Cieli; non sopra la testa o allo zenith,

ma davanti al volto degli angeli a un’altezza media tra lo zenith e l’orizzonte.

Appare in due punti diversi: davanti all’occhio destro, come un sole di fuoco

molto simile al fuoco del sole del mondo e di una grandezza analoga; e appare

davanti all’occhio sinistro non come sole ma come luna, di un chiarore simile

a quello della luna della nostra terra, ma più brillante e di una grandezza

simile; questa luna però appare contornata di parecchie piccole lune, tutte

luminose e risplendenti. Il Signore appare in queste due forme in quanto si

manifesta a seconda della ricezione che ciascuno ha di lui, e cioè a seconda

che lo si percepisca per il bene dell’amore o per il bene della fede. Appare

come un sole di fuoco a chi lo percepisce con l’amore, come una luna bianca e

lucente a chi lo percepisce con la fede. E’ così perché il bene dell’amore

corrisponde al fuoco, che in senso spirituale è l’amore; mentre il bene della

fede corrisponde alla luce, la quale in senso spirituale è la fede. La visione

appare agli occhi perché anche il mentale vede attraverso gli occhi: in base

all’amore con l’occhio destro, in base alla fede con l’occhio sinistro. Tutte le

cose che negli angeli e negli uomini sono sul lato destro corrispondono al

bene da cui procede il vero; tutte quelle che sono a sinistra corrispondono al

vero che procede dal bene.

119 - E’ per questo che il Signore nella Scrittura è paragonato al sole per

quello che si riferisce all’amore, alla luna per quello che si riferisce alla fede;

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

79

ciò risulta chiaramente dai passaggi seguenti: La luce della luna sarà

come la luce del sole e la luce del sole sarà sette volte di più, come

la luce di sette giorni (Isaia XXX, 26). Quando cadrò estinto, coprirò

il cielo e oscurerò le sue stelle; velerò il sole di nubi e la luna non

brillerà. Oscurerò tutti gli astri del cielo su di te e stenderò sulla

tua terra le tenebre (Ezechiele XXXII, 7-8). Il sole si oscurerà al suo

sorgere e la luna non diffonderà la sua luce (Isaia XIII, 10). Il sole e

la luna si oscureranno e le stelle cesseranno di brillare; il sole si

cambierà in tenebre e la luna in sangue (Gioele II, 10-32). Il sole

divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al

sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra (Apocalisse VI,

12). Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la

luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo (Matteo

XXIV, 29).

In questi passaggi il sole rappresenta l’amore, la luna la fede e le stelle la

conoscenza del bene e del vero. Viene detto che questi astri divengono scuri,

perdono la loro luce e cadono dal Cielo quando non c’è più amore, né fede, né

conoscenza del bene e del vero. Che il Signore appaia come sole, lo si vede

anche dalla sua trasfigurazione davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, quando

è detto che il suo volto risplendeva come il sole (Matteo, XVII, 2). Il

Signore fu visto anche dai discepoli quando questi furono sollevati dai loro

corpi e trasportati nella luce del Cielo. Gli antichi che conoscevano questi

significati volgevano il viso verso il sole ad Oriente quando celebravano un

culto divino. La consuetudine di volgere i templi verso Oriente trae qui la sua

origine.

120 - Facendo un confronto col sole del mondo, si può valutare quanto è

grande l’amore del divino e che cosa esso è. Questo amore è ardente, molto

più del sole del mondo; così il Signore come sole non influisce

immediatamente nei Cieli, ma l’ardore del Suo amore è temperato e si

manifesta per gradi. Le attenuazioni appaiono come cinture radiose intorno al

sole, e gli angeli sono velati da una leggera nube protettrice al fine di non

essere feriti dall’influsso. Per questo i Cieli sono distinti a seconda della

ricezione; i Cieli superiori, essendo nel bene dell’amore, sono i più vicini al

Signore come sole; i Cieli inferiori, essendo nel bene della fede, sono più

lontani da Lui; e quelli che non sono in nessun bene, come coloro che sono

all’inferno, sono i più lontani; e la distanza è maggiore più essi sono contrari

al bene.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

80

121 - Quando il Signore appare in Cielo, cosa che capita sovente, non è

visto circondato da sole, ma in forma angelica; si distingue dagli angeli per la

divinità che brilla sul Suo volto. Egli non è lì di persona, perché il Signore in

persona è sempre circonfuso di sole, ma è presente per l’Aspetto. Questa

presenza è chiamata presenza della vista interiore, e se ne parlerà

successivamente. Il Signore mi è apparso così fuori dal sole, in forma

angelica, un po’ al di sotto del sole. Io l’ho visto da vicino in questa forma

angelica, il volto risplendente; una volta l’ho visto anche in mezzo agli angeli,

e brillava come la luce della fiamma.

122 - Il sole del mondo appare agli angeli come una cosa scura

diametricalmente opposta al sole del Cielo. E’ così perché il fuoco del mondo

corrisponde all’amore per se stessi, e la luce che ne deriva corrisponde

all’errore di questo amore. L’amore per se stessi è assolutamente opposto

all’amore divino e alla divina verità, e ciò che è opposto al divino amore e alla

divina verità è per gli angeli oscurità. Nella Scrittura, adorare il sole del

mondo e la luna, e prosternarsi davanti a loro, significa amare se stessi e

amare l’errore che proviene dall’amore per se stessi. Coloro che agiscono così

saranno sterminati (Deut. IV, 19; XVII, 3-4-5; Geremia VIII, 1-2; Ezechiele

VIII, 15-16-18; Apocalisse XVI, 8; Matteo XIII, 6-8).

123 - Poiché il Signore appare in Cielo come sole in base all’amore divino

che è in Lui e da Lui procede, tutti coloro che sono nei Cieli si volgono

costantemente a Lui; quelli del regno celeste verso Lui come sole, quelli del

regno spirituale verso Lui come luna. Coloro invece che sono all’inferno si

volgono verso le tenebre e l’oscurità che sono diametricalmente opposte a Lui,

e così facendo Gli volgono le spalle, poiché tutti quelli che sono all’inferno

sono nell’amore di sé e del mondo, e di conseguenza sono opposti al Signore.

E’ per questo che si dice che gli abitanti dell’inferno sono nelle tenebre e quelli

dei Cieli nella luce; le tenebre significano l’errore e il male, la luce il vero e il

bene.

124 - Poiché il Signore è il sole del cielo, tutte le cose che da Lui procedono

sono rivolte verso di Lui e Lui quindi è il centro comune da cui provengono

tutte le tendenze e le decisioni. E questo vale sia per le cose dei Cieli che per

quelle della terra.

125 - Queste spiegazioni illustrano più chiaramente quanto è stato

precedentemente detto del Signore: il Signore è il Dio del Cielo; la sua divinità

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

81

costituisce il Cielo; il divino del Signore nel Cielo è l’amore per lui e la carità

verso il prossimo; vi è corrispondenza di tutte le cose del mondo col Cielo, e

attraverso il Cielo col Signore; il sole del mondo e la luna sono delle

corrispondenze.

LA LUCE E IL CALORE NEL CIELO

126 - Coloro che pensano soltanto in base alla natura non possono capire

che ci sia una luce nei Cieli. Tuttavia questa luce è così grande che supera di

molto la luce di mezzogiorno nel mondo; io ho avuto spesso occasione di

vederla anche di sera e di notte. All’inizio ero sorpreso nel sentire gli angeli

dire che la luce del mondo non è che un’ombra in confronto a quella del Cielo,

ma ora avendola vista posso farne testimonianza. Il suo candore e la sua

luminosità sono tali che è impossibile descriverli. Le cose che ho visto nei

Cieli le ho viste in questa luce, ben più chiaramente e distintamente di quelle

che sono in questo mondo.

127 - La luce del cielo non è naturale come quella del mondo, ma è

spirituale perché procede dal Signore come sole, e questo sole è il divino

amore e la divina verità, che vengono percepiti dagli angeli come luce e calore.

Avendo la luce e il calore del Cielo una tale origine, essi sono spirituali e non

naturali.

128 - La divina verità è per gli angeli la luce da cui deriva il loro intelletto.

Questo intelletto è la loro vista interiore che influisce nella loro vista esteriore

e la produce. Tale essendo l’origine della luce nel Cielo, questa luce varia a

seconda della percezione della divina verità, oppure il che è la stessa cosa a

seconda dell’intelligenza e della saggezza in cui si trovano gli angeli; di

conseguenza essa è diversa nel regno celeste, nel regno spirituale e anche in

ogni società. Nel regno celeste la luce sembra di fiamma, perché gli angeli

percepiscono la luce dal Signore sotto forma di sole. Nel regno spirituale la

luce è di un bianco splendente perché gli angeli la ricevono dal Signore sotto

forma di luna. La luce non è la stessa in tutte le società, anzi differisce da una

all’altra; coloro che sono al centro hanno una luce maggiore di coloro che

sono intorno. In una parola, gli angeli hanno la luce nella misura in cui essi

ricevono la divina verità, cioè al loro livello di ricezione dell’intelligenza e

della saggezza che procedono dal Signore. Per questo gli angeli del Cielo sono

chiamati angeli di luce.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

82

129 - Essendo il Signore nei Cieli la divina verità ed essendo questa la luce,

il Signore nella Scrittura è chiamato la luce, come nel passaggio seguente: Di

nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me,

non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni

VIII, 12). E in questo: «Finché sono nel mondo, sono la luce del

mondo» (Giovanni IX, 5). Gesù poi dice ancora: «Ancora per poco

tempo la luce è con voi. Camminate mentre avete la luce, perché

non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa

dove va. Mentre avete la luce credete nella luce per diventare figli

della luce» (Giovanni XII, 35-36). In Matteo XVII, 2, leggiamo ancora che

Gesù fu trasfigurato davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni: Il suo viso brillò

come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Bisogna

anche sapere che le vesti nella Scrittura significano anche la verità, come è

detto in Davide: Signore, tu mi rivesti di luce come di un abito (Salmi,

CIV, 2).

130 - Da tutto questo si può concludere che nei Cieli la luce è spirituale ed

è la divina verità. Coloro che pensano solo al mondo e attribuiscono tutto alla

natura, pensano naturalmente, ma coloro che guardano verso il Cielo e

attribuiscono tutto al divino pensano spiritualmente. Mi è stato più volte

concesso di percepire, e anche di vedere, che esiste una luce che illumina la

mente, del tutto distinta da quella che è chiamata luce naturale. Io sono stato

interiormente elevato per gradi in questa luce, e via via che venivo elevato la

mia mente era illuminata al punto che percepivo cose che prima non

percepivo e cose che non potrebbero essere percepite in base alla luce

naturale.

131 - Dato che la luce del Cielo è la divina verità, questa luce è anche la

divina saggezza e la divina intelligenza. Essere innalzati nella luce del Cielo è

la stessa cosa che essere innalzati nell’intelligenza e nella saggezza. Di

conseguenza ogni cosa in questa luce viene conosciuta per quello che è:

l’interiorità di ognuno si rivela dalla luce del volto e nulla resta nascosto. Gli

angeli del terzo Cielo desiderano che tutto in loro sia rivelato, perché non

vogliono altro che il bene; invece coloro che sono al di sotto del Cielo temono

alquanto di essere guardati nella luce celeste. Coloro che sono all’inferno

appaiono tra di loro come uomini, ma nella luce del Cielo come dei mostri con

un volto e un corpo orribili, corrispondenti nella forma al loro animo

malvagio. Allo stesso modo l’uomo, quando è guardato dagli angeli, appare in

base al suo spirito. Se è buono, appare come un uomo la cui beltà è in

rapporto col suo bene interiore, se è cattivo appare come un mostro la cui

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

83

bruttura è in rapporto con la sua malvagità interiore. E quindi evidente che

tutte le cose si manifestano nella luce del Cielo, e ciò avviene perché la luce

del Cielo è la divina verità.

132 - Dato che la divina verità è la luce del Cielo, tutto ciò che è vero, sia

negli angeli che al di fuori di loro, brilla di luce. Tuttavia la verità al di fuori

del Cielo brilla di una luce fredda senza calore, bianca come la neve, e questo

avviene perché tale verità non deriva dal bene come la verità in Cielo. Al

confronto della luce del Cielo, questa luce può essere paragonata alle tenebre.

133 - Nella sua essenza il calore del Cielo è amore, dato che deriva dal sole

divino che è il Signore stesso che si manifesta nell’amore. E’ evidente che il

calore del Cielo è spirituale come lo è la sua luce, poiché hanno la stessa

origine.

134 - Il calore del Cielo varia come varia la sua luce. Esso è diverso nel

regno celeste, nel regno spirituale e in ogni società di questi regni. Esso

differisce non soltanto per il grado ma anche per la qualità; è più intenso e più

puro nel regno celeste del Signore, perché gli angeli ricevono il divino bene in

misura maggiore. E’ meno intenso e meno puro nel regno spirituale del

Signore, perché gli angeli ricevono maggiormente la divina verità; inoltre

differisce secondo la ricezione in ogni società.

Vi è un calore anche all’inferno, ma è immondo. Il calore del cielo è fuoco

sacro e celeste, quello dell’inferno è fuoco profano e infernale; entrambi i

fuochi rappresentano l’amore, l’amore celeste, l’amore per il Signore, per il

prossimo e per tutto ciò che rientra in questo tipo di amore. Il fuoco infernale

è invece l’amore per se stessi e l’amore del mondo, e ogni concupiscenza che

procede da questi amori.

135 - L’amore che procede dal Signore sotto forma di sole è sentito dagli

angeli come calore, perché l’interiorità degli angeli è fatta d’amore e di

conseguenza la loro esteriorità si riscalda. In Cielo, calore e amore si

corrispondono perfettamente e ciascuno è nel calore in proporzione al suo

amore. Il calore del mondo non entra affatto nei Cieli, essendo troppo

grossolano, naturale e non spirituale. Diversamente avviene per gli uomini,

perché essi sono sia nel mondo spirituale che nel mondo naturale. Il loro

spirito si riscalda in base all’amore divino, ma il loro corpo si riscalda sia per

il calore dello spirito che per quello del mondo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

84

136 - Poiché la luce del Cielo è la divina verità e di conseguenza la divina

saggezza, essa costituisce la loro vita stessa. Sulla terra tutto è vivificato dal

calore e dalla luce: questa congiunzione di luce e calore avviene in primavera

e in estate, ma se la luce è separata dal calore nulla è vivificato, nulla fiorisce,

tutto appassisce e muore. Tale congiunzione cessa d’inverno, quando il calore

è assente e la luce resta. E’ in base a questa corrispondenza che il Cielo è

chiamato Paradiso, perché la verità è qui congiunta al bene e la fede

all’amore, come sulla terra la luce è congiunta al calore nella stagione

primaverile.

137 - Leggiamo in Giovanni: In principio era il Verbo, e il Verbo era

presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio; tutto

era fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto

ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;... E

il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi

vedemmo la sua gloria (Giovanni I, 1-3, 14). Poiché il Verbo si è fatto

carne, è evidente che il Verbo è il Signore. Però non si sa ancora che cosa si

intende esattamente con Verbo, e quindi bisogna dirlo. In questi versetti di

Giovanni il Verbo è la divina verità che è nel Signore e da lui procede. Come

spiegherò ora, tutte le cose sono state fatte e create dalla divina verità, poiché

in Cielo ogni potenza appartiene alla divina verità, al di fuori della quale non

esiste assolutamente niente. In base a questo, gli angeli sono chiamati

potenze, e lo sono nella misura in cui sono ricettacolo della verità. Per questa

verità essi hanno il potere sull’inferno e su tutti coloro che a loro si

oppongono; mille nemici non sopportano un sol raggio della luce del cielo che

è divina verità. E poiché gli angeli costituiscono il Cielo, ne deriva che tutto il

Cielo deriva dalla divina verità. Certuni non riescono a credere che nella

divina verità sia insito un potere tanto grande; credono che la verità sia un

pensiero, un linguaggio che non ha potere in sé ma solo se altri agiscono in

base ad esso. Invece nella divina verità c’è il potere in sé, un tale potere che

attraverso lui è stato creato il Cielo, il mondo e tutto ciò che in essi è

contenuto. La potenza della verità e del bene nell’uomo, e il potere della luce e

del calore che proviene dal sole nell’uomo sono paragonabili fra loro e

possono servire a far capire il potere della divina verità. Infatti tutte le cose

che crescono nel mondo, gli alberi, i fiori, le erbe, i frutti, i semi esistono in

quanto c’è la luce e il calore del sole. E’ evidente quindi il potere di questo

calore e di questa luce.

Quale maggiore potenza deve essere insita nella divina luce che è divina

verità, e nel divino calore che è divino bene! Infatti il Cielo esiste in base a

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

85

questi, ed è dal Cielo che trae origine il mondo, come abbiamo

precedentemente detto e dimostrato. Ciò consente di capire che tutte le cose

sono state fatte dal Verbo. Nel libro della Genesi si parla infatti prima di luce e

in seguito delle cose che procedono dalla luce (Genesi I, 3-4).

139 - Bisogna sapere che il divino bene e la divina verità che sono nei Cieli

e derivano dal Signore come sole, non sono in lui, ma procedono da lui. Nel

Signore vi è soltanto il divino amore, che è l’essere grazie al quale esistono

questo bene e questa verità. Ciò può essere illustrato anche attraverso un

paragone col sole del mondo: il calore e la luce che sono nel mondo non sono

nel sole, ma procedono dal sole; nel sole vi è soltanto il fuoco, ed è grazie a

questo fuoco che esistono e procedono questo calore e questa luce.

140 - Dato che il Signore come sole è il divino amore e il divino amore è il

divino bene stesso, il divino che procede dal Signore è chiamato divina verità,

sebbene sia il divino bene unito alla divina verità. E’ questa divina verità che è

chiamata la santità che procede dal Signore.

LE QUATTRO REGIONI NEL CIELO

141 - Nel cielo come nel mondo ci sono quattro regioni, l’oriente, il

mezzogiorno, l’occidente e il settentrione, determinate in entrambi i mondi

dal rispettivo sole: nel Cielo dal sole del Cielo che è il Signore, nel mondo dal

sole del mondo. Tuttavia tra le regioni del Cielo e le regioni del mondo ci sono

parecchie differenze.

Prima di tutto, nel mondo si chiama mezzogiorno il punto in cui il sole è

alla massima altezza al di sopra della terra, e settentrione la posizione

opposta; oriente il punto in cui sorge agli equinozi, e occidente quello in cui

tramonta nelle stesse epoche. Nel mondo tutte le regioni sono determinate dal

mezzogiorno. In Cielo si chiama oriente il punto in cui il Signore appare come

sole; al punto diametricalmente opposto è l’occidente; a destra nel Cielo c’è il

mezzogiorno e a sinistra il settentrione. In Cielo tutte le regioni sono

determinate dall’oriente. Si chiama oriente il punto in cui il Signore appare

come sole, perché ogni origine della vita viene da lui come sole. Nella misura

in cui gli angeli ricevono calore e luce, o amore e intelligenza dal Signore, si

dice che il Signore sorge presso di loro. Nella scrittura il Signore è chiamato

anche Oriente.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

86

142 - In secondo luogo, gli angeli hanno in faccia l’oriente, dietro di loro

c’è l’occidente, a destra il mezzogiorno e a sinistra il settentrione. Ciò può

difficilmente essere capito nel mondo in cui l’uomo si può voltare in tutte le

direzioni, e quindi si rende necessaria una spiegazione. Tutto il Cielo si volge

verso il Signore come verso il suo centro comune, e quindi tutti gli angeli si

volgono verso il centro. Ogni direzione, anche sulla terra, tende verso un

centro comune, e questo è noto. Però la direzione in Cielo differisce da quella

nel mondo; nel Cielo la direzione viene espressa dall’interiorità degli angeli, la

quale si esprime sul loro volto. Ne risulta perciò che è il loro volto che

determina le regioni.

143 - In qualunque maniera voltino la loro faccia e il loro corpo, gli angeli

guardano verso oriente; ciò può difficilmente essere capito nel mondo, perché

l’uomo ha sempre in faccia la regione verso la quale si volta. Gli angeli come

gli uomini voltano i loro visi e i loro corpi come desiderano, tuttavia gli angeli

hanno sempre l’oriente davanti agli occhi. Negli angeli i movimenti della

faccia e del corpo non sono come presso gli uomini, perché hanno una diversa

origine; sembrano simili ma non lo sono, perché essi derivano dall’amore che

regna sovrano. Da questo amore vengono tutte le determinazioni negli angeli

e negli spiriti.

Avendo avuto un gran numero di esperienze, mi è stato concesso di sapere

e di rendermi conto che gli angeli hanno costantemente il Signore davanti alla

faccia. Tutte le volte che mi sono trovato in società con gli angeli, ho notato

davanti al mio viso la presenza del Signore, che sebbene non fosse visto

veniva tuttavia percepito nella luce; gli angeli più volte mi hanno confermato

che è così. Dato che il Signore è costantemente davanti alla faccia degli angeli,

nel mondo si dice che coloro che credono in Lui e L’amano hanno Dio davanti

agli occhi e davanti alla faccia, Lo guardano e Lo vedono. L’uomo si esprime

così in base al mondo spirituale, perché nel linguaggio umano molte

espressioni vengono di là, anche se l’uomo non lo sa.

144 - Questo orientamento del volto e del corpo verso il Signore è una delle

meraviglie del Cielo; là molti possono essere in uno stesso luogo e volgere la

faccia e il corpo uno da una parte e uno dall’altra, e tuttavia tutti vedono il

Signore davanti a loro, e ognuno ha il mezzogiorno alla sua destra, il

settentrione alla sua sinistra e l’occidente dietro. Al numero delle meraviglie

va aggiunta anche questa: sebbene tutti gli sguardi degli angeli siano rivolti

verso oriente, ciò nonostante hanno la visione anche delle altre tre regioni,

che guardano con la vista interiore che appartiene al pensiero. Ecco un’altra

meraviglia: non è mai permesso a nessuno, in Cielo, di stare dietro a un altro

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

87

e di guardare verso il suo occipite: questo infatti turberebbe l’influsso del bene

e del vero che proviene dal Signore.

145 - Gli angeli guardano il Signore in una maniera e il Signore guarda gli

angeli in un’altra maniera. Gli angeli guardano il Signore con gli occhi, ma il

Signore guarda gli angeli con la fronte. Li guarda così perché la fronte

corrisponde all’amore, e il Signore influisce attraverso l’amore sulla loro

volontà e fa in modo di esser visto con gli occhi perché questi corrispondono

all’intelletto.

146 - Le regioni nel Cielo che costituiscono il regno celeste del Signore

differiscono da quelle che costituiscono il suo regno spirituale, perché il

Signore appare come sole agli angeli che sono nel regno celeste, ma appare

come luna a quelli che sono nel regno spirituale, e l’oriente è il punto in cui il

Signore appare. La distanza tra il sole e la luna è di trenta gradi; di

conseguenza c’è questa stessa distanza tra le stesse regioni dei due regni.

147 - Quanto fin qui detto mostra quale sia la presenza del Signore nei

Cieli, egli è ovunque e presso ciascuno nel bene e nel vero che procedono dal

Signore. La percezione della presenza del Signore è nell’interiorità degli

angeli, così che essi sono nel Signore e il Signore in loro. Sta scritto infatti nel

Vangelo: Rimanete in me e io in voi (Giovanni XV, 4) - Chi mangia la

mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui (Giovanni VI,

56). La carne del Signore significa il divino bene e il sangue la divina verità.

148 - Nei Cieli tutti gli abitanti sono distinti a seconda delle regioni; a

oriente e occidente abitano coloro che sono nel bene dell’amore: a oriente

coloro che di questo bene hanno una percezione chiara, a occidente coloro che

ne hanno una percezione oscura. A mezzogiorno e settentrione coloro che

sono nella saggezza di questo bene: a mezzogiorno coloro che sono nella luce

chiara della saggezza, a settentrione coloro che sono nella percezione oscura

della saggezza. Gli angeli che sono nel mondo spirituale del Signore vivono

allo stesso modo di quelli che sono nel regno celeste, con la differenza però

che gli uni vivono secondo il bene dell’amore e gli altri secondo la luce del

vero. L’amore nel regno celeste è l’amore per il Signore, e la luce del vero che

da esso procede è la saggezza; mentre l’amore nel regno spirituale è l’amore

verso il prossimo, e questo amore è chiamato carità, e la luce del vero che ne

deriva è l’intelligenza che è chiamata anche fede. Gli angeli differiscono anche

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

88

quanto alle regioni, perché queste nell’uno e nell’altro regno si trovano ad una

distanza di trenta gradi, come è stato detto al numero 146.

149 - In ogni società del Cielo gli angeli sono disposti tra di loro alla stessa

maniera: a oriente sono coloro che si trovano a un più alto grado di amore e

carità, a occidente quelli che sono a un grado minore; a mezzogiorno coloro

che sono in una più grande luce di saggezza e intelligenza, a settentrione

coloro che sono in una luce minore. Hanno diversa collocazione perché ogni

società rappresenta il Cielo ed è il Cielo in una forma più piccola. Il Signore

provvede a far sì che in ogni società ci siano angeli di tutti i generi, affinché il

Cielo sia, quanto alla forma, simile a lui in ogni sua parte. Va detto inoltre che

le società che si trovano ad oriente superano in eccellenza le società

dell’occidente, e quelle del mezzogiorno superano quelle del settentrione.

150 - Le regioni nei Cieli sono conformi alle qualità dei loro abitanti, cioè

l’oriente rappresenta l’amore e il bene dell’amore in una percezione nitida e

chiara; l’occidente le stesse qualità in percezione meno chiara; il mezzogiorno

la saggezza e l’intelligenza in una luce chiara; il settentrione le stesse cose in

una luce oscura.

151 - Il contrario avviene per coloro che sono all’inferno: essi non

guardano verso il Signore come sole o luna, ma guardano dal lato opposto

verso le tenebre fitte che sostituiscono il sole del mondo, e verso un’altra cosa

oscura che è il posto della luna della terra. Ne deriva che queste regioni sono

opposte alle regioni del Cielo: il loro oriente è là dove si trovano le tenebre e

l’oscurità; il loro occidente è là dove c’è il sole del Cielo; il loro mezzogiorno a

destra e il loro settentrione a sinistra; e questo in qualunque modo rivolgano

il loro corpo. E non può essere diversamente perché tutto in loro gravita nella

direzione opposta al Signore. In Cielo tutto è orientato in base all’amore,

invece all’inferno regna l’amore per se stessi e per il mondo, e questi amori

sono opposti all’amore verso il Signore e all’amore verso il prossimo; ne

deriva che chi è all’inferno si volge verso l’oscurità che è diametricalmente

opposta al Signore.

152 - Quando uno spirito malvagio viene tra i buoni, le regioni sono

confuse al punto che i buoni sanno appena dove si trova il loro oriente.

Qualche volta me ne sono reso conto io stesso, e ne ho sentito parlare dagli

spiriti che se ne lamentavano.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

89

153 - A volte gli spiriti malvagi appaiono rivolti verso le regioni del Cielo;

essi hanno allora la comprensione e la percezione del vero, ma non hanno

alcuna affezione per il bene; così quando tornano nelle loro regioni non hanno

più alcuna intelligenza né alcuna percezione del vero e dicono che le verità che

hanno sentito e percepito non sono verità ma falsità; e pretendono addirittura

che ciò che è falso diventi vero.

IL CAMBIAMENTO DI STATO DEGLI ANGELI NEL CIELO

154 - Con cambiamento dello stato degli angeli si intende il loro

cambiamento quanto all’amore e alla fede e di conseguenza quanto alla

saggezza e all’intelligenza: quindi lo stato generale della loro vita. Dato che la

vita angelica è la vita dell’amore e della fede e di conseguenza della saggezza e

dell’intelligenza, il loro stato dipende da queste cose. Vedremo ora come

avvengono negli angeli i cambiamenti di stato.

155 - Gli angeli non sono costantemente nello stesso stato per quanto si

riferisce all’amore e di conseguenza per quanto si riferisce alla saggezza,

perché tutta la loro saggezza viene dall’amore e in base all’amore. A volte sono

in uno stato di amore intenso, a volte in uno stato di amore meno intenso.

Questo amore decresce per gradi da un massimo a un minimo. Quando gli

angeli sono al più alto grado di amore, sono nella luce e nel calore della loro

vita, sono nella luce e nella gioia. Quando sono al livello minimo d’amore sono

nell’ombra e nel freddo, nell’oscurità e nel dolore. Da questo ultimo stato

ritornano di nuovo al primo, e così via di seguito; questi ritorni hanno luogo

successivamente e con grande varietà. Si succedono come i cambiamenti di

stato della luce e dell’ombra, del calore e del freddo, o come il mattino, il

mezzogiorno, la sera e la notte si succedono ogni giorno nel mondo in

perpetua varietà durante l’anno. Si corrispondono anche: il mattino

corrisponde allo stato del loro amore nella luce; il mezzogiorno allo stato della

loro saggezza nella luce, la sera allo stato della loro saggezza nell’oscurità e la

notte allo stato di assenza di amore e di saggezza. Bisogna però sapere che

non c’è corrispondenza della notte vera e propria con lo stato di coloro che

sono nel Cielo, bensì col momento del giorno che precede il mattino: la notte

corrisponde allo stato di coloro che sono all’inferno. E’ in base a questa

corrispondenza che nella Scrittura il giorno e l’anno significano gli stati di vita

in generale. Il calore e la luce significano l’amore e la saggezza; il mattino è il

primo e supremo grado d’amore; il mezzogiorno la saggezza nella luce; la sera

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

90

la saggezza nell’ombra; la notte la privazione totale dell’amore e della

saggezza.

156 - Insieme allo stato interiore d’amore e di saggezza degli angeli,

cambia lo stato delle diverse cose che sono al di fuori di loro e che appaiono

davanti ai loro occhi, perché le cose che sono fuori di loro dipendono da quelle

che sono dentro di loro. Ciò sarà meglio spiegato negli articoli seguenti.

157 - Ogni angelo e ogni società subiscono cambiamenti e attraverso questi

cambiamenti di stato, ognuno però in modo diverso dall’altro perché tutti

sono diversi in amore e saggezza. Coloro che sono al centro, sono in uno stato

più perfetto di coloro che sono intorno e ai confini. Specificare queste

differenze richiederebbe troppo tempo. Ognuno subisce dei cambiamenti

secondo la qualità del suo amore e della sua fede; al tempo stesso all’interno

della medesima società avviene che uno si trova nella luce e nella gioia mentre

un altro è nel buio e nel dolore; e questo in maniera diversa a seconda delle

società; nelle società del regno celeste in maniera differente che nelle società

del regno spirituale. Le differenze dei cambiamenti del loro stato in generale

sono come le variazioni di stato dei giorni nelle diverse parti della terra;

infatti sulla terra in certi luoghi è mattina mentre in altri è sera, e certuni

vivono nel calore mentre altri vivono al freddo.

158 - Dal Cielo sono stato informato del perché esistono tali cambiamenti

di stato: gli angeli mi hanno detto che questo fatto ha diverse ragioni. In

primo luogo: il piacere della vita celeste di cui gioiscono in base all’amore e

alla saggezza che procedono dal Signore diventerebbe gradualmente insipido

se rimanesse eternamente uguale a se stesso, come capita a coloro che vivono

nelle delizie e nei divertimenti senza provare mai alcuna varietà. In secondo

luogo: gli angeli come gli uomini hanno una propria individualità che fa sì che

amino se stessi. Tutti coloro che sono in Cielo sono distolti da se stessi e tanto

più lo sono quanto più sono rivolti al Signore e quindi all’amore e alla

saggezza; però quando non sono rivolti al Signore, sono nell’amore per se

stessi. Dato che ciascuno ama se stesso ed è da se stesso attirato, ne consegue

che ci sono dei cambiamenti di stato successivi e ricorrenti. In terzo luogo: gli

angeli acquisiscono la loro perfezione perché sono abituati ad essere tenuti

nell’amore del Signore e ad essere distolti dall’amore per se stessi. In più,

l’alternarsi di piacere e dolore aumenta la percezione e la sensazione del bene.

Gli angeli hanno aggiunto altresì che non è il Signore che produce i

cambiamenti del loro stato, perché il Signore come sole influisce sempre con

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

91

calore e luce, cioè con amore e saggezza; loro stessi sono la causa di ciò perché

amano la propria individualità che li attira continuamente. Essi mi hanno

spiegato questa situazione attraverso un confronto col sole del mondo: non è

lui la causa dei cambiamenti di stato del calore e del freddo, della luce e

dell’ombra, che si ripetono ogni anno e ogni giorno. Il sole infatti resta

immobile, è la terra che gira e quindi è lei la causa dei cambiamenti.

159 - Mi è stato mostrato in che modo il Signore, manifestandosi come

sole, appare agli angeli del regno celeste quando si trovano nel primo, nel

secondo e nel terzo stato. Ho visto il Signore come sole ardente e splendente,

di una luminosità tale che è impossibile a descriversi; mi fu detto che il

Signore come sole appare così agli angeli nel loro primo stato. In seguito ho

visto intorno al sole una grande cintura scura che indebolisce il primo ardore

e la prima luminosità; e mi fu detto che il sole appare così agli angeli nel loro

secondo stato. Poi ho visto la cintura oscurarsi ulteriormente, e il sole

apparire meno luminoso, fino a diventare di un bianco lucente; e mi fu detto

che il sole appare così agli angeli nel loro terzo stato. Subito dopo ho visto

questo bianco lucente muoversi a sinistra verso la luna del cielo e unirsi alla

sua luce, il che produsse un grande aumento di luminosità della luna stessa; e

mi fu detto che questo era il quarto stato per coloro che sono nel regno

celeste, e il primo per coloro che sono nel regno spirituale.

Questi cambiamenti di stato nell’uno e nell’altro regno si alternano tra di

loro non nell’insieme, ma nelle varie società una dopo l’altra; questi ritorni

non sono regolari, ma avvengono più lentamente o più velocemente

all’insaputa degli angeli. Mi è stato anche ripetuto che il sole in se stesso non

cambia, ma appare diverso a seconda degli stati successivi degli angeli. Il

Signore appare a ciascuno secondo la qualità del suo stato, di conseguenza

appare ardente a coloro che sono nell’intensità dell’amore, meno ardente e

infine bianco lucente nella misura in cui l’amore diminuisce. La qualità dello

stato degli angeli è rappresentata da quella cintura scura che dava al sole le

sue variazioni apparenti nella fiamma e nella luce.

160 - Quando gli angeli sono nel loro ultimo stato, cioè quando pensano

soprattutto a se stessi, cominciano a diventare tristi. Io ho conversato con loro

mentre si trovavano in questo stato, e ho visto la loro tristezza. Essi mi

dicevano allora che speravano di ritornare presto al loro primo stato e di

essere distolti dalla propria individualità.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

92

161 - Anche all’inferno ci sono dei cambiamenti di stato, ma ne parleremo

più avanti, quando tratteremo dell’inferno.

IL TEMPO NEL CIELO

162 - Sebbene le cose si succedano e progrediscano in Cielo come nel

mondo, pur tuttavia gli angeli non hanno alcuna nozione né alcuna idea del

tempo e dello spazio; al punto che ignorano assolutamente che cosa sono il

tempo e lo spazio. Prima parleremo del tempo nel Cielo, più avanti dello

spazio.

163 - Gli angeli non sanno che cos’è il tempo, sebbene tutte le cose presso

di loro siano in progressione successiva come nel mondo, con tante

somiglianze che non c’è alcuna differenza, in quanto in Cielo non ci sono anni,

giorni e mesi, ma cambiamenti di stato. Là dove ci sono gli anni e i giorni, c’è

il tempo; dove ci sono dei cambiamenti di stato, ci sono gli stati.

164 - Nel mondo c’è il tempo perché il sole in apparenza avanza da un

grado all’altro e produce il tempo che viene chiamato tempo dell’anno e

stagione. Inoltre il sole ruota in apparenza intorno alla terra e produce quelle

che chiamiamo parti del giorno; sia gli uni che gli altri si ripetono

regolarmente. Diversamente avviene col sole del Cielo che non produce né

anni né giorni, ma in apparenza dei cambiamenti di stato. Questi

cambiamenti non avvengono a intervalli regolari, come è stato mostrato negli

articoli precedenti. Gli angeli quindi non possono avere alcuna idea del

tempo, ma hanno invece il concetto di stato.

165 - Poiché gli angeli non hanno alcuna idea del tempo, come l’hanno

invece gli uomini nel mondo, non hanno di conseguenza alcuna idea relativa

alle cose che appartengono al tempo. Essi non conoscono l’anno, il mese, la

settimana, il giorno, l’ora, oggi, ieri e domani. Quando gli angeli ne sentono

parlare presso gli uomini - vi sono infatti sempre degli angeli uniti agli uomini

dal Signore - invece di queste divisioni del tempo percepiscono degli stati e

delle cose che concernono questi stati stessi; in questo modo l’idea naturale

dell’uomo è trasformata presso gli angeli in idea spirituale. Nella Scrittura il

tempo corrisponde allo stato e le cose che si riferiscono al tempo, come le

divisioni sopra citate, significano le situazioni spirituali che ad esse

corrispondono.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

93

166 - Lo stesso avviene con tutte le cose che esistono grazie al tempo; le

quattro stagioni dell’anno, primavera, estate autunno e inverno; le quattro

parti del giorno, mattino, mezzogiorno, sera e notte; le quattro età dell’uomo,

infanzia, giovinezza, maturità e vecchiaia. L’uomo pensa in base al tempo

quando pensa alle cose che esistono o si succedono secondo il tempo, ma

l’angelo pensa in base allo stato. La primavera e il mattino divengono per lui

uno stato di amore e di saggezza come quelli che caratterizzano il primo stato

degli angeli. L’estate è il mezzogiorno corrispondono all’amore e alla saggezza

del secondo stato; l’autunno e la sera al terzo. La notte e l’inverno

corrispondono allo stato che esiste all’inferno. E’ quindi evidente come le cose

naturali che sono nella mente dell’uomo divengono cose spirituali presso gli

angeli che vivono accanto agli uomini.

167 - Non avendo gli angeli alcuna nozione del tempo, hanno dell’eternità

un’idea diversa da quella degli uomini della terra. Per eternità essi intendono

uno stato infinito, e non un tempo infinito. Un giorno che meditavo

sull’eternità in base all’idea del tempo, riuscivo a percepire che cosa

significasse per l’eternità cioè per un tempo infinito, ma non che cosa

significasse da tutta l’eternità, cioè ciò che Dio aveva fatto in tutta l’eternità

precedente la creazione. Mi trovai quindi in uno stato di ansietà e allora fui

elevato nelle sfere celesti e di conseguenza partecipai della comprensione che

gli angeli hanno dell’eternità. Vidi allora chiaramente che bisogna pensare

all’eternità non in base al tempo ma allo stato. Solo così si può capire cosa

significa da tutta l’eternità.

168 - Gli angeli che s’intrattengono con gli uomini non parlano mai in base

alle cose naturali proprie dell’uomo, le quali derivano tutte dal tempo, dallo

spazio, dalle cose materiali e così via, ma si esprimono in base a idee spirituali

che derivano tutte dagli stati e dai diversi cambiamenti di stato degli angeli.

Tuttavia quando le idee angeliche che sono spirituali influiscono sugli uomini,

vengono trasformate all’istante e naturalmente in idee naturali proprie

dell’uomo, del tutto corrispondenti a quelle spirituali. Gli angeli e gli uomini

non sanno che questo avviene. Ogni influsso del Cielo sull’uomo avviene in

questo modo.

169 - L’uomo naturale può credere che non avrebbe alcun pensiero se le

idee di tempo, di spazio e delle cose materiali non esistessero più per lui,

perché tutti i pensieri dell’uomo sono fondati su queste idee. E’ bene però che

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

94

egli sappia che i pensieri sono tanto più finiti e ristretti quanto più dipendono

da spazio, tempo e cose materiali, mentre sono tanto più infiniti e estesi

quanto più se ne liberano, perché allora il mentale si eleva al di sopra delle

cose mondane e corporali. E’ di qui che deriva la saggezza degli angeli, una

saggezza tale che è detta incomprensibile in quanto non si adatta alle

concezioni legate unicamente alle cose mondane e materiali.

LE IMMAGINI E LE APPARENZE IN CIELO

170 - L’uomo che pensa col solo lume naturale, non può capire che in Cielo

esiste qualcosa di simile a ciò che esiste nel mondo. Egli si è confermato nel

concetto che gli angeli siano esseri soltanto mentali e cioè soffi eterei, e non

abbiano i sensi che possiede l’uomo e quindi non abbiano occhi - e non

avendo occhi, che non vedano. Gli angeli invece hanno tutti i sensi che ha

l’uomo, e persino molto più sviluppati. La luce in base alla quale essi vedono è

molto più brillante di quella in base alla quale vede l’uomo. Come abbiamo

detto negli articoli 73 e 77, gli angeli sono uomini nella forma più perfetta;

gioiscono di tutti i sensi e godono di una luce molto più brillante di quella del

mondo.

171 - E’ impossibile descrivere in poche parole le cose che appaiono agli

angeli nei Cieli; esse sono per la maggior parte simili a quelle che sono sulla

terra, ma più perfette quanto alla forma e in più gran numero. Ciò che videro i

profeti ci dà un’idea delle cose che sono in Cielo; per esempio quello che vide

Ezechiele a proposito del Nuovo Tempio e della Nuova Terra, la cui

descrizione si trova dal XL al XLVIII capitolo; quello che vide Daniele,

descritto dal capitolo VII al XII; quello che vide Giovanni, descritto dal primo

all’ultimo capitolo dell’Apocalisse, e quello che videro altri, la cui descrizione

si trova nei libri storici e profetici della Bibbia. Tutti costoro hanno visto tali

cose quando il Cielo fu loro aperto, e si dice che il Cielo è aperto quando è

aperta la vista interiore che è la vista spirituale dell’uomo. Le cose che sono

nei Cieli non possono essere viste con gli occhi del corpo dell’uomo, ma

possono essere viste con gli occhi del suo spirito. Quando piace al Signore, gli

occhi dello spirito si aprono e allora l’uomo si sottrae alla luce naturale ed è

elevato alla luce spirituale. E’ in questa luce che anch’io ho visto le cose che si

trovano nel Cielo.

172 - Sebbene le cose che appaiono in Cielo siano per la maggior parte

simili a quelle che sono sulla terra, non sono tuttavia ad esse simili per

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

95

l’essenza. Quelle che sono nei Cieli esistono grazie al sole del Cielo, e sono

dette spirituali; quelle che sono sulla terra esistono in base al sole del mondo,

e sono dette naturali.

173 - Le cose che sono nei Cieli non esistono alla stessa maniera di quelle

della terra. Nei Cieli tutte le cose esistono grazie al Signore secondo le

corrispondenze con l’interiorità degli angeli. Gli angeli in effetti hanno

un’interiorità e un’esteriorità; le cose che sono nella loro interiorità si

riferiscono tutte all’amore e alla fede, e quindi alla volontà e all’intelletto che

ne sono i ricettacoli. Ciò può essere capito in base a ciò che è detto sul calore e

la luce del Cielo; gli angeli hanno il calore secondo la qualità del loro amore, e

la luce secondo la qualità della loro saggezza. Lo stesso avviene con tutte le

altre cose che appaiono ai sensi degli angeli.

174 - Quando mi è stato concesso di essere in società con gli angeli, le cose

del Cielo mi sono apparse come quelle del mondo; e così chiaramente che mi

sarei creduto nel mondo e addirittura alla corte di un re. Mi sono quindi

intrattenuto con gli angeli come da uomo a uomo.

175 - Tutte le cose che corrispondono all’interiorità la rappresentano, e per

questo sono definite immagini o rappresentazioni. Poiché variano in base

allo stato dell’interiorità degli angeli, sono state chiamate apparenze. Le cose

che appaiono davanti agli occhi degli angeli nei Cieli e sono percepite dai loro

sensi, lo sono in maniera così viva come quelle che sono viste e percepite dagli

uomini sulla terra, e addirittura molto più chiaramente, distintamente e

percettibilmente.

Le apparenze che in Cielo procedono da questa fonte sono dette

apparenze reali perché esistono realmente. Ci sono anche delle apparenze

che non sono reali; sono cose che appaiono, è vero, ma non corrispondono

all’interiorità. Ne parleremo in seguito.

176 - Ecco un esempio che mostrerà più chiaramente quali sono le cose che

appaiono agli angeli secondo le corrispondenze. A coloro che sono

nell’intelligenza, appaiono dei giardini e dei paradisi pieni di alberi e di fiori

di tutti i tipi. Gli alberi sono disposti in un bellissimo ordine, uniti due a due

da rami trasversali che formano viali bordati d’erba e passeggiate coperte, di

una bellezza indescrivibile. Coloro che sono nell’intelligenza vi passeggiano,

colgono fiori e ne fanno delle ghirlande con le quali ornano i bambini. In

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

96

questi giardini ci sono dei tipi di piante e di fiori che non esistono sulla terra.

Gli alberi hanno dei frutti secondo i beni dell’amore nel quale si trovano gli

spiriti intelligenti; essi vedono queste cose perché il giardino e il paradiso, e

anche gli alberi da frutto e i fiori, corrispondono all’intelligenza e alla

saggezza. E’ noto sulla terra che tali cose esistono in Cielo; le sanno però

solamente coloro che vivono nel bene e che non hanno estinto in sé la luce

celeste a causa della luce naturale e delle sue illusioni. Essi pensano e dicono

che il Cielo racchiude cose «che giammai orecchio ha udito né occhio ha

visto».

LE VESTI DI CUI GLI ANGELI APPAIONO VESTITI

177 - Poiché gli angeli sono uomini e vivono tra loro come gli uomini della

terra, hanno anche delle vesti, dei domicili e altre cose simili, con la differenza

però che presso di loro tutto è più perfetto perché essi sono in uno stato più

perfetto. In effetti, come la saggezza angelica supera quella umana a un tal

livello che è detta ineffabile, lo stesso avviene di tutte le cose che sono

percepite dagli angeli e a loro appaiono, perché tutte corrispondono alla loro

saggezza.

178 - Le vesti di cui gli angeli sono rivestiti sono, come tutto il resto, delle

corrispondenze, e in quanto tali esistono realmente. Le loro vesti

corrispondono alla loro intelligenza, e questo avviene in quanto nei Cieli tutto

appare vestito secondo l’intelligenza. Dato che uno supera l’altro in

intelligenza (vedi gli articoli 43 e 128), ne risulta che le vesti dell’uno sono più

belle di quelle dell’altro. I più intelligenti hanno vesti splendenti come la

fiamma, altre le hanno lucenti come la luce. I meno intelligenti hanno vesti

bianche senza splendore, e quelli che sono ancora meno intelligenti hanno

vesti di diversi colori. Però gli angeli del Cielo intimo sono nudi.

179 - Dato che le vesti degli angeli corrispondono alla loro intelligenza,

corrispondono anche alla verità, perché ogni intelligenza procede dalla divina

verità. Dire che gli angeli sono vestiti secondo l’intelligenza, o dire che lo sono

secondo la divina verità, è la stessa cosa. Se le vesti degli uni risplendono

come la fiamma, e quelle di certi altri risplendono come la luce, è perché la

fiamma corrisponde al bene e la luce corrisponde al vero che deriva dal bene.

Se altri hanno vesti bianche senza splendore e certi altri le hanno di colori

diversi, è perché il bene divino e la divina verità brillano meno e sono ricevuti

in maniera diversa da coloro che sono meno intelligenti. Il bianco corrisponde

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

97

anch’esso alla verità e i colori alle varietà di ciò che è vero. Se nel Cielo intimo

gli angeli sono nudi, è perché essi sono nell’innocenza - e l’innocenza

corrisponde alla nudità.

180 - Dato che gli angeli indossano delle vesti, quelli di loro che sono stati

visti nel mondo sono apparsi vestiti, per esempio quelli che apparvero ai

profeti e quelli che furono visti al sepolcro del Signore: Il suo aspetto era

come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. (Matteo XXVIII,

5; Luca XXIV, 4; Giovanni XX, 12). Gli angeli che Giovanni vide in Cielo

avevano vesti bianche di lino fine (Apocalisse IV, 4 XIX, 11-13).

Di colui che non è nel vero, vien detto che non è rivestito di un abito

nuziale, come in Matteo: Il re entrò per vedere i commensali e scorto

un tale che non indossava l’abito nuziale gli disse: Amico, come hai

potuto entrare qui senza abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il

re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle

tenebre (Matteo XXII, 11-13).

181 - Le vesti degli angeli non appaiono soltanto come vesti, ma lo sono

realmente; infatti non solo vengono viste, ma anche sentite e toccate. Gli

angeli hanno parecchie vesti, le tolgono e le mettono, ripongono quelle di cui

non fanno uso e le riprendono quando ne hanno bisogno; io ho visto mille

volte che si rivestivano di vesti diverse. Ho chiesto loro da dove venivano le

vesti, e loro mi hanno risposto che venivano dal Signore; le vesti vengono loro

donate e a volte ne sono rivestiti a loro insaputa. Mi hanno detto anche che le

loro vesti cambiano secondo il loro cambiamento di stato; nel primo e nel

secondo stato le loro vesti sono luminose e risplendenti, nel terzo e nel quarto

lo sono un po’ meno, e questo in base alle corrispondenze.

182 - Come ognuno, nel mondo spirituale, ha vesti che corrispondono

all’intelligenza, e quindi alla verità da cui viene l’intelligenza, coloro che sono

all’inferno, non essendo nel vero, appaiono coperti di vesti strappate, sporche

e nerastre, ognuno secondo la propria follia. Essi non possono rivestirne altre;

il Signore concede loro di essere vestiti per non apparire nudi.

LE ABITAZIONI E LE DIMORE DEGLI ANGELI

183 - Dato che in Cielo ci sono delle società e gli angeli vivono come gli

uomini, essi hanno anche delle abitazioni che, anch’esse, sono diverse a

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

98

seconda dello stato di vita di ciascuno, magnifiche per coloro che sono in uno

stato più alto, meno splendide per chi si trova in uno stato meno elevato.

Qualche volta ho parlato con gli angeli delle abitazioni che ci sono in Cielo, e

loro mi hanno detto che al giorno d’oggi non c’è quasi più nessuno che crede

che in Cielo ci siano abitazioni e dimore, gli uni perché non le vedono, gli altri

perché non sanno che gli angeli sono uomini, altri ancora perché credono che

il Cielo angelico sia quello che vedono coi loro occhi intorno a loro. Dato che

questo cielo appare vuoto ed essi immaginano che gli angeli siano forme

eteree, ne concludono che gli angeli vivono nell’etere. Inoltre non riescono a

concepire che nel mondo spirituale ci siano cose simili a quelle del mondo

naturale, perché non hanno alcuna nozione di ciò che è spirituale. Gli angeli

mi hanno detto che sanno che oggi nel mondo regna una tale ignoranza, e si

stupivano di trovarla soprattutto all’interno della Chiesa, e più presso coloro

che sono definiti intelligenti che presso i semplici. Hanno aggiunto che

basterebbe leggere la Scrittura per sapere che gli angeli sono uomini, perché

quelli di loro che sono stati visti erano come uomini. Lo stesso è avvenuto col

Signore, che ha portato con sé tutta la sua umanità.

Poiché dunque gli angeli sono uomini, essi hanno dimore e abitazioni.

Contrariamente all’opinione ignorante di qualche uomo, opinione che gli

angeli chiamano follia, essi non volano nell’aria e non sono dei soffi, sebbene

vengano chiamati spiriti.

184 - Gioverà presentare a questo proposito le mie esperienze. Ogni volta

che ho parlato con gli angeli, faccia a faccia, mi sono trovato con loro nelle

loro dimore. Le loro abitazioni sono come quelle della terra, ma più belle. Vi si

trova un gran numero di camere e stanze da letto; ci sono dei cortili circondati

di giardini, prati e campi. Là dove gli angeli sono consociati, le abitazioni sono

contigue, una accanto all’altra, disposte in forma di città, con delle piazze,

delle strade e dei mercati, in tutto simili alle città della nostra terra. Mi è stato

concesso di percorrerle, di esaminarle in tutti i sensi, e a volte anche di

entrare nelle case. Questo mi è stato concesso in perfetto stato di veglia,

mentre la mia vista interiore era aperta.

