ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
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Pagina INDICE
2 Prefazione
5 Capitolo
I - Le facoltà supernormali subcoscienti sono
indipendenti dalle leggi di evoluzione biologica
29 Capitolo
II - I poteri supernormali della subcoscienza
possono circoscriversi in limiti definiti
39 Capitolo
III - Le comunicazioni medianiche fra viventi
provano la realtà delle comunicazioni medianiche coi
defunti
99 Capitolo
IV - Dei fenomeni di bilocazione
144 Capitolo
V - Non è vero che l’animismo neutralizza le prove
in favore dello spiritismo
250 Conclusioni
260 Cenni
biografici su Ernesto Bozzano
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
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PREFAZIONE
Debbo anzitutto informare chi legge in merito alle
origini ed alla natura
del presente lavoro, il quale non è un’opera nuova nel
vero senso del termine,
e non fu mia l’idea di scriverlo.
Ed ecco come andarono le cose.
Il Consiglio Direttivo del Congresso Spiritualista
Internazionale di
Glasgow, Congresso tenutosi nella prima settimana di
settembre dell’anno
1937, mi scrisse invitandomi a parteciparvi
personalmente, offrendomi la
carica onorifica di vice-presidente del Congresso
stesso, e pregandomi ad
inviare un riassunto dell’opera mia intorno al tema: Animism or
Spiritualism:
Which explains the facts? (Animismo o
Spiritismo: Quale dei
due spiega il complesso dei fatti?). Compito
formidabile, poiché si trattava di
riassumere la maggior parte dell’opera mia di
quarantasei anni: ma il tema
mi apparve subito teoricamente molto importante.
Accolsi pertanto l’invito
senza esitanza, e siccome il tempo stringeva e il
compito era vasto, mi diedi a
raccogliere tutte le mie pubblicazioni in argomento:
libri, monografie,
opuscoli, articoli, ponendomi senza indugio al lavoro.
Rimase esclusa dal mio riassunto una sezione
importante dell’opera mia, e
ciò in quanto lo sviluppo del tema richiedeva di
confutare sulla base dei fatti
l’ineffabile obiezione antispiritica secondo la quale
non potendosi assegnare
dei limiti alle facoltà supernormali della telepatia,
della telemnesia, della
telestesia, non sarà mai possibile dimostrare
sperimentalmente, quindi
scientificamente, l’esistenza e la sopravvivenza dello
spirito umano. Come è
noto, tale gratuita obiezione si riferisce
esclusivamente ai casi
d’identificazione spiritica in base a ragguagli personali
forniti dai defunti
comunicanti, casi che perderebbero ogni valore
dimostrativo qualora
l’obiezione stessa risultasse fondata; e ciò in quanto
potrebbero spiegarsi in
massa coi poteri della subcoscienza, i quali
perverrebbero a carpire i
ragguagli in discorso nelle subcoscienze di quei
viventi lontani che conobbero
i defunti comunicanti (telemnesia). Così stando le
cose, ne deriva che se si
voleva preventivamente eliminare ogni possibilità di
critica alle conclusioni
raggiunte nel presente lavoro, era necessario non
tenere alcun conto delle mie
indagini sui casi d’identificazione spiritica della
natura indicata, e più che
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mai non tener conto delle mie laboriose fatiche di
analisi comparata intorno ai
messaggi dei defunti in cui si descrive l’ambiente che
li accoglie.
Ed è così che mi comportai, pervenendo in tal guisa a
far emergere sulla
base dei fatti una verità metapsichica che per quanto
evidentissima, era stata
miseramente dimenticata dai propugnatori dell’obiezione
in esame. Alludo al
fatto che le prove d’identificazione spiritica fondate
sui ragguagli personali
forniti dai defunti comunicanti, lungi dal risultare
le uniche prove
conseguibili per la dimostrazione sperimentale della
sopravvivenza, non
risultano in realtà che una semplice unità di prova,
tra le multiple prove
ricavabili dal complesso dei fenomeni metapsichici, ma
soprattutto dalle
manifestazioni supernormali d’ordine estrinseco,
le quali non dipendendo
dalle persone, risultano indipendenti dai poteri della subcoscienza. Tali, ad
esempio, i casi delle apparizioni dei defunti al letto
di morte, e i casi delle
apparizioni dei defunti poco dopo la loro morte,
nonché altre importanti
categorie di fenomeni metapsichici da me riunite e
commentate nel
lunghissimo e risolutivo capitolo V° del presente
lavoro.
In altri termini: così comportandomi ottenni di
demolire l’unica ipotesi di
cui disponevano gli oppositori per neutralizzare in
qualche modo
l’interpretazione dell’alto medianismo; ipotesi che
per quanto assurda e
insostenibile, appariva imbarazzante in quanto essendo
indimostrabile
risultava inconfutabile. Ma si vedrà che invece io
pervenni ugualmente a
demolirla sulla base dei fatti, con la conseguenza che
al quesito che mi fu
sottoposto: Animismo o Spiritismo? quale dei due spiega il complesso dei
fatti?,
mi fu facile rispondere nei termini seguenti: Né l’uno né l’altro
pervengono separatamente a spiegare il complesso
dei fenomeni
supernormali. Entrambi sono indispensabili all’uopo
e non possono
scindersi, in quanto entrambi sono gli effetti di
una causa unica; e questa
causa è lo spirito umano, il quale quando si
manifesta a sprazzi fugaci
durante l’esistenza incarnata determina i fenomeni
animici, e quando si
manifesta medianicamente durante l’esistenza
disincarnata, determina i
fenomeni spiritici.
Questa, e unicamente questa, la soluzione legittima
del grandioso quesito,
tenuto conto ch’essa appare la risultante matematica
della convergenza di
tutte le prove emergenti dalla casistica metapsichica considerata
nel suo
complesso.
Ritengo pertanto di aver compiuto un lavoro proficuo
in servizio della
causa; lavoro il cui svolgimento apparve praticamente
più formidabile di
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quanto avevo presupposto, giacché non tardai ad
avvedermi che le
argomentazioni e i commenti ai casi, nella forma
speciale in cui li avevo
svolti, non si adattavano a un lavoro di sintesi
generale; dimodoché dovetti
rimaneggiare e ritoccare un po’ dovunque; e il rifare è
più difficile del fare.
Comunque, ora che ho finito, sono lieto che il
Consiglio Direttivo del
Congresso di Glasgow mi abbia indotto a riassumere me
stesso, poiché dalla
sintesi di molte mie pubblicazioni, lunghe, brevi,
d’occasione, condensate in
un libro di piccola mole, emerge incontestabile la
soluzione spiritualista del
mistero dell’Essere.
ERNESTO BOZZANO
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CAPITOLO I
LE FACOLTÀ SUPERNORMALI SUBCOSCIENTI SONO INDIPENDENTI DALLA LEGGE
DI EVOLUZIONE BIOLOGICA
Fu nell’anno 1891 - data per me memorabile - che per
la prima volta presi
contatto con le ricerche psichiche; e fu per opera del
professore Ribot,
direttore della Revue Philosophique,
il quale m’inviò spontaneamente il
primo numero delle Annales des Sciences Psychiques, in cui si parlava di
telepatia. E tale fortuita coincidenza decise per
sempre del mio avvenire di
scrittore e di pensatore. Una vocazione predominante
mi aveva invece
condotto ad occuparmi esclusivamente e
appassionatamente di filosofia
scientifica, ed Erberto Spencer era in quel tempo il
mio idolo. Per due anni
ininterrottamente avevo studiato, annotato, classificato con immenso amore
tutto il contenuto dell’imponente ed enciclopedico suo
sistema filosofico, per
indi lanciarmi a capofitto nelle lotte del pensiero,
polemizzando contro
chiunque osasse criticare le argomentazioni e le
ipotesi formulate dal mio
venerato Maestro. Mi ero trasformato in apostolo del
mio idolo; il che
significa ch’io sentivo e pensavo in tutto come
Erberto Spencer, e la
concezione positivista-meccanicista dell’universo era
la mia professione di
fede.
Si aggiunga in proposito che mentre ammiravo la
suprema saggezza del
grande filosofo il quale aveva voluto appartarsi dal
grossolano materialismo
imperante ai suoi tempi, dedicando la prima parte dei
suoi First Principles
alla teoria dell’Inconoscibile, e con ciò affermando
il proprio agnosticismo di
fronte all’enorme mistero dell’Essere; mentre - dico -
io ammiravo la suprema
saggezza di colui che così si comportava, nondimeno,
la sintesi conclusionale
delle mie concezioni filosofiche gravitava decisamente
nelle orbite dei
Büchner, dei Moleschott, degli Haeckel, i quali
negavano l’esistenza di un
Ente Supremo e la sopravvivenza umana. E conformemente
io difendevo
sulle riviste filosofiche tale punto di vista con un
ardore appassionato in tutto
corrispondente a quello che un giorno avrei dimostrato
in difesa di una causa
diametralmente opposta, ma infinitamente più
confortante.
Mi parve opportuno cominciare ricordando questo
periodo del mio
passato filosofico in quanto l’ardore appassionato con
cui ora difendo la
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causa spiritualista parve a taluno indizio palese che
la saldezza delle mie
convinzioni lungi dal risultare la sintesi di profonde
indagini intorno ai
fenomeni supernormali, fosse dovuta all’invadenza di
un misticismo
congenito perturbatore di ogni sereno giudizio. Nulla
di più lontano dal vero:
non esiste e non è mai esistito indizio di misticismo
in me, e il fervore con cui
difendo le mie convinzioni filosofiche del presente
non è che l’espressione del
mio temperamento di scrittore; tanto vero che quando
militavo tra le file dei
pensatori positivisti-materialisti, sostenevo con pari
ardore appassionato le
mie convinzioni filosofiche di allora,
Ciò premesso, m’inoltro senz’altro in argomento.
LE FACOLTÀ SUPERNORMALI SUBCOSCIENTI SONO INDIPENDENTI DALLE LEGGI
DI
EVOLUZIONE BIOLOGICA
Come dissi, io mi occupo di ricerche metapsichiche da
quarantasei anni,
ma nei primi nove anni io nulla scrissi in argomento,
giacché non avevo
tardato a misurare la formidabile complessità della
nuova Scienza
dell’Anima, e in conseguenza avevo compresa la
necessità di compenetrarla a
fondo rimontando alle origini, indagandola nella
storia dei popoli civili,
barbari, selvaggi, nonché sperimentando a qualunque
costo. E per quella
misteriosa legge che conduce casualmente l’uno verso
l’altro gli individui
aventi forti affinità intellettuali ed aspirazioni
scientifiche nel medesimo
senso, io ero subito pervenuto a costituire in Genova
un gruppo scelto di
studiosi in argomento, tra i quali il professore
Enrico Morselli, il professore
Francesco Porro, Luigi Arnaldo Vassallo, il grande
giornalista e scrittore, e il
dottor Giuseppe Venzano, notissimo professionista;
pervenendo altresì a
scoprire e sviluppare degli ottimi medium privati;
nonché, più tardi, a
sperimentare per anni con la celebre Eusapia Paladino.
Resta inteso pertanto
che se avevo indugiato nove anni ad intingere la penna
in argomento
metapsichico, avevo però speso assai bene il mio
tempo, giacché ora mi
sentivo fortissimo nella preparazione, ed avevo
conquistato il diritto di
esprimere pubblicamente la mia opinione sul tema
formidabile. E quando mi
decisi ad entrare in lizza, è rilevabile il fatto che
il primo articolo da me
pubblicato sulla Rivista di Studi Psichici,
allora diretta da Cesare Vesme, fu
precisamente un articolo in cui dimostravo che l’animismo prova lo
spiritismo.
E d’allora in poi non ho più cessato dallo sviscerare il medesimo
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quesito sotto tutti gli aspetti; quesito fondamentale
per la corretta
interpretazione della fenomenologia metapsichica, e la
cui soluzione nel
senso spiritualista appare l’unica capace di dare
ragione del complesso intero
dei fenomeni supernormali.
Sennonché, dal punto di vista del presente lavoro - il
cui tema mi venne
suggerito dal Comitato Direttivo del Congresso
Internazionale Spiritualista di
Glasgow (1937) - mi affretto ad osservare come il
fatto di avere indagato per
quarantasei anni il grande quesito, sottoponendolo a
tutte le prove, e
contemplandolo sotto tutti gli aspetti, ha per
conseguenza che nulla di nuovo
potrei aggiungere a quanto già pubblicai, mentre
emerge palese che dovrò
limitarmi a riassumere in minima parte l’immensa mole
di lavoro compiuto.
L’articolo cui allusi recava il titolo: «Spiritualismo
e Critica Scientifica».
Comparve nel numero di dicembre 1899 della Rivista di Studi Psichici, e in
esso io confutavo, sulla base dei fatti, le ipotesi
formulate dagli oppositori
contro la interpretazione spiritualista delle
manifestazioni dei defunti. Dopo
di che, rincalzavo invadendo il campo avversario, e
dimostrando che ove
anche si escludessero i casi d’identificazione
spiritica, sarebbe pur sempre
bastato il fatto dell’esistenza di facoltà
supernormali subcoscienti per fornire
la prova incontestabile della sopravvivenza umana. Mi
astengo dal
riassumere la sostanza del dibattito, poiché essendo
in seguito tornato tante
volte in argomento con sempre maggiore efficacia di
dati ed argomentazioni,
non è il caso di citare questo primo riferimento al
tema controverso,
riferimento che terminava con una sorta di disfida,
nella quale così mi
esprimevo:
«Qualcuno potrà mostrarsi dubbioso o scettico intorno
all’esistenza dei
fenomeni su cui si fondano le mie conclusioni, ma da
costoro io mi sbrigherò
con una domanda: “Siete voi disposti a riconoscere
come incontestabili le mie
argomentazioni, qualora i fatti risultassero in tutto
conformi a verità?”. Se si
(non può essere diversamente), io non domando di più,
né d’altro intendo
curarmi. I fatti sono fatti, e sapranno imporsi per
virtù propria, a poco a poco,
malgrado tutto e tutti. A me basta che si riconosca
per vera l’osservazione
seguente: “Le vostre conclusioni possono ritenersi
incontestabili a condizione
che i fatti siano veri”. Quanto ai fatti - ripeto -
faranno la loro strada, e gli
spiritualisti si sentono pienamente sicuri e
tranquilli su questo punto».
I fatti cui alludevo non erano i casi
d’identificazione spiritica, bensì episodi
scelti di fenomeni animici, quali la lettura del
pensiero, la telepatia, la visione
attraverso i corpi opachi, la chiaroveggenza nel
presente, nel passato e nel
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futuro; fenomenologia che mi bastava per arrivare alle
conclusioni che mi
proponevo; vale a dire, alla dimostrazione che
l’animismo prova lo
spiritismo. Comunque, ripeto che non potendo esimermi
dal tornare sul tema
con maggior ampiezza di svolgimento, mi riserbo ad
attingere in altri miei
lavori per l’illustrazione del tema importantissimo;
il quale risulta
fondamentale per la difesa della tesi spiritualista;
tanto più se si considera che
il sistema di lotta a cui ricorrono gli oppositori
risulta quello di sforzarsi, in
un primo tempo, a dimostrare come la genesi delle
facoltà supernormali
subcoscienti rientri nell’orbita dell’evoluzione
biologica della specie; dopo di
che, essendosi liberati da un formidabile ostacolo
iniziale, si ritengono
autorizzati ad amplificare a volontà i poteri
supernormali delle facoltà in
discorso, e ciò a misura che si realizzano incidenti
d’identificazione di defunti
di più in più inesplicabili con ipotesi
naturalistiche; amplificazioni che ormai
raggiunsero tali estremi portentosi da conferire alla
subcoscienza umana gli
attributi divini dell’onniscienza e dell’onniveggenza.
Da quanto esposto, ne deriva che la prima obiezione da
doversi confutare,
o, se si vuole, il primo errore da doversi rettificare
nelle opinioni degli
oppositori si aggira sul fatto che essi si valgono ai
loro scopi delle facoltà
supernormali subcoscienti in quanto presuppongono che
l’enigma
perturbante dell’esistenza nella subcoscienza umana di
facoltà portentose
praticamente inutili, risulti dilucidabile in senso
naturalistico, e
presuppongono di avere raggiunto lo scopo formulando
diverse ipotesi, che
per quanto tra di loro in contrasto, concordano tutte
nel costringere - dirò così
- le facoltà supernormali subcoscienti a rientrare
nell’orbita della legge di
evoluzione biologica; condizione quest’ultima
indispensabile onde
legittimarne scientificamente l’origine naturalistica;
ché se invece le facoltà in
discorso risultassero indipendenti dalla legge di
evoluzione biologica, allora
un tal fatto proverebbe la loro genesi spirituale, con
le conseguenze teoriche
che ne derivano.
Queste le varie ipotesi formulate in proposito:
1° - Le facoltà supernormali subcoscienti sono residui
di facoltà ataviche le
quali si andarono atrofizzando per opera della
selezione naturale; e ciò in
quanto erano divenute inutili all’ulteriore evoluzione
biologica della specie.
2° - Le facoltà supernormali subcoscienti sono i
rudimenti abortivi di sensi
che mai non evolsero e mai evolveranno perché inutili
alla specie nella lotta
per la vita.
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3° - Il fatto che in alcuni individui si manifestano a
sprazzi fugaci facoltà
sensorie d’ordine supernormale non implica che le
facoltà medesime abbiano
ad esistere allo stato latente nelle subcoscienze di
tutti.
4° - Le facoltà supernormali subcoscienti stanno a
rappresentare altrettanti
germi di sensi novelli destinati ad evolvere nei
secoli, fino ad emergere e
fissarsi stabilmente nella specie.
Queste le ipotesi in forza delle quali gli oppositori
s’illudono di avere
costretto le facoltà supernormali subcoscienti a
rientrare nell’orbita della
legge di evoluzione biologica.
Stando le cose in questi termini, occorre dimostrare
agli oppositori come
tutto concorra a dimostrare il contrario; e cioè che
le facoltà supernormali
subcoscienti non sono e non possono essere il portato
dell’evoluzione
biologica della specie; e che per soprappiù tali
conclusioni risultano
validissime anche nell’ipotesi che le facoltà medesime
fossero destinate ad
emergere e fissarsi nella specie in un lontanissimo
avvenire; ipotesi
quest’ultima che però risulta insostenibile di fronte
all’analisi comparata dei
fatti; così come risultano insostenibili le altre
ipotesi minori sopra enumerate.
Ciò premesso, entro in argomento, occupandomi
anzitutto della rapida
eliminazione di tre delle ipotesi riferite, le quali
risultano a tal segno
inconsistenti, da non presentare valore teorico di
sorta.
Per la chiarezza della discussione, gioverà cominciare
rammentando come
ai cardini della teoria evoluzionista, si rinvengano
due leggi biologiche
indissolubilmente collegate tra di loro: quella delle variazioni spontanee
negli organismi viventi; variazioni che se risultano
utili agli individui nella
diuturna lotta per la vita, pervengono gradatamente a
fissarsi e ad evolvere
nella discendenza; e ciò in virtù di un’altra legge,
quella della selezione
naturale,
la quale si compendia nel fatto della progressiva estinzione degli
individui meno adatti alla lotta per la vita, e nella
sopravvivenza dei più
adatti; il che porta necessariamente all’elaborazione
di organismi stabilmente
provvisti dei sensi e delle facoltà meglio confacenti
all’ambiente in cui
vivono.
Applicando tali leggi biologiche alla prima delle
ipotesi enumerate, con la
quale si afferma che le facoltà supernormali subcoscienti sono residui di
facoltà ataviche le quali si andarono atrofizzando
per opera della selezione
naturale, e ciò in quanto erano divenute inutili
all’ulteriore evoluzione
biologica della specie, appare subito come l’ipotesi stessa risulti in
aperta
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contraddizione coi fatti. Per convincersene, basterà
considerare come si
svolga praticamente la lotta per la vita nella specie
umana. Dal capo di una
tribù selvaggia il quale cerca penetrare con l’astuzia
il pensiero del capo
antagonista, al generalissimo di un esercito moderno
il quale è intento a
prevedere, onde prevenire le mosse del nemico; dal
tiranno dell’antichità il
quale vigila diffidente sui cortigiani adulatori, al
giudice istruttore dei tempi
nostri il quale si studia di carpire il suo segreto al
delinquente; dall’uomo di
governo il quale si sforza a intralciare i propositi
di un capoparte avversario,
all’avido mercante il quale sorveglia il proprio
concorrente per sopraffarlo;
dall’amante in disgrazia il quale vigila sui passi
dell’odiato rivale, al marito
geloso il quale spia nello sguardo alla compagna la
prova della sua colpa,
dovunque, nel mezzo agli uomini, fu sempre un
arrovellarsi affannoso e
senza tregua onde penetrarsi reciprocamente
nell’animo; tutto ciò
necessariamente, fatalmente, poiché in tal senso urge
la lotta per la vita. Ne
consegue che se la specie si fosse trovata un tempo
fornita normalmente dei
sensi telepatico e chiaroveggente, questi, lungi
dall’atrofizzarsi per disuso,
avrebbero dovuto affinarsi ed evolvere rapidamente
nella discendenza, e ciò
in virtù della legge di selezione, la quale avrebbe
condotto fatalmente alla
graduale estinzione degli individui imperfettamente
forniti dei sensi stessi, e
alla sopravvivenza dei meglio dotati al riguardo.
Tutto ciò appare siffattamente manifesto, che non mi
pare il caso di
dilungarmi ulteriormente sul tema.
Per le identiche considerazioni di cui sopra, appare
altrettanto
insostenibile la seconda delle ipotesi in esame, che
il professore A. J. Balfour
espone in questi termini: «Non è forse lecito
presupporre che ci si trovi di
fronte a germi rudimentali di sensi che mai si
svilupparono, e che
probabilmente mai si svilupperanno per opera della
selezione naturale, e ciò
in quanto risultano semplici prodotti di scarto del
grande congegno
evoluzionista, prodotti cioè che non sarebbe stato
possibile utilizzare in
menoma guisa? E può darsi (io azzardo una pura ipotesi
inverificabile), può
darsi, dico, che nei casi d’individui così dotati
normalmente, noi veniamo a
trovarci al cospetto di facoltà che se si fossero
dimostrate meritevoli che la
Natura se ne occupasse, vale a dire, qualora fossero
risultate in un modo
qualsiasi favorevoli nella lotta per la vita, non
avrebbero mancato di evolvere
e divenire patrimonio comune della specie» (Proceedings of the S. P. R., vol.
X, pag. 7).
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Si è visto, al contrario, come l’utilità grandissima
di tali facoltà avrebbe
coinciso in guisa incontestabile con le direttive
imposte alla specie umana
dalla lotta per la vita. Stabilito il qual punto, non
è il caso di ricorrere ad
ulteriori argomenti in dimostrazione che l’ipotesi
riferita risulta errata nelle
premesse, e non regge di fronte alla prova dei fatti.
Passo pertanto alla terza delle ipotesi da eliminarsi,
secondo la quale il
fatto di manifestarsi di facoltà supernormali in
taluni individui, non
implica punto che le facoltà medesime abbiano ad
esistere allo stato latente
nelle subcoscienze di tutti; ipotesi quest’ultima indispensabile ai
propugnatori della tesi naturalistica, in quanto è
necessaria a convalidare
l’asserto che le facoltà supernormali subcoscienti,
alla guisa delle facoltà
sensorie normali, traggono origine da un’unica legge
biologica: quella delle
variazioni spontanee, variazioni che in virtù
dell’altra legge complementare
della selezione naturale, verrebbero gradatamente a
generalizzarsi nella
specie.
Niente di più razionale, a tutta prima, di una
siffatta ipotesi; e nessuno
penserà certo a contraddire il signor Marcel Mangin allorché
osserva: «Io
potrei per vent’anni bramare con tutta la forza
dell’anima mia di acquisire di
questi doni meravigliosi, senza che al termine
dell’anno ventesimo io ne
avvertissi in me il più insignificante risveglio» (Annales des Sciences
Psychiques,
1903, pag. 241). Presentata sotto tal forma, l’argomentazione
appare incontestabile, il che non impedisce che in
base all’analisi comparata
dei fatti, si abbia risolutivamente a concludere nel
senso dell’universalità di
tali doni. Onde convincersene, basterà riflettere che
la grande maggioranza
degli individui ai quali occorsero manifestazioni
della natura in esame, si
trovavano nelle identiche
condizioni negative del signor
Marcel Mangin, fino
a quando non sopraggiunse loro qualche grave
infermità, o non giunse per
essi l’ora dell’agonia, o loro non incolse qualche
grave accidente traumaticocerebrale,
o loro non occorse di soggiacere a deliquio, o di
sottoporsi ad
esperienze sonnambolico-ipnotiche, o di subire
inalazioni di etere, e via
dicendo.
A schiarimento del tema, riporterò, riassumendoli,
alcuni esempi del
genere.
Nel numero di novembre-dicembre 1904, del Bulletin de l’Istitut Général
Psychologique, il dottor Sollier racconta di un individuo, il quale, in seguito
a grave caduta da un treno in marcia, aveva presentato
seri disturbi nervosi
d’origine traumatica, e, contemporaneamente, eransi in
lui rivelate facoltà
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telestesiche. Egli, attraverso lo spessore di un muro
largo quaranta centimetri,
percepiva il cenno di chiamata che con la mano gli
faceva il dottore, e
accorreva precipitandosi con furia alla porta. In tal
caso non poteva trattarsi
di trasmissione del pensiero, inquantoché il dottor
Sollier non pervenne mai a
trasmettere mentalmente l’ordine stesso al proprio
soggetto, laddove
immancabilmente questi si precipitava alla porta con
la solita furia dietro un
cenno di chiamata con la mano. Ecco pertanto un
individuo il quale non
avrebbe certo presupposto di possedere il dono della
visione attraverso i
corpi opachi, qualora un grave accidente traumatico
toccatogli non glielo
avesse appreso.
Nel vol. VIII, pagg. 196-199 dei Proceedings,
il Myers pubblica il caso del
rev. Bertrand, il quale colto da mal di montagna
durante l’ascensione di
un’alta vetta della Svizzera, si trova d’un tratto
dotato di facoltà
chiaroveggenti, e scorge i suoi compagni i quali
salivano il picco dal lato
sinistro anziché dal destro com’egli aveva
consigliato; scorge in pari tempo la
guida che sta sorseggiando il Madera e va sbocconcellando
il pollo a lui
destinato. Gli si presenta inoltre allo sguardo un
esteso panorama di paesi e
di strade mai attraversate, e che in seguito gli
risulteranno in tutto conformi a
quanto aveva scorto nel periodo di lucidità. Ecco
pertanto un altro individuo
il quale non si sarebbe mai sognato di possedere doni
tanto meravigliosi, ove
non l’avesse colto un improvviso deliquio rivelatore.
Nelle Annales des Sciences Psychiques, anno 1899, pag. 257, è raccontato
il caso dell’ingegnere E. Lacoste il quale colto da
grave congestione cerebrale
complicata da febbre tifoidea, rimase in istato
d’incoscienza e di delirio per
oltre un mese, durante il qual tempo diede prova di
possedere facoltà
telepatiche e telestesiche. Tra gli altri fenomeni
occorsi, egli ,annunciò un
giorno l’arrivo a Marsiglia (egli abitava a Tolone) di
sei casse di suppellettili
da lungo tempo attese dal Brasile, ed aggiunse che
bisognava rifiutarle o
inoltrar reclamo, inquantoché vi era stata
sostituzione di una tra esse, e che
nella cassa andata smarrita si contenevano i ritratti,
le coperte, i drappi,
nonché diversi altri oggetti di valore. Ora tutto ciò
risultò pienamente
conforme a verità, e si trovò che nella cassa messa al
posto dell’altra si
conteneva un campionario di gomme. Ed anche l’ingegnere
Lacoste si
sarebbe indubbiamente rifiutato a credersi depositario
incosciente di facoltà
supernormali, ove a testificarglielo non fosse
intervenuta una grave infermità.
Nelle Memorie di Sir Almeric Fitzroy si
descrive la morte di Lord
Hampden, il quale giacque incosciente per quarantotto
ore, assistito dal figlio
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
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Tom. Quest’ultimo, non osservando indizi di ripresa
dei sensi nell’infermo,
decise di tornare a casa per il pranzo; e Lady Hampden
prese il suo posto.
D’improvviso l’agonizzante aperse gli occhi,
esclamando: «Che cosa avviene
a Tom?». Sorpresa, Lady Hampden rispose: «Tom è andato
a pranzo, e sta
benissimo». «No», rispose l’infermo, e con accento di
grande ansietà,
aggiunse: «Egli si trova in grave pericolo». E così
dicendo, ricadde
nell’incoscienza, per morire poco dopo. Risultò che il
figlio Tom, tornando a
casa in calesse, ebbe una collisione con un ciclista,
riportandone gravi
conseguenze (Light, 1925, p. 433). Niun dubbio che
Lord Hampden, alla
guisa di Marcel Mangin, avrebbe avuto pieno diritto di
osservare a chiunque
lo interrogasse in proposito, ch’egli era ben certo di
non possedere facoltà
chiaroveggenti; nel qual caso l’ora dell’agonia
sarebbe intervenuta a
smentirlo, rivelando l’esistenza delle facoltà stesse
nella di lui subcoscienza.
Non riporterò altri esempi, limitandomi a ricordare
che i casi del genere si
contano a centinaia, rappresentando una varietà
altamente suggestiva di
situazioni episodiche le quali conducono
irresistibilmente alle seguenti
conclusioni generali: tenuto conto che il manifestarsi
improvviso, nell’uomo,
di facoltà supernormali di gran lunga superiori a
quelle normali, non può
ascriversi al fatto che un trauma al capo, un delirio
febbrile, uno stato
comatoso o una inalazione di etere le abbiano create dal nulla, sarà forza
dedurne che le facoltà stesse esistono allo stato
latente nelle subcoscienze di
tutti, e che gli stati traumatico, febbrile, comatoso,
determinando nei singoli
individui un affievolimento o un arresto temporaneo
delle funzioni della vita
di relazione, pervengano a creare una condizione
favorevole al loro emergere
temporaneo. In altre parole: le facoltà della
subcoscienza, in forza
dell’avvenuto arresto, avrebbero modo - per così dire
- d’infiltrarsi tra le
commessure apertesi nel diaframma che le separa dalle
facoltà psichiche
coscienti, facendo irruzione nel campo della coscienza
normale.
Ne consegue che in base alle prove di fatto esposte e
alle considerazioni
che ne derivano, a nessuno sarà lecito pretendere che
nella propria
subcoscienza non esistano facoltà supernormali, e solo
si potrà con sicurezza
asserire di non andare soggetti ad irruzioni spontanee
delle facoltà
subcoscienti sul piano cosciente e normale della
psiche, irruzioni che
costituiscono la differenza che passa tra i così detti
sensitivi e coloro che non
lo sono.
Con ciò ritengo aver risposto esaurientemente al
quesito implicito
nell’ipotesi esposta.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
14
Rimane da discutere intorno all’ultima delle quattro
ipotesi formulate
dagli oppositori; la quale più di ogni altra si
dimostra verosimile e razionale,
in quanto con la medesima si presuppone che le facoltà supernormali
subcoscienti risultino i germi fecondi di sensi
novelli destinati ad emergere
e fissarsi nella specie in un remoto avvenire. Ciò nonostante, riuscirà facile il
dimostrare come anche questa ipotesi non regga di
fronte all’analisi dei fatti.
Avverto che discutendo le tesi in esame, mi troverò
nella necessità di svolgere
a fondo un’altra tesi importantissima, nonché
fondamentale nel presente
dibattito; ed è quella per cui si afferma che le facoltà supernormali
subcoscienti non sono e non possono essere il
prodotto dell’evoluzione
biologica delle specie.
Anche in questa circostanza giova cominciare
rammentando che l’attività
organizzante dell’evoluzione biologica si estrinseca
pel tramite di una legge
grandiosa e in pari tempo semplicissima: la selezione
naturale. Ciò posto, mi
sarà facile dimostrare che le facoltà supernormali
subcoscienti non sono il
prodotto della selezione naturale, in quanto risultano
estranee all’ambiente in
cui si esercita quest’ultima; il che equivale ad
affermare che le facoltà stesse
non sono destinate ad emergere e fissarsi stabilmente
nella specie in qualità
di sensi normali. Si aggiunga che se le facoltà
supernormali non sono il
prodotto della selezione naturale in quanto risultano
estranee all’ambiente in
cui si esercita quest’ultima, allora deve escludersi
ugualmente che l’altra
legge biologica delle variazioni spontanee pervenga a
spiegarne la genesi; e
ciò per la considerazione che il fatto biologico delle
variazioni spontanee non
può non essere creato dalla somma degli stimoli che
dal mondo esterno
pervengono ai centri nervosi; o, in altri termini, non
può non essere generato
dai rapporti indissolubili che uniscono i centri
nervosi al piano della vita di
relazione; ché se così non fosse, allora la genesi
delle variazioni spontanee
sarebbe d’ordine spirituale; ciò che non ammettono i
biologi moderni, e se lo
ammettessero, allora non vi sarebbe più ragione di
discutere intorno al
quesito in esame. In base a quanto si disse, deve
concludersi che a provare la
validità della tesi propugnata, basta questa sola
capitalissima circostanza di
fatto, ed è che le condizioni richieste onde pervengano ad emergere ed
evolvere le facoltà sensorie normali, risultino
diametralmente e
irriducibilmente contrarie a quelle che si
richiedono onde pervengano ad
emergere ed esplicarsi le facoltà supernormali
subcoscienti.
Vediamo.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
15
Le ricerche biologiche e morfologiche hanno dimostrato
che gli organi dei
sensi non erano altro in origine sennonché centri
rudimentali di sensibilità
differenziata, localizzatisi alla periferia sotto
l’azione di stimoli esterni; e ciò
nei punti che corrispondevano ai filamenti terminali
di fibre nervose ricettive
facenti capo ai gangli centrali, sede di reazioni
psichiche. Così pure, le
ricerche psicofisiologiche hanno posto in evidenza che
la genesi e
l’evoluzione delle facoltà normali della psiche
dipendono dalla complessità e
dalla natura delle sensazioni e percezioni che gli
organi della vita di relazione
trasmettono dal mondo esterno ai centri di
elaborazione psichica. Giova
pertanto tenere ben fermo in mente che l’opera dei
fattori dell’evoluzione, nei
loro rapporti con la genesi e l’evoluzione degli
organi dei sensi e delle facoltà
psichiche normali, si esercita necessariamente ed
esclusivamente sul piano
della vita di relazione, sotto forma di una reazione
continua e complessa agli
stimoli esterni; vale a dire che si esercita sul piano
della coscienza normale,
che è quello in cui si svolge per gli esseri senzienti
ed animati la lotta per la
vita.
Ciò stabilito, e passando ad analizzare le modalità
per cui si estrinsecano le
facoltà supernormali subcoscienti, si rileva invece
che le medesime, lungi
dall’esercitarsi sul piano della coscienza normale,
pervengono ad emergere
solo a condizione che le funzioni della vita di
relazione vengano
temporaneamente abolite od attutite, e ciò fino al
punto che il grado più o
meno perfetto in cui si estrinsecano, dipende dal
grado più o meno profondo
d’incoscienza in cui giace il sensitivo. Ora, non
potendosi negare che un
organismo senziente, immerso nello stato d’incoscienza,
è un organismo
temporaneamente disgiunto da ogni relazione col mondo
esterno - quindi
impotente alla lotta per la vita - ne deriva
logicamente che i fattori biologici
non possono, non poterono e non potranno mai
esercitare la benché menoma
influenza sulla genesi e l’evoluzione delle facoltà
psicosensorie subcoscienti;
il che equivale a riconoscere che le facoltà medesime
appartengono ad un
piano qualitativamente diverso e assolutamente
indipendente da quello in
cui si esercitano i fattori dell’evoluzione biologica.
Ciò stabilito, emergono e s’impongono i seguenti
quesiti: se non esistono
rapporti di causa ed effetto tra i fattori
dell’evoluzione biologica e le facoltà
supernormali subcoscienti, quale dunque ha da esserne
la genesi? Perché
rimangono inoperose, allo stato latente, nei recessi
della subcoscienza, in
luogo di esercitarsi a profitto dell’umanità? Perché
si limitano ad emergere a
sprazzi fugaci solo in ragione dello stato
d’incoscienza in cui giace il
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
16
sensitivo? Date caratteristiche di estrinsecazione
tanto misteriose ed
anormali, quale ha da esserne la finalità?
Quest’ultimo quesito s’impone
quanto gli altri, visto che ogni cosa in natura, pel
solo fatto dell’essere, è
finalità che si estrinseca. Ora appare indubitabile
che l’unica soluzione
razionale degli enigmi formidabili esposti, consiste
nel riconoscere che le
facoltà subcoscienti non sono destinate ad esercitarsi
in ambiente terreno
perché risultano le facoltà di senso dell’esistenza
spirituale, in attesa di
emergere e di esercitarsi in ambiente spirituale dopo
la crisi della morte.
E tali conclusioni, rigorosamente desunte dai fatti,
sono convalidate
mirabilmente dalle modalità per cui si esercitano le
facoltà psicosensorie
supernormali; modalità che a loro volta sono
diametralmente e
irriducibilmente contrarie a quelle per cui si
esercitano le facoltà
psicosensorie normali. Così, ad esempio, quando un
individuo vede con gli
occhi del corpo, ciò significa che un oggetto
qualsiasi riflette la propria
immagine sulla retina degli occhi stessi, e che
l’immagine ivi impressa, pel
tramite del nervo ottico, viene trasmessa ai centri
cerebrali corrispondenti, in
virtù dei quali l’impressione si trasforma in visione.
Ora, avviene
precisamente l’opposto per la visione supernormale, in
cui il sensitivo scorge
fantasmi o scene di vicende passate, presenti e
future, non già con gli occhi
del corpo, ma con la visione interiore spirituale; e
siccome lo spirito è in
rapporto col cervello, si determina un fenomeno di
trasmissione inversa, per
cui l’immagine spirituale, dai centri ottici, pel
tramite del nervo ottico,
perviene alla retina, di dove è proiettata all’esterno
in forma allucinatoria,
producendo nel sensitivo l’illusione di assistere a
una manifestazione
obiettiva. Altrettanto dicasi per le impressioni
auditive, le quali in realtà
consistono in un fatto di audizione spirituale, che
influenzando dall’interno i
centri acustici cerebrali, conferisce al sensitivo
l’illusione di percepire dei
suoni e delle parole provenienti dall’esterno.
Ora, tali modalità di estrinsecazione, in assoluta
antitesi con quelle per cui
si esercitano i sensi terreni, se da una parte
risultano spiegabilissime quando
si riconosca che le facoltà supernormali subcoscienti
rappresentano le facoltà
psicosensorie dello spirito le quali utilizzano ai
loro scopi i sensi terreni,
diventano invece letteralmente inesplicabili quando si
pretenda che le facoltà
in discorso risultino il prodotto dell’evoluzione
biologica della specie, auspici
le leggi della selezione naturale e dell’adattamento
all’ambiente; poiché, in tal
caso, non dovrebbe verificarsi il fatto del loro
estrinsecarsi in senso inverso a
quello delle facoltà psicosensorie terrene, visto che
le leggi della selezione
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
17
naturale e dell’adattamento all’ambiente non
potrebbero esercitare i loro
poteri sopra impressioni-sensazioni che non fossero
reali, obiettive,
provenienti dal mondo esterno in quanto il mondo
esterno è costituito da
forza e materia. Il che risulta siffattamente palese
che non mette conto
dilungarsi a dimostrarlo. Tenuto conto pertanto che le
facoltà psicosensorie
subcoscienti non ricettano percezioni obiettive provenienti
dall’ambiente
terreno, ma sebbene
percezioni subiettive provenienti
da un piano di
percezione spirituale, deve inferirsene logicamente
che non appartengono al
piano dell’evoluzione biologica della specie, e in
conseguenza che non
possono esserne il prodotto. Da capo, dunque: si è
tratti necessariamente a
concluderne ch’esse risultano i sensi spirituali della
personalità umana, in
attesa di emergere e di esercitarsi in ambiente
appropriato, dopo la crisi della
morte.
Onde prevenire ogni presumibile contestazione al
riguardo delle
considerazioni esposte, rileverò come ad esse
potrebbero contrapporsi due
obiezioni, la prima delle quali consisterebbe
nell’osservare che le facoltà
supernormali subcoscienti si sviluppano in virtù
dell’esercizio; ciò che
starebbe a dimostrare come le medesime risultino
effettivamente suscettibili
di evolvere sul piano della coscienza normale; e in
conseguenza, che non
sono affatto indipendenti dalle leggi biologiche che
governano l’evoluzione
della specie.
Rispondo, anzitutto, che la circostanza in discorso
significa unicamente che
le facoltà supernormali subcoscienti, in forza
dell’esercizio, acquistano
maggiore facilità d’insinuarsi attraverso il
metaforico diaframma che le
separa dal piano della coscienza normale; il che
appare ovvio, e non potrebbe
non verificarsi qualunque dovesse risultare la
soluzione del quesito, ma non
ha nulla di comune con la natura del quesito da
risolvere, il quale s’impernia
sul fatto che le facoltà in esame risultano
indipendenti da ogni legge
biologica, in quanto non sono in rapporto col piano
della vita di relazione.
In secondo luogo, rispondo che non è esatto affermare
che le facoltà
supernormali si sviluppano con l’esercizio sul piano della coscienza
normale,
tenuto conto che quando si manifestano, esse continuano a
rimanere subcoscienti rispetto al sensitivo, il quale si trova immerso in
condizioni d’incoscienza più o meno profonda, in
ragione del grado più o
meno perfetto in cui si estrinsecano le facoltà
stesse; ciò che dimostra ancora
una volta, e da un punto di vista diverso, che le
facoltà medesime sono
indipendenti dalle leggi che governano l’evoluzione
biologica della specie.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
18
Non aggiungo altro, poiché dovrò tornare
sull’argomento allorché si
discuterà direttamente l’ipotesi per cui si presume
che le facoltà supernormali
abbiano un giorno ad emergere e fissarsi sul piano
della coscienza normale,
in funzione di sensi terreni.
La seconda obiezione che potrebbe formularsi in
rapporto alle
considerazioni esposte, consisterebbe nell’osservare
che, contrariamente a
quanto in esse si afferma, risulta palese che un
sensitivo il quale legga uno
scritto attraverso una busta chiusa, ricetta
impressioni che gli provengono dal
mondo esterno; vale a dire che percepisce ancora in
via diretta, non già
inversa;
dal che ne conseguirebbe che non sarebbe esatto affermare che la
legge di selezione naturale, e quella dell’adattamento
all’ambiente non
possono esercitare i loro poteri sulle facoltà
psicosensorie supernormali.
Rispondo che potrei anche disinteressarmi dei fenomeni
della visione
attraverso i corpi opachi, i quali presentano incerto
valore teorico, potendosi
ridurre a fenomeni di iperacuità visiva degli occhi
del corpo, i quali
risulterebbero sensibili ai raggi X. Ciò nondimeno,
siccome ritengo erronea
tale interpretazione, accolgo l’obiezione sopra
riferita, osservando in
proposito che tutto concorre a dimostrare come anche
tali manifestazioni
incipienti della visione spirituale, risultino di
natura inversa, e non già
diretta;
o, in altri termini, che chi vede, anche in tali circostanze, è lo spirito, il
quale trasmette alla propria personalità cosciente,
sotto forma di
obiettivazione allucinatoria, il messaggio che gli si
richiede; e la validità di
tale spiegazione è dimostrata dal fatto (già da me
discusso nella monografia
su I
fenomeni di Telestesia), che in
tali contingenze la visualizzazione del
sensitivo assume forma simbolica.
Così, ad esempio, quando il maggiore
Buckle presentava ai propri sensitivi delle sentenze
rinchiuse in gusci di noce,
estratti a caso da un cestino, i sensitivi scorgevano
a loro dinanzi una striscia
di carta pienamente distesa, in cui stava scritta la
sentenza richiesta; striscia
di carta la quale si trovava in realtà avvolta
entro al guscio di noce, indizio
palese che non poteva trattarsi di visione diretta, ma di rappresentazione
simbolica,
di cui si valeva la personalità subcosciente onde portare a
conoscenza della propria personalità cosciente il
contenuto dello scritto da
interpretare (1).
(1) Edizioni l’Albero, Verona, 1942, pagg. 186.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
19
Emerge pertanto evidente che le presunte obiezioni
sopra riferite non
hanno ragione di esistere; e in conseguenza, che le
conclusioni a cui si giunse
in merito al fatto che le facoltà psicosensorie
supernormali, esercitano le loro
funzioni in guisa inversa e non mai diretta,
conservano integro il loro valore
teorico, il quale è grande; tanto più se si considera
in unione al valore teorico
emergente dalle conclusioni a cui si era pervenuti con
la discussione
precedente. Ne consegue che in base ad entrambe le
conclusioni a cui si
giunse, dovrà inferirsene che se le facoltà
psicosensorie subcoscienti si
estrinsecano in guisa inversa o
spirituale, e giammai in guisa diretta o
fisiologica,
e se si estrinsecano solo a condizione che le facoltà psicosensorie
coscienti siano
temporaneamente abolite od attutite, allora risulta
scientificamente dimostrato che le facoltà medesime
appartengono a un piano
fondamentalmente diverso e assolutamente indipendente
da quello in cui si
esercitano i fattori dell’evoluzione biologica. Ciò
che, in unione al fatto della
loro potenzialità meravigliosa di estrinsecazione
attraverso lo spazio ed il
tempo, porta necessariamente a concludere che ci si
trova in presenza delle
facoltà psicosensorie spirituali, esistenti
preformate, allo stato latente, nei
recessi della subcoscienza, in attesa di emergere e di
esercitarsi in ambiente
appropriato dopo la crisi della morte.
Con quanto si venne esponendo, ritengo di avere
risposto esaurientemente
al quesito principale in cui si domandava se le
facoltà supernormali
subcoscienti erano o non erano il prodotto della legge
di evoluzione
biologica; e in base a inferenze rigorosamente desunte
dai fatti, mi fu facile
dimostrare che le condizioni per cui si estrinsecavano,
provavano come le
facoltà medesime appartenessero in realtà a un altro
ciclo dell’evoluzione
spirituale umana, ciclo qualitativamente diverso e di
gran lunga più elevato
di quello sottoposto ai fattori dell’evoluzione
biologica.
Rimane da svolgere più a fondo l’altro quesito in
parte trattato, in cui si
domanda se le facoltà supernormali subcoscienti sono o
non sono destinate
ad emergere e fissarsi stabilmente nella specie in
qualità di sensi terreni. In
una polemica che lo scrivente ebbe con un oppositore
favorevole alla
emergenza futura nella specie delle facoltà
supernormali in discorso, questi
argomentava nei termini seguenti:
«E’ vero che tutto concorre a dimostrare che le
facoltà subcoscienti esistono
pienamente evolute, allo stato latente, nei recessi
della subcoscienza, pronte a
manifestarsi ogni qualvolta si produca una crepatura
nei muri del carcere in
cui sono custodite; è vero che tutto concorre a
dimostrare come la genesi delle
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
20
medesime non possa dipendere dai fattori
dell’evoluzione biologica; ma ciò
non impedisce che con l’ulteriore progredire ed
elevarsi della specie umana
attraverso i secoli, non abbiano a loro volta ad
emergere ed affermarsi in
funzione di sensi organicamente costituiti
nell’umanità futura. Chi può
contestare tale possibilità?».
Rispondo: nessuno, ed anzi una tale possibilità appare
logicamente
presumibile; sennonché quando si analizzano le
condizioni di fatto in cui si
estrinsecano e si estrinsecarono sempre tali facoltà,
allora si è condotti a
concludere come tale possibilità risulti oltremodo
improbabile e inverosimile.
Prima di esporre le considerazioni che traggono a tali
conclusioni, giova
premettere che la soluzione in senso affermativo del
quesito in esame, non
infirmerebbe menomamente la conclusione a cui si
giunse circa il significato
spiritualistico implicito nel fatto dell’esistenza
nella subcoscienza umana di
facoltà psicosensorie supernormali; e ciò per la
considerazione che ove anche
venisse dimostrato come le facoltà in esame siano
destinate ad emergere e
fissarsi organicamente nella specie, una tale
dimostrazione non impedirebbe
che la circostanza della loro preesistenza, allo stato
latente, nella subcoscienza
umana, combinata alle altre circostanze della loro
emergenza quando il
sensitivo si trova in condizioni d’incoscienza, e
della loro estrinsecazione in
senso inverso o spirituale,
e non mai in senso diretto o fisiologico,
significherebbe ancora e sempre che le facoltà in
discorso risultano
indipendenti dai fattori dell’evoluzione, con le
conseguenze teoriche che ne
derivano.
Senza contare che se le facoltà stesse dovessero
emergere e fissarsi
organicamente nella specie, ciò, dal punto di vista
biologico, significherebbe
che le facoltà psicosensorie generano i propri organi,
e non già che gli organi
generano le facoltà psicosensorie, come asseriscono i
biologi. E pertanto si
renderebbe necessario rettificare in senso
spiritualista le opinioni vigenti in
rapporto alla teoria dell’evoluzione, la quale rimarrebbe
fondamentalmente
vera, ma si dimostrerebbe subordinata alle facoltà
psichiche, e ciò nei
rapporti dello strumento all’artefice. In altre
parole: con ciò si dimostrerebbe
che le facoltà supernormali subcoscienti si
manifestano sul piano
dell’esistenza terrena in forza della lotta per la
vita, ma che non derivano
dalla lotta per la vita.
Ciò stabilito, al fine di prevenire obiezioni
possibili, passo ad enunciare
qualche considerazione contraria alla possibilità che
le facoltà in discorso
possano un giorno emergere e fissarsi organicamente
sul piano dell’esistenza
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
21
terrena; e la prima e la più importante tra esse
consiste nelle condizioni di
fatto rilevate in precedenza, che i fattori biologici
non possono esercitare la
benché menoma influenza sopra facoltà psicosensorie le
quali per emergere e
manifestarsi richiedono che l’individuo si trovi
immerso in uno stato
d’incoscienza parziale o totale; o, in altri termini,
che si trovi disgiunto
temporaneamente dal piano dell’esistenza terrena, che
è quello in cui si
esercitano i fattori biologici. E mi pare che tale
considerazione dovrebbe
bastare da sola a rendere insostenibile l’ipotesi in
esame. Tanto più che la
considerazione medesima viene convalidata mirabilmente
dalla controprova
storica, in virtù della quale si dimostra che le
facoltà supernormali non
evolsero affatto attraverso i secoli. Il tema è vasto,
e qui non mi sarà possibile
accennarvi che in forma generica.
Rileverò, pertanto, come in base all’analisi comparata
dei fatti, emergano
anzitutto due salienti caratteristiche proprie alle
manifestazioni supernormali
della subcoscienza, e cioè: la loro antichità e la
loro universalità. Si risalga
quanto più lontano è concesso nella storia dei popoli,
si analizzino i costumi
ed i riti delle razze aborigene europee; si consultino
le prime storie
dell’antichità classica, della Biblica, dell’Egizia,
della Babilonese; si rimonti
più addentro ancora nel corso dei secoli in virtù
delle cronache sacre dei
popoli dell’estremo oriente, ed ovunque si
riscontreranno prove positive o
tracce manifeste che in mezzo a qualsiasi popolo si
realizzarono
manifestazioni supernormali. Si proceda ad analoghe
ricerche tra le odierne
razze arretrate e selvaggie, ed ovunque si
rintracceranno costumanze e riti
aventi a fondamento le manifestazioni medesime. Ciò
stabilito, giova rilevare
ai nostri scopi che una loro caratteristica
teoricamente molto importante,
consiste appunto nella loro condizione di assoluta
stazionarietà attraverso i
secoli e malgrado le civiltà e le razze. Ove infatti
si confrontino le
manifestazioni congeneri tramandate fino ai noi dalle
storie e dalle tradizioni
dei popoli, con quelle che si conseguono oggigiorno
sperimentalmente, per
indi comparare le une e le altre con quelle che si
realizzano tra le razze
selvaggie contemporanee, si constaterà come nulla di
sostanzialmente
diverso si riscontri nelle loro modalità di
estrinsecazione, e come non esistano
popoli nel cui mezzo si avvertano o siansi avvertiti
indizi di un progressivo
generalizzarsi e perfezionarsi delle facoltà medesime
nella razza; e
soprattutto, indizi di una progressiva tendenza ad
estrinsecarsi in condizioni
di perfetta veglia (e questo è quanto importa dal
punto di vista biologico);
tutto ciò per quanto ci si trovi di fronte a una serie
di secoli più che adeguata
onde servire quale misura legittima di confronto, e
mentre nel periodo
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
22
medesimo altre facoltà di gran lunga meno importanti
in ordine alla lotta per
la vita - quale, ad esempio, il senso musicale -
evolsero rapidamente e si
generalizzarono solo perché inerenti al piano
cosciente dell’Io.
E a rincalzo di tali conclusioni farò rilevare che i
popoli Indù, i quali da
diversi millenni si adoperano con fervore a sviluppare
nel loro mezzo tale
sorta di manifestazioni, non pervennero che a meglio
conoscere i metodi
empirici atti a favorirne l’estrinsecazione in chi si
dimostrava un sensitivo.
Nessun indizio, tra essi, che il numero degli
individui forniti di facoltà
supernormali sia venuto crescendo; e tanto meno,
nessun indizio che si
avverta tra essi una tendenza a conseguire
manifestazioni supernormali in
condizioni di perfetta veglia. Quanto al valore
intrinseco dei fenomeni quali
si realizzano coi fakiri, nessun dubbio può sorgere sul
fatto ch’essi risultano
sostanzialmente analoghi a quelli che si conseguono
coi medium d’occidente.
Altra circostanza degna di essere rilevata è la
seguente. In base alle
conclusioni della paleontologia e dell’antropologia,
risulta che le odierne
razze selvaggie sono gli autentici rappresentanti di
ciò che furono in epoche
preistoriche i progenitori delle razze civilizzate.
Posto ciò, per legge di
analogia, si avrebbe ad inferirne che se odiernamente
si realizzano fenomeni
supernormali nel mezzo alle razze selvaggie, tali
fenomeni avranno dovuto
realizzarsi in guisa identica migliaia di secoli or
sono nel mezzo alle razze
aborigene capostipiti delle attuali civilizzate; con
la quale inferenza si
perverrebbe a risalire tanto addentro nel corso dei
secoli da doversi
considerare per dimostrate le condizioni di
stazionarietà particolari alle
facoltà supernormali subcoscienti.
Comunque, anche all’infuori di quest’ultima induzione,
le considerazioni
precedenti autorizzano già ad affermare che da tempi
immemorabili le
facoltà in esame vanno estrinsecandosi nella specie
umana allo stato di
semplici manifestazioni anormali, o sporadiche, della
subcoscienza; come
pure, che in esse non si avvertirono mai indizi di
sorta i quali autorizzino a
presupporre che la legge di selezione naturale abbia
esercitato, o vada
esercitando, i suoi poteri sulle facoltà medesime. Ciò
che, del resto, era da
inferirsi anche a priori, tenuto conto che se la
selezione naturale non ha create
le facoltà subcoscienti, ciò significa che le facoltà
subcoscienti appartengono
ad un piano qualitativamente diverso da quello in cui
opera la selezione
naturale; e in conseguenza non possono darsi cicli di
tempo in cui
quest’ultima pervenga ad esercitare i propri poteri in
un piano di esistenza ad
essa estraneo e ad essa superiore. In breve: se le
facoltà subcoscienti non
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
23
derivano dalla selezione naturale, allora non possono
evolvere in forza della
selezione naturale stessa.
Rimane da considerare il quesito da un ultimo punto di
vista: quello
dell’esistenza pratica; vale a dire, giova indagare se
le facoltà della telepatia,
della telestesia, della chiaroveggenza nel passato,
nel presente e nel futuro,
siano conciliabili con lo svolgersi regolare e
naturale dell’esistenza terrena.
Ora basta una breve riflessione sul tema per
riconoscere l’inconciliabilità delle
due serie di percezioni sensorie. E qui, cedo la
parola al dottore Gustavo
Geley, il quale nella sua opera intitolata: De l’Inconscient au Conscient, ha
svolto magistralmente l’argomento. Egli scrive:
«Supponiamo che un uomo disponga nell’esistenza
terrena delle facoltà
supernormali, adoperando a suo piacimento la lettura
del pensiero, la visione
a distanza, la chiaroveggenza nel passato e nel
futuro. Quale necessità
quest’uomo avrebbe di riflettere prima di agire, di
ponderare sulle
conseguenze dei propri atti, di lottare contro le
avversità? Per lui non vi
sarebbe possibilità di cadere in errore; ma, per
converso, non esisterebbe per
lui il fattore spirituale dello sforzo, in assenza del
quale nessuna evoluzione
della propria coscienza e intelligenza sarebbe
possibile. Alla guisa
dell’insetto, quest’uomo non sarebbe che un
meraviglioso meccanismo.
L’evoluzione biologica indirizzata su questa strada
non sarebbe mai arrivata
a creare la coscienza superiore umana, ma si sarebbe
stabilizzata in una forma
di sonnambulismo ipersensibile permettente di tutto
conoscere senza nulla
comprendere: il superuomo risulterebbe un automa
trascendentale. Ne
deriva che risulta un bene, o meglio, una necessità
imprescindibile che le
facoltà supernormali dello spirito, insieme a tutto il
tesoro psicologico
accumulato dall’Essere nella sua evoluzione, rimangano
stabilmente nelle
condizioni in cui le osserviamo attualmente; vale a
dire, in massima parte
latenti nei recessi della subcoscienza» (Ivi,
pag. 317).
Queste le considerazioni del dottor Geley, alle quali
potrebbero
aggiungersene altre più che mai calzanti, riferentisi
alle gravi perturbazioni
nei rapporti familiari e sociali che apporterebbero le
facoltà supernormali
estese all’intera umanità in funzione di un sesto
senso. E’ palese, infatti, che
se la chiaroveggenza nel presente e nel passato,
combinata alla lettura nelle
subcoscienze altrui, divenissero un senso biologico,
in tal caso ne risulterebbe
per sempre violata e demolita la condizione essenziale
di ogni convivenza
sociale; vale a dire che i segreti più intimi e più
gelosi con cui si svolge la vita
privata individuale, coniugale, familiare, sarebbero
alla mercé di tutte le
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
24
comari pettegole e di tutti gli sfaccendati del
vicinato; e se la chiaroveggenza
nel futuro divenisse a sua volta un settimo senso, ne
risulterebbe paralizzata
ogni iniziativa umana, e ad ogni singolo individuo non
rimarrebbe che
incrociare le braccia attendendo fatalisticamente lo
svolgersi e il compiersi del
proprio destino matematicamente previsto, quanto
inevitabile... E mi pare
che basti.
In base a quanto esposto, ne consegue che l’ipotesi
dell’emergenza futura
delle facoltà supernormali subcoscienti, risultando
contraddetta dai dati
biologici, storici, paleontologici ed antropologici,
nonché da considerazioni
risolutive d’ordine psicologico-sociale, deve
ritenersi assurda e inverosimile;
e ciò sia detto in omaggio alla verità per la verità,
giacché, come si disse, dal
punto di vista della tesi propugnata, quella
dell’indipendenza delle facoltà
supernormali subcoscienti dalle leggi che governano
l’evoluzione biologica,
la soluzione affermativa del quesito in esame si
concilierebbe ugualmente con
essa. Comunque, non è men vero che con la
dimostrazione che le facoltà in
discorso non sono destinate ad emergere e fissarsi sul
piano della coscienza
normale, viene ad aggiungersi un’ultima prova
complementare importante in
favore della
tesi propugnata.
LE FACOLTÀ SUPERNORMALI SUBCOSCIENTI COSTITUISCONO I SENSI
SUPERNORMALI DELLA PERSONALITÀ DOPO LA MORTE
Con quanto si venne esponendo, ritengo di avere
dimostrato
esaurientemente che le facoltà supernormali
subcoscienti non sono residui di
facoltà ataviche; non sono rudimenti abortivi di sensi
che mai non evolsero e
mai evolveranno; non sono il patrimonio fortuito di
poche subcoscienze
privilegiate; non sono destinate ad emergere in
qualità di sensi periferici
dell’umanità futura; e infine, non sono il prodotto
dell’evoluzione biologica
della specie.
Ora, tutte queste dimostrazioni negative,
conducono inevitabilmente a
formulare una dimostrazione affermativa:
quella che le facoltà supernormali
subcoscienti costituiscono i sensi spirituali della
personalità integrale
subcosciente, sensi che dovranno emergere ed
esercitarsi in ambiente
appropriato dopo la crisi della morte. Il mio compito
sarebbe pertanto
esaurito; sennonché, in omaggio al metodo scientifico
della convergenza delle
prove, m’induco a far cenno ad un’ultima osservazione
di fatto la quale
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
25
converge verso la medesima dimostrazione. Tale prova
emerge da una
circostanza discussa in precedenza, ed è che, di
regola, le cognizioni
supernormali pervengono alla coscienza normale in
forma di
rappresentazioni simboliche. Orbene: la natura simbolica di quasi tutte le
percezioni supernormali, assume un alto valore
teorico, in quanto dimostra
che le medesime non risultano soltanto indipendenti
dai sensi periferici, ma
eziandìo dai centri cerebrali corrispondenti; e ciò in
quanto il simbolismo
delle percezioni prova che i centri cerebrali non percepiscono attivamente,
ma ricettano
passivamente ciò che loro trasmette un terzo agente estrinseco,
il quale è il solo a percepire direttamente, per poi
trasmettere al sensitivo le
proprie cognizioni sotto forma di rappresentazioni
simboliche; e ciò
evidentemente perché le proprie percezioni risultando
qualitativamente
diverse da quelle assimilabili dei centri cerebrali
del sensitivo, egli è costretto
a trasmetterle sotto forma di obiettivazioni
allucinatorie facilmente
interpretabili dal sensitivo o dagli interessati. Ora,
siccome tale terzo agente
estrinseco non
può essere altri che la personalità
integrale subcosciente del
sensitivo, ne consegue che in base alle circostanze
esposte, emerge palese e
inoppugnabile la controprova che la personalità
integrale subcosciente è
un’entità spirituale indipendente da qualsiasi
ingerenza funzionale, diretta o
indiretta, dall’organo cerebrale.
Onde apprezzare tutto il valore teorico delle
conclusioni esposte, giova
rammentare in che consista l’obiezione di cui si
valgono gli oppositori per
negare qualsiasi significato spiritualistico ai
fenomeni dell’animismo. Essi
osservano: «gli spiritualisti affermano che se si può
vedere senza gli occhi, e
sentire senza gli orecchi, ciò dimostra che le facoltà
della visione e
dell’audizione, nella loro forma sostanziale di
estrinsecazione, non
dipendono dagli organi specifici periferici; dimodoché
deve indursene che
quando questi saranno distrutti con la morte del
corpo, le facoltà della visione
e dell’audizione sopravviveranno alla loro
distruzione. Ora tale
argomentazione è sbagliata, e gli spiritualisti
avrebbero soltanto ragione
qualora si pervenisse a dimostrare come la visione e
l’audizione
sonnamboliche risultino indipendenti dai centri
cerebrali che governano gli
organi periferici; ma la verità è invece che se il
chiaroveggente non vede e
non sente per il tramite degli organi periferici, però
vede e sente ancora per il
tramite del cervello; e così essendo, il quesito della
sopravvivenza non si
avvantaggia affatto per l’esistenza subcosciente di
facoltà supernormali».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
26
Queste le argomentazioni degli oppositori. Si è visto
invece che se è vero
che il chiaroveggente percepisce ancora per il tramite
dei centri cerebrali,
però, non è men vero che il fatto del simbolismo delle
percezioni dimostra
che queste non possono considerarsi percezioni originali o
dirette, ma
solamente percezioni derivate o indirette;
o, più precisamente, percezioni
trasmesse ai centri cerebrali da un terzo agente
estrinseco, il quale non può
non essere indipendente dai centri cerebrali a cui
trasmette sotto forma
simbolica le proprie cognizioni; o, in altri termini,
non può non essere che un
agente spirituale. E siccome questo terzo agente estrinseco s’identifica con la
personalità integrale subcosciente del sensitivo, ne
consegue che quest’ultima
deve considerarsi un’entità spirituale a sé,
indipendente dall’organo
cerebrale, indipendente dal corpo somatico, provvista
di coscienza propria, di
memoria integrale, di sensi spirituali; e in
conseguenza, destinata a
sopravvivere all’organismo somatico, il quale è per
essa strumento
indispensabile fino a quando persistono i suoi
rapporti con l’ambiente
terreno.
* * *
E qui, a rincalzo delle conclusioni a cui si giunse,
mette conto di far
rilevare un’altra circostanza di fatto, che per quanto
d’ordine diverso, si
connette al tema trattato, e concorre a sua volta a
rafforzare le conclusioni
stesse. Intendo alludere al fatto che le menti più
elette le quali illustrarono il
campo delle ricerche metapsichiche, si trovarono
concordi nell’affermare che
il fatto dell’esistenza subcosciente di facoltà
supernormali trae logicamente a
inferirne la sopravvivenza dello spirito umano. Non è
chi non vegga quale
alto significato teorico si contenga in tale
concordanza di affermazioni. In una
mia monografia sul tema qui considerato, ho riportato
una lunga sequela di
eloquenti giudizi in tal senso; ma qui, per brevità,
mi limito a riferire il
giudizio del più irriducibile avversario dell’ipotesi
spiritica, giudizio che
appunto per questo, assume importanza tutta speciale.
Io lo deduco
dall’opera di Frank Podmore: Modern Spiritualism (vol. II, pag. 359), in cui
si osserva:
«Sia o non sia vero che le condizioni dell’al di là
permettano a chi vi
soggiorna di entrare qualche volta in rapporto coi
viventi; in ogni modo è
palese che tale questione diverrebbe di secondaria
importanza qualora si
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
27
pervenisse a dimostrare, in base a facoltà inerenti al
nostro spirito, che la vita
dell’anima non è vincolata alla vita del corpo. O, in
altri termini, non può non
concedersi che se è vero che nel sonno medianico od
estatico lo spirito
conosce ciò che avviene a distanza, scorge le cose
nascoste, prevede
l’avvenire e scruta nel passato come in un libro
aperto, allora - tenuto conto
che tali facoltà non furono certamente acquisite nel
processo di evoluzione
terrena, il cui ambiente è inadatto al loro esercizio,
e non ne giustifica
l’emergenza - allora, dico, appare legittima inferenza
il concluderne che tali
facoltà dimostrano la esistenza di un altro mondo più
elevato, in cui esse
dovranno esercitarsi liberamente, in armonia con un
altro ciclo evolutivo non
più condizionato dal nostro ambiente terreno. In
breve, tali facoltà
dovrebbero considerarsi non già residui,
ma rudimenti; nel senso, cioè, di
una promessa per il futuro, non già di un’inutile
eredità del passato.
«Ed è importante aggiungere che la teoria che qui si
presenta in abbozzo,
non è punto una speculazione filosofica fondata su
presupposizioni
inverificabili, ma è un’ipotesi scientifica, fondata
sopra l’interpretazione di
una precisa classe di fatti. Sennonché, trattandosi di
fatti, noi siamo tenuti a
considerare non già soltanto la validità delle
inferenze da essi ricavabili, ma
soprattutto l’autenticità dei fatti stessi. Ora è da
tale punto di vista che la
posizione del Myers appare vulnerabile. Queste le
condizioni del dibattito:
sarebbe vano il contestare che se si potesse provare
l’autenticità dei fenomeni
di precognizione, di retrocognizione, di
chiaroveggenza, con gli altri tutti che
testificano come nel nostro spirito si rinvengano
facoltà psicosensorie
trascendentali, allora il fatto dell’indipendenza
dello spirito dal corpo
risulterebbe manifesto; sennonché le prove di tal
sorta sembrano per ora
lungi dal dimostrarsi adeguate al compito, e sono
forse appena sufficienti a
giudicarne l’inferenza».
Ripeto che queste osservazioni del Podmore, sebbene
affermative sub
conditione,
rivestono importanza speciale, per il fatto che chi così si esprime
fu il più tenace avversario dell’ipotesi spiritica.
Come si vede, il Podmore,
posto di fronte a una classe di manifestazioni di cui
non poteva negare il
significato contrario alla teoria dell’evoluzione
biologica della specie, ricorre
all’ultima risorsa degli oppositori sistematici, che è
quella di mettere in
dubbio l’esistenza dei fatti; dubbio che io non mi
indugerò a confutare, visto
che odiernamente, se si discute ancora intorno
all’autenticità di talune
categorie di fenomeni fisici del medianismo, non si
discute più intorno
all’esistenza di facoltà supernormali subcoscienti, la
quale è da tutti
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
28
riconosciuta; il che è dovuto soprattutto all’opera
ammirevole di due geniali
indagatori: il professore Richet e il dottore Osty.
Noto ancora che nel brano citato il Podmore concorda
mirabilmente con
chi scrive nell’affermare che dal punto di vista della
dimostrazione scientifica
dell’esistenza e sopravvivenza dell’anima, sono i fenomeni animici che
contano,
mentre i fenomeni spiritici non apportano che la prova
complementare, per quanto importante, della
dimostrazione stessa. Ed anche
a tal proposito deve convenirsi che se il Podmore
afferma tutto ciò, allora
vuol dire che tale verità risulta incontestabile. E
pertanto non mi rimane che
segnalare ai lettori l’immensa importanza teorica di
un tal fatto, col quale si
toglie di mano agli avversari l’unica arma di cui
dispongono per
combattere l’ipotesi spiritica.
Posto ciò, mi lusingo che gli oppositori i quali mi
leggeranno, vorranno
ricordarsi per l’avvenire che ogni qual volta essi
ritengono di combattere
l’ipotesi spiritica ricorrendo ai poteri della
criptestesia onnisciente, essi in
realtà non fanno che dimostrare l’esistenza e la
sopravvivenza dell’anima,
ponendosi dal punto di vista dell’animismo, anziché da
quello dello
spiritismo; il che torna precisamente lo stesso.
Noto che con quanto esposto, si è raggiunta una prima importantissima
conclusione teorica in dimostrazione della tesi qui
propugnata, alla quale ne
seguiranno altre ugualmente incontestabili, che
appariranno
cumulativamente risolutive.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
29
CAPITOLO II
I POTERI SUPERNORMALI DELLA SUBCOSCIENZA POSSONO CIRCOSCRIVERSI IN
LIMITI DEFINITI
Questo secondo capitolo si connette indissolubilmente
al primo,
completandone e rafforzandone le conclusioni; ma in
pari tempo giova
osservare che ove anche, per ora, non fosse possibile
circoscrivere i limiti in
cui si esercitano le facoltà supernormali
subcoscienti, e conformemente vi
fosse chi si ritenesse in diritto di accordar loro
teoricamente l’onniscienza
divina, contuttociò le conclusioni emergenti
dall’analisi approfondita dei
fenomeni animici rimarrebbero ugualmente
invulnerabili, e ciò per la buona
ragione che più si divinizza la personalità integrale
subcosciente, e più si
rafforza la tesi qui propugnata, secondo la quale
l’animismo prova lo
spiritismo.
Comunque, siccome il conferire l’onniscienza divina
alla subcoscienza
umana risulta pretesa fantastica e filosoficamente
assurda, giova dimostrare
sulla base dei fatti che gli oppositori cadono in
errore allorché ritengono che
non si possano assegnare limiti alla potenzialità
inquisitrice delle facoltà
supernormali, e in conseguenza che risulti
teoricamente legittimo attribuire
sempre maggiori latitudini alle facoltà stesse a
misura che si realizzano casi
sempre più complessi da dilucidare. Argomentazione
quest’ultima
supremamente comoda, dalla quale gli oppositori ne
desumono un’altra, ed è
che, in ogni modo, la semplice esistenza di tale
possibilità teorica basta da
sola a neutralizzare l’interpretazione spiritualista
dei fenomeni medianici.
Ripeto invece che così argomentando, gli oppositori
cadono in un grave
errore, e ciò in quanto tutto concorre a dimostrare
che risulta già da ora
possibile circoscrivere in limiti definiti la
potenzialità delle facoltà
supernormali.
Il che si deduce anzitutto dall’esistenza di una gran
legge cosmica, la quale
governa l’universo fisico e quello psichico, ed è la
legge di affinità, che
nell’universo fisico si estrinseca in virtù delle
forze di attrazione e ripulsione,
dalle quali derivano l’organizzazione dei soli e dei
mondi, e tutte le
combinazioni chimiche della materia cosmica, mentre in
ambiente psichico si
estrinseca sotto forma di rapporto psichico, il quale,
dal punto di vista che ci
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
30
riguarda, circoscrive in limiti relativamente angusti
i poteri inquisitori delle
facoltà supernormali; il che può dimostrarsi in base
alle prove per analogia
ricavabili dalle modalità con cui si estrinsecano
talune varietà di vibrazioni
fisiche. Così dicasi, ad esempio, delle modalità con
cui si estrinseca l’energia
cosmica nella telegrafia senza filo e nella radio.
Quest’ultima applicazione
della scienza dimostra in guisa certa che noi esistiamo
immersi in un turbine
inestricabile di vibrazioni d’ogni sorta, le quali, a
nostra insaputa, traversano
fulmineamente l’ambiente in cui viviamo e i nostri
stessi organismi. Orbene:
che cosa si osserva nell’applicazione della radio?
Questo sopratutto: che se si
vuole ricettare qualcosa delle serie infinite di
vibrazioni che da ogni parte ci
assalgono, dobbiamo uniformarci alla legge di affinità
universale, in base alla
quale si apprende che ogni simile attrae il proprio
simile e respinge il
dissimile.
Ora, nel caso nostro, in cui si tratterebbe di un
universo di vibrazioni,
l’applicazione della legge di affinità consiste nel
regolare il meccanismo della
radio con la lunghezza d’onda che ci si propone di
catturare; e così facendo,
noi perverremo a ricettare quella precisa graduazione
d’onda corrispondente
alla manifestazione auditiva ricercata, e nulla più.
Questi i fatti: ora applicando alla corrispondente
sezione delle vibrazioni
psichiche qui considerate gli ammaestramenti
ricavabili da tale eloquente
analogia, dovrà inferirsene che se è vero che le
subcoscienze umane
carpiscono e registrano le vibrazioni psichiche del
pensiero di persone
lontane, allora tale ricettazione dovrà considerarsi
circoscritta alle persone
vincolate affettivamente, o in altre guise, con la
subcoscienza ricettatrice; vale
a dire che quest’ultima - come avviene per la radio -
abbisogna di essere
regolata sulla medesima lunghezza d’onda
corrispondente alla tonalità
vibratoria che differenzia da ogni altra la persona
lontana ricercata; ciò che in
termini metapsichici si denomina rapporto psichico, in
base al quale si
apprende che i medium pervengono a ricavare ragguagli
dalle subcoscienze
di persone lontane solo a condizione che si realizzino
le seguenti modalità
sperimentali: quando il sensitivo od il medium
conoscono la persona lontana;
o, in assenza di ciò, quando la conosca lo
sperimentatore; e in difetto anche di
questo, quando venga consegnato al sensitivo od al
medium un oggetto
lungamente adoperato dalla persona lontana da ricercarsi
(psicometria).
In altre parole: tutto ciò significa che le singole
subcoscienze umane non
potranno mai ricettare i pensieri di persone sconosciute (nei
tre sensi indicati)
alle proprie personalità coscienti, e ciò in quanto
non conoscendole, ignorano
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
31
la tonalità vibratoria che le caratterizza, e in
conseguenza non possono
rintracciarle. Si ponga mente pertanto che in assenza
delle tre modalità
sperimentali sopra enumerate non è possibile che un
sensitivo od un medium
pervengano ad entrare in rapporto con la subcoscienza
di persone lontane,
così come non è possibile con la radio entrare in
rapporto con una stazione
ricevente che non sia regolata sulla medesima
lunghezza d’onda. Ora tutto
ciò equivale a dire che i casi d’identificazione
personale di defunti sconosciuti
a tutti i presenti, quando siano conseguiti in assenza
di oggetti
psicometrizzabili, conducono razionalmente ad
ammettere la presenza
all’altro capo del filo del defunto comunicante.
Emerge pertanto palese che la
legge del rapporto psichico vale a circoscrivere in
limiti ben definiti le facoltà
supernormali inquisitrici della subcoscienza umana.