185 - Ho visto dei palazzi in Cielo così magnifici che non possono essere

descritti; in alto brillavano come se fossero stati di oro puro, in basso

sembravano di pietre preziose. Questi palazzi erano uno più splendido

dell’altro, dentro come fuori. Gli appartamenti erano decorati in una maniera

che non ci sono parole per descriverli: sul lato rivolto a mezzogiorno c’erano

dei giardini paradisiaci dove tutto era risplendente, e in certi punti le foglie

erano come d’argento e i frutti come d’oro. I fiori nei giardini formavano coi

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

99

loro colori delle specie di arcobaleni. Alle estremità di questi giardini si

vedevano altri palazzi che chiudevano la visuale. I monumenti architettonici

del Cielo sono tali che si potrebbe dire che l’arte ha raggiunto in essi la sua

perfezione, il che non deve stupire perché è un’arte celeste. Gli angeli

dicevano che queste cose, ed altre in numero infinito ancora più perfette, sono

poste dal Signore davanti ai loro occhi, ma esse allietano più la loro mente che

la loro vista, perché in ognuna essi vedono le corrispondenze e attraverso

queste le cose divine.

186 - Gli angeli mi hanno anche detto che non soltanto i palazzi e le case,

ma anche tutte le cose in generale e in particolare che si trovano dentro e

fuori di questi sono corrispondenze date dal Signore. La casa in generale

corrisponde al loro bene. Tutte le cose che sono dentro la casa corrispondono

alle cose diverse di cui si compone il bene, e tutto ciò che è fuori al vero che

deriva dal bene, e anche alle percezioni e alle conoscenze. Poiché la casa e le

sue dipendenze corrispondono al bene e al vero, corrispondono anche al loro

amore e di conseguenza alla loro saggezza e intelligenza, poiché l’amore fa

parte del bene, la saggezza fa parte del bene e del vero, e l’intelligenza fa parte

del vero che procede dal bene. Tali sono le cose che gli angeli percepiscono

quando considerano questi oggetti, ed è per questo che gli oggetti allietano

più la loro mente che i loro occhi.

187 - Vedendo queste cose ho capito chiaramente perché il Signore è

chiamato il Tempio di Gerusalemme (Giovanni II, 19 e 21); e perché la Nuova

Gerusalemme appare d’oro puro, con le porte di perle e le fondamenta di

pietre preziose (Apocalisse XXI). Il tempio rappresenta la natura divina e

umana del Signore; la Nuova Gerusalemme significa la Chiesa che deve essere

fondata. Le dodici porte rappresentano le verità che conducono al bene, e le

fondamenta le verità su cui la Chiesa sarà fondata.

188 - Gli angeli che costituiscono il regno celeste del Signore abitano di

solito in luoghi molto alti, che appaiono come montagne coperte di terra

erbosa. Gli angeli del regno spirituale abitano in luoghi meno elevati, che

appaiono come colline. Ma gli angeli che sono nelle parti più basse del Cielo

abitano in luoghi che appaiono come rocce. Tutto questo ha un significato in

base alle corrispondenze; per questo nella Scrittura le montagne significano

l’amore celeste, le colline l’amore spirituale e le rocce la fede.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

100

189 - Ci sono anche degli angeli che non vivono consociati, ma isolati, casa

per casa. Essi abitano al centro del Cielo perché sono i migliori tra gli angeli.

190 - Le case in cui abitano gli angeli non sono costruite come quelle del

mondo; esse sono donate gratuitamente dal Signore, a ciascuno secondo la

ricezione del bene e del vero. Queste case cambiano anch’esse un po’ a

seconda dello stato interiore degli angeli. Gli angeli dicono di aver ricevuto dal

Signore tutto ciò che possiedono, e tutto ciò di cui hanno bisogno è loro

donato gratuitamente.

LO SPAZIO IN CIELO

191 - Sebbene tutto in Cielo appaia assolutamente come nel mondo, cioè

delimitato e definito dallo spazio e dal luogo, pur tuttavia gli angeli non hanno

alcuna nozione né alcuna idea del luogo e dello spazio. Dato che ciò sembrerà

paradossale, spiegherò meglio questo argomento che è di grande importanza.

192 - Tutti gli spostamenti nel mondo spirituale avvengono attraverso dei

cambiamenti dello stato interiore, per cui gli spostamenti sono in realtà

cambiamenti di stato. E in questo modo che sono stato condotto dal Signore

nei Cieli e anche verso le terre che sono nell’universo. Questo è avvenuto nello

spirito, mentre il corpo restava nello stesso luogo. Allo stesso modo si

muovono gli angeli, per cui per loro non esistono distanze né spazi, ma solo

stati e cambiamenti di stato.

193 - Dato che gli spostamenti avvengono in questo modo, è evidente che

gli avvicinamenti sono somiglianze dello stato interiore, e gli allontanamenti

differenze. Ne deriva che coloro che sono in uno stato simile sono gli uni

vicini agli altri, e coloro che sono in uno stato diverso sono lontani. Gli spazi

in Cielo non sono che stati esterni che corrispondono a stati interni. E’ per

questa ragione che i Cieli sono distinti tra di loro, al pari delle società di ogni

Cielo e gli angeli nella loro società. Ne deriva anche che l’inferno è totalmente

separato dai Cieli, perché si trova nello stato opposto.

194 - E’ per questa stessa ragione che nel mondo spirituale uno si trova

davanti a un altro se lo desidera intensamente: infatti lo vede col pensiero e si

mette nel suo stato. Viceversa l’avversione fa sì che ci si mantenga lontani.

Dato che ogni avversione deriva dalla differenza degli affetti e dei pensieri, ne

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

101

risulta che molti che si trovano nello stesso luogo sono visibili gli uni agli altri

finché sono d’accordo, ma non si vedono più dal momento in cui nutrono

sentimenti opposti.

195 - Quando un angelo si trasferisce da un luogo all’altro, sia nella sua

città che nei giardini e nelle corti o anche al di fuori della sua società, arriva

più o meno presto a seconda del suo desiderio. Il cammino, pur essendo lo

stesso, si accorcia o si allunga secondo il desiderio; questa è una cosa che ho

visto spesso e che mi ha sorpreso. E’ dunque evidente che la distanza, e di

conseguenza gli spazi, dipendono assolutamente dagli stati interiori degli

angeli. Così stando le cose, nella loro mente non può entrare il concetto e

l’idea di spazio come lo intendiamo noi, sebbene presso di loro ci siano degli

spazi come nel mondo.

196 - Questo può essere capito riflettendo sui pensieri dell’uomo, i quali

non hanno spazio in quanto le cose su cui l’uomo porta con intensità il suo

pensiero gli sono come presenti. A maggior ragione ciò avviene negli angeli,

perché in loro vista, pensiero, affetti sono una cosa sola, e gli oggetti vicini e

lontani appaiono e variano secondo il loro stato interiore.

197 - Anche nella Scrittura i luoghi e gli spazi e tutto ciò che in qualche

modo dipende dallo spazio significano cose analoghe che appartengono allo

stato. Questo vale per esempio per le distanze, il vicino e il lontano, il

cammino, i viaggi, le campagne e i giardini, le città e le piazze, i movimenti, le

misure di tutti i tipi, e una quantità innumerevole di altre cose, perché tutte

queste cose derivano in qualche modo da spazio e tempo.

Spiegherò solamente che cosa significano nella Scrittura lunghezza,

larghezza e altezza. In tutto il mondo queste misure sono fatti spaziali; ma in

Cielo, dove non si pensa in questi termini, con lunghezza si intende lo stato

del bene, con larghezza lo stato del vero e con altezza la differenza di questi

stati a seconda del grado (vedi il numero 38). Questo avviene perché la

lunghezza va in Cielo da oriente a occidente, e là risiedono coloro che sono nel

bene dell’amore; la larghezza in Cielo va da mezzogiorno a settentrione, e là

risiedono coloro che sono nel vero secondo il bene; l’altezza in Cielo è l’uno e

l’altro in base al grado. In Ezechiele, dal capitolo XL al capitolo XLVIII, sono

descritti con misurazioni di lunghezza, larghezza e altezza il Nuovo Tempio e

la Nuova Terra, con le stanze, le porte, le entrate, le finestre e le dipendenze,

che rappresentano la Nuova Chiesa e i beni e le verità che essa racchiude.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

102

Altrimenti a che servirebbero tutte queste misure? La Nuova Gerusalemme è

parimenti descritta nell’Apocalisse con queste parole:

La città è a forma di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla

larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: misura

dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono

uguali (Apocalisse XXI, 16)

In questo passaggio la Nuova Gerusalemme significa la Nuova Chiesa e di

conseguenza le sue misure rappresentano le cose che appartengono alla

Chiesa. La lunghezza, il bene del suo amore; la larghezza, il vero che deriva

dal bene; l’altezza, il bene e il vero secondo il grado; i dodicimila stadi sono

tutto il bene e tutto il vero nel loro complesso. Altrimenti che cosa potrebbe

significare un’altezza di dodicimila stadi uguale alla lunghezza e alla

larghezza?

Che nella Scrittura la larghezza significhi il vero, risulta evidente in Davide:

Tu Signore non mi hai consegnato nelle mani del nemico, hai

guidato al largo i miei passi (Salmo XXX, 9)

Si veda anche Isaia VIII, 8 e Abacuc I, 6.

198 - Da tutto questo si può vedere che in Cielo, sebbene ci siano degli

spazi come nel mondo, nulla è valutato secondo gli spazi, ma tutto è

considerato secondo gli stati. Di conseguenza gli spazi non possono essere

misurati come nel mondo, ma sono visti soltanto secondo lo stato interiore.

199 - La causa prima ed essenziale è che il Signore è presente in ognuno

secondo l’amore e la fede, e tutte le cose appaiono vicine o lontane secondo la

sua presenza, perché è in base a questa che sono determinate tutte le cose che

esistono nei Cieli. Questa è anche l’origine della saggezza degli angeli, da cui

deriva la vastità del loro pensiero, e allo stesso modo c’è comunicazione fra

tutte le cose che sono nei Cieli. In una parola, è così che essi hanno la facoltà

di pensare spiritualmente, e non naturalmente come gli uomini.

LA FORMA DEL CIELO DETERMINA LE CONSOCIAZIONI E LE COMUNICAZIONI

200 - Dalle spiegazioni date negli articoli precedenti, si può in qualche

modo vedere quale è la forma del Cielo. Per esempio, il Cielo è simile a se

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

103

stesso nel tutto e nella parte; ogni società è il Cielo in una forma più piccola, e

ogni angelo nella forma minima; tutto il Cielo rappresenta un uomo, e ogni

società del Cielo rappresenta un uomo in forma più piccola, e ogni angelo

nella forma minima. Al centro abitano coloro che sono più saggi, e tutto

intorno fino ai confini coloro che sono meno saggi, e lo stesso vale per ogni

società; da oriente a occidente del Cielo abitano coloro che sono nel bene

dell’amore, e da mezzogiorno a settentrione coloro che sono nel vero che

deriva dal bene, e lo stesso vale per ogni società. Da tutte queste cose si può

capire qual è la forma del Cielo.

201 - E’ importante sapere qual è la forma del Cielo perché tutti gli angeli

sono stati consociati in base ad essa e ogni comunicazione avviene parimenti

in base ad essa. Di conseguenza da questa dipende anche ogni pensiero e

affetto, ogni intelligenza e saggezza degli angeli. Nella misura quindi in cui

uno è nella forma del Cielo e rappresenta una forma del Cielo, altrettanto è

saggio. Dire nella forma del Cielo o nell’ordine del Cielo, è la stessa cosa,

poiché la forma di ogni cosa deriva dall’ordine e avviene secondo l’ordine.

202 - Prima di tutto occorre dire che cosa significa essere nella forma del

Cielo. L’uomo è stato creato a immagine del Cielo e a immagine del mondo; la

sua interiorità ad immagine del Cielo, la sua esteriorità a immagine del

mondo, come è stato detto al n. 57. Dire a immagine, o dire secondo la forma,

è la stessa cosa. Ma dato che l’uomo a causa della sua carente volontà e dei

suoi pensieri sbagliati ha distrutto in se stesso l’immagine del Cielo, e di

conseguenza la forma del Cielo, ha messo al posto di questa l’immagine e la

forma dell’inferno; ne risulta quindi che la sua interiorità è bloccata fin dalla

nascita. Per questo motivo l’uomo, a differenza degli animali, nasce nella

completa ignoranza. Per far sì che l’immagine o la forma del Cielo siano

ristabilite in lui, bisogna che egli sia istruito nelle cose che appartengono

all’ordine; infatti, come è stato detto sopra, la forma si comporta in base

all’ordine. La Scrittura contiene tutte le leggi dell’ordine divino, perché le

leggi dell’ordine divino sono i precetti insiti in esso. Se quindi l’uomo conosce

questi precetti e vive in base ad essi, la sua interiorità è aperta; e l’ordine, o

l’immagine, del Cielo si ricrea. Essere quindi nella forma del Cielo significa

vivere secondo i precetti che sono nella Scrittura.

203 - Certuni pensano che i pensieri e i sentimenti non provengano da

fuori, ma si creino dentro di loro, in quanto li percepiscono in sé e non fuori di

sé; però si sbagliano di molto. L’uomo pensa in questo modo perché non sa

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

104

che esiste una luce che rischiara l’intelletto, e tuttavia senza questa luce è

impossibile per l’uomo formulare alcun pensiero. E lo stesso vale anche per

tutto ciò che egli può pensare e sentire, o in altre parole di ciò che può capire e

volere.

204 - Occorre sapere che per ciascuno l’intelligenza e la saggezza variano a

seconda della comunicazione. Coloro la cui intelligenza è stata formata in

base al vero e al bene, comunicano con le società in base alla forma del Cielo.

Coloro la cui intelligenza e saggezza sono state formate non in base al vero e al

bene, hanno una comunicazione interrotta e poco coerente. Coloro infine che

non sono né nell’intelligenza né nella saggezza essendo essi nel male e

nell’errore, comunicano con le società che si trovano all’inferno.

205 - In Cielo tutti sono stati riuniti in base alle affinità spirituali che

rientrano - a vari livelli- nel bene e nel vero.

Questo avviene in tutto il Cielo, in ogni società, in ogni casa. E’ in base a

questo che gli angeli che sono nello stesso bene e nella stessa verità si

conoscono, come sulla terra si conoscono i consanguinei e gli alleati, e si

conoscono come se fossero cresciuti insieme fin dall’infanzia. E’ grazie a

questa conoscenza che si sono uniti e consociati.

206 - Gli angeli del Cielo comunicano dunque in base ai loro pensieri e al

loro sentire interiore. Esiste però un’altra comunicazione, quella dei Cieli tra

di loro, cioè del terzo Cielo col secondo, e di entrambi con il primo. Tuttavia la

comunicazione tra i Cieli deve essere chiamata non comunicazione ma

influsso; e di questo tratteremo qui di seguito.

207 - E’ la situazione dei Cieli tra di loro che fa sì che non ci sia

comunicazione tra un Cielo e l’altro, ma influsso. Il terzo Cielo è in alto, il

secondo è al di sotto di questo e il primo Cielo, o Cielo ultimo, è ancora più in

basso. Tutte le società di ogni Cielo sono disposte in questo ordine; per

esempio quelle che si trovano su luoghi elevati sembrano essere su delle

montagne (n. 188); sulle loro cime abitano coloro che sono nel Cielo intimo, o

terzo Cielo; al di sotto le società del secondo Cielo, o Cielo intermedio, e

ancora al di sotto di queste le società dell’ultimo Cielo. Questo avviene

ovunque, sia nei luoghi elevati che in quelli meno elevati. Una società di un

Cielo superiore comunica con una società di un Cielo inferiore attraverso le

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

105

corrispondenze (vedi n. 100); e la comunicazione attraverso le corrispondenze

è ciò che viene chiamato influsso.

208 - Un Cielo è congiunto a un altro Cielo, o una società di un Cielo con

quella di un altro Cielo, attraverso il Signore che opera per mezzo

dell’influsso, immediato o mediato; immediato direttamente attraverso il

Signore, e mediato attraverso i Cieli superiori che influiscono sui Cieli

inferiori.

209 - Non esiste un influsso dei Cieli inferiori sui Cieli superiori, perché

questo è contro l’ordine; esiste soltanto un influsso dei Cieli superiori sui Cieli

inferiori. La saggezza degli angeli di un Cielo superiore supera quella degli

angeli di un Cielo inferiore così come la miriade supera l’unità; ed è per

questo che gli angeli di un Cielo inferiore non possono parlare con gli angeli

di un Cielo superiore. Inoltre quando essi alzano lo sguardo verso questo

Cielo, non vedono gli angeli, e il Cielo stesso appare loro coperto di nubi sopra

la loro testa. Però gli angeli di un Cielo superiore possono vedere quelli che

sono nel Cielo inferiore; tuttavia non possono parlare con loro, perché

rischierebbero di perdere la loro saggezza. Come è stato detto sopra, la

comunicazione avviene attraverso l’influsso del Signore.

210 - I pensieri, i sentimenti e le conversazioni degli angeli del Cielo

intimo, o terzo Cielo, non sono mai percepiti nel Cielo intermedio perché sono

troppo trascendenti. Ma quando piace al Signore, essi appaiono nei Cieli

inferiori come una fiamma. I pensieri, i sentimenti e le conversazioni del Cielo

intermedio appaiono all’ultimo Cielo come qualcosa di luminoso, e talvolta

come una nube di un bianco risplendente o di diversi colori. La forma, la

salita e la discesa di questa nube consente di intuire fino a un certo punto

l’oggetto dei pensieri e delle conversazioni.

211 - In questo modo si può vedere qual è la forma del Cielo: nel Cielo

intimo è la più perfetta, nel Cielo intermedio è perfetta, ma a un grado

minore, e nell’ultimo Cielo lo è a un grado minore ancora. La forma di un

Cielo dipende dalla forma dell’altro attraverso l’influsso che procede dal

Signore. Non si può però capire cos’è la comunicazione attraverso l’influsso se

non si conoscono i gradi di altezza, di larghezza e lunghezza (n. 38).

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

106

212 - Neppure gli angeli possono comprendere la forma del Cielo nei

particolari, e come essa è costituita e si diffonde. Se ne può però avere un’idea

considerando la forma di tutte le cose che sono nel corpo umano, scrutate ed

esaminate da un uomo saggio e perspicace. E’ stato mostrato nei capitoli

precedenti che tutto il Cielo rappresenta un uomo e che tutte le cose che sono

nell’uomo corrispondono ai Cieli. Si può vedere fino a che punto questa forma

è incomprensibile e inspiegabile anche nelle linee generali considerando le

fibre nervose che collegano tutte le parti del corpo. L’occhio non può vedere

quali siano queste fibre, né come esse si diffondono nel cervello, perché esse

sono innumerevoli e talmente complesse che nell’insieme si presentano come

una massa molle e continua, mentre invece attraverso queste fibre tutto ciò

che fa parte dell’intelletto e della volontà si trasforma e diviene atto. Chi, con

occhio sapiente, esamina queste fibre e le altre meraviglie del corpo, ne sarà

sorpreso. Tuttavia l’occhio non vede che una minima parte di tutto ciò, e ciò

che non vede è più meraviglioso ancora. Tutto ciò che l’uomo pensa percorre

queste fibre dall’inizio alla fine, e il risultato sono i sensi. Dato che questa

forma è quella del pensiero e della volontà, è anche la forma dell’intelligenza e

della saggezza. E’ questa forma che corrisponde a quella del Cielo. Ho dato

questi particolari per far capire che la forma del Cielo è tale che non pub

essere mai compresa, neppure nelle sue linee generali, ed è incomprensibile

anche per gli angeli, come è stato detto precedentemente.

I GOVERNI NEL CIELO

213 - Il fatto che il Cielo è diviso in società, le più grandi delle quali

consistono di centinaia di migliaia di angeli, che sono tutti allo stesso livello di

bontà ma non allo stesso livello di saggezza, fa sì che siano necessari dei

governi. Infatti deve regnare l’ordine, e affinché l’ordine non venga a mancare

bisogna sorvegliare. I governi dei Cieli sono però di tipo diverso. Nelle società

che formano il regno celeste del Signore sono diversi da come sono in quelle

che appartengono al regno spirituale del Signore. Essi differiscono anche

secondo le funzioni che ogni società svolge. Nei Cieli però non esiste altra

forma di governo che quella del reciproco amore, che è la forma celeste di

governo.

214 - Nel regno celeste del Signore il governo viene definito giustizia,

perché tutti in questo regno sono nel bene dell’amore del Signore e perché

tutto ciò che avviene per questo bene è giusto. Il governo in questo Cielo

compete soltanto al Signore; egli guida gli angeli e insegna loro tutto quanto

attiene alla vita. Le verità sono iscritte nel loro cuore. Ognuno le conosce, le

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

107

percepisce e le vede. Gli angeli meno sapienti interrogano quelli più sapienti,

e questi si rivolgono al Signore e ricevono risposte. Il loro Cielo, la loro più

intima gioia consiste nel vivere nella giustizia del Signore.

215 - Il governo nel regno spirituale del Signore viene chiamato il diritto,

poiché coloro che si trovano in questo regno sono nel bene spirituale, cioè nel

bene della carità verso il prossimo, e questo bene nella sua essenza è il vero,

perché il vero appartiene al diritto e il bene alla giustizia. Costoro sono guidati

dal Signore, ma per via mediata; hanno dei preposti a seconda dei bisogni

della loro società e delle leggi in base alle quali devono vivere tra di loro. I

preposti amministrano tutto secondo le leggi, le comprendono perché sono

saggi e illuminati dal Signore nelle cose dubbiose.

216 - Dato che il governo del regno celeste del Signore è chiamato

giustizia, ed è il governo del bene, e il governo del regno spirituale, che è il

governo del vero, è chiamato diritto, nella Scrittura si parla di giustizia e di

diritto quando si tratta del Cielo e della Chiesa. Con giustizia si intende il bene

celeste, e con diritto il bene spirituale, il quale nella sua essenza è verità, come

nel passaggio seguente:

La pace non avrà fine sul regno di Davide e sul regno

che egli viene a consolidare e rafforzare

con il diritto e la giustizia, ora e sempre (Isaia IX, 6 ).

Qui con Davide si intende il Signore e il suo regno è il Cielo, come si vede

chiaramente anche nei passaggi seguenti:

Eccelso è il Signore poiché dimora lassù;

egli riempie Sion di diritto e di giustizia (Isaia XXXIII, 5).

Susciterò a Davide un germoglio giusto

che regnerà da vero re e sarà saggio

ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra (Geremia XXIII, 5).

Ti farò mia sposa per sempre,

ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto (Osea II, 21).

Io sono il Signore che agisce con misericordia,

con diritto e con giustizia sulla terra;

di queste cose mi compiaccio (Geremia, IX, 23).

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

108

e altro ancora.

217 - Nel regno spirituale del Signore il governo prende diverse forme, una

per ogni società. La diversità deriva dal diverso servizio che le società

svolgono. Le loro funzioni sono in rapporto alle funzioni di tutte le parti del

corpo umano alle quali corrispondono, e che - come è noto - sono molto varie.

Il cuore infatti ha compiti diversi dai polmoni, dal fegato, dal pancreas e dalla

milza, e lo stesso vale per i vari organi dei sensi. Come sono diverse le

funzioni di queste parti del corpo, così lo sono le funzioni delle società

nell’uomo immenso, cioè nel Cielo, perché le società corrispondono a queste

parti. Vi è infatti corrispondenza fra tutte le cose del Cielo e tutte quelle

dell’uomo (si veda dal n. 87 al 102).

Però tutte le forme di governo concordano nel considerare il bene di tutti

come il loro fine e nel vedere in questo bene il bene di ciascuno. Questo

avviene in quanto tutti gli angeli, in tutto il Cielo, sono sotto la protezione del

Signore che li ama tutti, e che in base al divino amore stabilisce un ordine sì

fatto che tutti ricevono il loro bene dal bene comune. Nella misura in cui uno

ama la comunità, ama anche coloro che la compongono; e dato che questo

amore appartiene al Signore, è altrettanto amato da Lui e ne riceve il bene.

218 - Da quanto fin qui detto si può capire chi sono i preposti agli altri:

sono coloro che più degli altri sono nell’amore e nella saggezza, coloro che

vogliono il bene per tutti e che sono tanto saggi da far sì che questo bene

avvenga. Coloro che sono così, non dominano né comandano, ma

amministrano e servono, perché fare del bene agli altri in base all’amore è

servire, e provvedere affinché questo bene si realizzi, è amministrare. Essi

non vogliono mostrarsi più grandi degli altri, ma più piccoli, perché mettono

al primo posto il bene della società e del prossimo, e il loro all’ultimo.

Comunque essi sono onorati e glorificati; abitano al centro della società in un

luogo più elevato degli altri, in magnifici palazzi. Accettano questa gloria e

questo onore non per se stessi, ma perché ci sia obbedienza; infatti sanno che

questo onore e questa gloria vengono loro dal Signore e per questo devono

essere obbediti. E’ questo infatti ciò che è inteso nelle parole del Signore ai

suoi discepoli:

Colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e

colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;

appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere

servito, ma per servire (Matteo 20, 26-27-28).

Chi è più grande fra voi diventi come il più piccolo, e chi governa

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

109

come colui che serve (Luca 22, 26)

219 - Un governo analogo, ma in forma più piccola, esiste anche in ogni

casa, dove c’è un padrone e dei servitori. Il padrone ama i servitori e costoro

amano il padrone, e da ciò deriva che per amore essi si servono mutualmente.

Il padrone insegna come si deve vivere e dice ciò che bisogna fare, i servitori

obbediscono e adempiono alle loro funzioni. Per tutti, il piacere della vita

consiste nel fare cose utili. E’ dunque evidente che il regno del Signore è il

regno delle azioni utili.

220 - Anche all’inferno ci sono dei governi, perché altrimenti non sarebbe

governabile. Contrariamente però a quanto avviene nei governi dei Cieli, tutto

avviene in base all’amore per se stessi. Là ognuno vuole comandare agli altri e

avere la supremazia. Ognuno odia chi non gli è favorevole, si vendica contro

di lui e lo tratta con crudeltà: questi sono gli effetti dell’egoismo. E’ per questo

che i capi sono i più malvagi, e sono obbediti per paura. Ma di ciò tratteremo

più ampiamente quando parleremo dell’inferno.

IL CULTO DIVINO IN CIELO

221 - Il culto divino nei Cieli assomiglia al culto divino sulla terra dal

punto di vista esteriore, ma ne differisce dal punto di vista interiore. Anche gli

angeli hanno delle dottrine, delle predicazioni e dei templi; le dottrine sono

simili nei dati essenziali, ma nei Cieli superiori possiedono una saggezza più

profonda che nei Cieli inferiori. Le predicazioni sono conformi alle dottrine, e

come gli angeli hanno case e palazzi per abitare, così hanno anche dei templi

per predicare. Tali cose esistono in Cielo perché gli angeli vengono

continuamente perfezionati in saggezza e amore. Come gli uomini, essi hanno

un intelletto e una volontà. L’intelletto, per sua natura, può essere

continuamente perfezionato attraverso il vero che appartiene all’intelligenza,

e la volontà attraverso il bene che appartiene all’amore.

222 - Tuttavia il culto divino nei Cieli non consiste nel frequentare i templi

e ascoltare le prediche, ma nel vivere nell’amore, nella carità e nella fede

secondo le dottrine. Le prediche nei templi sono soltanto dei mezzi per

istruirsi nelle cose della vita. Io mi sono trattenuto su questo soggetto con gli

angeli e ho detto loro che nel mondo si crede che il culto divino consista

solamente nel frequentare i templi, ascoltare le prediche, partecipare tre o

quattro volte l’anno al sacramento della Cena, osservare le altre cerimonie del

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

110

culto secondo gli statuti della Chiesa, pregare e comportarsi devotamente. Gli

angeli mi hanno risposto che queste sono cose esteriori che devono essere

praticate, che però non producono alcun effetto se non procedono dall’intimo;

e questo intimo è sostanzialmente una vita vissuta secondo i precetti insegnati

dalla dottrina.

223 - Per conoscere quali sono le loro assemblee nei templi, mi è stato

accordato qualche volta di entrarvi e di sentire delle predicazioni. Il

predicatore sta a Oriente, su un seggio; davanti a lui sono seduti coloro che

più degli altri godono della luce della saggezza; vicino a loro, a destra e a

sinistra, coloro che godono di una luce minore. Tutti sono disposti a

semicerchio, così che il predicatore li abbia sotto gli occhi; infatti ai lati dove

la sua vista non può giungere non c’è nessuno. Alla porta che si trova a

Oriente del tempio, quindi a sinistra del seggio, stanno coloro che sono

iniziati. Non è permesso a nessuno di stare dietro il seggio: se qualcuno si

colloca lì, il predicatore rimane turbato. Lo stesso avviene se qualcuno

nell’assemblea è di un sentimento opposto. Le predicazioni sono fatte con una

tale saggezza che non possono in alcun modo essere paragonate a quelle del

mondo, perché nei Cieli si vive nella luce interiore. I templi nel regno

spirituale sembrano costruiti in pietra, perché la pietra corrisponde al vero

nel quale si trovano gli angeli del regno spirituale, e in legno nel regno celeste

perché il legno corrisponde al bene nel quale sono gli angeli del regno celeste.

Gli edifici religiosi nel regno celeste non sono chiamati templi, ma case di Dio,

e non sono ornati con magnificenza; nel regno spirituale invece sono

maggiormente ornati.

224 - Con un predicatore mi sono anche intrattenuto sul tema della santità

di coloro che ascoltano le predicazioni nei templi. Egli mi disse che ognuno ha

pietà, devozione e santità in base alla propria interiorità, all’amore e alla fede;

costoro partecipano certamente della santità stessa, che è il divino del

Signore. Mentre invece la santità esterna senza partecipazione interiore è

qualcosa di artificiale e ipocrita che suscita un fuoco impuro proveniente

dall’amore di sé e del mondo.

225 - Tutti i predicatori appartengono al regno spirituale del Signore, non

al regno celeste. Appartengono a questo regno perché gli angeli di questo

regno sono nel vero che procede dal bene, ed è in base a questo che bisogna

fare ogni predicazione. Nessun predicatore è del regno celeste perché gli

angeli di questo regno sono nel bene dell’amore, vedono e comprendono il

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

111

vero che procede dal bene, ma non sono in grado di parlarne. Sebbene gli

angeli del regno celeste vedano e capiscano il vero, devono ascoltare delle

prediche perché attraverso queste vengono perfezionati nelle verità che già

conoscono e istruiti in quelle che ancora non conoscono. Sentendole

illustrare, le riconoscono, le amano e imparano a vivere in base ad esse.

Vivere secondo queste verità, significa amare Dio: questo è quanto essi

dicono.

226 - Tutti i predicatori sono indicati dal Signore e per questo hanno il

dono della predicazione; soltanto loro hanno il permesso di insegnare nei

templi. (Sono chiamati predicatori e non preti perché il sacerdozio del Cielo è

il regno celeste, in quanto sacerdozio significa il bene dell’amore verso il

Signore).

227 - Le dottrine in base alle quali vengono fatte le prediche insegnano

tutte che la vita è lo scopo finale, e nessuna insegna la fede senza la vita. Le

dottrine del Cielo intimo sono più dense e sagge di quelle del Cielo

intermedio, e quelle del Cielo intermedio sono più sagge delle dottrine

dell’ultimo Cielo; infatti le dottrine sono adeguate alla percezione degli angeli

in ciascun Cielo. L’aspetto essenziale di tutte le dottrine è riconoscere la

Divina Umanità del Signore.

IL POTERE DEGLI ANGELI DEL CIELO

228 - Coloro che non hanno alcuna conoscenza del mondo spirituale e del

suo influsso sul mondo naturale, non possono concepire il fatto che gli angeli

abbiano un potere. Pensano che gli angeli siano spirituali e siano talmente

puri ed eterei da non poter nemmeno essere visti con gli occhi. Però coloro

che esaminano le cause delle cose più profondamente, pensano in maniera

diversa; essi sanno che tutto il potere dell’uomo deriva dal suo intelletto e

dalla sua volontà, perché senza l’uno e l’altro non può neppure muovere un

dito. L’intelletto e la volontà costituiscono l’uomo spirituale, il quale mette in

azione il corpo e le membra a suo piacimento: infatti la bocca e la lingua

pronunciano quello che egli pensa e il corpo esegue quello che egli vuole. La

volontà e l’intelletto dell’uomo sono governati dal Signore per mezzo degli

angeli e degli spiriti, e lo stesso avviene di tutte le parti del corpo, perché esse

dipendono da quelli. Se volete crederlo, l’uomo non può fare neppure un

passo senza l’influsso del Cielo. Questo mi è stato mostrato da numerose

esperienze: è stato dato agli angeli di dirigere i miei passi, le mie azioni, la mia

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

112

lingua e le mie parole, influendo nella mia volontà e nel mio pensiero; e io mi

sono reso conto che da solo non potevo far nulla. In seguito mi è stato detto

che ogni uomo è diretto in questo modo, e può saperlo in base alla dottrina

della Chiesa e alla Scrittura, in quanto egli prega Dio di inviare i suoi angeli a

guidarlo, per dirigere i suoi passi, istruirlo e ispirarlo nei suoi pensieri e nelle

sue parole; e quando parla e crede in modo diverso, ciò avviene perché pensa

solo, senza la dottrina celeste. Queste cose mi sono state dette affinché si

sappia qual è la potenza degli angeli presso l’uomo.

229 - Non mi si crederebbe se raccontassi tutto quello che ho visto della

grande potenza degli angeli nel mondo spirituale. Là, se qualche cosa va

respinta perché è contraria all’ordine divino, essi la rovesciano e la

distruggono soltanto con un atto di volontà e con lo sguardo. Ho visto migliaia

di spiriti malvagi gettati all’inferno dagli angeli. Contro di loro non c’è nulla

che resista, né le folle, né artifici di alcun genere, né l’astuzia o la ribellione.

Ho visto distruggere montagne invase da moltitudini di spiriti malvagi. Gli

angeli vedono tutto e dissipano ogni cosa in un istante. Il Vangelo ci dice che

gli angeli hanno potere anche nel mondo naturale, quando questo potere è

loro accordato. Si legge infatti che hanno mandato a morte intere armate e

che un solo angelo diffuse la peste e fece morire settantamila uomini. Di

questo angelo vien detto anche:

E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per

distruggerla, il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo

che distruggeva il popolo: Basta, ritira ora la tua mano!... E

Davide vide l’angelo che colpiva il popolo (II Samuele, 24, 15-16-17).

230 - Bisogna comunque sapere che gli angeli non hanno assolutamente

alcun potere per se stessi, ma ogni potere viene loro dal Signore, e non hanno

potere finché non riconoscono questo stato di cose. Se uno di loro crede di

avere potere per se stesso, diviene subito così debole da non essere più in

grado di opporsi neppure a uno spirito malvagio. Di conseguenza gli angeli

non si attribuiscono alcun merito, detestano le lodi e la gloria derivanti da una

qualunque azione e attribuiscono ogni lode e gloria al Signore.

231 - Nella misura in cui sono ricettacoli delle divine verità che procedono

dal Signore, gli angeli sono potenti. Dato che due angeli non sono mai in un

bene uguale o simile, o in un vero uguale o simile poiché nel Cielo come nel

mondo c’è una perpetua varietà, ne risulta che non hanno mai il medesimo

potere.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

113

232 - Mi è stata mostrata la grandezza del potere che gli angeli possiedono

in base al vero che procede dal bene: quando uno spirito malvagio è guardato

dagli angeli, cade privo di sensi e tale rimane finché l’angelo non distoglie lo

sguardo. Lo sguardo degli angeli produce un tale effetto perché la vista degli

angeli deriva dalla luce del Cielo che è la divina verità. Gli occhi

corrispondono poi al vero che deriva dal bene.

233 - Dato che ogni potere appartiene al vero che deriva dal bene, ne

risulta che il falso che procede dal male non ha alcun potere. Nell’inferno tutti

sono nel falso che procede dal male, e non hanno alcun potere contro il vero e

il bene. In seguito sarà spiegato qual è il potere tra di loro e qual è il potere

degli spiriti malvagi prima di venir gettati all’inferno.

IL LINGUAGGIO DEGLI ANGELI

234 - Gli angeli tra di loro parlano in tutto e per tutto come gli uomini nel

mondo e si intrattengono su soggetti diversi: domestici, civili, morali e

spirituali. La sola differenza è che essi parlano con maggiore intelligenza degli

uomini, perché parlano con più profondità, in base al pensiero. Mi è stato

sovente concesso di essere in loro compagnia e di parlare come tra amici e a

volte anche come tra sconosciuti. E dato che in quei momenti mi trovavo nella

loro stessa condizione, avevo la certezza di parlare con uomini della terra.

235 - Il linguaggio angelico è fatto di parole come quello umano, e ha

caratteristiche sonore in quanto gli angeli hanno una bocca, una lingua e delle

orecchie. Hanno anche un’atmosfera nella quale viene articolato il suono della

loro lingua, ma questa atmosfera è spirituale e adatta agli angeli che sono

spirituali. Gli angeli respirano nella loro atmosfera, e grazie alla respirazione

producono delle parole, come gli uomini nella loro atmosfera.

236 - In tutto il Cielo c’è un’unica lingua per tutti. Tutti si capiscono, a

qualunque società appartengano, vicina o lontana. La lingua non viene

appresa, è innata in ognuno perché deriva direttamente dal loro amore e dal

loro pensiero. Il suono della lingua corrisponde al loro affetto e le

articolazioni del suono, che sono le parole, corrispondono alle idee del

pensiero che proviene da tale affetto. Senza affetto non esiste pensiero o idea.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

114

Gli angeli si riconoscono tra loro dal linguaggio: dal suono, che corrisponde

all’affetto, dalle articolazioni del suono o dalle parole che corrispondono al

mentale. Gli angeli che possiedono una maggiore saggezza, sanno dopo una

sola frase qual è l’affetto dominante: gioia o dolore, clemenza o misericordia,

sincerità e verità, collera, falsità e furberia, desiderio di onore e gloria, e così

via. Dal linguaggio essi individuano tutta intera la personalità di colui che

parla. Mi è stato concesso di saper questo in base a un gran numero di

esperienze: ho sentito gli angeli svelare la vita di un altro soltanto sentendolo

parlare. Mi hanno anche detto di saper tutto ciò che si riferisce alla vita di un

altro in base a qualche idea del suo pensiero che rivela il suo amore

dominante, il quale a sua volta cela in sé ogni cosa. Mi hanno detto anche che

il «libro della vita» dell’uomo è essenzialmente questo.

237 - Il linguaggio angelico non ha niente in comune con le lingue umane

ad eccezione di alcune parole il cui suono esprime un determinato

sentimento. In realtà la somiglianza non consiste nelle parole in se stesse, ma

nella loro intonazione. Di questo dirò di più successivamente. La mancanza di

somiglianza tra la lingua degli angeli e quella degli uomini si rivela anche dal

fatto che per gli angeli è impossibile pronunciare anche una sola parola di una

lingua umana. Essi infatti possono esprimere soltanto ciò che corrisponde in

pieno al loro affetto. Ciò che non corrisponde, risulta per loro ripugnante e

non esprimibile. Mi è stato detto che la prima lingua degli uomini sulla terra

era analoga alla lingua degli angeli, perché veniva dal Cielo, e che la lingua

degli Ebrei aveva con essa qualche somiglianza.

238 - Si può ben capire fino a che punto la lingua degli angeli sia elegante

e gradevole considerando che essa corrisponde ai loro affetti che derivano

dall’amore, e l’amore del Cielo è l’amore per il Signore e l’amore verso il

prossimo. Questa lingua penetra non soltanto nelle orecchie, ma anche nella

mente di coloro che l’ascoltano. Un angelo una volta parlava a uno spirito che

aveva il cuore duro e che fu alla fine talmente commosso dalle sue parole che

si sciolse in lacrime dicendo che non poteva resistere, perché era l’amore

stesso che parlava. Prima di quel momento non aveva pianto mai.

239 - Il linguaggio degli angeli è così pieno di saggezza perché procede dal

loro pensiero interiore che è saggezza, così come la loro affezione interiore è

amore; il loro amore e la loro saggezza si congiungono nel loro linguaggio, che

è così perfetto che una sola parola può esprimere quello che l’uomo non riesce

a esprimere con mille. Inoltre le idee formulate dal loro intelletto abbracciano

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

115

cose che l’uomo non riesce a cogliere e che di conseguenza non può

esprimere. Per questo le cose che sono state udite e viste in Cielo sono definite

ineffabili, e sono tali che nessun orecchio umano ha mai udito e nessun occhio

ha mai visto. Io ho avuto modo di rendermene conto per esperienza diretta.

Infatti, temporaneamente, sono stato trasportato dove vivono gli angeli e mi

sono intrattenuto con loro comprendendo ogni cosa. Quando però sono stato

riportato nel mio stato precedente, e di conseguenza nel pensiero naturale

proprio dell’uomo, non riuscivo ad esprimere ciò che avevo udito perché

un’infinità di cose non aveva alcun rapporto con le idee del pensiero naturale,

e non poteva essere espressa che attraverso variazioni della luce del Cielo e

non con le parole umane. Le idee e i pensieri degli angeli, da cui derivano le

loro parole, sono modificazioni della luce del Cielo, e i loro affetti da cui

risultano i suoni delle parole sono variazioni del calore del Cielo, perché la

luce del Cielo è la divina verità o saggezza, e il calore del Cielo è il divino bene

o l’amore. Gli angeli ricevono il loro affetto dal divino amore e il loro pensiero

dalla divina saggezza.

240 - Gli angeli possono esprimere in un minuto ciò che gli uomini non

possono esprimere in mezz’ora, e possono inoltre rappresentare con poche

parole ciò che è stato scritto in molte pagine. Di questo ho avuto più volte

esperienza diretta. Il linguaggio degli angeli è come un’onda leggera o

un’atmosfera che si diffonde da ogni lato. In questa onda sono comprese

innumerevoli cose che entrano nel pensiero altrui e lo influenzano.

241 - Gli angeli del regno celeste del Signore parlano allo stesso modo di

quelli del regno spirituale, ma in base a un pensiero più intimo e profondo.

Gli angeli celesti, essendo nel bene dell’amore verso il Signore, si esprimono

in base alla saggezza; gli angeli spirituali, essendo nel bene della carità verso il

prossimo, si esprimono in base all’intelligenza. Di conseguenza il linguaggio

degli angeli celesti è come un fiume calmo, dolce e continuo, mentre il

linguaggio degli angeli spirituali è più vibrato e discontinuo. Il linguaggio

angelico è più simile alla musica che al linguaggio umano; ed è per questo che

l’arte musicale eccelle nell’esprimere i più diversi tipi di affetti.

242 - Nel linguaggio angelico si riscontra un’indescrivibile armonia, che

deriva dal fatto che i pensieri e gli affetti di cui è costituito il linguaggio si

diffondono e si esprimono secondo la forma del Cielo e in base alle diverse

società angeliche.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

116

243 - Un linguaggio simile a quello che esiste nel mondo spirituale è

connaturato anche all’uomo, nella sua parte intellettuale interiore; l’uomo

tuttavia lo ignora perché questo linguaggio non corrisponde presso di lui ad

affetti e pensieri analoghi a quelli degli angeli. A causa di ciò tuttavia, quando

l’uomo passa all’altra vita, possiede lo stesso linguaggio degli spiriti e degli

angeli, e lo parla senza che nessuno glielo insegni. Ne tratteremo più

ampiamente in seguito.

244 - Il linguaggio in Cielo è lo stesso per tutti, però esistono delle

variazioni. Il linguaggio dei saggi è più interiore e più ricolmo di variazioni

affettive e di idee; il linguaggio di coloro che sono meno saggi è più esteriore e

meno colmo di affetti e idee; e quello dei semplici è ancora più esteriore e

formato di parole di cui bisogna capire il senso come avviene tra gli uomini

che parlano tra di loro. Esiste anche un linguaggio espressivo, tramite i

lineamenti del volto, e un linguaggio fatto di gesti.

245 - Il linguaggio degli spiriti malvagi e degli spiriti infernali è naturale

anche per loro perché proviene dalle affezioni, però queste affezioni sono

malvage e fatte di idee impure, che gli angeli aborriscono; di conseguenza il

linguaggio dell’inferno è opposto a quello del Cielo. I malvagi non sopportano

il linguaggio angelico, e gli angeli non sopportano quello infernale che per

loro è come un cattivo odore che disturba le narici. Gli ipocriti che fingono di

essere angeli di luce hanno un linguaggio simile a quello degli angeli quanto

alle parole, ma del tutto diverso quanto agli affetti e alle idee. Quando il loro

linguaggio è percepito nel suo significato interiore dagli angeli saggi, fa

l’effetto di un digrignare di denti e ispira orrore.

IL LINGUAGGIO DEGLI ANGELI CON LUOMO

246 - Gli angeli che parlano con l’uomo non usano la loro lingua ma quella

dell’uomo; l’angelo infatti, quando parla all’uomo, si rivolge a lui, e a lui si

congiunge col pensiero, al punto che entra nella sua memoria e quindi anche

nel suo modo di esprimersi. La sua unione con l’uomo avviene secondo un

pensiero spirituale, che influisce su quello naturale; essendo questo aderente

alla memoria, ne risulta che il linguaggio umano diviene proprio anche degli

angeli. Lo stesso avviene di tutte le conoscenze dell’uomo: infatti è piaciuto al

Signore che avvenisse questa completa unione quando gli angeli si rivolgono

agli uomini.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

117

247 - Gli angeli e gli spiriti si uniscono così intimamente agli uomini che

sono convinti che tutto ciò che appartiene all’uomo appartiene a loro; questo

avviene perché nell’uomo tra il mondo spirituale il mondo naturale esiste

un’unione tale che essi costituiscono una cosa sola. Essendosi l’uomo separato

dal Cielo, il Signore ha provveduto a far sì che presso di lui ci siano angeli e

spiriti e che grazie alla loro intermediazione l’uomo sia diretto dal Signore; è

questa la ragione di una unione così stretta. Diverso sarebbe stato se l’uomo

non si fosse separato dal Cielo, perché allora avrebbe potuto essere governato

dall’influsso diretto che procede dal Signore, senza angeli e spiriti uniti a lui.

Nei capitoli che trattano del mondo degli spiriti vedremo qual è la differenza

tra spiriti e angeli.

248 - Il linguaggio degli angeli o degli spiriti con l’uomo è sentito in

maniera sonora come il linguaggio dell’uomo con l’uomo; però è sentito

soltanto dall’uomo e non da coloro che sono presenti, perché prima influisce

sul pensiero dell’uomo e poi, attraverso il cammino interiore, sul suo organo

dell’udito. Invece il linguaggio dell’uomo con l’uomo influisce prima nell’aria

e per un cammino esterno arriva all’organo dell’udito. Io stesso ho potuto

sperimentare che il linguaggio degli angeli e degli spiriti arriva all’orecchio

per una via interiore.

249 - Oggi è dato raramente di parlare con gli spiriti, perché ciò è

pericoloso: gli spiriti malvagi hanno per l’uomo un odio mortale e desiderano

ardentemente perderlo nell’anima e nel corpo. Ma di questo tratteremo più

diffusamente in seguito.

250 - Soltanto coloro che sono nel vero che procede dal bene possono

parlare con gli angeli del Cielo; e in particolare è concesso a coloro che

riconoscono il Signore nella sua divina umanità. Possono parlare con gli

angeli del Cielo soltanto coloro che sono aperti interiormente dalla divina

verità; il che è possibile in quanto l’uomo è interiormente fatto a immagine

del Cielo ed esteriormente a immagine del mondo. L’uomo esteriore è aperto

alla divina verità che procede dal Signore.

251 - L’influsso del Signore stesso presso l’uomo è nella fronte e di lì in

tutto il volto, perché la fronte dell’uomo corrisponde all’amore e il volto

corrisponde a tutta la sua interiorità. L’influsso degli angeli spirituali presso

l’uomo è nella testa, nella parte compresa tra la fronte e le tempie, dove si

colloca il cervello, perché questa regione della testa corrisponde

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

118

all’intelligenza. L’influsso degli angeli celesti è in quella parte della testa dove

è il cervelletto, detto occipite, perché questa regione corrisponde alla

saggezza. Il linguaggio degli angeli penetra per queste vie nel pensiero

dell’uomo: è così che io ho percepito quali erano gli angeli che parlavano.

252 - Coloro che parlano con gli angeli del Cielo vedono anche le cose che

sono nel Cielo, perché vedono grazie alla luce del Cielo nella quale si trova la

loro interiorità; anche gli angeli vedono le cose della terra attraverso gli

uomini. Per loro il Cielo è unito al mondo e il mondo al Cielo. I nostri più

lontani antenati ebbero una tale unione con gli angeli del Cielo che i loro

tempi furono chiamati Età dell’Oro. Quegli uomini riconoscevano il divino

così che il Cielo e il mondo erano una cosa sola e gli uomini e gli angeli si

parlavano reciprocamente. Dopo quel tempo però l’uomo si allontanò sempre

più dal Cielo e cominciò ad amare se stesso più del Signore e il mondo più del

Cielo. Cominciò a sentire che i piaceri derivanti dall’amore per se stesso e del

mondo erano separati dai piaceri del Cielo, e infine la separazione fu tale che

egli non conobbe più i piaceri del Cielo. Si chiuse allora la porta interiore

verso il Cielo e si aprì quella esteriore verso il mondo. Quando capita questo,

l’uomo è nella luce per quello che riguarda il mondo, e nelle tenebre per

quello che riguarda il Cielo.

253 - Da quel tempo, l’uomo ha parlato raramente con gli angeli del Cielo,

qualcuno però ha parlato con gli spiriti che non sono nel Cielo. L’uomo

tuttavia può elevarsi grazie al Signore, rivolgendosi verso l’amore che opera

attraverso il vero in base alla Scrittura.

254 - Mi è stato mostrato in che maniera il Signore ha parlato ai profeti

che hanno trasmesso la Scrittura. Egli non ha parlato loro come gli antichi,

cioè attraverso un influsso interiore, ma attraverso l’intermediazione di spiriti

che furono inviati a loro, spiriti ai quali il Signore faceva assumere il proprio

aspetto e ai quali ispirava le parole che essi dettavano ai profeti: era quindi un

dettato, e non un influsso. Dato che le parole provenivano direttamente dal

Signore, ogni parola era piena di spirito divino e conteneva un senso interiore

percepito dagli angeli, e un senso naturale percepito dagli uomini. In questo

modo il Signore ha unito attraverso la Scrittura il Cielo e il mondo. Mi è stato

mostrato come il Signore colma di divino gli spiriti: uno spirito così colmato

dal Signore sa soltanto di essere lui stesso il Signore e sa che quello che

pronuncia è il divino. Solo in seguito si rende conto di essere uno spirito e di

aver parlato per il Signore e non per se stesso. Gli spiriti che hanno parlato ai

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

119

profeti, essendosi trovati in questo stato, dicono nella Scrittura che Jehowa ha

parlato, e hanno chiamato se stessi Jehowa. Lo si può constatare nei libri

profetici e storici della Scrittura.

255 - Per spiegare l’unione degli angeli e degli spiriti con l’uomo, mi è stato

permesso di riportare alcuni fatti degni di nota: quando gli spiriti e gli angeli

si volgono verso un uomo, parlano la lingua dell’uomo e non la loro, che non

ricordano affatto. Ma dal momento in cui si allontanano; dall’uomo, ritrovano

la loro lingua spirituale e angelica e non ne conoscono altra. Lo stesso è

capitato a me: quando mi trovavo in società con gli angeli e in uno stato simile

a loro, parlavo la loro lingua e non avevo alcun ricordo della mia; ma dal

momento in cui ho smesso di essere in loro compagnia, sapevo di nuovo la

mia lingua. Gli angeli e gli spiriti che si volgono a un uomo possono parlargli

da qualunque distanza. Sia da lontano che da’ vicino essi mi hanno parlato in

maniera sonora. Quando essi distolgono la loro attenzione dall’uomo e

parlano tra di loro, l’uomo non sente assolutamente niente di quello che

dicono, anche se la loro conversazione ha luogo vicinissimo a lui; e questo mi

ha mostrato che nel mondo spirituale l’unione dipende dalla direzione verso

la quale intimamente ci si rivolge.