E con questo si è raggiunta una seconda conclusione
teorica rigorosamente
fondata sui fatti, complementare della prima e a tal
segno importante da
renderla invulnerabile. Infatti, se non possono
realizzarsi fenomeni di
comunicazioni telepatiche a distanza senza il previo
stabilirsi del rapporto
psichico, e se il rapporto psichico può soltanto
ottenersi per ausilio delle tre
modalità sperimentali indicate, allora la prova
scientifica della sopravvivenza
è già da ora acquisita in base alla categoria dei casi
d’identificazione
personale di defunti a tutti sconosciuti, i quali si
manifestino in guisa
indipendente da ogni forma di rapporto psichico
terreno. Al qual proposito,
anche questa volta è da rilevarsi che le conclusioni
in discorso rimangono
invulnerabili ove anche risultasse vero che la
telepatia sconfina sovente nella
telemnesia onnisciente, secondo la quale le facoltà
inquirenti dei medium
avrebbero il potere d’insinuarsi nelle subcoscienze di
persone lontane per ivi
selezionarvi i ragguagli che loro abbisognano per
mistificare il prossimo;
ragguagli - si noti bene - che quasi sempre non
riguardano la persona
selezionata, bensì terze persone dalla medesima
conosciute in tempi ben
sovente remoti; ciò che rende più che mai fantastica e
insostenibile l’ipotesi in
esame. Orbene: malgrado tale assurda estensione
conferita dagli oppositori a
una facoltà la quale esiste bensì, ma in limiti di
gran lunga più modesti, e si
estrinseca con modalità percettive diverse da quelle
presupposte, modalità
che tolgono ogni valore all’obiezione in discorso;
malgrado ciò, essa non
infirmerebbe le conclusioni a cui si giunse, visto che
il medium non potrebbe
ottenere il proprio scopo ogni qual volta venissero a
mancare le tre modalità
sperimentali richieste onde stabilire il rapporto
psichico con una persona
lontana.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
32
Ne deriva che già da ora si sarebbe autorizzati a
proclamare la grande
novella che la dimostrazione scientifica della
sopravvivenza umana risulta
acquisita alla scienza; e naturalmente se così è in
base alla speciale categoria
dei casi d’identificazione personale di defunti a
tutti sconosciuti, allora dovrà
inferirsene che non è più il caso di annaspare sofismi
per negare valore di
prove ai casi dei defunti i quali forniscono ragguagli
personali ignorati da
tutti i presenti, ma noti a persone lontane conosciute
da uno sperimentatore.
Del resto, anche quest’altra modalità di
estrinsecazione attribuita alla
telemnesia non esiste, ed è facile dimostrarlo
mediante l’analisi comparata dei
casi di tal natura. Sennonché, a tale scopo
occorrerebbe svolgere
adeguatamente il tema riguardante i poteri della
telemnesia, facendo in tal
guisa emergere com’essa in realtà si estrinsechi con
modalità ben diverse da
quelle presupposte, modalità che la rendono
praticamente inapplicabile al
caso nostro: ma per farlo non potrei esimermi dal citare
e commentare una
serie adeguata di casi del genere, il che apparirebbe
fuori luogo in un lavoro
di sintesi qual’è il presente. Avverto pertanto che
tale dimostrazione io l’ho
già fatta in una lunga monografia recante il titolo: Telepatia, Telemnesia e la
legge del rapporto psichico; per cui rimando a tale mio lavoro chiunque
desideri approfondire il tema. Qui dovrò limitarmi a
riferire in riassunto le
conclusioni a cui giunsi in tale mia laboriosa fatica
di analisi comparata; in
base alla quale risulta che l’ipotesi della telemnesia
appare sufficientemente
provata nei limiti di una ricezione di ragguagli strettamente personali a un
individuo lontano il quale si trovi in rapporto
psichico col medium; e ciò - si
noti bene - unicamente quando si tratti di ragguagli esistenti ancora vivaci
sulla soglia della di lui coscienza; mentre non esistono affatto prove in
favore della ricezione di ragguagli riguardanti terze persone conosciute
dall’individuo medesimo. Da notarsi che volendo
ugualmente propugnare
l’esistenza di quest’ultima forma di telemnesia,
dovrebbe ammettersi che le
facoltà inquirenti della subcoscienza abbiano la
potenzialità prodigiosa di
selezionare i ragguagli mnemonici più insignificanti
riguardanti terze
persone, cogliendoli infallibilmente nel mezzo al
groviglio inestricabile di
analoghe registrazioni mnemoniche latenti nei recessi
della subcoscienza
dell’individuo selezionato.
Risulta pertanto palese che prima di conferire alle
facoltà subcoscienti una
virtù selezionatrice a tal segno portentosa,
occorrerebbero delle buone prove
di fatto in tal senso, le quali invece non esistono, e
neanche esistono incidenti
sperimentali affini che suggeriscano vagamente tale
possibilità. Per converso,
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
33
ripeto che si conoscono buone prove in favore di una
telemnesia unicamente
ricettatrice di ragguagli strettamente personali all’individuo lontano entrato
in rapporto subcosciente col medium; ma ciò a
condizione che i ragguagli
stessi esistano ancora vivaci sulla soglia della di
lui coscienza. Stando le cose
in questi termini, ne deriva che le deduzioni teoriche
da formularsi in base a
tale modalità di telemnesia, avrebbero una portata
teorica ben diversa da
quella presunta dagli oppositori, visto che in simili
contingenze la telemnesia
non si eserciterebbe attivamente selezionando,
ma passivamente ricevendo
impressioni; ciò che restringerebbe in limiti
molto angusti la potenzialità
ricettiva della telemnesia. E quest’ultimo rilievo
assume importanza teorica
grandissima, come più oltre dimostreremo.
A questo punto mi sento in dovere d’informare che con
la celebre medium
Mrs. Osborne Leonard si realizzano talvolta delle
apparenti eccezioni alla
regola implicita nell’asserto che nei casi di
telemnesia l’analisi comparata
dimostra come i ragguagli personali percepiti dai
medium non riguardano
mai terze persone conosciute dall’individuo lontano selezionato, bensì
soltanto ragguagli strettamente personali all’individuo
stesso. Ora, invece,
nei casi d’identificazione spiritica conseguiti con la
medium in parola, si
rileva che i defunti comunicanti forniscono talora
ragguagli riguardanti terze
persone conosciute
dall’individuo lontano in discorso, ragguagli che non
possono essere carpiti nella subcoscienza dello
sperimentatore, in quanto
quest’ultima non li conosceva. E’ vero che
nell’ipotesi della presenza
spirituale sul posto del defunto comunicante, la
perplessità teorica in esame
non esisterebbe, giacché i ragguagli di cui si tratta
riguardano sempre i
familiari e gli amici del defunto, ma dal punto di
vista della discussione in
corso, giova non tenere conto di tale logica
interpretazione dei fatti. Mi
accingo pertanto a riferire le dialogizzazioni
istruttive che si svolsero tra il
rev. Drayton Thomas e le personalità medianiche del
padre suo e della sorella
Etta in occasione di taluni incidenti del genere.
Quest’ultima osserva quanto
segue a proposito di una borsa ricamata che una
persona amica aveva
pensato di
regalare alla madre vivente del rev. Thomas, pensiero intercettato
dall’entità spirituale del padre defunto, e confidato
al figlio:
«Supponiamo che il pensiero in discorso abbia
raggiunto la madre tua;
esso rimane intercettato dall’aura di lei, come ti
spiegò nostro padre. Ora se io
mi fossi trovata con tua madre, avrei potuto
attingerlo nella sua aura, e
qualche volta avrei potuto attingervi un pensiero di
tal natura anche se vi si
fosse trovato dal giorno precedente; giacché vi sono
individui la cui aura
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
34
ritiene i pensieri per un dato tempo, laddove altri
non li ritengono; onde
avviene che noi perveniamo a ricavare informazioni del
genere da una
persona, e non vi perveniamo con un’altra» (pagg.
100-1).
Così la sorella Etta; e il padre del rev. Thomas
afferma la medesima cosa
riferendosi all’aura di colui che funge da
sperimentatore. Egli informa:
«Quando mi trovo con te ben sovente ricetto i pensieri
che persone lontane
ti rivolgono in quel momento. I pensieri a te rivolti,
rimangono impigliati
nella tua aura, ed io pervengo a discernerli e a
interpretarli» (pag. 96).
E poco più oltre egli aggiunse:
«Sì, la tua aura è sensibilissima ai pensieri a te
rivolti. Per servirmi di
un’analogia fotografica, dirò che la tua aura è simile
a una lastra
sensibilizzata la quale ricetti impressioni e
pensieri. Tu puoi non accorgerti
dell’esistenza di queste impressioni e di questi
pensieri, perché non hai modo
di sviluppare la lastra, laddove io sono in grado di
svilupparla» (pag. 98).
Il rev. Drayton Thomas così commenta:
«Normalmente noi siamo inconsapevoli che i pensieri a
noi rivolti da
persone lontane ci raggiungano; eppure la telepatia
sperimentale ha
dimostrato che tali pensieri possono raggiungerci
effettivamente. Le analogie
della telegrafia senza filo e della radio appariscono
molto suggestive in
proposito, in quanto dimostrano che tali apparati in
funzione determinano
un’azione formidabile nel mezzo eterico, della quale
noi rimaniamo
inconsapevoli fino a quando non viene posto a nostra
disposizione uno
strumento ricevitore, il quale intercetta e interpreta
per noi le vibrazioni
eteriche che passano. Analogamente, a quel che sembra,
il padre mio risulta
capace d’interpretare un pensiero il quale vibri
attivamente a me vicino».
(Life
Beyond Death, pagg. 95-96).
In base a quanto esposto, emerge palese che gli
episodi di tal natura
risultano radicalmente diversi da quelli qui
contemplati, e in conseguenza
non costituiscono affatto delle eccezioni alla regola
dianzi formulata, visto
che nel caso del rev. Drayton Thomas non si
tratterebbe di ragguagli
mnemonici riguardanti terze persone conosciute
dall’individuo lontano e
carpiti attivamente nella di
lui subcoscienza, bensì di pensieri rivolti da terze
persone all’individuo in discorso, e percepiti passivamente dal medium in
quanto rimarrebbero per qualche tempo impigliati
nell’aura delle persone a
cui sono rivolti. In altre parole: ci si troverebbe in
presenza di un fenomeno
ordinario di trasmissione telepatica del pensiero, con
la differenza che
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
35
l’impulso telepatico, risultando debole, non
emergerebbe nella coscienza
normale del soggetto, mentre per uno spirito
comunicante quel dato pensiero
sarebbe percepibile nell’aura dell’individuo che lo
ricetta.
Ora se tutto ciò appare teoricamente molto interessante
ed istruttivo sotto
altri aspetti teorici, però non ha nulla di comune col
quesito qui considerato,
in cui si tratta d’invadenze selezionatrici nelle
subcoscienze altrui, non già di
percezioni passive nell’aura altrui.
Eliminata questa prima perplessità teorica, ne rimane
una seconda da
schiarire, e consiste nel fatto che si riscontrano
episodi i quali apparentemente
contraddicono una delle proposizioni maggiori
contenute nella tesi
propugnata, proposizione secondo la quale anche nella
circostanza di
ragguagli strettamente personali all’individuo con cui
i sensitivi ed i medium
si trovano in rapporto, si rileverebbe che i ragguagli
percepiti riguardano
sempre il di lui pensiero attuale, o i ricordi
vibranti ancora vivaci sulla soglia
della di lui coscienza; vale a dire che una relativa
vivacità latente nei ricordi
sarebbe condizione indispensabile affinché vengano
percepiti dai sensitivi e
dai medium, e ciò conforme all’asserto che le facoltà
supernormali dei
medesimi non agiscono attivamente selezionando
eventi nelle subcoscienze
altrui, bensì passivamente ricettando
e interpretando le vibrazioni del
pensiero. Orbene: per quanto fondato risulti
quest’ultimo asserto, nondimeno
si riscontrano episodi eccezionali che apparentemente
lo contraddicono,
consistendo essi in ricettazione di eventi più o meno
antichi del passato
altrui. Ecco un esempio del genere, ch’io tolgo dal
vol. XI, pag. 124, dei
Proceedings of the S. P. R.
Miss Goodrich-Freer, la nota sensitiva a cui si deve
uno studio magistrale
sulle proprie esperienze di visione nel cristallo,
riferisce numerosi incidenti di
lettura del pensiero, tra i quali, il seguente:
«Mi ero recata per la prima volta a visitare un’amica
che di recente era
andata sposa. Io non conoscevo lo sposo, ma da quanto
avevo sentito mi
attendevo di trovare un perfetto gentiluomo,
dall’animo nobile e dall’elevata
posizione sociale. Quando mi fu presentato, rilevai
ch’egli si studiava di
riuscire gradito e di dimostrarsi squisitamente
ospitale con le persone
convenute a casa sua. Con tutto ciò, fin dal primo
momento in cui ebbi
occasione di osservarlo con qualche attenzione, fui
disturbata da una forma
curiosa di allucinazione che mi rese perplessa sul di
lui conto. In qualunque
situazione egli si trovasse - sia a tavola che in salotto
o al pianoforte - per me
lo sfondo che circondava la sua persona scompariva,
per essere sostituito da
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
36
una visione in cui scorgevo il medesimo signore nella
sua fanciullezza, che mi
guardava con espressione del più abbietto terrore, con
la testa abbassata, le
spalle alzate e le braccia protese, come per
difendersi da una tempesta di
pugni che gli piovesse sulla schiena.
«Naturalmente m’indussi a fare indagini in proposito,
pervenendo a
sapere che la scena da me visualizzata eragli capitata
realmente nella sua
fanciullezza, a una scuola civica, in conseguenza di
una bassa azione di frode,
per la quale egli era stato espulso ignominiosamente,
ed aveva dovuto
sottostare a una severa sanzione di pugilato da parte
dei suoi camerati.
«Come spiegare simile forma di visualizzazione
veridica? Io penso che
fosse simbolica, e che rappresentasse una sorta di
preavviso circa l’atmosfera
morale che circondava l’uomo che mi stava dinanzi - un
saggio delle di lui
qualità di gentiluomo; - e tale mia impressione venne
giustificata dal fatto che
le diffidenze generatesi in me per la visione avuta,
furono ampiamente
convalidate dalle vicende disastrose che susseguirono.
Tali visualizzazioni mi
sembrano analoghe a quelle evocate pel tramite della
psicometria, le quali
non risultano visioni telepatiche, ma impressioni
psichiche. E mi pare che
sarebbe assurdo il pretendere che la scena da me
visualizzata, occorsa dieci
anni prima, fosse in quel momento presente alla
mentalità del protagonista».
Questo l’episodio interessante riferito da Miss
Goodrich-Freer, la quale ha
pienamente ragione di escludere che la sua visione
traesse origine dal
pensiero cosciente del protagonista il quale si fosse
in quel momento
ricordato dell’evento vergognoso capitatogli nella
fanciullezza. Eliminata tale
ipotesi, èccoci di fronte a un esempio conforme a
quanto si fece osservare, in
cui una sensitiva percepisce nelle subcoscienze altrui
ragguagli personali di
data molto antica. Per le conclusioni teoriche da
formularsi, giova anche
questa volta rilevare in primo luogo come
nell’episodio in esame l’incidente
occorso riguardasse l’esistenza personale del protagonista, e non mai le
vicende di un terzo qualunque da
lui conosciuto; in secondo luogo, e dal
punto di vista che ci concerne, giova osservare che
l’incidente visualizzato,
per quanto lontano nel tempo, era però di natura tale
da imprimersi
indelebilmente nell’animo di chi l’aveva subito, in
guisa da vibrare in
permanenza - per così esprimersi - sulla soglia della
coscienza di chi ne fu
protagonista, risultando in tal guisa percepibile, in
forma obiettivata di
visione, alla sensitiva in discorso.
E con questo, mi pare di avere schiarita l’apparente
contraddizione
esistente tra i casi del genere esposto e l’asserto
che le facoltà supernormali
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
37
dei medium ricettano passivamente il pensiero
altrui; nel qual caso emerge
palese che dovrebbero soltanto percepire il contenuto
dei pensieri attuali, o
dei pensieri vibranti ancora vivaci sulla soglia della
coscienza dell’individuo
con cui sono in rapporto. Così stando le cose, ne
deriva che i casi della natura
in esame provano soltanto come nella vita degli
individui si riscontrino
eventi più o meno drammatici i quali per le tempeste
emozionali suscitate
nell’animo di chi ne fu protagonista, conservano una
graduazione vibratoria
che li mantiene in permanenza vivaci sulla soglia
della coscienza del
protagonista stesso.
Infine, da un altro punto di vista, giova prendere
nota della differenza
radicale esistente tra la natura importante del
ragguaglio in esame, rivelatore
di un carattere, e i ragguagli letteralmente
insignificanti per se stessi, ma
indispensabili per l’identificazione personale,
forniti a richiesta dai defunti
comunicanti; e giova prenderne nota in quanto la
natura insignificante di
questi ultimi rende più che mai assurdo il presumere
che i medium
pervengano a scovarli, selezionarli, carpirli di
riflesso nelle subcoscienze di
chi non ebbe a farne esperienza.
Eliminata anche questa seconda perplessità teorica,
torno in argomento,
cominciando con l’insistere nel segnalare la
circostanza di fatto che più di
ogni altra deve tenersi presente, ed è che l’analisi
comparata dei casi di
telemnesia dimostra che i ragguagli personali
percepiti dai medium non
riguardano mai terze persone conosciute dall’individuo che ne subisce
l’influsso a distanza; ed insisto su tale circostanza
in quanto per arrivare a
spiegare con la telemnesia certi casi importanti
d’identificazione spiritica,
occorrerebbe invece presumere costantemente il
fenomeno della selezione
nelle subcoscienze altrui di ragguagli occorsi a terze persone conosciute in
passato dall’individuo lontano. E quest’ultimo rilievo
assume un valore
teorico capitalissimo, non solo perché riduce
l’ipotesi in esame nei limiti
modesti che le competono, ma perché trae a concluderne
che se la telemnesia
esiste, allora si estrinseca con modalità percettive
diverse da quelle
presupposte, modalità che tolgono alla medesima ogni
valore di obiezione
neutralizzante l’interpretazione spiritualista dei
fatti; e ciò in quanto una
volta escluso che possa estrinsecarsi in senso attivo selezionando,
allora la
telemnesia appare riducibile a un fenomeno di
percezione passiva a distanza
del pensiero attuale, o del pensiero ancora vibrante
sulla soglia della
coscienza di persona che si trovi in rapporto psichico
col medium; nel qual
caso s’identifica coi fenomeni della chiaroveggenza
telepatica, il che equivale
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
38
ad ammettere che la sua capacità dilucidatrice nelle
manifestazioni
medianiche dei defunti, si ridurrebbe in limiti così
modesti da risultare
inapplicabile ai casi importanti d’identificazione
spiritica.
Resta inteso pertanto che i poteri delle facoltà supernormali
subcoscienti
possono già da ora circoscriversi in limiti definiti,
con ciò togliendo di mano
agli oppositori l’unico ordigno offensivo che loro
rimaneva, ordigno
esuberantemente posto in opera dai medesimi, ogni qual
volta si affacciano
perplessità teoriche insormontabili con ipotesi
naturalistiche; e tutto ciò in
perfetta buona fede.
Conformemente, anche questa volta rilevo che con
quanto esposto si è
raggiunta una terza importantissima conclusione
teorica in favore
dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito umano,
alla quale ne seguiranno
parecchie altre ugualmente incontestabili, che
appariranno cumulativamente
risolutive.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
39
CAPITOLO III
LE COMUNICAZIONI MEDIANICHE TRA VIVENTI PROVANO LA REALTÀ DELLE
COMUNICAZIONI MEDIANICHE COI DEFUNTI
Non dimentichiamo che con l’appellativo di fenomeni
medianici
propriamente detti, viene designato un complesso di
manifestazioni
supernormali, d’ordine fisico e psichico, le quali si
estrinsecano pel tramite di
un sensitivo denominato medium,
e ciò in quanto egli appare uno strumento
al servizio di una volontà che non è più sua. Ora tale
volontà può essere
quella di un defunto, come quella di un vivente; e
quando la volontà di un
vivente agisce in tal guisa a distanza, non può farlo
che in virtù delle
medesime facoltà spirituali esercitate da un defunto:
facoltà subcoscienti e
supernormali per un vivente; coscienti e normali per
un defunto. Ne deriva
che le due classi di manifestazioni risultano
identiche per natura, con la
distinzione puramente formale che quando si
estrinsecano per opera di un
vivente rientrano nell’orbita dei fenomeni animici
propriamente detti; e
quando ciò avviene per opera di un defunto, rientrano
nell’orbita vera e
propria dei fenomeni spiritici. Emerge pertanto palese
che le due classi di
manifestazioni risultano l’una il completamento
dell’altra, e ciò fino al punto
che lo spiritismo mancherebbe di base se non esistesse
l’animismo.
E’ questo un tema di suprema importanza teorica, ed io
lo svolsi a fondo in
una lunga monografia in cui sono raccolti e commentati
numerosi e svariati
casi del genere. E la grande importanza del tema
consiste in ciò, che i casi di
comunicazioni medianiche tra viventi, realizzandosi
con processi identici a
quelli per cui si estrinsecano le comunicazioni
medianiche coi defunti,
offrono la possibilità di meglio compenetrare la
genesi di queste ultime,
apportando nuova luce sulle cause degli errori, delle
interferenze, delle
mistificazioni subcoscienti che in esse si riscontrano;
ma soprattutto
contribuendo a provare con rara efficacia la realtà
delle comunicazioni
medianiche coi defunti, e ciò per la considerazione
che nelle comunicazioni
medianiche tra viventi è dato verificare la realtà
integrale del fenomeno
interrogando le persone poste ai due capi del filo;
dal che la suggestiva
inferenza che quando all’altro capo del filo si trovi
un’entità medianica la
quale affermi di essere uno spirito di defunto, e lo
provi fornendo ragguagli
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
40
personali ignorati da tutti i presenti, in tal caso
dovrebbe razionalmente
concludersi che all’altro capo del filo debba trovarsi
l’entità del defunto sé
affermante presente; così come nelle comunicazioni tra
viventi si riscontra
positivamente che all’altro capo del filo trovasi il
vivente manifestatosi
medianicamente.
Nella mia monografia avevo suddiviso i fenomeni delle
comunicazioni
medianiche tra viventi in sette categorie; nella prima
delle quali si
contemplavano gli episodi del genere in tutto affini
alla trasmissione del
pensiero, salvo la circostanza che si estrinsecavano medianicamente. Nelle
altre, si consideravano successivamente i messaggi
inconsapevolmente
trasmessi al medium da persone immerse nel sonno, e da
persone in
condizione di apparente veglia; indi quelli conseguiti
per espressa volontà
del medium, il quale vi perveniva pensando
intensamente alla persona
lontana con cui desiderava comunicare; poi quelli
trasmessi al medium per
espressa volontà di persone lontane; indi i casi di
transizione, in cui il vivente
comunicante era un moribondo, e infine i messaggi
medianici tra viventi
trasmessi per ausilio di un’entità spirituale.
Nella prima categoria, in cui si trattava di episodi
affini alla trasmissione
del pensiero, salvo la circostanza che si
estrinsecavano medianicamente con
la scrittura automatica, gli episodi riferiti
offersero occasione di rilevare che le
mistificazioni subcoscienti quali si riscontrano nelle
comunicazioni dei
defunti, si realizzavano in guisa identica nelle comunicazioni
dei viventi, e
siccome in queste ultime era possibile indagarne le
cause, ne derivava un
insegnamento istruttivo il quale schiariva le
perplessità inerenti alle
mistificazioni analoghe nelle comunicazioni dei
defunti.
Nella seconda categoria, in cui si consideravano i
messaggi
inconsapevolmente trasmessi al medium da persone
lontane immerse nel
sonno, si ebbe occasione di far valere una delle
maggiori acquisizioni teoriche
poste in luce dalla mia monografia, e cioè che la
caratteristica delle
comunicazioni medianiche tra viventi consiste nel
fatto che tra l’agente e il
percipiente si svolgono ordinariamente delle lunghe
dialogizzazioni, le quali
dimostrano come non si tratti più di un fenomeno di
trasmissione telepatica
del pensiero, bensì di una vera e propria
conversazione tra due personalità
integrali subcoscienti; con le conseguenze teoriche
che ne derivano.
Nella terza categoria, in cui si consideravano i
messaggi involontariamente
trasmessi al medium da persone in condizioni di
apparente veglia, ci si
offerse il destro di dimostrare l’inesistenza
presumibile di tale forma di
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
41
comunicazioni medianiche tra viventi, e ciò in assenza
di esempi
adeguatamente circostanziati i quali valgano a
dimostrare che ad una
persona in condizioni di veglia, possa accadere di
entrare involontariamente
in comunicazione medianica con un sensitivo a
distanza, anche quando non
pensi a lui. In base alle risultanze di fatto,
dovrebbe dirsi invece che per
realizzarsi episodi consimili, si richiede per lo meno
che la persona in
condizioni di veglia sia colta da un breve periodo di
sonnolenza, o di
sonnambulismo vigile, o di assenza psichica: ovvero
che pensi più o meno
intensamente alla persona lontana.
Nella quarta categoria in cui si consideravano i
messaggi conseguiti per
espressa volontà del medium, si contenevano casi
rivestenti un grande valore
teorico, inquantoché il loro modo d’interpretarli
rivestiva efficacia risolutiva
intorno al modo d’interpretare i casi d’identificazione
spiritica fondati sui
ragguagli personali forniti dai defunti comunicanti;
efficacia la quale
emergeva dalla circostanza che i casi delle
comunicazioni medianiche tra
viventi fornivano la più preziosa delle riconferme
circa il fatto che le
comunicazioni medianiche dei defunti, lungi dal
consistere in un assurdo
processo selezionatore di ragguagli personali carpiti
nelle subcoscienze di chi
conobbe in vita il sedicente defunto comunicante,
consistevano invece
positivamente in una conversazione vera e propria col
defunto stesso, visto
che se ciò avveniva per le comunicazioni medianiche
tra viventi, allora
doveva avvenire razionalmente per le comunicazioni
medianiche dei defunti;
conclusioni che annullavano l’unica obiezione di cui
disponevano gli
oppositori per non accogliere l’interpretazione
spiritualista delle
manifestazioni in esame.
Nella quinta categoria in cui si riferivano i messaggi
trasmessi al medium
per espressa volontà di una persona lontana, si
rilevava anzitutto la rarità dei
messaggi di tal natura, laddove invece i medesimi
messaggi a carattere
spontaneo risultavano abbastanza frequenti nelle
condizioni di sonno palese
o larvato dell’agente; e questi ultimi apparivano più
importanti dei primi,
giacché nel caso di un messaggio trasmesso al medium
per espressa volontà
di una persona lontana, si trattava limitatamente di
un fenomeno di
trasmissione telepatico-medianica, e quindi di un
messaggio puro e semplice,
che non assumeva mai lo sviluppo di una
dialogizzazione; laddove nel caso
di una persona in sonno palese o larvato, le
manifestazioni assumevano
sovente questo carattere; e quando lo assumevano, ciò
significava che non si
trattava più di un fenomeno di trasmissione
telepatico-medianica del
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
42
pensiero, bensì di una conversazione vera e propria
tra due personalità
spirituali subcoscienti; ammenochè non si trattasse di
un messaggio di
vivente trasmesso per ausilio di un’entità spirituale.
Comunque, il significato dei casi appartenenti alla
categoria in discorso,
non mancava di convalidare a sua volta l’ipotesi
spiritica, giacché se la
volontà cosciente di uno spirito di vivente poteva
agire a distanza sulla mano
di un medium psicografo, in guisa da dettargli il
proprio pensiero, nulla
impediva d’inferirne che la volontà cosciente di uno
spirito disincarnato
pervenisse ad agire analogamente; come pure, se in
base alle comunicazioni
medianiche tra viventi, in cui era dato accertare
l’autenticità del fenomeno
interrogando le persone poste ai due capi del filo, risultava positivamente
dimostrato che il messaggio medianico proveniva dal
vivente lontano sé
affermante presente, allora quando all’altro capo del filo si trovava un’entità
medianica la quale affermasse di essere uno spirito di
defunto, e lo provasse
fornendo ragguagli personali ignorati dai consultanti
e dal medium, diveniva
teoricamente legittimo inferirne che all’altro capo del filo dovesse trovarsi
effettivamente l’entità del defunto sé affermante
presente. In altri termini: per
entrambe le categorie indicate avrebbe da escludersi
la ipotesi delle
personificazioni subcoscienti, di cui tanto si abusò
fino ad oggi. Niente,
dunque, personificazioni effimere d’ordine
onirico-sonnambolico in rapporto
alle comunicazioni medianiche tra viventi; e in conseguenza,
nulla di simile
anche in rapporto alle comunicazioni con entità di
defunti i quali forniscano
le prove richieste d’identificazione personale.
Nella sesta categoria si consideravano i casi, a loro
volta assai rari, in cui la
persona che si comunicava medianicamente era morta in
quel momento, o
moribonda; casi che rappresentavano la via di
transizione tra i fenomeni
animici e quelli spiritici. Tutto ciò per la
considerazione che trattandosi di
viventi sul letto di morte, risultava palese che la
telepatia tra viventi ad
estrinsecazione medianica appariva in simili
circostanze l’ultimo gradino di
una lunga scala di manifestazioni animiche per la
quale si arrivava sulla
soglia della grande frontiera, al di là della quale
non vi potevano essere che
manifestazioni telepatiche di defunti; dimostrandosi
una volta di più che non
esisteva soluzione di continuità tra le modalità per
cui si estrinsecavano le
comunicazioni medianiche tra viventi e quelle dei
defunti. In altre parole: una
volta di più si era portati a riconoscere che
l’animismo prova lo spiritismo.
Infine, nella settima categoria, in cui si
contemplavano i messaggi
medianici tra viventi trasmessi per ausilio di
un’entità spirituale, si entrava a
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
43
gonfie vele nel grande oceano delle manifestazioni
trascendentali; e si era
pervenuti a dimostrare che l’esistenza di messaggi
medianici tra viventi
conseguiti pel tramite di messaggi spirituali, non
potevasi più oltre
contestare, conoscendosi lunghe serie di esperienze le
quali non potevano
spiegarsi né con la telepatia né con la chiaroveggenza
telepatica né con la
telemnesia.
Sennonché, dal punto di vista del presente lavoro, in
cui si dovrebbero
sintetizzare le numerose singole argomentazioni che
conducono
cumulativamente a conclusioni nettamente affermative
in ordine alla grande
verità qui considerata, io mi trovo di fronte a una
difficoltà tecnica
insormontabile, ed è che trattandosi di un ordine di
manifestazioni il cui
profondo significato spiritualista non è sempre
facilmente discernibile in
causa delle intricate modalità con cui si
estrinsecano, io non potrei esimermi
dal convalidare ogni singola argomentazione enunciata
con la citazione dei
casi che la suggeriscono; senza di che le conclusioni
generali perderebbero
notevolmente della loro efficacia dimostrativa. Ma,
purtroppo, ciò non è
possibile; e così essendo, non mi rimane che riportare
un numero adeguato di
episodi dilucidativi riguardanti la maggiore tra le
proposizioni teoriche
raggiunte con l’analisi comparata dei fatti e la
convergenza delle prove;
proposizione che può bastare anche da sola a
convalidare la tesi qui
considerata, e cioè, che le comunicazioni medianiche
tra viventi provano la
realtà delle comunicazioni medianiche coi defunti. E a
tale scopo, nulla di
meglio che riportare alcuni episodi della lunga serie
ottenuta, con la propria
medianità, dal celebre giornalista, nonché scrittore
spiritualista, William
Stead.
LE ESPERIENZE DI WILLIAM STEAD
Come è noto, William Stead possedeva in grado notevolissimo
la facoltà
medianica della scrittura automatica (psicografia),
pel tramite della quale gli
venne dettato l’aureo libricino di rivelazioni
trascendentali intitolato: Letters
from Julia.
Egli, inoltre, pervenne sistematicamente ad entrare in rapporto
medianico, e a conversare liberamente a distanza con
personalità di viventi,
ottenendo ben sovente confessioni e ragguagli che i
personaggi viventi non
gli avrebbero mai confidato in condizioni normali.
Egli non aveva mai
pensato alla possibilità di conversazioni supernormali
di tal natura, e fu la
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
44
personalità medianica di «Giulia» che glielo suggerì,
a titolo di esperimento.
In una sua famosa conferenza tenuta nelle sale della
London Spiritual
Alliance, nell’anno 1893, egli racconta in questi
termini il proprio inizio in tale
ordine d’indagini:
«Un giorno Giulia scrisse: “Perché ti sorprendi che
io possa servirmi della
tua mano per corrispondere con l’amica mia? Chiunque
può farlo”. - Io
domandai: “Con quel chiunque, che cosa intendi dire?”. -
Rispose:
“Chiunque, cioè ogni persona può scrivere con la tua
mano”. - Chiesi ancora:
“Intendi dire ogni persona vivente?”. - Essa replicò:
“Qualunque amico tuo
può scrivere con la tua mano”. - Al che osservai:
“Vuoi dire che se io mettessi
la mia mano a disposizione dei miei amici lontani,
essi potrebbero servirsene
nella guisa medesima che fai tu?”. - “Si: provati, e
lo vedrai”. - Mi parve
ricevere un arduo compito; ma mi decisi a tentare la
prova; e i risultati furono
immediati e stupefacenti...».
«Misi pertanto la mia mano a disposizione di amici
dimoranti a varie
distanze, e riscontrai che in maggioranza essi erano
in grado di comunicare,
per quanto variasse molto la loro capacità di farlo.
Taluni scrivevano subito
correntemente, assumendo le loro proprie
caratteristiche di stile, di forma, di
calligrafia fin dalle prime parole dettate, per poi
proseguire spigliatamente
come se scrivessero normalmente una lettera. Mi
confidavano i loro pensieri,
m’informavano che avevano intenzione di venirmi a
consultare, o mi
dicevano come avevano impiegato la loro giornata. Ma
ciò che in tali
conversazioni, già di per sé stupefacenti, mi
sorprendeva di più, era la
inconcepibile franchezza con cui taluni amici miei, di
cui ben conoscendo la
sensibilità, la moderazione e la riservatezza, ero ben
sicuro che non mi
avrebbero mai confidato certi loro segreti personali,
o certe loro difficoltà
finanziarie, mi dichiarassero invece con la più grande
schiettezza che si
trovavano in angustie economiche, o mi spiattellassero
senza riserve altre
loro intime vicende di varia natura».
«Tale circostanza mi parve tanto seria dal punto di
vista della convivenza
sociale, che un giorno ne chiesi spiegazioni a Giulia
in questi termini: “I miei
risultati in questo nuovo campo d’indagini mi
preoccupano seriamente,
poichè mi sembra che se gli altri faranno come me, non
esisteranno più
segreti a questo mondo”. - Essa rispose: “Oh no! Tu
esageri”. - Al che
osservai: “E allora come si spiega che per il tramite
della mia mano, un amico
mi rivela segreti personali ch’egli si guarderebbe
bene dal confidarmi
normalmente?”».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
45
«Essa mi diede una spiegazione che non intendo
riferire come definitiva,
ma unicamente come la spiegazione di Giulia,
scritta con la mia mano, e che
certamente non era il prodotto della subcoscienza,
poichè io non l’ho mai
pensata. Essa rispose: “La vostra personalità reale, o
spirituale, non confiderà
mai a nessuno, pel tramite medianico, cose che considera
dover tenere
segrete, e se talora confida incidenti più o meno
intimi, lo fa nella piena
consapevolezza di farlo. La differenza sta in questo,
che la vostra personalità
reale, o spirituale, pensa e giudica in merito al
valore intrinseco di un fatto,
molto diversamente dalla vostra personalità normale”.
- Chiesi: “Che cosa
intendi per la nostra personalità reale, o
spirituale?”. - Rispose: “La vostra
personalità reale, o spirituale, ciò che voi chiamate
il vostro Io, sovrasta e
governa tanto la vostra mentalità cosciente, quanto
quella subcosciente,
usando l’una e l’altra a suo piacimento. La vostra
mentalità cosciente si serve
delle facoltà sensorie per comunicare coi propri
simili, quando costoro sono
alla portata delle facoltà stesse; le quali pertanto
risultano molto rudimentali
nella loro potenzialità. Non più così per le facoltà
sensorie della mentalità
subcosciente, le quali risultano già uno strumento di
comunicazione molto
più sottile, raffinato ed efficace, per quanto
rimangano sempre uno strumento
in servizio della vostra personalità spirituale, la
quale, quando desidera
comunicare con qualche persona a distanza, si serve
della mentalità
subcosciente, che però non adopera mai al fine assurdo
di svelare ad altri ciò
che è veramente necessario di mantenere segreto; né
più né meno che non lo
svelerebbe normalmente con la favella. Insomma la
vostra personalità reale, o
spirituale, è la padrona assoluta dei propri strumenti
di comunicazione”».
«Chiesi ancora: “Come si determinano tali
comunicazioni?”. - Rispose:
“Come mai? Non lo comprendi? Gli spiriti dell’universo
intero sono a
contatto tra di loro; dimodoché tu puoi parlare con la
personalità spirituale di
qualsiasi persona al mondo, senza limiti di distanza, all’unica condizione che
tu l’abbia conosciuta personalmente. Se tu puoi parlare ad una persona
incontrandola, perchè già la conoscevi, allora tu puoi
conversare con la
medesima in qualunque parte del mondo essa si trovi,
invitandola a scrivere
con la tua mano”».
«... Può darsi che si tratti della mia medianità
imperfettamente sviluppata,
ma sta di fatto ch’io non pervengo ad entrare in
rapporto con tutti gli amici
miei, e che riscontro una grande differenza nel valore
intrinseco delle loro
comunicazioni. Così, ad esempio, ve ne hanno alcuni i
quali mi comunicano
ragguagli personali con straordinaria accuratezza, per
modo che sopra cento
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
46
loro affermazioni non ne riscontro una sola inesatta.