256 - Non è permesso agli angeli e agli spiriti di parlare a un uomo in base

alla propria memoria, ma solo in base alla memoria dell’uomo: infatti gli

angeli e gli spiriti hanno una memoria, come l’ha l’uomo. Se uno spirito

parlasse all’uomo in base alla propria memoria, l’uomo considererebbe suoi i

pensieri che il dialogo susciterebbe in lui e che invece appartengono allo

spirito; avrebbe come il ricordo di una cosa che l’uomo invece non ha mai

sentito o visto. Per esperienza mi è stato concesso di sapere che le cose stanno

proprio così. In base a questo, alcuni ne hanno concluso che quei ricordi

appartenevano alle loro vite precedenti o addirittura che erano rinati. Infatti

avevano avuto come il ricordo di cose che in realtà non avevano mai visto o

sentito, in quanto erano stati gli spiriti che, in base alla propria memoria,

avevano influito sulle idee e i pensieri di questi uomini.

257 - Esistono anche spiriti detti naturali e corporali, che quando si

avvicinano all’uomo non si uniscono al suo pensiero come gli altri spiriti, ma

entrano nel suo corpo, si impadroniscono di tutti i suoi sensi, parlano per

bocca sua e agiscono attraverso le sue membra, ritenendo che tutto ciò che

appartiene all’uomo appartiene a loro. Questi sono gli spiriti che possiedono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

120

l’uomo; essi vengono precipitati all’inferno dal Signore e allontanati, così che

attualmente questi casi di possessione sono piuttosto rari.

LE SCRITTURE NEL CIELO

258 - Dato che gli angeli hanno un linguaggio fatto di parole, hanno di

conseguenza delle scritture attraverso le quali esprimono i loro sentimenti.

Più volte ho visto dei fogli coperti di scrittura, in tutto simili a quelli terreni,

scritti a mano o stampati; ho potuto anche leggerli, ma ho avuto il permesso

di ricavarne soltanto uno o due pensieri, perché l’ordine divino prevede che

noi riceviamo la nostra istruzione dalla Scrittura, e non da altri testi. Solo

attraverso la Scrittura avviene la comunione e l’unione del Cielo col mondo e

del Signore con l’uomo. In Ezechiele leggiamo che dei fogli scritti in Cielo

sono apparsi anche ai profeti: Io guardai ed ecco, una mano tesa verso

di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto

all’interno e all’esterno (Ezechiele 2, 9-10). E in Giovarmi: E vidi nella

mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di

rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con

sette sigilli (Apocalisse 2, 1).

259 - E’ a motivo della Scrittura che il Signore ha previsto che in Cielo ci

siano gli scritti. Nella sua essenza la Scrittura è la divina verità da cui procede

tutta la saggezza celeste sia presso gli uomini che presso di lui, in quanto è

stata dettata dal Signore, e ciò che è dettato dal Signore attraversa tutti i Cieli

e giunge fino all’uomo. Di conseguenza la Scrittura è stata adattata alla

saggezza degli angeli e all’intelligenza degli uomini. Ne consegue che anche gli

angeli hanno la Scrittura e la leggono come gli uomini; da essa ricavano le

loro dottrine e in base ad essa nei Cieli vengono fatte anche le prediche: è la

stessa nostra Scrittura. Tuttavia il suo senso naturale e letterale è per noi,

mentre gli angeli hanno il senso spirituale, o interiore.

260 - Un giorno mi fu inviato dal cielo un foglietto sul quale erano state

scritte soltanto alcune parole in lettere ebraiche. Mi fu detto che ogni lettera

racchiudeva segreti di saggezza e che questi segreti erano celati nelle

inflessioni e nelle curvature delle lettere e quindi anche nei suoni. Compresi

chiaramente il significato di queste parole del Signore: In verità vi dico:

finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge

neppure un iota o un segno, senza che tutto sia compiuto (Matteo 5,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

121

18). - Nella Scrittura infatti cose divine e segrete si celano anche nelle più

piccole lettere, negli accenti e nella punteggiatura.

261 - Nelle scritture che esistono in Cielo si trovano gli arcani che non

possono essere espressi col pensiero. Le scritture dei Cieli interiori sono

invece simili a quelle del mondo; tuttavia non sono intelleggibili per l’uomo

perché sono scritte nella lingua angelica, che non ha niente in comune con le

lingue umane. In effetti, con le vocali gli angeli dei Cieli inferiori esprimono le

affezioni; con le consonanti le idee e con le parole che ne risultano il senso

delle cose. Le scritture che mi sono state mostrate racchiudono in poche

parole più cose di quante l’uomo ne possa descrivere in molte pagine. La

Scrittura è scritta in questa maniera per gli angeli dei Cieli inferiori, mentre

nel Cielo intimo è scritta per mezzo di forme angeliche.

262 - Va notato che gli scritti nei Cieli derivano naturalmente dai pensieri

stessi degli angeli con tanta facilità che sembrano formarsi da soli. La mano

non esita nella scelta delle parole, perché le parole che pronunciano come

quelle che scrivono corrispondono alle idee che scaturiscono dalla loro mente,

e questa corrispondenza è naturale e spontanea.

263 - Ho visto certi scritti del Cielo composti soltanto di numeri sistemati

in ordine e per serie, alla stessa maniera degli scritti formati da lettere e

parole. Sono stato informato che questa scrittura proviene dal Cielo intimo e

che la scrittura celeste di cui ho parlato ai numeri 260 e 261 assume la forma

di numeri per gli angeli del Cielo inferiore. Anche questa scrittura numerale

racchiude degli arcani, alcuni dei quali non possono essere colti col pensiero

né espressi con le parole. I numeri in effetti, al pari delle parole, hanno un

significato in base alla corrispondenza; con questa differenza però, che i

numeri nascondono concetti generali e le parole concetti particolari. Dato che

un unico concetto generale racchiude innumerevoli concetti particolari, ne

deriva che la scrittura numerale racchiude molti più segreti di quella letterale.

264 - Coloro che non hanno alcuna conoscenza del Cielo e lo vedono come

qualcosa di puramente atmosferico dove gli angeli volteggiano come esseri

eterei, privi della vista e dell’udito, non possono concepire che esista un

linguaggio e una scrittura. Essi in effetti collocano soltanto nel mondo

materiale l’esistenza di tutte le cose, mentre invece le cose nel Cielo esistono e

sono reali esattamente come quelle del mondo; e in Cielo gli angeli hanno

tutto ciò che è utile alla loro vita e alla loro saggezza.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

122

LA SAGGEZZA DEGLI ANGELI DEL CIELO

265 - E’ difficile capire qual è la saggezza degli angeli del Cielo, perché essa

è infinitamente più elevata di quella degli uomini, al punto che non c’è

paragone possibile; infatti ciò che è trascendente sembra inesistente a noi

uomini. Per descriverla bisogna far riferimento a cose sconosciute, che in

quanto tali sono per noi come ombre che nascondono tutte le cose. Tuttavia

queste cose possono essere sapute e comprese, a condizione che l’anima ne

ricavi gioia; infatti la gioia deriva dall’amore e porta alla luce. Questa luce

risplende dal Cielo per coloro che amano le cose divine e la celeste saggezza, e

porta all’illuminazione.

266 - Si può capire qual è la saggezza degli angeli considerando che essi

sono nella luce del Cielo, che nella sua essenza è divina verità e divina

saggezza. Essa rischiara al tempo stesso la loro vista interiore, che è quella

mentale, e la loro vista esteriore, che è quella degli occhi. Gli angeli sono

anche nel calore celeste, che nella sua essenza è divino bene o divino amore, e

da questo deriva loro l’affetto e il desiderio di essere saggi. I pensieri degli

angeli non sono diretti alle cose terrene e materiali, né intrisi di inquietudini

come lo sono i pensieri umani a causa delle necessità della vita; non sono

dunque distolti dai piaceri della saggezza come avviene agli uomini. Tutto ciò

che serve è dato gratuitamente agli angeli dal Signore, essi sono vestiti, nutriti

e alloggiati gratuitamente. In più essi sono gratificati di piaceri e gioie a

seconda della ricezione individuale della saggezza divina. Ho scritto queste

cose affinché si sappia da dove gli angeli traggono una così grande saggezza.

267 - Gli angeli possono ricevere una così grande saggezza perché la loro

interiorità è stata aperta. Naturalmente ci sono tre gradi di saggezza, in

rapporto ai tre diversi Cieli; ne risulta che la saggezza degli angeli del Cielo

intimo supera quella degli angeli del Cielo intermedio, e questa quella degli

angeli del Cielo ultimo. Tuttavia la saggezza degli angeli dell’ultimo Cielo

supera di gran lunga quella dell’uomo, perché l’uomo è legato alla corporeità e

alla sensualità del corpo. Gli uomini che pensano e agiscono unicamente in

base alla sensualità del corpo, non possiedono alcuna saggezza, ma soltanto

un po’ di scienza. Molto diverse sono le cose per quegli uomini i cui pensieri

sono stati elevati al di sopra della sensualità, e a maggior ragione per coloro la

cui interiorità è aperta alla luce del Cielo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

123

268 - La comunione di tutte le cose nei Cieli consente di capire quanto è

grande la saggezza degli angeli. Essendo il Cielo una comunione di tutti i beni,

l’intelligenza e la saggezza dell’uno sono comunicati all’altro, perché l’amore

celeste è tale che ognuno desidera che ciò che possiede sia dato anche all’altro.

Infatti nessuno in Cielo concepisce il bene per sé, ma soltanto in rapporto agli

altri; ne deriva la felicità del Cielo, che deriva dal divino amore del Signore.

269 - La saggezza degli angeli non può essere descritta con le parole, ma

soltanto illustrata con qualche esempio. Gli angeli possono esprimere con una

sola parola quello che gli uomini non possono esprimere in mille parole;

inoltre in una sola parola angelica sono celate innumerevoli cose che non

possono essere espresse dalle parole di una lingua umana. In ciascuna delle

parole pronunciate dagli angeli c’è un concatenamento continuo di segreti di

saggezza, cui le scienze umane non avranno mai accesso. Inoltre ciò che gli

angeli non possono esprimere con le parole della loro lingua, lo esprimono coi

suoni che contengono le affezioni delle cose. Gli angeli possono esprimere in

poche parole le cose scritte in un volume; e gli angeli del Cielo capiscono da

poche parole la vita intera di colui che parla. Si vede bene dunque che la

saggezza degli angeli sta alla saggezza umana come una miriade sta a uno; o

come i mille e mille dettagli di un oggetto visto al microscopio stanno

all’insieme, che a occhio nudo sembra oscuro.

270 - Dirò ora qualcosa della saggezza degli angeli del terzo Cielo, o Cielo

intimo, e mostrerò di quanto essa supera quella degli angeli del primo Cielo.

La saggezza degli angeli del terzo Cielo è incomprensibile anche per gli angeli

del primo Cielo, in quanto l’interiorità degli angeli del terzo Cielo è stata

aperta al terzo grado, mentre quella degli angeli del primo Cielo è stata aperta

al primo grado. Di conseguenza le divine verità sono come impresse

nell’intimo degli angeli del terzo Cielo. Gli angeli stessi mi hanno detto che la

saggezza degli angeli del terzo Cielo e quella degli angeli del primo Cielo sono

diverse come la luce è diversa dal buio. Essi hanno paragonato la saggezza

degli angeli del terzo Cielo a un magnifico palazzo pieno di tutto ciò che serve

e collocato al centro del paradiso, con oggetti magnifici di ogni genere. Questi

angeli, essendo nella verità della saggezza, possono entrare nel palazzo e

vedere ogni cosa, passeggiare in ogni parte del paradiso e godere di tutto ciò

che vi si trova. Chi invece non partecipa di una tale saggezza, non può

neppure avvicinarsi all’entrata del palazzo della saggezza, e ancor meno

entrarvi e passeggiare nel paradiso. Invece coloro che sono nel vero possono

avanzare senza limite, vedere ogni cosa e percorrere spazi sconfinati. Mi è

stato detto anche che la saggezza degli angeli del Cielo intimo consiste

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

124

principalmente nel vedere gli aspetti divini e celesti di ogni cosa, nel percepire

l’interiorità di ogni oggetto e le sue corrispondenze.

271 - Gli angeli del terzo Cielo sono tali perché sono interamente immersi

nell’amore per il Signore; essi sono continuamente perfezionati in saggezza,

attraverso le predicazioni, e quello che odono giunge direttamente alla loro

volontà e diviene parte della loro vita stessa.

272 - In Cielo, il motivo principale della grande saggezza degli angeli è che

essi sono privi di amore per se stessi. Chi invece è ricolmo di amore per se

stesso, è nelle tenebre per quello che riguarda le cose del Cielo, mentre

possiede una certa luce con riferimento alle cose del mondo. Gli angeli però,

non avendo questo amore per se stessi, sono nella luce della saggezza, perché

l’amore celeste apre le porte interiori verso le divine verità.

273 - Gli angeli sono continuamente perfezionati in saggezza, ma possono

esserlo per l’eternità perché la saggezza divina è infinita, mentre quella degli

angeli è finita. E tra infinito e finito non c’è rapporto.

274 - Dato che la saggezza perfeziona gli angeli e costituisce la loro vita, ne

risulta che gli angeli desiderano e ricercano ardentemente questa saggezza,

allo stesso modo che l’uomo affamato desidera e cerca cibo. La scienza,

l’intelligenza e la saggezza sono un nutrimento spirituale, come il cibo è un

alimento naturale; essi si corrispondono mutualmente.

275 - In uno stesso Cielo, e anche in una stessa società, gli angeli sono a

livelli diversi di saggezza. Coloro che sono nella saggezza maggiore occupano

il centro, coloro che possiedono una saggezza minore sono alla periferia.

LO STATO DI INNOCENZA DEGLI ANGELI IN CIELO

276 - Pochi uomini al mondo sanno che cos’è l’innocenza e in che cosa essa

consista; coloro che vivono nel male sono nella completa ignoranza a questo

riguardo. L’innocenza appare ai loro occhi quella dei bambini piccoli. Si

ignora che è appunto nell’innocenza che risiede il Cielo per l’uomo. Per far

luce su questo aspetto, procederò con ordine e parlerò prima dell’innocenza

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

125

dell’infanzia, poi di quella della saggezza e infine dello stato celeste di

innocenza.

277 - L’innocenza dell’infanzia non è innocenza reale, perché è soltanto

nella forma esteriore e non in quella interiore. Tuttavia è attraverso questa

che l’innocenza può essere capita, perché si manifesta con chiarezza sul volto

dei bambini, nei loro gesti, nel loro primo linguaggio, e noi ad essa siamo

sensibili. I bambini non sanno nulla del bene e del male, del vero e del falso

da cui proviene il pensiero, non possiedono il pensiero interiore né la

prudenza che da esso procede. Essi non si propongono niente, non deliberano

niente, e quindi non hanno cattive intenzioni. Essi non si attribuiscono alcuna

cosa e riferiscono ai genitori tutto quello che ricevono. Non si preoccupano

del cibo e delle vesti, non hanno ansie per l’avvenire.

Non si occupano del mondo, amano i genitori, obbediscono loro e giocano

con innocenza coi loro compagni. Tuttavia questa innocenza è esterna, perché

appartiene soltanto al corpo, non alla mente. In effetti la loro mente non è

ancora stata formata: il mentale è l’intelletto e la volontà, e di conseguenza il

pensiero e l’affetto. Mi è stato detto che in Cielo i bambini piccoli sono

particolarmente sotto l’auspicio del Signore, e questo influsso viene loro dal

Cielo intimo dove regna lo stato di innocenza. Tale innocenza commuove i

genitori e produce in loro amore.

278 - L’innocenza della saggezza è l’innocenza reale, perché è interiore,

appartiene al mentale e di conseguenza alla volontà e all’intelletto. In Cielo si

dice che l’innocenza dimora nella saggezza, e che l’angelo ha tanta saggezza

quanta innocenza. Gli angeli lo confermano dicendo che coloro che sono

nell’innocenza non si attribuiscono niente di bene e rapportano invece tutto al

Signore, vogliono essere condotti da lui e non da loro stessi. Amano tutto ciò

che è bene e trovano piacere in ciò che è vero, perché sanno che amare il bene,

volerlo e farlo è amare il Signore, e amare il vero è amare il prossimo. Vivono

contenti di ciò che sono, poco o tanto che sia, perché sanno di ricevere

secondo i loro bisogni e solo il Signore sa quello che loro conviene; non sono

quindi inquieti sull’avvenire. La sollecitudine per l’avvenire, che essi

chiamano ansia per il domani, è per loro la paura di perdere o di non ricevere

cose che non sono veramente necessarie alla vita. Non agiscono mai con

astuzia e anzi la rifuggono come il veleno del serpente perché è contraria

all’innocenza; agiscono invece in base al bene, al giusto, al sincero. Essi

appaiono semplici esteriormente, ma sono saggi e prudenti interiormente. Il

Signore parla di loro quando dice: Siate prudenti come i serpenti e

semplici come le colombe (Matteo 10, 16). L’uomo è stato creato per

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

126

essere nell’innocenza quando è bambino, ma questa innocenza è esterna,

mentre quando diventa vecchio è nell’innocenza interiore, e attraverso questa

ritrova quella esteriore. E’ per questo che l’uomo, quando diventa vecchio,

diventa di nuovo come un bambino, ma come un bambino saggio, e quindi

come un angelo, perché un angelo è il bambino saggio per eccellenza. Di

conseguenza nella Scrittura infanzia significa innocenza, e il vecchio

rappresenta il saggio nel quale c’è innocenza.

279 - Lo stesso avviene per la rigenerazione, cioè per la nascita dell’uomo

spirituale. Chi è sulla via della rigenerazione, che avviene dopo la morte, è

introdotto prima nell’innocenza dell’infanzia; avanzando in età è condotto

verso la scienza, poi verso l’intelligenza e infine verso la saggezza, dove si

trova sempre l’innocenza. L’innocenza consiste essenzialmente nel conoscere

il vero e nel fare il bene non per se stessi, ma per il Signore.

280 - Dato che l’innocenza consiste nell’essere guidati dal Signore e non

da se stessi, tutti coloro che sono in Cielo sono nell’innocenza, perché amano

essere guidati dal Signore. Anche lo stato di innocenza ha vari livelli,

corrispondenti al Cielo in cui l’angelo si trova. Gli angeli del Cielo intimo, i più

saggi, sanno che non avrebbero alcuna saggezza per se stessi e che tutto viene

dal Signore. Questi angeli sono anche nudi, perché la nudità corrisponde

all’innocenza.

281 - Io mi sono intrattenuto molto con gli angeli sul tema dell’innocenza e

ho appreso che essa è l’essenza del bene. Di conseguenza il bene è tale in

quanto contiene l’innocenza, e la saggezza è tale in quanto ha la sua origine

nell’innocenza; lo stesso vale per l’amore, la carità e la fede. Ne consegue che

non si può entrare in Cielo se non si possiede innocenza; ed è questo che è

inteso in queste parole del Signore: Lasciate che i bambini vengano a

me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il

regno di Dio. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come

un bambino, non entrerà in esso (Marco 10, 14-15). Sia qui che altrove,

nella Scrittura con bambini si intendono gli innocenti.

282 - Dato che l’innocenza è l’essenza stessa del bene presso gli angeli del

Cielo, è evidente che il divino bene che procede dal Signore è l’Innocenza

stessa. Questo bene è ciò che influisce presso gli angeli e li dispone a ricevere i

beni celesti. Nella Scrittura, il Signore è chiamato agnello, perché agnello

significa innocenza.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

127

283 - Come coloro che sono in Cielo si trovano nell’innocenza, così coloro

che sono all’inferno sono interamente contro l’innocenza: non sanno neppure

in che cosa essa consista. Più qualcuno è innocente, più coloro che sono

all’inferno desiderano arrecargli danno. Essi non sopportano la vista dei

bambini piccoli; e quando li vedono, provano il desiderio feroce di nuocere

loro in qualche modo. L’amore di sé è contrario all’innocenza; infatti tutti

coloro che sono all’inferno sono presi da se stessi e d’altro non si occupano.

LO STATO DI PACE IN CIELO

284 - Chi non ha vissuto la pace del Cielo, non può comprendere la pace in

cui si trovano gli angeli. Fintanto che l’uomo vive nel corpo, non può capire

questa pace, perché la conoscenza umana è legata alle cose naturali. Chi vuole

capirla, deve poter elevare il suo pensiero e allontanarlo dal corpo, finché

giunge accanto agli angeli. Dato che io appunto in questo modo ho

sperimentato la pace del Cielo, posso descriverla – però non come essa è,

perché le parole umane non sono sufficienti, ma soltanto attraverso il

confronto con la pace spirituale di coloro di cui si dice che sono lieti in Dio -.

285 - Esistono due condizioni profonde celesti, l’innocenza e la pace:

entrambe procedono direttamente dal Signore. Dall’innocenza deriva tutto il

bene del Cielo, e dalla pace tutto il piacere insito nel bene. Il bene e il piacere

appartengono all’amore, perché ciò che si ama è definito bene ed è percepito

come piacere. Queste due condizioni celesti, l’innocenza e la pace, influenzano

gli angeli, provenendo dal Signore.

286 - La divina pace è insita nel Signore e trae la sua esistenza dall’unione

della divinità stessa con la divina umanità del Signore. La divina pace del

Cielo viene dal Signore e deve la sua esistenza all’unione del Signore con gli

angeli del Cielo, e in particolare dall’unione del bene e del vero in ogni angelo;

queste sono le origini della Pace. Essa è la fonte di ogni gioia in Cielo, di ogni

beatitudine degli angeli, di ogni piacere e di ogni felicità; perciò è chiamata

gioia celeste.

287 - In base a quanto sopra detto, il Signore è chiamato Principe della

Pace; egli stesso dice che da lui proviene la pace e che in lui vi è pace. Per

questa ragione anche gli angeli sono chiamati angeli di pace, e il Cielo è detto

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

128

dimora di pace, come nel passaggio seguente: Poiché un bambino è nato

per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della

sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente,

Padre per sempre, PRINCIPE DELLA PACE; grande sarà il suo

dominio e la PACE non avrà fine (Isaia 9, 5-6).

Gesù disse: Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il

mondo, io la dò a voi (Giovanni, 14, 27).

E ancora: Vi ho detto queste cose perché abbiate la pace in me

(Giovanni 16, 33).

Da questi e altri passaggi della Scrittura si può vedere che la pace celeste e

divina è l’essenza del Cielo e proviene direttamente dal Signore.

288 - Dato che la pace celeste è il divino stesso, gli angeli la ricevono con

grande gioia del cuore e della mente. Questa pace influisce in tutti gli atti e in

tutti i pensieri della loro vita. Tuttavia la qualità e la quantità della pace

differisce nei Cieli a seconda dell’innocenza di coloro che la provano, perché

pace e innocenza vanno di pari passo. E’ quindi evidente che ciò che in

precedenza è stato detto dell’innocenza, può essere applicato anche allo stato

di pace, poiché pace e innocenza sono congiunte. Così stando le cose, gli

angeli del terzo Cielo sono al terzo grado della pace, come sono al terzo grado

di innocenza. E gli angeli dei Cieli inferiori sono a gradi inferiori di pace e

innocenza. Si può capire questa unione di pace e innocenza considerando i

bambini piccoli, che sono nell’innocenza e quindi anche nella pace; e di

conseguenza tutto per loro è gioia e divertimento. Però, come è già stato detto,

la loro pace è esteriore, mentre la pace interiore, come del resto l’innocenza

interiore, esiste soltanto nella saggezza. La pace angelica o celeste esiste anche

presso gli uomini che sono nella saggezza; finché vivono nel mondo, questa

pace che viene da Dio resta nascosta dentro di loro; si rivela però quando essi

lasciano il corpo e entrano in Cielo, perché allora la loro interiorità può

aprirsi.

289 - La pace che l’uomo può gustare in Cielo allorché si apre e viene

rigenerato può essere paragonata al mattino o all’aurora o alla primavera,

quando dopo la notte, al levare del sole, tutte le creazioni della terra

ricominciano a vivere e ovunque si diffonde l’odore della vegetazione per

effetto della rugiada che scende dal Cielo. La dolce temperatura primaverile

dona fertilità al suolo e riempie di felicità le menti umane, perché il mattino o

l’aurora in primavera corrispondono allo stato di pace degli angeli in Cielo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

129

290 - Io mi sono intrattenuto con gli angeli anche sul tema della pace,

dicendo loro che nel mondo viene chiamata pace la cessazione delle guerre e

delle ostilità tra le nazioni, e delle inimicizie e delle discordie tra gli uomini. Si

crede inoltre che la pace interiore sia il riposo dello spirito una volta cessate le

inquietudini, e che consista essenzialmente nella tranquillità e nel piacere

dopo la riuscita degli affari. Gli angeli mi risposero che tutto ciò sembra

appartenere alla pace, ma non è così: la pace autentica viene dal Signore,

discende nell’intimo e produce il riposo della mente, la tranquillità dello

spirito e la gioia. Coloro che sono invece nel male, non hanno la pace.

Sembrano avere un riposo, una tranquillità e un piacere quando le cose vanno

secondo i loro desideri, ma questo riposo è esteriore, e non interiore.

Nell’intimo divampano inimicizie, odi, desideri di vendetta, crudeltà e

desideri malvagi. Non c’è quindi pace ma follia. Tra costoro e gli altri c’è la

stessa differenza che esiste tra l’inferno e il Cielo.

L’UNIONE DEL CIELO CON IL GENERE UMANO

291 - La Chiesa sa che tutto il bene viene da Dio e che nessun bene viene

dall’uomo e che di conseguenza nessuno deve attribuirsi alcun bene; si sa

anche che il male viene dal diavolo. Quelli dunque che parlano in base alla

dottrina della Chiesa dicono che coloro che agiscono bene, parlano e pregano

con pietà, sono guidati da Dio, e dicono il contrario di coloro che agiscono

male e parlano con empietà. Questo può avvenire soltanto attraverso una

unione della volontà e dell’intelletto dell’uomo col Cielo o con l’inferno,

perché il corpo agisce e la bocca parla seguendo la volontà e l’intelletto.

Questa unione sarà ora descritta.

292 - Presso ogni uomo ci sono spiriti buoni e spiriti malvagi; attraverso

gli spiriti buoni l’uomo è unito al cielo e attraverso gli spiriti malvagi è unito

all’inferno. Questi spiriti si trovano nel mondo degli spiriti, che è tra Cielo e

inferno: di questo mondo sarà trattato più dettagliatamente in seguito.

Quando gli spiriti vengono verso l’uomo, entrano in tutta la sua memoria e di

conseguenza in tutto il suo pensiero: gli spiriti malvagi nelle cose che sono

malvage, gli spiriti buoni in quelle buone. Gli spiriti non sanno affatto di

essere presso l’uomo, ma quando vi si trovano credono che tutte le cose che

appartengono alla memoria e al pensiero dell’uomo siano loro. Essi non

vedono neppure l’uomo, perché non vedono le cose del nostro mondo solare.

Il Signore veglia con la massima cura per far sì che gli spiriti non sappiano di

essere presso l’uomo, perché se lo sapessero parlerebbero con lui, e allora gli

spiriti malvagi lo perderebbero. Questi spiriti malvagi, essendo congiunti

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

130

all’inferno, non hanno desiderio più grande di quello di perdere l’uomo, non

solo con riferimento all’anima, cioè alla fede e all’amore, ma anche per quello

che riguarda il corpo. Diversamente avviene se non parlano con l’uomo: essi

allora credono che ogni cosa dell’uomo appartenga a loro, e siccome ognuno

ama e apprezza ciò che gli appartiene, questi spiriti finiscono per amare e

apprezzare l’uomo, sebbene non lo sappiano. Un’esperienza continua che

dura da molti anni mi ha fatto capire perfettamente che una tale unione degli

spiriti con l’uomo è una realtà.

293 - All’uomo di conseguenza sono uniti anche spiriti che comunicano

con l’inferno, perché l’uomo nasce nei mali di ogni genere e quindi la sua

prima vita consiste soltanto di questi mali. Se a lui non fossero uniti spiriti

simili a lui, egli non potrebbe vivere né essere distolto da questi mali. Per

questa ragione viene trattenuto nella sua vita da spiriti malvagi e ne è distolto

da spiriti buoni. Attraverso gli uni e gli altri egli è in equilibrio, e di

conseguenza nella libertà, e può essere distolto dai mali e rivolto al bene, cosa

che non potrebbe avvenire se non fosse nella libertà. L’uomo non può essere

costretto al bene, perché ciò che si fa per costrizione non ha valore. Il bene

che l’uomo riceve in piena libertà entra a far parte della sua volontà e diviene

suo. L’uomo quindi è in comunicazione con l’inferno e col Cielo.

294 - Tutti gli spiriti che si trovano nel mondo degli spiriti hanno

comunicazione col Cielo o con l’inferno, i cattivi con l’inferno, i buoni col

Cielo. Cielo e inferno sono entrambi distinti in società. Ogni spirito

appartiene a una società, sussiste in base all’influsso che gliene proviene e

agisce in conseguenza. Ne risulta che l’uomo, essendo unito agli spiriti, è

anche unito al Cielo o all’inferno, e più precisamente a una determinata

società del Cielo o dell’inferno. Tutte le società del Cielo sono distinte in base

al loro legame col bene e col vero, e tutte quelle dell’inferno in base al loro

legame col male e col falso.

295 - All’uomo sono uniti spiriti che hanno le stesse sue propensioni e

affetti; però gli spiriti buoni sono uniti a lui dal Signore, mentre quelli malvagi

sono attirati dall’uomo stesso. Tuttavia gli spiriti si alternano presso l’uomo a

seconda del suo stato d’animo e dei suoi intendimenti. Nella prima età,

l’uomo ha accanto a sé spiriti che sono nell’innocenza, che comunicano cioè

col terzo Cielo, quello dell’innocenza. Nella seconda età, il bambino ha presso

di sé spiriti sapienti e comunicano col primo Cielo. Nell’adolescenza e la

giovinezza ha accanto spiriti che sono nel vero e nel bene, e di conseguenza

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

131

nell’intelligenza, che comunicano cioè col Cielo intermedio, o secondo Cielo.

Nella vecchiaia ha accanto spiriti che sono nella saggezza e nell’innocenza, che

comunicano cioè col terzo Cielo. Questa unione tuttavia è fatta dal Signore per

coloro che possono essere riformati e rigenerati. Diversamente vanno le cose

per coloro che non possono esserlo: a loro sono uniti spiriti buoni affinché

siano distolti dal male finché è possibile, ma la loro unione immediata è con

gli spiriti malvagi che comunicano con l’inferno e sono simili a loro. Se gli

uomini amano se stessi, o amano il lucro, la vendetta o l’adulterio, sono

presenti spiriti dello stesso carattere. Se l’uomo non può essere distolto dal

male dagli spiriti buoni, gli spiriti malvagi si infiammano, divengono più attivi

e non se ne vanno.

296 - L’uomo è guidato dal Signore per mezzo degli spiriti perché non è

nell’ordine del Cielo, nasce nei mali che appartengono all’inferno e sono

quindi contro l’ordine divino. Egli deve dunque essere riportato all’ordine, e

questo può avvenire solo attraverso la mediazione degli spiriti. Diverso

sarebbe se l’uomo nascesse nel bene conseguente all’ordine del Cielo, allora il

Signore non guiderebbe attraverso gli spiriti, ma attraverso l’ordine stesso,

cioè per l’influsso comune.

297 - In materia di unione del Cielo col genere umano, bisogna sapere che

il Signore influisce su ciascuna persona secondo l’ordine del Cielo; dispone

tutti a ricevere il Cielo. Questo influsso del Signore è chiamato influsso

immediato; ma l’altro influsso che avviene attraverso gli spiriti è chiamato

influsso mediato. L’influsso diretto del Signore agisce sulla volontà dell’uomo

e da questa sul suo intelletto; è un influsso perpetuo ed è ricevuto dai buoni,

ma non dai malvagi. Da costoro è respinto, soffocato o pervertito, e così essi

hanno una vita malvagia che in senso spirituale corrisponde alla morte.

298 - Gli spiriti che sono presso l’uomo introducono in lui l’attaccamento

al bene e al male, ma è l’uomo che ha la scelta, perché ha la libertà. Egli può

col suo pensiero ricevere il bene e rifiutare il male, perché grazie alla Scrittura

sa qual è il bene e qual è il male.

299 - Mi è anche stato concesso di sapere da dove vengono all’uomo

l’ansia, il dolore spirituale e la tristezza interiore chiamata malinconia. Ci

sono degli spiriti che non sono ancora in unione con l’inferno, essendo ancora

nel primo stato di cui si parlerà in seguito, quando tratteremo del mondo

degli spiriti. Il loro linguaggio influisce sull’uomo, e se esso è contrario alle

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

132

sue tendenze si trasforma per loro in tristezza e ansietà malinconica; se però

c’è accordo con le tendenze dell’uomo, si trasforma in allegrezza e ilarità. Io

stesso ne ho fatto esperienza più volte.

300 - L’unione del Cielo con l’uomo non è come quella di un uomo con un

altro uomo, è un’unione tra il Cielo e l’uomo interiore o spirituale. Invece

l’unione con l’uomo naturale o esteriore avviene attraverso le corrispondenze.

Ne sarà trattato nel capitolo seguente.

301 - L’unione del Cielo col genere umano, e del genere umano col Cielo è

tale che l’uno sussiste grazie all’altro. Anche di questo sarà trattato nel

capitolo seguente.

302 - Ho parlato con gli angeli dell’unione del Cielo col genere umano. Ho

detto loro che gli uomini di Chiesa dichiarano che ogni bene viene da Dio e

che presso l’uomo ci sono gli angeli, sebbene poche persone credano che gli

angeli siano uniti all’uomo, e meno ancora che essi siano nel suo pensiero e

nei suoi affetti. Gli angeli mi risposero di sapere che queste sono la fede e il

linguaggio del mondo, e si mostrarono stupiti che questa credenza potesse

esistere all’interno della Chiesa, che possiede la Scrittura che fornisce

insegnamenti sul Cielo e sul suo rapporto con l’uomo. Essi mi dissero tuttavia

che il motivo di questa ignoranza deriva dal fatto che l’uomo crede di vivere

per se stesso, senza un legame con la causa prima della vita. Se questo legame

si rompesse, l’uomo cadrebbe morto all’istante. Se l’uomo credesse che tutto il

bene viene dal Signore e il male dall’inferno, non farebbe il bene per il merito

e il male non gli sarebbe imputato. Egli guarderebbe verso il Signore per tutto

il bene che pensa e fa; e il male sarebbe rigettato verso l’inferno da cui viene.

Ma siccome l’uomo non crede a nessun influsso del Cielo né ad alcun influsso

dell’inferno, e immagina che tutte le cose che pensa e vuole siano sue e

abbiano origine da lui, si appropria del male e insudicia il bene con l’idea del

merito.

L’UNIONE DEL CIELO CON LUOMO ATTRAVERSO LA SCRITTURA

303 - Coloro che ragionano in base all’intelletto interiore, possono vedere

che esiste un legame di tutte le cose con l’origine prima e che ciò che non

partecipa di questo legame si perde. Essi sanno che nulla può esistere per

virtù propria, ma che ogni cosa sussiste grazie a ciò che è precedente ad essa,

ovvero una causa prima. Coloro che hanno compreso questa verità, si sono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

133

resi conto che si tratta di un’esistenza eterna, come eterna è la causa prima.

Non è facile descrivere in poche parole qual è questo legame con la causa

prima, perché esso è vario e diverso. Dirò soltanto in termini generali che

esiste un legame tra il mondo naturale e il mondo spirituale, e da questo

deriva la corrispondenza tra i due mondi. Di queste corrispondenze abbiamo

trattato dall’articolo 103 all’articolo 115. Esiste un legame, e di conseguenza

una corrispondenza, di tutte le cose dell’uomo con tutte le cose del Cielo: per

questo si vedano gli articoli 87/102.

304 - L’uomo è stato creato per avere un legame e una congiunzione col

Signore, e una comunanza con gli angeli del Cielo. Ciò avviene in quanto

l’uomo, fin da quando è stato creato, è simile all’angelo per ciò che concerne il

mentale: l’uomo infatti ha una volontà e un intelletto come l’angelo. Ne

consegue che l’uomo dopo la morte diviene angelo se ha vissuto secondo

l’ordine divino; in questo caso la sua saggezza è simile a quella degli angeli.

L’uomo però ha qualcosa in più degli angeli, in quanto non soltanto vive nel

mondo spirituale con la sua interiorità, ma al tempo stesso vive nel mondo

naturale con la sua fisicità, il suo pensiero e la sua immaginazione. Egli può

gioire di conoscenze scientifiche affascinanti, può godere dei piaceri del

mondo che percepisce attraverso i sensi, la parola e gli atti. Queste cose sono

le ultime alle quali giunge l’influsso divino, e ciò consente di vedere che

l’ordine divino arriva fino all’uomo, che è la base e il fondamento di tutto ciò

che è creato. Per giungere all’uomo l’influsso divino attraversa i Cieli e di

conseguenza non esiste nulla che non sia legato: il legame del Cielo col genere

umano è tale che l’uno esiste grazie all’altro. La razza umana senza il Cielo

sarebbe simile a una catena senza gancio, e il Cielo senza il genere umano

sarebbe simile a una casa senza fondamenta.

305 - L’uomo però ha spezzato questo legame col Cielo distogliendo da

esso la sua interiorità e rivolgendola verso il mondo esterno e verso se stesso.

Essendosi egli sottratto al punto da non servire più da base e fondamento al

Cielo, il Signore ha previsto un intermediario che stabilisce il legame con

l’uomo. Questo intermediario è la Scrittura.

306 - In Cielo sono stato informato che gli antichi avevano una rivelazione

immediata e diretta, perché la loro interiorità era rivolta verso il Cielo; il

rapporto del Signore col genere umano avveniva in questo modo. Dopo quel

tempo, la rivelazione immediata fu sostituita da una rivelazione mediata

costituita dalle corrispondenze. Tutto il culto divino consisteva allora di

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

134

corrispondenze, e le Chiese di quel tempo sono state chiamate chiese

rappresentative. Esse ben conoscevano le corrispondenze e le

rappresentazioni, sapevano che tutte le cose della terra corrispondono a

quelle spirituali che sono in Cielo e nella Chiesa, o le rappresentano - il che è

la stessa cosa. Le cose spirituali che costituivano gli elementi esterni del loro

culto servivano loro come mezzo per pensare spiritualmente, in unisono con

gli angeli. Dopo la perdita della scienza delle corrispondenze e delle

rappresentazioni, fu compilata la Scrittura dove tutte le parole e il senso delle

parole costituiscono delle corrispondenze e contengono il senso spirituale o

interiore nel quale si trovano gli angeli. L’uomo legge la Scrittura o la legge

secondo il senso naturale o esteriore, mentre gli angeli colgono il senso

interiore o spirituale. Ogni pensiero degli angeli è spirituale, mentre quello

degli uomini è naturale; questi pensieri, è vero, appaiono diversi, ma sono in

realtà una cosa sola perché si corrispondono. Per questa ragione, quando

l’uomo si fu distolto dal Cielo spezzando il legame, il Signore provvide a

creare una congiunzione tra l’uomo e il Cielo: e questo intermediario fu la

Scrittura.

307 - Qualche passaggio tratto dalla Scrittura consente di mettere in

evidenza questo rapporto del Cielo con l’uomo attraverso, appunto, la Parola

di Dio. La Nuova Gerusalemme è descritta in questi termini nell’Apocalisse:

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra

di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la

città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio,

pronta come una sposa adorna per il suo sposo... La città è a forma

di quadrato, la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L’angelo

misurò la città con la canna: misura dodicimila stadi; la lunghezza,

la larghezza e l’altezza sono uguali. Ne misurò anche le mura; sono

alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli

uomini adoperata dall’angelo. Le mura sono costruite con diaspro

e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. Le fondamenta delle

mura della città sono adorne di ogni specie di pietre preziose. Il

primo fondamento è di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di

calcedonio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardonico, il sesto di

cornalina, il settimo di crisolito, l’ottavo di berillo, il nono di

topazio, il decimo di crisopazio, l’undicesimo di giacinto, il

dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono le dodici perle;

ciascuna porta è formata da una sola perla. E la piazza della città è

di oro puro, come cristallo trasparente. (Apocalisse 21, 1-2-16-17-18-

19-20-21). Chi legge queste parole, le capisce secondo il senso della lettera, e

cioè: il Cielo visibile deve perire con la terra, un nuovo Cielo deve esistere, la

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

135

città santa, la nuova Gerusalemme, deve scendere su una nuova terra e deve

possedere le misure prescritte. Gli angeli però intendono tutto ciò

diversamente: essi hanno una comprensione spirituale di ciò di cui gli uomini

hanno una comprensione naturale. Con nuovo Cielo e nuova terra essi

intendono una nuova Chiesa; con nuova Gerusalemme che scende dal Cielo

intendono la dottrina celeste rivelata dal Signore; la lunghezza, la larghezza e

l’altezza, che sono uguali e misurano dodicimila stadi, rappresentano per loro

tutti i beni e tutte le verità di questa dottrina nel suo complesso; la muraglia è

la somma delle verità che la difende; le misure della muraglia sono tutte

queste verità nel loro complesso e la loro qualità; le dodici porte fatte di perla

sono le verità che vengono introdotte: le perle infatti rappresentano ancora

una volta la verità. Le fondamenta delle mura fatte di pietre preziose sono le

conoscenze su cui questa dottrina si fonda; l’oro simile a cristallo trasparente

della città e della sua piazza è il bene dell’amore che fa brillare la dottrina con

le sue verità. Gli angeli quindi intendono tutte queste parole in modo diverso

dagli uomini. Le idee naturali dell’uomo si trasmettono alle idee spirituali

degli angeli, i quali non sanno nulla del senso letterale della Scrittura; tuttavia

i pensieri degli angeli sono una cosa sola coi pensieri degli uomini perché si

corrispondono: allo stesso modo di come le parole di chi parla sono una cosa

sola col senso di queste parole per chi ascolta, in quanto costui fa attenzione

al senso, e non alle parole in se stesse. Ecco dunque come il Cielo è congiunto

all’uomo attraverso la Scrittura. Il senso letterale serve da base e fondamento

a quello spirituale.

308 - Vi è unione del Cielo attraverso la Scrittura anche con coloro che

sono fuori dalla Chiesa e non hanno la Scrittura, perché la Chiesa del Signore

è universale e comprende tutti coloro che riconoscono il divino e vivono nella

carità. Costoro vengono istruiti dagli angeli dopo la morte e ricevono le divine

verità. Ne sarà trattato più avanti quando si parlerà dei pagani.

309 - Senza la Scrittura, l’uomo di questa terra sarebbe stato separato dal

Cielo, e in questa condizione non sarebbe stato più razionale, perché il

razionale umano esiste in base all’influsso della luce del Cielo. L’uomo di

questa terra è fatto in modo che non può ricevere una rivelazione immediata

come gli abitanti di altre terre di cui ho trattato in un’opera a parte. Egli è più

evoluto di questi ultimi nelle cose mondane ed esteriori, e la rivelazione è

ricevuta invece attraverso l’interiorità. Anche ricevendo tutte le verità, l’uomo

non arriva a comprenderle. Lo si vede chiaramente considerando coloro che

sono dentro la chiesa, i quali pur avendo dalla Scrittura la conoscenza del

Cielo, dell’inferno e della vita dopo la morte, in Cuor loro negano tutto ciò.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

136

Alcuni di questi uomini sono degli eruditi che potrebbero mostrare una

maggiore saggezza.

310 - A volte mi sono intrattenuto con gli angeli sulla Scrittura e ho detto

loro che essa a volte è criticata per il suo stile semplice, che il suo senso

interiore non è conosciuto, come non sono conosciute le grandi saggezze che

essa contiene. Gli angeli mi risposero che sebbene lo stile della Scrittura

sembri semplice nel suo significato letterale, nulla raggiunge la sua perfezione

perché contiene la divina saggezza, non soltanto nella struttura generale, ma

in ogni singola parola, e questa saggezza viene dal Cielo. Mi dissero anche che

senza questa Scrittura gli uomini non godrebbero della luce del Cielo e non ci

sarebbe l’unione del Cielo con loro. L’uomo non sa che questa unione avviene

attraverso il senso spirituale della Scrittura, che corrisponde al suo senso

naturale; egli infatti ignora tutto del pensiero e della lingua degli angeli, che

differiscono totalmente dal pensiero e dalla lingua naturale degli uomini.

Ignorando questo, egli non può sapere qual è il senso interiore e neppure che

è attraverso questo senso interiore che avviene una tale unione. Gli angeli mi

dissero anche che se l’uomo sapesse che questo senso interiore esiste,

interpreterebbero la Scrittura in base ad esso, potrebbero penetrare nella sua

sapienza interiore e sarebbero direttamente uniti al Cielo, in quanto le loro

idee sarebbero simili a quelle degli angeli.

CIELO E INFERNO PROVENGONO DAL GENERE UMANO

311 - Il mondo cristiano ignora assolutamente che il Cielo e l’inferno

provengono dal genere umano. Crede che gli angeli siano stati creati all’inizio

e così anche il Cielo. Il diavolo o Satana sarebbe un angelo di luce, che

divenuto ribelle sarebbe stato espulso con le sue schiere, dando così origine

all’inferno. Gli angeli sono molto stupiti che nel mondo cristiano esista una

tale credenza e che non si sappia nulla a proposito del Cielo sebbene questa

conoscenza sia un aspetto fondamentale e antichissimo della dottrina della

Chiesa. Vista questa ignoranza, essi sono stati felici che al Signore sia piaciuto

rivelare ora ai cristiani certe conoscenze sul Cielo e l’inferno. Le tenebre che

crescono ogni giorno in quanto la Chiesa non contribuisce a rischiararle,

possono così, in certa misura, essere dissipate. Essi desiderano che io affermi

da parte loro che in Cielo non c’è un sol angelo che sia stato creato all’inizio, e

neppure all’inferno alcun angelo di luce divenuto diavolo, ivi precipitato dal

Cielo; ma che tutti, in Cielo come all’inferno, provengono dal genere umano.

In Cielo vi sono coloro che hanno vissuto nel mondo un amore e una fede

celesti. All’inferno sono coloro che hanno vissuto nel mondo un amore

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

137

infernale e una fede infernale. L’inferno nel suo complesso è chiamato diavolo

o Satana; diavolo è quell’inferno posteriore dove sono coloro che sono

chiamati geni malvagi; Satana è l’inferno anteriore dove vivono coloro che

sono chiamati spiriti malvagi. Questi due inferni saranno descritti più avanti.

Gli angeli mi dissero anche che i cristiani hanno accettato una tal dottrina

relativa agli abitanti del Cielo e dell’inferno a causa di certi passaggi della

Scrittura presi alla lettera, e non spiegati secondo la vera dottrina (2). Infatti

se la vera dottrina non rischiara il senso della lettera della Scrittura, lo spirito

si confonde e ne risulta ignoranza, eresia ed errore.

(2) Swedenborg ha spiegato tutto ciò nella sua grande opera Arcana

Coelestia, in 10 volumi.

312 - L’uomo di chiesa crede queste cose perché è convinto che prima del

giudizio universale nessuno vada in Cielo o all’inferno. Crede anche che gli

angeli siano stati creati all’inizio, perché non può credere che Cielo e inferno

provengano dal genere umano. Affinché l’uomo non abbia più questa

convinzione, mi è stato concesso di essere in società con gli angeli e di parlare

con gli spiriti che sono all’inferno. Ciò avviene da molti anni, talora

continuamente, dal mattino fino alla sera, ed è in questo modo che sono stato

istruito sulle cose del Cielo e dell’inferno. Questo mi è stato concesso affinché

l’uomo di Chiesa non insista più nella sua fede erronea della resurrezione nel

giorno del giudizio, dello stato dell’anima fino a quel giorno, degli angeli e dei

diavoli. Mi è stato concesso di parlare con persone che avevo conosciuto nella

vita del corpo, alcuni erano in Cielo e altri all’inferno. Mi è capitato di parlare

con alcuni che erano morti da due giorni e di raccontare loro che in quella

stessa ora si stava preparando il loro funerale; essi mi risposero che facevano

bene a liberarsi di ciò che era servito loro nel mondo per le funzioni fisiche.

Essi mi chiesero di dire che non erano affatto morti, ma continuavano a vivere

e a sentirsi uomini come prima. Erano ancora forniti di intelletto e volontà,

avevano pensieri e affetti, sensazioni e desideri simili a quelli che avevano

quando erano nel mondo. Costoro erano gioiosi di questa nuova vita, così

diversa da quella che avevano immaginato. Infatti subito dopo la morte

ognuno inizialmente si ritrova nella stessa condizione di vita che possedeva

quando viveva nel mondo, però in seguito questa condizione viene cambiata

per lui in Cielo o inferno. Essi stessi si meravigliavano della propria ignoranza

e del proprio accecamento su ciò che si riferisce alla vita dopo la morte.

Soprattutto si stupivano che gli uomini di chiesa fossero nell’ignoranza come

gli altri, mentre più degli altri avrebbero dovuto essere nella luce. Per la prima

volta si rendevano conto che le cose mondane e corporali avevano invaso e

riempito la loro mente al punto da esser divenuti incapaci di elevarsi fino alla

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

138

luce del Cielo; infatti più si penetra nelle cose corporali e mondane, più le si

ama come avviene al giorno d’oggi, e più si viene avvolti da fitte tenebre.

313 - Molti eruditi del mondo cristiano si stupiscono quando dopo la

morte si vedono ancora dentro un corpo, vestiti di abiti e collocati dentro

delle case come avveniva nel mondo. Quando ricordano le loro credenze sulla

vita dopo la morte, l’anima, gli spiriti, il Cielo e l’inferno, sono pieni di

confusione e si rendono conto di aver avuto pensieri folli, mentre i semplici di

fede hanno avuto pensieri più saggi di loro. Certi eruditi che si erano

confermati in questi errori erano completamente chiusi verso il Cielo e aperti

invece verso il mondo, e di conseguenza verso l’inferno. Infatti l’uomo che

riceve le cose del mondo senza essere aperto alle cose del Cielo, crea in sé

l’inferno.

314 - Si può dire che l’inferno proviene dal genere umano perché le menti

angeliche e le menti umane sono simili. Godono entrambi della capacità di

capire, percepire e volere; sono stati formati per ricevere il Cielo, per essere

aperti alla saggezza. Durante la vita nel corpo, non hanno acquisito tanta

saggezza perché nel corpo la mente spirituale dell’uomo pensa in termini

naturali. Diversamente avviene quando si libera dai legami che lo tengono

legato al corpo: allora non pensa più in termini naturali, ma spirituali, e

quando pensa spiritualmente pensa cose che sono incomprensibili e ineffabili

per l’uomo naturale; in questo modo acquisisce la saggezza degli angeli. E’

quindi evidente che l’interiorità dell’uomo, che è chiamata spirito, è nella sua

essenza un angelo. Dopo che si è liberato dal corpo terreno, questa interiorità

conserva una forma umana come l’angelo. Abbiamo visto dal n. 73 al n. 77 che

l’angelo ha una perfetta forma umana. Quando però l’interiorità dell’uomo è

stata aperta soltanto verso il basso, e non verso l’alto, dopo la liberazione dal

corpo conserva sì una forma umana, ma odiosa e diabolica perché non può

guardare verso il Cielo: guarda soltanto verso l’inferno.

315 - Chi è stato istruito sull’ordine divino, può capire che l’uomo è stato

creato per divenire un angelo, perché l’ordine divino si conclude proprio in lui

(vedi n. 304). La razza umana è il vivaio del Cielo.

316 - Il Signore è risuscitato non soltanto con lo spirito ma anche col

corpo, perché quando era nel mondo ha glorificato, cioè ha reso divino tutto

ciò che in lui era umano. In effetti l’anima che gli veniva dal Padre era la

divinità stessa, e il corpo divenne simile all’anima, e quindi divino. Il Signore

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

139

è quindi risuscitato nello spirito e nel corpo, cosa che non avviene con nessun

uomo. Ai suoi discepoli che vedendolo credevano di vedere uno spirito, egli

disse: Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!

Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne o ossa come

vedete che io ho (Luca 24, 36-39). Con queste parole egli voleva indicare di

essere uomo, non soltanto nello spirito ma anche nel corpo.

317 - Affinché si sappia che l’uomo continua a vivere dopo la morte e

secondo la vita che ha condotto nel mondo va in Cielo o all’inferno, mi sono

state mostrate molte cose sullo stato dell’uomo dopo la morte. Esse saranno

discusse quando si tratterà del mondo degli spiriti.

I PAGANI, O I POPOLI CHE VIVONO FUORI DALLA CHIESA, IN CIELO

318 - Si crede generalmente che coloro che sono nati fuori dalla chiesa e

che vengono chiamati pagani o non-cristiani, non possano essere salvati,

perché non hanno la Scrittura e non conoscono il Signore, senza il quale non

esiste salvezza. Tuttavia e dato sapere che anch’essi sono salvati dalla

misericordia del Signore che è universale, cioè si esercita nei confronti di ogni

uomo. I pagani nascono uomini, esattamente come coloro che sono dentro la

Chiesa; sono anche più numerosi e non è colpa loro se non conoscono il

Signore. Chiunque pensi con buon senso; si rende conto che l’uomo non è

nato per l’inferno, perché il Signore è l’amore personificato e il suo amore

vuole salvare tutti gli uomini. Ha anche provveduto a far sì che tutti abbiano

una religione e attraverso questa una conoscenza del divino e una vita

interiore; infatti vivere secondo le credenze religiose è vivere interiormente.

319 - Il punto primo e più importante di tutte le religioni è riconoscere il

divino, e una religione che non riconosca questo non è una religione. I

precetti di tutte le religioni riguardano il culto, cioè il modo in cui il divino

deve essere adorato affinché l’uomo possa essere da lui accettato. Come i

cristiani, anche i pagani hanno una vita morale, a volte migliore di quella dei

cristiani. L’uomo la cui vita morale è improntata a principi spirituali ha il

Cielo in sé. I pagani, anche se non sono nel vero nella loro vita del mondo, ne

sono comunque informati nell’altra vita sulla base dell’amore.

320 - Tra i pagani c’era uno spirito che nel mondo era vissuto nel bene

della carità secondo la sua religione. Avendo sentito dei cristiani ragionare su

ciò che si deve credere, fu sorpreso dalle loro osservazioni, benché essi

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

140

ragionassero in modo molto più perfetto e fine degli uomini, specie con

riferimento al bene e al vero. Egli disse dunque loro che non gli piaceva

sentire quelle discussioni perché essi ragionavano in base alle apparenze e alle

illusioni, e li istruì con queste parole: Se io sono buono, in base a questo bene

posso sapere quali cose sono vere, e le cose vere che non conosco posso

ugualmente capirle e riceverle.

321 - Ho capito da numerosi esempi che i pagani sono accettati nell’altra

vita quando sulla terra hanno avuto una vita morale, sono stati obbedienti e

subordinati, sono vissuti nella carità reciproca secondo la loro religiosità e

hanno quindi avuto una coscienza. Gli angeli li istruiscono nel vero e nel bene

della fede con un’attenzione particolare. Durante questa istruzione essi si

comportano con modestia, intelligenza e saggezza, e ricevono facilmente le

verità e se ne compenetrano. Essi non hanno in sé alcun principio sbagliato

che occorra distruggere né alcuna idea scandalosa contro il Signore, come

avviene invece a numerosi cristiani che pensano che il Signore sia un uomo

qualunque. Quando i pagani apprendono che il Signore si è fatto uomo e si è

manifestato al mondo, lo riconoscono subito e lo adorano perché è il Dio del

Cielo e della terra e il genere umano gli appartiene. Nell’universo c’è un gran

numero di terre abitate. Solo alcuni dei loro abitanti sanno che il Signore ha

rivestito il corpo umano su questa nostra terra, ma dato che essi adorano il

divino, sono subito accettati dal Signore.

322 - Presso i pagani, come presso i cristiani, ci sono dei saggi e dei

semplici. Per conoscerli meglio, mi è stato concesso di intrattenermi con loro

durante ore e anche giorni interi. Al giorno d’oggi non ci sono dei saggi come

ce n’erano nei tempi antichi, specialmente nella chiesa antica, che si era

estesa in una gran parte dell’Asia, in molte nazioni. Affinché sapessi che cosa

sono stati questi saggi, mi è stato permesso di intrattenermi familiarmente

con alcuni di loro. Con uno di questi in particolare ho parlato di diversi

argomenti, e ho ragione di credere che egli sia stato Cicerone. Con lui parlai di

saggezza, intelligenza, ordine, e anche della Scrittura e infine del Signore.

Sulla saggezza, egli mi disse che non esiste altra saggezza che quella relativa

alla vita; che l’intelligenza procede dalla saggezza; che l’ordine esiste grazie al

Dio supremo e che vivere in questo ordine significa essere saggi e intelligenti.

Quanto alla Scrittura, di cui gli lessi qualche passo tratto dai Libri Profetici,

egli ne traeva gran diletto, specie perché ogni nome e ogni parola

significavano cose interiori. Mi resi conto chiaramente che il suo pensiero

interiore era stato aperto. Infine gli parlai del Signore; ed egli mi disse che

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

141

conosceva molte cose su di lui ed era convinto che il genere umano non

potesse essere salvato in altra maniera.

323 - Mi è stato anche concesso di parlare con altri saggi vissuti nei tempi

antichi. Essi erano in grado di leggere i miei pensieri. Anche a loro lessi alcuni

passaggi della Scrittura e vidi che ne provavano gran piacere perché ne

intendevano i significati celesti e spirituali.

324 - I pagani che esistono oggi non sono così saggi, ma la maggior parte

di loro è semplice di cuore; quelli tra loro che sono vissuti nella carità,

ricevono la saggezza nell’altra vita.

325 - Quando i pagani arrivano nell’altro mondo, vengono istruiti dagli

angeli sulla dottrina cristiana, che più di ogni altra sulla terra prescrive

l’amore e la carità, anche se pochi vivono conformemente a questa dottrina.

Alcuni di loro, quando vivevano nel mondo, avevano saputo che i cristiani

conducono una vita malvagia, vivono negli adulteri, negli odi, nei litigi e in

altri vizi che i pagani hanno in orrore perché vanno contro le loro religioni.

Essi temono quindi di essere istruiti nella religione cristiana. Quando però

apprendono dagli angeli che la dottrina cristiana insegna tutt’altre cose, e che

quindi solo alcuni cristiani vivono meno moralmente dei pagani, sono pronti

ad accogliere la loro fede e in seguito adorano il Signore.

326 - I pagani che hanno adorato qualche dio sotto forma di immagine o di

statua, quando arrivano all’altra vita vengono istruiti affinché si sbarazzino di

tali fantasie, e infatti in breve se ne allontanano. In Cielo sono

particolarmente amati gli Africani, perché ricevono più facilmente degli altri il

bene e il vero del Cielo. Essi desiderano soprattutto essere chiamati

obbedienti, e non fedeli. I cristiani, dicono, avendo la dottrina della fede,

possono essere chiamati fedeli; ma non loro.

327 - Mi sono intrattenuto con alcuni spiriti che avevano vissuto nella

Chiesa antica, quella che esisteva dopo il diluvio e si estendeva in un gran

numero di regni, in Assiria, Mesopotamia, Siria, Etiopia, Arabia, Libia, Egitto,

fino a Tiro e Sidone e alla terra di Canaan al di qua e al di là del fiume

Giordano. Questi spiriti al tempo loro avevano saputo che il Signore doveva

venire, avevano ricevuto il bene della fede, ma se ne erano allontanati per

divenire idolatri. Essi si trovavano a sinistra, in un luogo oscuro, ed erano

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

142

miserabili. Il loro linguaggio era come il suono di un flauto che non emetta

che un solo tono. Mi dissero che erano in quel luogo da secoli e ne uscivano

solo per compiere vili servizi agli altri. Pensai allora alla sorte riservata

nell’altra vita a certi cristiani idolatri – non esteriormente ma interiormente.

Essi adorano sé e il mondo, e in Cuor loro negano il Signore.

328 - La Chiesa del Signore è diffusa in tutto il globo, è universale e in essa

sono compresi tutti coloro che sono vissuti nel bene della carità secondo la

loro religiosità.

I BAMBINI IN CIELO

329 - Certe persone credono che soltanto i bambini nati nella Chiesa

volino in Cielo. E lo spiegano dicendo che questi bambini sono stati battezzati

e quindi iniziati alla fede della Chiesa. Queste persone però sanno benissimo

che col battesimo non si ottiene né il Cielo né la fede. Il battesimo è soltanto

un segno e un pro-memoria del fatto che l’uomo deve essere rigenerato. Gli

ricorda che, essendo nato all’interno della Chiesa, può essere rigenerato in

quanto lì si trova la Scrittura che contiene le divine verità attraverso le quali

avviene la rigenerazione; nella Chiesa è inoltre conosciuto il Signore che

produce tale rigenerazione. Occorre tuttavia sapere che tutti i bambini,

ovunque siano nati, dentro o fuori la Chiesa, da genitori pii o empi, quando

muoiono sono ricevuti dal Signore. In Cielo vengono allevati, istruiti secondo

l’ordine divino, ricevono dimostrazioni d’amore e imparano a conoscere il

vero e il bene. In seguito, a seconda del loro perfezionamento in intelligenza e

saggezza, sono introdotti in Cielo e divengono angeli. Usando la ragione, si

può facilmente capire che nessuno è stato creato per l’inferno, ma anzi tutti gli

uomini sono nati per il Cielo. Se uno va all’inferno, è unicamente per colpa

sua, e il bambino non può ancora essere in errore.

330 - I bambini che muoiono rimangono bambini nell’altra vita, con le

stesse caratteristiche infantili, la stessa innocenza nell’ignoranza, la stessa

delicatezza in tutto. Essi seguono un apprendistato per divenire angeli, perché

i bambini non sono angeli, ma lo divengono. Tutti coloro che lasciano il

mondo si ritrovano in uno stato simile a quello in cui erano in vita, bambino,

adolescente, uomo adulto o vecchio che siano; in seguito però il loro stato

viene cambiato. Tuttavia la condizione dei bambini supera quella degli altri

perché essi sono nell’innocenza e il male che deriva da una vita attiva non si è

ancora radicato in loro. E l’innocenza è di una tale qualità che tutte le cose del

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

143

Cielo possono esservi seminate e crescervi, perché l’innocenza è il ricettacolo

del vero della fede e del bene dell’amore.

331 - La condizione dei bambini nell’altra vita è ben superiore a quella dei

bambini nel mondo, perché sono rivestiti di un corpo simile a quello degli

angeli, e non di un corpo terreno. Il corpo terreno è per se stesso pesante e

non riceve le sue prime sensazioni e i suoi primi movimenti dal mondo

spirituale, bensì dal mondo naturale. I bambini che vivono nel mondo devono

dunque imparare a camminare, a fare dei gesti, a parlare. Inoltre i loro sensi

come la vista e l’udito devono aprirsi all’uso. Diversamente avviene coi

bambini nell’altra vita; essendo spiriti, essi agiscono in base alla loro

interiorità, camminano senza bisogno di imparare a farlo, parlano

spontaneamente, si aprono facilmente alle idee perché la loro interiorità e la

loro esteriorità non sono divisi. Anche il loro linguaggio divino è subito

conforme ai pensieri che in loro provengono dall’amore.

332 - Appena i bambini, subito dopo la morte, vengono risuscitati, sono

subito innalzati al Cielo e consegnati ad angeli di sesso femminile che durante

la vita terrena avevano amato teneramente i bambini e al tempo stesso Dio.

Esse li ricevono come se fossero figli loro, perché quando erano nel mondo

hanno amato tutti i bambini con una tenerezza materna; e anche i bambini le

amano come se fossero le loro madri. Ognuna ha tanti bambini quanti ne

desidera. Il Cielo dal quale queste mamme e questi bambini ricevono

l’influsso è quello dell’innocenza, o terzo Cielo.

333 - I bambini hanno tendenze diverse: coloro che sono portati verso gli

angeli celesti si trovano nel Cielo a destra, quelli invece che tendono verso gli

angeli spirituali sono a sinistra. Con riferimento all’Uomo Immenso, essi si

trovano nella zona degli occhi, il che significa che essi sono sotto la vista e

l’influsso immediato del Signore.

334 - In poche parole dirò ora come i bambini sono allevati in Cielo: coloro

che sono incaricati della loro educazione insegnano loro a parlare. Il loro

primo linguaggio è soltanto un suono affettivo, che gradualmente diviene più

distinto via via che le idee e i pensieri entrano in loro; poiché le idee e i

pensieri provenienti dagli affetti costituiscono il linguaggio degli angeli. Nei

loro pensieri, provenienti dall’innocenza, sono inizialmente insinuate le cose

che appaiono davanti ai loro occhi e sono gradevoli; essendo queste di origine

spirituale, sono aperte all’influsso del Cielo. Così di giorno in giorno essi si

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

144

perfezionano sempre più. Dopo questa prima età, essi vengono trasferiti in un

altro Cielo, dove sono istruiti da dei maestri, e così via di seguito.

335 - I bambini vengono istruiti principalmente attraverso immagini

adatte alla loro mentalità e al loro animo. Non è possibile immaginare fino a

che punto queste immagini siano belle e al tempo stesso piene di saggezza

interiore. Così a gradi in loro viene sviluppata l’intelligenza che proviene dal

bene. Mi è stato concesso di descrivere qui due immagini che ho potuto

vedere; da questa si potranno giudicare le altre. Gli angeli rappresentarono

prima il Signore che esce dal sepolcro, e al tempo stesso l’unione della Sua

umanità con la Sua divinità; questo avveniva in maniera saggia, innocente e

infantile, superiore ad ogni saggezza umana.

Il sepolcro appariva inizialmente da solo, quindi circondato da una sorta di

atmosfera liquida, che ricordava l’idea del battesimo; quindi appariva il

Signore che usciva dal sepolcro, si avvicinava a loro e li portava con sé in

Cielo: e questo veniva mostrato con una prudenza e una pietà incomparabili.

Altre immagini, simili a giochi adatti al carattere dei bambini, aiutano a

portarli verso la conoscenza del bene e del vero.

336 - Mi è anche stato mostrato fino a che punto l’intelletto dei bambini è

dolce e tenero e può essere aperto al Signore, il quale influisce sulle loro idee,

come del resto fa con gli adulti. Nessun principio sbagliato o malvagio

impedisce ai bambini di comprendere la verità, di ricevere il bene e di

giungere alla saggezza. E’ quindi evidente che i bambini non pervengono allo

stato angelico subito dopo la morte, ma vi sono introdotti successivamente

attraverso la conoscenza del bene e del vero secondo l’ordine celeste. Il

Signore conosce i minimi dettagli del loro carattere e influisce su ognuno nel

modo più appropriato e adatto alle loro inclinazioni.

337 - Mi è stato anche mostrato come ogni cosa venga loro insinuata

attraverso i piaceri e le gioie che convengono al loro carattere. Ho visto

bambini vestiti con la più grande eleganza; intorno al petto e alle braccia

avevano ghirlande di fiori che brillavano di colori affascinanti e celestiali. Una

volta ho visto dei bambini in compagnia delle loro governanti in un giardino

paradisiaco ornato di alberi e cespugli di lauro che formavano dei porticati

con viali che conducevano verso l’interno. Quando i bambini, elegantemente

vestiti, entrarono, i fiori dei porticati risplendettero in maniera affascinante.

Attraverso questi piaceri e queste gioie il Signore insinua loro

incessantemente i beni dell’innocenza e della carità.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

145

338 - Mi è stato anche mostrato, attraverso una via di comunicazione

molto comune nell’altra vita, quali sono le idee dei bambini quando vedono

degli oggetti. Tutti gli oggetti in generale e in particolare sono come vivi per

loro: così che in ogni concetto e idea c’è la vita. Mi sono anche reso conto che

idee quasi simili esistono presso i bambini della terra quando sono intenti ai

loro giochi infantili, perché non possono riflettere come gli adulti per

distinguere ciò che è animato da ciò che non lo è.

339 - I bambini che sono portati verso gli angeli celesti si distinguono

facilmente perché agiscono in maniera dolce; quelli invece che hanno una

tendenza spirituale non hanno questa dolcezza, ma presentano una sorta di

vibrazione leggera in tutto ciò che a loro si riferisce.

340 - Molte persone immaginano che i bambini restino bambini tra gli

angeli del Cielo. Coloro che sono nell’ignoranza circa ciò che è un angelo, si

sono potuti confermare in questa opinione attraverso le immagini che hanno

visto nelle Chiese, dove gli angeli sono rappresentati come bambini. Le cose

però vanno diversamente: dato che sono l’intelligenza e la saggezza a fare

l’angelo, e dato che i bambini ancora non possiedono queste qualità, essi sono

presso gli angeli, ma non sono ancora angeli; lo divengono soltanto quando

hanno acquisito intelligenza e saggezza. Allora - e ciò mi ha stupito - essi non

appaiono più come bambini con un carattere infantile, ma come adulti con un

carattere angelico adulto: sono l’intelligenza e la saggezza a produrre ciò. Via

via che i bambini vengono perfezionati in intelligenza e saggezza, appaiono

più adulti, perché l’intelligenza e la saggezza sono il nutrimento spirituale per

eccellenza. Le cose che nutrono la loro mente nutrono anche il loro corpo, e

questo avviene in base alla corrispondenze, perché la forma del corpo è in

tutto e per tutto la forma esterna dell’interiorità. Bisogna sapere che i bambini

in Cielo, divenendo adulti, non vanno oltre la prima giovinezza, e vi restano

eternamente. Al fine di averne la certezza, mi è stato concesso di parlare con

alcuni che erano stati allevati in Cielo ed erano cresciuti. Ho anche parlato

con dei bambini, e in seguito ho riparlato con loro dopo che erano cresciuti, e

da loro stessi ho appreso tutto il corso della loro vita da una età all’altra.

341 - L’innocenza è il ricettacolo di tutte le cose del Cielo; essa consiste nel

voler essere guidati dal Signore, e non da se stessi. Di conseguenza l’uomo è

nell’innocenza nella misura in cui si allontana da sé. In Cielo i bambini sono

condotti dalla loro prima innocenza, che è esterna ed è chiamata innocenza

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

146

dell’infanzia, all’innocenza interiore, che è quella della saggezza. Questa

innocenza è lo scopo di tutta l’istruzione che ricevono e di tutti i progressi che

fanno.

342 - Parlando dei bambini con gli angeli, ho chiesto loro se i bambini

sono esenti dai mali, dato che non hanno fatto l’esperienza del male come gli

adulti. Mi fu risposto che anch’essi sono nel male, ma che, come tutti gli

angeli, sono distolti dal male e mantenuti nel bene del Signore, in maniera

tale però che a loro sembra di essere nel bene per iniziativa propria. Affinché

però i bambini divenuti adulti non credano erroneamente che il bene viene da

loro stessi, e non dal Signore, a volte sono riportati nei loro mali ereditari e lì

sono lasciati perché sappiano, riconoscano e credano che il bene viene dal

Signore e non da loro stessi. Uno spirito, figlio di un re, che era morto

bambino ed era cresciuto in Cielo, aveva questa opinione errata. Egli fu

dunque riportato nei suoi mali ereditari e io mi resi conto che era portato a

comandare gli altri e che non dava alcuna importanza agli adulteri; quando se

ne fu reso conto, fu ricevuto di nuovo tra gli angeli coi quali era stato in

precedenza. L’uomo nell’altra vita non è mai punito per un male ereditario,

perché questo male non gli appartiene e non ne è quindi colpevole. E’ però

punito per il male che appartiene a lui e che ha compiuto nella vita che ha

vissuto. I bambini divenuti adulti sono rimessi nello stato del loro male

ereditario non per essere puniti, ma perché sappiano che per se stessi non

sono che male. Devono sapere che sono stati elevati al Cielo per la

misericordia del Signore e che non è per loro merito se sono in Cielo; di

conseguenza non devono inorgoglirsi davanti agli altri, perché ciò è contro

l’amore reciproco, contro la verità e contro la fede.

343 - Più volte mi è capitato di trovarmi al centro di un coro di bambini;

essendo essi ancora nella prima infanzia, li sentivo come qualcosa di tenero,

non coordinato, così che non agivano in maniera unitaria, come fanno gli

adulti. Gli spiriti che erano insieme a me non potevano trattenersi, con mia

grande sorpresa, dal dare loro consigli sul modo in cui dovevano esprimersi:

infatti questa tendenza è innata negli spiriti. I bambini resistevano, non

volevano parlare in quel modo, ed erano anche un poco indignati. Sono stato

poi informato che in ciò consiste la tentazione dei bambini, affinché si

abituino non solo a resistere agli errori e al male, ma anche a non pensare,

parlare e agire in base agli altri e di conseguenza a non farsi condurre che dal

Signore.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

147

344 - Da quanto fin qui detto, si può vedere che l’educazione dei bambini

in Cielo consiste nel farli entrare, attraverso la comprensione del vero e la

saggezza del bene, nella vita angelica, che è l’amore per il Signore e l’amore

reciproco in cui consiste l’innocenza.

345 - Ecco la differenza tra coloro che muoiono bambini e coloro che

muoiono adulti: coloro che muoiono adulti hanno, e portano con sé, una base

che hanno acquisito nel mondo terreno e materiale. Questa base, che è la loro

memoria con le sue tendenze naturali, resta invariata dopo la morte e serve al

pensiero come piattaforma su cui affluiscono i pensieri. Di conseguenza

l’uomo dopo la morte corrisponde a questa base di pensiero. Invece i bambini

che sono morti bambini e hanno ricevuto la loro educazione in Cielo, non

hanno questa base perché non portano con sé nulla del mondo materiale né

del corpo terreno. Inoltre essi ignorano di esser nati nel mondo e credono di

essere nati in Cielo. Di conseguenza essi conoscono soltanto la nascita

spirituale che avviene attraverso la conoscenza del bene e del vero e attraverso

l’intelligenza e la saggezza che rendono l’uomo uomo. Dato che queste cose

vengono dal Signore, essi credono e amano credere di essere figli del Signore

stesso. Tuttavia lo stato degli uomini che si evolvono sulla terra può divenire

più perfetto che quello dei bambini che si evolvono in Cielo se questi uomini

rifiutano gli amori corporali e terreni, che sono amori di sé e del mondo, e

accolgono al posto loro gli amori spirituali.

I SAGGI E I SEMPLICI IN CIELO

346 - Si crede che i saggi debbano avere in Cielo più gloria ed eminenza

dei semplici, perché in Daniele è detto: I saggi risplenderanno come lo

splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla

giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Daniele XII, 3).

Poche persone però sanno che cosa si intende per saggi che inducono alla

giustizia. Si crede infatti generalmente che siano gli eruditi e i sapienti, specie

coloro che hanno insegnato nell’ambito della chiesa e hanno superato gli altri

in dottrina e in predicazione, e più ancora coloro che hanno compiuto molte

conversioni. Costoro passano per saggi nel mondo, ma non sono certo i saggi

del Cielo perché la loro saggezza non è quella celeste.

347 - L’intelligenza celeste è un’intelligenza interiore, che trae la sua

origine dall’amore del vero, non in vista di qualche gloria nel mondo o in

Cielo, ma in vista della verità stessa di cui si gioisce intimamente.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

148

348 - In Cielo sono chiamati saggi coloro che sono nel bene; e là sono nel

bene coloro che applicano immediatamente le divine verità alla vita. Infatti le

divine verità divengono un bene quando sono applicate alla vita. Di

conseguenza sono chiamati saggi perché la saggezza appartiene appunto alla

vita.

349 - Tutti coloro che nel mondo hanno acquisito intelligenza e saggezza,

sono ricevuti in Cielo e divengono degli angeli a seconda della qualità e della

quantità della loro intelligenza e della loro saggezza. In effetti l’uomo conserva

e porta con sé dopo la morte tutto ciò che ha acquisito nel mondo, l’aumenta e

lo completa in base al suo amore e al suo desiderio di verità e di bene, ma non

al di là di questo. Tutti ricevono nei limiti in cui possono ricevere; coloro che

hanno avuto molto amore e desiderio ricevono molto, coloro che ne hanno

avuto poco ne ricevono poco. Il grado di amore e desiderio è come una misura

che può essere riempita fino al culmine: si riceve dunque di più se la misura è

grande, e meno se è piccola. Lo dicono queste parole del Signore: Poiché a

chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza (Matteo XXV, 29). Una

buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel

grembo (Luca VI, 38).

350 - Tutti coloro che hanno amato il vero e il bene per il vero e il bene,

sono ricevuti in Cielo. Coloro che li hanno molto amati, sono in una grande

luce e sono chiamati saggi, coloro che li hanno amati poco sono in una luce

minore e sono chiamati semplici; ognuno è nella luce che corrisponde al

grado del suo amore del bene e del vero. Amare il vero e il bene per il vero e il

bene significa volerlo e farlo. Coloro che non lo vogliono e non lo fanno non

l’amano; ma coloro che lo vogliono e lo fanno l’amano, amano il Signore e

sono da lui amati, poiché il bene e il vero vengono dal Signore. L’amore infatti

è reciproco.

351 - Nel mondo si crede che coloro che sono maggiormente istruiti nelle

dottrine della chiesa e della Scrittura, o nelle scienze, vedano la verità con più

penetrazione e profondità degli altri, e siano più intelligenti e saggi; essi stessi

si considerano tali. Tratterò ora della vera intelligenza e della vera saggezza,

dell’intelligenza bastarda e della saggezza bastarda, della falsa intelligenza e

della falsa saggezza.

La vera intelligenza e la vera saggezza consistono nel vedere e capire che

cosa sono il vero e il bene, e di conseguenza il falso e il male; e nel fare la

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

149

giusta distinzione tra queste cose in base all’intuizione e alla percezione

interiore. I veri saggi e i veri intelligenti sono coloro che apprendono ogni

cosa che riguarda il Cielo, sulla base della Scrittura e della Chiesa, e anche ciò

che riguarda il mondo, sulla base delle scienze. Chi apprende queste cose e le

applica alla vita, diviene intelligente e saggio. I semplici invece sono coloro

che sono aperti interiormente, come i saggi, però non hanno coltivato se stessi

nelle verità spirituali, morali, civili e naturali; essi vedono il vero, ma non lo

vogliono di per se stessi. I saggi al contrario sono aperti interiormente e

hanno coltivato se stessi in tutte le verità.

352 - L’intelligenza e la saggezza bastarde consistono nel non vedere e nel

non percepire interiormente il vero e il bene e neppure il falso e il male; ma

soltanto nel credere ciò che gli altri definiscono vero e bene, falso e male, e nel

confermarlo. La luce attraverso la quale essi vedono non è quindi quella del

Cielo, ma quella del mondo, chiamata luce naturale - e in questa luce ciò che è

falso può brillare come ciò che è vero. Tra costoro non sono compresi coloro

che nell’infanzia hanno accettato come vere cose apprese dai loro maestri, a

condizione che in seguito valutino col proprio intelletto, desiderino il bene, lo

ricerchino e lo accettino quando l’hanno trovato.

353 - La falsa intelligenza e la falsa saggezza sono l’intelligenza e la

saggezza prive della conoscenza del divino; infatti coloro che non riconoscono

il divino, ma lo prendono per natura e pensano unicamente in base al corpo e

ai sensi, sono semplicemente dei sensuali anche se il mondo li ritiene sapienti

ed eruditi. Però la loro erudizione non va al di là delle cose che si offrono agli

occhi nel mondo: essi interpretano la Scrittura come il prodotto di intuizioni

razionali e non vedono il divino che è in essa. L’interiorità di queste persone è

chiusa ed essi non vedono il vero e il bene, che per loro sono nel buio, mentre

il falso e il male sono nella luce. Di costoro il Signore ha detto: Pur vedendo

non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono (Matteo

XIII, 13).

354 - Mi è stato concesso di parlare con parecchi eruditi dopo che avevano

lasciato questo mondo, certuni erano stati molto famosi e celebri negli

ambienti colti per i loro scritti, e altri erano stati meno celebri; però tutti

senza distinzione avevano acquisito una certa saggezza. Essi avevano negato

interiormente Dio, ma l’avevano confessato esteriormente, ed erano divenuti

talmente ottusi da non riuscire più a vedere alcuna verità. La loro interiorità

era talmente chiusa che non riuscivano a sopportare alcuna luce celeste, e di

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

150

conseguenza non erano sensibili ad alcun influsso del Cielo. Anche nell’altra

vita ardevano dal desiderio di essere ammirati e celebrati e desideravano con

tutte le loro forze un culto simile a quello reso alle divinità. L’erudizione del

mondo fa questa fine quando non ha ricevuto in sé la luce del Cielo attraverso

la conoscenza del divino.

355 - Questa dunque è la condizione degli eruditi nel mondo spirituale

dopo che hanno lasciato il mondo. L’uomo in effetti porta con sé la propria

memoria naturale, che però non gli consente di produrre nulla nella luce

spirituale, perché non appartiene a questa luce.

356 - Al contrario coloro che hanno applicato ogni conoscenza alla vita,

hanno riconosciuto il divino, amato la Scrittura e vissuto una vita spirituale

morale, hanno acquisito intelligenza e saggezza. Le scienze sono loro servite

per divenire saggi e anche per corroborare le cose che riguardano la fede.

Questi intelligenti e questi saggi risplendono in Cielo come stelle del

firmamento. I semplici del Cielo sono invece coloro che hanno riconosciuto il

divino, amato la Scrittura e vissuto una vita spirituale morale, ma non hanno

coltivato la propria interiorità con le conoscenze e le scienze. La mente umana

infatti è come un humus il cui valore dipende dalla cultura.

I RICCHI E I POVERI IN CIELO

357 - Sull’ingresso in Cielo esistono opinioni diverse; alcuni sostengono

che soltanto i poveri, e non i ricchi possono entrarvi, altri ritengono che vi

abbiano accesso sia i ricchi che i poveri. Altri ancora dicono che i ricchi

possono esservi ricevuti soltanto se rinunciano ai loro beni e divengono come

i poveri. Però coloro che stabiliscono delle differenze tra i ricchi e i poveri con

riferimento al Cielo, non comprendono la Scrittura. Coloro che ne intendono

solo il significato naturale, ma non vedono quello spirituale, cadono

nell’errore nell’interpretazione di diversi passaggi, specialmente per quello

che riguarda i ricchi e i poveri. Per esempio, il passaggio che afferma che è più

facile che un cammello passi per la cruna di un ago piuttosto che un ricco

entri in paradiso; o l’altro che dice che è facile per i poveri entrare in Cielo

appunto perché sono poveri: Beati i poveri perché di loro è il regno dei

Cieli (Luca VI, 20). Coloro che hanno qualche conoscenza del senso spirituale

della Scrittura pensano in modo diverso, sanno che il Cielo è per tutti una vita

di fede e d’amore, ricchi o poveri che siano. Dirò ora che cosa intende la

Scrittura con ricchi e poveri. In base a numerosi incontri con gli angeli, mi è

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

151

stato concesso di sapere con certezza che i ricchi accedono al Cielo con la

stessa facilità dei poveri e che l’uomo non è escluso dal Cielo per il fatto di

essere nell’abbondanza, né ricevuto in Cielo perché è nell’indigenza. Là ci

sono i ricchi come i poveri, e molti ricchi si trovano in una gloria e in una

felicità più grandi di quelle godute dai poveri.

358 - Prima di tutto mi è permesso di dire che l’uomo può acquisire delle

ricchezze e accrescere la propria opulenza se ha occasione di farlo, purché non

lo faccia con furberia o cattive azioni. Può mangiare bene e in modo raffinato,

purché non ne faccia lo scopo della sua vita. Può abitare in case magnifiche a

seconda della sua condizione, conversare con gli amici, frequentare luoghi di

divertimento, parlare delle cose del mondo. Non è necessario che cammini in

atteggiamento costantemente devoto, con viso triste, gemendo con la testa

bassa, ma può essere gaio e gioioso. Non è neppure necessario che regali

quello che ha ai poveri, a meno che non ne sia indotto da un sentimento

d’amore. In una parola, può vivere nella forma esteriore come un uomo di

mondo; e questo non gli impedisce affatto di entrare in Cielo, ammesso che

dentro di sé pensi come si conviene con riferimento a Dio, che agisca con

sincerità e giustizia verso il prossimo. L’uomo in effetti è come sono i suoi

pensieri e i suoi sentimenti, oppure la sua fede e il suo amore; gli atti sono la

diretta conseguenza dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti. E’ dunque

evidente che quello che conta è l’interiorità dell’uomo. Per esempio, chi non

inganna nessuno per timore delle leggi, per non perdere il buon nome o per

altri motivi simili, è una persona che ingannerebbe certamente se lo potesse.

Invece chi agisce sinceramente e non inganna nessuno perché ingannare

significa agire contro Dio e contro il prossimo, non saprebbe ingannare

nessuno anche se potesse farlo. Gli atti dell’uno e dell’altro sembrano simili

nella forma esterna, ma sono del tutto diversi nella forma interiore. Infatti il

primo è all’inferno, il secondo in Cielo.

359 - Dato che l’uomo, nella forma esteriore, può vivere come gli altri,

diventare ricco, organizzare delle cene, abitare e vestirsi elegantemente

secondo la sua condizione e la sua attività, godere dei piaceri della società,

occuparsi di cose mondane e di affari a condizione che dentro di sé riconosca

Dio e sia benevolo verso il prossimo, è evidente che entrare in Cielo non è così

difficile come si potrebbe pensare. La sola difficoltà è resistere all’amore per

se stessi e per il mondo e impedire che prenda il sopravvento, perché è di lì

che derivano tutti i mali. Queste parole del Signore mostrano che non è tanto

difficile entrare in Cielo: Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate

da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristori per le

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

152

vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero

(Matteo XI, 29-30). Il giogo del Signore è leggero perché se l’uomo resiste ai

mali derivanti dall’amore di sé e del mondo, è condotto dal Signore e non da

se stesso; così il Signore l’aiuta a resistere ai mali e a gettarli lontano.

360 - Ho conversato con alcuni spiriti che durante la loro vita terrena

avevano rinunciato al mondo e si erano dedicati a una vita quasi solitaria, allo

scopo di occuparsi di pie meditazioni e staccare il loro pensiero dalle cose

mondane, nella convinzione di poter così entrare in Cielo. Nell’altra vita essi

hanno un carattere triste, disprezzano quelli che non assomigliano a loro, si

indignano per il fatto di non godere di più gioie degli altri ritenendo di averle

ben meritate. Non si preoccupano degli altri, si astengono dai doveri della

carità - che sono in realtà quelli che creano l’unione col Cielo. Questi spiriti

desiderano il Cielo più degli altri, ma quando vengono introdotti là dove sono

gli angeli, portano con sé delle ansietà che turbano la felicità degli angeli.

Sono dunque separati da loro e dopo la separazione si recano in luoghi deserti

dove conducono una vita analoga a quella che conducevano nel mondo.

L’uomo non può essere formato per il Cielo che attraverso i mezzi offerti dal

mondo, e questi mezzi sono in primo luogo quelli della carità verso il

prossimo; non esiste infatti una vera vita di pietà senza carità. Così avviene

che i gesti di carità di una persona che vive nel mondo e negli affari possono

essere più numerosi di quelli di chi vive in isolamento. E in effetti un buon

numero di coloro che sono vissuti nel mondo e hanno praticato il commercio

diventando ricchi, sono in Cielo. In minor numero invece sono coloro che nel

mondo sono pervenuti agli onori e alle ricchezze amministrando la giustizia e

la legge: costoro infatti spesso hanno finito per amare se stessi più del Cielo e

si sono allontanati col pensiero dal divino.

361 - I ricchi in Cielo vivono più degli altri nell’opulenza, certuni abitano in

palazzi risplendenti d’oro e d’argento. Hanno in abbondanza tutte le cose che

servono agli usi della vita, tuttavia il loro cuore aderisce agli usi stessi, e non

alle cose. Nel mondo essi hanno amato l’uso che si può fare delle cose, ed è

per questo che per loro ora le cose risplendono come oro e argento. Il buon

uso delle cose consiste nel provvedere per sé e i propri cari le cose necessarie

alla vita, a cercare l’abbondanza in vista della patria e del prossimo, ai quali il

ricco - più del povero – può fare del bene. Nella misura in cui le ricchezze

sono considerate in vista del bene per il quale possono essere utilizzate, esse

sono buone e portano al Cielo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

153

362 - Tutta diversa è invece la sorte dei ricchi che non hanno creduto al

divino e hanno allontanato dalla propria anima le cose che appartengono al

Cielo e alla Chiesa. Essi si trovano all’inferno, dove non trovano che miseria e

indigenza. E’ così che vengono trasformate le ricchezze quando se ne fa lo

scopo della vita, se ne fa un uso solo personale e terreno, non le si mette al

servizio degli altri. Nell’altra vita queste ricchezze marciscono come un corpo

senz’anima e come una terra umida senza la luce del Cielo. Tale è la sorte di

coloro che amando le ricchezze hanno distolto lo sguardo dal Cielo.

363 - Ognuno conserva dopo la morte i propri desideri e i propri affetti

dominanti; essi gli restano per l’eternità perché lo spirito dell’uomo

corrisponde in pieno al suo amore. Con riferimento a ricchi e poveri, le

ricchezze di coloro che le hanno usate a buoni fini sono trasformate in cose

piacevoli e utili; quelle che sono servite a fini malvagi sono trasformate in

sporcizia - che tuttavia conservano per coloro che così hanno agito il fascino

delle voluttà impure della terra.

364 - I poveri entrano in Cielo non a causa della loro povertà, ma della

loro vita. Ognuno porta con sé la propria vita, ricca o povera che sia stata. Non

c’è misericordia particolare per uno piuttosto che per un altro; chi ha vissuto

bene è ricevuto in Cielo, chi ha vissuto male è rifiutato. Inoltre sia la povertà

che l’opulenza possono allontanare l’uomo dal Cielo. Molti poveri non sono

contenti della loro sorte, hanno grandi ambizioni e credono che le ricchezze

siano delle benedizioni; se non riescono a ottenerle si irritano e pensano male

della divina provvidenza. Invidiano agli altri tutti i loro beni, li ingannano

quando se ne presenta l’occasione e vivono in voluttà impure. Diversamente

avviene dei poveri che sono contenti della loro sorte, diligenti nel loro lavoro,

preferiscono essere operosi che oziosi e agiscono con sincerità e fedeltà

vivendo al tempo stesso una vita cristiana. Mi sono più volte intrattenuto con

spiriti che erano stati contadini o comunque gente povera, e che in vita

avevano creduto in Dio e avevano agito con giustizia e onestà nel loro lavoro.

In Cielo essi conducevano una vita felice ed erano istruiti dagli angeli sulla

fede e la carità.

365 - Da quanto fin qui detto, si vede chiaramente che sia i ricchi che i

poveri possono accedere al Cielo, senza differenze di alcun genere. Si crede

che i poveri vi pervengano con più facilità perché non è capito il passaggio

della Scrittura che li riguarda. Nel senso spirituale, i ricchi sono coloro che

hanno in abbondanza la conoscenza del bene e del vero, e coloro che sono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

154

all’interno della Chiesa e conoscono la Scrittura. I poveri sono coloro che non

possiedono questa conoscenza e che tuttavia la desiderano, e anche coloro che

sono fuori dalla Chiesa e non conoscono la Scrittura. Quando Matteo (XIX,

24) dice che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago

piuttosto che un ricco entri nel regno dei Cieli, intende colui che lo è nei due

sensi, quello naturale e quello spirituale. Nel senso naturale, il ricco abbonda

in ricchezza e le ama con tutto il cuore; nel senso spirituale è inteso colui che

abbonda di scienza e conoscenza, che sono le ricchezze spirituali, e che

attraverso queste vuole entrare in Cielo. Ed è più facile che un cammello passi

per la cruna di un ago prima che questo possa avvenire. Nel senso spirituale il

cammello significa la facoltà di apprendere e la conoscenza in generale; la

cruna di un ago è la verità spirituale. Oggi nessuno sa che il cammello e la

cruna di un ago hanno questi significati, perché fino ad oggi la scienza che

insegna il senso spirituale contenuto nella lettera della Scrittura non è stata

ancora rivelata. In effetti ogni parola della Scrittura ha un senso naturale e un

senso spirituale. La Scrittura è stata infatti composta attraverso le

corrispondenze delle cose naturali con le cose spirituali. In Arcana

Coelestia sono rivelati molti di questi significati spirituali.

I MATRIMONI IN CIELO

366 - Poiché il Cielo è composto dal genere umano, gli angeli sono dei due

sessi; poiché fin dall’inizio della creazione la donna è stata fatta per l’uomo e

l’uomo per la donna, ed essendo l’amore innato nell’uno e nell’altro, ne

consegue che in Cielo ci sono dei matrimoni come sulla terra, che però

differiscono molto dai matrimoni terreni. Descriverò ora la differenza tra

questi due matrimoni.

367 - Il matrimonio nei Cieli è l’unione di due anime in una sola. L’anima,

o mente, è costituita da due parti, l’intelletto e la volontà; quando queste due

parti agiscono all’unisono, formano una sola anima. Il marito ha il ruolo

dell’intelletto, la sposa quello della volontà. Quando questa unione che fa

parte dell’interiorità discende fino al corpo, è percepita e sentita come amore;

questo amore è l’amore coniugale. E’ quindi evidente che l’amore coniugale

trae la sua origine dall’unione di due anime in una sola, e ciò è chiamato in

Cielo coabitazione. Si dice allora che essi sono uno, e non due, e due sposi in

Cielo sono chiamati non due angeli, ma un angelo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

155

368 - Tale unione del marito e della sposa risale alla creazione stessa. In

effetti l’uomo nasce per essere intellettuale, per pensare in base all’intelletto, e

la donna nasce per essere volitiva, per pensare in base alla volontà. Lo si vede

chiaramente anche dal carattere, perché l’uomo agisce secondo la ragione e la

donna secondo gli affetti. E anche in base alla forma, perché l’uomo ha il volto

più rude e meno bello, la parola più grave, il corpo più duro, mentre la donna

ha il volto più dolce e più bello, la parola più tenera, il corpo più morbido.

Un’analoga differenza esiste tra l’intelletto e la volontà, o tra il pensiero e

l’affetto, e anche tra il vero e il bene e tra la fede e l’amore; perché il vero e la

fede appartengono all’intelletto e il bene e l’amore appartengono alla volontà.

E’ per questo che nella Scrittura il giovanotto e l’uomo rappresentano la

verità, e la vergine e la donna rappresentano il bene.

369 - Ognuno, uomo o donna che sia, gode di un intelletto e di una

volontà, ma nell’uomo predomina l’intelletto e nella donna la volontà, e il

carattere della persona dipende dall’elemento dominante. Nei Cieli non esiste

alcun predominio nei matrimoni perché la volontà della sposa è anche quella

del marito, e l’intelletto del marito è anche quello della sposa, perché ciascuno

desidera volere e pensare come l’altro, e ciò crea l’unione. Questa unione è

reale: in effetti la volontà della sposa entra nell’intelletto del marito, e

l’intelletto del marito nella volontà della sposa. Ciò avviene principalmente

quando si guardano in volto. In Cielo vi è comunione di affetti, specialmente

tra gli sposi che si amano reciprocamente.

370 - Gli angeli mi hanno detto che nella misura in cui due sposi sono in

una tale unione, sono nell’amore coniugale, e al tempo stesso nell’intelligenza,

nella saggezza e nella felicità. L’amore coniugale è il piano per eccellenza

dell’influsso divino, perché è il matrimonio del vero e del bene.

371 - Il divino che procede dal Signore influisce principalmente nell’amore

coniugale perché l’amore coniugale deriva dall’unione del bene e del vero, che

a loro volta procedono da Dio. Per questa ragione l’unione del vero e del bene

nel Cielo è paragonato a un matrimonio ed è anche chiamato matrimonio, e il

Signore è chiamato fidanzato o marito, e il Cielo con la Chiesa fidanzata o

sposa.

372 - Questa unione è paragonabile a ciò che avviene nell’uomo quando

pensa quello che vuole e vuole quello che pensa; allora il pensiero e la volontà

divengono una cosa sola. Che due sposi nel Cielo non sono chiamati due

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

156

angeli, ma uno solo, è espresso anche da queste parole del Signore: Non

avete letto che il Creatore da principio creò maschio e femmina e

disse: per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a

sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più

due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto,

l’uomo non separi (Matteo XIX, 4-5-6). Qui è descritto il matrimonio

celeste nel quale sono gli angeli, e al tempo stesso il matrimonio del bene e del

vero.

373 - Da quanto procede si può vedere da dove deriva l’amore veramente

coniugale; esso si forma dapprima negli animi, e poi discende nei corpi dove è

sentito e percepito come amore. L’origine di questo amore è spirituale perché

deriva dall’intelletto e dalla volontà.

374 - Ho sentito un angelo descrivere l’amore veramente coniugale e i suoi

piaceri celesti: egli diceva che questo amore è il divino stesso del Signore nei

Cieli, cioè il bene divino e la divina verità uniti a tal punto in due esseri che

essi non sono due, ma uno solo.

375 - Tutti sanno che due sposi che si amano sono uniti interiormente, e

che la cosa essenziale del matrimonio è l’unione degli spiriti o delle menti. E

in quanto tale la loro unione è l’unione del bene e del vero. Anche il falso e il

male si amano, ma questo amore è trasformato poi in inferno.

376 - Da quanto fin qui detto sull’origine dell’amore coniugale, si possono

riconoscere coloro che sono davvero in questo amore e coloro che invece non

vi sono. Coloro che sono nel vero amore coniugale, sono nella divina verità e

nel divino bene; e più autentici sono questa verità e questo bene, più

autentico è l’amore coniugale. E poiché il bene congiunto al vero deriva dal

Signore, ne consegue che non si può essere nell’amore veramente coniugale

senza riconoscere il Signore.

377 - E’ dunque evidente che coloro che sono nell’errore e nel male, non

sono nel vero amore coniugale. Mi è stato concesso di vedere qual è il

matrimonio tra due che sono nell’errore e nel male. Vi sono tra loro degli

incontri lascivi e delle unioni lascive, ma interiormente bruciano di un odio

mortale uno contro l’altro, e questo odio è così grande che non è possibile

descriverlo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

157

378 - L’amore coniugale non può esistere tra due persone che non

appartengono alla stessa religione, perché il vero dell’uno non concorda col

bene dell’altro, e due cose dissimili e discordanti non possono trasformare

due animi in uno solo. Per questa ragione l’origine del loro amore non è

spirituale, e se essi coabitano e si accordano è soltanto per cause naturali. Allo

stesso modo in Cielo i matrimoni avvengono tra persone che appartengono

alla stessa società, perché così sono nello stesso bene e nella stessa verità.

379 - L’amore veramente coniugale non può neppure esistere tra un

marito e più mogli, perché questa situazione ne distrugge l’origine spirituale

che consiste nel trasformare due anime in una sola. Un matrimonio con più di

una sposa è come un intelletto diviso tra parecchie volontà, o come un uomo

legato a parecchie Chiese e non a una sola, così che la sua fede e divisa al

punto da divenire nulla. Gli angeli dicono che è assolutamente contrario

all’ordine divino avere parecchie spose; infatti chi pensa a parecchie spose

diviene come ebbro, il suo amore è lascivo e lo distoglie dal cielo. L’uomo

fatica a comprendere queste cose, perché ben pochi sulla terra sono nel vero

amore coniugale, e quelli che non vi sono non sanno assolutamente niente dei

piaceri interiori che esistono in questo amore, conoscono soltanto un piacere

lascivo che si trasforma in disgusto dopo un breve periodo di coabitazione.

Invece il piacere dell’amore veramente coniugale non soltanto dura fino alla

vecchiaia, ma continua in Cielo, dove si riempie di un piacere interiore che si

perfeziona durante l’eternità. Essi aggiunsero che le beatitudini dell’amore

celeste veramente coniugale si contano a migliaia, ma nessuna è conosciuta

dall’uomo né può essere concepita dalla sua mente.

380 - Il desiderio di dominio di uno sposo sull’altro distrugge

completamente l’amore coniugale e il suo piacere celeste. Come è già stato

detto, l’amore coniugale e il suo piacere consistono nel far sì che la volontà

dell’uno sia quella dell’altro, mutualmente e reciprocamente. Questa

condizione è distrutta dal desiderio di dominio, perché chi domina vuole che

la sua volontà sia anche nell’altro, il quale deve annullare la propria; di

conseguenza non c’è più nulla di reciproco né alcuna unione di amore e di

intenti. Mentre invece questa comunione e questa unione dell’intelletto e

della volontà costituiscono la beatitudine del matrimonio. Quando c’è

dominio, non c’è libertà, i due diventano schiavi, perché anche colui che

domina è schiavo della sua brama di dominare. Tutto questo è

incomprensibile per chi ignora che cos’è la libertà dell’amore celeste. Gli

animi di coloro che vivono un tale matrimonio non sono uniti, ma sono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

158

perennemente in collisione; questa situazione si ripresenta dopo la morte,

quando i due sono riuniti, e si manifesta anzi con più vigore in quanto i due

allora agiscono in base alla loro interiorità. Nell’altra vita infatti l’interiorità è

messa in libertà e non ha più alcuna costrizione esterna come avveniva nel

mondo.

381 - In alcuni si constata un’apparenza di amore coniugale, ma non si

tratta di vero amore coniugale, perché queste persone non sono nel bene e nel

vero. Tale apparenza è dovuta al desiderio di essere serviti, di conservare la

propria tranquillità e le proprie comodità, d’essere curati quando non stanno

bene e quando invecchiano, oppure all’interesse comune per i figli che

entrambi amano; per altri è dovuta al timore di perdere la propria

reputazione, altri sono guidati dalla lascivia. L’amore coniugale può anche

essere diverso tra gli sposi, uno può averne di più e l’altro meno; per cui per

uno c’è il Cielo, per l’altro l’inferno.

382 - L’amore coniugale vero si trova nel Cielo intimo, perché qui gli

angeli sono nel matrimonio del bene e del vero, e anche nell’innocenza. Gli

angeli dei Cieli inferiori sono anche loro nell’amore coniugale, ma nei limiti in

cui sono nell’innocenza, perché l’amore coniugale considerato in se stesso è

uno stato di innocenza. Tra gli sposi che sono nell’amore coniugale vi sono dei

piaceri celesti, dei giochi innocenti quasi simili a quelli dei bambini piccoli,

perché tutto è piacere per l’animo loro. Dato che il Cielo influisce con la sua

gioia in ogni cosa della loro vita, l’amore coniugale è rappresentato nel Cielo

nella forma più bella. Mi è stato detto che gli angeli in Cielo traggono tutti la

loro bellezza dall’amore coniugale.

382 bis) - I matrimoni sulla terra sono fatti anche per la procreazione dei

bambini, e in questo differiscono da quelli celesti dove questo non avviene. Al

posto di questa procreazione, in Cielo vi è una procreazione di bene e di vero.

Questa procreazione rimpiazza l’altra, perché in Cielo ciò che viene amato

sopra ogni cosa è il bene e il vero. Sono dunque bene e verità i risultati dei

matrimoni in Cielo. Per questa ragione nella Scrittura natività e procreazione

significano natività e procreazioni spirituali, che sono quelle del vero e del

bene. La madre e il padre rappresentano il vero congiunto al bene che

procrea; i figli e le figlie, le verità e i beni che vengono procreati; i generi e le

nuore, l’unione di queste verità e di questi beni, e così di seguito. Questo fa

capire che i matrimoni in cielo differiscono da quelli della terra. Nei Cieli ci

sono delle nozze spirituali che non devono essere chiamate nozze, ma unione

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

159

di anime attraverso il matrimonio del bene e del vero. Sulla terra al contrario

ci sono delle nozze che riguardano non solo lo spirito ma anche la carne.

383 - Mi è stato concesso anche di vedere come in Cielo vengono contratti

i matrimoni. In Cielo coloro che sono simili sono uniti, e coloro che non lo

sono sono separati; ogni società è dunque composta di angeli che si

somigliano. I simili sono portati verso i loro simili dal Signore, non da loro

stessi, e questo avviene anche con lo sposo e la sposa il cui mentale può essere

fuso in uno solo. Appena si incontrano essi si amano teneramente, si

considerano sposi e contraggono matrimonio. Quindi tutti i matrimoni del

Cielo provengono dal Signore. Viene celebrata anche una festa, che si svolge

durante una riunione numerosa; ogni società ha consuetudini diverse a

questo proposito.