Per converso, ve ne sono
altri i quali si manifestano col loro nome, ma che
nondimeno trasmettono
ragguagli completamente falsi. Comunque, i più
dimostrano la massima
accuratezza nel trasmettere loro notizie; sennonché,
anche in simili
circostanze, si rileva un fatto curioso, ed è che se
io domando - poniamo il
caso - a un amico di Glasgow notizie sulla sua
flussione facciale, egli mi
risponde con scrupolosa esattezza, sia che va
peggiorando, sia che i suoi
foruncoli si sono aperti e che ha la faccia coperta da
un cataplasma,
sottoscrivendo i messaggi con la propria firma. Eppure
quando m’incontro
con l’amico in carne ed ossa e gli sottopongo la sua
scrittura, egli non ricorda
affatto di avere conversato con me. Chiesi a Giulia dilucidazioni
in proposito,
formulando la mia domanda in questi termini: “Come si
spiega che quando
io chiesi all’amico mio come stava della sua flussione
facciale, egli m’informò
esattamente sul proprio stato, eppure non ricorda di
avere comunicato con
me? Qualora la nostra personalità spirituale non
trasmettesse mai ragguagli
senza la piena consapevolezza di farlo, come si spiega
che gli amici mi
forniscono ragguagli ch’essi ignorano di avermi
fornito?”. - Essa rispose:
“Quando ti rivolgi medianicamente a un amico tuo, la
di lui personalità
risponde esercitando le proprie facoltà mentali subcoscienti, non già quelle
coscienti o
cerebrali, e, naturalmente, non si cura di far sapere alla
propria
mentalità cosciente o cerebrale, ch’essa ha comunicato un ragguaglio a chi
l’aveva chiesto, servendosi delle facoltà mentali subcoscienti; giacché non è
punto necessario che lo faccia; ma se ritenesse utile
di farlo, allora il tuo
amico si ricorderebbe”» (Light,
1893, pagg. 134-143).
Questi i brani essenziali dell’interessantissima
conferenza di William
Stead, a proposito dei quali rilevo anzitutto che la
personalità medianica di
Giulia,
quando informa lo Stead circa il fatto che è possibile ad un medium di
entrare in rapporto con viventi lontani, ma solo a
condizione ch’egli li
conosca personalmente, non fa che convalidare la tesi
da me svolta nel
capitolo precedente, secondo la quale non possono
realizzarsi comunicazioni
medianiche tra viventi in assenza del rapporto
psichico, il quale può solo
stabilirsi con persone conosciute dal medium o dai
presenti, o pel tramite di
un oggetto psicometrizzabile.
Rilevo inoltre quest’altra affermazione di Giulia:
«Quando ti rivolgi medianicamente a un amico lontano,
la di lui
personalità spirituale risponde esercitando
le proprie facoltà mentali
subcoscienti, non già quelle coscienti o cerebrali». -
Ora in tale affermazione si
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
47
contiene il nucleo sostanziale della tesi che mi
dispongo a svolgere, secondo
la quale le comunicazioni medianiche tra viventi risultano conservazioni
vere e proprie tra due personalità subcoscienti in
rapporto psichico tra di
loro;
conclusione teoricamente importantissima in quanto elimina l’assurda
ipotesi con cui si presuppone che le facoltà
supernaturali dei medium
abbiano il potere d’insinuarsi nelle subcoscienze
altrui per ivi selezionarvi i
ragguagli di cui abbisognano al nobile scopo di
mistificare il prossimo.
Non aggiungo altro, poichè dovrò tornare ripetutamente
sull’argomento
nell’esposizione dei casi.
* * *
Comincio dall’episodio con cui s’iniziarono le nuove
esperienze in esame.
Il soggetto lontano prescelto dallo Stead era una
distinta scrittrice la quale
collaborava nella Review of Reviews,
e che divenne in breve uno dei migliori
corrispondenti spirituali dello Stead. Essa rispondeva
immediatamente agli
inviti mentali di quest’ultimo, in qualunque luogo si
trovasse, di giorno come
di notte, iniziando conversazioni interessantissime
perchè esuberanti di
prove d’identificazione personale. Ricavo l’incidente
dal vol. IX, pag. 53 dei
Proceedings of the S. P. R., e chi lo riferisce è il Myers. La relazione è
scritta
da William Stead, il quale informa:
«Per quanto rimanessi piuttosto incredulo, cominciai
ad esperimentare
pensando a una signora di Londra, che prescelsi perchè
tra me e lei
esistevano vincoli di reciproca simpatia; e la prova
riuscì a meraviglia. Vale a
dire che riscontrai come l’amica mia non avesse
difficoltà di sorta ad usare la
mia mano per comunicarmi sue notizie, esprimendosi
secondo l’umore del
momento.
«Una volta, mentre l’amica mia - che chiamerò Miss
Summers - stava
dettando un messaggio, io la interruppi bruscamente
domandando: “Siete
proprio voi che scrivete con la mia mano, oppure sono
io che converso con la
mia subcoscienza?”. - La mia mano scrisse: “Vi proverò
che sono realmente io
che scrivo. In questo momento io seggo dinanzi allo
scrittoio, e tengo fra le
mani un oggetto che domani vi porterò in ufficio. Sarà
come un piccolo dono
che voi dovrete accettare da me. E’ l’immagine di un
vecchio cardo”. -
Risposi: “Come mai? Un vecchio cardo?”. - “Sì, proprio
un vecchio cardo;
esso rappresenta un grato ricordo della mia vita, ed è
per questo che lo tengo
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
48
molto caro, Domani ve lo porterò, e vi spiegherò
meglio ogni cosa a viva
voce. Mi lusingo che lo accetterete”.
«Il giorno dopo l’amica mia venne in ufficio, ed io
chiesi tosto se mi avesse
portato qualche piccolo dono. Rispose di no; ma che
aveva realmente pensato
di portarmelo, per quanto avesse finito per lasciarlo
a casa. Allora chiesi in
che consisteva, ed essa aggiunse che si trattava di un
regalo talmente assurdo
che non desiderava nominarlo. Io insistetti, ed essa
allora spiegò che si
trattava di un pezzo di sapone. Io rimasi
profondamente deluso per il
supposto insuccesso, e glielo dissi. Ma essa, con
sorpresa, replicò: “Strano
davvero! Ogni cosa accadde come voi l’avete scritta su
questo foglio, e si
tratta proprio di un cardo, e per giunta di un vecchio
cardo, il quale, però, è
impresso in un pezzo di sapone; e ve lo porterò
domani. Dovete sapere che il
cardo rappresenta una parte importante nei ricordi
della mia vita”. E qui essa
procedette a narrarmi l’incidente personale
corrispondente a tale
affermazione. Il domani mi portò il pezzo di sapone in
discorso, sul quale si
scorge effettivamente impressa l’immagine di un
vecchio cardo».
[Il Myers così conferma: «Mi venne narrato l’incidente
personale connesso
all’immagine di un vecchio cardo, dal quale emerge che
l’immagine stessa
impressa sul pezzo di sapone, conferiva all’oggetto
tutto il suo significato.
Miss Summers aveva pensato a portarlo in regalo allo
Stead prima che la
mano di quest’ultimo scrivesse tale ragguaglio, e
probabilmente vi pensò
all’istante preciso in cui lo Stead lo scrisse»].
Nel caso esposto l’incidente d’identificazione
personale inteso a provare
allo Stead come non si trattasse di una mistificazione
della di lui
subcoscienza, ma bensì di una conversazione reale con
la personalità
spirituale di Miss Summers, appare adeguata allo
scopo, visto che il dono
promesso a titolo di prova in tal senso, consisteva in
un alcunché di
siffattamente eccezionale, da non potersi spiegare con
la solita ipotesi delle
coincidenze fortuite. Emerge infatti palese che
l’immagine di un vecchio
cardo impressa sopra un pezzo di sapone non è certo un
oggetto
consuetudinario da distribuire in regalo.
Osservo inoltre che nell’incidente in esame - come in
altri occorsi con la
medesima sensitiva - quest’ultima sarebbe
apparentemente entrata in
rapporto medianico con lo Stead durante lo stato di
veglia; il che, però, non
significa che l’incidente siasi svolto precisamente
così. Anzitutto perchè in
nessuna delle esperienze in discorso vi erano
testimoni i quali potessero
accertarsi che la sensitiva non erasi in quel momento
assopita; poi, perché ove
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
49
anche tali testimoni esistessero, non avrebbero grande
valore, visto che una
persona può benissimo passare, e rimanere per qualche
tempo, in condizioni
di sonnambolismo
vigile, senza che i presenti se ne
accorgano, e senza che lo
avverta essa medesima. Tutto ciò è teoricamente
importante, e torneremo sul
tema allorché si avrà occasione di alludere a un caso
recente del genere in cui
il soggetto lontano e inconsapevole si trovava
apparentemente in condizioni
di veglia, caso continuamente citato dagli oppositori
in dimostrazione che i
medium carpiscono tutto ciò che vogliono nelle
subcoscienze altrui,
pervenendo in tal guisa a mistificare il prossimo
personificando entità di
defunti (caso Soal-Gordon Davis).
Ripeto pertanto ancora una volta che l’ammaestramento
teorico da
ricavarsi dall’episodio esposto, e che sarà più che
mai convalidato da quelli
che seguiranno, consiste nella prova palese e
indubitabile che nelle
comunicazioni tra due personalità integrali
subcoscienti, conversazioni
trasmesse alla personalità cosciente del medium pel
tramite della scrittura
automatica;
mentre emerge altrettanto palese che i medium non carpiscono
nulla e non selezionano nulla, e in conseguenza che
l’ipotesi tanto cara agli
oppositori è destituita di qualsiasi fondamento sperimentale.
Occorre tenere ben fermo in mente l’insegnamento
teorico sopra riferito,
perchè dal fatto positivamente accertato che nelle
comunicazioni medianiche
tra viventi si tratta di una conversazione tra due
personalità integrali
subcoscienti, ne deriva che le comunicazioni stesse si
trasformano in prove
risolutive d’identificazione personale dei viventi
comunicanti; le quali, a loro
volta, convalidano altrettanto efficacemente le
manifestazioni analoghe per
cui si ottengono le prove d’identificazione personale
dei defunti. Laddove
invece se si fantastica con gli oppositori che nelle
comunicazioni medianiche
tra i viventi, i medium ricavano dalle subcoscienze
dei viventi stessi tutti i
ragguagli forniti sulla loro esistenza privata, in tal
caso dovrebbesi
argomentare nel medesimo senso per una gran parte
delle comunicazioni
medianiche coi defunti, ritenendole un notiziario di
fatti carpiti dai medium
nelle subcoscienze altrui: con ciò rendono
teoricamente più difficile la
dimostrazione rigorosamente scientifica delle prove
d’identificazione
spiritica.
Ciò rilevato, mi affretto ad aggiungere che l’ipotesi
in discorso non è
soltanto da escludersi in base ai processi scientifici
dell’analisi comparata e
della convergenza delle prove, ma lo è altresì in base
alla considerazione che
con la medesima non si spiegherebbe la caratteristica
fondamentale delle
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
50
comunicazioni tra viventi, qual è quella della
conversazione che si svolge tra
il medium e la personalità subcosciente del vivente
lontano; conversazione
che assume aspetti sempre nuovi ed imprevisti, i quali non hanno nulla di
comune coi ricordi latenti nelle subcoscienze
altrui, e ciò in quanto i
ragguagli forniti, gli stati d’animo manifestati, le
caratteristiche morali, le
idiosincrasie personali scaturiscono dalle domande
rivolte dall’automatista
alla personalità del vivente comunicante. Così stando
le cose, non rimane che
concludere formulando una proposizione tanto semplice
da sembrare
ingenua, ed è che quando una ipotesi risulta impotente
a spiegare la
caratteristica maggiore di una data classe di
manifestazioni, ciò significa
ch’essa è inapplicabile alle manifestazioni stesse. E
mi pare che basti.
* * *
Quest’altro episodio, esso pure occorso con Miss
Summers, servirà a
convalidare quanto si disse in precedenza circa la
schiettezza senza riserve
con cui le personalità integrali subcoscienti
confidano a terzi le loro angustie
private. In data 20 settembre 1893, William Stead,
come di consueto, rivolse il
pensiero a Miss Summers, chiedendo notizie. La sua
mano immediatamente
scrisse:
«Oggi è per me giornata di tristi delusioni. In
pagamento di un mio lavoro,
ricevetti una somma molto inferiore a quanto mi
attendevo, e sulla quale
contavo; dimodoché ora mi trovo in ristrettezze
economiche assai penose.
Non volli mettervi a parte di tutto ciò, poichè ben
sapevo che voi mi avreste
provvisto il denaro necessario; ciò che io non voglio.
Ho, tra l’altro, un debito
di tre lire sterline col padrone di casa. Non importa:
me la caverò
ugualmente».
«Io soggiunsi: Vi manderò la somma che vi abbisogna.
Venne
immediatamente risposto: “No, non l’accetterei, e ve
la manderei indietro. Ho
la mia fierezza, e non voglio apparire una
collaboratrice mercenaria”».
«Il domani mandai da Miss Summers una persona che
godeva di tutta la
sua fiducia, e pervenni a sapere ch’essa versava
effettivamente nelle angustie
economiche di cui mi aveva ragguagliato
medianicamente. Sennonché
quando Miss Summerso venne a sapere con qual mezzo ero
stato informato
sulle di lei difficoltà economiche, ne rimase
eccessivamente disgustata»
(Proceedings, vol. IX, pag. 54).
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
51
Dall’incidente esposto emerge più che mai palese che
nelle esperienze in
esame non può trattarsi di telemnesia, ma che si
tratta invece di dialoghi veri
e propri i quali si svolgono tra due personalità
spirituali subcoscienti. Si
osservi infatti che quando lo Stead soggiunse: «Vi
manderò la somma che vi
abbisogna», Miss Summers risponde: «No, non
l’accetterei e ve la rimanderei
indietro»; risposta la quale implica un’azione
dialogata che si svolge nel
presente, e non mai un processo di selezione dei
ricordi latenti nelle
subcoscienze altrui. E siccome il dialogo risultò
veridico, non è il caso
d’invocare la solita ipotesi dei così detti romanzi
subliminali con relativa
drammatizzazione subcosciente.
* * *
L’incidente che segue occorse tra William Stead e il
proprio figlio, il quale
si trovava sul Reno, in viaggio di piacere. Il padre
scrive:
«Mio figlio portava con sé una Kodac e, come accade
frequentemente, egli
rimase privo di lastre fotografiche; dimodoché scrisse
a casa per esserne
rifornito. Feci subito inviare le lastre, e quando
erano trascorsi i giorni
necessari onde arrivassero, chiesi medianicamente a mio
figlio se le aveva
ricevute; ed egli rispose che le attendeva con
impazienza, ma che non
giungevano; per cui non poteva fotografare i luoghi
pittoreschi che
attraversava. Mi recai subito ad informarmi in
proposito, accertandomi che le
lastre erano state spedite. Ma ecco che due giorni
dopo mio figlio scrisse
nuovamente con la mia mano: “Perché non mi mandi le
lastre?”. - Volli
ancora una volta informarmi al riguardo, riportandone
l’assoluta certezza che
la spedizione era stata eseguita una settimana prima.
Ne conclusi che la mia
mano era influenzata da interferenze subcoscienti, e
non permisi più che
venissero dettati messaggi da parte di mio figlio.
Sennonché quando questi
tornò a casa, venni a conoscere con viva sorpresa che
le lastre inviate non
erano mai giunte a destino, e che le due richieste
impazienti dettate in suo
nome dalla mia mano a Wimbledon, corrispondevano
esattamente al di lui
stato d’animo quando si trovava a Boppard» (Light,
1893, pag. 63).
Nel caso esposto, e dal punto di vista dell’autenticità
del fenomeno di
comunicazione medianica tra viventi, è interessante la
circostanza dello Stead
il quale aveva la certezza che le lastre fotografiche
erano state spedite;
certezza inconciliabile con l’ipotesi di una
mistificazione subcosciente, poichè
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
52
in tal caso il padre avrebbe dovuto autosuggestionarsi
nel senso delle proprie
convinzioni, in guisa da provocare una risposta in cui
si annunziasse l’arrivo
delle tanto attese lastre fotografiche. E invece il
figlio rispose protestando una
seconda volta che le lastre non arrivavano. E’ forza
pertanto concluderne che
il dialogo in discorso era d’ordine
telepatico-medianico.
* * *
Nell’esempio seguente si tratta ancora di una persona
che dopo essersi
dimostrata reticente con lo Stead nel confidargli le
proprie angustie
economiche, gliene parla senza riserva pel tramite
medianico. William Stead
riferisce:
«Nel febbraio scorso (1893) m’incontrai in ferrovia
con un signore che
avevo conosciuto casualmente poco tempo prima. Sapevo
genericamente che
egli dimostravasi da qualche tempo immerso in gravi
preoccupazioni;
dimodoché la nostra conversazione prese una piega
piuttosto confidenziale,
dalla quale appresi che le sue preoccupazioni erano
d’ordine finanziario.
Allora io gli dissi che non avevo idea se potessi o
non potessi riuscirgli utile,
ma che in ogni modo lo pregavo a volermi confidare
francamente in quali
condizioni si trovava, quali i debiti che aveva, e i
crediti o le somme di cui
poteva disporre. Egli rispose che non si sentiva di
entrare in simili particolari;
ed io mi astenni dall’insistere. Alla prossima
stazione ci separammo. In quella
sera medesima io ricevetti una lettera di lui in cui
si scusava di essersi
dimostrato con me reticente, forse inurbano; spiegando
che in realtà egli non
si sentiva di potermi confidare ciò che avevo
domandato. Ricevetti la lettera
alle dieci
pomeridiane, e verso le due del mattino, prima di andare a letto,
sedetti al tavolo, e rivolgendo il pensiero alla
persona in discorso, domandai:
“Voi non aveste la forza morale di dichiararmi faccia
a faccia quali erano le
vostre condizioni finanziarie, ma ora potete
confidarmi ogni cosa scrivendo
con la mia mano. Ditemi dunque come vi trovate. Quali
somme dovete?”. -
Venne risposto: “I miei debiti ammontano a lire
sterline 90”. - Avendo chiesto
se la cifra dettata era esatta, venne ripetuta in
tutte le lettere: “Novanta lire
sterline”. - Domandai:
«E questo è tutto?».
“Sì; e non so davvero come potrò fare a pagarle”.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
53
«Quanto credete di poter ricavare dalla piccola
proprietà di cui mi
parlaste?».
“Spero di ricavare 100 lire sterline; ma forse è
troppo. Comunque ho
bisogno di vendere a qualunque prezzo. Oh se potessi
trovare da
guadagnarmi la vita! Sarei disposto a fare qualunque
mestiere”.
«Di qual somma avete bisogno per vivere?».
“Non credo che potrei vivere con meno di 200 lire
sterline all’anno, poichè
non sono solo: ho i miei vecchi da mantenere. Se fossi
solo potrei vivere con
50 sterline; ma poi c’è il fitto di casa e il
vestiario. Arriverò mai a guadagnare
una tal somma? Non so che pensare”.
«Il domani andai a trovare il mio amico. Appena mi
vide egli disse: “Spero
che non vi sarete offeso per essermi io rifiutato a
confidarvi in quali
circostanze mi trovo: ma in realtà il mio sentimento
era di non disturbarvi
con le mie querimonie”. - Risposi: “Io non me ne
offesi affatto; e, a mia volta,
spero che voi non vi offenderete quando apprenderete
che cosa feci io”. -
Quindi gli spiegai brevemente i metodi di
comunicazione telepaticomedianica,
e poi aggiunsi: “Io non so se in quanto scrisse la mia
mano vi sia
una parola di vero, ed esito a comunicarvelo,
soprattutto perchè penso che la
cifra da me dettata quale ammontare dei vostri debiti,
è troppo esigua per
essere vera; tanto più se penso alla depressione
morale in cui siete immerso. E
pertanto io vi leggerò anzitutto la cifra in
questione; se risulta giusta, allora vi
farò conoscere il rimanente; ma se risulta sbagliata,
allora dovrò considerare
ogni cosa come il prodotto di una mistificazione
subcosciente, in cui la vostra
personalità non entra per nulla”. - Egli appariva
interessato, per quanto
incredulo.
«Io così proseguii: “Prima ch’io legga il messaggio, è
necessario che voi
facciate mentalmente il calcolo dell’ammontare totale
dei vostri debiti; quindi
della somma che voi sperate ricavare dalla vendita
della vostra proprietà; poi,
della somma a voi necessaria per vivere annualmente
insieme alla vostra
famiglia; e infine, della somma con cui potreste
vivere se foste solo”. - Egli si
concentrò un momento, poi soggiunse: “Ho pensato a
tutto questo”. - Allora
trassi fuori il messaggio, leggendo: “L’ammontare del
vostro debito è di lire
sterline 90”. - Egli diede un sobbalzo, esclamando:
“Proprio vero! Nondimeno
la somma da me pensata era di lire sterline 100,
poichè avevo incluso in essa
anche il denaro necessario per le spese correnti”.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
54
«Io continuai: “Visto che l’ammontare della somma da
voi dovuta risulta
esatto, allora io proseguo nella mia lettura. Voi
sperate di ricavare lire sterline
100 dalla vostra proprietà”. - “Si - egli rispose - è
proprio questa la cifra da me
pensata, per quanto avrei esitato a dichiararla,
poichè la ritengo esagerata”.
«Voi mi dichiaraste che coi vostri impegni presenti,
non potreste vivere
con meno di 200 lire sterline all’anno. - “Verissimo -
egli disse - proprio così”.
«Nondimeno avete aggiunto che se foste solo, potreste
vivere con 50 lire
sterline. - Egli osservò: “Orbene, io avevo pensato in
questo momento a una
lira sterlina per settimana”.
«Risulta pertanto che la mia mano trascrisse
esattamente il pensiero di una
persona di mia conoscenza, alla distanza di parecchie
miglia, poche ore dopo
che la persona medesima mi aveva scritto scusandosi
per non avere avuto il
coraggio di confidarmi le informazioni che le avevo
chiesto».
Il Myers pregò lo Stead a procurargli la testimonianza
dell’amico suo, al
fine di deporla negli archivi della Society for
Psychical Research,
nell’interesse delle ricerche psichiche; e lo Stead
gliela fece avere. Il Myers la
pubblicò nei Proceedings (vol. IX,
pag. 57), sopprimendo il nome del
testimone in discorso, ma dichiarando che l’avrebbe
riferito privatamente a
chiunque ne facesse richiesta:
Ecco la lettera dell’amico dello Stead:
«Egregio Signor Stead,
«Ricevetti la vostra relazione, e non ho nulla in
contrario a che venga
trasmessa alla Society f. P. R. - Ogni ragguaglio in
essa contenuto è
scrupolosamente vero. Io ero assolutamente ignaro del
vostro esperimento, e
lo seppi il giorno dopo da voi. Il risultato
dell’esperimento stesso produsse in
me una grande impressione, poichè ben sapevo che voi
non potevate
conoscere nulla sui miei affari, nulla sull’ammontare
dei miei debiti, sul
valore della mia proprietà, e sui miei prospetti di
vita».
FIRMATO: E. J.
Il caso esposto non differisce sostanzialmente dagli
altri, ma risulta più
degli altri importante dal punto di vista teorico, per
la maggiore efficacia
dimostrativa, tenuto conto della durata non comune del
dialogo medianico, e
delle minuziose informazioni private ottenute da una
persona che poche ore
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
55
prima aveva dichiarato verbalmente allo Stead di non
voler scendere a
confidenze sopra il tema delicato delle proprie
angustie economiche.
Tra le informazioni ottenute medianicamente dallo
Stead, e quelle ottenute
verbalmente dalla medesima persona, si riscontrano
lievi differenze nella
forma in cui furono concepite dalle due personalità:
subcosciente e cosciente
del medesimo individuo; non già però nella sostanza,
la quale corrisponde
esattamente.
Di fronte a un dialogo veridico tanto prolungato e
tanto circostanziato, chi
oserebbe ancora sostenere che le comunicazioni
medianiche tra viventi si
determinano pel tramite di una presunta facoltà di
chiaroveggenza telepatica,
o telemnesia, capace d’insinuarsi nei più reconditi
recessi delle subcoscienze
altrui allo scopo di carpirvi gli elementi necessari a
rappresentare una falsa
personalità di vivente, con relativo sviluppo
dialogato il quale risulterebbe
una drammatizzazione spuria di particolari percepiti
telepaticamente? Non
possono certo definirsi percezioni telepatiche
drammatizzate quelle implicite
nei brani di dialogo in cui lo Stead domanda: «Di quale
somma avete
bisogno?», e ottiene in risposta: «Non credo che
potrei vivere con meno di 200
lire sterline all’anno, poichè non sono solo: ho i
miei vecchi da mantenere. Se
fossi solo potrei vivere con 50 lire sterline…». Qui
ci si trova in presenza di
una risposta la quale implica che colui che l’ha
formulata ha dovuto compiere
anzitutto dei calcoli mentali; e così essendo, allora
i calcoli stessi non
potevano carpirsi nella di lui subcoscienza in quanto
originavano da una
speciale domanda a lui rivolta in quel preciso
istante. E non mi pare il caso di
aggiungere altro: sta di fatto che nelle
dialogizzazioni in esame la spiegazione
razionale delle medesime emerge palese dalle modalità
con cui si svolgono;
ed è che si tratta di due personalità spirituali che
conversano tra di loro.
Ne consegue che se le ipotesi della chiaroveggenza
telepatica e della
telemnesia debbono escludersi perchè impotenti a
spiegare le manifestazioni
dei viventi, allora a maggior ragione, dovranno
escludersi per la spiegazione
delle manifestazioni dei defunti ogni qual volta i
ragguagli personali
necessari a rappresentare una falsa personalità di
trapasso dovrebbero
carpirsi nelle subcoscienze d’individui sconosciuti al
medium, nonché sparsi
un po’ dovunque nel mondo.
In altri termini, appare logicamente inevitabile che a
spiegazione delle
manifestazioni dei defunti, debbasi preferire l’ipotesi che armonizzi
perfettamente con le modalità per cui si estrinsecano
le manifestazioni dei
viventi; posto che queste ultime risultano l’unica salda
base di ogni inferenza
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
56
scientifica in tale ordine di ricerche. E così
essendo, dovrà dirsi che nella
guisa medesima in cui nelle manifestazioni dei
viventi, sono i viventi stessi
che comunicano ai medium, o pel tramite dei medium, i
ragguagli personali
intesi a identificarli, così nei casi delle
manifestazioni dei defunti, sono i
defunti stessi che comunicano ai medium, o pel tramite
dei medium, i
ragguagli personali intesi a identificarli.
Insomma, l’argomentazione essenziale di una conversazione tra due
personalità spirituali, appare fondamentale in entrambe le categorie di
manifestazioni in esame; dimodoché se la
caratteristica in discorso
corrisponde a un fatto scientificamente accertato
nella circostanza delle
manifestazioni dei viventi, non è possibile esimersi dal concludere che
corrisponda a un fatto altrettanto reale ed accertato
nella circostanza delle
manifestazioni dei defunti. Bene inteso, sempre alla condizione che le
informazioni conseguite in entrambi i casi, risultino
veridiche, nonché
ignorate da tutti i presenti.
Da quanto si venne esponendo ne consegue che l’ipotesi
avversaria deve
escludersi perchè non corrisponde alle modalità con
cui si estrinsecano i fatti.
Vi sono altre importanti circostanze da far valere a
rincalzo delle
considerazioni esposte; circostanze di cui si parlerà
nella sintesi conclusionale
del presente capitolo, risultando esse d’ordine
generale.
* * *
Ricavo il seguente episodio da un lungo articolo che
William Stead
pubblicò nel numero di gennaio 1909 della propria
rivista The Review of
Reviews:
«Una signora amica mia (si trattava di Miss Summers)
la quale scrive con
la mia mano a distanza più facilmente ancora che con
la mano propria, aveva
passata la fine della settimana a Halsmere, villaggio
posto a trenta miglia da
Londra. Doveva venire a far colazione da me nel giorno
di mercoledì, a
condizione che fosse tornata in città. Nel pomeriggio
del lunedì volli
informarmi in proposito, e posando la penna sulla
carta, domandai
mentalmente alla signora in questione se si trovava di
ritorno a casa. La mia
mano scrisse quanto segue:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
57
«Sono spiacente di dovervi informare che mi è capitato
un incidente molto
deplorevole, e che quasi ho vergogna di raccontarvi.
Ero partita da Halsmere
alle ore 2.27 pomeridiane, in una vettura di seconda
classe, in cui si trovavano
altre due signore ed un uomo. Giunti alla stazione di
Godalming, le signore
scesero, ed io rimasi sola col viaggiatore. Egli si
alzò e venne a sedersi a me
da lato. Io me ne spaventai, e lo respinsi. Egli però
non volle andarsene, e ad
un momento tentò di baciarmi. Io divenni furiosa, e ci
accapigliammo.
Durante la lotta io m’impadronii del suo parapioggia,
e lo colpii
ripetutamente; ma il parapioggia si ruppe, ed io
cominciavo a temere di avere
la peggio, quando il treno si fermò a qualche distanza
dalla stazione di
Guildford. L’uomo si spaventò, mi lasciò libera, e
prima che si fosse
raggiunta la stazione, si lanciò fuori dal vagone e
prese la fuga. Io ero
estremamente agitata, ma ho conservato il parapioggia.
«Inviai subito il mio segretario a casa della signora
amica mia, con un
biglietto in cui esprimevo il mio rammarico per
l’aggressione da lei patita,
soggiungendo in ultimo: “Calmatevi, e mercoledì
portatemi il parapioggia
appartenente a quell’uomo”.
«Essa mi rispose: “Sono spiacente di sapervi informato su quanto mi
avvenne, poichè avevo deciso di non parlarne con
alcuno: ma il parapioggia
era mio, non già suo”.
«Quando il mercoledì essa venne a colazione da me, mi
confermò
l’assoluta esattezza di ogni ragguaglio trascritto
dalla mia mano
sull’avventura toccatale, e mi fece vedere il
parapioggia, il quale era proprio il
suo, e non già quello dell’aggressore. Come mai poté
determinarsi tale errore
di trasmissione? Io l’ignoro; ma forse l’errore
sarebbe stato rettificato qualora
avessi pensato a chiedere la revisione di tutti i
particolari da me trascritti.
«E’ quasi superfluo avvertire ch’io non avevo alcuna
idea sull’ora ed il
giorno in cui sarebbe partita l’amica mia, e neppur
l’ombra di un sospetto
circa il deplorevole incidente di cui fu vittima».
L’episodio esposto non la cede per valore teorico a
quello precedente,
giacché nella descrizione minuziosa e completa
dell’avventura toccata alla
corrispondente spirituale dello Stead, emerge più che
mai palese che in simile
circostanza non poteva trattarsi di ragguagli ricavati
dallo Stead nella
subcoscienza di Miss Summers, e poi riorganizzati in
modo da rappresentare
una falsa personificazione di lei, in atto di
riferirglieli medianicamente; ma
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
58
che si trattava invece di una conversazione come tutte
le altre, tra due
personalità integrali subcoscienti.
L’errore di trasmissione interpolatosi curiosamente in
mezzo a tanti
particolari veridici, non menoma in nulla l’importanza
teorica del fatto; ed è
probabilmente conseguenza di un fuggevole istante
d’interferenza
subcosciente. Giacché non bisogna dimenticare che lo
stato di ricezione
medianica risulta una condizione passiva ed
eminentemente instabile dello
spirito, la quale è affine per natura a un’altra
condizione passiva ed
eminentemente instabile dello spirito medesimo, che è
lo stato onirico; vale a
dire il regno dei sogni. Da ciò l’estrema facilità con
cui nelle comunicazioni
medianiche, sia di viventi che di defunti,
s’inframmettono elementi di sogno.
E quando è questione di comunicazioni con defunti,
tali elementi di sogno
venuti a interpolarsi tra le informazioni veridiche,
costituirono sempre il
grande ostacolo a che numerosi indagatori aderissero
all’ipotesi spiritica;
poichè per molti di costoro un’autentica personalità
di defunto non dovrebbe
mai sbagliare riferendo qualche particolare saliente
della propria esistenza
terrena; affermazione apparentemente razionale e
incontestabile, ma in realtà
completamente errata, poichè non tiene conto delle
imperfezioni inerenti allo
strumento onirico-subcosciente di cui si valgono i
defunti per comunicare coi
viventi; strumento che richiede una passività assoluta
della mentalità del
medium, passività in perpetua condizione di equilibrio
instabile, con
frequenti infrazioni ed irruzioni, ora oniriche, ora
sonnamboliche, ora
autosuggestive e suggestive, alle quali devono
imputarsi gli errori, le
contraddizioni e le imperfezioni che si riscontrano in
molte comunicazioni
dei defunti.
Da tale punto di vista, gli errori in tutto identici i
quali si riscontrano nelle
comunicazioni coi viventi, appariscono letteralmente
preziosi per la loro
eloquenza dimostrativa in favore della tesi sostenuta.
Dimodoché, in base al
caso esposto, dovrebbe inferirsi che nella guisa
medesima in cui l’errore
incorso nel mezzo a tanti ragguagli veridici, non
impedisce che il complesso
organico dei ragguagli stessi ne dimostri l’origine
estrinseca, o più
precisamente, la natura di manifestazione medianica di
un vivente; così gli
errori medesimi, quando si realizzano nei casi
d’identificazione spiritica, non
possono impedire che il complesso organico dei
ragguagli veridici forniti,
dimostrino l’origine estrinseca dei ragguagli stessi,
o più precisamente, la
loro natura di manifestazioni medianiche di defunti,
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
59
Il tema appare teoricamente molto importante, e mette
conto che si
riportino altri errori di trasmissione occorsi nelle
esperienze in esame. Lo
Stead li riferì nella sua rivista, e il Myers li
raccolse in un suo lavoro
pubblicato nei Proceedings of the S. P. R. (vol. IX, pagg. 56-57). Lo Stead
racconta:
«Nondimeno vi furono due o tre circostanze in cui
s’interpolarono nelle
comunicazioni degli errori curiosi nei particolari.
Essi risultano teoricamente
tanto importanti quanto i messaggi resi correttamente.
Un primo errore
occorso con Miss Summers fu l’affermazione da sua
parte di essersi recata a
fare una passeggiata in Regent’s Park, laddove in
realtà essa non erasi mossa
da casa. Io non saprei dire in qual modo siasi
determinata tale falsa
trasmissione; penso però che vi sia stata da mia parte
qualche presunzione
ch’essa dovesse recarvisi; ma ove anche ciò fosse,
rimane pur sempre stabilito
che una falsa trasmissione è avvenuta.
«In altra occasione si determinò un errore molto più
rilevante. Io mi
trovavo a Redcar, e la mia mano trascrisse la
relazione di una conversazione
che Miss Summers avrebbe avuta con una persona ch’ella
nominava. Si
sarebbe trattato di un’intervista degenerata in
disputa, e mi venne trasmesso
in parte il dialogo vivacissimo occorso. Quando
m’incontrai con Miss
Summers, comparammo le note prese da entrambi, e
trovai con mia sorpresa
che per quanto Miss Summers si fosse recata
effettivamente in quel giorno
dalla persona che mi nominava, l’intervista degenerata
in disputa non
riguardava affatto lei, né la persona da lei visitata;
bensì un’amica di Miss
Summers e un altro interlocutore. Risulta però che
l’amica di Miss Summers
erasi recata da lei a raccontarle con viva emozione
l’incidente doloroso
avvenuto, e la mia mano aveva trascritto tale racconto
esagerandone
l’importanza; e ciò alla distanza di 350 miglia. Io
non conoscevo
personalmente l’amica di Miss Summers; dimodoché
quest’ultima rimase
profondamente stupita quando si avvide che la disputa
dell’amica era stata
trasmessa in suo proprio nome, interpolata nella
relazione genuina della
propria conversazione con un’altra persona d’affari».
Così lo Stead. - In merito al primo errore di
trasmissione da lui riferito, non
è il caso di discuterlo, poichè molto presumibilmente
la ragione datane dallo
Stead è la vera. Quanto al secondo, esso risulta
indubbiamente strano, non
comune ed enigmatico. Comunque, esso ricorda molto
davvicino un altro
errore occorso nelle esperienze del principe di
Wittgenstein, errore contenuto
nel caso X. della mia monografia sulle Comunicazioni medianiche tra
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
60
viventi (1),
in cui si rileva che il principe in discorso, desiderando entrare in
rapporto con la consueta sua corrispondente
spirituale, orientava il proprio
pensiero verso il domicilio di lei; ma siccome la
signora era assente da casa,
mentre nella casa medesima dormiva invece la sorella
di lei, tutto ciò
determinò che il principe, per effetto di affinità
fluidica tra le sorelle, entrasse
in rapporto con colei che coabitava nel medesimo
ambiente. Ne derivò che
quest’ultima narrò al principe un incidente di ballo a
lei medesima occorso;
ma siccome il principe credeva di trovarsi in rapporto
con la persona da lui
conosciuta, si determinò un’interferenza per
autosuggestione, la quale trasse
la mano del sensitivo a firmare erroneamente il
messaggio col nome di colei
che riteneva presente.
(1) Pubblicata sotto il titolo di Da mente a
mente, Ed. Europa, Verona, 1946, p.
270. Sarà ripubblicata ora nuovamente.
Orbene, tutto concorre a far presumere che
un’interferenza analoga siasi
determinata nel caso dello Stead, e conformemente
dovrebbe inferirsi che il
suo pensiero essendosi orientato verso la dimora della
sua corrispondente
spirituale al momento in cui essa conversava con
un’amica la quale
raccontava con viva emozione i particolari di una sua
disputa, tutto ciò ebbe
per conseguenza che lo stato emozionale dell’amica si
ripercuotesse sulle
condizioni di rapporto psichico in quel momento
esistenti tra Miss Summers
e lo Stead, determinando una perturbazione
corrispondente nella
trasmissione del messaggio in corso, il quale dopo
essersi iniziato
normalmente con un’informazione di Miss Summers circa
il risultato di una
sua intervista di affari con un signore che nominava,
improvvisamente si
alterò, inquantoché le onde hertziane della telegrafia
senza fili, mediante le
quali le due personalità spirituali conversavano
insieme, furono soverchiate
da altre onde hertziane più potenti, le quali erano
pervenute a sintonizzarsi
con le prime per effetto della coesistenza nel
medesimo ambiente delle
amiche conversanti; dimodoché tale secondo sistema di onde hertziane
recanti notizie della disputa, si sovrapposero al primo sistema, col quale si
amalgamò e si confuse.