384 - I matrimoni sulla terra sono santi agli occhi del Cielo perché sono i

vivai del genere umano e anche degli angeli del Cielo (dato che il Cielo

proviene dal genere umano, come è stato spiegato precedentemente) e anche

perché la loro origine è spirituale. Al contrario, gli adulteri, che sono contrari

all’amore coniugale, sono considerati dagli angeli come profanazioni. Nei

matrimoni inquinati da adulterio non c’è verità né bene, e quindi gli angeli

distolgono da essi la loro attenzione. Quando l’uomo commette adulterio per

il suo piacere, il Cielo si chiude per lui e lui non riconosce più il divino. Il

piacere dell’adulterio è infernale ed è diametricalmente opposto a quello del

matrimonio, che è un piacere celeste.

385 - Mi è capitato sovente di parlare con spiriti delle più diverse

tendenze, e di vedere confermato tutto quanto qui esposto.

386 - Mi è stato più volte mostrato come i piaceri dell’amore coniugale

portano verso il Cielo, e quelli dell’adulterio verso l’inferno. Per chi è in Cielo,

ci sono beatitudini e felicità innumerevoli e ineffabili, per chi è all’inferno al

contrario ci sono crudeltà e orrori senza fine. Con adulteri si intendono coloro

che vedono il piacere nell’adulterio e non ne trovano nessuno nel matrimonio.

LE FUNZIONI DEGLI ANGELI IN CIELO

387 - Le funzioni degli angeli nei Cieli non possono essere enumerate né

descritte nei particolari, perché sono innumerevoli e molto varie a seconda dei

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

160

doveri delle società; se ne può parlare solo in termini generali. In effetti, ogni

società ha un dovere particolare da compiere e certe funzioni da svolgere,

come abbiamo visto precedentemente.

388 - Nei Cieli come sulla terra c’è un gran numero di amministrazioni; ci

sono gli affari ecclesiastici, che si occupano del culto divino (n. 221 fino al

227); gli affari civili che si occupano del governo dei Cieli (n. 213 al 220); gli

affari domestici, che si occupano delle abitazioni e delle dimore degli angeli

(n. 183 al 190) e dei matrimoni nel Cielo, di cui abbiamo appena trattato. E’

dunque evidente che all’interno di ogni società c’è un gran numero di funzioni

e amministrazioni.

389 - Tutte le cose nei Cieli sono state istituite secondo l’ordine divino, che

gli angeli osservano ovunque per mezzo delle amministrazioni. Gli angeli più

saggi amministrano le cose di interesse comune o di uso comune, quelli meno

saggi amministrano quelle di interesse o uso particolare, e così di seguito.

Nessun angelo si inorgoglisce per il fatto di avere un compito più alto, perché

ogni compito ha una sua dignità, e tutto viene dal Signore.

390 - Svolgendo con amore il proprio compito, ogni angelo manifesta il

grado del suo amore per il prossimo, e di conseguenza per il Signore, perché è

dal Signore che tutto procede.

391 - Le società in Cielo si distinguono per le attività e gli usi. Vi sono delle

società che hanno cura dei bambini piccoli; altre che li istruiscono quando

crescono; altre si occupano dei semplici e dei buoni nel mondo cristiano e li

conducono verso il Cielo; altre proteggono contro le infestazioni degli spiriti

malvagi, che sono spiriti novizi appena arrivati dal mondo terreno. Certi

angeli si occupano degli spiriti che vivono ancora sulla terra; altri di quelli che

sono all’inferno, e li moderano affinché non si tormentino reciprocamente al

di là dei limiti prescritti. In generale gli angeli di ogni società sono inviati agli

uomini per salvaguardarli dai pensieri e dai desideri sbagliati. Se costoro li

ricevono liberamente, inviano loro buoni sentimenti che li aiutano ad

allontanare le intenzioni malvage. Tutte queste funzioni degli angeli sono

funzioni del Signore svolte attraverso gli angeli, perché gli angeli le svolgono

non per se stessi, ma in base all’ordine divino.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

161

392 - Queste funzioni degli angeli sono le loro funzioni comuni, però

ciascuno ha un suo ruolo particolare, perché ogni uso comune è costituito da

innumerevoli usi particolari, che sono coordinati e subordinati secondo

l’ordine divino e presi insieme formano il bene comune.

393 - Le funzioni ecclesiastiche del Cielo sono svolte da coloro che nel

mondo hanno amato la Scrittura e si sono consacrati alla ricerca del vero, non

per onori e lucro, ma per il bene della loro vita e di quella degli altri. Essi

svolgono il ruolo di predicatori e coloro che superano gli altri in saggezza sono

collocati a un rango superiore. Le funzioni civili sono svolte da coloro che nel

mondo hanno amato la patria e il suo bene comune come il proprio, hanno

esercitato la giustizia secondo l’amore e il diritto. In Cielo ci sono tanti uffici,

amministrazioni e lavori che non è ammissibile citarli tutti: quelli del mondo

sono pochissimi in confronto a quelli del Cielo. Gli angeli che svolgono questi

compiti non li svolgono certo per lucro, perché tutto è loro dato gratuitamente

in Cielo, ma per amore del bene e del vero.

394 - Ognuno in Cielo opera in base alle corrispondenze, e di conseguenza

molti sono coloro che si trovano in uno stato simile a quello che era loro nel

mondo. Infatti lo spirituale e il naturale si corrispondono, con la differenza

tuttavia che in Cielo si vive in uno stato di piacere interiore derivante dalla

vita spirituale, che è interiore e quindi più sensibile alla ricezione della

beatitudine celeste.

LA GIOIA E LA FELICITÀ CELESTI

395 - Rarissimi sono coloro che al giorno d’oggi sanno che cos’è il Cielo e

in che cosa consistono le gioie celesti. Coloro che vi hanno riflettuto, se ne

sono fatti un’idea così comune e grossolana che non si avvicina affatto alla

realtà. Essi hanno riflettuto in base alle gioie esterne dell’uomo naturale;

siccome l’uomo interiore è loro ignoto, non potevano farsi un’idea dei suoi

piaceri e delle sue beatitudini. Se la gioia celeste fosse stata loro spiegata da

coloro che la vivono, la spiegazione non sarebbe stata capita, perché sarebbe

risultata estranea e ignota. Ognuno tuttavia può sapere che l’uomo, quando

lascia il suo uomo esterno o naturale, si trova nel suo uomo interno o

spirituale, il che fa capire che il piacere celeste è un piacere interno o

spirituale, e non esterno e naturale. In quanto tale, è più puro e squisito e

viene avvertito dall’anima e dallo spirito. Ciò che è nello spirito dell’uomo,

permane anche dopo la morte, perché allora l’uomo vive come uomo-spirito.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

162

396 - Tutti i piaceri derivano dall’amore e da nessun’altra cosa; ne risulta

quindi che come è l’amore, così è il piacere. I piaceri del corpo o della carne

derivano tutti dall’amore di sé e del mondo; da questi derivano le

concupiscenze e le voluttà. Invece i piaceri dell’animo o dello spirito derivano

tutti dall’amore per il Signore e per il prossimo; da questo amore deriva

l’attrazione per il bene e per il vero che produce felicità interiore.

397 - Il Cielo in se stesso è colmo di piaceri, al punto che consiste soltanto

di beatitudini e piacere. E’ così perché il divino amore vuole la salute e la

felicità di tutti. Di conseguenza dire Cielo e dire gioia celeste, è la stessa cosa.

398 - I piaceri del Cielo sono ineffabili e innumerevoli. L’uomo che vive

nei piaceri del corpo o della carne non può conoscere uno solo di questi

innumerevoli piaceri né crederci, perché la sua anima non guarda il Cielo ma

il mondo. Questa persona gioisce soltanto nell’onore, nel lucro e nelle voluttà

del corpo e dei sensi. Questi ultimi spengono e soffocano i piaceri interiori che

appartengono al Cielo e persino la credenza nella loro realtà. Una simile

persona sarebbe molto stupita di sapere che esistono piaceri diversi da quelli

terreni, ed è per questo che la gioia celeste non è conosciuta.

399 - Il maggior piacere del Cielo consiste nel fatto che tutti vogliono

comunicare le proprie beatitudini agli altri. Nel Cielo infatti c’è

comunicazione di tutti con ciascuno e di ciascuno con tutti, voluta dal Signore

per comunicare il reciproco amore. L’amore di se e del mondo è invece ben

lontano da questo atteggiamento, essendo un amore distruttivo e opposto agli

amori celesti. Se uno spirito che è sempre vissuto nell’amore di sé e del

mondo si avvicina alle società celesti, la gioia e il piacere di questa società

diminuiscono - mentre lo spirito ne gode.

400 - E’ bene sapere tuttavia che di rado tali spiriti osano avvicinarsi alle

società celesti, e ora dirò qualcosa a questo proposito. Gli spiriti che arrivano

nell’altra vita desiderano ardentemente entrare in Cielo. Quasi tutti credono

che per vivere in Cielo sia sufficiente esservi introdotti e ricevuti. Avendo

questo desiderio, essi vengono indirizzati verso qualche società dell’ultimo

Cielo. Ma quando vi giungono, coloro che sono pieni d’amore per sé e per il

mondo cominciano a provare angoscia, ad essere tormentati interiormente e

sentono in se l’inferno piuttosto che il Cielo. Così finiscono per precipitarsi in

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

163

basso e non hanno pace finché non sono coi loro simili, all’inferno. Spesso è

capitato che tali spiriti abbiano desiderato di conoscere la gioia celeste. Dopo

aver sentito dire che essa risiede nell’interiorità degli angeli, hanno chiesto

che questa gioia fosse loro comunicata, il che è avvenuto perché ciò che

desidera uno spirito che non è ancora entrato in Cielo, gli viene accordato, se

ciò può essere utile. Una volta ottenuta questa comunicazione, essi però

cominciano a tormentarsi e ad essere tormentati da dolori tali da costringerli

a rotolarsi per terra come serpenti. Il piacere celeste produce questo effetto in

coloro che sono nei piaceri di sé e del mondo, perché questi amori sono

assolutamente opposti a quelli del Cielo, e quando gli opposti si incontrano,

ne derivano queste sofferenze. Questo spiega anche la separazione del Cielo e

dell’inferno. In effetti coloro che sono all’inferno, in vita hanno nutrito

esclusivamente l’amore per sé e il mondo, mentre coloro che sono in Cielo

hanno nutrito in vita l’amore per il Signore e per il prossimo. Essendo questi

amori opposti, l’inferno e i Cieli sono stati interamente separati, al punto che

lo spirito di chi è all’inferno non osa uscirne neppure con un dito, in quanto se

lo fa prova dei tormenti e delle torture: cosa di cui sono stato più volte

spettatore.

401 - Chi nella vita terrena vive nell’amore di sé e del mondo, prova dei

piaceri derivanti da questi amori e tutte le voluttà che ne provengono. Al

contrario, chi nella vita terrena vive nell’amore di Dio e del prossimo, non

sente in maniera manifesta il piacere proveniente da questi amori e i buoni

effetti che ne derivano. Sente soltanto una beatitudine quasi impercettibile, in

quanto essa è nascosta nella sua interiorità e resta come velata dal corpo

esteriore e dalle preoccupazioni del mondo. Dopo la morte questo stato viene

completamente cambiato, i piaceri di sé e del mondo divengono dolori e

tormenti, chiamati fuoco infernale, e a volte sporcizie e orrori che

corrispondono alle loro voluttà impure, e che sorprendentemente sono loro

gradite. Al contrario il piacere oscuro e la beatitudine quasi impercettibile di

cui avevano goduto nel mondo coloro che vivevano nell’amore verso Dio e il

prossimo sono allora trasformati in un piacere celeste che diviene percettibile

e sensibile in tutte le maniere. Questa beatitudine che nel mondo era nascosta

a causa delle sensazioni esterne, si rivela quando l’uomo vive nello spirito.

402 - Tutti i piaceri del Cielo sono congiunti alle utilizzazioni e in queste

consistono, perché sono esse i beni dell’amore e della carità in cui si trovano

gli angeli. Un paragone coi cinque sensi del corpo umano mostrerà che i

piaceri del Cielo sono quelli degli usi. A ogni senso è stato dato un piacere a

seconda dell’uso. Il piacere della vista consiste nella bellezza e nelle forme,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

164

quello dell’udito nella armonia, quello dell’odorato negli odori, quello del

gusto nei sapori. Il piacere coniugale, che è il piacere più puro e squisito del

tatto, è superiore a tutti gli altri a causa appunto dell’uso, che è la

procreazione del genere umano e di conseguenza degli angeli del Cielo. Tali

piaceri sono insiti negli organi dei sensi per influsso del Cielo, dove ogni

piacere consiste nell’uso ed è proporzionato all’uso.

403 - Qualche spirito, a causa di un’opinione concepita nel mondo, aveva

creduto che la felicità celeste consistesse in una vita oziosa, dove si fosse

servito degli altri. Fu loro detto che la felicità non consiste mai nel vivere nel

riposo e che se così fosse ciascuno vorrebbe avere per sé la felicità degli altri e

nessuno ne gioirebbe. Una vita simile non sarebbe attiva, ma oziosa, e senza

attività non c’è felicità nella vita. L’arresto della vita attiva è giustificato solo

dal vantaggio di dare nuove forze per poi riprendere con più vigore l’attività

della vita. Mi fu poi mostrato che la vita angelica consiste nel praticare il bene

della carità. Per spiegare a coloro che avevano creduto che la gioia celeste

consistesse nel vivere oziosi gustando una gioia eterna nel riposo, fu loro

concesso di rendersi conto qual era una tal vita. Essi compresero che ben

presto ne sarebbero stati disgustati, perché sarebbe stata una vita senza gioie

e molto triste.

404 - Certi spiriti che si credevano più istruiti degli altri, dicevano che

avevano creduto, quando vivevano nel mondo, che la gioia celeste e la vita

attiva in Cielo consistessero soltanto nel lodare e celebrare Dio. Fu loro

risposto che non è così, Dio non ha bisogno né di lodi né di celebrazioni, ma

vuole che si sia operosi nel bene della carità. Questi spiriti però non

riuscivano a capire che la gioia celeste risiede nel bene della carità, in quanto

loro non vi trovano che l’idea di servizio. Tuttavia gli angeli spiegarono loro

che l’esercizio della carità è accompagnato dalla più grande libertà, perché

questa libertà proviene dall’amore interiore ed è congiunta ad una ineffabile

felicità.

405 - Quasi tutti quelli che arrivano nell’altra vita si immaginano che

l’inferno sia uguale per tutti e che il Cielo sia anch’esso uguale per tutti.

Esistono invece varietà e diversità infinite nell’uno e nell’altro, in nessun caso

il Cielo e l’inferno di uno sono uguali al Cielo e all’inferno di un altro.

Ugualmente mai un uomo, uno spirito o un angelo è simile a un altro,

neppure nel volto. Anche le attività del Cielo sono parimenti varie e

diversificate. L’utilizzazione dell’una non è mai uguale a quella dell’altra, e lo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

165

stesso vale per i piaceri, che sono anch’essi quanto mai diversi. Tuttavia sono

uniti in un ordine tale che si completano reciprocamente, così come si

completano le varie funzioni del corpo, le vene, le fibre, gli organi e le viscere.

Tutti, in generale e in particolare, sono stati talmente consociati che ognuno

vede il proprio bene nel bene dell’altro, quindi ognuno si riflette in tutti e tutti

si riflettono in uno. Per questa ragione generale e particolare agiscono come

se fossero una persona sola.

406 - Qualche volta mi sono intrattenuto sulle condizioni della vita eterna

con spiriti di recente arrivati dall’altro mondo, spiegando loro l’importanza di

conoscere chi è il Signore del regno e qual è la forma di governo. Quando, nel

mondo, si viaggia da un paese all’altro, ci si preoccupa di informarsi del

carattere del suo governo e delle sue particolarità. A maggior ragione si deve

fare la stessa cosa, nel regno dove si deve vivere eternamente. Questi spiriti

dovevano allora sapere che il Signore è colui che governa il Cielo e anche

l’universo, perché chi governa l’uno governa anche l’altro. Essi dovevano

allora sapere di trovarsi nel regno del Signore. Le leggi di questo regno sono le

verità eterne, tutte fondate su questa legge: bisogna amare il Signore al di

sopra di tutte le cose e il prossimo come se stessi. Anzi, se volevano essere

come gli angeli, dovevano amare il prossimo più di se stessi. Essi non furono

in grado di rispondere nulla perché in terra, sebbene queste cose fossero state

loro insegnate, non le avevano credute. Essi si stupivano che in Cielo esistesse

un tale amore e che si possa amare il prossimo più di se stessi. Fu loro

spiegato che quando si lascia il corpo, l’amore si purifica, diviene angelico e

consiste nell’amare il prossimo più di se stessi. In Cielo si gode nel fare del

bene agli altri, mentre non se ne prova alcuno nel fare del bene a se stessi, e

questo è amare il prossimo più che se stessi. Anche nel mondo un tale amore è

possibile: certe persone, per esempio, hanno preferito morire che veder

danneggiati i propri congiunti. L’amore materno induce una madre a patire la

fame piuttosto che vedere i suoi figli mancare di cibo. L’amicizia fa sì che ci si

esponga a dei pericoli per gli amici. Infine è la natura stessa dell’amore che fa

sì che si provi gioia nell’adoperarsi per gli altri, non per profitto personale, ma

a vantaggio della persona amata. Coloro che amano se stessi più degli altri

non possono capire questo, e neppure coloro che nel mondo sono stati avidi di

guadagno, in particolare gli avari.

407 - Uno spirito che nella sua vita terrena aveva esercitato il potere sugli

altri, aveva conservato nell’altra vita l’abitudine e la volontà di comandare. Gli

fu detto che ora si trovava nel regno eterno, dove non poteva più esercitare

alcun potere e dove ognuno è stimato in base al bene e al vero secondo la vita

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

166

che ha condotto nel mondo. In questo regno, come in quelli della terra, si è

apprezzati in ragione delle ricchezze che si possiedono e del favore di cui si

gode presso il principe; qui però le ricchezze sono il bene e il vero, e il favore

del principe la misericordia del Signore. Questo spirito fu colto da confusione

quando apprese che sarebbe stato considerato ribelle se avesse voluto

comandare sugli altri, dato che si trovava nel regno di un altro sovrano.

408 - Ho parlato con spiriti che immaginano che il Cielo e la gioia celeste

consistano nell’essere grandi. Fu loro detto che in Cielo il più grande è colui

che è più piccolo, perché è chiamato più piccolo colui che non ha per se stesso

alcun potere e alcuna saggezza, e non ne vuole avere, ma le riceve dal Signore.

Costui gode della più grande felicità e di conseguenza è il più grande perché

così, grazie al Signore, ha più potere e saggezza degli altri. Il Cielo consiste nel

volere con tutto il cuore il bene degli altri più del proprio e desiderare di

essere utile al prossimo per la sua felicità, senza alcuna idea di ricompensa,

ma solo per amore.

409 - La gioia celeste, come è nella sua essenza, non può essere descritta,

perché compenetra l’intimità degli angeli, la loro vita, ogni loro pensiero e

affetto e di conseguenza il loro linguaggio e le loro azioni. Gli spiriti buoni che

non sono ancora stati innalzati al Cielo e non godono ancora di questo

piacere, quando lo percepiscono dalla sfera d’amore degli angeli sono pervasi

da una tale gioia che cadono in un dolce svenimento. Coloro che desiderano

sapere cos’è la gioia celeste, qualche volta l’hanno provata.

410 - Dato che certi spiriti desideravano sapere in che cosa consiste la

gioia celeste, ne poterono avere una certa percezione, ma non furono in grado

di sostenerla. La gioia che era stata loro concessa non era che una pallida

parvenza della gioia angelica, tanto lieve che sembrava un po’ fredda, e

tuttavia la dicevano celeste al massimo grado. Questo dimostra che nella gioia

celeste ci sono dei gradi, ognuno riceve gioia per quanta ne può sopportare e

non potrebbe ricevere un grado più elevato di gioia perché ne proverebbe

dolore.

411 - Certi spiriti non malvagi ebbero in sorte di cadere in un riposo simile

al sonno e di essere trasportati mentalmente in Cielo. Qui furono istruiti sulla

felicità che vi godono coloro che vi abitano. Rimasero in questo stato una

mezz’ora e poi tornarono al loro stato abituale. Ricordando ciò che avevano

visto, dicevano di essere stati tra gli angeli del Cielo e di avere visto e sentito

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

167

delle cose meravigliose, tutte risplendenti d’oro, d’argento e pietre preziose, di

forme ammirevoli e sorprendentemente varie. Dissero che gli angeli

ricavavano il loro piacere non da queste cose esteriori, ma da ciò che esse

rappresentavano, cioè cose divinamente ineffabili, non descrivibili col

linguaggio umano. Dissero anche di aver visto innumerevoli cose di cui sulla

terra non si ha alcuna idea, perché non contengono in sé alcunché di

materiale.

412 - Quasi tutti quelli che giungono nell’altra vita sono nella più grande

ignoranza sulla beatitudine e la felicità celesti, perché non sanno in che cosa

consiste la gioia interiore e la sua autentica qualità. Se ne fanno un’idea solo

sulla base delle gioie corporali e mondane. Di conseguenza considerano

inesistente ciò che non conoscono. Per far sì che conoscano la gioia celeste, gli

spiriti buoni sono dapprima condotti in soggiorni paradisiaci che superano

ogni immaginazione. Essi credono allora di trovarsi nel paradiso celeste, però

vengono a sapere che non sono ancora nella felicità veramente celeste. In

seguito sono posti in uno stato di pace completa, e confessano che niente

potrebbe esprimere questo stato né darne un’idea. Infine sono messi in uno

stato di innocenza, e così possono sapere in che cosa consiste il bene

spirituale e celeste.

413 - Mi è stato concesso dal Signore di ricercare sovente e a lungo la

felicità delle gioie celesti, affinché potessi sapere in che cosa consistono il

Cielo e la gioia celeste. Conosco dunque questa felicità per esperienza viva, ma

pur conoscendola non posso descriverla. Mi limiterò a dirne qualcosa per

darne un’idea. La gioia del Cielo è un insieme di piaceri e gioie innumerevoli,

fatto di armonie ineffabili legate da un ordine che non sarei mai capace di

descrivere. Tutto deriva da quest’ordine, che giunge fino alle cose più piccole

e fa sì che ogni cosa contribuisca a creare un’unità generale. Le gioie e le

delizie celesti partono dal cuore e si diffondono in ogni fibra con estrema

soavità, così che ogni fibra è fatta solo di gioia e delizia. Tutto sembra fatto di

felicità. Le gioie della voluttà del corpo, paragonate alle gioie celesti, sono

come una nebbia fitta e opaca paragonata all’aria dolce e pura. Mi sono anche

reso conto che questa gioia procede dal Signore.

414 - Coloro che sono nel Cielo avanzano continuamente verso la

primavera della vita; più vivono migliaia di anni, più avanzano verso una

primavera gradevole e felice, che si accresce eternamente secondo i progressi

e i gradi dell’amore, della carità e della fede. Le persone di sesso femminile

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

168

che sono morte vecchie e decrepite e che sono vissute nella fede del Signore,

nella carità verso il prossimo e nell’amore coniugale felice col proprio marito,

ritrovano sempre più il fiore degli anni, e raggiungono una bellezza che

supera ogni idea di bellezza percepibile alla vista. Sono la bontà e la carità che

costituiscono la forma e la fanno risplendere in maniera incommensurabile.

Certi spiriti, avendo visto qualcuno di questi angeli di sesso femminile, sono

stati colti da ammirazione. In una parola, invecchiare in Cielo significa

ringiovanire. Tutti gli angeli godono di queste felicità, le cui varietà sono

innumerevoli.

L’IMMENSITÀ DEL CIELO

415 - Si può concludere che il Cielo del Signore è immenso, il che risulta

chiaramente da quanto è stato detto precedentemente. E’ immenso perché è

composto dal genere umano, e non soltanto dal genere umano che è vissuto

all’interno della Chiesa, ma anche da quello che è nato fuori dalla Chiesa; in

altre parole, da tutti coloro che sono vissuti sulla terra fin dalla sua prima

origine. Chi ha una qualche conoscenza delle diverse regioni della terra, può

vedere quanto è grande la moltitudine degli uomini. Ogni giorno ne muoiono

a migliaia e ogni anno a milioni, e questo da migliaia d’anni. Tutti questi

uomini, dopo la morte, vanno nell’altro mondo, chiamato mondo spirituale.

Non è possibile dire quanti di loro sono divenuti e divengono angeli del Cielo.

Mi è stato detto che nei tempi antichi il numero di coloro che diventavano

angeli era maggiore perché gli uomini vivevano più interiormente e più

spiritualmente ed erano di conseguenza più vicini al Cielo. Ma nelle età

successive questo numero è diminuito perché l’uomo gradualmente è

divenuto più esteriorizzato, ha cominciato a pensare più naturalmente e ad

essere di conseguenza più legato alla terra e ai suoi piaceri.

416 - Si può vedere che il Cielo del Signore è grande e immenso dal fatto

che tutti i bambini sono adottati dal Signore e diventano degli angeli, siano

nati o no dentro la chiesa; il loro numero sulla terra è un quarto o un quinto di

tutto il genere umano. Quando muoiono, i bambini sono accolti in Cielo e qui

allevati. Essi vengono istruiti in base all’ordine divino, imbevuti di bene, di

conoscenza della verità, e via via che si perfezionano in intelligenza e

saggezza, vengono introdotti in Cielo e divengono angeli. Grande è quindi la

moltitudine degli angeli del Cielo che un tempo furono bambini sulla terra,

dagli inizi della creazione fino al tempo presente.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

169

417 - Si può vedere quanto è grande il Cielo del Signore dal fatto che tutti i

pianeti visibili del nostro mondo solare sono delle terre: essi e altri

innumerevoli pianeti dell’universo sono tutti coperti di abitanti. Di questo ho

trattato in un opuscolo a parte, dove affermo che anche gli abitanti di questi

pianeti divengono spiriti e angeli, se vivono in base all’amore e alla verità.

Nell’universo esistono non meno di un milione di terre abitate ognuna da

milioni di abitanti, per centinaia e centinaia di generazioni. Tuttavia gli angeli

mi hanno detto che tutto questo non è niente in rapporto all’immensità del

Signore e alla sua creazione. Queste cose mi sono state dette e mostrate

affinché si sappia che il Cielo del Signore è immenso, interamente composto

dal genere umano, e che il Signore è ovunque riconosciuto come il Dio del

Cielo e della terra.

418 - Si può dedurre che il Cielo del Signore è immenso anche dal fatto che

nel suo complesso il Cielo rappresenta un uomo e corrisponde a tutto ciò che

è nell’uomo, in generale e in particolare, come è stato mostrato e spiegato

precedentemente dal n. 87 al 102.

419 - Mi è stato anche concesso di vedere l’estensione del Cielo abitato e

quella del Cielo non abitato. L’estensione di quest’ultimo è tale che per

l’eternità non potrà essere riempita, neppure se esistessero miriadi di terre

tutte abitate come la nostra.

420 - Certuni credono che il Cielo a un certo punto venga chiuso, una volta

che è pieno; essi non sanno che il Cielo non è mai chiuso e che non è previsto

alcun tempo né alcun numero. Essi non sanno che coloro che la Scrittura

chiama eletti sono coloro che si trovano sulla via del bene e del vero, e

continuano a desiderarli, e per questo vengono chiamati affamati. Altri

pensano che il Cielo sia concesso a tutti per un atto di misericordia, e non

comprendono che il Signore, per misericordia appunto, vi conduce chi lo

riceve. Ricevere il Signore è vivere secondo l’ordine divino e le sue leggi, che

sono i precetti dell’amore e della fede. Essere condotti dalla misericordia

significa essere condotti dal Signore dalla nascita fino all’ultimo momento di

vita nel mondo, e poi per l’eternità nell’altra vita. Occorre sapere che ogni

uomo nasce per il Cielo e vi è accettato se nel mondo accoglie in sé il Cielo; chi

però non l’accoglie, ne è escluso.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

170

IL MONDO DEGLI SPIRITI

LO STATO DELLUOMO DOPO LA MORTE. COSÈ IL MONDO DEGLI SPIRITI

421 - Il mondo degli spiriti non è né il Cielo, né l’inferno; è un luogo, uno

stato intermedio tra l’uno e l’altro; è lì che l’uomo giunge subito dopo la

morte. In seguito, dopo avervi trascorso un determinato tempo che dipende

dalla vita che ha condotto nel mondo, è innalzato al Cielo o precipitato

all’inferno.

422 - Il mondo degli spiriti è un luogo intermedio tra Cielo e inferno, ed è

anche lo stato intermedio dell’uomo dopo la morte. Mi è stato mostrato che

non solo vi è un luogo intermedio al di sotto del quale c’è l’inferno e al di

sopra del quale c’è il Cielo, ma anche uno stato intermedio; infatti per tutto il

tempo che l’uomo vi si trova, non è né in Cielo né all’inferno. Lo stato del

Cielo nell’uomo è l’unione in lui del bene e del vero, lo stato dell’inferno è

quello della congiunzione in lui del male e del falso. Quando nello spirito

dell’uomo il bene si unisce al vero, egli va in Cielo; invece quando il male si

unisce al falso, va all’inferno. Queste unioni avvengono nel mondo degli

spiriti, perché qui l’uomo è appunto in uno stato intermedio. L’unione

dell’intelletto e della volontà equivale all’unione del vero e del bene.

423 - Bisogna in primo luogo dire qualcosa dell’unione dell’intelletto e

della volontà, e dell’identità di questa unione con quella del bene e del vero,

dato che essa ha luogo nel mondo degli spiriti. L’uomo ha un intelletto e una

volontà. L’intelletto riceve le verità e si forma in base ad esse; la volontà riceve

il bene e si forma in base ad esso. Tutto ciò che l’uomo capisce e pensa in base

al suo intelletto, lo chiama vero; tutto ciò che vuole e pensa in base alla sua

volontà, lo chiama bene. Grazie all’intelletto l’uomo può pensare e capire che

una cosa è vera e buona, e grazie alla volontà crede quella verità e fa quel

bene. L’uomo ha però anche la possibilità di pensare in base all’intelletto

escludendo la volontà.

424 - Questa possibilità di pensare in base all’intelletto senza la volontà è

concessa all’uomo affinché possa essere trasformato. L’uomo può essere

trasformato dalla verità, e la verità appartiene all’intelletto. Però, per quello

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

171

che riguarda la volontà, l’uomo è nato nel male e desidera fare del bene

soltanto a se stesso. Vuole appropriarsi del bene degli altri, dei loro onori e

delle loro ricchezze; più riesce a farlo, più ne gioisce. Affinché questa volontà

possa essere corretta e trasformata, all’uomo è concesso di comprendere la

verità e con questo mezzo di sottomettere le tendenze al male che minano la

sua volontà. L’uomo con l’intelletto può pensare la verità, parlarne e metterla

in pratica, però la volontà sovente gli impedisce di compiere questi gesti.

Quando invece l’uomo riesce a conciliare intendimento e volontà, cioè fede e

amore, è pronto per il Cielo.

425 - Quando dunque l’uomo vuole la verità e la compie, ha in se il Cielo;

al contrario quando vuole il male e lo compie, ha in sé l’inferno. Fintanto però

che intelletto e volontà non agiscono all’unisono, l’uomo è in uno stato

intermedio. Affinché dunque l’uomo abbia in sé il Cielo o l’inferno, subito

dopo la morte è condotto nel mondo degli spiriti, dove avviene l’unione del

bene e del vero per coloro che devono essere elevati al Cielo, e l’unione del

male e del falso per coloro che devono essere precipitati all’inferno. In effetti

non è consentito a nessun uomo, né in Cielo né all’inferno, di avere la mente

divisa, cioè di capire in un modo e di volere in un altro: quello che vuole lo

deve capire, e quello che capisce lo deve volere. Nel mondo degli spiriti i

buoni sono messi in compagnia di spiriti buoni e veritieri, e i malvagi in

compagnia di loro simili. Vediamo ora che cos’è il mondo degli spiriti.

426 - Nel mondo degli spiriti c’è un gran numero di persone; tutti arrivano

in un primo momento lì, e vengono esaminati e preparati. Il periodo di

soggiorno in questo mondo non è fisso: certuni appena entrati vengono

elevati al Cielo o precipitati all’inferno, altri vi restano qualche settimana, altri

ancora vi restano degli anni, mai però più di trenta. Le diversità di durata

dipendono dalla corrispondenza o non-corrispondenza dell’interiorità di

queste persone con la loro esteriorità. In seguito sarà detto di più sul modo in

cui nel mondo degli spiriti una persona è condotta da uno stato all’altro e

preparata.

427 - Subito dopo la morte gli uomini che giungono nel mondo degli spiriti

sono divisi dal Signore in maniera molto precisa: i malvagi sono

immediatamente consociati alla società infernale nella quale di preferenza

erano stati nel mondo; i buoni sono immediatamente consociati alla società

celeste nella quale erano stati nel mondo per amore, carità e fede. Sebbene

siano stati separati, tutti quelli che sulla terra sono stati amici e si sono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

172

conosciuti, si riuniscono e conversano tra loro tutte le volte che lo desiderano,

soprattutto i mariti e le mogli, i fratelli e le sorelle. Ho visto un padre parlare

coi suoi sei figli dopo averli riconosciuti, e molti altri parlare coi genitori e gli

amici; avendo però mentalità differenti a causa delle loro diverse vite nel

mondo, si separano dopo poco tempo. Comunque tutti quelli che dal mondo

degli spiriti vanno in Cielo o all’inferno, in seguito non si vedono e non si

conoscono più, a meno che non abbiano mentalità simili derivanti da un

amore simile. Se si vedono nel mondo degli spiriti, e non in Cielo o all’inferno,

è perché coloro che sono nel mondo degli spiriti sono in uno stato simile a

quello che avevano quando erano nella vita del corpo; in seguito invece

raggiungono uno stato d’animo costante nel quale ci si riconosce in base

all’analogia dell’amore. Come è stato spiegato dal n. 41 al 50, la somiglianza

unisce e la diversità separa.

428 - Dato che il mondo degli spiriti è uno stato intermedio tra Cielo e

inferno nell’uomo, di conseguenza è anche un luogo intermedio che ha sotto

di sé l’inferno e sopra i Cieli. Dal mondo degli spiriti non vi è accesso né

all’inferno né al Cielo: tutti gli ingressi all’inferno sono chiusi per questo

mondo, e come uniche aperture ci sono dei buchi e delle fenditure tra le rocce,

ben sorvegliate affinché nessuno vi passi senza permesso. Allo stesso modo

anche il Cielo è stato chiuso da ogni lato, e non vi è altro accesso verso le

società celesti che un camminamento stretto, il cui ingresso è ben sorvegliato.

Nella Scrittura questi accessi sono chiamati le porte dell’inferno e del Cielo.

429 - Il mondo degli spiriti appare come una valle tra le montagne e le

rocce, con alture e conche. Le porte che danno verso le società celesti sono

visibili soltanto a coloro che sono stati preparati per il Cielo e non sono affatto

viste dagli altri. Per andare dal mondo degli spiriti verso tutte le società del

Cielo vi è un solo cammino, che però salendo si divide in un gran numero di

altri cammini. Le porte che danno verso l’inferno sono visibili solo a coloro

che vi devono entrare; allora esse vengono loro aperte e consentono di vedere

antri cupi e tenebrosi che conducono in basso verso un abisso, il quale a sua

volta ha numerose porte. Da questi antri esalano vapori fetidi e nauseabondi,

che gli spiriti buoni fuggono mentre gli spiriti malvagi se ne compiacciono. In

questo senso gli spiriti malvagi possono essere paragonati agli uccelli e agli

animali carnivori, come i corvi, i lupi, i maiali, che accorrono verso i cadaveri

e gli escrementi, attirati dagli odori che ne esalano. Mi è capitato di sentire

uno di questi spiriti malvagi urlare come se fosse stato sottoposto a una

tortura interiore quando avvertì un soffio profumato proveniente dal Cielo,

mentre era tranquillo e beato per le esalazioni emananti dall’inferno.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

173

430 - Anche in ogni uomo ci sono due porte, una che guarda verso

l’inferno e aperta ai mali che ne provengono, e l’altra che guarda verso il Cielo

ed è aperta ai beni che ne vengono emanati. Nell’uomo infatti esistono due

possibili cammini, uno superiore o interno dal quale entrano il bene e il vero

che derivano dal Signore, e uno inferiore o esterno dal quale entrano il male e

il falso che provengono dall’inferno.

431 - Da tutto quanto precede è evidente che ogni volta che sono nominati

gli spiriti si intendono coloro che sono nel mondo degli spiriti, mentre gli

angeli sono coloro che vivono in Cielo.

OGNI UOMO È UNO SPIRITO, PER QUELLO CHE RIGUARDA LA SUA

INTERIORITÀ

432 - Chiunque rifletta con attenzione, si rende conto che non è il corpo

che pensa essendo materiale, ma l’anima che è spirituale. L’anima dell’uomo è

il suo spirito. Questo spirito in effetti è immortale; è lui che pensa dentro al

corpo, che riceve tutto ciò che è spirituale e vive spiritualmente, cioè pensa e

vuole. Tutta la vita razionale che si manifesta nel corpo appartiene dunque

non al corpo, ma allo spirito. Il corpo serve allo spirito come strumento,

esattamente come uno strumento tecnico serve alla forza motrice che lo

anima.

433 - Tutto ciò che vive, agisce e sente nel corpo, appartiene unicamente

allo spirito e non al corpo; ne consegue che lo spirito è l’uomo stesso, o in

altre parole che l’uomo considerato in se stesso è spirito. Di conseguenza

quando il corpo è separato dal suo spirito, cosa che è chiamata morte, l’uomo

resta comunque uomo e continua a vivere. Ho saputo in Cielo che tra coloro

che muoiono alcuni continuano a credere di essere ancora nel loro corpo

freddo steso sul letto, e sanno soltanto che continuano a vivere, con la

differenza però che non riescono a muovere alcuna particella materiale che

appartiene al loro corpo.

434 - Dopo essere stati separati dal loro corpo, gli spiriti vedono, sentono e

capiscono come gli uomini, però non nel mondo naturale bensì in quello

spirituale. Se lo spirito quando vive nel corpo aveva sentito in maniera

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

174

naturale, ciò avveniva per la sostanza materiale che gli era stata aggiunta; al

tempo stesso però sentiva spiritualmente in quanto pensava e voleva.

435 - Queste cose sono state dette affinché l’uomo razionale sia convinto

che l’uomo considerato in se stesso è uno spirito. Il corpo che è stato aggiunto

allo spirito a causa delle funzioni che deve compiere nel mondo naturale e

materiale, non è l’uomo, è soltanto lo strumento dello spirito. C’è chi crede

invece che l’uomo viva e senta in modo parallelo agli animali, e che questi

abbiano uno spirito simile a quello dell’uomo, il quale però muore col corpo.

In realtà invece la parte spirituale degli animali, quella che capisce e agisce,

non è simile a quella dell’uomo, il quale possiede una interiorità nella quale

Dio influisce elevando l’uomo fino a unirlo a Sé. Contrariamente alla bestia,

l’uomo può così pensare a Dio e alle cose divine che appartengono al Cielo e

alla Chiesa, amare Dio ed essere unito a Lui. Ora ciò che può essere congiunto

al divino non può essere dissipato, ma ciò che non può essere congiunto al

divino può essere dissipato. Di questo abbiamo trattato al n. 39, al quale

rimando per approfondire tale aspetto.

436 - Mi è stato concesso di sapere per esperienza che l’uomo è uno spirito

con riferimento alla sua interiorità: se riferissi tutte queste esperienze, dovrei

riempire dei volumi. Io ho parlato a degli spiriti come spirito, e ho parlato

loro anche come uomo. Quando parlavo con loro come spirito essi ritenevano

che anch’io fossi uno spirito, rivestito di una forma umana simile alla loro;

essi infatti non vedevano il mio corpo materiale, ma solo la mia interiorità che

appariva come uno spirito.

437 - Il fatto che l’uomo è uno spirito è confermato dal fatto che dopo la

morte, dopo la separazione dal corpo, continua a vivere come aveva fatto fino

a quel momento. Affinché potessi essere convinto di questo, mi è stato

concesso di parlare con quasi tutti quelli che avevo conosciuto in precedenza

durante la mia vita terrena; con alcuni ho parlato per delle ore, con altri per

settimane e mesi, e con altri ancora per anni interi. E questo mi è stato

concesso perché ne fossi sicuro e potessi renderne testimonianza.

438 - A questo si può aggiungere che ogni uomo durante la sua vita

terrena è con lo spirito in compagnia degli spiriti, anche se non lo sa.

Attraverso questi spiriti, l’uomo buono è unito a una società angelica, e il

cattivo a una società infernale; dopo la morte essi vanno nella rispettiva

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

175

società, cosa che viene sovente mostrata a coloro che dopo la morte arrivano

tra gli spiriti.

439 - Per far meglio comprendere che l’uomo è uno spirito per quello che

si riferisce alla sua interiorità, vorrei riportare quello che capita quando

l’uomo è distaccato dal corpo e portato in ispirito in un altro luogo. Parlo qui

per esperienza.

440 - Ecco che cosa capita quando lo spirito è staccato dal corpo: l’uomo

viene messo in un certo stato che è tra la veglia e il sonno. In questo stato

l’uomo sa solo di essere completamente sveglio. Tutti i suoi sensi sono vigili,

come se fosse nello stato di veglia più perfetto del corpo: vista, udito, tatto

sono più perfetti che mai. In questo stato io ho realmente visto gli spiriti e gli

angeli; li ho anche uditi e, cosa alquanto sorprendente, li ho toccati. Io sono

stato messo in questo stato tre o quattro volte, perché potessi sapere che

spiriti e angeli godono di tutti i sensi e che anche l’uomo ne gode quando il

suo spirito è staccato dal corpo.

441 - Queste esperienze mi hanno mostrato cosa significa «essere portati

in ispirito in un altro luogo». Riferirò una sola esperienza: camminando per le

vie di una città e attraverso la campagna ed essendo in conversazione con

degli spiriti, io sapevo di essere perfettamente sveglio e di vedere tutto come

al solito. Vedevo dei boschi, dei fiumi, dei palazzi, delle case, degli uomini e

tante altre cose; mi fermai alcune ore in questo ambiente, poi di colpo mi

ritrovai nel corpo e mi resi conto di essere in un altro luogo. Finché dura

quello stato non si riflette sul cammino, che può anche essere di parecchi

chilometri; e neppure sul tempo, che può essere di ore o di giorni; non si sente

alcuna fatica. Inoltre si viene condotti senza errori al luogo designato per

strade che si ignorano completamente.

442 - Dopo parecchi anni di conversazioni con gli spiriti, mi è stato

concesso di essere con loro come se fossi stato uno di loro, sebbene il mio

corpo fosse desto.

443 - Dal n. 311 al 317 abbiamo mostrato che l’uomo è uno spirito per

quello che riguarda la sua interiorità; lì è stato anche mostrato che il Cielo e

l’inferno provengono dal genere umano.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

176

444 - «L’uomo è uno spirito per quello che riguarda la sua interiorità»

significa che egli è uno spirito per le cose che appartengono al suo pensiero e

alla sua volontà, perché è grazie a queste che l’uomo è uomo. L’uomo infatti è

tale per la sua interiorità.

LA RESURREZIONE DELLUOMO DAI MORTI E IL SUO INGRESSO NELLA VITA

ETERNA

445 - Quando l’uomo non può più svolgere nel mondo naturale le funzioni

corrispondenti ai pensieri e alle affezioni del suo spirito che gli derivano dal

mondo spirituale, si dice che muore. Questo avviene quando polmoni e cuore

cessano la loro attività. Tuttavia l’uomo in realtà non muore, ma viene

soltanto separato dal corpo che gli è servito nel mondo. L’uomo in se stesso

continua a vivere. Ho detto «l’uomo in se stesso» perché l’uomo non è tale per

il suo corpo, ma per il suo spirito, in quanto è appunto lo spirito che pensa

nell’uomo ed è il pensiero insieme all’inclinazione che fa l’uomo. Ne deriva

che nella morte l’uomo passa soltanto da un mondo all’altro. Per questo

motivo «morte» nel senso interiore del termine significa resurrezione e

proseguimento della vita.

446 - Esiste una comunicazione intima dello spirito con la resurrezione e i

battiti del cuore; una comunicazione del pensiero con la respirazione, e delle

affezioni che fanno parte dell’amore con il cuore. Di conseguenza, dal

momento in cui questi due movimenti cessano nel corpo, vi è subito

separazione perché si tratta proprio di legami la cui rottura lascia lo spirito

abbandonato a se stesso; il corpo allora, restando privo della vita del suo

spirito, diviene freddo e si decompone. Vi è una comunicazione intima dello

spirito dell’uomo con la respirazione e col cuore, perché da questi dipendono

tutti i movimenti vitali, non soltanto nell’insieme ma in ogni singola parte.

447 - Dopo la separazione, lo spirito dell’uomo resta un po’ di tempo nel

corpo, ma soltanto finché il movimento del cuore non si è spento totalmente;

questo varia a seconda della malattia della quale l’uomo muore. Il movimento

del cuore dura in alcuni a lungo, in altri meno. Da quando questo movimento

cessa, l’uomo è resuscitato, ma questo viene compiuto dal Signore soltanto. Il

ritiro dello spirito dell’uomo dal corpo e la sua introduzione nel mondo

spirituale sono comunemente chiamati resurrezione.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

177

448 - Non soltanto mi è stato detto, ma mi è anche stato mostrato come

avvenga la resurrezione: questa esperienza è anzi stata fatta su di me, affinché

avessi una conoscenza piena di questa operazione.

449 - Sono stato ridotto a uno stato di insensibilità dei sensi del corpo, e di

conseguenza quasi allo stato di moribondo; la vita interiore tuttavia era stata

conservata intatta col pensiero, affinché potessi ricevere e trattenere nella

memoria quello che sarebbe avvenuto e quello che capita realmente in coloro

che sono resuscitati dai morti.

Poi mi accorsi che la respirazione del corpo era quasi cessata, e la

respirazione interiore che appartiene allo spirito restava unita a una debole e

tacita respirazione del corpo. Resomi conto di questo, mi fu subito data la

comunicazione dei battiti del cuore col regno celeste, perché questo regno

corrisponde al cuore nell’uomo. Ho visto anche gli angeli di questo regno,

alcuni da lontano, e due che erano invece accanto alla mia testa. Subito dopo

mi fu tolta ogni affezione personale, però mi restavano il pensiero e la

percezione; in questo stato rimasi alcune ore. Gli spiriti che erano intorno a

me si allontanarono credendomi morto; si fece anche sentire un odore

aromatico come quello di un cadavere imbalsamato, perché quando sono

presenti gli angeli celesti ciò che è cadaverico si avverte come un odore

aromatico. Quando gli spiriti sentono questo odore non possono avvicinarsi e

i cattivi spiriti sono allontanati dallo spirito dell’uomo quando questi viene

introdotto nella vita eterna. Gli angeli che erano seduti presso di me

osservavano in silenzio, solo i loro pensieri comunicavano coi miei. Quando i

loro pensieri vengono captati, gli angeli sanno che lo spirito dell’uomo è in

uno stato nel quale può essere ritirato dal corpo. La comunicazione dei loro

pensieri avviene attraverso lo sguardo rivolto verso il volto: è così infatti che

in Cielo avviene la comunicazione del pensiero. Dato che il pensiero e la

percezione mi erano stati lasciati affinché io sapessi e ricordassi in che

maniera avviene la resurrezione, mi rendevo conto che gli angeli esaminavano

prima quali erano i miei pensieri, se erano simili ai pensieri di coloro che

muoiono e che sono in genere tesi alla vita eterna. L’uomo che spira è nel suo

ultimo pensiero finché non distoglie la sua attenzione da quelli che sono stati i

suoi interessi dominanti nel mondo. Poi sentii un’attrazione, come uno

sradicamento della mia mente e del mio spirito dal mio corpo; e mi fu detto

che questo viene compiuto dal Signore, e in ciò consiste la resurrezione.

450 - Quando gli angeli celesti sono accanto al resuscitato, non

l’abbandonano perché amano tutto l’uomo; ma quando lo spirito è tale da non

poter più restare in compagnia di questi angeli e desidera separarsi da loro,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

178

allora vengono gli angeli del regno spirituale del Signore. Sono loro che danno

al resuscitato l’uso della luce, perché prima egli non vedeva niente, pensava

soltanto. Dopo aver dato al nuovo spirito l’uso della luce, gli angeli spirituali

gli fanno tutti i servizi che egli può desiderare nel suo stato, e lo istruiscono

nelle cose che sono nell’altra vita, sempre nei limiti delle sue capacità di

comprensione. Gli angeli amano tutti gli uomini e il loro più grande desiderio

è render loro dei servizi, istruirli e condurli al Cielo; in questo consiste il loro

piacere supremo.

451 - Tuttavia questo stato dell’uomo dopo la morte non dura più di

qualche giorno. Nelle pagine seguenti vedremo come l’uomo viene condotto

da uno stato all’altro, e infine in Cielo o all’inferno. Mi è stato concesso di

sapere queste cose in base a un gran numero di esperienze.

452 - Ho conversato con alcuni resuscitati il terzo giorno dopo il loro

decesso, quando le operazioni di cui abbiamo parlato al n. 449 e 450 erano

state compiute. Tre di costoro li avevo conosciuti nel mondo, e raccontai loro

che in quegli stessi momenti venivano preparate le loro esequie per la

sepoltura dei loro corpi. Sentendo la parola «sepoltura» essi furono colti da

una specie di stupore, e dissero che erano vivi e che nella tomba veniva messo

ciò che era servito loro nel mondo. Erano anche molto stupiti di non aver

creduto, finché erano nel mondo, alla vita dopo la morte, e soprattutto si

meravigliavano del fatto che anche nella Chiesa i più la pensavano come loro.

Coloro che qui in terra non hanno creduto a una vita dell’anima dopo la morte

del corpo, sono estremamente confusi di constatare che sono vivi. Certuni

tuttavia confermano l’impossibilità della vita dopo la morte, per cui vengono

uniti a spiriti simili a loro e separati da coloro che sono stati nella fede. Chi

continua a negare la vita eterna della propria anima, si pone contro il Cielo e

la Chiesa.

DOPO LA MORTE LUOMO HA UNA PERFETTA FORMA UMANA

453 - La forma dello spirito dell’uomo è una forma umana; di questo

abbiamo discusso precedentemente in più occasioni. L’uomo è uomo in base

allo spirito, il quale agisce in ogni parte del corpo, anche nella più piccola, al

punto che la parte in cui lo spirito non agisce, non vive. Il pensiero e la

volontà appartengono allo spirito dell’uomo e non al suo corpo. Se lo spirito,

una volta separato dal corpo, non appare all’uomo nella forma umana, è

perché l’organo della vista del corpo, cioè l’occhio, è materiale e non vede che

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

179

le cose materiali. Quando però l’occhio materiale è velato e non influenza più

l’occhio spirituale, gli spiriti appaiono nella forma, che è la forma umana: e

non soltanto gli spiriti che sono nel mondo spirituale, ma anche quelli che

sono nel mondo naturale e vivono nel corpo materiale.

454 - La forma dello spirito è la forma umana perché l’uomo, quanto allo

spirito, è stato creato secondo la forma del Cielo. Tutte le cose del Cielo sono

simili alle cose che fanno parte della mente dell’uomo. Ciò consente all’uomo

di ricevere l’intelligenza e la saggezza; dire ricevere l’intelligenza e la saggezza,

e dire ricevere il Cielo, è la stessa cosa. Anche di questo abbiamo trattato in

più occasioni precedentemente. Tutto ciò deriva dalla divina umanità del

Signore da cui deriva il Cielo e ogni sua forma.

455 - L’uomo razionale può capire ciò che è appena stato detto, che è tutto

legato e collegato. L’uomo non razionale invece non lo capisce, e questo per

parecchie ragioni, la prima delle quali è che non lo vuole capire, in quanto ciò

si oppone al falso che per lui è divenuto verità. Chi per questo motivo non

vuole capire, ha chiuso la via del Cielo alla propria razionalità. Tuttavia questa

strada può essere aperta a meno che la volontà non le resista. Mi è stato

mostrato attraverso un gran numero di esperienze che l’uomo può capire il

vero ed essere razionale, ammesso che lo voglia. Molto spesso spiriti malvagi

che erano divenuti irrazionali perché nel mondo avevano negato il divino e le

verità della Chiesa, sono stati rivolti da una forza divina verso coloro che

erano invece nella luce della verità; essi compresero allora tutte le verità come

gli angeli e confessarono di capirle e di riconoscerle come autentiche. Quando

però furono ritornati in se stessi e ai loro amori dominanti, non capirono più

niente e parlarono in maniera ben diversa. Ho anche sentito qualche spirito

infernale dire che sa e capisce che quello che fa è male e che quello che pensa

è sbagliato, ma che non può resistere al piacere del suo amore, alla sua

volontà malvagia, la quale porta i pensieri a vedere il male come se fosse bene

e il falso come se fosse vero. Ho così potuto vedere che coloro che sono nel

falso e nel male possono capire e di conseguenza essere razionali, però non lo

vogliono fare perché amano il falso più del vero e il male più del bene. Amare

e volere sono la stessa cosa, perché ciò che l’uomo vuole ama, e ciò che ama

vuole. L’uomo quindi può capire il vero purché lo voglia.

456 - Mi è stato dimostrato da un’esperienza giornaliera durata molti anni

che lo spirito dell’uomo dopo la separazione dal corpo è uomo in una forma

umana. Ho visto migliaia di spiriti, li ho sentiti parlare, ho conversato con

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

180

loro, constatando che essi sono dispiaciuti che nel mondo ci sia ancora una

tale ignoranza su questo soggetto, specie presso gli eruditi e la Chiesa. In

particolare gli eruditi considerano l’anima in base a concetti corporali,

sensuali e la concepiscono come un semplice pensiero, qualcosa di volatile,

puro etere, che non può far altro che essere dissipato dalla morte. La Chiesa,

che in base alla Scrittura crede all’immortalità dell’anima, non ha saputo fare

altro che accordare all’anima qualche vitalità simile a quella del pensiero, ma

le ha rifiutato l’uso di sensi simili a quelli dell’uomo. Per questo molti pensano

all’anima secondo questa dottrina e non riescono a credere che essa sia uno

spirito e abbia forma umana. Ne consegue che la maggior parte di coloro che

arrivano dal mondo sono grandemente stupiti dopo la propria resurrezione

constatando che sono vivi, che sono uomini come prima, che vedono, sentono

e parlano, che il loro corpo possiede il tatto, in una parola che non c’è alcuna

differenza.

457 - Appena l’uomo entra nel mondo degli spiriti, dopo la sua

resurrezione, il suo spirito ha lo stesso volto, lo stesso suono di voce, in una

parola tutto ciò che aveva nel mondo; ciò avviene perché egli è ancora nel suo

stato esteriore e la sua interiorità non è ancora stata aperta. Questo è il primo

stato degli uomini dopo la morte. In seguito però il viso cambia e diviene tutto

diverso. Diviene simile all’amore dominante nel quale si trovava e il suo

spirito quando era nel corpo. Il volto dello spirito dell’uomo differisce molto

da quello del suo corpo; infatti il volto del corpo dell’uomo deriva dai suoi

genitori e quello dello spirito proviene dalle affezioni di cui è l’immagine. E’

questo volto appunto quello che assume lo spirito dopo la vita terrena,

quando ogni esteriorità viene scartata e l’interiorità si rivela. Questo è il terzo

stato dell’uomo. Se nell’altra vita i volti si trasformano, è perché non è

consentito a nessuno di simulare affetti non reali né di conseguenza di

presentare un volto non corrispondente a questi affetti. Tutti senza eccezione

sono obbligati a parlare come pensano e a mostrare col volto e coi gesti la

propria volontà. Ne risulta che i volti di tutti gli spiriti divengono le effigi e le

forme dei loro affetti e delle loro tendenze e che tutti coloro che si sono

conosciuti nel mondo si conoscono anche nel mondo degli spiriti, ma non in

Cielo o all’inferno.

458 - Le facce degli ipocriti vengono cambiate più lentamente di quelle

degli altri, perché essi hanno preso l’abitudine di atteggiare il loro aspetto

esteriore ad immagine di sentimenti buoni. Per lungo tempo il loro aspetto

resta costante. In seguito però anche loro si modificano come gli altri. Gli

ipocriti sono coloro che hanno parlato come angeli, ma dentro di sé non

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

181

hanno riconosciuto che le cose naturali e hanno negato il divino e le cose che

appartengono alla Chiesa e al Cielo.

459 - La forma umana di ogni uomo dopo la morte è tanto più bella

quanto più intimamente egli ha amato le divine verità ed è vissuto in base ad

esse. L’interiorità di ognuno è aperta e configurata secondo l’amore e la vita;

per questo più l’amore è interiore, più è conforme al Cielo e di conseguenza

rende più bello il volto. Gli angeli più belli sono quindi quelli che sono nel

Cielo intimo. La loro bellezza è tale che mai nessun pittore con tutta la sua

arte potrà riprodurla; invece gli angeli dell’ultimo Cielo possono fino a un

certo punto essere imitati con la pittura.

460 - In conclusione rivelerò un arcano che non è ancora stato rivelato da

nessuno: tutto il bene e tutto il vero che procedono dal Signore e costituiscono

il Cielo sono in forma umana, sia in generale che nelle parti più minute.

Questa forma è anche quella del Cielo, di ogni società e di ogni angelo. Già ne

abbiamo trattato dal n. 59 all’86. A questo bisogna aggiungere che la forma

umana è anche la forma di ogni cosa del pensiero che deriva dall’amore

celeste presso gli angeli. Questo arcano però è difficilmente compreso

dall’intelletto umano, mentre è facilmente compreso dagli angeli perché essi

sono nella luce del Cielo.

L’UOMO DOPO LA MORTE È IN POSSESSO DI TUTTI I SUOI SENSI, DELLA

MEMORIA, DEL PENSIERO, DEGLI AFFETTI CHE AVEVA NEL MONDO:

ABBANDONA SOLTANTO IL SUO CORPO TERRENO

461 - Ho acquisito la certezza che l’uomo quando passa dal mondo

naturale al mondo spirituale, cosa che avviene dopo la sua morte, porta con sé

tutto ciò che gli appartiene, eccetto il suo corpo terreno. In effetti, quando

l’uomo entra nel mondo spirituale, ha un corpo come l’aveva nel mondo,

senza differenza apparente: egli infatti non ne vede e non ne sente nessuna.

Tuttavia il suo corpo è spirituale e di conseguenza separato o purificato dalle

cose terrene. Lo spirituale vede e tocca lo spirituale, come il naturale vede e

tocca il naturale. Ne risulta che l’uomo divenuto spirito sa di essere nel corpo

nel quale era anche nel mondo, e di conseguenza non sa di essere morto.

L’uomo-spirito gioisce anche di tutti i sensi interiori ed esteriori di cui godeva

nel mondo: vede, capisce, parla come prima. Ha anche il gusto e l’odorato, e

sente col tatto come prima. Ha delle inclinazioni, dei desideri, pensa, riflette,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

182

ama, vuole come prima. Chi ama gli studi, legge e scrive; in una parola,

quando l’uomo passa ad un’altra vita non fa che passare da un luogo all’altro,

e porta con sé quello che aveva, senza perdere nulla di ciò che gli apparteneva.

Tutto quello che ha sentito nel mondo, visto, letto, imparato, pensato dalla

prima infanzia all’ultimo momento della sua vita, cioè ciò che fa parte della

sua memoria naturale, lo porta con sé. Però gli oggetti naturali che sono nella

memoria e che non possono essere riprodotti nel mondo spirituale, restano in

riposo, come capita all’uomo quando non pensa a questi oggetti; essi sono

però riprodotti quando piace al Signore. Negli articoli che seguiranno

parleremo della memoria e del suo stato dopo la morte. L’uomo in genere non

può credere queste cose sul suo stato dopo la morte, in quanto egli può

pensare solo naturalmente, anche con riferimento alle cose spirituali.

462 - Vi è comunque una grande differenza tra la vita dell’uomo nel

mondo spirituale e la sua vita nel mondo naturale. Coloro che sono nel Cielo

sentono, vedono e capiscono in maniera molto più precisa e pensano in

maniera molto più saggia di quando erano sulla terra. Essi vedono grazie alla

luce del Cielo, che supera di gran lunga quella del mondo e vivono in

un’atmosfera spirituale che è anch’essa infinitamente superiore a quella

terrena. Un paragone che si potrebbe fare tra i sensi interiori e quelli esteriori

è quello tra la luce del mezzogiorno e l’ombra della sera, o tra la luminosità di

un giorno sereno e l’oscurità di un cielo tempestoso.

462 bis. - Mi è stato dimostrato da numerose esperienze che l’uomo uscito

dal mondo conserva prima di tutto la sua memoria. A questo proposito ho

visto e compreso molte cose ben degne di essere menzionate, e ne riporterò

alcune. Certi spiriti negano le infamie e i crimini che avevano commesso nel

mondo; tuttavia queste cattive azioni - adulteri e truffe, furti e inganni -

vengono svelati e messi in luce in ogni dettaglio, insieme ai pensieri e alle

intenzioni, così che non possono essere più negati. L’uomo quindi porta con

sé tutta la sua memoria, e al mondo non c’è nulla di così nascosto da non

divenire manifesto dopo la morte; e questo in presenza di parecchi testimoni,

secondo le parole del Signore: Non vi è nulla di nascosto che non sarà

svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che

avete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce; e ciò che avrete

detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunciato sui tetti

(Luca, XII, 2-3).

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

183

463 - Gli angeli che sono incaricati di svelare le azioni di un uomo dopo la

sua morte esaminano in primo luogo il suo volto. Poi l’ispezione prosegue su

tutto il corpo, cominciando con le dita dell’una e dell’altra mano e

continuando così in tutte le altri parti del corpo. Poiché mi meravigliavo di

questa ispezione, mi fu spiegato che ogni cosa che appartiene al pensiero e

alla volontà è iscritta nel cervello perché è là appunto che sono i principi di

base, però è iscritta anche in tutto il corpo perché tutto ciò che appartiene al

pensiero e alla volontà si estende in tutto il corpo e termina in esso. Quindi

tutte le cose che sono iscritte nella memoria in base alla volontà si ritrovano

non solo nel cervello, ma in tutto l’uomo, secondo l’ordine delle parti del

corpo. In altre parole, tutte le azioni dell’uomo e tutti i pensieri sono iscritti

nell’uomo tutto intero e risultano quindi come stampate in un libro; e quando

uno spirito è visto alla luce del Cielo, le sue azioni e i suoi pensieri vengono

visti come in uno specchio.

464 - La memoria esterna o naturale si conserva nell’uomo dopo la morte;

tuttavia le cose puramente naturali che rientrano in questa memoria non

vengono riprodotte nell’altra vita. Sulla terra l’uomo pensava naturalmente,

cioè intellettualmente e razionalmente. Per questa ragione la memoria esterna

o naturale si riposa nell’altra vita con riferimento al suo contenuto materiale,

appunto perché queste cose non possono essere riprodotte; infatti angeli e

spiriti parlano in base alle tendenze e ai pensieri che fanno parte della loro

mente.

465 - Uno spirito era indignato per il fatto che non riusciva a ricordarsi di

parecchie cose che aveva conosciuto durante la sua vita terrena, e

rimpiangeva la perdita di piaceri che erano stati molto grandi per lui. Gli fu

allora detto che non aveva perduto assolutamente niente e che quello che

aveva saputo in generale e in particolare lo sapeva ancora; ma che nel mondo

dove si trovava adesso non gli era permesso di rievocare tali conoscenze e che

doveva essere contento di pensare e parlare molto meglio, più perfettamente,

senza immergere la sua mente in cose materiali e corporali che nel regno in

cui ora si trovava non erano di alcuna utilità. Gli spiegarono che ora

possedeva tutto ciò che poteva servirgli per la vita eterna, e che solo in questo

modo poteva giungere alla beatitudine e alla felicità. Aggiunsero che è un

grande errore credere che in questo regno, con l’allontanamento e il riposo

delle cose materiali dalla memoria, l’intelligenza perisca; al contrario più la

mente è distolta dalle cose sensuali che appartengono all’uomo esteriore o al

corpo, più si eleva verso le cose spirituali e celesti.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

184

466 - A volte, nell’altra vita, la qualità delle memorie è resa visibile da

forme che appaiono soltanto là. Là infatti la memoria esteriore prende

l’apparenza di un corpo calloso, e la memoria interiore quella di una sostanza

midollare, simile a quella del cervello umano; si può in questo modo sapere

quali sono queste memorie. Tale callosità appare dura e striata interiormente,

formando come dei tendini, in coloro che nella vita terrena hanno sviluppato

solo la loro memoria trascurando la loro razionalità. In coloro che hanno

riempito la loro memoria di falsità appare stopposa e a forma di chioma

disordinata, a causa dell’ammasso confuso di cose che vi si trovano. In coloro

che hanno coltivato la loro memoria in vista dell’amore di sé e del mondo,

appare come ossificata. In coloro che hanno voluto penetrare i segreti divini

con ricerche scientifiche e soprattutto filosofiche, e che non sono stati capaci

di credere senza prima acquisire dei precisi e concreti convincimenti, appare

tenebrosa, capace di assorbire i raggi della luce e trasformarli in tenebre.

Presso i furbi e gli ipocriti appare dura come l’ebano e riflette i raggi della

luce. Un tale corpo calloso non appare affatto in coloro che sono vissuti nel

bene dell’amore e nel vero della fede, perché la loro memoria interiore

trasmette i raggi della luce alla memoria esteriore, agli oggetti, alle idee,

trovandoli dei ricettacoli deliziosi; infatti la memoria esteriore è l’ultimo

grado dell’ordine nel quale terminano e riposano dolcemente le cose spirituali

e celesti, quando si è nel bene e nel vero.

467 - Gli uomini che sono nell’amore verso il Signore e nella carità nei

riguardi del prossimo hanno in sé, durante la loro vita nel mondo,

un’intelligenza e una saggezza angelica, che sono celate nel profondo della

loro memoria interiore. Questa intelligenza e questa saggezza non possono

apparire loro prima che essi si siano spogliati delle cose corporali; allora la

memoria si assopisce e questa intelligenza e questa saggezza si ridestano nella

memoria interiore, e poi in seguito anche nella memoria angelica stessa.

468 - Ecco come la razionalità può essere coltivata. La vera razionalità è

costituita di verità, che sono di tre generi: verità civili, morali e spirituali. Le

verità civili si rapportano alla giustizia e al governo di ogni paese. Le verità

morali si rapportano alla vita di ogni uomo e alle sue relazioni con la società;

le verità spirituali si rapportano alla vita del Cielo e della Chiesa. La

razionalità è aperta al primo grado dalle verità civili, al secondo grado dalle

verità morali e al terzo grado dalle verità spirituali.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

185

469 - Al pari degli uomini, gli spiriti e gli angeli hanno dunque una

memoria. In effetti tutto quello che essi capiscono, vogliono, pensano, vedono

e vanno resta in loro. E’ così che la loro razionalità è continuamente coltivata

durante l’eternità ed essi sono perfezionati in intelligenza e saggezza dalle

conoscenze del vero e del bene, come gli uomini.

L’UOMO, DOPO LA MORTE, È COSÌ COME È STATA LA SUA VITA NEL MONDO

470 - Ogni cristiano sa grazie alla Scrittura che la vita di ognuno resta la

stessa dopo la morte. In numerosi passaggi è detto che l’uomo sarà giudicato e

premiato secondo le sue azioni e le sue opere. Chi pensa in base al bene e al

vero, non può impedirsi di vedere che coloro che vivono bene vanno in Cielo e

coloro che vivono male vanno all’inferno. Al contrario, chi vive nel male non

vuole credere che il suo stato dopo la morte dipenda dalla sua vita nel mondo.

Egli pensa, specie quando è ammalato, che il Cielo sia accordato ad ognuno

per pura misericordia, in qualunque modo sia vissuto.

417 - In un gran numero di passaggi della Scrittura è detto che l’uomo sarà

giudicato e premiato a seconda delle sue azioni e delle sue opere; Poiché il

Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli,

e renderà a ciascuno secondo le sue azioni (Matteo XVI, 27). Beati fin

d’ora i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo spirito,

riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono

(Apocalisse XIV, 13). Darò a ciascuno di voi secondo le proprie opere

(Apocalisse II, 23). Poi vidi i morti, grandi e piccoli, ritti davanti al

trono. Furono aperti libri e fu aperto anche un altro libro, quello

della vita. I morti vennero giudicati in base a quello che era scritto

in quei libri, ciascuno secondo le sue opere (Apocalisse XX, 12). Li

ripagherà secondo le loro azioni, secondo le opere delle loro mani

(Geremia XXV, 14).

In queste affermazioni circa il giudizio ultimo, il Signore non menziona

altro che le opere e dice che entreranno nella vita eterna coloro che hanno

compiuto opere buone, mentre saranno dannati coloro le cui azioni sono state

malvage (Matteo XXV, 32-46). Anche molti altri passi della Scrittura ripetono

questi concetti. E’ dunque evidente che le opere e le azioni sono la vita

esteriore dell’uomo, e attraverso di loro si manifesta la sua vita interiore.

472 - Le opere e le azioni manifestano la vita interiore in quanto ogni

azione e ogni opera procede dalla volontà e dal pensiero dell’uomo; se così

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

186

non fosse, l’uomo sarebbe una macchina automatica. Di conseguenza l’azione

o l’opera considerata in se stessa è soltanto un effetto che procede dalla

volontà e dal pensiero, al punto che la volontà e il pensiero condizionano sia

l’effetto che la forma esteriore. Se pensiero e volontà sono buoni, lo sono

anche le opere e le azioni; se pensiero e volontà sono cattivi, lo sono anche le

opere e le azioni. Mille uomini possono compiere un’azione simile nella forma

esteriore, e tuttavia l’azione di ognuno considerata in se stessa è diversa

perché procede da una diversa volontà.

473 - Se l’uomo ama ciò che crede, allora lo vuole, e se può lo fa. E’

evidente e noto ad ognuno che amore e fede sono nella volontà e nel pensiero

dell’uomo; infatti è la volontà che viene infiammata dall’amore, mentre il

pensiero viene illuminato nelle cose della fede.

474 - Quando la fede è separata dall’amore, non è affatto una fede, ma

soltanto una scienza che non ha in sé alcuna vita spirituale. Lo stesso vale per

un’azione o un’opera fatta senza amore; essa allora non è altro che un’opera di

morte e non un’opera di vita; e solo l’amore del male e la fede nel falso le

danno un’apparenza di vita. Questa apparenza è chiamata morte spirituale.

475 - L’uomo si ritrova tutto intero nelle azioni e nelle opere; volontà e

pensiero, o amore e fede, costituiscono l’interiorità dell’uomo. Pensare e

volere senza agire quando lo si può fare, è cosa simile a una fiamma che,

chiusa in un vaso, si spegne; o a un seme che viene gettato nella sabbia, dove

non germoglia e perisce. Ma pensare, volere e poi agire è cosa simile a una

fiamma che effonde da tutte le parti calore e luce; o a un seme che viene

gettato in una buona terra, si sviluppa e diviene un albero o un fiore. Volere e

non agire quando lo si può fare, non è volere; amare e non fare del bene

quando lo si può fare, non è amare; pensare soltanto che si vuole e si ama, è

un pensiero separato che svanisce e si dissipa. Il corpo spirituale dell’uomo è

formato dalle cose che l’uomo fa in base alla sua volontà o al suo amore.

476 - Quanto fin qui detto consente di capire che ciò che resta della vita

dell’uomo dopo la morte sono l’amore e la fede, non solo in potenza ma anche

in atto. Restano cioè le sue azioni e le sue opere, perché esse contengono in se

stesse tutto ciò che appartiene all’amore e alla fede dell’uomo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

187

477 - L’amore dominante resta nell’uomo dopo la morte, e non cambia mai

durante l’eternità. Nell’uomo vi sono parecchi amori, tuttavia essi si

rapportano tutti al suo amore dominante e ne fanno una cosa sola con lui. Se

l’amore dominante è composto da amori celesti, l’uomo si unisce alle società

celesti; se invece è composto di amori infernali, l’uomo si unisce alle società

infernali.

478 - Riassumendo e sintetizzando: in primo luogo, l’uomo dopo la

morte è il suo amore o la sua volontà. In secondo luogo, l’uomo resta

eternamente quello che è con riferimento alla sua volontà o al suo amore

dominante. In terzo luogo, l’uomo il cui amore è celeste o spirituale va in

Cielo; l’uomo il cui amore è corporale e mondano va all’inferno. In quarto

luogo, se la fede non deriva da un amore celeste, non resta nell’uomo. In

quinto luogo, ciò che resta è l’amore in atto, ovvero la vita dell’uomo.

479 - Numerose esperienze mi hanno mostrato che lo spirito dell’uomo è il

suo amore dominante. Per esempio il fatto che ogni spirito coglie e fa suo

tutto ciò che conviene al suo amore, e rifiuta e allontana da sé tutto ciò che

non gli conviene. L’amore di ciascuno è simile a un bosco dal terreno morbido

e poroso, che si imbeve dei liquidi che convengono alla sua vegetazione e

rifiuta tutti gli altri; o come gli animali di tutti i tipi che conoscono i loro

alimenti, ricercano con avidità le cose che convengono alla loro natura e si

distaccano da quelli che non sono adatti a loro. A volte mi è stato concesso di

vedere qualche spirito buono e semplice che voleva istruire degli spiriti

malvagi nelle verità e nel bene; costoro però rifuggivano questa istruzione e

fuggivano lontano, e quando erano giunti presso i loro simili accoglievano con

grande piacere le falsità che convenivano al loro amore. (Tutte le tendenze

vengono chiamate amore in quanto vengono amate). Mi è anche stato

concesso di vedere dei buoni spiriti che si intrattenevano tra loro sulle verità e

vi trovavano grande interesse; gli spiriti malvagi invece che erano anch’essi

presenti non vi prestavano alcuna attenzione, come se non sentissero

neppure.

Nel mondo degli spiriti ci sono delle vie, alcune delle quali conducono al

Cielo, le altre all’inferno; ogni via conduce a una particolare società. Gli spiriti

buoni camminano sulla via che conduce al Cielo, verso la società che è nel

bene del loro amore, e non vedono le vie che vanno verso un’altra direzione.

Al contrario i cattivi spiriti seguono le vie che conducono all’inferno, verso la

società che è nel male del loro amore; essi non vedono le vie che conducono

altrove, e se le vedono non vogliono seguirle.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

188

480 - E’ stato detto che l’uomo dopo la morte resta per l’eternità tale e

quale con riferimento alla sua volontà o all’amore dominante: ciò mi è stato

confermato da un gran numero di esperienze. Mi è stato concesso di parlare

con spiriti che erano vissuti più di mille anni fa, la cui vita è conosciuta e

descritta nei libri storici. Questi spiriti erano ancora simili a se stessi, proprio

come erano stati descritti, tuttora rivolti alla via che avevano seguito durante

la loro vita.

Lo stesso avviene in coloro che sono vissuti diciassette secoli or sono,

oppure tre o quattro. Gli angeli mi hanno spiegato che durante l’eternità la

vita dell’amore dominante non viene mai cambiata in nessuno perché ognuno

ha il suo amore. Cambiare tale amore, sarebbe privare lo spirito della sua vita

o della possibilità di capirla. Questa vita costituisce infatti il fondamento e la

base della vita spirituale. Quindi l’uomo resta legato al suo amore dominante.

481 - Dopo la morte, gli amori dominanti della vita di tutti coloro che

giungono nel mondo degli spiriti sono esaminati in base alla loro qualità;

dopo di ché ognuno è unito a coloro che sono in amore analogo: coloro che

sono in un amore celeste sono uniti a coloro che sono in Cielo, e quelli che

sono in un amore corporale a coloro che sono all’inferno. Ciascuno diviene

veramente il proprio amore, non soltanto per quello che riguarda l’interiorità

e la mente, ma anche per quello che riguarda l’esteriorità, il volto, il corpo e il

linguaggio. Coloro che sono in un amore corporale, divengono pesanti, scuri,

neri e malformati; ma coloro che sono nell’amore celeste appaiono vivi,

luminosi, belli e di un bianco splendente. Essi differiscono anche nel carattere

e nel pensiero: i primi sono torpidi e quasi insensati, gli altri saggi e

intelligenti. Coloro che sono nell’amore corporale non riescono neppure a

vedere la luce del Cielo, che per loro è tenebra. Per questo la fuggono e si

nascondono negli antri e nelle caverne a una profondità che è in rapporto con

i loro errori e i loro mali. Però la luce dell’inferno, che è simile a quella

emanata dai carboni accesi, è per loro come luce chiara. Al contrario coloro

che sono nell’amore celeste, più si addentrano nella luce del Cielo, più questa

per loro diviene chiara e splendente e più loro la percepiscono con intelligenza

e saggezza.

482 - Coloro che sono in un amore corporale e mondano, privi di amore

celeste e spirituale, non possiedono neppure la fede; anche per costoro la luce

del Cielo è come tenebra, e tenebra è in loro stessi.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

189

483 - Quello che resta dopo la morte è quindi l’amore in atto, cioè la vita

stessa dell’uomo. Questa è la conclusione di tutto ciò che è stato appena detto

e mostrato circa le azioni e le opere. L’amore in atto è opera e azione.

484 - Bisogna sapere che tutte le opere e tutte le azioni appartengono alla

vita morale e sociale e di conseguenza riguardano ciò che è sincero e giusto,

retto e equo. L’amore in base al quale tali azioni e opere vengono compiute è

celeste o infernale: celeste se le azioni e le opere sono fatte in base a un amore

celeste, infernale se sono fatte in base a un amore infernale, cioè amore di sé e

del mondo.

DOPO LA MORTE, LE GIOIE DELLA VITA DI OGNUNO SONO TRASFORMATE IN

GIOIE CORRISPONDENTI

485 - Nel capitolo precedente è stato mostrato che l’amore dominante

resta con l’uomo per l’eternità. Ora sarà mostrato che le gioie di questo amore

sono trasformate in gioie corrispondenti, cioè in gioie spirituali che

corrispondono alle gioie naturali. E’ evidente che questo avviene perché nel

mondo naturale l’uomo ha un corpo terreno che abbandona quando arriva nel

mondo spirituale per rivestire un corpo spirituale.

486 - Tutte le gioie che l’uomo prova appartengono al suo amore

dominante, perché l’uomo prova gioia soltanto per ciò che ama e in

particolare per ciò che ama sopra ogni cosa. Queste gioie sono varie: ce ne

sono tante quanti sono gli amori dominanti, e di conseguenza tante quanti

sono gli uomini, gli spiriti e gli angeli, perché l’amore dominante dell’uno non

è mai uguale a quello dell’altro. Ne deriva che il volto di uno non è mai del

tutto simile a quello di un altro, perché il volto di ognuno è l’immagine del suo

spirito, e quindi nel mondo spirituale quella del suo amore dominante. Le

gioie di ogni persona in particolare sono di una infinita varietà; tuttavia esse

si rapportano tutte all’amore dominante, lo compongono, costituiscono una

sola cosa in lui. In Cielo, tutte le gioie si rapportano all’amore universalmente

dominante, cioè all’amore verso il Signore, e all’inferno all’amore per se stessi.

487 - Solo la scienza delle corrispondenze può far capire quali siano le

gioie spirituali nelle quali sono trasformate le gioie naturali di ognuno dopo la

morte, e qual è la loro qualità. Questa scienza insegna in generale che non

esiste niente di naturale a cui non corrisponda qualcosa di spirituale. Essa

insegna anche in particolare quali sono le corrispondenze e di quale qualità

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

190

sono. Chi possiede questa scienza può informarsi del suo stato dopo la morte

e sapere ciò che sarà, ammesso che conosca il proprio amore e il suo rapporto

con l’amore universale. Però conoscere il proprio amore dominante è

impossibile a coloro che vivono nell’amore di sé, perché essi amano ciò che

loro appartiene, chiamano bene i mali e verità le cose sbagliate che

favoriscono i loro mali e li confermano. Tuttavia, se lo vogliono, possono

avere questa conoscenza grazie ad altri che sono saggi e che vedono ciò che

loro non vedono. Chi però è totalmente preso dall’amore di se stesso, rifiuta

con disprezzo ogni insegnamento saggio. Gli spiriti non possono vedere da

soli i loro mali e i loro errori e quelli che sono tutti presi dall’amore di sé e del

mondo non possono essere condotti verso il Signore: per loro sincerità,

giustizia e amore celeste non esistono e sono incomprensibili. Queste cose

vengono dette affinché l’uomo esamini se stesso, conosca il proprio amore in

base alle proprie gioie e conosca di conseguenza lo stato della sua vita dopo la

morte in base alla scienza delle corrispondenze.

488 - La scienza delle corrispondenze può far conoscere in che modo le

gioie della vita di ognuno sono cambiate in gioie corrispondenti dopo la

morte. Dato però che questa scienza non è ancora stata divulgata, farò un po’

di luce su questo argomento riferendo qualche esempio fornito

dall’esperienza. Tutti coloro che sono nel male, specie quelli che hanno

rifiutato la Scrittura, fuggono la luce del Cielo. Si ritirano in caverne oscure e

in buchi della roccia e vi si nascondono, perché hanno amato il falso e odiato

il vero. Caverne, buchi nella roccia e tenebre corrispondono al falso così come

la luce corrisponde al vero. Essi godono ad abitare lì, mentre soffrono se si

trovano in campagna alla luce del giorno. Coloro che si sono compiaciuti di

tendere inganni e macchinare furberie, si comportano in questo modo.

Stanno dentro le caverne, entrano in volte così oscure che non si vedono

neppure tra loro e si parlano a bassa voce nelle orecchie: la gioia del loro

amore si trasforma in questa maniera. Coloro che hanno coltivato le scienze al

solo scopo di passare per eruditi, godendo della propria memoria che

suscitava in loro gran vanità, amano i luoghi sabbiosi e li scelgono piuttosto

che le fertili campagne e i giardini, perché i luoghi sabbiosi corrispondono ai

loro studi. Coloro che sono stati nelle dottrine delle rispettive chiese senza

mai applicarle alla loro vita, scelgono luoghi pietrosi e abitano in mezzo a

mucchi di massi; fuggono i luoghi coltivati perché li hanno in avversione.

Coloro che hanno attribuito tutto alla natura o alla propria prudenza, e che

con diversi artifici si sono innalzati a degli onori e hanno conquistato

ricchezze, si dedicano nell’altra vita ad arti magiche che sono abusi dell’ordine

divino, e in esse trovano il massimo piacere della loro vita. Coloro che hanno

applicato le divine verità ai propri amori e in questo modo le hanno falsificate,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

191

amano i luoghi sporchi e pieni di urina, perché tali luoghi corrispondono ai

piaceri di un tale amore. Coloro che sono stati sordidamente avari abitano in

caverne, amano gli escrementi dei maiali e il cattivo odore simile a quello che

proviene da una cattiva digestione. Coloro che hanno passato la loro vita nelle

voluttà e nelle mollezze e sono stati smodatamente golosi ponendo nelle cose

il bene sovrano della vita, nell’altra vita amano le latrine che per loro sono

delle delizie; fuggono i luoghi puliti che per loro non presentano alcuna

piacevolezza. Coloro che hanno provato piacere nel compiere adulteri, vivono

in luoghi di prostituzione dove tutto è sporco e disgustoso. Amano questi

luoghi e fuggono le case oneste; provano il più grande piacere nel distruggere

i matrimoni. Coloro che sono stati avidi di vendette e di conseguenza hanno

acquisito una natura feroce e crudele, amano le sostanze cadaveriche e

abitano in caverne così fatte.

489 - Invece i piaceri della vita di coloro che nel mondo sono vissuti

nell’amore celeste sono trasformati in piaceri corrispondenti, come quelli che

esistono nei Cieli e che provengono dal sole del Cielo e dalla luce di questo

sole. Questa luce presenta alla vista oggetti che racchiudono interiormente

cose divine e che rappresentano esteriormente le gioie dei loro amori. Farò

ora qualche esempio sulla base della mia esperienza: coloro che hanno amato

le divine verità e la Scrittura per tendenza interiore o per amore delle verità

stesse, abitano nell’altra vita nella luce, su luoghi elevati che appaiono come

montagne e sono continuamente nella luce del Cielo. Essi non conoscono le

tenebre come quelle della notte nel mondo e vivono sempre in un clima

primaverile. Alla loro vista si presentano come dei campi, dei prati e delle

vigne. Nelle loro case tutto risplende come le pietre preziose e le finestre sono

di puro cristallo. Tali sono le gioie per la loro vista; tuttavia queste gioie

corrispondono interiormente alle divine verità che hanno amato e che per

loro divengono bei panorami, cristallo e pietre preziose. Coloro che sono

vissuti in base alle dottrine della Chiesa ricavate dalla Scrittura sono nel Cielo

intimo e godono più degli altri dei piaceri della saggezza. In ogni cosa essi

vedono le cose divine corrispondenti, per cui ogni cosa davanti a loro sembra

ridere, gioire e vivere. Per coloro che hanno amato le scienze, attraverso

queste hanno coltivato la loro mente e hanno riconosciuto il divino, le gioie

scientifiche sono trasformate in gioie spirituali attinenti alle conoscenze del

bene e del vero. Essi abitano in giardini fioriti, verdeggianti, circondati di viali

d’alberi; fiori e alberi cambiano ogni giorno. Tali cose procurano loro gioie

che vengono continuamente rinnovate dalla varietà dei particolari. Giardini,

fiori, alberi, aiuole corrispondono alle scienze, alle conoscenze e di

conseguenza all’intelligenza. Coloro che hanno attribuito ogni cosa al divino

sono nella luce celeste, che rende gli oggetti trasparenti; in questa trasparenza

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

192

la loro vista interiore coglie immediatamente innumerevoli variazioni della

luce che procurano loro dei piaceri interiori. Gli oggetti che sono nelle loro

case brillano come diamanti e offrono continue variazioni. Mi è stato detto

che le mura delle loro case sono come cristallo e quindi trasparenti; e che tale

trasparenza corrisponde all’intelletto illuminato dal Signore, dopo che le

ombre provenienti da fede e amore per le cose naturali sono state scartate.

Tutti gli oggetti che sono intorno a questi spiriti corrispondono alla loro

interiorità e sono quindi tali da permettere agli spiriti di percepire

chiaramente quello che questi oggetti rappresentano e significano. I piaceri

del loro amore sono ineffabili e crescono per tutta l’eternità; essi sono tali da

non poter essere descritti con parole umane. E quanto ho appena detto è ben

poca cosa per descrivere le corrispondenze dei piaceri di coloro che sono

nell’amore celeste.

490 - Da quanto fin qui detto si può capire che le gioie sono trasformate

dopo la morte in gioie corrispondenti; l’amore stesso però resta eternamente.

Così l’amore coniugale, l’amore per la giustizia, la sincerità, l’intelligenza e la

saggezza e tutti gli altri amori restano eternamente. Le cose che ne derivano

sono come sorgenti perenni e costituiscono gioie che permangono, ma sono

elevate a un livello superiore quando passano dalle cose naturali alle cose

spirituali.

IL PRIMO STATO DELLUOMO DOPO LA MORTE

491 - Dopo la morte l’uomo attraversa tre stati prima di andare o in Cielo o

all’inferno. Il primo è ancora legato alla sua esteriorità, il secondo è interiore e

il terzo è quello della preparazione. L’uomo attraversa questi stati nel mondo

degli spiriti. Alcuni però non attraversano questi stati, ma subito dopo la

morte sono elevati al Cielo o diretti all’inferno. Coloro che sono stati

rigenerati e di conseguenza preparati per il Cielo nel mondo, vengono subito

elevati al Cielo in quanto attraverso la rigenerazione non hanno bisogno di

liberarsi dei carichi naturali del corpo; gli angeli quindi li portano subito in

Cielo. Ho avuto occasione di constatare che per alcuni questo è avvenuto

un’ora sola dopo la morte. Coloro al contrario che sono stati interiormente

malvagi e in apparenza esteriormente buoni, che hanno avuto una malvagità

piena di furberie e hanno usato la bontà per ingannare, si dirigono

immediatamente all’inferno. Ho visto alcuni precipitarsi all’inferno subito

dopo la morte: quelli eccessivamente furbi con la testa in basso e i piedi in

alto; gli altri in maniere diverse. Alcuni, subito dopo la morte, sono gettati

dentro delle caverne e così separati da coloro che sono nel mondo degli spiriti;

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

193

ogni tanto comunque vengono portati fuori e in seguito ricollocati nelle

caverne. Questi sono coloro che sotto pretesti civici si sono comportati

malvagiamente verso il prossimo.

Tutti costoro tuttavia sono poco numerosi al confronto di coloro che sono

trattenuti nel mondo degli spiriti per essere preparati o per il Cielo o per

l’inferno, secondo l’ordine divino.

492 - Subito dopo la morte l’uomo arriva nel primo stato, quello legato

all’esteriorità. Ogni uomo ha, quanto al suo spirito, una esteriorità e

un’interiorità. L’esteriorità è quella che fa sì che lo spirito nel mondo adatti il

corpo, il volto, i gesti e il linguaggio dell’uomo alla vita civile coi suoi simili.

L’interiorità dello spirito riguarda invece le cose che appartengono alla

volontà e quindi ai pensieri, che raramente si manifestano sul volto o

attraverso la lingua o i gesti. Infatti fin dall’infanzia l’uomo si abitua a

testimoniare amicizia, benevolenza e sincerità, e a nascondere

volontariamente i propri pensieri. Così di solito egli conduce una vita morale

e sociale a livello esteriore, qualunque sia la sua interiorità. Ne risulta che

l’uomo conosce appena la propria interiorità e non le dedica alcuna

attenzione.

493 - Questo primo stato dell’uomo dopo la morte è simile al suo stato nel

mondo, in quanto l’uomo si trova nella sua esteriorità. Il suo volto, il suo

linguaggio, il suo carattere sono simili, e parimenti la sua vita morale e

sociale. Ne consegue che egli non può far altro che credere di essere ancora

nel mondo, a meno che non porti la sua attenzione agli oggetti che incontra e

a quello che gli hanno detto gli angeli nel momento della sua resurrezione,

cioè che ora egli è uno spirito (vedi n. 450). Così una vita continua nell’altra e

la morte è soltanto un passaggio.

494 - Lo spirito novizio dell’uomo, dopo aver lasciato la vita terrena, è

riconosciuto dai suoi amici e da coloro che egli aveva conosciuto nel mondo,

perché gli spiriti riconoscono uno non solo per il volto e il linguaggio che

aveva nel mondo, ma anche per la sfera vitale che lo circonda. Ne consegue

che tutti, nel momento stesso in cui entrano nell’altra vita, sono riconosciuti

dai loro amici, parenti, conoscenti; con essi conversano e rimangono in

società secondo le amicizie contratte nel mondo. Ho più volte avuto modo di

vedere come i nuovi arrivati fossero lieti di incontrare di nuovo i loro amici, e

questi a loro volta gioivano allo stesso modo. Avviene abitualmente che gli

sposi si ritrovino e si accolgano mutualmente; essi restano insieme per un

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

194

tempo più o meno lungo, a seconda del piacere della loro coabitazione nel

mondo. Tuttavia, se non sono stati uniti da un amore veramente coniugale,

amore che è l’unione delle menti in base all’amore celeste, dopo qualche

tempo si separano. Se però le menti degli sposi sono state in opposizione e

interiormente hanno avuto avversione l’uno per l’altro, allora si manifestano

scoperte inimicizie e a volte si combattono. Tuttavia essi non vengono

separati prima di entrare nel secondo stato, di cui si tratterà nel capitolo

seguente.

495 - E’ stato detto che la vita degli spiriti novizi non è diversa da quella

che conducevano nel mondo naturale, quando sullo stato della loro vita dopo

la morte e sul Cielo e l’inferno non sapevano altro che quello che avevano

appreso in base al senso letterale della Scrittura e alle predicazioni relative.

Ne consegue che dopo essersi meravigliati di ritrovarsi in un corpo, di

possedere ancora tutti i sensi che avevano nel mondo e di vedere cose simili a

quelle del mondo, essi provano il desiderio di sapere come è il Cielo e come è

l’inferno, e dove sono situati l’uno e l’altro. Di conseguenza vengono istruiti

dagli amici sulle condizioni della vita eterna e sono anche condotti in diversi

luoghi e in diverse compagnie. Certuni sono condotti in città e giardini, dove

vedono oggetti magnifici che colpiscono lo stato d’animo esteriore nel quale si

trovano. A volte sono riportati ai pensieri che avevano durante la vita del

corpo circa la condizione della loro anima dopo la morte, il Cielo e l’inferno.

Qui sono lasciati finché s’indignano di aver interamente ignorato tali cose e di

vedere che anche la Chiesa le ignora. Quasi tutti desiderano sapere se

andranno in Cielo, e la maggior parte crede di potervi andare perché nel

mondo ha condotto una vita morale e sociale. Essi non si rendono conto che

malvagi e buoni conducono una vita simile esteriormente, fanno ugualmente

del bene agli altri, frequentano le Chiese, ascoltano le prediche e pregano. Essi

ignorano completamente che gli atti esterni e le esteriorità del culto non

contano niente, mentre contano soltanto le disposizioni interiori da cui

derivano quelle esteriori. Appena uno su mille sa in che cosa consistono le

disposizioni interiori, e che il Cielo e la Chiesa risiedono in esse. Ancor meno

sanno che gli atti esteriori corrispondono alle intenzioni e ai pensieri, i quali

sono identici all’amore e alla fede che danno loro origine. Questa è la

situazione della maggior parte dei cristiani che giungono all’altra vita.

496 - Dato che in questo primo stato buoni e cattivi pronunciano delle

verità e fanno del bene, dei buoni spiriti - con diversi mezzi – esaminano con

attenzione coloro che arrivano al fine di conoscerli. Ciò avviene perché tutti

sono ugualmente vissuti con moralità nella forma esteriore, sottomessi al

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

195

governo e alle leggi. Per questa loro condotta morale essi hanno acquisito una

reputazione di giustizia e sincerità, attirando a sé onori e ricchezze. Ciò che

distingue principalmente gli spiriti malvagi dai buoni è l’avidità con la quale

essi portano la loro attenzione sulle cose esteriori. Essi si occupano poco di ciò

che sentono dire sulle disposizioni interiori, che sono le verità e i beni della

Chiesa e del Cielo; ascoltano, è vero, ma senza attenzione e senza gioie. Li si

può anche riconoscere perché quando sono lasciati a se stessi si dirigono

frequentemente verso certe regioni e seguono le vie che ad esse portano.

Secondo le regioni verso le quali si rivolgono, si riconosce l’amore che li

conduce.

497 - Tutti gli spiriti che arrivano dal mondo sono collegati, è vero, a

qualche società del Cielo, o a qualche società dell’inferno: soltanto però per le

disposizioni interiori. Queste non si manifestano a nessuno finché gli spiriti

sono legati alla loro esteriorità, perché questa copre e nasconde l’interiorità,

specialmente in coloro che vivono nel male interiore. In seguito però

l’interiorità appare manifestamente; ciò avviene quando gli spiriti passano al

secondo stato, perché allora la loro interiorità viene aperta e la loro esteriorità

assopita.

498 - Questo primo stato dell’uomo dopo la morte dura qualche giorno,

qualche mese o raramente più di un anno; il tempo differisce dall’uno all’altro

a seconda della concordanza o della discordanza dell’esteriorità con

l’interiorità. In effetti in ognuno le disposizioni interiori e quelle esteriori

devono divenire una cosa sola e corrispondersi. Non è permesso a nessuno di

pensare e volere in una maniera, e parlare e agire in un’altra. Ognuno deve

essere l’effige della propria affezione e del proprio amore; quindi

esteriormente bisogna essere come si è interiormente. E’ per questo che le

disposizioni esteriori degli spiriti vengono dapprima svelate e ricondotte

all’ordine, affinché possano servire da base a quelle interiori.

IL SECONDO STATO DELLUOMO DOPO LA MORTE

499 - Il secondo stato dell’uomo dopo la morte è chiamato stato interiore,

perché allora l’uomo è messo nella sua interiorità che appartiene alla sua

mente, alla sua volontà e al suo pensiero, mentre le disposizioni interiori in

cui si era trovato durante il suo primo stato sono assopite. Chi osserva la vita

dell’uomo, le sue parole e le sue azioni può constatare che ognuno ha

un’interiorità e un’esteriorità, o dei pensieri e delle intenzioni interiori ed

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

196

esteriori. Lo si può constatare facilmente: per esempio chi è nella vita sociale

pensa degli altri ciò che ha sentito su di loro o per fama o da conversazioni,

ma non secondo il suo pensiero; e per quanto sia malvagio, si comporta

civilmente. Questo fanno i furbi e gli adulatori, che parlano e agiscono in

modo diverso da come pensano e vogliono, e anche gli ipocriti che parlano di

Dio, del Cielo, della salute delle anime, delle verità della Chiesa, del bene della

patria e del prossimo dando un’impressione di fede e d’amore, mentre in Cuor

loro hanno credenze diverse e amano soltanto se stessi. Si vede così che

esistono due pensieri, uno esteriore e uno interiore. L’uomo per sua natura è

creato in modo che il pensiero esteriore sia una cosa sola col pensiero

interiore, per corrispondenza. Ciò avviene in coloro che sono nel bene, perché

pensano e dicono soltanto il bene. Invece in coloro che sono nel male, il

pensiero interiore non si accorda col pensiero esteriore, perché costoro

pensano il male e pronunciano il bene. L’ordine è allora rovesciato, perché il

bene è esterno e il male interno. Così il male predomina sul bene e lo tiene

sottomesso come uno schiavo, affinché serva i malvagi come mezzo per

raggiungere scopi che rientrano nel loro amore. Essendovi un simile fine nel

bene che dicono e che fanno, è evidente che in loro il bene non è il bene, ma è

intriso di male, qualunque sia la sua apparenza esteriore agli occhi di coloro

che non conoscono la sua apparenza interiore. Diverse sono le cose per chi è

nel bene. In loro l’ordine non è rovesciato e il bene influisce nel linguaggio e

nelle azioni. Questo ordine è quello nel quale l’uomo è stato creato.

500 - Sono il pensiero e la volontà che determinano l’interiorità dell’uomo;

traendo origine dal mondo spirituale, pensiero e volontà costituiscono

propriamente lo spirito dell’uomo.

501 - Occorre sapere che l’uomo è assolutamente rispondente alla sua

interiorità, perché essa appartiene allo spirito e la vita dell’uomo è la vita del

suo spirito; il corpo infatti vive in quanto trae la sua vita dallo spirito. Per

tutta l’eternità l’uomo è ciò che è la sua interiorità. Ciò che invece attiene al

suo corpo, cioè ciò che è esteriore, si assopisce e serve da base alla

disposizione interiore, come è già stato spiegato precedentemente.

502 - Quando il primo stato è superato, l’uomo è messo nello stato della

volontà interiore e del pensiero interiore derivante da questa volontà, stato

nel quale aveva vissuto nel mondo, quando abbandonato a se stesso pensava

liberamente e senza freni. Egli entra in questo stato senza saperlo, come

avveniva nel mondo quando il suo pensiero si indirizzava verso l’interiorità e

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

197

ivi permaneva. Quando l’uomo-spirito è in questo stato, è in se stesso e nella

propria vera vita, perché pensare liberamente secondo i propri istinti significa

vivere davvero ed essere veramente uomo.

503 - Lo spirito, in questo stato, pensa in base alla propria volontà, alle

proprie tendenze e al proprio amore. Il suo pensiero allora diviene una cosa

sola con la volontà, al punto che non è quasi possibile distinguere l’uno e

l’altra. Lo stesso avviene quando parla, con la differenza però che lo spirito ha

qualche paura a mettere a nudo i pensieri della sua volontà, perché la sua vita

sociale nel mondo gli ha insegnato ad avere questa paura.

504 - Tutti gli uomini, comunque siano stati, sono messi in questo stato

dopo la morte, perché questo stato appartiene al loro spirito. Lo stato

precedente era quello dello spirito dell’uomo nelle sue relazioni sociali, e

questo stato non è proprio dello spirito, perché deve parlare e agire secondo le

leggi della vita morale e sociale e spesso deve agire e parlare in modo da

attirarsi amicizia, benevolenza e favore.

505 - Quando lo spirito è nel suo stato interiore, agisce in maniera tale da

manifestare chi è e che uomo è stato nel mondo. Chi nel mondo è vissuto

interiormente nel bene, agisce allora razionalmente e saggiamente, anche più

saggiamente di quando era nel mondo perché è stato liberato dai legami del

corpo e delle cose terrene, che producevano oscurità interponendo una sorta

di cortina nuvolosa. Al contrario, chi nel mondo è stato nel male, agisce allora

stupidamente e follemente, più follemente ancora che nel mondo, perché è

nella libertà e non ha più alcuna costrizione. In effetti sulla terra egli si

mostrava sensato esteriormente e si fingeva razionale; una volta però che è

stato liberato della sua esteriorità, le sue follie si rivelano. Il malvagio che

esteriormente si presenta come un uomo buono, può essere paragonato a un

vaso esternamente pulito e brillante, chiuso da un coperchio, dentro al quale

sono nascoste sporcizie di ogni specie. A lui si applicano queste parole del

Signore: Voi rassomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno sono

belli da vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni

putridume (Matteo XXIII, 27).

506 - Tutti coloro che nel mondo sono vissuti nel bene e hanno agito in

base alla coscienza, hanno riconosciuto il divino e amato le divine verità,

specie quelli che le hanno applicate alla loro vita, quando entrano nello stato

interiore si sentono come coloro che, svegliati da un profondo sonno, entrano

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

198

in uno stato di veglia: oppure come coloro che passano dall’ombra alla luce.

Ora essi pensano in base alla luce del Cielo, e per conseguenza in base a una

saggezza interiore. Il Cielo influisce anche sui loro pensieri e le loro

inclinazioni producendo beatitudine e gioia interiore a un livello che non

avevano mai prima conosciuto: essi ora infatti sono in comunicazione con gli

angeli del Cielo. Allora riconoscono il Signore e l’adorano in piena libertà,

perché la libertà fa parte delle affezioni interiori. Essi si astengono così dalla

santità esterna e vengono nella santità interna, nella quale consiste il culto

stesso. Tale è lo stato di coloro che hanno condotto una vita cristiana secondo

i precetti della Scrittura. Ma coloro che nel mondo sono vissuti nel male e

senza alcuna coscienza, sono in uno stato opposto. Di conseguenza hanno

negato interiormente il divino, anche se pensavano di non negarlo ma di

riconoscerlo; lo facevano però soltanto esteriormente. Riconoscere il divino e

vivere male sono due cose opposte. Quando nell’altra vita tali uomini entrano

nello stato interiore, appaiono come stravaganti quando parlano e agiscono.

Essi sono liberi di agire liberamente secondo i loro pensieri e la loro volontà

in quanto sono separati dalla loro esteriorità che nel mondo li tratteneva e

rappresentava un freno; quindi sono privati di ogni razionalità, perché nel

mondo essa era insita non nella loro interiorità ma nella loro esteriorità. Essi

commettono allora ogni sorta di furberie, malizie e astuzie, e anche atti

criminali, blasfemi e vendicativi. Tuttavia hanno l’impressione di essere più

saggi degli altri. Mentre sono nel secondo stato, talora vengono rimessi per

brevi intervalli nello stato interiore e quindi nella memoria di quello che

hanno fatto quando erano nello stato interiore. Alcuni sono pieni di vergogna

e riconoscono di aver agito da insensati; altri non provano alcuna vergogna,

altri si indignano che non venga loro permesso di essere continuamente nello

stato esteriore. Allora viene loro mostrato come sarebbero se fossero

continuamente in questo stato. Macchinerebbero clandestinamente gli stessi

atti criminali e per l’apparenza del bene e del giusto sedurrebbero i semplici

di cuore e di fede, perdendo totalmente se stessi.