Nella circostanza della conferenza di William Stead
alla sede della London
Spiritualist Alliance, s’iniziò tra di lui e gli
ascoltatori una interessante
discussione sul tema degli errori intercalatisi nelle
proprie esperienze delle
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
61
comunicazioni medianiche coi viventi; ciò che gli
fornì occasione di riferire
altri due casi del genere, che qui riproduco. Egli
così disse:
«Ma ora lasciate che torni sul problema degli errori.
Può darsi che si tratti
di una imperfezione in ciò ch’io definisco il mio
automatico ricettatore
telepatico, ovvero di un difetto nei nervi motori del
mio cervello. Può darsi
che ad essi risalga la colpa, ma è ben difficile
escogitare un’ipotesi di lavoro
che apparisca soddisfacente. Quando mio figlio si
trovava in Germania,
trasmetteva con la mia mano molti ragguagli veridici
informandomi ch’egli
partiva per un dato paese, ovvero specificando ciò che
faceva in quel
momento; ma nel bel mezzo del messaggio egli, ad
esempio, mi ragguagliava
intorno a una domenica orribilmente piovosa, in cui
restando a casa non
aveva nulla da leggere, salvo una Bibbia tedesca; ciò
che gli faceva
rimpiangere di non avere portato con sé dei buoni
libri. Ma ecco che a suo
tempo si riscontrava come in tutto ciò nulla vi fosse
di vero. La domenica in
discorso non era stata orribilmente piovosa, i due
viaggiatori non avevano
affatto desiderio di leggere, e non possedevano una
Bibbia tedesca».
Nell’incidente esposto, si direbbe che l’interferenza
dello strato oniricosubcosciente
siasi determinata in conseguenza di un’autentica
domenica
orribilmente piovosa esistente nella località in cui
si trovava lo Stead;
circostanza aggravata dal trovarsi egli in ambiente
sprovvisto di libri, con cui
distrarre la propria noia.
Questo il secondo caso riferito dallo Stead:
«Un’amica mia la quale erasi recata a visitare la
tomba del poeta Matthew
Arnold nel giorno del Natale, scrisse nella sera
stessa con la mia mano,
ragguagliandomi sui particolari del viaggio,
cominciando col dirmi che erasi
recata alla stazione di Paddington, che aveva preso un
altro biglietto per la
stazione di Laleham. A questo punto io le osservai:
“Ciò non può essere,
poiché tale stazione ferroviaria non esiste”. - Essa
continuò: “Presi un
biglietto per Laleham, e colà giunta, mi recai
difilata al camposanto il quale
era deserto, rivolsi i passi direttamente alla tomba
del poeta, sulla quale
deposi un mazzo di bianchi fiori. Quindi mi avviai
senz’altro alla stazione. Ed
anche questa volta mi toccò in sorte un compartimento
per me sola”. - Come
si vede, in tale messaggio si conteneva una
descrizione minuziosa intorno a
vicende da me totalmente ignorate. Ma ora badiamo agli
errori che vi si
intercalarono, giacché gli errori interessano il mio
criterio assai più dei
particolari veridici. Questi ultimi appariscono
naturali, in quanto è naturale
che l’amica mia dica sempre la verità, e per converso,
è contrario alla sua
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
62
natura il dire delle falsità. In linea di massima il
messaggio è veritiero; ma
quando m’incontrai con lei ed osservai: “Non sapevo
che a Laleham vi fosse
una stazione ferroviaria”. - Essa rispose: “E infatti
non c’è; io presi il treno a
Staines”. - Io soggiunsi: “Ma, dunque, perchè avete
scritto con la mia mano
che prendeste un biglietto per la stazione di
Laleham?”. - Essa rispose: “Io
chiesi infatti un biglietto per Laleham, e l’impiegato
ferroviario mi diede un
biglietto per Staine, osservando che quella era la
stazione per andare a
Laleham”. - Questi i fatti; ed ora analizziamo gli
errori incorsi: l’amica mia
non erasi recata alla stazione di Paddington, bensì a
quella di Waterloo; essa
non aveva deposto un mazzo di fiori bianchi sulla
tomba del poeta, bensì un
mazzo di fiori blu. Come darsi ragione di questi due
piccoli errori? - Si tratta
di un genere d’incidenti che imbarazzano il mio
criterio, traendomi a
concludere che noi dovremo ancora indagare e ponderare
a lungo il quesito
prima di formulare teorie intorno alla modalità con
cui si estrinsecano i
fatti...». (Light, 1893 pag. 143).
In quest’ultimo caso i due lievi errori occorsi non
riguardano la veridicità
degli incidenti narrati, bensì i particolari secondari
con cui si svolsero. In ogni
modo, non rimane che imputarli alla medesima causa
delle perturbazioni più
o meno notevoli, nonché inseparabili dalle condizioni
di equilibrio instabile
proprie allo strato onirico subcosciente ricettatore
dei messaggi supernormali.
- Tale era anche il parere del rev. Allen, il quale al
termine della conferenza
dello Stead aveva chiesto la parola per osservare:
«Desidero esprimere il mio pensiero intorno alle
comunicazioni errate
trasmesse da entità spirituali. Io personalmente non
sono affatto sicuro che si
abbia ragione di mettere in disparte simili
comunicazioni dicendo che sono
false; e in conseguenza, appresi con grande interesse
dal signor Stead come
anche nelle comunicazioni tra viventi si ottengano
qualche volta informazioni
fantastiche. Ora a me sembra che se così è, allora un
tal fatto ammonisce che
deve considerarsi tuttora aperto ed insoluto il
quesito vertente sulle così dette
comunicazioni falsidiche dei defunti. E’ probabile
invece che le apparenti
menzogne risultino consecutive a una qualche
imperfezione dell’organismo
attraverso il quale il messaggio è trasmesso, ovvero
che siano determinate da
qualche intoppo nel processo di trasmissione...».
Niun dubbio che le osservazioni del rev. Allen
appariscono le più
razionali, per quanto non risolvano il quesito
specificandone le cause.
Non sarà inutile ricordare a questo punto come anche
nelle classiche
esperienze di trasmissione del pensiero a svolgimento
medianico, condotte
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
63
con severo criterio scientifico dal rev. Newnham (Proceedings,
vol. III, pagg.
3-23), e in cui la medium era la propria moglie, si
realizzassero talvolta
analoghe interferenze subcoscienti, ma di un ordine
più che mai
imbarazzante, poichè non si trattava di semplici
errori, ma di vere e proprie
mistificazioni in tutto analoghe a quelle che si
conseguono nelle
comunicazioni coi defunti; circostanza altamente
interessante ed istruttiva, la
quale richiede di essere qui ricordata.
Il rev. Newnham sperimentava con la propria consorte
sedendo nella
medesima camera, a otto piedi di distanza da lei,
dorso opposto a dorso;
scrivendo volta per volta le domande che intendeva
trasmettere mentalmente
alla sensitiva, la quale posava la mano sopra una
planchette, con cui
rispondeva istantaneamente a ciascuna domanda, prima
ancora che lo
sperimentatore avesse tempo di scriverla. Le risposte
erano sempre
corrispondenti alle domande, e si riferivano per lo
più a cose e ad argomenti
non conosciuti dalla sensitiva, ma conosciuti dallo
sperimentatore, salvo una
volta in cui la risposta si riferiva a un’informazione
ignorata anche dallo
sperimentatore; ma in tal caso essa era nota a
un’altra persona presente, la
quale aveva scritta la domanda e l’aveva fatta leggere
al rev. Newnham.
Un insegnamento importante da ricavarsi dalle
esperienze in discorso
consiste nella circostanza che quando lo
sperimentatore dimostravasi troppo
esigente, insistendo per ottenere risposte troppo
complesse per la capacità di
percezione subcosciente della sensitiva, allora
venivano dettate risposte che,
per quanto in perfetto accordo con le domande, erano
inventate di sana
pianta. Così, ad esempio, avendo il rev. Newnham, il
quale apparteneva alla
Massoneria, chiesto alla sensitiva di trascrivergli la
preghiera massonica in
uso per la promozione a Grande Maestro, la planchette
scrisse
istantaneamente, con rapidità vertiginosa, una lunga
preghiera in tal senso, in
cui si contenevano reminiscenze massoniche, ma che nell’insieme
era una
fantastica invenzione. Ora tali sorta di
mistificazioni in esperienze di
trasmissione medianica del pensiero, appariscono molto
suggestive e
interessanti per l’analogia che presentano con le
corrispondenti interferenze
mistificatrici quali si conseguono frequentemente
nelle comunicazioni
medianiche genuinamente spiritiche. Si direbbe che le
soverchie insistenze da
parte dell’indagatore, avendo per effetto di
determinare nelle personalità
medianiche una tensione eccessiva della volontà, con
relativa dispersione di
fluido medianico e consecutivo indebolimento del
controllo psichico, aprano
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
64
il varco allo strato onirico della subcoscienza, il
quale, emergendo, continui a
suo modo la comunicazione in corso, svolgendo
un’azione di sogno.
Giova, in ogni modo, prendere nota che le
mistificazioni spiritiche trovano
analogo riscontro nelle mistificazioni animiche quali
si realizzano nelle
comunicazioni medianiche tra viventi, il che si
traduce in un
ammaestramento teorico
notevolissimo in quanto è fondato sui processi
dell’analisi comparata applicata alle due classi di
manifestazioni in esame.
LE ESPERIENZE DI FREDERICK JAMES CRAWLEY
L’argomento delle mistificazioni medianiche in genere
è a tal segno
importante, che in via eccezionale m’induco a
sconfinare dal tema delle
comunicazioni medianiche tra viventi per indagarlo
ulteriormente e
completarlo con citazioni ricavate dalle comunicazioni
medianiche tra viventi
conseguite pel tramite di entità di defunti, giacché
importa far rilevare che se
è vero che molti errori e numerose mistificazioni
medianiche risultano
conseguenza della imperfezione dello strumento
ricettatore dei messaggi -
vale a dire del medium - però non è detto che con ciò
siasi esaurito l’arduo
tema vertente sulla genesi delle mistificazioni
medianiche. Deve, cioè, tenersi
gran conto altresì della circostanza che possono
realizzarsi - come si
realizzano - errori e mistificazioni d’ogni sorta
dipendenti dalle condizioni
precarie in cui si determinano le comunicazioni
medianiche anche dal lato
estrinseco dei defunti comunicanti; mi accingo
pertanto a dimostrarlo in base
a una serie di esperienze recenti, condotte con
intendimenti rigorosamente
scientifici da Mr. Frederick James Crawley, Chief Constable
of the Newcastleupon-
Tyne City Police; professione che lo rende in modo
particolare
consapevole dell’importanza che rivestono i più
minuziosi particolari nelle
esperienze di questa natura; per cui egli espone i
fatti dimostrando la
massima cura onde corroborarli con una abbondante
quanto esauriente
documentazione costituita da brani di lettere ricavati
dalla corrispondenza
occorsa tra i due circoli sperimentatori, nonché
dell’apposizione delle date ad
ogni minima circostanza di fatto, e dall’aggiunta di
schiarimenti e commenti
che nulla lasciano a desiderare; pervenendo in tal
guisa a compiere opera
scientificamente importante e teoricamente preziosa.
Pertanto deve riconoscersi che questa serie di
esperienze si dimostra
meritevole dal titolo apposto dall’autore alla
relazione: Survival: My Quota. -
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
65
Si tratta infatti di un contributo veramente efficace
in dimostrazione della
sopravvivenza dello spirito umano.
Dalla lettura della relazione si apprende che l’idea
d’iniziare esperienze di
tal natura non germogliò spontaneamente nella mente di
alcuno, ma furono
le circostanze, combinate a taluna manifestazione
spontanea da parte delle
personalità medianiche comunicanti, che trassero gli
sperimentatori ad
iniziarle.
Mr. Crawley racconta che da diversi anni s’interessava
privatamente di
esperienze medianiche, in quanto la propria consorte
possedeva la facoltà
della scrittura automatica, mentre un’amica di
famiglia scriveva a sua volta
medianicamente con lo strumento denominato ouija,
e possedeva facoltà di
veggente.
Avvenne che nell’autunno del 1922 la moglie di Mr.
Crawley dovette
recarsi a soggiornare per qualche tempo nella
cittadina di Woolastone nel
Gloucestershire, mentre Mr. Crawley rimase nella
propria residenza a
Sunderland. Tra le due località s’interpone una
distanza di circa 300 miglia.
In data 1° settembre 1922, Mr. Crawley ricevette dalla
consorte una lettera
in cui si conteneva il seguente paragrafo:
«Ieri sera, quando fui a letto, ebbi ad avvertire dei
colpi sonori battuti nel
legno del davanzale della finestra. Riconoscendo in
essi la tonalità
caratteristica dei colpi battuti da Luther (il
fratello defunto di Mrs. Crawley),
chiesi se fosse proprio lui, e ricevetti risposta
affermativa mediante tre forti
colpi. Dopo di che i colpi continuarono a farsi udire;
ma siccome risuonavano
troppo forti, ed io mi trovavo in casa altrui, pregai
Luther di desistere, ed egli
subito mi esaudì. Erano le undici; ed io chiesi allora
a Luther di recarsi a
battere i suoi colpi nella tua camera a Sunderland.
Stamane, scrivendo
automaticamente, mi si manifestò Ourio (figlio
defunto dei coniugi Crawley),
il quale mi disse ch’egli e Luther si erano recati
nella tua camera, ed avevano
eseguito il mio ordine».
Queste le informazioni inviate al consorte da Mrs.
Crawley.
Ora il fenomeno erasi realizzato effettivamente: Mr.
Crawley, a
Sunderland, verso le undici pomeridiane, aveva udito
risuonare colpi
medianici nella propria camera da letto.
Era naturale che quel primo episodio spontaneo,
suggerisse esperienze
ulteriori nel medesimo senso; tanto più che Mr.
Crawley, rimasto a
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
66
Sunderland, continuava a sperimentare con la signora
Low, la quale, come si
disse, possedeva facoltà di medium veggente, nonché di
automatista
scrivente con lo strumento medianico denominato ouija;
mentre la signora
Crawley, a Woolastone, continuava a sua volta a
sperimentare da sola, allo
scopo di mantenersi in rapporto coi propri figli e il
fratello defunti. E fu la
signora Crawley che incoraggiata dal buon successo
nell’episodio esposto,
ebbe per la prima l’idea di ritentare la prova sotto
altra forma, incaricando gli
spiriti comunicanti di trasmettere un breve messaggio
al marito a
Sunderland.
Questo primo messaggio non fu trasmesso, ma la
personalità medianica di
Luther, alla quale era stato affidato, se ne
giustificò pienamente affermando
di non aver potuto trasmetterlo perché aveva trovato
lo spirito Frank intento
a dettare alla medium signora Low, una lunga comunicazione
per Mr.
Crawley. Ora tale informazione trasmessa da Luther,
veniva confermata da
una lettera di Mr. Crawley, in cui si conteneva una
lunga comunicazione
dello spirito Frank, comunicazione ottenuta nella
sera del 14 settembre; vale a
dire, nella sera medesima in cui la signora Crawley
aveva incaricato Luther di
trasmettere il messaggio. Emerge pertanto che il
fenomeno dei messaggi
medianici tra viventi, trasmessi per ausilio di
personalità medianiche erasi
realizzato ugualmente, per quanto in senso inverso da
quello atteso; vale a
dire che in luogo di avere il signor Crawley ricevuto
un messaggio medianico
da parte della moglie, era stata la moglie che aveva
ricevuto un messaggio
veridico intorno a ciò che in quel preciso momento si
estrinsecava in presenza
del marito.
Seguono altri messaggi della stessa natura, che qui
non è il caso di
riportare.
Prima d’inoltrarmi in argomento giova rilevare una
circostanza di fatto la
quale caratterizza questa sorta di esperienze; ed è
che quasi tutti i messaggi
medianici trasmessi da un circolo all’altro sotto gli auspici degli
spiriti
messaggeri, mentre per il contenuto essenziale
corrispondono esattamente ai
messaggi inviati, risultano nondimeno più o meno
lacunari od imperfetti, e
non sono quasi mai resi letteralmente. Ora tale
circostanza di fatto presenta
una grande importanza teorica per la dilucidazione di
molte perplessità
inerenti alle comunicazioni medianiche in genere, come
vedremo a suo
tempo.
In data 20 settembre 1922, il signor Crawley chiede
allo spirito
comunicante Luther:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
67
«Vorresti incaricarti di trasmettere un messaggio a
mia moglie?».
- Luther: Volentieri. Bada di essere chiaro ed incisivo.
- Mr.
Crawley: Ecco il messaggio: “Fred
t’informa che il cagnolino Jim
desidera ardentemente la mamma sua”.
- Luther: Mi proverò a trasmettere soltanto questo: “Il
cagnolino Jim
desidera la mamma”.
Il domani, 21 settembre, a mezzogiorno, la signora
Crawley si dispone a
scrivere automaticamente, e Luther le
si manifesta, dettando quanto segue:
- Cara Emmie, debbo informarti intorno al cagnolino
Jim.
- Mrs.
Crawley: “Immagino che non sarà morto?”.
- Luther: No, sta bene; dovevo parteciparti che gode buona
salute.
- Mrs.
Crawley: Sei ben sicuro di quanto
affermi?
- Luther: Sì, Emmie, ne sono sicuro.
Come si vede, il messaggio era stato effettivamente
trasmesso, ma però in
guisa parziale ed imperfetta. Infatti non era esatto
che lo spirito Luther fosse
stato incaricato di informare Emmie che
il cagnolino Jim godeva buona
salute; ma tale inesattezza appare teoricamente molto
interessante, giacché
dal contesto del dialogo emerge chiaramente com’essa
debbasi attribuire a un
fenomeno d’interferenza suggestiva provocato dalla
domanda della signora
Crawley: «Immagino che non sarà morto?». Ciò che vale
a confermare quanto
da lungo tempo già si era rilevato in ordine alle
comunicazioni medianiche,
ed è che gli spiriti comunicanti, allorché si trovano
immersi nell’aura dei
medium, passano in condizioni analoghe a quelle dei
soggetti ipnotici; e in
conseguenza, sono suggestionabili, mentre le loro
facoltà mnemoniche
subiscono una menomazione notevole; ciò che chiarisce
molte perplessità
teoriche.
Da rilevare in proposito anche l’incidente dello
spirito, il quale chiede a
Mr. Crawley un messaggio chiaro ed incisivo, e che
quando l’ha ricevuto, lo
modifica per conto proprio condensandolo in una forma
più chiara e
stringata; ciò che convalida l’osservazione precedente
in quanto dimostra
come l’impresa di trasmettere messaggi del genere non sia
così semplice
come a tutta prima si crederebbe; il che palesemente
deve imputarsi alle
condizioni sonnambolico-ipnotiche cui soggiacciono gli
spiriti dei defunti
immersi nell’aura dei medium; condizioni che
influiscono temporaneamente
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
68
e negativamente sulle loro facoltà mnemoniche. Solo
tenendo conto di ciò, si
comprende il motivo per cui lo spirito comunicante
chiede messaggi semplici,
chiari ed incisivi.
Il giorno 22 settembre, Luther si manifesta nuovamente
a Mr. Crawley per
annunciargli che aveva eseguito l’incarico ricevuto
- Luther: Fred, io trasmisi ad Emmie il tuo messaggio...
- Mr.
Crawley: Lo ricordi ancora quel
messaggio?
- Luther: Credo di sì: qualche cosa intorno a un cagnolino.
Anche in questo incidente giova notare la circostanza
dello spirito
comunicante, il quale con la sua risposta dimostra di
avere dimenticati tutti i
particolari riguardanti il messaggio affidatogli due
giorni prima, e di averne
unicamente conservato un ricordo generico.
Il giorno 23 settembre, alle ore 7 pomeridiane, Mr.
Crawley inizia la
consueta seduta con la medium Mrs. Low.
Si manifesta il figlio defunto della medium: Willie
Low. Lo sperimentatore
domanda:
- Vorresti incaricarti di riferire a mia moglie che la
signora Annie Brown è
malata?
- Willie
Low: Volentieri.
[Mr. Crawley fa rilevare che la signora Annie Brown,
la quale formava
oggetto del messaggio, era un’amica della medium, ma
era totalmente
sconosciuta ai coniugi Crawley].
Il giorno 26 settembre, alle ore 2.30 pomeridiane, la
signora Crawley si
dispone a scrivere automaticamente, e subito si
manifesta lo spirito di Willie
Low, il quale detta:
- Sono venuto per informarti che Mrs. Annie Brown è
malata.
- Mrs.
Crawley: Chi è questa Mrs. Brown?
- Willie
Low: Un’amica di mia madre.
- Mrs.
Crawley: E’, o non è amica nostra?
- Willie
Low: Non è amica vostra.
- Mrs.
Crawley: E allora perchè vieni ad
avvertirmi che è malata?
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
69
- Willie
Low: Unicamente a titolo di prova
d’identità personale. Mia
madre ne parlò con tuo marito a Sunderland.
In questo episodio il messaggio medianico venne
trasmesso fedelmente; il
che presumibilmente è dovuto al fatto che il
mes-saggio stesso è
semplicissimo, in quanto si compone di un unico
argomento, privo
d’incidenti accessori e di aggettivi qualificativi.
Notevole l’ultima
osservazione di Willie Low, per la quale egli dimostra
la sua consapevolezza
circa l’importanza e gli scopi delle esperienze a cui
si prestava.
Riferisco tre altri episodi, dai quali emerge in tutta
evidenza la grande
verità qui propugnata.
In data primo ottobre, alle ore 6.30 pomeridiane, lo
spirito di Frank si
manifesta a Mr. Crawley a Sunderland. Mr. Crawley
domanda:
- Potresti trasmettere un messaggio a mia moglie?
- Frank: Sì; anzi sono desideroso di provarmi.
- Mr.
Crawley: - Senti, te ne propongo tre, a
scelta. Puoi trasmettere che
questa sera hai sentito cantare Doroty e Gwen; oppure
che questa sera tu mi
hai intrattenuto sull’esistenza spirituale; ovvero che
Mr. Todd è malato.
- Frank: Sta bene: Todd malato; comunicazione sull’esistenza
spirituale;
Doroty e Gwen cantarono.
Il giorno 3 ottobre, alle ore 9 antimeridiane, ad
Woolastone, si manifesta
alla signora Crawley il padre defunto del di lei
marito, il quale detta quanto
segue:
- Noi abbiamo da parteciparti che qualcheduno è
malato.
- Mrs.
Crawley: Non puoi dirmi il nome?
- Spirito: Non ricordo.
- Mrs.
Crawley: Qualcheduno che conosco?
- Spirito: Sì, qualcheduno che tu conosci molto bene, il quale
è anche un
frequentatore assiduo del vostro piccolo circolo
sperimentale.
[Mr. Crawley conferma che il malato signor Todd, era
un intimo loro
amico, nonché membro del loro piccolo circolo
sperimentale per lo sviluppo
dei medium].
- Mrs.
Crawley: Hai qualche cosa d’altro da
comunicarmi?
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
70
- Spirito: Sì... Noi abbiamo intrattenuto tuo marito sulla
esistenza
spirituale. Sono venuto io a trasmettere il messaggio,
perché Frank non vi
riusciva. L’impresa è molto difficile.
Nell’episodio esposto appare molto suggestivo
l’incidente dell’avvenuta
sostituzione dello spirito messaggero, sostituzione
che vale ulteriormente a
dimostrare le grandi difficoltà che incontrano le
personalità spirituali
nell’assolvere il loro compito. Così pure, acquista
valore teorico non lieve, nel
senso della genesi estrinseca dei fatti, l’altro
incidente dello spirito
comunicante, il quale non solo avverte la signora
Crawley della sostituzione
avvenuta, ma fornisce correttamente il nome dello
spirito il quale aveva
ricevuto direttamente incarico di trasmettere quel
medesimo messaggio
ch’egli ora veniva a recapitare in sua
vece.
Si può domandare: perchè Frank non
è riuscito nel compito?
- Evidentemente non può darsi che un solo motivo
d’insuccesso nelle
circostanze di cui si tratta, ed è che lo spirito,
dopo essersi immerso nell’aura
della medium, siasi accorto di avere tutto
dimenticato.
Per ciò che riguarda la trasmissione dei messaggi,
noto che nel primo tra
essi si osservano le consuete lacune mnemoniche.
Infatti lo spirito riferisce
correttamente di avere da informare Mrs. Crawley
intorno a qualcuno il
quale era malato, ma non ne ricorda il nome. In pari
tempo egli dimostra di
sapere chi era il malato, visto che aggiunge trattarsi
di qualcuno che Mrs.
Crawley conosceva molto bene, il quale frequentava
assiduamente il piccolo
circolo sperimentale fondato dai coniugi Crawley. Deve
pertanto concludersi
che nell’episodio esposto l’inconveniente dell’amnesia
medianica si limitava
al nome della persona designata, rimanendo integro il
ricordo della persona
stessa. Il secondo messaggio venne invece trasmesso
fedelmente.
In data 5 ottobre, alle ore 6.30 pom., Mr. Crawley, a
Sunderland, rivolge
allo spirito Luther la consueta domanda:
- Vorresti provarti a trasmettere un messaggio a mia
moglie?
- Luther: L’impresa è assai ardua: ma mi proverò.
- Mr.
Crawley: Questo il messaggio: La
fotografia di Luther è sul tavolo,
dinanzi a Fred. Luther, ripetimi il messaggio.
- Luther: La mia fotografia è sul tavolo delle esperienze.
Il dimani, 6 ottobre, alle ore 8 pomeridiane, Luther
si manifesta a Mrs.
Crawley, a Woolastone, ma si limita a dettare:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
71
- Io dovevo comunicarti qualche cosa, ma me ne sono
totalmente
dimenticato.
Il giorno 11 ottobre lo spirito medesimo si manifesta
nuovamente a Mrs.
Crawley, la quale domanda:
- Luther, ti è più venuto in mente il messaggio che
dovevi trasmettermi?
- Mia cara Emmie, proverò a ricordarmene... Mi pare
che si tratti di questo:
«Informa Emmie che io tengo una fotografia di Luther».
Anche l’episodio esposto risulta teoricamente molto
istruttivo, giacché le
modalità sempre diverse con cui si estrinsecano questi
episodi di
trasmissione di messaggi medianici da un circolo
all’altro, tendono
cumulativamente a provare, in guisa che appare
incontestabile, come la causa
delle lacune che si riscontrano in una buona parte dei
messaggi medianici in
genere, dipenda quasi sempre dal fatto dell’amnesia
parziale o totale cui
soggiacciono le personalità medianiche all’atto del
comunicare. E
nell’incidente in esame si rileva una variante di
siffatta dimostrazione; ed è
che lo spirito comunicante manifestandosi una prima
volta con lo scopo di
trasmettere il messaggio affidatogli, si accorge
invece di non più ricordarlo, e
deve limitarsi ad informare di avere avuto incarico di
trasmettere un
messaggio, ma di averlo dimenticato. Sennonché dopo
trascorsi alcuni giorni,
egli si dimostra in grado di trasmettere la parte
sostanziale del messaggio
stesso.
Deve pertanto inferirsene che se lo spirito
comunicante, dopo avere
dimenticato il messaggio, pervenne a ricordarlo cinque
giorni dopo, ciò
dimostra che l’amnesia totale della prima volta era
soltanto temporanea; vale
a dire che risultando consecutiva all’atto del
comunicare, erasi dissipata con
la liberazione dello spirito dall’aura perturbatrice;
per indi rinnovarsi
parzialmente quando lo spirito ritentò la prova; e se
questa volta l’amnesia fu
solo parziale, ciò significa che le condizioni
perturbatrici dell’aura medianica
erano meno sfavorevoli.
Osservo che la giustezza delle considerazioni esposte
viene confermata da
una dichiarazione importante che lo spirito Ourio -
uno dei figli defunti dei
coniugi Crawley - diede alla madre. Questa gli aveva
chiesto di trasmettere
uno dei consueti messaggi al di lei marito, ed Ourio osservò:
«Cara mamma, io sono sicuro che me ne dimenticherò.
Quando noi ci
allontaniamo dalla vostra presenza, il messaggio da
voi impartito si dilegua
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
72
dalla nostra memoria. Inoltre, il trasmettere questi
messaggi è per me più
difficile che non risulti per altri».
[Secondo il fratello Frank, tale maggiore difficoltà
per lo spirito Ourio nel
trasmettere messaggi di tal natura, dipendeva dal
fatto che Ourio era morto
al momento della nascita; quindi non avendo vissuto,
riusciva male in tutto
ciò che si riferiva ad esperienze pratiche nel mondo
dei viventi, mentre
perveniva a trasmettere messaggi trascendentali molto
più facilmente degli
altri].
Quest’ultimo messaggio è teoricamente prezioso, poichè
chiarisce in poche
parole ciò che io dovetti faticosamente dimostrare
ricorrendo all’indagine
minuziosamente analitica degli episodi considerati. E
pertanto, in base a
quanto esposto, dovrà inferirsene che se gli spiriti
comunicanti, allorché
emergono dall’aura dei medium, dimenticano in gran
parte le incombenze
degli sperimentatori, allora è razionale il presumere
che nelle circostanze in
cui si accingono ad immergersi nell’aura medesima con
lo scopo di provare la
loro identità citando un gran numero di ragguagli
personali, abbiano invece a
dimenticarne la maggior parte non si tosto avvenuta la
loro immersione
nell’aura inibitrice. Osservo come tutto ciò risulti
analogo a quanto si verifica
nei soggetti ipnotici quando cadono in sonno provocato,
e inversamente,
quando si risvegliano dal sonno provocato.
Il dottor Hodgson e il prof. Hyslop, sperimentando con
la medium Mrs.
Piper, avevano rilevato un fatto molto suggestivo nel
medesimo senso. Essi
avevano osservato frequentemente dei casi di personalità
comunicanti, le
quali dopo aver fornito spontaneamente ottime prove
d’identificazione
personale, con ragguagli ignorati da tutti i presenti,
poi si confondevano in
modo inesplicabile e non sapevano rispondere quando
loro si chiedevano
altri ragguagli complementari, od anche nomi di
familiari, che non avrebbero
dovuto ignorare. Ma ecco che quando la medium passava
nel periodo
transitorio del risveglio; quando, cioè, non era più
immersa in una trance
profonda, ma non era neanche sveglia; in quel periodo
di torpore, gli
sperimentatori avvertivano che le labbra di lei
mormoravano delle parole
sommesse, e avvicinando l’orecchio alle sue labbra,
rilevavano con sorpresa
com’esse mormorassero il nome o la informazione che
inutilmente avevano
chiesto allo spirito comunicante.
Ora non v’è chi non vegga come da una simile
circostanza emerga un
grande insegnamento, ed è che il Podmore aveva torto
quando faceva
dell’ironia intorno agli spiriti comunicanti, i quali
ignoravano i nomi dei loro
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
73
familiari; ed aveva torto in quanto avrebbe dovuto
considerare che se gli
spiriti medesimi pervenivano ben sovente a trasmettere
i nomi richiesti e non
forniti, allorché la medium si trovava nel periodo del
risveglio, ciò significava
palesemente che le lacune mnemoniche di cui si tratta
erano da imputarsi
esclusivamente alle condizioni d’immersione nell’aura
medianica in cui si
trovavano gli spiriti comunicanti, condizione che
determinava in essi uno
stato transitorio di amnesia più o meno accentuata, la
quale andava
gradatamente dissipandosi a misura che avveniva la
loro liberazione dalle
condizioni d’immersione nell’aura inibitrice;
inferenza che spiegava
mirabilmente il fatto dello spirito comunicante, il
quale non appena
raggiungeva una condizione di sufficiente liberazione
da permettergli di
ricordare, e ciò allorché si sentiva ancora debolmente
vincolato alla medium,
tosto ne approfittava onde trasmettere agli
sperimentatori i nomi e i
ragguagli richiesti.
Osservo in proposito che gli spiriti comunicanti pel
tramite di Mrs. Piper,
avevano spiegato ripetutamente che le lacune nelle
loro comunicazioni
dipendevano dalle condizioni in cui si trovavano
all’atto del comunicare, le
quali determinavano in essi uno stato di perturbazione
e menomazione
psichica più o meno accentuato. Sennonché gli
oppositori non erano affatto
disposti ad accogliere per buone le loro ragioni,
concludendone invece che
tali presunte dilucidazioni erano le consuete scuse
magre ammannite dalle
personalità subcoscienti onde giustificare in qualche
modo le deficienze
flagranti delle loro insulse personificazioni
mistificatrici.
Orbene: è precisamente dal punto di vista di questa
obiezione
perpetuamente risorgente - obiezione quasi sempre
gratuita e insostenibile,
ma praticamente inconfutabile, come risultano tutte le
ipotesi campate nel
vuoto - è precisamente per questo che le esperienze
qui considerate
assurgono a un valore teorico notevolissimo, giacché
questa volta l’obiezione
in discorso non è applicabile alle medesime, e ciò in
quanto nel caso nostro gli
spiriti comunicanti essendo sempre riusciti ad
assolvere il loro compito di
messaggeri, non avevano bisogno di ricorrere a scuse
magre onde
giustificarsi per non averlo assolto. Ma ricorsero
alla medesima spiegazione
limitatamente alla circostanza secondaria delle lacune
e delle inesattezze con
cui venivano trasmessi i messaggi stessi.
Ora non v’è chi non vegga come questa volta il quesito
sia di gran lunga
diverso: nel primo caso tale spiegazione poteva
passare per una scusa magra,
perché mancavano i dati che la giustificassero; nel
secondo caso invece i dati
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
74
esistono incontestabilmente, o, più precisamente, si
tratta di una
constatazione di fatto pura e semplice, visto che se i
messaggi venivano
trasmessi, ma ben sovente risultavano inesatti, ne
derivava che se le
inesattezze esistevano, occorreva spiegarle, e non
potevano spiegarsi che
nella guisa indicata dalle personalità comunicanti:
che, cioè, esse
dimenticavano in parte il testo preciso dei messaggi
loro affidati, non appena
uscivano dall’aura dei medium, o inversamente,
sottostavano a un’amnesia
parziale dei loro ricordi personali non appena
s’immergevano nell’aura
inibitrice dei medium stessi. Ne consegue che questa
volta la spiegazione
fornita dalle personalità medianiche, lungi dal
doversi considerare una
magra scusa, risulta proprio l’unica spiegazione
formulabile in simili
contingenze. Ripeto che risulta l’unica spiegazione
formulabile e che non
possono esisterne altre, e lo ripeto in quanto una
tale circostanza di fatto
assume un valore risolutivo nel senso
dell’interpretazione spiritica dei fatti.
Rimane da considerare un’ultima obiezione possibile,
la quale, invero,
risulta inapplicabile alla serie di esperienze in
esame, e ciò in quanto non
regge di fronte alle modalità con cui si
estrinsecarono; ma, in ogni modo, non
sarà inutile discuterne brevemente, tenuto conto che
può affacciarsi al criterio
di chiunque.
Si sarà da tutti rilevato che nei messaggi medianici
sopra riferiti si osserva
il particolare, teoricamente importantissimo della
loro estrinsecazione con
grandi intervalli di tempo tra la formulazione dei
messaggi e il loro arrivo a
destino; ciò che vale ad escludere l’interpretazione
telepatica dei fatti.
Sennonché ci si potrebbe obiettare che i messaggi
medesimi risultano
suscettibili di venire spiegati ricorrendo all’ipotesi
supplementare della
telepatia ritardata, secondo la quale il messaggio
trasmesso dall’uno all’altro
dei gruppi sperimentatori sarebbe pervenuto
regolarmente a destino all’atto
in cui venne formulato, rimanendo però latente nelle
subcoscienze delle
medium, dalle quali sarebbe emerso alla prima
occasione.
Non è il caso d’indugiarsi a discutere ed analizzare
un’ipotesi la quale
risulta letteralmente gratuita e fantastica non appena
l’intervallo di tempo
trascorso tra l’emissione e la ricezione di un impulso
telepatico risulti
superiore a qualche ora. Mi limiterò pertanto a
demolirla sulla base dei fatti; e
a conseguire lo scopo mi basterà di commentare
l’ultimo episodio sopra
riferito, nel quale si rileva che lo spirito
comunicante si manifesta una prima
volta, a ventiquattr’ore di distanza, dichiarando di
avere avuto incombenza
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
75
di trasmettere un messaggio, ma di averlo dimenticato;
messaggio che cinque
giorni dopo egli perviene a trasmettere.
Ora osservo in proposito che se con l’ipotesi di
un’amnesia transitoria
consecutiva all’atto del comunicare, si spiegano
esaurientemente tali
circostanze di fatto - come ho dimostrato a suo tempo
-, per converso,
ricorrendo all’ipotesi della telepatia ritardata, non
si saprebbe davvero
comprendere come mai la subcoscienza della medium,
ricettatrice presunta
del messaggio rimasto latente, non l’abbia scodellato
prontamente allo
sperimentatore la prima volta, anziché indugiarsi a
rivelarlo dopo trascorsi
cinque giorni. Ma ciò non è tutto, giacché pei
propugnatori della telepatia
ritardata l’episodio in esame riserva un’altro
ostacolo piuttosto formidabile.
Chi, tra gli oppositori, oserebbe infatti sostenere
che la telepatia ritardata,
abbia potuto estrinsecarsi in un primo tempo dettando:
«Io dovevo
comunicarti qualche cosa, ma me ne sono dimenticato». - E’ chiaro che un
messaggio telepatico, o arriva o non arriva; ma... non si scusa per non essere
arrivato!
Concludendo: come già si fece rilevare, l’unica
ipotesi naturalistica da far
valere a spiegazione delle esperienze riferite,
risulta l’ipotesi telepatica
considerata nelle sue varie modalità di estrinsecazione,
che nel caso nostro
avrebbero assunto parvenza di comunicazioni medianiche
tra viventi.
Nondimeno si è visto come l’analisi diligente dei
fatti valga a fare emergere
luminosamente come nessuna delle modalità per cui si
estrinseca la telepatia
pervenga a darne ragione.