507 - Quando gli spiriti sono nel secondo stato, appaiono assolutamente

come sono stati interiormente nel mondo. Tutte le cose che hanno fatto e

detto in segreto sono rese pubbliche, perché allora non sono più trattenuti

dalla loro apparenza esterna; fanno e dicono quindi apertamente ciò che

vogliono, senza temere di perdere la reputazione come avveniva nel mondo.

Così si scoprono le cose nascoste e si svelano le cose segrete, secondo le parole

del Signore: Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di

segreto che non sarà riconosciuto. Pertanto ciò che avrete detto

nelle tenebre, sarà udito in piena luce: e ciò che avrete detto

all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti (Luca

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

199

XII, 2-3). E ancora: Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli

uomini renderanno conto nel giorno del giudizio (Matteo XII, 36).

508 - Essendo impossibile descrivere in poche parole come sono i malvagi

nel secondo stato, poiché sono stravaganti secondo le loro cupidigie che sono

molto diverse, citerò qualche esempio che permetterà di valutare gli altri.

Coloro che hanno amato se stessi al di sopra di tutte le cose e che in tutti gli

incarichi e le funzioni hanno tenuto in conto soprattutto il proprio onore,

sono più stupidi degli altri quando si trovano nel secondo stato. Essi hanno

svolto dei compiti non per i compiti stessi, ma solo in vista della fama che

poteva derivarne e degli onori che potevano scaturirne. Però più si ama se

stessi, più ci si allontana dal Cielo; e più ci si allontana dal Cielo, più si è

lontani dalla saggezza.

Coloro che hanno amato se stessi e al tempo stesso sono stati astuti e sono

riusciti a raggiungere certi onori attraverso degli artifici, si associano con gli

spiriti più malvagi. Si esercitano in arti magiche che costituiscono abusi

nell’ordine divino, e con queste arti ossessionano e infestano tutti coloro che

non li onorano. Essi fomentano odi, bruciano di desiderio di vendetta,

desiderano ardentemente opprimere coloro che non si sottomettono, si

abbandonano a tutte le passioni e cercano con tutti i mezzi di entrare in Cielo

per distruggerlo ed essere adorati come dei: la loro follia arriva fino a questo

punto.

I cattolici romani che hanno avuto questo carattere sono più insensati degli

altri. Essi immaginano che il Cielo e l’inferno siano sottomessi al loro volere e

che loro possano a loro piacimento rimettere i peccati. Rivendicano per se

tutto ciò che è divino e assumono il nome di Cristo. Sono a tal punto convinti

che le cose stiano così che gettano la confusione negli spiriti e oscurano le loro

menti con tenebre e menzogne. In entrambi gli stati essi sono molto simili a

ciò che erano sulla terra, ma nel secondo stato sono privi di razionalità.

Coloro che hanno attribuito la creazione alla natura e di conseguenza

hanno negato Dio in cuor loro, ma non con le parole, si uniscono nel secondo

stato ai loro simili e chiamano Dio chiunque eccella più degli altri in astuzia:

arrivano persino a tributargli un onore divino. In un’assemblea ho visto alcuni

adorare un mago, discutere sulla natura e comportarsi con stravaganza.

Alcuni di loro erano stati nel mondo dei grandi dignitari e altri avevano avuto

la reputazione di essere saggi e sapienti.

Le manifestazioni di follia che si potrebbero citare sono tante; tuttavia

questi pochi esempi mostrano come sono coloro la cui interiorità è chiusa al

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

200

Cielo. L’uomo dopo la morte non cambia la natura che gli era propria nel

mondo.

509 - Quando gli spiriti malvagi sono in questo secondo stato, si

precipitano in mali di ogni genere e sono allora severamente puniti. Esistono

pene diverse nel mondo degli spiriti, dove il rango che la persona ha occupato

nel mondo non conta più: è lo stesso se è stata servitore o re! Ogni male porta

con sé la sua pena, perché il male e la pena sono uniti. Tuttavia nessuno è

punito per il male compiuto nel mondo, ma per i mali compiuti nell’altra vita.

E’ per altro lo stesso dire che si è puniti per i mali compiuti nel mondo o per

quelli compiuti nell’altra vita, poiché ognuno dopo la morte ritorna alla sua

vita e di conseguenza agli stessi mali, perché l’uomo è esattamente come è

stato nella vita nel corpo. Ciò è stato spiegato dal n. 470 al 484. Nell’altra vita

però non hanno più alcuna forza l’istruzione, la paura della legge, il timore di

perdere la reputazione; qui infatti lo spirito agisce secondo la propria natura,

che non può essere repressa e mutata che dalle sofferenze. Gli spiriti buoni

invece non sono mai puniti, anche se hanno fatto qualche male nel mondo,

perché questi mali non si ripetono. Mi è stato concesso di sapere che i loro

mali sono stati di un altro genere o di un’altra natura, perché non hanno agito

con deliberato proposito contro il vero né sono stati mossi da un cuore

malvagio. Essi sono stati spinti dall’ereditarietà trasmessa loro dai genitori,

che li ha spinti ciecamente quando le loro inclinazioni esteriori erano separate

dalla loro interiorità.

510 - Ognuno si unisce alla società nella quale viveva già il suo spirito

quando era nel mondo: infatti lo spirito dell’uomo è congiunto a qualche

società, infernale per i malvagi o celeste per i buoni. Dopo la morte ognuno

raggiunge la sua società e gradualmente vi entra. Quando uno spirito

malvagio è nel suo stato interiore, è tutto teso a raggiungere la sua società e

prima che questo stato sia finito è direttamente rivolto ad essa. Quando lo

stato si conclude, lo spirito malvagio si precipita da solo all’inferno dove sono

i suoi simili. L’azione di precipitarsi appare alla vista come quella di un uomo

che precipita a rovescio con la testa in basso e i piedi in alto. Appare così

perché quest’uomo è nell’ordine inverso, in quanto aveva amato le cose

infernali e rifiutato le cose celesti.

511 - La separazione degli spiriti malvagi da quelli buoni avviene nel

secondo stato. Nel primo stato sono insieme, perché lo spirito è com’è stato

nel mondo, dove sia i buoni che i malvagi si trovano nella disposizione

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

201

esteriore. Diversamente avviene quando lo spirito si trova nel secondo stato

ed è abbandonato alla sua natura o alla sua volontà. La separazione dei buoni

dai malvagi avviene in diverse maniere. In genere i malvagi si dirigono verso

le società con le quali nel primo stato avevano avuto una comunicazione di

pensiero e di affetti, o verso quelle che essi avevano indotto a credere,

attraverso apparenze esteriori, di non essere malvagi. Spesso essi vengono

mostrati ai buoni spiriti come realmente sono; vedendoli, gli spiriti buoni

distolgono il volto e contemporaneamente gli spiriti malvagi voltano la faccia

verso la regione dove si trova la società infernale nella quale dovevano andare.

Questo è il modo di separazione più frequente; ce n’è però un gran numero

d’altri, che non posso citare per non dilungarmi troppo.

IL TERZO STATO DELLUOMO DOPO LA MORTE, CHE È UNO STATO DI

ISTRUZIONE PER COLORO CHE ENTRANO NEL CIELO.

512 - Il terzo stato dell’uomo dopo la morte, o quello del suo spirito, è uno

stato di istruzione. Questo stato è per coloro che vanno in Cielo e divengono

angeli, ma non per coloro che vanno all’inferno, perché questi ultimi non

possono essere istruiti. Il loro secondo stato è per loro anche il terzo: per loro

tutto è terminato, perché già si sono rivolti interamente verso il loro amore, e

quindi verso la società infernale che partecipa del medesimo amore. Quando

ciò è avvenuto, pensano e vogliono in base a questo amore, e dato che questo

amore è infernale, essi non vogliono che il male e non pensano che al falso.

Qui trovano le loro gioie, che sono quelle del loro amore. Di conseguenza

rifiutano il bene e il vero adottati in precedenza, perché erano serviti soltanto

come mezzo per ottenere il loro amore. I buoni invece sono condotti dal

secondo stato al terzo, che è quello della loro preparazione per il Cielo

attraverso l’istruzione. In effetti nessuno può essere preparato per il Cielo se

non attraverso la conoscenza del bene e del vero, quindi attraverso

l’istruzione. Senza questa, nessuno può conoscere il bene e il vero spirituali, e

neppure il male e il falso che ne sono gli opposti. Nel mondo si può sapere in

che cosa consistono il bene e il vero civile e morale; ma il bene e il vero

spirituali non si imparano in terra, bensì in Cielo. Li si può imparare dalla

Scrittura e dalla dottrina della Chiesa ricavata dalla Scrittura, tuttavia non

possono influire nella vita dell’uomo se egli non è in Cielo con la sua

interiorità e la sua mente. L’uomo è in Cielo quando riconosce il divino e al

tempo stesso agisce giustamente e sinceramente in base alla Scrittura; agisce

cioè giustamente e sinceramente per il divino, e non per se stesso e il mondo.

Nessuno però può agire così senza essere stato istruito. Infatti deve sapere che

esiste un Dio, un Cielo e un inferno, una vita dopo la morte; deve sapere che

bisogna amare Dio al di sopra di tutte le cose e il prossimo come se stessi, e

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

202

credere a tutto ciò che sta nella Scrittura perché è divina verità. Senza la

conoscenza di queste verità l’uomo non può pensare spiritualmente.

513 - L’istruzione agli spiriti che devono entrare in Cielo è fatta da angeli di

diverse società, specialmente da quelli delle società della regione

settentrionale e della regione meridionale, perché queste società sono

nell’intelligenza e nella saggezza in quanto conoscono il bene e il vero.

I luoghi di istruzione sono verso settentrione e si estendono da tutte le

parti fino a grandi distanze. Sono diversi, disposti e distinti secondo i generi e

le qualità dei beni celesti, affinché tutti possano esservi istruiti a seconda del

loro carattere e della loro capacità di ricezione. Gli spiriti che devono essere

qui istruiti dopo aver completato il secondo stato nel mondo degli spiriti, sono

condotti verso questi luoghi dal Signore. Tuttavia non tutti vengono condotti

qui, perché coloro che hanno ricevuto questa istruzione nel mondo sono

innalzati al Cielo per un altro cammino. Certuni anzi vi entrano subito dopo la

morte, altri dopo un breve soggiorno con spiriti buoni, durante il quale la

parte materiale dei loro pensieri e dei loro affetti, derivante dagli onori e dalle

ricchezze del mondo, viene allontanata; in questo modo essi sono purificati.

Prima dell’istruzione alcuni vengono tormentati, il che avviene in luoghi che

si trovano sotto le piante dei piedi (dell’uomo immenso), luoghi chiamati

terra inferiore. Sono coloro che in vita si sono fissati su false idee, ma hanno

tuttavia condotto una vita buona; costoro vengono qui sottoposti a duri

tormenti, perché le idee false sono radicate con forza e occorre sradicarle per

poter mettere poi al loro posto le verità. A questo proposito si veda Arcana

Coelestia (1).

(1) Si tratta dell’opera maggiore di Swedenborg, in dieci volumi. Non

essendo disponibile in lingua italiana, si consiglia agli interessati di

richiederne copia alle varie Società Swedenborg di cui è fornita la lista in

appendice di questo volume. Tali edizioni sono in inglese, tedesco e francese.

514 - Tutti coloro che sono nei luoghi di istruzione abitano separatamente,

perché ognuno nella propria interiorità comunica con la società del Cielo nella

quale si appresta ad entrare. Dato che le società del Cielo sono disposte

secondo la forma celeste (vedere dal n. 200 al n. 212), lo sono anche questi

luoghi di istruzione. Per questo quando questi luoghi vengono considerati dal

Cielo, appaiono come un Cielo in forma più piccola. Essi si estendono in

lunghezza da Oriente a Occidente e in larghezza da Mezzogiorno a

Settentrione, però la larghezza appare minore della lunghezza. Ecco la

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

203

disposizione generale: davanti ci sono quelli che sono morti bambini e sono

stati allevati in Cielo fino alla prima adolescenza. Dopo aver passato l’infanzia

con le loro governanti, vengono trasportati in questi luoghi dal Signore e ivi

istruiti. Dietro a loro si trovano i luoghi dove vengono istruiti coloro che sono

morti adulti e che nel mondo sono vissuti nel bene della verità. Poi vengono

coloro che sono stati maomettani e che hanno condotto nel mondo una vita

morale, hanno riconosciuto un solo essere divino e il Signore Gesù come

profeta. Quando costoro si separano da Maometto che non è più loro di alcun

aiuto, si avvicinano al Signore, l’adorano, riconoscono la sua divinità e sono

allora istruiti nella religione cristiana. Dopo di loro, verso settentrione, vi

sono i luoghi di istruzione dei diversi pagani, che nel mondo hanno condotto

una vita buona conformemente alla loro religione e hanno acquisito una loro

coscienza. Essi hanno agito con giustizia non perché a questo li abbiano

indotti le leggi, ma perché ciò era prescritto dalla loro religione. Una volta

istruiti, essi vengono facilmente condotti a riconoscere il Signore, perché

sentono in Cuor loro che Dio non è invisibile, ma visibile sotto forma umana.

Costoro sono molto numerosi e i migliori tra loro sono gli africani.

515 - Non tutti però vengono istruiti allo stesso modo e dalle stesse società

del Cielo. Coloro che vengono allevati in Cielo fin dall’infanzia sono istruiti da

angeli dei Cieli inferiori perché non sono imbevuti di falsità provenienti da

false religioni e non hanno macchiato la loro vita spirituale di cose grossolane

derivanti dagli onori e dalle ricchezze del mondo. Coloro che sono morti

adulti sono per lo più istruiti dagli angeli dell’ultimo Cielo. Questi angeli

hanno più somiglianza con loro degli angeli dei Cieli interiori, la cui saggezza

non può essere ricevuta. I maomettani sono istruiti da angeli che un tempo

avevano seguito la stessa religione e si erano convertiti alla religione cristiana.

Anche i pagani sono istruiti da angeli che un giorno lo furono.

516 - L’istruzione avviene in base alla dottrina tratta dalla Scrittura: i

cristiani in base alla dottrina celeste che concorda interamente con il senso

interiore della Scrittura; gli altri, come i maomettani e i pagani, in base a

dottrine adeguate alla loro comprensione. Esse differiscono dalla dottrina

celeste soltanto in quanto la vita spirituale è insegnata attraverso una vita

morale conforme ai dogmi buoni e positivi della loro religione sui quali essi

hanno basato la loro vita sulla terra.

517 - L’istruzione nei Cieli differisce dall’istruzione nel mondo perché le

conoscenze non sono affidate alla memoria, ma alla vita, in quanto la

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

204

memoria di questi spiriti è nella loro vita stessa. In effetti essi ricevono tutte le

cose e se ne impregnano, ma quelle che non concordano con la loro vita non

sono ricevute, perché gli spiriti vivono in base alla loro interiorità e sono in

una forma umana che a questa corrisponde.

518 - Certi spiriti erano convinti, in base al loro pensiero nel mondo, che

sarebbero andati in Cielo e vi sarebbero stati ricevuti meglio degli altri, perché

erano sapienti e avevano appreso molte cose sulla Scrittura e le dottrine della

Chiesa. Essi credevano di essere saggi, e nel mondo degli spiriti furono

esaminati per sapere se le loro conoscenze risiedevano nella loro memoria o

nella loro vita. Coloro che erano stati nell’amore reale del vero furono ricevuti

in Cielo, dopo essere stati istruiti, perché avevano saputo distinguere le cose

materiali da quelle spirituali e delle cose materiali avevano saputo fare un uso

spirituale. Al contrario coloro le cui conoscenze risiedevano soltanto nella

memoria avevano acquisito la capacità di ragionare sulle verità, ma non

avevano avuto alcuna luce del Cielo e per orgoglio avevano creduto di essere

più saggi degli altri; inoltre erano convinti che sarebbero entrati in Cielo e lì

sarebbero stati serviti dagli angeli. Quando però furono avvicinati a una

società angelica, per influsso della luce cominciarono ad avere la vista

offuscata, l’intelletto annebbiato e la respirazione affannosa come quella dei

morenti. Quando sentirono il calore del Cielo, che è amore celeste,

cominciarono ad essere tormentati interiormente. Furono allora allontanati

da quei luoghi e in seguito istruiti. Appresero allora che l’angelo non diviene

tale per le sue conoscenze, ma per la vita condotta in base ad esse. Le

conoscenze considerate in se stesse sono esterne al Cielo, ma la vita condotta

in base ad esse è propria del Cielo.

519 - Gli spiriti, essendo permeati di idee spirituali, vengono istruiti in

poco tempo in luoghi appositamente designati e preparati quindi per il Cielo.

Sono allora rivestiti di vesti angeliche, di lino fine, spesso di un bianco

risplendente. Sono poi condotti per una via che porta in alto verso il Cielo e

affidati ad angeli che svolgono il compito di guardie. In seguito sono ricevuti

da altri angeli e introdotti in società dove gioiscono di certe beatitudini. Di lì,

ognuno è condotto dal Signore verso la sua società, per vie diverse, a volte

tortuose. Nessun angelo conosce queste vie, soltanto il Signore le conosce.

Quando questi spiriti arrivano alle loro società, la loro interiorità viene

aperta; e dato che questa interiorità è conforme a quella degli angeli di questa

società, sono subito riconosciuti e accolti con gioia.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

205

520 - Aggiungo qualcosa di memorabile sui cammini che conducono da

questi luoghi al Cielo e attraverso i quali vengono introdotti gli angeli novizi:

ci sono otto cammini, due da ciascun luogo di istruzione, uno sale verso

oriente e l’altro verso occidente. Coloro che vanno al regno celeste del Signore

seguono i cammini orientali, e coloro che vanno nel regno spirituale seguono

quelli occidentali. I quattro cammini che conducono al regno celeste del

Signore appaiono ornati di ulivi e alberi da frutta di specie diverse, e quelli

che conducono al regno spirituale del Signore appaiono ornati di vigne e lauri.

Ciò avviene a causa delle corrispondenze, perché le vigne e i lauri

corrispondono all’amore per il vero e le sue utilizzazioni, e gli ulivi e gli alberi

da frutta all’amore del bene e alle sue utilizzazioni.

NESSUNO ENTRA IN CIELO PER MISERICORDIA IMMEDIATA

521 - Coloro che non sono stati istruiti a proposito del Cielo e della via per

entrarvi, e neppure sulla vita che si conduce in Cielo, credono che vi si possa

entrare per un atto di misericordia riservato a coloro che sono nella fede. Essi

credono che il Signore interceda a loro favore e che quindi siano ammessi in

Cielo per la grazia e che di conseguenza tutti gli uomini, comunque siano,

possano essere salvati per misericordia. Addirittura certuni pensano che

questo possa valere anche per coloro che sono all’inferno. Quelli che hanno

queste credenze non hanno però nessuna conoscenza dell’uomo. Essi non

sanno che l’uomo è assolutamente corrispondente alla sua vita e che la sua

vita corrisponde al suo amore, sia a livello interiore che esteriore. Essi non

sanno che la forma corporea è la forma attraverso la quale l’interiorità si

presenta nei suoi effetti e che l’uomo corrisponde interamente al suo amore.

Essi non sanno neppure che lo spirito non vive per virtù propria, ma in virtù

dello spirito. Se l’uomo non sa queste cose, può essere indotto a credere che la

salvezza sia un gesto di misericordia e di grazia del Signore.

522 - La misericordia divina è una pura misericordia verso tutto il genere

umano per salvarlo, è costante presso tutti e non si ritira mai da nessuno.

Sono così salvati tutti quelli che possono esserlo, ma non possono esserlo che

attraverso mezzi divini che sono stati rivelati dal Signore attraverso la

Scrittura. Questi mezzi divini sono chiamati divine verità, insegnano come

l’uomo deve vivere per essere salvato, conducono l’uomo in Cielo e lo

adeguano alla vita celeste. Il Signore lo fa per tutti, però non può farlo se

l’uomo non si astiene dal male, perché il male ostacola. Nella misura in cui

l’uomo si astiene dal male, il Signore lo guida coi suoi mezzi divini e per pura

misericordia dall’infanzia fino alla fine della sua vita nel mondo, e poi per

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

206

tutta l’eternità. Ecco che cosa si intende quando si parla di misericordia

divina. E’ evidente che è pura misericordia, però non è immediata, cioè non

c’è salvezza comunque indipendentemente da come si è vissuti.

523 - Il Signore non fa mai niente contro l’ordine, perché Lui stesso è

l’ordine. Le divine verità sono le leggi dell’ordine in base al quale il Signore

guida l’uomo. Salvare l’uomo per misericordia immediata è contro l’ordine, e

ciò che è contro l’ordine divino è contro il divino stesso. L’ordine divino è il

Cielo nell’uomo, però l’uomo ha pervertito questo ordine con una vita

contraria alle leggi dell’ordine, che sono le divine verità. Per pura misericordia

il Signore riporta l’uomo in quest’ordine attraverso le leggi. Più l’uomo ritorna

all’ordine, più riceve in sé il Cielo, e colui che riceve il Cielo entra in Cielo.

524 - Se gli uomini potessero essere salvati per misericordia immediata, lo

sarebbero tutti, anche coloro che sono all’inferno. Anzi l’inferno non

esisterebbe nemmeno. Dire che il Signore può salvare immediatamente tutti

gli uomini, e non lo fa, è parlare contro la divinità stessa del Signore. La

Scrittura ci insegna che il Signore vuole salvare tutti e non vuole la

dannazione di nessuno.

525 - La maggior parte di coloro che provengono dal mondo cristiano,

quando entrano nell’altra vita sono convinti che saranno salvati per

misericordia immediata, in quanto la implorano. Quando vengono esaminati

si scopre però che essi credono che entrare in Cielo significhi soltanto esservi

ammessi e qui gioire delle gioie celesti, mentre ignorano completamente in

che cosa consiste il Cielo e che cos’è la gioia celeste. Vien loro dunque detto

che il Signore non rifiuta il Cielo a nessuno e che se lo si desidera si può

esservi introdotti e restarvi. Coloro che l’hanno desiderato vi sono stati

ammessi, ma una volta entrati il calore celeste, che è l’amore nel quale sono

gli angeli, e la luce celeste, che è la divina verità, li hanno riempiti di una tale

ansietà che essi hanno sentito un tormento infernale invece della gioia celeste.

Terrorizzati, si sono precipitati in basso. Così, per esperienza viva, furono

istruiti sul fatto che il Cielo non può essere donato a chiunque per

misericordia immediata.

526 - A volte mi sono intrattenuto con gli angeli su questo argomento,

dicendo loro che nel mondo la maggior parte di coloro che vivono nel male e

parlano del Cielo e della vita eterna dicono che in Cielo si entra soltanto per

un atto di misericordia. Quelli che credono ciò, sono specialmente coloro che

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

207

fanno della fede l’unico mezzo di salvezza. In base ai principi della loro

religione, essi non considerano né la vita né le opere d’amore che

costituiscono la vita stessa, e neppure tutti gli altri mezzi attraverso i quali il

Signore introduce il Cielo nell’uomo e lo rende capace di ricevere le gioie

celesti. Queste persone credono quindi che si entri in Cielo solo per

misericordia divina, alla quale Dio è indotto per intercessione del Figlio. Gli

angeli mi dissero che tale ignoranza deriva dal dogma che accetta il principio

della fede sola; però, dissero, la fede non può esistere senza amore, perché

allora sarebbe soltanto una scienza, qualcosa di esterno alla vita dell’uomo.

Da tale fede deriva la credenza che i malvagi possano essere salvati al pari dei

buoni, se al momento della morte si affidano alla misericordia. Gli angeli

tuttavia mi hanno dichiarato di non aver mai visto entrare in Cielo per

misericordia immediata nessuno che fosse vissuto male, qualunque fosse

stato il suo convincimento in materia di misericordia.

527 - Posso testimoniare in base a un gran numero di esperienze che è

impossibile introdurre la vita del Cielo in coloro che nel mondo hanno

condotto una vita contraria a quella del Cielo. Gli angeli mi hanno detto che è

più facile trasformare un corvo in una colomba o una cornacchia in un uccello

del paradiso che uno spirito infernale in un angelo del Cielo. Dopo la morte

infatti l’uomo resta come era stato nella vita del mondo. Ancora una volta

dunque è evidente che nessuno può essere ricevuto in Cielo per misericordia

immediata.

NON È DIFFICILE COME SI CREDE CONDURRE LA VITA CHE PORTA AL CIELO

528 - Certe persone credono che sia difficile condurre la vita che porta al

Cielo, vita chiamata spirituale. Lo credono perché hanno sentito dire che

l’uomo deve rinunciare al mondo, privarsi di quelle che sono chiamate le

concupiscenze del corpo e della carne, che deve vivere spiritualmente

rifiutando le cose mondane che sono soprattutto ricchezze e onori. Credono

anche di dover stare continuamente in pie meditazioni su Dio, sulla salvezza e

la vita eterna, di dover passare la vita in preghiera, leggendo la Scrittura e libri

di pietà. Mi è stato invece concesso di sapere attraverso conversazioni con gli

angeli che le cose non stanno affatto così. Ho anche saputo da loro che quelli

che rinunciano al mondo e vivono spiritualmente in questa maniera si

preparano una vita triste che non sarà capace di accogliere la gioia celeste,

perché ognuno conserva la propria vita. Per ricevere la vita del Cielo, l’uomo

deve vivere a tutti gli effetti nel mondo, negli affari e in attività: allora riceverà

la vita celeste attraverso la vita morale e civile. La vita spirituale deve essere

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

208

formata in questo modo. Vivere una vita interiore senza una vita esteriore è

come abitare in una casa senza fondamenta, che poco a poco si riempie di

crepe e si indebolisce fino a crollare.

529 - Se si considera la vita dell’uomo razionalmente, si scopre che essa è

tripla, cioè spirituale, morale e civile, e queste vite sono distinte. Certi uomini

vivono una vita civile, senza una vita morale e spirituale. Altri ancora vivono

una vita civile e una vita morale, ma non una vita spirituale; altri invece

vivono tutte e tre le vite, cioè vivono una vita del Cielo, mentre gli altri vivono

la vita del mondo separata da quella del Cielo. Si può così vedere che la vita

spirituale non è separata da quella naturale e dalla vita del mondo, ma è ad

essa congiunta come l’anima è congiunta al corpo. Se fosse separata, sarebbe

come abitare in una casa senza fondamenta. In effetti la vita morale e civile è

la vita spirituale in azione. Se queste vite sono separate, la vita spirituale

diviene un fatto intellettuale non sostenuto dalla volontà.

530 - Da quello che seguirà si può vedere che non è difficile come si crede

condurre la vita che porta al Cielo. Qual è l’uomo che non è in grado di

condurre una vita civile e morale? Ognuno fin dall’infanzia viene istruito in

questo senso. Tutti, i malvagi come i buoni, conducono questa vita perché

vogliono passare per sinceri e giusti. Quasi tutti praticano queste virtù

esteriormente, come se agissero sinceramente e giustamente. L’uomo

spirituale deve vivere alla stessa maniera, può farlo con la stessa facilità

dell’uomo naturale, con la differenza però che l’uomo spirituale crede in Dio.

Egli agisce sinceramente e giustamente non per la sola ragione che ciò è

conforme alle leggi civili e morali, ma anche perché ciò è conforme alle leggi

divine. Quest’uomo pensa alle cose divine quando agisce ed è quindi in

comunicazione con gli angeli. Egli è allora guidato dal Signore senza che se ne

renda conto. Ciò che fa di sincero e di giusto in base alla vita morale e civile, lo

fa su base spirituale. La sua giustizia e la sua sincerità appaiono esteriormente

del tutto simili a quelle dell’uomo naturale e persino a quelle dei malvagi, ma

interiormente sono del tutto dissimili. In effetti i malvagi agiscono

giustamente e sinceramente solo in vista di se stessi e del mondo. Se non

temono le leggi e le pene e neppure la perdita della reputazione, dell’onore,

del lucro e della vita, agiscono senza sincerità e senza giustizia perché non

temono né Dio né alcuna legge divina. L’uomo spirituale può quindi vivere

alla stessa maniera dell’uomo naturale nella vita civile e morale, con la

differenza che il suo uomo interiore, ovvero la sua volontà e il suo pensiero,

sono congiunti a Dio.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

209

531 - Le leggi della vita spirituale, della vita civile e della vita morale sono

insegnate anche nei dieci precetti del Decalogo. I tre primi precetti

contengono le leggi della vita spirituale, i quattro successivi della vita civile e i

tre ultimi quelle della vita morale.

532 - Tutti sanno che i pensieri sono guidati e condotti dalle intenzioni e

dallo scopo che l’uomo si propone. In effetti il pensiero è la vista interiore

dell’uomo, e questa vista si comporta come quella esteriore, cioè si rivolge e si

ferma là dove vuole l’intenzione. Se dunque la vista interiore o il pensiero si

rivolgono verso il mondo e qui si fermano, il pensiero diviene mondano. Se si

rivolge verso di sé e verso gli onori rivolti a se stessi, diviene corporale; ma se

si rivolge verso il Cielo, diviene celeste e di conseguenza si eleva. E’ l’amore

dell’uomo che crea le sue intenzioni e che determina la vista interiore

dirigendo i pensieri verso gli oggetti del suo amore. L’amore di se stessi si

rivolge verso se stessi e ciò che ha a che fare con se stessi; l’amore del mondo

verso le cose mondane, e l’amore del cielo verso le cose celesti.

533 - E’ evidente quindi che non è poi così difficile come si potrebbe

credere condurre la vita del Cielo. Basta che l’uomo, quando il suo spirito è

attratto verso qualcosa che gli sembra non sincero e ingiusto, pensi che questa

cosa non si può fare perché è contraria ai precetti divini. Se l’uomo si abitua a

pensare così e ne contrae la consuetudine, poco a poco si unisce al Cielo. Nella

misura in cui ciò avviene, il suo spirito si apre e comprende in che cosa

consistono la non-sincerità e l’ingiustizia. Vede quindi i mali e può dissolverli,

perché un male non può essere dissolto che dopo che è stato visto. L’uomo

possiede la libertà, quindi può pensare liberamente ciò che vuole. Quando

l’uomo si è iniziato a questo stato, il Signore attiva in lui ogni bene: fa sì che

veda i mali, che non li voglia e li abbia infine in avversione. E quanto è inteso

nelle parole del Signore: Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero

(Matteo XI, 30). Bisogna però sapere che la difficoltà di pensare così e di

resistere ai mali cresce nella misura in cui l’uomo fa i mali per volontà

propria. Vi si abitua talmente che non li vede e infine arriva ad amarli. Dato

che gli procurano piacere, li scusa, li conferma con illusioni di ogni genere e

arriva a dire che sono permessi e sono addirittura dei beni. Questo capita a

coloro che fin dall’adolescenza si precipitano senza ritegno nei mali e al tempo

stesso rifiutano le cose divine.

534 - Un giorno mi fu rappresentato un cammino che conduce al Cielo e

all’inferno. Esso era largo, rivolto a sinistra o verso settentrione, e un gran

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

210

numero di spiriti lo seguiva. A una certa distanza, nel punto in cui questo

cammino terminava, c’era una pietra molto grande; da questa pietra

partivano due strade, una che andava a destra e una a sinistra. Quella di

sinistra era chiusa e stretta e portava verso mezzogiorno, cioè verso la luce del

Cielo. Quella di destra era larga e spaziosa e portava obliquamente in basso,

verso l’inferno. Vidi tutti quegli spiriti che camminavano separarsi alla

biforcazione segnata dalla grande pietra. I buoni voltavano a sinistra ed

entravano nel cammino stretto che portava al Cielo. I malvagi però non

vedevano la pietra, vi inciampavano e si ferivano. Dopo essersi alzati,

correvano nel cammino largo che andava verso l’inferno. In seguito mi fu

spiegato che cosa significava tutto ciò: la prima strada larga e il gran numero

di spiriti, buoni e malvagi, che camminavano insieme e parlavano tra loro

come amici, rappresentavano coloro che esteriormente vivono allo stesso

modo, sinceramente e giustamente, senza alcuna differenza apparente. La

pietra posta alla biforcazione sulla quale cadevano i malvagi che poi correvano

verso la strada che conduceva all’inferno, rappresentava la divina verità,

negata da coloro che guardano verso l’inferno. Questa stessa pietra, nel suo

significato supremo, rappresenta la divina umanità del Signore. Al contrario,

coloro che riconoscevano la divina verità e al tempo stesso la divinità del

Signore, imboccavano il cammino che conduceva al Cielo. Mi è stato così

mostrato una volta di più che i malvagi come i buoni conducono una vita

simile esteriormente o seguono lo stesso cammino, tutti con la stessa facilità.

Tuttavia coloro che riconoscono la divinità del Signore, sono guidati verso il

Cielo; gli altri invece vanno all’inferno. I pensieri dell’uomo, che procedono

dall’intenzione o dalla volontà, sono rappresentati nell’altra vita da strade. Ne

consegue che gli spiriti vengono riconosciuti dalle strade che intraprendono.

Compresi allora chiaramente il significato di queste parole del Signore:

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via

che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per

essa; quanto è stretta invece è la porta e angusta la via che conduce

alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! (Matteo VII, 13-

14). Il cammino che conduce alla vita è stretto e pochi lo trovano, però

trovarlo non è difficile. La pietra che si trovava all’angolo dove finiva la via

larga e comune, illustra chiaramente le parole del Signore: La pietra che i

costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo. Chiunque

cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo

stritolerà (Luca XX, 17-18).

535 - Mi è stato concesso di conversare nell’altra vita con persone che sulla

terra si erano allontanate dagli affari del mondo per vivere piamente o

santamente. Ho parlato anche con altri che avevano imposto a se stessi vari

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

211

patimenti credendo così di rinunciare al mondo e domare le concupiscenze

della carne. Tuttavia la maggior parte di queste persone, avendo condotto una

vita triste ed essendosi allontanate dalla vita di carità, vita che può essere

condotta soltanto nel mondo, non possono unirsi agli angeli, perché la vita

degli angeli è felice e lieta e consiste nel fare delle buone azioni che sono opere

di carità. Inoltre coloro che hanno passato la loro vita fuori dalle cose del

mondo, coltivano l’idea del merito e di conseguenza desiderano

continuamente il Cielo e pensano alla gioia celeste come a una ricompensa,

ignorando assolutamente in che consiste la gioia celeste. Quando queste

persone vengono introdotte tra gli angeli e nella gioia angelica, si stupiscono

grandemente, perché la gioia angelica rifiuta l’idea del merito e prevede

invece l’esecuzione di doveri da cui deriva la beatitudine. Dato che non hanno

la capacità di ricevere questa gioia, queste persone si ritirano e si associano a

coloro che nel mondo hanno condotto una vita simile alla loro. Le persone che

sono vissute santamente dal punto di vista esteriore, sempre in preghiera nei

templi, che hanno afflitto le loro anime e hanno continuamente pensato che

in questo modo si sarebbero guadagnati maggiore stima e maggiori onori

degli altri, e sarebbero stati considerati come santi durante la loro vita

postmortale, non entrano in Cielo perché hanno agito soltanto per se stessi.

Vanno dunque all’inferno coi loro simili. Altri invece sono nell’inferno dei

furbi, perché hanno agito con artificio e inganno, inducendo i semplici a

crederli in possesso di una santità divina. In queste condizioni si trovano

parecchi santi della religione cattolica romana. Mi è stato consentito di

parlare con loro e di vedere chiaramente la vita che essi hanno condotto nel

mondo e quella che hanno avuto in seguito. Queste cose mi sono state dette

per mostrare che la vita che conduce al cielo è una vita nel mondo, ma non

distaccata dal mondo. Una vita di pietà senza la carità, che può essere

esercitata soltanto nel mondo, non conduce al Cielo. Vi si accede invece

attraverso una vita di carità, che consiste nell’agire sinceramente e

giustamente in ogni funzione, affare, impiego, in base a una motivazione

interiore, e di conseguenza di origine celeste. Questa vita non è difficile; è

difficile invece la vita di pietà separata dalla vita di carità, che allontana dal

Cielo in misura direttamente proporzionale al convincimento che essa invece

conduca al Cielo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

212

L’INFERNO

IL SIGNORE GOVERNA LINFERNO

536 - Nei capitoli precedenti dove si è trattato del Cielo, è stato mostrato

che il Signore è il Dio del Cielo e che ogni governo celeste appartiene al

Signore. Il rapporto del Cielo con l’inferno e dell’inferno col Cielo è come la

relazione tra due opposti che agiscono mutualmente uno contro l’altro, e la

cui azione e reazione producono un equilibrio nel quale tutte le cose

sussistono. E’ così necessario che chi governa l’uno governi anche l’altro,

affinché tutte le cose in generale e in particolare siano tenute in equilibrio. Se

il Signore stesso non respingesse gli attacchi da parte dell’inferno e non ne

reprimesse le follie, l’equilibrio perirebbe e la distruzione dell’equilibrio

porterebbe con sé la rovina di tutto.

537 - Prima di tutto parleremo dell’equilibrio. E’ noto che quando due

forze opposte agiscono una contro l’altra, e una reagisce e esiste al pari

dell’altra, la forza di entrambe è nulla, appunto perché da una parte e

dall’altra vi è una forza analoga. Ne consegue che l’una e l’altra possono essere

messe in azione a volontà da un terzo la cui forza agisce come se non ci fosse

alcuna opposizione. Tale è l’equilibrio tra l’inferno e il Cielo. Non è comunque

un equilibrio come tra due combattenti di forza uguale, ma è un equilibrio

spirituale, quello del falso contro il vero, del male contro il bene. Dall’inferno

esala continuamente il falso che deriva dal male e dal Cielo il vero che deriva

dal bene. Questo equilibrio spirituale fa sì che l’uomo sia nella libertà di

pensare e di volere; infatti tutto ciò che l’uomo pensa e vuole si rapporta o al

male e di conseguenza al falso, o al bene e di conseguenza al vero. Ne deriva

che quando l’uomo è in questo equilibrio, è nella libertà di ricevere sia il male

che proviene dall’inferno che il bene che proviene dal Cielo. Ogni uomo è

tenuto in questo equilibrio dal Signore perché il Signore governa l’uno e

l’altro, tanto il Cielo che l’inferno. Sarà spiegato in seguito, in un articolo

speciale, come mai l’uomo è tenuto in questa libertà attraverso un tale

equilibrio, e perché la potenza divina non gli sottrae il male e il falso

rimpiazzandoli col bene e il vero.

538 - Mi ha stupito a volte la sfera di falsità e di male emanante

dall’inferno: era come uno sforzo continuo per distruggere ogni bene e ogni

verità, sforzo congiunto alla collera e al furore per poterci riuscire. Questo

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

213

sforzo tendeva soprattutto ad annullare e distruggere la divinità del Signore,

perché è da lui che procedono tutto il bene e tutta la verità. Ho anche

percepito la sfera di bene e di vero che emana dal Cielo e reprime il furore

infernale; da tale repressione risulta l’equilibrio. Mi sono reso conto che

questa sfera emanata dal Cielo procedeva dal Signore soltanto, sebbene

sembrasse procedere dagli angeli del Cielo. Il che avviene perché gli angeli del

Cielo riconoscono che ogni bene e ogni verità provengono dal Signore, e non

da loro stessi.

539 - Ogni potere nel mondo spirituale appartiene al vero che procede dal

bene, e quindi al divino; il falso che procede dal male non ha assolutamente

alcun potere. Il potere è quindi in Cielo, e non all’inferno.

540 - Coloro che sono nel mondo degli spiriti sono nell’equilibrio tra il

Cielo e l’inferno, perché il mondo degli spiriti è il luogo intermedio tra il Cielo

e l’inferno. Tutti gli uomini nel mondo sono tenuti in un tale equilibrio perché

il Signore li governa attraverso spiriti che sono nel mondo degli spiriti: di

questo argomento sarà però trattato ulteriormente in seguito. Un tale

equilibrio non potrebbe esistere se il Signore non governasse sia il Cielo che

l’inferno, moderando lo sforzo di entrambe le parti. Altrimenti il male e il

falso predominerebbero e influenzerebbero i buoni spiriti semplici che

abitano alla periferia del Cielo e che possono essere pervertiti più facilmente

degli angeli. Così finirebbe l’equilibrio, e con esso la libertà degli uomini.

541 - L’inferno come il Cielo è costituito di società. Ogni società in Cielo ha

una società opposta all’inferno, affinché l’equilibrio sia mantenuto. Le società

all’inferno sono distinte secondo i mali e di conseguenza secondo le falsità, in

quanto le società del Cielo sono distinte secondo il bene e di conseguenza

secondo le verità. Infatti vi è un male opposto a ciascun bene e un falso

opposto a ciascun vero, perché non esiste nulla che non abbia rapporto con un

suo opposto; è in base all’opposto che si conosce la qualità delle cose. Per

questo il Signore provvede continuamente a far sì che ogni società del Cielo

abbia il suo opposto in una società dell’inferno e che tra queste vi sia

equilibrio.

542 - Dato che l’inferno ha tante società come il Cielo, di conseguenza vi

sono tanti inferni quante società celesti, perché ogni società del Cielo è un

Cielo in una forma più piccola (vedi dal n. 51 al 58), e ogni società dell’inferno

è un inferno in una forma più piccola. Come ci sono tre Cieli, ci sono anche tre

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

214

inferni; il più basso è opposto al Cielo intimo o terzo Cielo, quello intermedio

al Cielo intermedio o secondo Cielo; e quello superiore all’ultimo Cielo, o

primo Cielo.

543 - Ecco come gli inferni sono governati dal Signore: essi sono governati

attraverso un influsso comune del divino bene e della divina verità, che

modera e reprime lo sforzo comune procedente dagli inferni; e anche

attraverso un influsso speciale di ogni Cielo e di ogni società celeste. Gli

inferni sono governati anche in particolare attraverso angeli ai quali è

concesso di guardare dentro gli inferni e di reprimerne le follie e i tumulti; a

volte addirittura degli angeli vengono inviati appositamente, e la loro

presenza ha un effetto placante. In generale tutti quelli che sono negli inferni

sono però governati dalle paure, a volte paure fatte proprie nel mondo e

rimaste in loro. Ma dato che queste paure non bastano e si dissipano poco a

poco, sono governati dalla paura delle pene; ed è questa paura che li distoglie

dal commettere i mali. Le pene all’inferno sono numerose e variano a seconda

dei mali. L’unico modo per reprimere le violenze e i furori di coloro che sono

negli inferni è la paura delle punizioni. Non esistono infatti altri mezzi.

544 - Nel mondo si è creduto finora che ci sia un diavolo alla testa

dell’inferno, e che questo diavolo fosse stato creato angelo di luce; divenuto

ribelle, sarebbe stato precipitato all’inferno con i suoi seguaci. Questa

credenza deriva dalla Scrittura, dove si parla del diavolo, di Satana e di

Lucifero; in questi passaggi la Scrittura è stata compresa nel suo senso

letterale, mentre invece con diavolo e Satana è compreso l’inferno. Il diavolo

rappresenta l’inferno più profondo, dove sono i malvagi chiamati geni

malvagi. Satana rappresenta l’inferno che si trova subito sopra, dove

soggiornano quelli meno malvagi, chiamati spiriti cattivi. Lucifero

rappresenta coloro che sono di Babele o della Babilonia e che estendono il

loro dominio fino ai limiti del Cielo. E’ evidente che nessun diavolo tiene

sottomesso l’inferno, perché tutti quelli che sono all’inferno, come tutti quelli

che sono in Cielo, provengono dal genere umano. Negli inferni ci sono miriadi

e miriadi di persone, ivi pervenute dall’inizio della creazione fino ad oggi, e

ognuna di loro è diavolo nella misura in cui nel mondo si è opposto al divino.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

215

IL SIGNORE NON PRECIPITA NESSUNO ALLINFERNO; È LO SPIRITO CHE VI SI

PRECIPITA DA SOLO

545 - Certe persone credono che Dio distolga il suo volto dall’uomo, lo

getti lontano da sé, lo precipiti all’inferno e resti in collera con lui a causa del

male. Altri vanno più lontano ancora e credono che Dio punisca l’uomo e gli

faccia del male. Costoro si confermano in questa opinione in base al senso

letterale della Scrittura, dove in effetti si trovano espressioni simili, e non

sanno che il senso spirituale della Scrittura spiega il senso della lettera in

maniera del tutto diversa. Essi ignorano che la dottrina autentica della Chiesa,

che deriva dal senso spirituale della Scrittura, insegna che Dio non distoglie

mai il volto dall’uomo, non lo getta lontano da sé, non precipita mai nessuno

all’inferno e non è mai in collera. Chiunque ragioni chiaramente, leggendo la

Scrittura si rende conto che Dio è il bene stesso, l’amore stesso, la

misericordia stessa. Il bene non può fare male a nessuno, l’amore e la

misericordia non possono rifiutare nessuno perché ciò sarebbe contro

l’essenza stessa della misericordia e l’amore, e quindi contro il divino stesso.

Chi dunque ragiona con chiarezza vede che il senso letterale della Scrittura

che contiene queste espressioni racchiude un senso spirituale che lo spiega, lo

integra e lo completa.

546 - Chi ragiona vede anche che il bene e il male sono due opposti come

sono opposti il Cielo e l’inferno, che tutto il bene viene dal Cielo e tutto il male

dall’inferno. Continuamente il Signore distoglie l’uomo dal male e lo conduce

al bene, e continuamente l’inferno induce l’uomo al male. Se l’uomo non fosse

tra l’uno e l’altro, non avrebbe alcun pensiero e alcuna volontà, e a maggior

ragione alcuna libertà e alcuna scelta. L’uomo ha tutto dall’equilibrio tra il

bene e il male. Se il Signore si distogliesse dall’uomo e l’abbandonasse

soltanto al male, l’uomo non sarebbe più uomo. Da questa spiegazione è

evidente che il Signore influisce attraverso il bene presso tutti gli uomini,

presso il malvagio come presso il buono, con la differenza però che

continuamente distoglie dal male l’uomo malvagio e continuamente conduce

al bene quello buono; la causa di questa differenza è presso l’uomo stesso,

perché egli è un recipiente.

547 - Dato che l’uomo crede che tutto quello che fa lo faccia per virtù

propria, ne risulta che il male che commette rimane in lui come se fosse suo

proprio. L’uomo quindi è la causa del proprio male, e non il Signore. Il male

presso l’uomo è l’inferno in lui, perché male e inferno sono la stessa cosa.

Poiché l’uomo è la causa del proprio male, è lui stesso che si dirige verso

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

216

l’inferno, e non è il Signore a condurvelo. Il Signore, ben lontano dal condurre

l’uomo all’inferno, lo libera da esso nella misura in cui l’uomo non vuole né

ama il suo male.

Tutta la volontà e tutto l’amore dell’uomo restano con lui dopo la sua

morte. Colui che vive e ama un male nel mondo, vuole e ama lo stesso male

nell’altra vita e non vuole esserne separato. Così un uomo che è nel male è

legato all’inferno, e già vi è col suo spirito, e dopo la morte non desidera altro

che essere là dove è il suo male. E’ dunque l’uomo che dopo la morte si

precipita da solo all’inferno, non il Signore che ve lo precipita.

548 - Ecco come questo avviene: quando l’uomo entra nell’altra vita, è

dapprima ricevuto da angeli che gli rendono tutti i servizi possibili, gli parlano

del Signore, del Cielo, della vita angelica, lo istruiscono nel vero e nel bene. Se

l’uomo ha ricevuto nel mondo degli insegnamenti su queste cose, ma in Cuor

suo li ha negati o disprezzati, dopo qualche incontro con gli angeli desidera

che se ne vadano e cerca lui stesso di andarsene. Quando gli angeli se ne

accorgono, lo lasciano e lui, dopo qualche incontro con altri, si associa con

coloro che si trovano in un male simile al suo. Quando questo avviene, si

distoglie dal Signore e rivolge il volto verso l’inferno al quale era stato

congiunto nel mondo e dove risiedono coloro che sono in un simile amore del

male. E’ evidente che il Signore attira a sé ogni spirito, attraverso gli angeli e

l’influsso del Cielo. Però gli spiriti che sono nel male resistono con tutta la

loro forza, si staccano dal Signore e sono trascinati dai loro mali, cioè

dall’inferno, come da una corda. E’ quindi evidente che si gettano da soli,

liberamente, nell’inferno. Nel mondo, in base all’idea che si ha dell’inferno,

non si può credere che le cose stiano così; invece ognuno si precipita da solo

all’inferno, sia mentre vive nel mondo che dopo la morte, quando giunge tra

gli spiriti.

549 - Il male e il falso sono come nubi che si interpongono tra il sole e

l’occhio dell’uomo, togliendo lo splendore e la serenità della luce. Lo stesso

avviene nel mondo spirituale: chi è nel falso e nell’errore, ha intorno a sé una

nube nera e densa, proporzionata al grado del suo male. Questa nube oscura

la luce che proviene dal Signore, la quale risplende sempre allo stesso modo,

ma viene ricevuta in maniera diversa.

550 - Gli spiriti malvagi sono puniti con severità nel mondo degli spiriti,

affinché attraverso i patimenti siano distolti dal male. Sembra che siano

puniti dal Signore, ma non è così; la punizione viene dal male stesso, perché il

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

217

male è talmente unito alla sua punizione che non può esserne separato. In

effetti gli spiriti malvagi desiderano e amano fare il male più di ogni altra

cosa, e soprattutto infliggere pene e tormenti, e quindi ne infliggono a coloro

che non sono sotto gli auspici del Signore. Quando un cuore malvagio

commette un male, dato che questo male allontana ogni protezione del

Signore, gli spiriti infernali si gettano su chi ha fatto un tale male e lo

puniscono. Lo stesso avviene nel mondo, in quanto chi fa il male viene punito

dalla legge. Nel mondo però il male può essere nascosto, mentre nell’altra vita

questo non può avvenire. Da questo è evidente che il Signore non fa del male

a nessuno, e che nell’altra vita è come nel mondo, dove il re, il giudice e la

legge non sono le cause della punizione del colpevole in quanto non sono le

cause del male da lui commesso.

TUTTI COLORO CHE SONO ALLINFERNO SONO NEL MALE E NEL FALSO A

CAUSA DELLAMORE DI SÉ E DEL MONDO

551 - Tutti quelli che sono all’inferno sono nel male e nel falso; nessuno è

nel male e al tempo stesso nel vero. La maggior parte dei malvagi nel mondo

conoscevano le verità spirituali che sono le verità della Chiesa, perché le

avevano apprese fin dalla prima infanzia, poi dalle prediche e dalla lettura

della Scrittura. Alcuni avevano fatto credere agli altri di essere cristiani di

cuore perché sapevano parlare in base a queste verità con sentimenti simulati

e sapevano anche agire sinceramente come se fossero guidati da una fede

spirituale. Però coloro tra questi che hanno pensato contro queste verità e si

sono astenuti dal fare del male soltanto per timore della legge e per non

perdere il buon nome, gli onori e il lucro, tutti costoro sono malvagi di cuore e

sono nel vero e nel bene solo per quello che riguarda il corpo e non lo spirito.

Nell’altra vita, quando l’esteriorità è tolta e l’interiorità rivelata, costoro sono

veramente e interamente nel male e nel falso. Il vero e il bene infatti avevano

avuto sede soltanto nella loro memoria, come nelle conoscenze, ed era di lì

che li ricavavano quando parlavano e simulavano il bene come se provenisse

da un amore e da una fede spirituali. Quando gli spiriti come questi vengono

posti nella loro vera interiorità, non possono più pronunciare delle verità, ma

solo delle falsità. Ogni spirito malvagio è portato a questo stato prima di

entrare all’inferno (vedi dal n. 499 al 512).

552 - Quando un uomo è in questo stato dopo la morte, è veramente uno

spirito; in lui corpo e volto corrispondono alla sua anima ed ha quindi una

forma esterna che è l’effige di quella interna. Uno spirito diviene tale dopo

aver passato il primo e il secondo stato di cui abbiamo precedentemente

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

218

parlato. Allora se lo si guarda lo si riconosce subito per quello che è, non

soltanto per il volto ma anche per il corpo, il modo di esprimersi, i gesti. Dato

che la forma esteriore corrisponde all’interiorità, non può stare che coi suoi

simili, perché nel mondo eterno lo spirito è portato verso i suoi simili in

maniera naturale, ovvero dai suoi desideri, piaceri, amori. Nel mondo

spirituale c’è comunicazione di affetti e di pensiero. Lo spirito dunque si

rivolge verso i suoi simili e così si trova nella sua vera vita e respira

liberamente. Bisogna infatti sapere che nel mondo spirituale la

comunicazione con gli altri avviene rivolgendo il volto. Coloro che sono nello

stesso amore, sono continuamente davanti al suo volto, da qualunque parte

rivolgano il corpo (vedi n. 181). Così tutti gli spiriti infernali si voltano verso il

lato opposto al Signore, verso l’oscurità e le tenebre che tengono il posto del

sole e della luna del mondo, mentre tutti gli angeli si volgono verso il Signore

che appare come sole e come luna del Cielo (vedi n. 123, 143, 144, 151).

553 - Tutti gli spiriti che sono all’inferno, quando vengono visti alla luce

del Cielo, appaiono nella forma del loro male. Ognuno è un’immagine del

proprio male, perché per tutti interiorità ed esteriorità sono una cosa sola e

l’interiorità si manifesta alla vista nell’esteriorità, cioè nel volto, nel corpo, nel

linguaggio e nei gesti; così a prima vista sono riconosciuti per quello che sono.

In generale si tratta di forme di disprezzo verso gli altri, di minacce contro

coloro che non li venerano, di odio e vendetta di tutti i tipi. Attraverso queste

forme, le atrocità e le crudeltà appaiono in modo manifesto. Quando sono

lodati, venerati e adorati, il loro volto si contrae e manifesta una gaietà

prodotta dal piacere. Sarebbe impossibile descrivere in poche parole tutte

queste forme, perché nessuna assomiglia all’altra. Quelli che sono nel

medesimo male, e quindi nella stessa società infernale, si somigliano nelle

linee generali: i loro volti sono per lo più brutti e privi di vita come quelli dei

cadaveri. Alcuni sono neri, altri rosso fiamma, altri pieni di pustole, varici e

ulcere. In alcuni addirittura non si vede il volto, ma solo qualcosa di ossuto, in

altri si vedono soltanto i denti. Anche i loro corpi hanno una forma mostruosa

e il loro linguaggio è dettato dalla collera, dall’odio e dalla vendetta: in una

parola, tutti sono l’immagine dell’inferno. Non mi è stato concesso di vedere

qual è la forma dell’inferno nel suo insieme, mi è soltanto stato detto che

poiché tutto il Cielo nel suo insieme rappresenta un sol uomo, anche tutto

l’inferno nel suo insieme rappresenta un unico diavolo. Mi è invece stato

concesso più volte di vedere in quale forma sono gli inferni e le società

infernali in particolare. Agli ingressi dell’inferno, dette porte infernali, sono in

genere dei mostri che rappresentano la forma di coloro che vi soggiornano. Le

atrocità di costoro sono rappresentate da atti crudeli e feroci che è inutile

riferire. Gli spiriti infernali appaiono tali alla luce del Cielo, ma tra loro sono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

219

come uomini; ciò avviene per la misericordia del Signore, affinché queste

tremende difformità non si manifestino ai loro occhi come a quelli degli

angeli. Questa apparenza è un’illusione, perché appena la luce del Cielo arriva

fino a loro le loro forme umane sono cambiate in forme mostruose quali

realmente sono. Così esse fuggono la luce del Cielo e si precipitano nella loro

luce che è come quella dei carboni ardenti. Tale luce è cambiata in oscurità

completa quando viene confrontata con la luce del Cielo. E’ per questo che si

dice che l’inferno è nel buio e nelle tenebre, che rappresentano il male e il

falso.

554 - Mi è stato detto in Cielo che l’amore di sé e l’amore del mondo sono i

due amori che regnano all’inferno e lo costituiscono. In Cielo invece regnano

l’amore per il Signore e l’amore per il prossimo. I due amori dell’inferno e i

due amori del Cielo sono diametricalmente opposti.

555 - Mi è stato concesso di constatare che l’amore di sé e l’amore del

mondo sono diabolici e mostruosi. Nel mondo si riflette poco sull’amore di sé,

piuttosto si parla di orgoglio: poiché questo si manifesta alla vista, si crede

che sia amore di sé. Ma non è così. Anche chi fa qualcosa per gli altri

unicamente per essere onorato ama soltanto se stesso. E giustamente si dice

che l’amore per l’onore e per la gloria è prodotto dall’amore di sé. Nel mondo

si ignora che l’amore di sé, considerato in se stesso, è l’amore che regna

all’inferno e produce l’inferno nell’uomo. Così stando le cose, descriverò ora

cos’è l’amore di sé e mostrerò che è da questo amore che derivano tutti i mali

e tutte le falsità.

556 - L’amore di sé è voler il bene soltanto per sé, e non per gli altri a

meno che non ritorni poi a se stessi, cioè non voler il bene per la Chiesa, la

patria, la società umana. Non è far del bene agire soltanto per la reputazione,

l’onore e la gloria, in altre parole per dei vantaggi personali. Chi agisce così,

ama solo se stesso. Anche amare soltanto i propri figli e nipoti significa amare

solo se stessi; e lo stesso vale per chi ama soltanto chi è in rapporto diretto

con la propria persona. Amare solo i propri cari è amare se stessi perché in

loro si vede se stessi. Tra i propri cari sono intesi anche coloro che ci onorano,

riveriscono e servono.

557 - Si può capire cos’è l’amore di sé confrontandolo con l’amore celeste.

L’amore celeste consiste nell’amare le cose per l’uso che se ne può fare, è

amare Dio e il prossimo. Chi è nell’amore di sé vuole che la Chiesa, la patria,

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

220

la società umana e i concittadini lo servano, mentre lui non vuole servirli: si

mette al di sopra di loro. Più un uomo è nell’amore di sé, più si allontana dal

Cielo perché si allontana dall’amore celeste.

558 - Nella misura in cui qualcuno è nell’amore celeste, è condotto dal

Signore. Al contrario, se qualcuno è nell’amore di sé, è condotto da se stesso e

non dal Signore. Di conseguenza, più uno si ama, più si allontana dal divino e

quindi dal Cielo. L’amore di sé è opposto all’amore per il prossimo e per il

Signore. Chi vive nell’amore di sé, nell’altra vita si precipita all’inferno con la

testa in basso e i piedi in alto: la testa verso l’inferno, i piedi verso il Cielo.

559 - Nella misura in cui ci si abbandona all’amore di sé, cioè si perde la

paura della legge e delle pene che essa infligge, la paura di perdere la propria

reputazione, l’onore, il profitto e la vita, nella stessa misura si arriva a voler

dominare non solo su tutto il globo, ma anche sul Cielo e sul divino stesso:

non si hanno freni né limiti. Ecco che cosa si cela in chi vive nell’amore di sé,

anche se questo amore non si manifesta davanti al mondo, dove l’uomo è

trattenuto dai legami di cui abbiamo parlato. Lo si può vedere chiaramente

nei potenti, che non sono trattenuti da questi legami e da questi freni e

finiscono per rovinare e soggiogare degli stati finché il successo è dalla loro

parte, e aspirano a un potere e a una gloria senza fine.

560 - Immaginate una società composta di uomini simili, ciascuno dei

quali ama esclusivamente se stesso e ama gli altri soltanto nella misura in cui

sono legati a lui, e vedrete che il loro amore è simile a quello che regna tra

briganti. Essi si abbracciano e si chiamano amici finché vanno d’accordo, ma

dal momento in cui non vanno più d’accordo si precipitano gli uni contro gli

altri, litigano e rifiutano di obbedire ai capi. Se si esamina la loro interiorità o

il loro spirito, si vedrà che sono pieni di odio implacabile gli uni contro gli

altri; in Cuor loro si beffano di tutto ciò che è giusto e sincero e rifiutano

persino il divino come se non esistesse affatto. Ciò è ancora più evidente nelle

loro società infernali di cui parleremo in seguito.

561 - In coloro che si amano al di sopra di tutte le cose, pensieri e affetti

sono rivolti verso se stessi e verso il mondo, ovvero nel senso opposto al

Signore e al Cielo. Ne risulta che sono pieni di mali di ogni genere e il divino

non può influire perché viene subito sommerso da pensieri egoisti e malvagi.

Tutti costoro nell’altra vita guardano dunque dal lato opposto al Signore:

guardano l’oscuro oggetto che in loro tiene il posto del sole del mondo e che è

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

221

diametricalmente opposto al sole del Cielo, che è il Signore (vedi n. 123).

L’oscurità significa il male, il sole del mondo l’amore di sé.

562 - I mali di coloro che sono nell’amore di sé sono in generale il

disprezzo per gli altri, l’invidia, l’inimicizia verso tutti coloro che non sono

loro favorevoli, l’ostilità che ne risulta, l’odio, la vendetta, le furberie,

l’inumanità e la crudeltà. In fatto di religione, i mali sono non soltanto il

disprezzo per il divino e per le cose divine, ma anche la collera verso queste,

che si trasforma in odio quando l’uomo diviene spirito. Allora non può

sopportare che se ne parli davanti a lui e arde d’odio contro tutti coloro che

riconoscono e adorano Dio. Ho parlato con uno spirito che nel mondo era

stato potente e aveva amato se stesso sopra ogni cosa; quando mi sentì

nominare il divino, e soprattutto il Signore, fu colto da odio e in un trasporto

di collera arse dal desiderio di ucciderlo. Quando poté dare libero corso al suo

amore, questo spirito desiderò essere un diavolo per poter infestare

continuamente il Cielo. Capita a non pochi di avere questo desiderio, quando

nell’altra vita si accorgono che ogni potere appartiene al Signore e loro non ne

hanno nessuno.

563 - Ho visto alcuni spiriti, nella regione occidentale, che dicevano che

nel mondo erano stati dei grandi dignitari e meritavano quindi di essere

preferiti agli altri per il comando. Gli angeli esaminarono la loro situazione

interiore e scoprirono che nelle loro funzioni nel mondo avevano considerato

se stessi e non le opere da compiere. Tuttavia, dato che desideravano

ardentemente comandare agli altri, fu loro concesso di trovarsi tra certi spiriti

che tenevano consiglio su affari di grande importanza. Ci si accorse però che

essi non potevano prestare alcuna attenzione a questi affari, né vedere le cose

com’erano in realtà. Infatti l’unica cosa che li interessava era se stessi e

volevano agire in maniera soddisfacente soprattutto per sé. Furono allora

dimessi da questa funzione e lasciati liberi di cercare altrove degli impieghi.

Furono infatti ricevuti anche altrove, ma dappertutto fu detto loro che il loro

pensiero ruotava sempre intorno al loro personale tornaconto, che erano

quindi stupidi, sensuali e corporali; così furono sempre mandati via. Qualche

tempo dopo, ridotti a una miseria estrema, li vidi chiedere l’elemosina. Mi è

anche stato mostrato che quelli che sono nell’amore di sé parlano solo in base

alla propria memoria, e non in base a qualche luce razionale, sebbene nel

mondo sembrassero parlare con saggezza seguendo il fuoco del proprio

amore. E’ per questo che nell’altra vita, dove non è permessa la riproduzione

delle cose della memoria naturale, sono più stupidi degli altri essendo stati

separati dal divino.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

222

564 - L’amore per il prossimo è assolutamente opposto all’amore di sé.

Essere al servizio degli altri significa volere il loro bene, svolgere dei compiti

per loro e lì trovare la soddisfazione del cuore. Chi invece ama se stesso, vuole

il bene solo per sé, svolge i compiti solo in funzione di se stesso, in quanto è al

servizio degli altri solo allo scopo di essere servito e onorato, e per dominare.

Questi atteggiamenti di base restano in ognuno dopo la morte.

565 - L’amore del mondo non è però sempre opposto all’amore del Cielo;

infatti le ricchezze possono essere desiderate per amore delle ricchezze stesse,

o anche per servirsene a beneficio degli altri. E’ l’uso che si fa delle cose che ne

determina la qualità.

IL FUOCO INFERNALE E LO STRIDORE DI DENTI

566 - Fino a questo momento nessuno sa in che cosa consistono il fuoco

infernale e lo stridore di denti di cui si parla nella Scrittura a proposito di

coloro che stanno all’inferno; infatti si cerca di interpretare letteralmente le

cose che sono nella Scrittura, e non se ne conosce il senso spirituale. Per

questo si è creduto che il fuoco fosse un fuoco materiale, un tormento

generale, un rimorso di coscienza. Altri hanno creduto che si parli di fuoco al

fine di ispirare il terrore per i mali.

567 - Esistono due origini del calore, uno proviene dal sole del Cielo che è

il Signore: è il calore spirituale, che nella sua essenza è amore. L’altro

proviene dal sole del mondo: è il calore naturale che nella sua essenza non è

amore, ma serve da ricettacolo al calore spirituale o all’amore. L’amore nella

sua essenza è un calore, lo si può constatare dall’ardore dello spirito e poi del

corpo eccitati a seconda del grado e della qualità dell’amore. L’uomo lo prova

sia d’estate che d’inverno, e anche attraverso il calore del sangue. Il calore

naturale che proviene dal sole del mondo serve da ricettacolo al calore

spirituale: lo si vede dal calore del corpo provocato dal calore del suo spirito al

quale obbedisce. Lo si vede soprattutto dal calore della primavera e dell’estate

negli animali di tutti i generi, che ogni anno ritornano ai loro amori. Non è il

calore a produrre questo effetto, esso dispone soltanto i loro corpi a ricevere il

calore che influisce su di loro dal mondo spirituale, perché il mondo spirituale

influisce sul mondo naturale come la causa influisce sull’effetto. Chi crede che

il calore naturale produca gli amori degli animali s’inganna di molto, perché

vi è influsso dal mondo spirituale a quello naturale, e non viceversa. Ogni

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

223

amore, in quanto appartiene alla vita stessa, è spirituale. Tutto ciò che è

naturale esiste solo in quanto esiste il mondo spirituale. Anche il regno

vegetale deriva da quello spirituale, che lo fa germogliare e crescere. Il calore

naturale, in primavera e in estate, dispone soltanto i semi nella loro forma

naturale facendoli gonfiare e aprire affinché l’influsso del mondo spirituale

possa operare. Questi esempi sono stati dati per mostrare che ci sono due

calori, uno spirituale e uno naturale. L’influsso e poi la cooperazione

producono gli effetti che si manifestano agli occhi del mondo.

568 - Il calore spirituale nell’uomo è il calore della sua vita, in quanto -

come abbiamo detto - nella sua essenza questo calore è amore; è questo che è

inteso nella Scrittura quando si parla di fuoco. L’amore per il Signore e

l’amore per il prossimo sono definiti fuoco celeste; e l’amore di sé e del mondo

sono il fuoco infernale.

569 - Il fuoco, o amore infernale, ha un’origine simile a quella dell’amore

celeste. Esiste grazie al sole del Cielo, che è il Signore, ma diviene infernale

attraverso coloro che lo ricevono, in quanto ogni influsso proveniente dal

mondo spirituale è trasformato secondo la ricezione o secondo le forme nelle

quali influisce. Lo stesso avviene col calore e la luce che provengono dal sole

del mondo. Questo calore, influendo sul terreno, produce la vegetazione e

sviluppa i profumi gradevoli e soavi. Tuttavia lo stesso calore, influendo ,nelle

sostanze in putrefazione, produce le decomposizioni che sviluppano odori

fetidi. Parallelamente la luce che proviene dallo stesso sole produce in un

soggetto dei colori belli e attraenti, in un altro dei colori laidi e ripugnanti. Il

calore e la luce che procedono dal sole del Cielo, che è l’amore, influiscono

sugli spiriti buoni e saggi, sugli angeli e sugli uomini buoni, fanno fruttificare i

loro beni; ma quando influiscono sui malvagi, producono un effetto contrario,

perché i mali li soffocano o li pervertiscono. Quando la luce del Cielo influisce

nel vero e nel bene, dona intelligenza e saggezza, ma quando influisce nel

falso e nel male viene trasformata in follia e stoltezza di ogni genere.

L’influsso quindi varia ovunque secondo la ricezione.

570 - Il fuoco infernale, essendo amore di sé e del mondo, è di

conseguenza cupidità, perché ciò che l’uomo ama lo desidera di continuo. La

cupidigia è anch’essa un desiderio, perché l’uomo prova piacere quando

ottiene ciò che ama o desidera. Il fuoco infernale è quindi una cupidigia e un

piacere che derivano da questi due amori. I mali che ne derivano sono il

disprezzo per gli altri, l’inimicizia e l’ostilità contro chi non è favorevole. Sono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

224

l’invidia, l’odio, la vendetta e di conseguenza la violenza e la crudeltà. Con

riferimento al divino, sono il disprezzo, la derisione e la blasfemia delle cose

sante che appartengono alla chiesa. Il piacere della vita dei malvagi consiste

quindi nel voler distruggere e uccidere, e quando non possono farlo vogliono

almeno causare del danno, nuocere ed esercitare la crudeltà. Ecco che cosa

rappresenta il fuoco nella Scrittura, quando si parla di malvagi e di inferno.

Quando si parla di fuoco si intende la cupidigia che fa parte dell’amore di sé e

del mondo, e quando si fa riferimento al fumo che proviene dal fuoco si

intende il falso che deriva dal male.

571 - Quando gli inferni sono aperti, si vede come un vestibolo con del

fumo, simile a quello degli incendi, perché il fuoco infernale corrisponde alla

cupidigia che è presente in tutti coloro che sono all’inferno. Il fumo è denso

negli inferni in cui regna l’amore di se, infiammato dove regna l’amore per il

mondo. Quando gli inferni sono chiusi, non si vede il vestibolo, ma solo una

massa di fumo, oscura e fitta. Tuttavia questo vestibolo è sempre ardente, ci

se ne accorge dal calore che ne emana. Questo calore è simile a quello di

oggetti carbonizzati dopo un incendio, o di una fornace ardente, o altre volte a

un vapore caldo come quello dei bagni. Quando questo calore influisce

sull’uomo, eccita le sue cupidigie, gli odi, le vendette e i deliri. Occorre

tuttavia sapere che coloro che sono all’inferno non sono nel fuoco, il quale è

soltanto un’apparenza. In effetti essi non sentono alcuna bruciatura, ma

provano soltanto un calore come avveniva in precedenza nel mondo. Se

appare un fuoco, ciò avviene in base alle corrispondenze, perché l’amore

corrisponde al fuoco e tutte le cose che appaiono nel mondo spirituale

appaiono secondo le corrispondenze.

572 - Questo fuoco o questo calore infernale è trasformato in un freddo

intenso quando il calore del Cielo influisce su di esso. Allora coloro che sono

nell’inferno rabbrividiscono come colti da un freddo febbrile e sono torturati

interiormente. Provano questo freddo e di conseguenza i brividi e le torture

perché sono assolutamente contro il divino, e il calore del Cielo che è amore

divino distrugge il calore dell’inferno che è amore di sé e del mondo. Essi sono

allora precipitati in una profonda oscurità che produce un turbamento delle

idee. Ciò però capita raramente, e soltanto per placare le sedizioni quando si

accrescono oltre misura.

573 - Quando la cupidigia di fare il male non è trattenuta, come avviene

nel mondo, dai legami esterni, che sono il timore della legge, la paura di

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

225

perdere la reputazione, l’onore, il profitto e la vita, allora ognuno si slancia

sull’altro, lo soggioga fino dove può, sottomette gli altri al suo dominio e tratta

male tutti quelli che non si sottomettono. Queste crudeltà e le torture che ne

risultano sono il fuoco infernale, perché sono gli effetti della cupidigia.

574 - Da ogni inferno esala una sfera di cupidigia di coloro che vi

soggiornano. Quando questa sfera è percepita da uno spirito che vive avendo

dentro la stessa cupidigia, essa influenza il suo cuore e lo riempie di piacere.

Per questo lo spirito si rivolge verso quell’inferno e desidera entrarvi per

ricavarne piacere. Non sa ancora che là vi sono dei tormenti, e anche se lo sa

desidera ugualmente di esservi. Nel mondo spirituale infatti nessuno può

resistere alla sua cupidigia perché essa appartiene al suo amore, il quale

appartiene alla sua volontà, questa a sua volta alla sua natura - e ognuno

agisce in base alla propria natura. Quando uno spirito, in piena libertà, arriva

al suo inferno e vi entra, è dapprima ricevuto come amico. Di conseguenza

crede di essere tra amici, ma ciò dura appena qualche ora. Durante questo

tempo si esamina il suo livello di astuzia e il suo valore. Dopo questo esame, si

comincia a infestarlo in modo diverso, con sempre maggior forza e veemenza.

Questo avviene introducendolo più profondamente nell’inferno, perché più vi

si penetra, più gli spiriti sono malvagi. Dopo le infestazioni, gli vengono

inflitte pene rigorose finché non viene ridotto in servitù. Dato che vi sono

continuamente dei movimenti di ribellione perché ognuno vuole essere il più

grande e arde d’odio contro gli altri, ne risultano nuove sedizioni. Così una

scena si trasforma in un’altra, al punto che quelli che erano stati ridotti in

servitù sono liberati per prestare soccorso a qualche nuovo diavolo che vuole

soggiogare altri. Quelli che non si sottomettono e non si adeguano al capriccio

del vincitore sono di nuovo tormentati in diverse maniere e continuamente.

Tali sono i tormenti dell’inferno, chiamati fuoco infernale.

575 - Lo stridore di denti è la disputa continua e il continuo

combattimento di coloro che sono nell’errore. A questa disputa e a questi

combattimenti si uniscono il disprezzo per gli altri, l’inimicizia, la derisione,

gli atti blasfemi che producono ostilità di ogni genere, perché ognuno

combatte per il suo errore credendolo verità. Queste dispute e questi

combattimenti sono intesi fuori dall’inferno come stridore di denti; infatti

tutto ciò che è falso nel mondo spirituale appare come stridore di denti, in

quanto i denti corrispondono alle cose ultime della natura e dell’uomo, e

appartengono alla sfera sensuale-corporale. Che all’inferno vi sia stridore di

denti lo si legge in Matteo VIII, 12; XIII, 42, 50; XXIII, 13; XXIV, 51; XXV, 30;

Luca XII, 28.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

226

LE CATTIVERIE E GLI ABOMINEVOLI ARTIFICI DEGLI SPIRITI INFERNALI

576 - Chi riflette e ha la conoscenza delle funzioni della sua mente, può

vedere e capire qual è la superiorità degli spiriti sugli uomini. Con la sua

mente, l’uomo in un minuto può esaminare, sviluppare e concludere più cose

di quante ne possa esprimere in mezz’ora con la parola o la scrittura. Di

conseguenza, quando l’uomo diviene spirito, risulta molto superiore. E’ lo

spirito che pensa, e attraverso il corpo esprime il suo pensiero parlando e

scrivendo. Per questa ragione l’uomo che dopo la morte diviene angelo si

trova in una intelligenza e in una saggezza ineffabili in confronto con la sua

intelligenza e la sua saggezza di quando viveva nel mondo. Allora il suo spirito

era legato a un corpo e viveva nel mondo naturale. Ciò che pensava

spiritualmente influiva nelle idee naturali che sono al confronto comuni,

grossolane e oscure, e non possono ricevere le cose innumerevoli che

appartengono al pensiero spirituale. Diversamente avviene quando lo spirito è

liberato dal corpo e torna al suo stato naturale, il che avviene quando passa

dal mondo naturale a quello spirituale, che è il suo vero mondo. E’ evidente

che allora il suo stato è immensamente superiore a quello precedente. Ne

risulta che gli angeli pensano cose ineffabili e inesprimibili, cioè cose che non

possono entrare nei pensieri naturali degli uomini. Tuttavia ogni angelo è

nato uomo, è vissuto come uomo e allora non aveva l’impressione di essere

più saggio di un altro uomo.

577 - La malvagità e l’astuzia degli spiriti infernali sono allo stesso livello

della saggezza e intelligenza degli angeli. In effetti il caso è simile, poiché lo

spirito dell’uomo, una volta liberato dal corpo, è nel suo bene se è uno spirito

angelico, e nel suo male se è uno spirito infernale. Quindi lo spirito angelico

pensa, vuole, parla e agisce in base al proprio bene, e lo spirito infernale in

base al proprio male. Liberato dai limiti del corpo, lo spirito infernale rivela

un’astuzia e una cattiveria che supera ogni immaginazione e si slancia a fare

migliaia di cose che non possono essere descritte in nessuna lingua.

Attraverso molte esperienze mi è stato concesso di sapere e vedere quali sono,

perché il Signore mi ha permesso di essere nel mondo spirituale con lo spirito

e al tempo stesso nel mondo naturale col corpo. Posso affermare che la loro

malvagità è così grande che nessuno potrebbe descriverla nemmeno in parte.

Posso anche attestare che l’uomo non può essere sottratto all’inferno a meno

che il Signore non lo protegga, perché l’uomo ha presso di sé degli spiriti

infernali così come ha degli angeli del Cielo (vedi n. 292, 293). Se l’uomo non

riconosce il divino e non conduce una vita di fede e carità, il Signore non può

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

227

proteggerlo, perché allora egli si allontana dal Signore e si rivolge agli spiriti

infernali riempiendo il suo spirito delle loro malvagità. Tuttavia il Signore

distoglie continuamente l’uomo dai mali che egli si attira consociandosi con

questi spiriti. Lo distoglie coi legami interiori che appartengono alla coscienza

e che non sono compresi se l’uomo nega il divino, e per i legami che sono la

paura delle leggi, della perdita del guadagno, della privazione dell’onore e

della reputazione. Un tal uomo può quindi essere distolto dal male per amore

di sé, però non può essere condotto verso i beni spirituali perché egli simula

soltanto il bene, la sincerità e la giustizia allo scopo di persuadere e quindi di

ingannare. Questa astuzia si aggiunge al male del suo spirito, così che questo

male diviene la natura stessa dell’uomo.

578 - I più malvagi sono coloro che sono stati nell’amore di sé e hanno

agito con furberia, perché la furberia penetra profondamente nei pensieri e

nelle intenzioni, li impregna di veleno e di conseguenza distrugge ogni vita

spirituale dell’uomo. La maggior parte di questi spiriti, chiamati geni, sono

nell’inferno posteriore. Il loro piacere consiste nel rendersi invisibili,

volteggiare intorno agli uomini come dei fantasmi e introdurre segretamente i

mali che essi diffondono intorno a sé come le vipere il veleno; costoro sono

tormentati più crudelmente degli altri. Coloro che non sono stati furbi e non

si sono nutriti di maligne imposture, ma tuttavia sono stati nell’amore di sé,

sono anch’essi all’inferno posteriore, ma meno profondo. Coloro che sono

stati nei mali derivanti dall’amore del mondo, sono nell’inferno anteriore e

vengono chiamati spiriti. Questi non sono negli stessi mali degli altri, cioè

nell’odio e nella vendetta, di conseguenza hanno meno malizia e astuzia. e il

loro inferno è meno rigoroso.

579 - Per esperienza, mi è stato consentito di conoscere la qualità della

cattiveria di coloro che vengono chiamati geni. Essi operano e influiscono non

nei pensieri ma nelle affezioni; le percepiscono, le sentono come i cani fiutano

il cinghiale nella foresta. Appena percepiscono affezioni buone, le

trasformano in cattive, e lo fanno in maniera così perfida e abile che l’altro

non se ne accorge. Evitano con cura che qualcosa entri nel pensiero, perché

senza questa precauzione sarebbero scoperti. Nell’uomo si collocano sotto

l’occipite. Nel mondo questi geni sono stati uomini che hanno captato

artificiosamente gli spiriti degli altri, dirigendoli e persuadendoli attraverso il

loro piacere e le loro affezioni. Tuttavia il Signore impedisce a questi geni di

accostarsi a quegli uomini per i quali c’è qualche speranza di cambiamento,

perché questi geni possono non solo distruggere le coscienze ma anche

eccitare negli uomini certi mali ereditari che altrimenti resterebbero nascosti.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

228

Quando dopo la morte un uomo simile a questi geni passa all’altra vita, viene

subito attratto dall’inferno corrispondente. Quando questi geni vengono

esaminati per le loro furberie e i loro artifici, appaiono simili a vipere.

580 - La malvagità degli spiriti infernali risulta evidente dal gran numero

dei loro abominevoli artifizi, che richiederebbero molti libri per essere

enumerati e descritti. Questi artifizi sono quasi tutti sconosciuti nel mondo.

Essi si riferiscono ad abusi delle cose ultime dell’ordine divino, a influenze di

pensiero, a operazioni attraverso fantasie, a proiezioni in luoghi dove non

sono corporalmente, a persuasioni occulte e menzogne. All’inferno gli spiriti

si tormentano reciprocamente con artifizi che sono sconosciuti nel mondo, ad

eccezione delle menzogne e delle persuasioni. Non voglio descriverli qui nei

particolari perché non sarebbero compresi e perché sono abominevoli.

581 - Il Signore permette i tormenti all’inferno perché i mali non possono

essere repressi e domati altrimenti. La paura della pena è l’unico mezzo per

tenere la turba infernale in qualche modo legata: altri mezzi non esistono.

Senza questa paura della pena e dei tormenti, il male avrebbe libero sfogo e

tutto sarebbe distrutto. Lo stesso avverrebbe sulla terra, in un paese dove non

ci fossero leggi e punizioni.

L’APPARENZA, LA SITUAZIONE E LA PLURALITÀ DEGLI INFERNI

582 - Nel mondo spirituale, o nel mondo dove sono gli spiriti e gli angeli,

appaiono cose simili a quelle che sono nel mondo naturale, o nel mondo dove

sono gli uomini. Nulla le differenzia nell’aspetto esteriore tanto sono simili. Vi

si vedono delle pianure, delle montagne, delle colline e delle rocce, separate

da vallate. Vi si vede anche dell’acqua e altre cose che sono anche sulla terra,

però di origine spirituale. Esse appaiono davanti agli occhi degli spiriti e degli

angeli, ma non davanti a quelli degli uomini, perché gli uomini sono nel

mondo naturale. Gli esseri spirituali vedono dunque le cose che sono di

origine spirituale, e gli esseri naturali quelle che sono di origine naturale.

L’uomo non può quindi vedere in alcun modo le cose che sono nel mondo

spirituale, a meno che non gli sia concesso di essere in ispirito, oppure dopo la

morte quando diviene spirito. Allo stesso modo gli angeli e gli spiriti non

possono vedere nulla nel mondo naturale, a meno che non siano presso un

uomo al quale sia stato concesso di parlare con loro. In effetti gli occhi

dell’uomo sono adatti alla ricezione della luce del mondo naturale, e gli occhi

degli angeli e degli spiriti a quella del mondo spirituale; e tuttavia gli uni e gli

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

229

altri hanno gli occhi in tutto simili. L’uomo naturale non può comprendere

che il mondo spirituale sia fatto in questo modo, né a maggior ragione può

crederlo l’uomo sensuale, ovvero colui che crede soltanto a ciò che vedono i

suoi occhi e a ciò che può toccare con le mani. La somiglianza del mondo

spirituale col mondo naturale è così grande che l’uomo dopo la morte crede

ancora di essere nel mondo dove è nato e dal quale è uscito. Per questa

ragione la morte è chiamata semplicemente passaggio da un mondo all’altro.

583 - I Cieli si trovano nei luoghi più elevati del mondo spirituale, più in

basso si trova il mondo degli spiriti e sotto a questo ci sono gli inferni. I Cieli

appaiono agli spiriti che sono nel mondo spirituale, a meno che la loro vista

inferiore non sia aperta. Tuttavia a volte essi appaiono loro come delle nubi o

nuvole bianche. E’ così perché gli angeli si trovano nello stato interiore per

quanto riguarda l’intelligenza e la saggezza, dunque al di sopra della vista di

coloro che sono nel mondo degli spiriti. Gli spiriti che sono nelle pianure e

nelle vallate si vedono reciprocamente, ma quando vengono condotti nel loro

stato interiore, e quindi separati, gli spiriti malvagi non vedono i buoni, ma i

buoni possono vedere i malvagi; tuttavia si distaccano da loro, e gli spiriti che

si allontanano diventano invisibili. Gli inferni invece non appaiono perché

sono stati chiusi. Se ne vedono soltanto le entrate, chiamate porte, quando si

aprono per far entrare degli spiriti. Tutte le porte che conducono all’inferno si

aprono dalla parte del mondo degli spiriti, e nessuna si apre dalla parte del

Cielo.

584 - Gli inferni sono dappertutto, sono sotto le montagne, le colline e le

rocce, sotto le pianure e le vallate. Le aperture o porte che conducono agli

inferni che si trovano sotto le montagne, le colline e le rocce appaiono come

dei buchi e crepacci, alcune larghe e spaziose, altre chiuse e strette; tutte sono

scure e buie. Gli spiriti infernali che sono in questi inferni sono in una luce

simile a quella dei carboni ardenti, e i loro occhi sono adatti a ricevere questa

luce. E’ così perché questi spiriti, quando vivevano nel mondo, erano

nell’oscurità con riferimento alle divine verità, negavano ciò che è vero e

affermavano ciò che è falso. Così la vista dei loro occhi è stata adattata a

questa luce, e la luce del cielo e oscurità per loro. Quindi non vedono più nulla

quando escono dai loro antri. Mi fu quindi chiaro che l’uomo entra nella luce

del Cielo nella misura in cui riconosce il divino e conferma in sé le cose che

appartengono al Cielo e alla Chiesa. Entra invece nell’oscurità dell’inferno

nella misura in cui nega il divino e conferma in sé le cose opposte a quelle che

appartengono al Cielo e alla Chiesa.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

230

585 - Le aperture o porte che conducono agli inferni che si trovano sotto le

pianure e le vallate hanno aspetti diversi. Alcune sono simili a quelle che sono

sotto le montagne, le colline e le rocce; altre sono come antri o caverne, o

anche come abissi; altre ancora come paludi o stagni. Tutte sono chiuse e si

aprono solo quando degli spiriti malvagi vi si precipitano dal mondo degli

spiriti. Quando si aprono, ne esala come un fuoco con del fumo, come avviene

negli incendi, o una fiamma senza fumo, oppure una nube densa. Ho saputo

che gli spiriti infernali non vedono né sentono queste cose, perché quella è la

loro atmosfera, corrispondente ai loro piaceri e ai mali nei quali si trovano. Il

fuoco corrisponde all’odio e alla vendetta: il fumo al falso, la fiamma all’amore

di se, la nube agli errori che derivano da questi mali.

586 - Quando piace al Signore, lo spirito e l’angelo possono penetrare con

la vista nel più profondo degli inferni e esaminarli, senza che nulla possa

impedirlo. Anche a me è stato concesso di penetrare con lo sguardo negli

inferni ed esaminarli. Alcuni mi sono apparsi come caverne ed antri nelle

rocce, penetranti sempre più profondamente all’interno, sia

perpendicolarmente che obliquamente. Altri mi sono parsi simili ai ripari

delle bestie selvagge nella foresta. Altri erano come gallerie di miniere. La

maggior parte degli inferni sono a tre piani. I più alti appaiono scuri dentro,

perché chi vi abita è nel falso e nel male; i più bassi appaiono infuocati, perché

il fuoco corrisponde ai mali stessi. Certi altri inferni appaiono come case e

ville dopo degli incendi, e in queste rovine vivono e si nascondono gli spiriti

infernali. Negli inferni meno rigorosi ci sono delle sorte di capanne, a volte

unite a formare delle città, con delle strade e delle piazze. Dentro queste

abitazioni vivono gli spiriti infernali che sono di continuo in dispute, querele,

inimicizie e risse, che si picchiano e si colpiscono. Per le strade e le piazze,

non si vedono che furti e depravazioni. In certi inferni si vedono solo luoghi

orridi pieni di sudiciume ed escrementi di ogni genere. Esistono anche cupe

foreste dove gli spiriti infernali vagano come bestie selvagge, con antri

sotterranei dove si rifugiano quelli che sono inseguiti dagli altri. Vi sono

anche dei deserti dove tutto è sterile e sabbioso; anche qui vi sono caverne

nelle rocce e capanne. In questi luoghi deserti vivono coloro che nel mondo

hanno superato tutti gli altri nell’arte di tramare e macchinare artifizi e

furberie.

587 - Nessuno può conoscere la situazione degli inferni nei particolari,

neppure gli angeli del Cielo; soltanto il Signore la conosce. Però la loro

situazione generale è nota in base ai luoghi nei quali si trovano. In effetti gli

inferni, come i Cieli, sono disposti in regioni, e le regioni nel mondo spirituale

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

231

sono determinate dagli amori. Tutte le regioni del Cielo iniziano dal Signore

come sole, cioè da Oriente. Dato che gli inferni sono opposti ai Cieli, le loro

regioni iniziano a Occidente, come è già stato detto in precedenza (vedi da n.

141 a 153). E’ per questo che gli inferni delle regioni occidentali sono i più

crudeli e i più orribili di tutti; lo sono di più via via che si allontanano da

Oriente. All’interno di ogni regione infernale i patimenti più atroci sono a

settentrione e quelli meno atroci a mezzogiorno. L’atrocità dell’inferno

decresce quindi da settentrione a mezzogiorno, e per gradi decresce verso

Oriente. A Oriente infatti sono coloro che sono stati orgogliosi e non hanno

creduto al divino, ma non hanno avuto tanto odio, vendetta e furberia come

quelli che sono a Occidente.

588 - Per quello che riguarda la pluralità degli inferni, va detto che essi

sono numerosi come le società angeliche dei Cieli, perché a ogni società

celeste corrisponde una società infernale. Le società celesti sono

innumerevoli, distinte secondo il bene dell’amore, della carità e della fede. Le

società infernali si distinguono di conseguenza per i mali opposti ai beni. Ogni

male, come ogni bene, è di una infinita varietà. Chi ha soltanto un’idea

semplice di ogni male, per esempio del disprezzo, dell’inimicizia, della

vendetta, della furberia, eccetera, non può capire. Bisogna invece sapere che

ognuno di questi mali contiene un così gran numero di particolari, che un

intero volume non basterebbe ad enumerarli. Esistono anche degli inferni

sotto altri inferni. Alcuni comunicano tra di loro attraverso dei passaggi, e la

maggior parte attraverso le esalazioni. Tutte queste comunicazioni avvengono

secondo le affinità dei diversi tipi di male. Mi è stato concesso di sapere che

tutto il Cielo e tutto il mondo degli spiriti sono come scavati, e sotto di loro c’è

un inferno continuo. Tali sono le cose relative alla pluralità degli inferni.

L’EQUILIBRIO TRA CIELO E INFERNO

589 - Perché qualcosa esista, bisogna che ci sia equilibrio. L’equilibrio ha

luogo tra due forze, di cui una agisce e l’altra reagisce; il riposo risultante da

un’azione e da una reazione uguale è chiamato equilibrio. Nel mondo naturale

vi è equilibrio in tutte le cose: tra il caldo e il freddo, tra la luce e l’ombra, tra

secco e umido. Vi è equilibrio anche nei tre regni, minerale, vegetale e

animale: senza questo equilibrio tra loro, nulla esisterebbe. Tutta l’esistenza si

svolge nell’equilibrio, cioè è prodotta da una forza che agisce e da un’altra che

si lascia mettere in azione, o da una forza che influisce agendo e da un’altra

che riceve e cede in maniera conveniente. Nel mondo naturale ciò che agisce è

chiamato forza. Ma nel mondo spirituale ciò che agisce e ciò che reagisce sono

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

232

chiamati vita e volontà. La vita è la forza viva, e la volontà lo sforzo vivente;

l’equilibrio è chiamato libertà. L’equilibrio spirituale, o libertà, esiste grazie al

bene che agisce da una parte e al male che reagisce dall’altra, o tra il male che

agisce da una parte e il bene che reagisce dall’altra. L’equilibrio spirituale ha

luogo tra il bene e il male perché tutto ciò che appartiene alla vita dell’uomo si

rapporta al bene e al male, e la volontà ne è il ricettacolo.

590 - Vi è un equilibrio perpetuo tra Cielo e inferno. Dall’inferno sale

continuamente uno sforzo di fare il male, e dal Cielo discende continuamente

uno sforzo di fare il bene. In questo equilibrio è il mondo degli spiriti che si

trova tra Cielo e inferno. Esso si trova in questo equilibrio perché ogni uomo

vi entra subito dopo la morte e vi è tenuto in uno stato simile a quello nel

quale era nel mondo, cosa che non potrebbe avvenire se nel mondo degli

spiriti non ci fosse un perfetto equilibrio. Grazie a questo equilibrio tutti gli

spiriti vengono esaminati nelle loro qualità, in quanto si trovano nella stessa

libertà che avevano nel mondo. L’equilibrio spirituale è la libertà nell’uomo e

nello spirito. Nel mondo spirituale la qualità della libertà di ciascuno è

conosciuta dagli angeli del Cielo attraverso la comunicazione degli affetti e dei

pensieri. Tale qualità si manifesta alla vista degli spiriti angelici tramite le vie

seguite da ognuno. Gli spiriti buoni seguono le vie che vanno verso il Cielo, e

quelli malvagi le vie che portano all’inferno. Nella Scrittura le vie significano

le verità che conducono al bene o gli errori che conducono al male. Ancora

nella Scrittura, andare, camminare e muoversi rappresentano gli sviluppi

della vita. Mi è spesso stato concesso di vedere queste vie e anche di vedere gli

spiriti andare e camminare liberamente su di esse, secondo i loro pensieri e le

loro tendenze.

591 - L’equilibrio nel quale sono tenuti gli angeli nei Cieli e gli spiriti

all’inferno non è come l’equilibrio nel mondo degli spiriti. L’equilibrio degli

angeli nei Cieli dipende dalla misura in cui essi nel mondo hanno voluto

essere nel bene e sono vissuti in questo bene; di conseguenza dipende

dall’avversione che hanno avuto per il male. L’equilibrio degli spiriti

dell’inferno dipende dalla misura in cui nel mondo hanno voluto essere nel

male e vi sono vissuti, e di conseguenza dall’avversione che hanno avuto per il

bene.

592 - Se il Signore non governasse l’inferno allo stesso modo del Cielo, non

vi sarebbe alcun equilibrio e di conseguenza non esisterebbe né il Cielo né

l’inferno. Chiunque ragioni, si rende conto che se ci fosse predominio da una

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

233

parte senza resistenza dall’altra, entrambe le parti perirebbero. Così il mondo

spirituale perirebbe se il bene non reagisse al male, e viceversa.

593 - L’equilibrio tra Cielo e inferno è modificato secondo il gran numero

di coloro che arrivano ogni giorno in Cielo e all’inferno. Nessun angelo può

conoscere e percepire la diminuzione o l’accrescimento dell’equilibrio e

neppure può moderare e rendere uguale l’afflusso; soltanto il Signore può

farlo, perché il divino che emana dal Signore è onnipresente e vede il minimo

cambiamento dell’equilibrio. L’angelo vede soltanto ciò che avviene presso di

lui, e non vede neppure ciò che avviene nella sua società.

594 - Da quanto è stato fin qui detto sui Cieli e gli inferni si può conoscere,

almeno fino a un certo punto, in che modo le cose sono state sistemate

affinché ovunque regni l’equilibrio. Tutte le società del Cielo sono state

disposte nell’ordine più perfetto, secondo i beni e le varie specie di beni, e

tutte le società dell’inferno secondo i mali e i vari generi di mali. Sotto ogni

società del Cielo vi è la corrispondente società infernale, e da questa

corrispondenza risulta l’equilibrio. E’ per questo che il Signore provvede

continuamente a che la società infernale non prevalga sulla società celeste che

è al di sopra. Quando comincia a prevalere, è riportata con vari mezzi a un

giusto rapporto di equilibrio. Questi mezzi sono in gran numero, e ne

descriverò alcuni: più forte presenza del Signore; comunicazione e unione più

stretta di una o più società con altre società; espulsione nel deserto degli

spiriti infernali che sono in sovrabbondanza; trasferimento di qualche spirito

infernale da un inferno all’altro; isolamento di certi inferni sotto coltri più

dense e spesse. Questi dettagli sono dati affinché si sappia che il Signore solo

provvede ovunque all’equilibrio tra bene e male, cioè tra Cielo e inferno. E’ su

tale equilibrio che si fonda la salute di tutti, nei Cieli e sulla terra.

595 - Bisogna sapere che gli inferni attaccano continuamente il Cielo e si

sforzano di distruggerlo, e che il Signore protegge continuamente i Cieli

distogliendo coloro che vi sono dal male derivante dall’amore di sé e

mantenendoli nel bene che procede dal Signore stesso. Spesso ho assistito agli

sforzi degli inferni per distruggere il divino del Signore e di conseguenza il

Cielo. I Cieli, al contrario, non attaccano mai gli inferni, perché la sfera divina

opera continuamente per la salute di tutti. Dato che coloro che sono

all’inferno non possono essere salvati perché sono tutti nel male e contro il

divino del Signore, finché è possibile vengono controllate le sedizioni e le

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

234

crudeltà, affinché gli spiriti infernali non si scatenino gli uni contro gli altri.

Ciò avviene attraverso gli innumerevoli mezzi della potenza divina.

596 - I Cieli sono separati in due regni, il regno celeste e il regno spirituale.

Anche gli inferni sono separati in due regni, uno opposto al regno celeste,

l’altro opposto al regno spirituale. Il primo si trova nella regione occidentale, e

i suoi abitanti sono chiamati geni; il secondo si trova nelle regioni

settentrionali e meridionali, e i suoi abitanti sono chiamati spiriti. Coloro che

sono nel regno celeste sono nell’amore verso il Signore, e coloro che sono

nell’inferno opposto a questo regno sono nell’amore di sé. Coloro che sono nel

regno spirituale sono nell’amore per il prossimo, e coloro che sono

nell’inferno opposto sono nell’amore del mondo. Tali amori sono opposti.

Questa situazione mantiene l’equilibrio dell’ordine del Signore.

L’UOMO È NELLA LIBERTÀ GRAZIE ALLEQUILIBRIO TRA CIELO E INFERNO

597 - L’equilibrio di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente è

spirituale, e nella sua essenza è la libertà. E’ così perché è equilibrio tra bene e

male, tra vero e falso, e queste cose sono spirituali. La libertà di cui stiamo

parlando è la possibilità di scegliere uno piuttosto dell’altro. Questa libertà è

data a ogni uomo dal Signore e non gli viene mai tolta. Essa è data all’uomo

insieme alla vita, affinché l’uomo possa salvarsi, perché senza libertà non

esiste salvezza. Ognuno può ben vedere che l’uomo è libero di pensare male o

bene, con sincerità o no, giustamente o ingiustamente. Può parlare e agire in

un modo o nell’altro.

598 - L’uomo non può essere salvato senza la libertà perché nasce nei mali

di tutti i generi, che debbono essere allontanati perché lui abbia la salvezza. I

mali possono essere allontanati solo se l’uomo li vede, li riconosce, smette di

volerli e infine li ha in avversione. Soltanto allora essi sono allontanati, e

questo può avvenire solo se l’uomo è al tempo stesso nel bene e nel male.

L’uomo apprende fin dall’infanzia, con le prediche e la lettura della Scrittura,

quali sono i beni spirituali ai quali può pensare; la vita nel mondo gli insegna

quali sono i beni morali e civili. Questo è il primo motivo per cui l’uomo deve

avere la libertà. In secondo luogo, nulla è fatto proprio dall’uomo se non lo fa

in base all’affezione che appartiene all’amore. Tutto il resto non supera il

livello del pensiero e non raggiunge la volontà. La libertà è data all’uomo

affinché egli possa amare e far suoi il vero e il bene. Solo la volontà può

salvare l’uomo.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

235

599 - Affinché l’uomo sia nella libertà e possa essere salvato, il suo spirito

è congiunto al Cielo e all’inferno. In effetti in ogni uomo vi sono degli spiriti

infernali e degli angeli celesti. Gli uni fanno sì che egli sia nel male, gli altri

che sia nel bene. Così egli è nell’equilibrio spirituale, cioè nella libertà.

600 - Bisogna sapere che l’unione dell’uomo col Cielo e con l’inferno non è

immediata, ma mediata dagli spiriti che sono nel mondo degli spiriti. Questi

spiriti sono presso l’uomo, non quelli dell’inferno stesso o del Cielo stesso.

L’uomo è congiunto con l’inferno attraverso spiriti malvagi che sono nel

mondo degli spiriti, e col Cielo attraverso spiriti buoni di questo stesso

mondo. Così stando le cose, il mondo degli spiriti è mediatore tra Cielo e

inferno, e per il mondo naturale è l’equilibrio stesso. Si può così vedere da

dove proviene la libertà dell’uomo.

601 - Ancora qualche notizia sugli spiriti uniti all’uomo. Una società intera

può comunicare con un’altra società e anche con un solo spirito, in qualunque

luogo sia, attraverso uno spirito che essa invia. Lo stesso avviene con l’unione

dell’uomo con le società del Cielo e dell’inferno: tale unione avviene

attraverso spiriti uniti all’uomo e appartenenti al mondo degli spiriti.

602 - Infine parliamo dell’intuizione che l’uomo ha sulla vita dopo la

morte, e che gli deriva dall’influsso del Cielo, cioè dal Signore stesso

attraverso spiriti uniti all’uomo dal mondo degli spiriti. Tale intuizione è in

tutti coloro la cui libertà di pensare non è stata soffocata da idee errate. In

base a tale intuizione l’uomo sa che il corpo terreno, di cui è rivestito nel

mondo, è soltanto uno strumento attraverso il quale lo spirito agisce nel

mondo naturale alla maniera che conviene a questo mondo. L’anima è la vita

dell’uomo; lo spirito è l’uomo stesso.

603 - Le cose che sono state dette in questo trattato sul Cielo, il mondo

degli spiriti e l’inferno saranno oscure per coloro che non conoscono le verità

spirituali. Saranno però chiare per coloro che le conoscono, specie per coloro

che amano il vero. Tutto ciò che è amato entra con luce nelle idee della mente,

specie quando è il vero ad essere amato, in quanto ogni verità risplende nella

luce.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

236

BIBLIOGRAFIA

Benz Ernst - Swedenborg: Naturforscher und Seher. Swedenborg

Verlag, Zürich, 1969.

Benz Ernst - Vision und Offenbarung. Swedenborg Verlag, Zürich 1979.

Goerwitz Ad. L. - Goethe und Swedenborg, Swedenborg Verlag, Zürich

1983.

Kant Emmanuel - I sogni di un visionario. BUR, Milano 1982.

Lischka Alfred - Swedenborg und das «Paradies der Phantasten»,

Esotera, Friburgo, n. 7/1976.

Prieur Jean: - Swedenborg, Edition F. Lanore, Paris 1983.

Rhodes Leon S. - The NDE enlarged by Swedenborg Vision,

Anabiosis, University of Connecticut, Giugno 1982.

Swedenborg Emanuel - Journal of Dreams, Swedenborg Foundation,

New York, 1977.

Swedenborg Emanuel - Le Ciel et l’Infer, Cercle Swedenborg, Paris 1973.

Swedenborg Emanuel - Himmel und Hölle, Swedenborg Verlag, Zürich

1977.

Synnestvedt Sig. - The essential Swedenborg, Swedenborg Foundation,

New York 1977.

Van Dusen Wilson - The presence of other worlds, Swedenborg

Foundation, New York 1968.

 CIELO E INFERNO di Emanuel Swedenborg

237

APPENDICE

Indirizzi delle maggiori Società Swedenborg:

Swedenborg Verlag

Apollostrasse 2,

CH - 8032 Zürich

Swedenborg Foundation

139 East 23rd St.

New York, N.Y. 10010 - USA

The Swedenborg Society

20/21 Bloomsbury Way

London WC1A 2TH - England

Cercle Swedenborg

B.P. 22 - 95121 Ermont Cedex - France

Nouvelle Eglise de Lausanne

21 rue Caroline –

CH -1003 Lausanne - Suisse

FINE

Preghiera al Padre - 20/01/2001

Padre Dolce,

Padre Buono.

Tu che sei nell’universo,

Tu che sei nelle cose,

Tu che sei in noi.

Tu che nutri il nostro corpo materiale,

Tu che nutri il nostro corpo spirituale;

Aiutaci in questa esistenza.

Aiutaci a perdonare per il male che ci fanno, perché

anche noi abbiamo fatto del male.

Aiutaci a cercare cibo per il corpo fisico e pane per la

nostra anima.

Aiutaci a superare le prove della vita con serenità;

e che Tu, assieme ai nostri fratelli spirituali, ci sia

sempre vicino.

Amen.