Deve pertanto convenirsi che la serie di esperienze in
esame risulta
un’altra memorabile prova in favore dell’indipendenza
spirituale delle
personalità medianiche di fronte ai medium di cui si
valgono; dimodoché
anche questa serie di esperienze assurge al valore di
un’ottima prova
cumulativa da unirsi alle altre convergenti come a
centro verso la
dimostrazione dell’esistenza e la sopravvivenza dello
spirito umano; e questa
volta all’infuori dei casi d’identificazione spiritica dipendenti dai
ragguagli
personali forniti dai defunti comunicanti. Ho sottolineato quest’ultimo
periodo, giacché debbo avvertire in proposito che il
presente lavoro di sintesi
inteso a dimostrare la Grande Verità contenuta nella
formula che l’animismo
prova lo spiritismo, ha per ultimo scopo di preparare
il terreno onde arrivare
alla dimostrazione, sulla base dei fatti, che la prova
scientifica della
sopravvivenza si può conseguire anche all’infuori dei casi d’identificazione
spiritica fondati sui ragguagli personali forniti
dai defunti comunicanti.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
76
Tale dimostrazione comincia ad emergere prematuramente
dalla serie delle
esperienze in esame, e il materiale dei fatti che
ancora mi rimane da discutere
vi condurrà pianamente, direttamente, necessariamente,
come apparirà
dall’ultimo capitolo del libro.
Ciò posto, osservo da un altro punto di vista, come
tutto concorra a
dimostrare che le esperienze riferite, considerate in
unione ad altre della
medesima natura, nonché a numerose esperienze di
ordine diverso, ma
convergenti verso la stessa conclusione, traggono a
dover considerare come
scientificamente risolta, in base ai risultati
dell’analisi comparata e della
convergenza delle prove, una delle maggiori
perplessità teoriche inerenti al
quesito fondamentale che contempla le prove
d’identificazione spiritica;
perplessità consistente nel fatto di lacune mnemoniche
inesplicabili esistenti
nei ragguagli personali forniti dagli spiriti
comunicanti; lacune di cui ora si
pervennero a scoprire e sviscerare le cause,
raggiungendo in proposito la
certezza scientifica, e ciò in quanto nelle esperienze
qui considerate si è posti
in grado di comparare i messaggi affidati dal mittente
alle personalità
medianiche, con quelli recapitati al destinatario
dalle personalità medesime.
Avevo dunque ragione di affermare che nella serie di
esperienze riportate si
rilevavano particolari speciali di estrinsecazione i
quali rivestivano un valore
teorico di prim’ordine.
LE ESPERIENZE DEL PROF. OCHOROWICZ CON LA «PICCOLA STASIA»
Ad esaurimento del tema, rimane da osservare che vi
sono esempi di
mistificazioni spiritiche i quali pur essendo
spiegabili con l’emergenza dello
strato onirico subcosciente, nondimeno potrebbero
avere in realtà un’origine
diversa; osservazione codesta che trova una curiosa
illustrazione nel seguente
brano di dialogo medianico, ch’io tolgo dalle
classiche esperienze del
professore Ochorowicz con la medium signorina
Stanislawa Tomczyk. Il
professore aveva iniziato uno dei soliti interrogatori
da lui rivolti alla
personalità medianica della Piccola Stasia col
proposito di ottenere
schiarimenti intorno ai fenomeni conseguiti; e questa
volta la Piccola Stasia
erasi materializzata, nonché fotografata da se stessa,
ponendosi dinanzi
all’obiettivo e provocando un vivissimo lampeggiamento
medianico. A un
dato momento, il professore il quale persisteva nella
sua opinione che la
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
77
Piccola Stasia fosse il doppio della medium (e ciò
malgrado la testimonianza
fotografica contraddicente l’opinione stessa), volle
domandarle:
- Esistevi tu prima della nascita della Grande Stasia
(cioè della medium)?
- Sì; ma tu non devi rivolgermi simili domande, se non
vuoi ch’io risponda
con delle menzogne. Sarei ben lieta di potervi tutto
svelare, ma il farlo non è
concesso.
- D. Perché?
- R. Non domandarlo. Probabilmente perché se noi
svelassimo tutto,
provocheremmo nel mondo un rivolgimento sociale troppo
violento.
- D. Dimmi almeno chi è che vi proibisce di parlare?
- R. Non domandarlo. (Annales des Sciences Psychiques, 1909, pag. 201).
A schiarimento del dialogo esposto giova informare che
il professore
Ochorowicz era pervenuto a strappare alla Piccola
Stasia qualche vago
ragguaglio intorno all’esser suo, secondo il quale
essa sarebbe stata uno
spirito che mai erasi incarnato in terra, e che ora
attendeva il suo turno, per
quanto fosse poco volonterosa di rinunciare alla sua
libera esistenza di
spirito.
Ciò premesso, rilevo la circostanza non comune di una
personalità
medianica la quale dichiara esplicitamente che se si
vuole conoscere troppo,
essa se la caverà snocciolando menzogne; risposta
curiosa e perturbante,
malgrado la palese correttezza della personalità in
discorso, la quale previene
l’interrogante su quanto lo attende se non desiste dai
suoi propositi
eccessivamente inquirenti. Tale risposta spiegherebbe
molte cose, e
risolverebbe molte perplessità del medianismo teorico,
per quanto
richiederebbe di essere spiegata a sua volta, visto
che non si saprebbe
comprendere la necessità di ricorrere a menzogne
quando in tali circostanze
basterebbe rispondere nella guisa in cui lo fece la
Piccola Stasia, osservando,
cioè, che non era concesso rispondere a domande
indiscrete. In pari tempo,
l’espressione della personalità medianica che il farlo
non era concesso,
implicherebbe l’esistenza di entità spirituali
superiori, regolatrici dei destini
umani, ai cui decreti si conformerebbero gli spiriti
di grado inferiore, ancora
capaci di comunicare medianicamente coi viventi.
Quanti misteri da
risolvere! Fra i quali rilevo questo: che se vi sono
entità spirituali superiori le
quali interdicono agli spiriti comunicanti di svelare
certi segreti dell’Al di là
pei quali l’umanità risulta impreparata, allora rimane
sottinteso che le
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
78
medesime entità permettono agli spiriti in discorso di
supplire con menzogne
alla curiosità dei viventi; e così essendo, se ne
avrebbe ad inferire che in certe
contingenze anche le menzogne siano giustificabili;
nel senso, forse, che le
medesime risultino propizie all’evoluzione ordinata e
regolare delle
discipline metapsichiche, in quanto valgono ad
esercitare un’influenza
moderatrice benefica sulla loro diffusione tra i
popoli, influenza non
conseguibile altrimenti; così come l’evoluzione
biologico-psichica delle specie
non è altrimenti conseguibile che con l’intervento del
fattore Male in
perpetuo contrasto col fattore Bene.
Qualora ciò fosse, dovrebbe dirsi che per le vicende
evolutive della nuova
Scienza dell’anima, anche le menzogne profferite da
entità spirituali inferiori,
in circostanze speciali, avrebbero la loro ragion
d’essere, in quanto
disorienterebbero i troppo creduli sperimentatori
obbligandoli a meditare e
ad approfondire ulteriormente il tema, determinando delle
soste
provvidenziali nel progresso delle ricerche
metapsichiche, ostacolando le
intempestive convinzioni a base di cieca fede, a tutto
vantaggio dei metodi
d’indagine scientifica; e soprattutto scongiurando il
pericolo di un troppo
violento rivolgimento sociale, quale si determinerebbe
infallantemente ove il
nuovo orientamento del pensiero etico-religioso
dovesse imporsi alle masse
impreparate con perniciosa rapidità. Ben vengano,
adunque, le mistificazioni
spiritiche e le frodi subcoscienti e coscienti dei
medium, qualora agiscano da
freni moderatori sulla rapida corsa imprudente a cui
facilmente si
abbandonerebbero talune schiere soverchiamente
impulsive del nuovo
esercito dell’Ideale.
Comunque sia di ciò, sta di fatto che le
mistificazioni e le menzogne della
natura indicata, si realizzano frequentemente nelle
manifestazioni
medianiche; e così essendo, nulla osta a che debbiasi
attribuire la genesi ad
entrambe le cause segnalate: da una parte, cioè,
all’emergenza frequente dello
strato onirico subcosciente nei sensitivi, e
dall’altra a mistificazioni dell’Al di
là, talora espressamente volute dalle personalità
medianiche a scopi di
disciplina spirituale, e a salvaguardia dell’ordinata
evoluzione spirituale
umana, scongiurando il pericolo di una riforma troppo
precipitosa di
istituzioni religiose millenarie; riforma che deve
compiersi invece in guisa
molto lenta, molto prudente, molto conciliativa, onde
aver modo di preparare
simultaneamente la ricostruzione del nuovo Tempio di
Dio.
E così essendo, non sarà inutile prendere nota di
quest’altro insegnamento
ricavato dall’analisi comparata tra i fenomeni animici
e quelli spiritici.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
79
E’ ANCORA IN CAMPO WILLIAM STEAD E LE SUE ESPERIENZE DI
DIALOGIZZAZIONE
Dopo questa lunga, ma opportuna digressione, torno in
argomento
riferendo un ultimo episodio ricavato dalle esperienze
di William Stead,
episodio che si svolse con persona la quale ignorava
ch’egli facesse
esperienze di comunicazioni medianiche tra viventi,
mentre non era a lui
vincolata da rapporti speciali di parentale o di
simpatia. Egli scrive:
«Alcuni mesi or sono io mi trovavo a Redcar, nel nord
dell’Inghilterra, e
dovevo recarmi alla stazione ad attendervi una signora
straniera, la quale era
collaboratrice della Review of Reviews.
Essa mi aveva scritto che sarebbe
arrivata verso le ore tre pomeridiane. Io ero ospite
di mio fratello, la cui
abitazione si trovava a circa dieci minuti di cammino
della stazione. Quando
mancavano venti minuti alle tre, mi occorse in mente
che con la espressione
verso le ore tre, la signora in questione avesse
inteso dire qualche tempo
prima dell’ora indicata, e siccome non disponevo di
orari ferroviari, io rivolsi
il pensiero alla signora, chiedendo che m’informasse,
pel tramite della mia
mano, sull’ora precisa in cui doveva giungere il
treno. Osservo come tale
esperienza avvenisse senza che fossero mai passate
intese di tal natura tra di
noi. Essa immediatamente rispose alla mia domanda
mentale, scrivendo
anzitutto il proprio nome, per poi informare che il
treno doveva giungere
dieci minuti prima delle tre. Non vi era tempo da
perdere; ma prima di uscire
volli chiedere ancora in quale stazione essa si
trovasse in quel momento. La
mia mano scrisse: “Siamo fermi alla stazione di
Middlesborough, e provengo
da Hartlepool”».
«Mi recai subito alla stazione; ed ivi giunto, guardai
la tabella degli orari,
onde assicurarmi sull’ora precisa in cui doveva
arrivare il treno atteso; e vidi
segnare le ore 2.52. Nondimeno il treno era in
ritardo, e quando scoccarono le
3 non era giunto ancora. Trascorsero altri cinque
minuti senza indizio alcuno
dell’avvicinarsi del treno. Allora tolsi un foglio di
carta e una matita,
domandando mentalmente all’amica viaggiatrice in qual
punto della linea si
trovasse. Immediatamente essa scrisse il proprio nome,
quindi m’informò:
“In questo momento il treno gira la curva che precede
la stazione di Redcar.
Tra un minuto arriveremo”. - Chiesi ancora: “Come si
spiega tanto ritardo?”.
- Venne risposto: “Fummo trattenuti lungamente alla
stazione di
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
80
Middlesborough, e non so comprendere il motivo“. -
Misi il foglio in tasca e
mi recai sulla piattaforma, mentre il treno appariva
in distanza. Quando la
signora ne scese, io le andai incontro domandando:
“Perché tanto ritardo?
Che cosa avvenne?“. - Essa rispose: “Non ne conosco il
motivo, ma il treno si
fermò lungamente alla stazione di Middlesborough;
pareva che non ne
volesse più partire”. - Allora io le diedi a leggere
il foglio che avevo in tasca».
[Segue la testimonianza della signora in discorso, la
quale firma col
proprio nome di Gerda Grass. Proceedings of the S. P. R., vol. IX, pag. 59].
Nell’episodio esposto è palese l’autenticità del
fenomeno di comunicazione
medianica tra viventi, com’è altrettanto palese il
fatto dello svolgersi in esso
di una conversazione vera e propria tra due
personalità integrali subcoscienti,
conversazione che non potrebbe certo spiegarsi con
l’ipotesi delle
drammatizzazioni subcoscienti, e ciò in forza delle
considerazioni formulate
in precedenza. Piuttosto l’episodio stesso rende
opportuna un’ulteriore
discussione a schiarimento dell’asserto che quando una
persona entra in
rapporto psichico e in conversazione medianica con
altra lontana, debba
passare in condizioni di assopimento fugace, o di
assenza psichica palese o
larvata. Il che apparirebbe poco conciliabile col
fatto che questa volta l’amica
di William Stead ebbe a rispondere in due tempi
diversi alle domande di lui,
e che in entrambe le circostanze lo fece
immediatamente. Da ciò i seguenti
quesiti: E’ lecito ammettere una tale prontezza di
passaggio dallo stato
normale alla condizione d’incoscienza, e viceversa? E’
lecito ammettere che la
persona che vi soggiace non ne abbia consapevolezza? -
Sembrerebbe che sì.
Durante la conferenza di William Stead alla sede della
London Spiritualist
Alliance, venne proposto siffatto quesito, e il rev.
G. W. Allen narrò in
proposito il seguente incidente personale il quale
tende a dimostrare tale
possibilità. Egli disse:
«Mi si dovevano estrarre due denti molari, e fui
consigliato a
sottomettermi all’azione del cloroformio. Ero
convalescente da una grave
malattia, e il dubbio che in tali condizioni di salute
il cloroformio potesse
arrecarmi pregiudizio, mi rendeva titubante. Quando si
cominciò a
somministrarmi il narcotico, fui colto da un penoso
affanno, per cui mi tolsi la
maschera, esclamando: “Non vi resisto; non lo voglio
prendere”. Il dottore a
ciò preposto osservò: “Avete fatto malissimo a
togliervi la maschera, poiché
eravate sul punto di addormentarvi. Provate ancora e
vi assicuro che tutto
andrà bene”. Anche l’infermiera m’incoraggiava a sua
volta; per cui decisi di
sottomettermi alla prova, a costo di soccombere. Mi si
aggiustò nuovamente
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
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la maschera, ed io respirai profondamente parecchie
volte; quindi mi alzai di
scatto a sedere sul letto, esclamando: “E’ inutile
tentare la prova, non posso
addormentarmi”. - Il dottore osservò: “Prego:
risciacquatevi la bocca con
questa soluzione”. - Chiesi: “Perché?“. - Egli
soggiunse: “Perché i denti ve li
abbiamo cavati”. - Orbene: io avrei giurato dinanzi a
qualunque Corte di
Giustizia che non avevo perduto conoscenza un sol
momento; e invece ero
rimasto inconsapevole per la durata necessaria a
cavarmi due denti! - Posto
ciò, non è dunque perfettamente ammissibile che ci si
possa trovare
realmente in altra condizione di esistenza per un
tempo più o meno breve,
senza conservarne ricordo?» (Light,
1893, pag. 142).
Questo incidente personale narrato dal rev. G. W.
Allen risulta molto
istruttivo, e mi pare che basti a dimostrare la
possibilità che una persona
passi in condizioni di sonnambolismo più o meno vigile
durante il periodo di
una comunicazione medianica tra viventi, senza ricordarlo
affatto. Al che
dovrebbe aggiungersi: e senza che se ne accorgano le
persone presenti;
giacché ove anche un interlocutore avvertisse nel
proprio compagno uno
stato fugace di assenza psichica, non potrebbe
accordarvi importanza di
sorta, in quanto ciò si realizza normalmente in
periodi momentanei di
concentrazione del pensiero, il quale è uno stato in
tutto confondibile coi casi
d’altra natura qui considerati.
Le osservazioni esposte risultano teoricamente molto
importanti, in quanto
si prestano a dilucidare un caso recentemente occorso
di comunicazioni
medianiche tra viventi, caso cui allusi in precedenza,
e del quale si è voluto
fare una sorta di spauracchio da agitarsi con
insistenza dinanzi ai
propugnatori dell’ipotesi spiritica. Il che dimostra
soltanto che coloro che così
si comportano conoscono ben poco l’argomento sul quale
discutono, visto che
i casi di manifestazioni di viventi analoghi a quello
in discorso si contano a
centinaia nella casistica metapsichica, ed io ne avevo
pubblicato una scelta
abbondante in una speciale monografia, giungendo a
conclusioni
diametralmente opposte a quelle fantastiche degli
oppositori.
E’ IL CASO DI GORDON DAVIS INVESTIGATO DAL PROF. SOAL
Mi accingo pertanto a discutere brevemente sul famoso
caso Gordon
Davis, conseguito dal professore Soal, con la medium a
voce diretta Mrs.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
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Blanche Cooper, e pubblicato nei Proceedings of the S. P. R., vol. XXXV,
pagg. 560-580.
Lo stesso professore Soal riassume in questi termini il
caso in questione:
«Si tratta di un caso in cui si comunicò
spontaneamente con la voce diretta
un personaggio creduto morto da colui che
sperimentava. Tale personaggio
riprodusse più o meno accuratamente la tonalità della
sua voce,
l’accentuazione delle parole e il caratteristico suo
modo di esprimersi. Inoltre,
descrisse episodi della sua fanciullezza conosciuti
dallo sperimentatore,
aggiungendo anche due o tre incidenti ignorati dal
medesimo. E più che mai
appare interessante il fatto ch’egli fornì una descrizione
accurata delle
adiacenze e dell’arredamento interno di un
appartamento in cui doveva
abitare un anno dopo. Inoltre, tornando sul passato,
egli si riferì
accuratamente all’ambiente in cui erasi incontrato per
l’ultima volta con lo
sperimentatore, riproducendo la sostanza della
conversazione di allora.
Infine, egli si condusse come se fosse un defunto
desideroso d’inviare un
messaggio di conforto alla propria moglie e al figlio.
Sennonché, a suo tempo,
lo sperimentatore venne a scoprire che tale personaggio
era tuttora vivente; e
per ausilio di un diario d’affari tenuto da
quest’ultimo, pervenne altresì a
sapere con precisione ciò ch’egli faceva al momento in
cui si svolsero le due
sedute medianiche in cui erasi manifestato».
Quest’ultimo ragguaglio intorno al caso in esame, e
cioè che nelle due
circostanze in cui Gordon Davis erasi manifestato
medianicamente, egli si
trovava nel proprio studio occupato a parlare d’affari
con clienti,
quest’ultimo ragguaglio è quello a cui venne
attribuito un grande valore
teorico nel senso che se così era, allora non poteva
trattarsi di un’autentica
manifestazione di un vivente; inferenza che per legge
di analogia avrebbe
dovuto applicarsi alle analoghe manifestazioni dei
defunti. Mi affretto
pertanto ad osservare che i dialoghi occorsi nel caso
del vivente Gordon
Davis, risultano di brevissima durata - non certo
eccedente un minuto primo
-, autorizzano ad applicare al caso stesso le
considerazioni suggerite
all’incidente occorso al rev. Allen, e cioè che se in
quel breve intervallo di
tempo il vivente Gordon Davis fosse passato in
condizioni di assenza
psichica, non solo egli stesso non se ne sarebbe
accorto, ma non se ne
sarebbero accorti neanche i clienti coi quali
s’intratteneva d’affari, e ciò in
quanto avrebbero scambiato tale suo stato per un
periodo di raccoglimento
riflessivo prima di pronunciare giudizio in tema
legale.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
83
Quanto alle altre circostanze enumerate dal prof. Soal
nel riassunto citato,
esse non presentano valore teorico negativista, e
nessuno dimostrò di volerle
utilizzare in tal senso. Nondimeno gioverà schiarire
alcuni punti delle
medesime. E la prima circostanza da schiarire risulta
quella del comunicante
il quale manifestatosi con la voce diretta, dimostra
palesemente di credersi
defunto. Il prof. Soal spiega ch’egli stesso credeva
alla morte in guerra di
Gordon Davis; dopo di che aggiunge:
«Questa drammatizzazione medianica di un vivente, in
cui il vivente,
preciso e accurato nei ragguagli personali forniti
credeva però di essere
defunto, si potrebbe spiegare presupponendo che tale
idea fosse
suggestionata al medesimo dalle convinzioni spiritiche
della medium, la
quale a sua volta avrebbe ricettato false informazioni
in proposito dalla
mentalità dello sperimentatore. Ma sarà poi questa la
vera interpretazione dei
fatti? A tale proposito giova tener conto della
circostanza che il vivente
comunicante non fornì ragguagli di sorta sull’evento
della propria morte...».
Per conto mio, ritengo che l’ipotesi del professore
Soal, sebbene legittima,
si adatti imperfettamente al caso speciale; e ciò in
quanto se si analizzano e si
comparano altri casi del genere in cui si riscontri il
medesimo errore di
credersi defunti, si è tratti a inferirne che sarebbe
più conforme alle modalità
con cui si estrinsecano i fatti, se si presumesse che
siano gli stessi comunicanti
i quali credano di essere stati colti da morte
improvvisa, in quanto trovandosi
essi in condizioni più o meno incipienti di
bilocazione, con relativo
disorientamento psichico, non possono esimersi dal
credere a una loro
improvvisa disincarnazione. Gli esempi che
suggeriscono tale interpretazione
si rinvengono in buon numero, ma qui accennerò a un
solo caso riferito dal
prof. Schiller nel Journal of the S. P. R. (1923,
pag. 87), e conseguito con Mrs.
Piper. Si tratta di una vecchia signora, inferma di
demenza senile, soggetta a
brevi crisi di trance, durante le quali si manifestava
medianicamente a
distanza, ragionando d’interessi familiari,
dimostrandosi in pieno possesso
delle sue facoltà mentali, salvo la circostanza di
credersi defunta, mentre gli
sperimentatori la sapevano vivente e demente. Ne
deriva che in questo caso è
più verosimile il presumere che la comunicante
trovandosi temporaneamente
in ambiente spirituale, nonché in possesso della
ragione, e ricordando di
essere stata inferma e demente, ne abbia razionalmente
concluso che doveva
essersi disincarnata. Il prof. Schiller osserva in
proposito:
«... Questo caso sottintende delle induzioni teoriche
di natura molto
importante. Si direbbe che la nostra coscienza
personale, o più precisamente,
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
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ciò che si denomina l’anima, non risulti così
strettamente vincolata al corpo
nelle sue manifestazioni - come si è sempre supposto
-, e neanche risulti così
totalmente una rappresentazione delle funzioni del
corpo come apparirebbe
razionale, nonché scientificamente ortodosso il
presumere. In altri termini:
l’organo cerebrale potrebbe funzionare in guisa a tal
segno incoerente da
suggerire irresistibilmente che l’anima è annientata,
laddove invece potrebbe
darsi che l’anima, in quel momento, conducesse una
vita indipendente in
altra sfera, o piano di esistenza, sebbene non
pervenga ad esprimere queste
sue nuove condizioni di vita pel tramite di un organo
cerebrale che, nel senso
pratico, non è più in suo possesso...» (Ivi,
pag. 91).
Noto che le considerazioni razionali del prof.
Schiller, fondate sul fatto che
«l’anima non risulti così strettamente vincolata al
corpo nelle sue
manifestazioni, come si è sempre supposto»,
sottintendono quanto ebbi ad
esporre in ordine al caso in esame, nonché pure
risultano conformi alla più
probabile interpretazione del caso stesso, in cui
tutto concorre a dimostrare
che si trattava, in fondo, di un episodio più o meno
incipiente di bilocazione,
o, se si vuole, di psicorragia - per usare il
neologismo proposto dal Myers -
secondo il quale ci si troverebbe talvolta in presenza
del prorompere in
libertà di un elemento psichico, il quale implicherebbe
una escursione
psichica, o invasione da parte di un alcunché di
psichicamente sostanziale
avente una qualche relazione con lo spazio.
Nel caso Gordon Davis dovrebbe dirsi che tale
invasione psichica erasi
dimostrata sufficiente per combinarsi coi fluidi
esteriorati della medium,
manifestandosi individuata con la voce diretta. Nel
qual caso tutto ciò si
presterebbe a spiegare la circostanza che Nada -
lo spirito-guida della
medium - aveva interrotto due volte la conversazione
medianica osservando
che lo spirito comunicante era troppo forte per la
medium, e che perciò la
medium ne soffriva fisicamente. Infatti, in fine di
seduta la medium accusò
sfinimento e cefalalgia, sintomi non mai sofferti in
precedenza. Ne derivò che
nella seconda seduta Nada più non permise che lo spirito di
Gordon Davis
comunicasse direttamente, incaricandosi lei
d’interrogarlo (si udivano i
bisbigli della conversazione tra spiriti), per indi
riferire le risposte allo
sperimentatore. Ora il fatto interessante dello
spirito Gordon Davis il quale
sarebbe risultato troppo forte per la medium,
suggerirebbe che ciò avvenisse
in causa della invasione psichica di uno spirito
incarnato, il quale portasse
con sé elementi psichici fortemente impregnati di
fluidi terreni. Noto che
Nada non
si era accorta che si trattava di un vivente; errore codesto che si
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
85
riscontra in altri casi del genere; ma non sempre è
così, poiché invece di
spiriti-guida discernono quasi sempre il vivente dal
defunto in causa della
densità del corpo eterico del primo.
Una seconda circostanza da schiarire si riferisce
all’incidente d’ordine
precognitivo in cui il comunicante descrive la casa in
cui doveva recarsi ad
abitare un anno dopo, nonché la disposizione dei
mobili nelle camere, e gli
oggetti deposti sui mobili; tutte circostanze non
soltanto inesistenti di fatto al
momento delle sue manifestazioni; ma inesistenti
altresì nel pensiero del
comunicante. Si tratta pertanto di un fenomeno
precognitivo interessante ed
anche imbarazzante, ma non già dal punto di vista
spiritualista; bensì da
quello generico della inconcepibilità dei fenomeni
precognitivi, i quali,
nondimeno, risultano i meglio accertati
sperimentalmente di tutta la
fenomenologia metapsichica.
Dal punto di vista qui considerato, osservo che i
fenomeni in tal natura si
realizzano con discreta frequenza nelle comunicazioni
dei viventi; e ciò non
dovrebbe stupire, visto che dopo le indagini
magistrali del dottore Osty in
detto campo, può ritenersi dimostrato scientificamente
che la personalità
integrale subcosciente è a cognizione delle vicende
future cui va incontro la
propria personalità cosciente, per quanto normalmente
non abbia il potere, o
il volere, di preavvertire quest’ultima. Formidabile
mistero, conclusioni
filosofiche perturbanti e scientificamente assurde; il
che, ripeto, non
impedisce che risultino vere. Ma non è questo il
momento di discutere
l’arduo tema.
Ecco, a titolo corroborativo, un altro caso del
genere, che riferisco in
riassunto.
Mrs. Florence Marryat, nel libro, There is no Death (cap. IV), narra che in
un circolo sperimentale di amici suoi, lo
spirito-guida aveva affermato che si
potevano condurre in seduta spiriti di viventi in
condizioni di sonno. Era
notte inoltrata, e fu chiesto allo spirito-guida di
condurre in seduta Mrs.
Marryat; e il fenomeno si realizzò in meno di un
quarto d’ora. Sennonché lo
spirito di lei erasi dimostrato in preda a grande
agitazione, e non cessava dal
ripetere: «Lasciatemi andar via. Un grande pericolo
sovrasta ai miei bimbi! Io
debbo tornare ai miei bimbi!». - Ora avvenne che il
domani, il cognato di Mrs.
Marryat, tornando dal tiro a segno, lasciò che un
figlioletto della Marryat
imbracciasse il suo fucile, dal quale partì subito il
colpo, e la pallottola andò a
conficcarsi nel muro a due dita dal capo della figlia
maggiore della Marryat,
che ivi stava seduta. E Mrs. Marryat si domanda
stupita: «Ma come feci a
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
86
conoscere l’evento nella notte precedente al
suo realizzarsi?». - Mistero
impenetrabile, certamente; tanto più che questa volta
si trattava di un evento
accidentale, quindi più inconcepibile ancora
dell’episodio riguardante la casa
futura di Gordon Davis. Eppure la personalità
integrale subcosciente della
Marryat erane informata! - Perché? Perché? In qual
modo? Chi lo sa!
Da un altro punto di vista osservo che l’episodio
citato risulta affine
all’altro qui considerato anche per la circostanza che
in entrambi i casi
sarebbero stati gli spiriti-guida a condurre in seduta
lo spirito di un vivente.
Infatti si rileva che nel caso Gordon Davis si
manifestò anzitutto il fratello
defunto dello sperimentatore, il quale si espresse in
questi termini: «Sam, ho
condotto qualcuno che ti conosce». - Ora tale
circostanza, nel caso speciale,
risulta importante anche nel senso che si presterebbe
a dilucidare il quesito
implicito nel fatto del manifestarsi di un vivente il
quale non essendo intimo
amico dello sperimentatore, difficilmente potrebbe
spiegarsi con la volontà
subcosciente di quest’ultimo a lui rivolta; così come
avveniva nelle esperienze
di William Stead in cui la volontà cosciente del
medesimo era quella che
determinava lo stabilirsi del rapporto psichico con le
persone invitate a
conversare pel tramite della sua mano. Così stando le
cose, niun dubbio che
se fosse stato per iniziativa del fratello dello
sperimentatore che lo spirito del
vivente Gordon Davis erasi manifestato, in tal caso il
quesito in discorso
sarebbe risolto, in quanto dovrebbe inferirsene che il
rapporto psichico erasi
stabilito pel tramite di un defunto.
Al qual proposito non sarà inutile aggiungere che il
fratello defunto del
prof. Soal aveva fornito mirabili prove
d’identificazione personale, indicando,
tra l’altro, il punto preciso in cui da fanciullo
aveva seppellito una medaglia,
la quale fu effettivamente rinvenuta scavando nel
punto indicato. Del resto,
anche il prof. Soal ammette il valore probativo delle
prove fornite dal fratello
defunto; e Mrs. Sidgwick, a sua volta, scrisse in
proposito al prof. Soal: «Non
ricordo se io vi dissi quanto appariscano
impressionanti le prove in favore
della sopravvivenza della memoria di vostro fratello;
e ciò sia detto
prescindendo dagli episodi della medaglia sotterrata e
del panorama visto da
River Church...» (Light, 1926, pag. 80).
Tali dichiarazioni aggiungono efficacia alla soluzione
proposta
dell’incidente in esame; nel senso che se si ammette
la presenza reale sul
posto del fratello defunto del professore Soal, allora
l’affermazione del
medesimo di avere condotto in seduta qualcheduno che
conosceva il fratello
vivente, acquista un valore probativo equivalente.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
87
E la circostanza del vivente comunicante il quale
riprodusse «più o meno
accuratamente la tonalità della sua voce, l’accentuazione
delle parole e il
caratteristico suo modo di esprimersi..., parlando
anche di due o tre incidenti
ignorati dallo sperimentatore...», tale circostanza
notevolissima, combinata al
fatto del vivente che si trovava in quel momento in
condizioni di veglia,
ignorando ciò che avveniva a distanza, tende a
convalidare l’ipotesi del
Myers, secondo la quale nelle comunicazioni dei
viventi ci si troverebbe
talvolta in presenza del prorompere in libertà di un
elemento psichico, il
quale implicherebbe un’escursione, o invasione
psichica, da parte di un
alcunché di psichico e fluidico avente una qualche
relazione con lo spazio. E
infatti le circostanze esposte tendono a dimostrare la
presenza reale sul posto
di elementi più o meno individuati della personalità
integrale subcosciente
del comunicante, e ciò tanto più che si dimostrò
capace di vaticinare incidenti
del proprio avvenire.
Così stando le cose, dovrebbe inferirsene altresì che
il fenomeno delle
comunicazioni medianiche tra viventi si estrinseca
bensì e sempre in forma di
una conversazione tra due personalità integrali
subcoscienti, ma che il
fenomeno stesso risulta suscettibile di realizzarsi
con due modalità diverse;
l’una delle quali, di gran lunga più frequente,
consisterebbe in una
conversazione a distanza tra le
personalità subcoscienti in discorso; e l’altra,
piuttosto rara, consisterebbe invece in una
conversazione sul posto delle
personalità medesime, e ciò in conseguenza
dell’esteriorazione e
dell’intervento in seduta di elementi psichici e fluidici
sufficientemente
individuati del corpo eterico del vivente lontano. Si
tratterebbe pertanto di un
fenomeno incipiente di bilocazione.
E con quanto si venne esponendo, ritengo di avere
passato in rassegna
tutte le modalità teoricamente importanti con cui si
svolse il troppo famoso
caso Gordon Davis, il quale lungi dall’essere
eccezionale, risulta invece
analogo a tanti altri realizzatisi un po’ dovunque,
salvo il particolare di cui si
fecero forti gli oppositori dell’ipotesi spiritica, il
quale consiste in ciò, che
quando il sedicente Gordon Davis comunicava
medianicamente, l’autentico
Gordon Davis trovavasi nel proprio studio, in
condizioni di veglia, occupato
a conversare d’affari coi propri clienti. Al qual
proposito si è visto che
l’incidente d’incoscienza occorso al rev. Allen
dimostra che si può passare in
siffatte condizioni senza che chi vi soggiace se ne
accorga, e senza che se ne
accorgano le persone presenti; dimodoché dovrebbe
concludersi in tal senso
anche per il caso Gordon Davis.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
88
Ciò stabilito, osservo che è ben lungi dall’essere
provato lo stato di
autentica veglia in cui si sarebbe trovato Gordon
Davis nei due brevissimi
intervalli di tempo in cui si comunicò medianicamente
a distanza. In realtà si
pervenne soltanto ad accertare che così poteva essere;
e a ciò si pervenne
consultando un taccuino in cui Gordon Davis annotava
giornalmente le
proprie transazioni d’affari; ma nessuno sarebbe in
grado di dire in qual
modo eransi svolte le due transazioni in discorso.
Non è chi non vegga come in una lunga consultazione
del genere possano
realizzarsi lievi incidenti d’ogni sorta, i quali
impediscano al cliente di
rilevare uno stato fugace di assenza psichica
dell’interlocutore; il quale, del
resto, potrebbe anche essere uscito e rientrato per
una consultazione di
archivio, o per un bisogno d’altra natura; ovvero il
cliente potrebbe essersi
trovato per un dato tempo assorto nella lettura di un
documento, o in un
computo di cifre; tutte circostanze abbastanza
insignificanti per dileguarsi
subito dalla memoria di chi ebbe a sottostarvi; tanto
più poi se si dovesse
rievocarle un anno dopo. Comunque, anche a tal
proposito rilevo che nel caso
in esame i clienti non furono consultati. Stando le
cose in questi termini, come
dunque potrebbe affermarsi che nella brevissima durata
delle due
manifestazioni a distanza, Gordon Davis si trovasse in
condizioni di autentica
veglia, e non già in uno stato fugace e inavvertibile
di assenza psichica?
E qui a riprova di quanto apparisca probabile che nel
caso in esame ci si
trovi in presenza del prorompere in libertà di un
elemento psichico della
personalità cosciente di Gordon Davis, giova
riprodurre questo brano della
relazione del prof. Soal: «E’ importante il rilevare
che il Gordon Davis il quale
si è manifestato in queste sedute non sembra essere il
Gordon Davis che io
conobbi da fanciullo a scuola, bensì il Gordon Davis
del 1916.
L’accentuazione delle parole e il caratteristico modo
di esprimersi, quali
furono riprodotti nelle sedute non mi ricordavano il
Gordon Davis da me
conosciuto a scuola, bensì l’altro con cui m’incontrai quando
era un cadetto
militare. Ed è più che mai notevole che quando Davis
si riferisce ai ricordi
della sua esistenza di fanciullo, usa espressioni di
fattura modernissima,
come quella di Brighter Geography. Dubito financo che
quest’ultima
espressione non fosse neanche in uso nell’anno 1916,
quando, cioè,
m’incontrai con Gordon Davis».
Mi pare che in questo paragrafo si contengano dati che
nella loro
apparente tenuità risultino eloquentissimi in
dimostrazione della presenza
sul posto di una frazione autentica della personalità
psichica di Gordon Davis
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
89
qual’era al momento in cui si comunicò medianicamente,
e non già qual era
nei ricordi più o meno antichi del prof. Soal.
IL CASO DI BLIGH BOND INVESTIGATO CON MARGERY CRANDON
Rimane da osservare che nelle mie classificazioni si
rinvengono altri nove
casi in cui si riscontra la circostanza presumibile
dello stato di veglia in cui si
trovano i viventi comunicanti (cinque dei quali
occorsero con William Stead),
ma in pari tempo rilevo che in nessuno tra essi è
possibile affermarlo con
sicurezza. Tra i casi in discorso, il più interessante
è quello riferito
dall’architetto ed archeologo Bligh Bond, e da lui
conseguito con la medianità
di Mrs. Margery Crandon, caso che tornerà istruttivo
riportare integralmente.
Il Bligh Bond scrive:
«Passo a riferire un esempio di comunicazione
medianica di un vivente, in
cui emergono palesi i contrassegni della sua natura
veridica, sia perchè il
comunicante pervenne a identificare sé stesso, sia
perchè il vivente di cui si
tratta confermò l’esattezza dei ragguagli forniti, ciò
che conferisce la certezza
assoluta intorno alla genesi del fenomeno. In pari
tempo, anche questa volta il
vivente che si manifesta medianicamente dimostra di
non essere nella piena
conoscenza di sé. Si direbbe che una sola frazione
della di lui personalità
risulti in funzione, e che ciò avvenga pel tramite dello
strato onirico della
subcoscienza. Comunque, sta di fatto ch’egli si
manifesta precisamente con le
modalità di qualsiasi altra personalità medianica;
dimodoché se non vi
fossero state le prove convergenti in dimostrazione
della sua identità, questo
caso risulterebbe uno dei tanti che i metapsichici
ortodossi avrebbero
classificato tra le drammatizzazioni subcoscienti
originate da ragguagli
ricavati telepaticamente dalla mentalità del
consultante.
«Nella sera del primo dell’anno 1926-27, alle ore 9.30
p., mi occorse
d’iniziare un’esperienza di scrittura automatica con
la medium, Mrs. Margery
Crandon. Essa teneva la matita fra le dita, ed io
posavo leggermente la mano
sulla sua, come faccio sempre nelle mie esperienze.
Nulla di speciale avevo in
mente, e in conseguenza osservai: “Chiederemo a chi si
manifesta di
ragguagliarci su ciò che meglio crede”. - Venne
dettato:
“Tu sei gentile, ed io così farò... I vecchi amici non
son più quelli, e si può
dire altrettanto dei costumi di una volta... Per voi
sarà questa un’arida serata
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
90
di capodanno... Prendi i più scalmanati tra questi
arruffoni, e mozza loro il
capo sul Tor... Così come capitò all’ultimo Abate”.
«Di tutte queste frasi la medium Margery Crandon nulla
poteva capirne. Io
le spiegai che si trattava di una burlesca allusione
al triste fato dell’ultimo
Abate di Glastonbury. Il Tor è la collina che sovrasta
l’Abbazia».
«Il messaggio così continuò:
“Ma se i monaci potessero vedere i tuoi brutti pali,
piangerebbero lagrime
di sangue... Intendo dire i pali che piantasti per
designare lo spazio occupato
dall’antica Abbazia... E pensare che tu sei un
architetto! Vatti a impiccare sui
cespugli delle more... “.
«Ma chi era dunque questo comunicante il quale
protestava con tanta
vivacità contro i pali incatramati che io avevo fatto
piantare come
contrassegni delle fondamenta da me scoperte in quel
punto? I cespugli delle
more hanno una rispondenza storica che, naturalmente,
Mrs. Margery non
poteva conoscere. Vennero dettate altre frasi
scherzose dalla personalità che
si manifestava, e in risposta ad analoga domanda, egli
m’informò di essere un
mio ben noto amico. Io risposi che non avevo nessuna
idea circa la sua
identità, e quando chiesi il di lui nome, egli
rispose:
“Caro Bond, questo ha da rimanere un indovinello, col
quale principierai
l’anno... Non chiedermi di più se non vuoi che
risponda con menzogne”.
«Tuttavia l’amico che si manifestava si lasciò
persuadere a svelare il suo
nome, che qui non mi è permesso di pubblicare, e
perciò ricorrerò a un
pseudonimo. Egli scrisse:
“Io provengo dall’Isola delle Mele, e mi propongo di
sorvegliare i tuoi
passi”. (Firmato: Flohr).
«Già si comprende che Mrs. Margery ignorava affatto
che con la
denominazione dell’Isola delle Mele si voleva
designare Avalon, cioè
l’Abbazia di Glastonbury nel Somerset».
«Flohr così proseguì: L’isola benedetta di Avalon.
Sopra una palude i frati
costruiscono un convento... Io sono il monaco amico
tuo, e tu mi conosci
molto bene».
«Tentai nuovamente la prova di ottenere il nome
preciso del comunicante
con ragguagli d’identificazione, e questa volta egli
scrisse: “Flower“».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
91
«Questo era il nome di un uomo in unione al quale io
avevo lavorato a
lungo nella località indicata. E pertanto osservai:
Caro Flower, tu dunque ti
manifesti durante il sonno? - Rispose: “Non è così”. -
Replicai: In ogni modo,
in questo momento, ti sei trasportato molto lontano
nel sogno... E pertanto,
ascoltami: Desidero che tu ricordi ogni particolare
del tuo presente sogno
allorché ti sveglierai; poiché in questo momento tu
sogni di un evento che è
un fatto reale. Ricordati: tu devi rammemorare ogni
cosa. Me lo prometti?».
“Sì, farò come tu mi consigli... ”.
«In questo momento sei consapevole di essere venuto a
me?».
“Io sono qui realmente”.
«Sei consapevole che il tuo corpo è immerso nel
sonno?».
“Questo non lo so”.
«Farai lo sforzo necessario per non dimenticare?».
“Lo farò, se lo potrò”.
«Scrivi ancora una volta il tuo nome. La medium che
tiene la matita non ti
conosce. Io desidero che ti firmi con nome e cognome
pel tramite della sua
mano; poiché in tal guisa io sarò certo che sei
proprio tu, e non altri, colui che
si manifesta».
«La medium con lentezza, tracciando lettere lunghe ed
inclinate, scrisse il
seguente nome (qui si sostituisce un pseudonimo): Harold A. Flower».
«Nome e cognome perfettamente corretti, e la
calligrafia mi sembrava
quella caratteristica dell’individuo».
«Trascrissi l’intera comunicazione, riprodussi
esattamente il tracciato della
firma, ed inviai il tutto al mio amico Flower.
Estraggo quanto segue dalla sua
risposta:
“Ricevetti regolarmente la tua lettera con relativa
comunicazione
medianica, la quale m’interessò grandemente, poiché al
momento che il
messaggio veniva dettato, io mi trovavo a discutere,
benché fosse notte
inoltrata, con mio cognato intorno alla nuova
architettura nord-americana, e
il tuo nome venne fuori numerose volte durante la
conversazione. Allo scopo
di accertarmi su questo punto, io chiesi a mio cognato
di riferirmi le sue
proprie rammemorazioni circa la nostra discussione in
quella notte, ed egli
confermò esattamente i miei ricordi”.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
92
“Debbo inoltre avvertirti che con mio grande stupore
rilevai che la mia
firma da te conseguita, è a tal segno il fac-simile
della mia firma quale io la
tracciavo parecchi anni or sono, che a tutta prima
giudicai fosse stata copiata
da qualche mio documento di quei tempi. Attualmente io
mi firmo con
tracciato calligrafico notevolmente diverso, nel quale
la H maiuscola non è
più la stessa”.
“Osservo infine che il mio nome Flower, pronunciato
Flhor, come venne
dettato la prima volta, corrisponde al modo con cui lo
pronunciavano i
familiari del padre mio. E probabilmente questo tu lo
ignoravi come lo
ignoravano tutti a Glastonbury... Quanto ai brutti
pali a cui si allude nel
messaggio essi sono indubbiamente i tuoi pali
incatramati, che io certamente
non ammiro, salvo per la loro utilità. Tutto sommato,
io considero l’incidente
notevolissimo, poiché in quel momento io indubbiamente
pensavo a te ed al
tuo viaggio in America per lo studio dell’architettura
americana... E
l’episodio è maggiormente notevole, in quanto tu sai
bene che io sono
avverso alle vostre dottrine spiritualiste...”».
FIRMATO: HAR. A. FLOWER
«Verissimo; l’amico Flower non simpatizza con le
ricerche psichiche, e su
questo argomento abbiamo discusso ben poco. Ma le
rovine dell’Abbazia di
Glastonbury, e la sua storica antichità avevano
impressionato la sua
immaginazione; il che, di riflesso, aveva grandemente
aumentato le sue
simpatie per la mia persona, in quanto io ero il
principale illustratore di
quelle storiche rovine.
«Tenuto conto della differenza di longitudine, risulta
che nella notte in
questione egli con suo cognato s’indugiarono a
discutere di architettura fino
alle ore piccole della notte; per cui è lecito
inferirne ch’essi, sul finire della
discussione, fossero piuttosto assonnati; con la
conseguenza che i pensieri
dell’amico mio essendo orientati verso la mia persona,
in qualche modo la
raggiunsero; per quanto egli nulla ricordi della
strana peregrinazione
compiuta da una frazione subliminale della sua
mentalità attraverso tremila
miglia di oceano per presentare all’amico gli auguri
di capodanno.
«Oltre il fatto importante della corretta trascrizione
della sua firma quale
egli la tracciava due o tre anni prima, vi è da
segnalare l’altro notevolissimo
fatto della rivelazione della sua genealogia tedesca
nel primo nome da lui
trascritto. Io ritengo che nell’ambiente da lui
frequentato non si trovasse
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
93
nessuno che ne fosse informato. Io sapevo soltanto
ch’egli era stato, o che la
sua famiglia era stata in Australia, e che da qualche
anno egli erasi stabilito
nel nostro circondario per esercitarvi il commercio.
Egli è ancora un
giovanotto, e sebbene noi siamo sempre stati buoni
amici, e vi furono
transazioni di affari tra di noi, io non potrei dire
che fossimo mai stati intimi
amici. Comunque, sembra che in qualche guisa la sua
personalità siasi
impressa nella mia, o che la mia siasi impressa nella
sua, dando luogo a una
sorta di sintonizzazione subcosciente, la quale si
estrinsecò con queste
modalità inattese, fornendo a me cibo intellettuale
abbondante per le mie
riflessioni filosofiche. Ma vi è una considerazione la
quale emerge
chiaramente su tutte le altre; ed è che se non fosse
occorso l’incidente
dell’amico Flower il quale si dimostrò capace di
trascrivere correttamente la
sua firma pel tramite della mano di Margery, il caso
sarebbe apparso uno dei
tanti episodi che i metapsichisti ortodossi
considerano il prodotto della
suggestione incosciente da parte del consultante,
visto che l’autentica
personalità di un vivente dietro la comunicazione
medianica sarebbe rimasta
ignorata». (Psychic Research,
1929, pag. 267).
L’episodio esposto risulta in tutto identico a quello
di Gordon Davis, salvo
il particolare premonitorio, il quale, del resto, non
ha importanza dal punto
di vista che ci concerne. All’infuori di ciò, si
riscontrano le medesime
circostanze di estrinsecazione, a cominciare dal fatto
che in entrambi i casi si
trattava di persone non vincolate tra di loro da
sentimenti affettivi speciali, le
quali, al momento in cui si manifestarono a distanza,
erano allo stato di
veglia, e prendevano parte a una conversazione. Noto
inoltre che in entrambi
i casi si rileva il particolare importante dei viventi
comunicanti i quali
forniscono ragguagli personali ignorati dallo
sperimentatore. Infine si rileva
che se nel caso Gordon Davis lo sperimentatore
riconobbe il timbro vocale
dell’amico nella voce diretta che gli parlava, in
quest’altro caso si riscontra
che il vivente comunicante riconobbe l’autenticità
della propria firma, col
particolare interessante della iniziale maiuscola del
proprio nome tracciata
nella forma in cui la scriveva in altri tempi.
Si tratta pertanto di episodi teoricamente identici, e
ritengo che neanche in
questa circostanza si penserà a tirare in ballo la
telemnesia, in base alla quale
dovrebbe presumersi che i ragguagli veridici ottenuti
fossero carpiti dalla
medium nella subcoscienza dell’amico lontano, per indi
drammatizzarli in
una conversazione fantastica; spiegazione
inconciliabile con la circostanza
che i ragguagli di cui si tratta non possono disgiungersi
dalla conversazione
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
94
occorsa, in quanto furono forniti in risposta a
domande formulate sul
momento; il che dimostra che si trattava di una
conversazione vera e propria,
la quale si svolgeva nel presente, tra la personalità
integrale subcosciente del
vivente lontano e lo sperimentatore, pel tramite della
medium Margery
Crandon.
Rilevo in proposito come il Bligh Bond osservi che nei
casi di tal natura
l’individuo che scrive non è presente nella piena
conoscenza di sé, bensì è
presente soltanto una frazione della di lui
personalità, la quale si manifesta
per ausilio dello strato onirico subcosciente. Ora
questa è anche l’ipotesi del
Myers ed è l’unica conciliabile coi fatti, in quanto
aiuta a spiegare gli errori e
le manchevolezze che si riscontrano sovente nelle
comunicazioni dei viventi,
così come si riscontrano nelle comunicazioni dei
defunti. Nondimeno, rilevo
che nel caso in esame il comunicante non commise
l’errore di credersi
defunto, come avvenne per Gordon Davis.
Quanto al quesito vertente sul fatto di un vivente in
condizioni di veglia il
quale si manifesta a distanza medianicamente, si è
visto che il Bligh Bond
presuppone a sua volta che siccome era notte
inoltrata, il vivente
comunicante e l’amico con cui conversava dovevano
trovarsi parecchio
sonnacchiosi sul finire della conversazione. Il che
corrisponde alle mie
conclusioni; al qual proposito ripeto che se hanno
ragione gli oppositori di
fare gran caso dello stato di veglia in cui si trovava
Gordon Davis, in quanto
tale particolare risultato inconciliabile col di lui
intervento reale nella
manifestazione medianica occorsa, giustificherebbe le
loro conclusioni, nel
senso che tutto dovrebbe attribuirsi alle facoltà
onniscienti della
subcoscienza; se hanno ragione di comportarsi in tal
guisa, nondimeno sta di
fatto che dal punto di vista scientifico, si è più che
mai in diritto di osservare
che il caso Gordon Davis è ben lungi dal provare che
il vivente comunicante
si trovasse realmente in condizioni normali di veglia;
tanto più poi se si
considera che l’analisi comparata di numerosi episodi
analoghi dimostra che
non esistono casi che lo provino in guisa
scientificamente adeguata. E il caso
qui riportato non lo prova a sua volta, tenuto conto
che basta un minuto di
dormiveglia, o di assenza psichica nel vivente per
legittimare l’ipotesi
dell’esodo di elementi psichici subcoscienti
sufficientemente individuati per
rappresentare a distanza la personalità del vivente.
Ricapitolando: si è visto che il Bligh Bond rileva che
se non fosse occorso
l’incidente del comunicante il quale pervenne a
riprodurre la propria firma
con identità calligrafica, il caso sarebbe apparso ai
metapsichisti ortodossi un
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
95
puro esempio di personificazione subcosciente
consecutivo a un incidente di
suggestione da parte del consultante, laddove in
realtà ci si trovava in
presenza della manifestazione medianica di un vivente.
Per converso, si è
visto che il prof. Soal, malgrado prove
d’identificazione personali altrettanto
efficaci, preferisce conservarsi un metapsichista ortodossa dichiarando
che
nel caso Gordon Davis «non vi è poi gran che di prove
positive tendenti a
giustificare chi sostenesse che il vivente Gordon
Davis abbia preso una parte
attiva purchessia nelle manifestazioni occorse»; e
tutto ciò in quanto «noi
sappiamo che la sua coscienza personale, in entrambe
le circostanze si
trovava in quel momento occupata a conversare coi
propri clienti» (pag. 561).
- Sennonché, ritengo di avere dimostrato che si è ben
lontani dall’avere
accertato in quali condizioni psichiche si trovasse il
Gordon Davis nei due
fugaci momenti in cui si manifestò medianicamente; e
ciò in quanto l’unico
elemento di prova disponibile, consiste in un taccuino
di consultazione dei
clienti, dal quale nulla di preciso è possibile
ricavare, tanto più dopo trascorso
un anno dalle avvenute consultazioni; senza contare
che i clienti non furono
interrogati in proposito.
E mi pare che nelle considerazioni esposte si contenga
tanto quanto basta a
invalidare le conclusioni del prof. Soal; e ciò a
tutto vantaggio delle
conclusioni assai più legittime del Bligh Bond, le
quali corrispondono al
pensiero del Myers in argomento, e concordano con
quanto già si conosceva
intorno alle multiple modalità di estrinsecazione
parziale, totale, oniricoveridica,
in cui perviene a manifestarsi a distanza la
personalità integrale
subcosciente.
Ed ora è tempo di concludere.
Per quanto nel presente riassunto io abbia dovuto
limitarmi a trattare di
una sola tra le sette categorie in cui avevo
classificato i fenomeni in esame,
nondimeno i pochi episodi analizzati bastarono
ugualmente a dimostrare che
le comunicazioni medianiche tra viventi costituiscono
la base fenomenica
fondamentale delle indagini metapsichiche, giacché
soltanto per esse si
perviene a compenetrare la genesi della fenomenologia
supernormale, e ciò
in quanto questa volta si è in grado di considerare ad
un tempo la causa e
l’effetto, l’agente e il percipiente del fenomeno
impreso a investigare.
Dal nostro punto di vista, osservo anzitutto che
soltanto per ausilio delle
manifestazioni dei viventi si raggiunge la certezza
scientifica circa l’esistenza
di una personalità integrale subcosciente capace di
entrare in rapporto con
altre personalità integrali di viventi, sia
conversando telepaticamente a
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
96
distanza previo lo stabilirsi del rapporto psichico,
sia esulando, in tutto o in
parte, dal proprio organismo somatico (bilocazione);
circostanze fenomeniche
di suprema importanza, in quanto forniscono le prove
sperimentali
dell’indipendenza dello spirito umano dall’organismo
corporeo, e della
trascendenza delle facoltà supernormali subcoscienti;
due condizioni di fatto
indispensabili alla dimostrazione scientifica
dell’esistenza e sopravvivenza
dell’anima; dal che ne deriva una conferma ulteriore
della tesi qui
considerata, e cioè che l’animismo prova lo
spiritismo.
Inoltre, per legge di analogia, le manifestazioni
medianiche dei viventi
concorrono a fornire la prova indiretta, ma ugualmente
efficace,
dell’autenticità delle manifestazioni medianiche dei
defunti, visto che se con
le prime si perviene alla certezza scientifica di
trovarsi al cospetto di
autentiche personalità di viventi, e non già in
presenza di effimere
personificazioni sonnamboliche, allora deve
concludersi nell’identico senso
per le manifestazioni medianiche dei defunti i quali
provino la loro identità
fornendo ragguagli personali scientificamente adeguati
allo scopo.
Non ignoro che a siffatte conclusioni potrebbe opporsi
ancora un’unica
obiezione, secondo la quale ove anche le comunicazioni
medianiche tra
viventi si realizzassero in forma di conversazione tra
due personalità integrali
subcoscienti, ciò non escluderebbe che i medium
pervenissero ugualmente a
ricavare da persone lontane, sotto quest’ultima forma,
i ragguagli forniti in
nome dei sedicenti spiriti di defunti. Alla quale
obiezione rispondo
osservando che anzitutto occorre tener conto della
gran legge del rapporto
psichico, da me discussa nel capitolo precedente, a
norma della quale risulta
impossibile che si stabiliscano rapporti di tal natura
con persone lontane
sconosciute al medium ed ai presenti; ciò che
basterebbe ad escludere
l’obiezione in discorso in ordine alla classe più importante
dei casi
d’identificazione spiritica. In secondo luogo,
aggiungo che se l’obiezione in
esame risultasse fondata, allora l’automatismo
psicografico - in quanto è
automatismo - dovrebbe trascrivere inevitabilmente le
risposte ottenute dalle
personalità informatrici di viventi lontani, così come
avveniva nelle
esperienze di William Stead; nel quale caso
emergerebbe la forma dialogata
della conversazione medianica occorsa, e si otterrebbe
con ciò la prova
dell’invadenza reale delle comunicazioni tra viventi
nei presunti casi
d’identificazione spiritica; ma siccome un tal fatto
non si realizzò mai nella
pratica; vale a dire, che non si riscontrò mai che
all’altro capo del filo si
trovasse una personalità integrale di vivente la quale
fornisse ostensibilmente
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
97
ragguagli riguardanti terze persone defunte, ne deriva
che quest’ultima
circostanza di fatto esclude l’obiezione in esame; e
così essendo, dovrà
inferirsene che una volta dimostrato sulla base dei
fatti che non esistono
differenze di estrinsecazione medianica tra i casi
d’identificazione personale
dei defunti e i casi d’identificazione personale dei
viventi, allora deve
conseguirne logicamente che se da una parte si afferma
provata
sperimentalmente l’autenticità delle manifestazioni
dei viventi, deve
dall’altra risultare provata scientificamente anche
l’autenticità delle
manifestazioni dei defunti.
In altri termini: ripeto ancora una volta che
l’argomentazione essenziale
dal nostro punto di vista consiste in ciò, che la
caratteristica di una
conversazione tra due personalità spirituali, appare fondamentale in
entrambe le categorie di manifestazioni in esame;
dimodoché se la
caratteristica in discorso corrisponde a un fatto
scientificamente accertato
nella circostanza delle manifestazioni dei viventi, non è possibile esimersi
dal concludere che corrisponda a un fatto altrettanto
reale ed accertato nella
circostanza delle manifestazioni dei defunti.
Bene inteso, sempre a
condizione che in entrambi i casi, i ragguagli forniti
a titolo d’identificazione
personale risultino scientificamente adeguati allo
scopo.
Dopo quanto esposto, è quasi superfluo osservare come
tutto ciò equivalga
ad affermare che scientificamente parlando, deve
escludersi in modo
categorico la possibilità teorica di spiegare con la chiaroveggenza telepatica
sconfinante nella telemnesia, i casi in cui i defunti comunicanti forniscono
ragguagli personali ignorati da tutti i presenti, e
ciò in assenza di oggetti
psicometrizzati; possibilità teorica la quale deve
escludersi in quanto non
esistono manifestazioni supernormali d’ordine analogo
che la confermino,
mentre esistono numerose le manifestazioni del genere
che la contraddicono;
inoltre, deve escludersi in quanto si dimostra
inconciliabile con le modalità
per le quali si estrinsecano le manifestazioni in
esame; e infine deve
escludersi in quanto appare altrettanto inconciliabile
con la legge
imprescindibile del rapporto psichico. E tanto basta
per la demolizione di
qualsiasi ipotesi.
In virtù delle comunicazioni medianiche tra viventi,
si pervenne ad
acquistare una quarta importantissima conclusione
teorica in dimostrazione
dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito umano;
conclusione che
considerata in unione alle altre dianzi formulate,
concorre a formare un
complesso formidabile di dati scientifici concreti, i
quali confermano da punti
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
98
di vista diversi un postulato fondamentale in
metapsichica; ed è che
l’animismo
e lo spiritismo sono complementari l’uno dell’altro; ciò in
quanto i due fattori in discorso hanno per unica base
lo spirito umano, il
quale se opera da incarnato provoca i fenomeni
animici, e se opera da
disincarnato determina i fenomeni spiritici. E ciò è
tanto vero che se si
pretende escludere o l’uno o l’altro dei due fattori
costituenti il quesito da
risolvere, allora risulta impossibile darsi ragione del complesso dei fatti.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
99
CAPITOLO IV
DEI FENOMENI DI BILOCAZIONE
Con l’appellativo generico di fenomeni di bilocazione
vengono designate
le multiple modalità con cui si determina il
misterioso evento dello
sdoppiamento fluidico dell’organismo corporeo. Ne
deriva che i fenomeni di
bilocazione rivestono importanza fondamentale per le
discipline
metapsichiche, e ciò in quanto valgono a rivelarci che
le manifestazioni
animiche, per quanto connaturate alle funzioni
dell’organismo fisico-psichico
di un vivente, hanno per sede un alcunché di
qualitativamente diverso
dall’organismo stesso; ed è per questo che assumono un
valore teorico
risolutivo per la dimostrazione sperimentale
dell’esistenza e sopravvivenza
dello spirito umano.
In altri termini: i fenomeni di bilocazione dimostrano
che nel corpo
somatico esiste immanente un corpo eterico, il quale
in rare circostanze di
menomazione vitale negli individui (sonno fisiologico,
sonno ipnotico, sonno
medianico, estasi, deliquo, narcosi, coma), è
suscettibile di esulare
temporaneamente dal corpo somatico durante l’esistenza
incarnata. Da ciò
l’inferenza inevitabile che se il corpo eterico è
suscettibile di separarsi
temporaneamente dal corpo somatico conservando integra
la coscienza di sé,
allora dovrà concludersi riconoscendo che quando se ne
separerà
definitivamente per la crisi della morte, lo spirito
individuato continuerà ad
esistere in condizioni di ambiente appropriate; il che
equivale ad ammettere
che il fatto dell’esistenza immanente nel corpo
somatico di un corpo eterico, e
in conseguenza di un cervello eterico, dimostra che la
sede della coscienza,
dell’intelligenza, della memoria integrale e delle
facoltà di senso
supernormali, è il corpo eterico, il quale risulta
l’involucro sublimato e
immateriale dello spirito disincarnato.
Già nell’anno 1910 io avevo pubblicato una lunga
monografia dedicata ai
fenomeni in esame; sennonché continuando ad
accumularsi in gran numero i
fatti di tal natura, mi decisi recentemente a
pubblicare una seconda edizione,
raddoppiata di mole (1). Mi trovo pertanto in
condizioni di poter discutere
con cognizione di causa sul tema importantissimo.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
100
(1) Vedi «Luce e Ombra», 1911; una seconda edizione
ampliata è stata pubblicata
dalla Tip. Dante, Città della Pieve, 1934. Un’altra
edizione apparirà fra breve in
questa collana.
In tale mio lavoro io prendo le mosse dai così detti
fenomeni delle
sensazioni d’integrità negli amputati, in cui talvolta
il senso dell’integrità
dell’arto mancante è a tal segno reale che se si
distrae l’attenzione
dell’amputato, questi avverte ugualmente la sensazione
che l’arto inesistente
avrebbe dovuto risentire se vi fosse stato. E che ivi
esista realmente un arto
allo stato fluidico, poteva arguirsi dal fatto dei
sensitivi-veggenti i quali
affermano di scorgerlo. Ho ricordato in proposito il
caso interessante narrato
dal dottor Kerner nel libro famoso sulla Veggente di Prévorst, in cui la
veggente in discorso quando s’imbatteva in una persona
priva di un arto,
continuava a scorgere l’arto mancante congiunto al
corpo in forma fluidica.
Inoltre, nel mio lavoro ho riferito un caso recente in
cui l’arto mancante venne
ingegnosamente fotografato per ausilio di uno
spettroscopio che proiettava il
fascio luminoso sopra uno schermo, nel quale, anziché
rigature apparvero
forme di mani e di arti fluidici.
Come si vede, con queste ultime esperienze ci si
troverebbe al cospetto di
prove di fatto risolutive in dimostrazione della reale
esistenza, sotto forma
fluidica, delle membra amputate, le quali, nondimeno -
in base alle sensazioni
provate dagli amputati stessi - andrebbero gradatamente
accorciandosi e
avvicinandosi al moncherino, fino a che giungerebbe il
momento in cui l’arto
sparirebbe dentro la cicatrice come un’ombra che
penetri nel corpo, secondo
l’espressione felice di uno tra essi. Niun dubbio
pertanto che i fenomeni delle
sensazioni d’integrità negli amputati concorrono
mirabilmente a dimostrare
l’esistenza di un corpo eterico immanente nel corpo
somatico. Da ciò
l’importanza che assumono per la dimostrazione
scientifica dell’esistenza e
sopravvivenza dello spirito umano.
Dopo i casi della natura esposta, nella monografia in
discorso vengono
considerati i casi affini di sdoppiamento incipiente
nei colpiti da emiplegia, i
quali scorgono talvolta, dal lato paralizzato, una
sezione longitudinale del
fantasma di sé medesimo, e affermano ch’essa gode
dell’integrità sensoria a
loro tolta (fatto inesplicabile con l’ipotesi
cenestesica del dottor Sollier, in
quanto nei colpiti da emiplegia, lungi dal
riscontrarsi un’esagerazione del
senso cenestesico, esiste la soppressione del senso stesso).
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
101
Seguono i casi di sdoppiamento autoscopico in cui il
soggetto scorge il
proprio fantasma pur conservando piena coscienza di
sé; al qual proposito
dimostro che se l’ipotesi psicopatica formulata dal
dottor Sollier per darne
complessivamente ragione, poteva ritenersi legittima
prima dell’avvento
delle indagini metapsichiche, ora non è più così,
poiché nella guisa medesima
in cui le indagini sulla telepatia dimostrano che non
tutte le allucinazioni
sono falsidiche, così le indagini sui fenomeni di
bilocazione dimostrano che
non tutti gli episodi di autoscopia sono psicopatici.
Si passò quindi al analizzare casi in cui la coscienza
di sé è trasferita nel
fantasma, il quale scorge a sé dinanzi il proprio
corpo esanime; casi altamente
suggestivi, nei quali emergono già le facoltà di senso
supernormali.
Dopo di che si analizzarono altre sezioni importanti
dei fenomeni di
bilocazione; in cui lo sdoppiamento avviene nel sonno
naturale, nel sonno
provocato, nel deliquio, nella narcosi, nel coma; e
successivamente i casi in
cui il fantasma sdoppiato di un vivente nel sonno è
percepito da terzi, per
arrivare infine ai casi in cui il fenomeno di
sdoppiamento fluidico si realizza
al letto di morte. Quest’ultima categoria di
manifestazioni risulta la più
importante di tutte, e in un caso da me citato il
fenomeno fu costantemente
osservato per un ventennio da un’infermiera veggente,
mentre
frequentemente risulta osservato collettivamente da
tutti i presenti, e
successivamente da parecchie persone accorse al
capezzale di un morente.
Infine, si riportarono episodi in cui i presenti
assistono al fenomeno in tutte le
sue fasi evolutive, fino alla riproduzione perfetta di
un simulacro fluidico del
corpo somatico del morente, simulacro animato e
vivente, nonché assistito da
entità di defunti che apparentemente intervengono a
tale scopo al letto dei
morenti.
E a proposito di questi ultimi importantissimi
fenomeni di sdoppiamento
fluidico al letto di morte, ho giustamente insistito
sul particolare teoricamente
risolutivo che tutti i veggenti, a qualsiasi popolo
appartengono: civile,
barbaro, selvaggio, descrivono lo svolgimento del
fenomeno in termini
sostanzialmente identici; il che dimostra che i
veggenti descrivono un
fenomeno positivamente obiettivo, senza di che non
sarebbe possibile che
tutti s’incontrassero nel descrivere le medesime fasi
del fenomeno, nel quale
si contengono particolari a tal segno nuovi ed
impensati, che nell’ipotesi
allucinatorie non potrebbero certo riprodursi identici
in tutti gli allucinati. Al
qual proposito ho riferito il seguente esempio
riguardante le tribù selvaggie,
e in cui si ritrovano tutte le fasi e le vicende
descritte dai veggenti civilizzati;
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
102
esempio narrato da un missionario reduce
dall’arcipelago di Taiti (Polinesia).
Egli scrive:
«... Al momento della morte essi credono che l’anima
si ritragga nella testa,
per indi subire un lento e graduale processo di
riassorbimento in Dio, dal
quale emanerebbe... Curioso e interessante il fatto
che i Taitiani credono alla
fuoruscita di sostanza reale, la quale assumerebbe la
forma umana; e lo
credono sulla fede di taluni fra essi dotati di
chiaroveggenza, i quali
affermano che non appena il morente cessa di
respirare, si sprigiona dalla sua
testa un vapore che si condensa in alto, a breve
distanza dal corpo, e rimane
ad esso vincolato mediante una sorta di cordone
formato della stessa materia.
Tale sostanza - essi affermano - va rapidamente
aumentando in volume e in
pari tempo assumendo le sembianze del corpo da quale
emana; e quando
infine quest’ultimo è divenuto gelido e inerte, il
cordone vincolante l’anima al
corpo si dissolve e l’anima liberata vola via, in
apparenza assistita da
messaggeri invisibili...» (The Metaphysical Magazine; October, 1896).
Qui abbiamo una descrizione che corrisponde nei suoi minimi particolari
a
quelle narrate dagli odierni veggenti. Ciò posto, non
sembra logico, né serio il
voler dare ragione di tali concordanze impressionanti
ricorrendo all’ipotesi
delle fortuite coincidenze; e, d’altra parte, siccome
i Taitiani non possono
avere ricavato le loro credenze dai popoli civili, e
questi non possono averle
attinte dai Taitiani, sarà pur forza riconoscere come
da siffatti raffronti
emerga una validissima presunzione in sostegno
dell’obiettività del
fenomeno segnalato dai veggenti di tutti i tempi, per
mezzo a qualsiasi
popolo.
Come già si disse, i fenomeni di bilocazione in
genere, ma soprattutto
quelli in cui la coscienza di sé è trasferita nel
fantasma, si estrinsecano in
multiple graduazioni durante gli stati di menomazione
vitale degli individui,
quali risultano il sonno fisiologico e quello indotto
da sostanze anestetiche, le
fasi sonnambolico-ipnotiche, il deliquio, il coma, le
crisi di convalescenza, di
esaurimento nervoso, di abbattimento morale. Raramente
avvengono in
condizioni fisiologicamente e psicologicamente
normali; nel qual caso si
determinano in circostanze di assoluto riposo del
corpo, ma più specialmente
nel periodo che precede o succede al sonno. In queste
ultime contingenze il
senso di sdoppiamento risulta piuttosto vago, indeciso
e di durata
fugacissima.
Una fra le più notevoli caratteristiche dei casi in
questione sembrerebbe
consistere nel fatto che in circostanze di
deambulazione a distanza del
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
103
fantasma sdoppiato, si realizzano quasi sempre
incidenti svariati di
percezioni veridiche di cose o situazioni lontane
(lucidità, telestesia); il che si
verifica altresì qualche volta nei casi in cui il
fantasma sdoppiato non si
allontana dal proprio corpo.
Psicologicamente parlando, merita di essere
profondamente meditato il
fatto dei sentirsi personalmente esistere, nella
pienezza delle proprie facoltà
senzienti e coscienti, all’infuori del corpo e al
cospetto del corpo. Si tratta di
un sentimento difficilmente riducibile a formule
dilucidative desunte dalla
psicologia universitaria. Poiché - si badi bene - il
fenomeno diversifica
radicalmente da quelli di autoscopia, in cui l’Io
personale cosciente rimane in
sede nell’organismo e scorge a distanza il proprio
fantasma, fenomeno
analogo ad altri citati nelle opere di patologia
mentale, e a tutto rigore
riducibile a un fatto di allucinazione pura e
semplice. Qui al contrario, ci si
trova di fronte al fenomeno inverso; ciò che nel caso
speciale non lascia adito
alcuno all’ipotesi allucinatoria, tenuto conto che dal
punto di vista
psicologico esiste un abisso insuperabile tra la
sensazione di vedere il
proprio doppio, e quella di trovarsi
coscienti fuori del corpo, estranei al
corpo, al cospetto del corpo.
E se è vero che combinando l’ipotesi allucinatoria
all’altra della
disgregazione psichica, si pervengono a risolvere
problemi psicologici
complessi, quali quelli delle personalità multiple,
ciò non implica che con la
combinazione stessa, e coi postulati della psicologia,
si pervenga a dare anche
lontanamente ragione del sentimento sopra indicato, il
quale - ripeto - è
tutt’altra cosa, visto che i fenomeni delle
«personalità multiple», tanto
simultanee che alternanti, avvengono in sede nel corpo, e non già fuori
del
corpo;
differenza che psicologicamente assume importanza enorme,
denotando essa come in quest’ultimo caso si trovi in
gioco il sentimento
dell’essere,
che è quanto dire uno stato di coscienza primordiale e
irriducibile, fondamento di tutti gli stati di
coscienza, del quale non è lecito
dubitare senza porre in forse anche l’esistenza
nostra, e conseguentemente
rinunciare ad ogni conoscenza e scienza, sentimento
che s’impone alla
ragione quale realtà apodittica, e che
psicologicamente assume valore
d’imperativo categorico.
E’ IL CASO PUBBLICATO DA SIR OLIVER LODGE
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
104
E qui volendo procedere alla scelta di qualche
episodio da riportare a
illustrazione delle considerazioni esposte, mi trovo
in un curioso imbarazzo,
il quale non dipende da deficienza, ma da
sovrabbondanza di casi importanti
da citare. Ne deriva che i primi due casi del genere
che ora mi accingo a
riferire, io non li scelsi per un loro intrinseco
valore speciale, ma perchè mi
porgeranno occasione di discutere talune obiezioni
formulate sul tema da un
uomo di scienza competentissimo in altre branche della
metapsichica.
Tolgo questo primo caso dal Journal of the S. P. R. (1929, pag. 126), ed è
un episodio della prima grande guerra. Fu inviato dal
protagonista al
professore Olivier Lodge, che a sua volta lo inviò
alla direzione del Journal.
Il protagonista narra:
«... Lasciammo Monchiet nel pomeriggio, e dopo
un’orribile marcia per
una strada in cui si sdrucciolava senza posa sopra un
palmo di melma mista a
neve disciolta, raggiungemmo Beaumetz nella notte. Una
brevissima sosta, e
poi di nuovo in marcia per Wailly, sulla linea del
fuoco. Ivi entrammo in una
trincea di comunicazione, guazzando nell’acqua
fangosa. Quella trincea era
lunga un miglio, e a noi parve interminabile. La melma
liquida ci giungeva al
ginocchio, mentre un nevischio ghiacciato ci
flagellava implacabilmente il
volto, assiderandoci fino al midollo delle ossa.
Finalmente giungemmo sulla
linea del fuoco, dove sostituimmo un battaglione
francese. Ci ritrovammo
nella più pessima delle trincee. Da molti mesi nessuno
l’aveva riparata. In
molti punti era franata, e non riparava più le nostre
teste dal fuoco nemico;
dovunque era trasformata in un truogolo di letame
liquido. Io e H. fummo
subito inviati a montare la guardia.
«Eravamo a tal segno sfiniti, che non ci rimaneva la
forza di maledire la
sorte. Il corpo era esausto, immolato,
assiderato fin nelle ossa dal nevischio
implacabile che ci flagellava; eravamo morti di fame e
privi di qualsiasi sorta
di cibi. Non avevamo mezzi per accendere il fuoco, né
marmitte per
rifocillarsi almeno con acqua calda. Non un pollice di
terreno asciutto sul
quale sederci, non un palmo quadrato di riparo sotto
il quale tacitare la fame
con una pipata. Io e H. fummo concordi nel riconoscere
che non avevamo
mai creduto possibile che potessero concentrarsi fino
a quel punto tutte le
sofferenze che possono infliggersi a una creatura
vivente. Eppure avevamo
già conosciuto molte notti di martirio inaudito.
«Trascorsero parecchie ore in quella orrenda
situazione, allorché
improvvisamente tutto mutò per me. Divenni
consapevole, certissimamente
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
105
consapevole, di trovarmi fuori del corpo. Riscontrai
che il mio Io reale,
cosciente, lo spirito - il nome non importa - erasi
totalmente liberato
dall’organismo corporeo, ed io contemplavo dal di
fuori quel misero corpo
vestito di grigio-verde il quale era stato il mio, ma
lo guardavo con perfetta
indifferenza poiché sebbene fossi consapevole che
quello era il mio corpo,
non esistevano più vincoli che mi unissero al suo
martirio, e lo guardavo
come se fosse appartenuto a un altro. Io sapevo che il
mio corpo doveva
soffrire in modo orribile; ma io, cioè lo spirito,
nulla risentivo.
«Finché rimasi in quella condizione dell’essere, a me
sembrava che
l’evento fosse naturale; solamente quando rientrai nel
corpo, mi convinsi di
essere passato per la più meravigliosa esperienza
della mia vita... Niente
potrà mai scuotere la mia intima, incrollabile
convinzione, nonché
cognizione, che - in quella notte d’inferno il mio
spirito si separò
temporaneamente dal corpo...».
A proposito di quest’ultima dichiarazione
dell’infelice protagonista del
pietoso episodio esposto, giova notare che in base
alla mia classificazione dei
fenomeni di bilocazione, si rileva che tutti coloro
che sono passati per la
solenne esperienza qui considerata, ne riportano
l’incrollabile convinzione di
avere assistito alla separazione del proprio spirito
dal corpo, e in
conseguenza ne ritraggono l’altrettanto incrollabile
certezza che lo spirito
sopravvive alla morte del corpo. E così essendo, è
razionale che si dimostrino
insofferenti di fronte alle affermazioni negativiste
dei rappresentanti della
scienza ufficiale, i quali non essendo mai passati per
la grande avventura di
trovarsi ad esistere con la propria personalità
cosciente, senziente e
intelligente, fuori del corpo, estranei al corpo, al
cospetto del corpo, non sono
in grado di formarsi un giusto concetto del valore
pratico e positivo di una
convinzione fondata sopra un’esperienza simile.
UN CASO PUBBLICATO DAL DR. EUGENIO OSTY
Il dottore Eugène Osty pubblicò e commentò nella Revue Métapsychique
(1930, pagg. 191-193) tre casi in tutto analoghi al
precedente, ma qui dovrò
limitarmi a riferire soltanto quello che presenta
maggiore interesse dal punto
di vista qui considerato. Si tratta di un episodio
inviato al prof. Richet dal
signor M. L. Hymans, in data giugno 1928. Quest’ultimo
riferisce:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
106
«Ritengo utile portare a vostra conoscenza un fenomeno
a me occorso a
due riprese, il quale sembra provare che la coscienza
può funzionare
indipendentemente dal cervello.
«Due volte, in condizioni di piena coscienza, ho visto
a distanza il mio
corpo inanimato, con la precisa sensazione che il
corpo stesso, in quel
momento, era un oggetto esteriore all’essere mio. Io
non intendo provarmi a
spiegare come mai io abbia potuto vedere senza gli
occhi; non faccio che
constatare un fatto.
«La prima volta che ciò avvenne, mi trovavo sul
seggiolone di un dentista.
Nel periodo in cui rimasi sotto l’azione del
cloroformio, ebbi la sensazione di
risvegliarmi e di sentirmi galleggiare in aria, vicino
al soffitto, di dove
contemplavo con immenso stupore il dentista intento a
curare la mia
dentatura, e a lui da fianco il cloroformizzatore che
mi sorvegliava. Vedevo il
mio corpo inanimato così distintamente come qualsiasi
oggetto nell’ambiente.
Tale esperienza ebbe la durata di pochi secondi;
perdetti conoscenza, e mi
ritrovai sul seggiolone pienamente sveglio, ma
conservando nitidissima
l’impressione di quanto erami occorso.
«La seconda volta mi trovavo a Londra, in un albergo.
Un mattino mi
risvegliai sofferente (ho una debolezza di cuore), e
poco dopo il risveglio
caddi in deliquio. Con mio grande stupore mi ritrovai
sospeso in aria
all’altezza del soffitto, di dove contemplavo con
terrore il mio corpo
inanimato, ad occhi chiusi. Tentai di rientrare nel
corpo, ma inutilmente, e mi
convinsi che dovevo essere morto. Riflettevo
sull’impressione che ne
avrebbero risentito i proprietari dell’albergo, sul
dolore dei miei familiari, sul
dispiacere degli amici. Mi domandavo se si sarebbe
giunti a ordinare
un’inchiesta giudiziaria intorno alla mia morte; ma
sopratutto mi
preoccupavo dei miei affari. Certissimamente io non
avevo perduto nulla
della mia memoria e della mia coscienza. Vedevo il mio
corpo inanimato
come un oggetto a parte, e contemplavo tristemente il
mio volto fatto livido.
Nondimeno mi avvidi che non potevo abbandonare la
camera; mi sentivo,
per così dire, incatenato sul posto, immobilizzato
nell’angolo in cui mi
trovavo.
«Dopo trascorsa un’ora o due, avvertii che si
picchiava alla porta (che
avevo chiusa a chiave); e ciò avvenne ripetutamente,
senza ch’io potessi dar
segni di vita. Poco dopo vidi comparire alla finestra
il portiere dell’albergo, il
quale vi era salito con una lunga scala. S’introdusse
nella camera, mi guardò
ansiosamente nel volto; poi aperse la porta. Subito
entrarono il gerente
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
107
dell’albergo con altri del personale; quindi giunse un
medico, e vidi ch’egli
scuoteva la mia testa, per poi chinarsi su di me,
ponendo l’orecchio sul mio
cuore, e infine introducendomi un cucchiaio in bocca.
In quel momento
perdetti conoscenza come spirito, risvegliandomi
subito nel mio letto. Da
notarsi che tale esperienza si prolungò per circa due
ore».
La narrazione esposta è teoricamente molto interessante;
sopratutto il
secondo episodio, in cui si riscontra il fatto
inconsueto dell’individuo
sdoppiato il quale rimane in tale stato, pienamente
cosciente di sé,
osservando quanto avviene intorno al suo corpo, per due ore consecutive. Il
che è teoricamente notevolissimo in quanto elimina
ogni possibilità di
sofisticare intorno alla fugacità delle impressioni
del genere. Questa volta
l’individuo sdoppiato rimase fuori del corpo, in piena
coscienza del proprio
stato, per due ore di seguito.
Da notare altresì l’osservazione del protagonista,
ch’egli sentiva di non
poter abbandonare la camera, come se fosse incatenato
sul posto; indizio
palese che s’egli non si avvide dell’esistenza di un
cordone fluidico che lo
vincolava al corpo, però non gli sfuggirono le
conseguenze inevitabili del
vincolo stesso.
Infine, noto ch’egli, come tanti altri, dalle proprie
esperienze ne trae la
logica deduzione che la coscienza può funzionare
indipendentemente dal
corpo.
Ciò rilevato, passo ad esporre e a commentare le
conclusioni a cui giunge il
dottore Osty a proposito dei casi da lui pubblicati;
conclusioni che
naturalmente fanno capo a una interpretazione
allucinatoria dei medesimi.
Egli premette:
«Chiunque sia ben deciso a non esorbitare dai limiti della psicologia
classica,
sarà tratto a presumere che i nostri tre visionari, durante la crisi
allucinatoria in cui videro se stessi, abbiano avuto
anche una percezione di
quanto avveniva intorno ad essi, con la conseguenza
che la loro
immaginazione abbia fatto un sol blocco dell’allucinazione
e della realtà,
conferendo al tutto un’apparente omogeneità... E’
lecito inoltre domandarsi
se in casi simili non entri in lizza anche un fenomeno
di visione telepatica
delle persone e dell’ambiente, il che spiegherebbe
come avvenga che di
conserva con l’allucinazione di vedere se stessi, si aggiunga il fenomeno
supernormale della consapevolezza di quanto avviene...
Ed altre spiegazioni
ancora possono concepirsi, compresa quella che
dovrebbe formularsi a norma
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
108
della psicologia classica, che, cioè, quando i
fenomeni della visione di se
stessi raggiungono
il grado estremo assunto negli episodi citati, risultino
probabilmente delle semplici creazioni
dell’immaginazione, per quanto
involontarie; o, in altri termini, delle meravigliose
illusioni e nulla più» (Ivi,
p, 196-7).
Così il dottor Osty, il quale - come tutti sanno - è
un poderoso e geniale
indagatore delle facoltà supernormali subcoscienti, ed
egli ha contribuito più
di qualsiasi altro a dilucidare il formidabile
problema della chiaroveggenza
nel passato, nel presente e nel futuro. Nondimeno in
questa circostanza in cui
si tratta di fenomeni di bilocazione, si direbbe
ch’egli più non si trovi in
ambiente metapsichico di sua competenza. Noto ch’egli
comincia osservando
che chiunque sia ben deciso a non esorbitare dai
limiti della psicologia
classica, sarà tratto a ragionare come lui ragiona; e
tale suo punto di partenza,
per quanto piuttosto imprudente e poco saggio, può
servirgli di attenuante
per la inconsueta superficialità delle sue
argomentazioni; tutte puramente
gratuite, in quanto da una parte sono destituite di
qualsiasi base sperimentale
che le giustifichi, mentre dall’altra, non tengono
conto di numerose
circostanze di estrinsecazione che le rendono
insostenibili ed assurde. Così
dicasi, ad esempio, per la circostanza dei fantasmi
bilocati al letto di morte,
visti simultaneamente o successivamente da parecchie
persone, nonché per
l’altra circostanza delle descrizioni
particolareggiate dei veggenti intorno al
fenomeno osservato, descrizioni che risultano
identiche in tutti i tempi, e per
mezzo a qualsiasi popolo: civile, barbaro, selvaggio.
Ciò posto, deve riconoscersi che nei limiti misoneisti
ch’egli s’impone
volontariamente, non poteva far altro che argomentare
a vuoto come ha fatto.
Il che non impedisce ad un critico di osservargli come
al riguardo dei
fenomeni di bilocazione egli ragiona alla guisa di un
psicologo il quale tutto
ignorando in metapsichica, pronunciasse giudizio
intorno ai fenomeni
telepatici, classificandoli in massa tra i fenomeni
allucinatori; nel qual caso il
dottore Osty osserverebbe ch’egli ha torto, in quanto
la metapsichica
dimostra che di conserva alle visioni patologiche di
fantasmi inesistenti, si
realizzano visioni veridiche di fantasmi di viventi,
le quali si denominano
visioni telepatiche. Sennonché quando a sua volta il
dottore Osty si trova a
discutere intorno ai fenomeni di bilocazione, da lui
non conosciuti, commette
la non lieve imprudenza di cascare nel medesimo
errore, dimenticando il
precetto fondamentale di qualsiasi indagine
scientifica, in base al quale non
deve pronunciarsi giudizio intorno a un dato ordine di
fenomeni, se prima
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
109
non si è compiuto un laborioso processo di analisi
comparata il quale
comprenda tutta la graduazione fenomenica con cui si
estrinsecano; il che
significa che nel caso nostro egli avrebbe dovuto
cominciare dai casi delle
sensazioni d’integrità negli amputati, per finire a
quelli importantissimi delle
visioni collettive e successive dei
fantasmi sdoppiati dei morenti; nelle quali
contingenze, egli non avrebbe certo asserito che i
fenomeni in causa erano in
massa dilucidabili con la teoria allucinatoria nelle
sue molteplici forme.
In altri termini: il dottore Osty rinnova l’errore in
cui cadde il sommo
Lavoisier a proposito degli areoliti, quando
sentenziò: «Pietre in cielo non ve
ne sono, quindi non ne possono cadere».
Ed egli rinnova l’errore in cui cadde il sommo
filosofo Erberto Spencer a
proposito di telepatia, quando osservò: «Siccome non
possono esistere
fantasmi di cappelli e di bastoni, risulta chiaro e
indubitabile che i così detti
fantasmi telepatici sono in massa allucinazioni
patologiche».
E il dottore Osty, a sua volta, viene in sostanza a
concludere come segue:
«Siccome non possono esistere fenomeni di bilocazione,
perchè sarebbero in
disaccordo con la psicologia classica, risulta chiaro
e indubitabile che le così
dette visioni di se stessi, risultano in massa delle
allucinazioni patologiche».
Risulta invece chiaro e indubitabile che per chiunque
non abbia la mente
obnubilata dai preconcetti di scuola, dovrebbe bastare
la classificazione da
me pubblicata sui casi di tal natura, per dimostrare
sulla base dei fatti che i
fenomeni di bilocazione esistono, così come in cielo
esistevano delle pietre, e
così come in terra appariscono fantasmi telepatici. Ne
consegue che il dottore
Osty dovrebbe riconoscere di avere incappato in una
solenne imprudenza
esprimendosi nella guisa che ha fatto, così come vi
erano cascati i due
eminenti personaggi nominati.
E’ IL CASO OCCORSO ALL’ING. GIUSEPPE COSTA
Costretto dai limiti di spazio, riferisco un solo
esempio in cui il fantasma
sdoppiato comincia ad esercitare le facoltà di senso
supernormali.
L’amico mio, ingegnere: Giuseppe Costa, nel suo
interessantissimo libro
Di là dalla Vita (pag. 18), narra il seguente episodio a lui medesimo occorso:
«... Era una notte afosa di un torrido giugno, durante
il quale mi preparavo
intensamente agli esami di licenza liceale... Per
quanto io fossi sorretto da una
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
110
indomabile volontà di resistere alla fatica opprimente
che travagliava la mia
mente, avevo dovuto soggiacere, completamente
estenuato, ad un imperioso
bisogno di riposo e mi ero abbattuto svenuto, più che
addormentato, sul letto,
senza spegnere la lampada a petrolio che continuava ad
ardere sul tavolino
da notte. Un movimento incomposto delle braccia,
probabilmente, fece
rovesciare, tra il tavolino e il letto, la lampada che
non si spense, ma sviluppò
un fumo densissimo, per una durata sufficiente a
riempire la stanza di una
nerissima nube di gas acri e pesanti. L’atmosfera
diveniva sempre più
irrespirabile e probabilmente il mio corpo sarebbe
stato trovato esamine, la
mattina seguente, se uno strano fenomeno non si fosse
verificato. Io ho avuto
la sensazione netta e precisa di trovarmi col solo mio
Io pensante, nel mezzo
della stanza, separato completamente dal corpo, che continuava a giacere nel
letto. Vedevo, se pure è lecito chiamare con tale nome
la sensazione che
provavo, le cose a me intorno come se una radiazione
visiva penetrasse
attraverso le molecole degli oggetti sui quali
soffermavo la mia attenzione,
come se la materia si dissolvesse al contatto del
pensiero...
«Vedevo il mio corpo perfettamente riconoscibile nei
suoi particolari, nel
suo profilo, nella mia figura, ma coi fasci venosi e
nervosi vibranti come un
formicolio luminoso... La stanza si trovava immersa
nell’oscurità più
completa, poiché la fiamma della lampada rovesciata
non arrivava a
diffondere la luce al di là del tubo annerito; ma pure
io vedevo gli oggetti o
meglio i loro contorni quasi fosforescenti,
dileguarsi, al pari delle stesse
pareti, al concentrarsi della mia attenzione, lasciandomi
scorgere nello stesso
modo gli oggetti delle stanze attigue. Il mio Io
pensante era senza peso, o, per
meglio dire, senza l’impressione della forza di
gravità e della nozione di
volume o di massa. Non ero più un corpo, poiché il mio
corpo giaceva inerte
sul letto: ero come l’espressione tangibile di un
pensiero, di una astrazione,
capace di trasferirsi in qualsiasi parte della terra,
del mare, del cielo, più
rapido del baleno, nello stesso istante che ne avessi
formulata la volontà, e
quindi senza neppure la nozione del tempo e dello
spazio.
«Se io dicessi: mi sentivo libero, leggero, etereo,
non esprimerei neppure
lontanamente la sensazione che io provavo in quel
momento di liberazione
sconfinata. Ma non era un’impressione gradita; mi
sentivo quasi preso da
un’angoscia inesprimibile, dalla quale intuivo che
avrei potuto liberarmi solo
liberando il mio corpo materiale da quella situazione
che l’opprimeva. Volli
quindi risollevare la lampada ed aprire la finestra,
ma con azione materiale
che non riuscivo a compiere, come non riuscivo a
muovere gli arti del mio
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
111
corpo che mi sembrava dovesse muoversi col soffio
della mia volontà
spirituale. Pensai allora a mia madre che dormiva
nella stanza accanto. La
vedevo perfettamente riposante sul letto; ma il suo
corpo, a differenza del
mio, sembrava emanare una luminosità, una
fosforescenza radiante. Mi
sembrò non esservi bisogno di uno sforzo qualsiasi per
obbligarla ad
avvicinarsi al mio corpo. La vidi scendere precipitosamente
dal letto, correre
alla finestra ed aprirla, come se attuasse l’ultimo
pensiero da me concepito
prima di chiamarla; uscire poi dalla stanza, girare
nel corridoio, entrare
dall’uscio ed avvicinarsi a tastoni e cogli occhi
sbarrati al mio corpo. Sembrò
che il suo contatto avesse la facoltà di far rientrare
nel corpo il mio Io
spirituale; e mi trovai desto, colla gola arsa, colle
tempia che mi martellavano,
col respiro affannoso, col cuore che sembrava
scoppiarmi nel petto.
«Posso assicurare il lettore che fino a quel momento
io non avevo letto e
neppur udito parlare di teorie spiritiche, di fenomeni
di bilocazione, di
sdoppiamenti d’anima e di corpo. Mi erano ignoti
completamente gli
esperimenti medianici e le sedute di spiritismo, e
posso quindi escludere in
modo assoluto che si trattasse di un fenomeno di
suggestione. Neppure
poteva trattarsi di un sogno, per l’enorme differenza
di sensazioni superstiti
nel ricordo delle immagini destate dal sogno e quelle
troppo dissimili nella
loro ricezione sensitiva che avevo presenti in quel
momento. Infatti non
riscontravo in tale ricordo quella nebulosità, quella
indistinta sensazione tra
la chimera e la realtà che rivestono le impressioni di
sogno; perchè anzi mai
ebbi la sensazione di esistere in realtà, come nel
momento in cui m’ero
sentito separato dal corpo. Mia madre, da me interrogata, poco dopo
l’avvenimento, mi confermò di aver prima aperta la
finestra della sua stanza
come se essa stessa si sentisse soffocare, prima di
correre in mio aiuto. Ora il
fatto di aver veduto questo suo gesto attraverso le pareti, mentre giacevo
inanimato nel letto, escludeva senz’altro l’ipotesi dell’allucinazione o
dell’incubo durante un sonno avvenuto in circostanze
fisiologiche
eccezionali.
«Escluse pertanto le ipotesi della suggestione, del
sogno, dell’allucinazione
e dell’incubo, non mi restava altra logica deduzione
che supporre che il mio
Io pensante avesse agito fuori del corpo; ed in tali
condizioni, dotato di
facoltà trascendentali, avesse potuto scorgere al di
là dei muri e chiamare
presso il mio corpo mia madre affinché mi porgesse
aiuto. Io avrei avuto in
tal caso la prova più evidente che la mia anima si era staccata dal mio corpo
durante la sua esistenza corporale; io avrei avuto, insomma, la prova
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
112
dell’esistenza dell’anima ed anche della sua
immortalità; poiché se era vero
che si fosse liberata, sotto l’influenza di
circostanze speciali, dell’involucro
materiale del corpo, agendo e pensando all’infuori di
esso, a maggior ragione
dovrebbe ritrovare alla morte la pienezza della sua
libertà e la liberazione da
qualunque vincolo della materia».
L’episodio esposto è in modo particolare interessante,
e ciò in quanto il
protagonista, amico mio, è persona coltissima, ed anzi
un vero uomo di
scienza; dimodoché egli è pervenuto a descrivere
minuziosamente le proprie
impressioni con rara penetrazione analitica,
presentando agli studiosi un
quadro plenario ed altamente suggestivo delle
sensazioni provate durante le
condizioni di sdoppiamento. Ogni periodo descritto
dello stato in cui si
trovava riveste valore metapsichico; a cominciare
dall’osservazione che la sua
visione spirituale «penetrava attraverso le molecole
degli oggetti come se la
materia si dissolvesse al contatto del pensiero»,
rendendo per lui evidente ciò
che significano le odierne scoperte scientifiche circa
l’immaterialità della
materia. Notevole altresì il fenomeno di alloscopia,
in forza del quale egli
scorgeva a distanza l’interno del proprio corpo coi
fasci nervosi vibranti come
un formicolio luminoso. Da notarsi che scorgendo
attraverso il muro la
propria madre immersa nel sonno, egli rileva una
circostanza interessante, ed
è che il corpo di sua madre emanava una fosforescenza
irradiante, laddove il
proprio corpo nulla irradiava, e ciò evidentemente
perchè la vitalità e lo
spirito erano temporaneamente esulati dal corpo. Da
notarsi infine l’efficacia
suggestiva della sensazione provata «di sentirsi
libero, leggero, etereo, come
l’espressione tangibile di un pensiero, di
un’astrazione, capace di trasferirsi in
qualunque parte della terra, del mare, del cielo, più
rapido del baleno, con un
atto di volontà».
Da un altro punto di vista giova rilevare il fatto
ch’egli pervenne a
telepatizzare il proprio pensiero alla madre, in modo
da svegliarla, ed
ottenere che venisse in suo soccorso, salvandosi da
certa morte.
Osservo in ultimo che in questo caso come in tanti
altri, l’evento occorso
trae il protagonista alla convinzione incrollabile di
avere assistito «al distacco
della propria anima dal corpo», e in conseguenza lo
induce alla certezza
dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito umano.
Tale concordanza di
opinioni è a tal segno razionale e legittima da
sembrare quasi superfluo il
segnalarla ancora; tuttavia mette conto d’insistervi,
in vista dei numerosi
negatori in buona fede della sopravvivenza, e
sopratutto per l’efficacia che
acquista l’opinione cumulativa di coloro che avendo
personalmente assistito
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
113
alla separazione del proprio spirito dal corpo, sono
in fondo i soli competenti
a giudicarne; non già gli uomini di scienza che dalla
loro cattedra sentenziano
gratuitamente che il tutto deve considerarsi un
complesso di obbiettivazioni
allucinatorie determinate dai perturbamenti della
cenestesia.
* * *
Sempre per non esorbitare dall’indole del presente
lavoro, il quale consiste
in una sintesi delle mie indagini in tema di animismo,
tralascio di riferire
esempi in cui il fantasma sdoppiato di un vivente
immerso nel sonno, è
percepito da terzi a deambulare in altra sede alla
guisa dei fantasmi
infestatori; e tralascio di farlo in quanto il valore
teorico dei casi in discorso
appare ancora discutibile, potendosi essi spiegare più
o meno verosimilmente
con l’ipotesi telepatica, per quanto esistano esempi
in cui si rilevano
particolari inconciliabili con l’ipotesi stessa, ma il
discuterne ci condurrebbe
lontano, mentre per la tesi qui considerata non è
necessario valersi dei casi di
tal natura.
Passo pertanto a riferire qualche esempio di un’altra
categoria, la quale è
anche quella in cui si adunano più numerosi i casi di
bilocazione, mentre in
pari tempo è anche la più importante, poiché si tratta
dei fenomeni di
sdoppiamento fluidico al letto di morte quali vengono
osservati dai sensitivi,
e ben sovente da persone che non possono considerarsi
tali. Come già si fece
osservare, tutti descrivono le medesime fasi di
estrinsecazione fenomenica,
per quanto la grande maggioranza dei percipienti non
siasi mai occupata di
ricerche psichiche, e ignori che analoghe esperienze
siano occorse ad altri;
circostanza quest’ultima che costituisce già di per sé
un’ottima presunzione
in favore della realtà obiettiva dei fenomeni
osservati, tenuto conto che certe
peculiarità complesse, nonché difficilmente
immaginabili, speciali
all’estrinsecazione dei fenomeni in esame, non
potrebbero spiegarsi con
l’ipotesi delle fortuite coincidenze combinatesi
identiche centinaia di volte. Si
aggiunga inoltre che un buon numero di casi del genere
furono osservati
collettivamente e successivamente da parecchie
persone, ciò che concorre
efficacemente a dimostrarne la natura positivamente
obiettiva.
Riferisco anzitutto un esempio ricavato da un gruppo
di casi in cui lo
sdoppiamento risulta d’ordine incipiente e rudimentale,
e viene osservato
collettivamente e successivamente da parecchie
persone; circostanza
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
114
quest’ultima che assume un alto valore probativo nel
senso dell’obiettività
del fenomeno. Noto che i casi di tal natura risultano
sommamente istruttivi in
quanto rappresentano la fase iniziale dei fenomeni di
bilocazione al letto di
morte; per cui si assiste alla fuoruscita di sostanza
fluidica allo stato diffuso
dal corpo carnale, la quale, dopo ripetute
fluttuazioni in causa di
riassorbimenti parziali da parte dell’organismo (e ciò
in corrispondenza con
le fluttuazioni della vitalità nell’infermo), finisce
per integrarsi in un corpo
eterico vivente ed animato col sopraggiungere dell’ora
suprema.
Ne deriva che i casi d’ordine incipiente non rivestono
minore importanza
degli altri in cui lo sdoppiamento è completo, giacché
valgono ad
ammaestrarci intorno alle fasi iniziali con cui si
determina il grandioso
fenomeno nell’ora suprema del distacco finale e del
corpo eterico. Già si
comprende che per valutarne tutta l’importanza e
ricavarne i dovuti
ammaestramenti occorrerebbe analizzare e comparare un
numero adeguato
di casi, che qui non è possibile riportare.
CASO DI BILOCAZIONE AL LETTO DI MORTE OSSERVATO DA OTTO PERCIPIENTI
Ricavo dal Light (1922, pag. 182) l’episodio che
segue, in cui i percipienti
furono otto.
Miss Dorothy Monk invia al direttore del Light -
Mr. David Gow - la
seguente relazione di ciò che avvenne al letto di
morte della propria madre,
morte avvenuta il giorno 2 gennaio 1922.
«Nel nostro ambiente familiare fummo testimoni di un
fenomeno
straordinario al letto di morte della mamma adorata;
morte avvenuta il
giorno 2 di gennaio. Tale fenomeno impressionò
grandemente tutti; per cui
domando ansiosamente schiarimenti in proposito
all’esperienza vostra.
«Dopo lunga malattia, aggravata da un attacco
d’influenza gastrica, nostra
madre venne a morire per debolezza di cuore...
Nell’ultimo giorno di vita,
essa erasi dimostrata penosamente agitata, e a misura
che la sera s’inoltrava,
ripetutamente pronunciava i nomi del padre suo, della
madre, delle tre
sorelle, ed anche di un nostro fratellino il quale era
morto prima della mia
nascita... Rimanemmo a vegliarla tutta la notte, ed
eravamo in otto: nostro
padre, un fratello e sei sorelle... Sull’imbrunire
avevamo cominciato a
scorgere delle brillanti luci azzurrognole vaganti per
la camera, le quali si
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
115
accostavano sovente all’inferma. Noi le scorgevamo per
qualche secondo
appena, e per lo più eravamo in due a scorgerle. Io
vigilavo attentamente, e
per tre volte sopra quattro ebbi ad avvertire che
quando ne scorgevo una
daccanto alla mamma, quest’ultima si agitava e si
sforzava di parlare, ma era
già in condizioni di non poterlo fare. Più tardi, io e
tre sorelle avvertimmo
simultaneamente una luminosità colorita in blu-malva
soprastante il di lei
corpo, la quale andò gradatamente intensificandosi
fino a trasformarsi in uno
smagliante color porpora a tal segno denso da impedire
quasi di scorgere il di
lei volto; e quella luminosità si diffondeva su tutto
il letto come nebbia
purpurea, insinuandosi più densa entro le pieghe del
copriletto. Una o due
volte la mamma spostò le braccia, e quella luminosità
colorata ne seguì il
movimento.
«Tale spettacolo parve a noi tutti meraviglioso;
per cui chiamammo le due
sorelle assenti, allo scopo di accertare se
scorgessero a loro volta il fenomeno;
e infatti così fu. Inoltre una tra queste scorse una
colonna grigia passare tra
due sedie. Era alta tre piedi, ed era scivolata giù
dal letto. Io sedevo in quel
punto, ma nulla vidi... In quel momento si trovava
presente anche una
vecchia amica della mamma, la quale disse di non
vedere la nebulosità
purpurea concludendone
che i nostri occhi erano stanchi dal lungo vegliare e
bisognosi di riposo. Noi attirammo la di lei
attenzione sulle brillanti
luminosità circolari che in quel momento si vedevano
sui guanciali, ed essa
disse di scorgerle, ma osservò che probabilmente erano
i riflessi del fuoco nel
camino, o della fiamma del gas. Ponemmo subito un
riparo contro le due
sorgenti di luce, ma i circoli luminosi rimasero.
Allora essa girò attorno per la
camera rovesciando contro il muro i quadri e le
fotografie incorniciate, e
rivolgendo da un’altra parte lo specchio, ma ciò non
fece differenza, e le luci
continuarono a brillare. Infine, essa pose le mani sui
circoli luminosi, senza
oscurarli menomamente. Dopo quest’ultima prova, essa
sedette, e più non
parlò.
«Più tardi ancora nella serata, le due sorelle che avevano
in precedenza
visto la colonna fumosa grigiastra, si voltarono
simultaneamente da quella
parte, esclamando di scorgerla nuovamente. Ed anche
questa volta io nulla
vidi; ma esse invece avevano visto indubbiamente,
poiché le loro descrizioni
concordavano in tutto. La sorella che l’aveva
osservata par la prima, ora
scorgeva una grossa luce blu in forma globulare posata
sul capo della
mamma, ma nessuno dei presenti la vide. Essa aggiunse
che nell’interno della
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
116
medesima si osservava un vibrare intenso; poi annunciò
che era divenuta
vivacemente purpurea; dopo di che erasi dileguata alla
sua vista.
«Verso le ore sette, l’inferma, in condizioni
comatose, aperse la bocca; e da
quel momento noi tutti osservammo una densa nubecola
bianca che si
adunava al di sopra del suo capo, allungandosi fino
alla testata del letto.
Fuoriusciva dal capo, ma si condensava maggiormente
dal lato opposto del
letto. Stava sospesa in aria come una densa nube di
fumo bianco, che talvolta
appariva così opaca da impedirci di vedere la
spalliera del letto; ma variava
continuamente di densità, per quanto non ci
accorgessimo quasi che in quella
nubecola esistesse un movimento. Con me si trovavano
altre cinque sorelle, e
tutte vedevano distintamente il fenomeno
straordinario. Giunsero quindi mio
fratello e mio cognato, che a loro volta poterono
osservarlo come noi. Una
luminosità colorata in blu rischiarava l’ambiente, e a
tratti scattavano vivide
scintille di luce azzurrognola.
«Osservammo che la mandibola inferiore della moribonda
aveva
continuato ad aprirsi lentamente. Per alcune ore non
vi furono variazioni
notevoli nel fenomeno, fatta eccezione di un’aureola
di raggi luminosi
giallognoli intorno al capo della morente. Contammo
sette di tali raggi, i quali
variavano continuamente per la lunghezza, che si
estendeva dai dodici ai
venti pollici. Verso la mezzanotte tutto si dissipò,
per quanto la mamma non
sia morta che poco dopo le sette del mattino. Alle ore
sei e un quarto del
mattino stesso, una mia sorella che stava prendendo
riposo in altra camera,
udì una voce che le sussurrò: “Ancora un’ora di vita!
Ancora un’ora!“. Si alzò
impressionata, e venne ad assistere agli ultimi
momenti della mamma, la
quale effettivamente esalò l’ultimo respiro un’ora e
due minuti dopo che mia
sorella aveva udito la voce premonitoria... Noi
rendiamo grazie a Dio il quale
volle concederci di assistere alla dipartita di
un’anima, togliendo alle nostre
lacrime l’amarezza di un addio senza ritorno».
FIRMATA: DOROTHY MONK
Non v’è chi non vegga quanto importante, quanto
suggestivo risulti
l’episodio esposto dal punto di vista metapsichico,
come anche da quello
spiritualista. E ciò tanto più che dal lato probativo
appare invulnerabile, visto
che risulta di data recentissima, che venne
immediatamente riferito dai
percipienti, e che il direttore del Light -
Mr. David Gow - si recò a casa della
relatrice per discutere coi testimoni dei fatti,
riportandone la migliore delle
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
117
impressioni circa la capacità di osservatori degli
otto percipienti, i quali si
trovavano ancora sotto l’impressione incancellabile di
avere assistito alla
dipartita di un’anima.
Dal punto di vista dell’obiettività delle complesse
manifestazioni occorse,
non può sorgere dubbio di sorta, visto che la fase
finale delle manifestazioni
stesse: quella, cioè, maggiormente importante, venne
osservata
collettivamente da tutti i presenti.
Le altre precedenti e svariate manifestazioni, furono
a loro volta percepite
collettivamente, per quanto non sempre da tutti, e due
tra esse risultarono
decisamente elettive. Il che dovrebbe significare che
le manifestazioni
osservate collettivamente risultavano emanazioni
ectoplasmiche, e in
conseguenza visibili ad occhi normali, laddove l’apparizione
di una colonna
fumosa grigiastra percepibile soltanto a due persone,
e il globo luminoso
percepibile a una persona sola, risultavano di natura
qualitativamente
diversa, e in conseguenza percepibili unicamente ad
occhi di sensitivi.
Conformemente dovrebbe inferirsene che il fenomeno
della colonna fumosa
alta tre piedi, e l’altro di un globo luminoso
soprastante il capo della degente,
dovessero rappresentare l’esteriorazione incipienti
del corpo eterico e del
corpo mentale dell’inferma, non ancora integrati e
fusi in un unico fantasma.
Noto in proposito che nelle mie classificazioni sono
registrati parecchi casi in
cui, al momento della morte, gli astanti videro
fuoriuscire dal capo del
morente un globo luminoso che rapidamente erasi
innalzato sparendo
attraverso il soffitto, mentre è risaputo che il
dottor Baraduc pervenne a
fotografare l’apparizione analoga di un globo luminoso
al letto di morte della
propria moglie.
Da un altro punto di vista, osservo che le brillanti
luci azzurrognole
vaganti per la camera, le quali si accostavano sovente
alla moribonda, che se
ne dimostrava consapevole, agitandosi e sforzandosi a
parlare,
presumibilmente avevano origine estrinseca; vale a
dire che ciò che per le
sensitive veggenti erano brillanti luci azzurrognole,
per la morente
risultavano le forme spirituali dei parenti defunti;
ciò che conferirebbe un
significato alla circostanza della morente che
profferiva insistentemente i
nomi del padre, della madre, delle sorelle e di un
figliuoletto morto in fasce,
mentre si presterebbe a spiegare l’altro incidente
occorso a una sorella della
relatrice, la quale aveva udito una voce sussurrarle
il preannuncio veridico:
«Ancora un’ora di vita! Ancora un’ora!».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
118
Noto che tale interpretazione circa la vera natura
delle luci azzurrognole
vaganti, concorderebbe con quanto avveniva con William
Stainton Moses, in
cui ciò che per gli sperimentatori erano colonne
luminose vaganti per
l’ambiente, risultavano per il medium le forme spirituali
perfettamente
conformate dei propri spiriti-guida.
Rimarrebbe da risolvere una perplessità vertente sulla
fase finale delle
manifestazioni occorse, in cui l’esteriorazione
fluidica dopo avere persistito a
svolgersi per cinque ore di seguito, si dileguò
istantaneamente, mentre
l’inferma rimase in vita per sette ore ancora. Perché,
dunque, il fenomeno non
rimase percepibile fino all’istante della morte? - Mi
pare che a tal proposito ci
si potrebbe richiamare a quanto feci osservare in
precedenza circa la
probabilità che le manifestazioni di tal natura
risultino percepibili ad occhi
normali solo allorquando di conserva all’essenza
sublimata del corpo eterico
in via di esteriorarsi, si sprigionino dal corpo
somatico fluidi d’ordine fisico
(ectoplasma). Nel qual caso dovrebbe inferirsene che
se il fenomeno erasi
dissipato sette ore prima della morte dell’inferma,
ciò dovrebbe spiegarsi
presupponendo che con la totale emersione del corpo
eterico, fosse cessata
l’irradiazione di fluidi vitali; da ciò la sparizione
del fenomeno per occhi
normali, mentre il corpo eterico pienamente
costituito, soprastante al corpo
somatico, sarebbe rimasto sul posto, ma percepibile
soltanto ad occhi di
sensitivi o di medium.
Comunque sia di ciò, le perplessità inerenti alle
modalità con cui si
estrinsecano i fenomeni di bilocazione, non hanno
nulla di comune col
quesito vertente sulla realtà obiettiva dei fenomeni
stessi; e qualora si
classifichino, si analizzino, si comparino tutte le
modalità svariate con cui si
estrinsecano i fenomeni in esame, a cominciare dal
fenomeno eloquentissimo
delle sensazioni d’integrità negli amputati, per
finire ai casi dei veggenti che
assistono alla reintegrazione ed alla dipartita di un
corpo eterico perfetto,
vitalizzato ed animato, nonché assistito da entità di
defunti che
apparentemente intervengono a tale scopo al letto dei
morenti: qualora - dico
- si abbia l’accortezza scientifica di giudicare in
base al complesso dei fatti,
allora le perplessità che rimangono da risolvere
perdono ogni valore teorico
in senso neutralizzante; per cui si è tratti
ugualmente a inferirne, sulla base
dei fatti, che già da ora si conosce quanto basta
intorno ai fenomeni di
bilocazione per concludere senza tema di errare
ch’essi bastano da soli a
dimostrare sperimentalmente l’esistenza e la
sopravvivenza dello spirito
umano.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
119
Così stando le cose, il caso qui considerato dovrebbe
offrire tema di
riflessioni profonde non solo ai cultori delle
ricerche psichiche, ma altresì ai
psicologi, ai fisiologi ed ai filosofi. Chiunque,
invero, legga l’episodio in
discorso e possegga coltura adeguata e senso
filosofico sufficiente per avere
provato qualche volta l’imperioso bisogno di
soffermarsi a meditare sul
mistero dell’essere, non potrà non arrestarsi a
riflettere sullo spiraglio di luce
che i fenomeni qui considerati diffondono sulle
tenebre che avvolgono il
divenire umano. Chiunque, insomma, possegga un
intelletto immune da
preconcetti di scuola, non potrebbe non riconoscere
che ci si trova al cospetto
di fatti accertati, i quali promettono in un non
lontano avvenire di fornirci la
chiave di volta per compenetrare il grande enigma.
Giorno verrà che tutti lo
comprenderanno; e da quel giorno avrà principio un
nuovo ciclo glorioso per
l’evoluzione sociale morale, spirituale del genere
umano.
BILOCAZIONE CON PERCEZIONE COLLETTIVA E SUCCESSIVA DEL FANTASMA
In base a quanto si fece osservare a proposito del
caso esposto, in cui tutti i
presenti percepirono collettivamente le manifestazioni
finali di un fenomeno
di bilocazione incipiente, e ciò, presumibilmente, in
quanto i processi di
esteriorazione del corpo eterico si accompagnavano ad
emissioni di fluidi
vitali percepibili ad occhi normali; in base a ciò,
dovrebbe inferirsene che le
percezioni del corpo eterico pienamente costituito, vivente e animato,
nonché depurato da qualsiasi emanazione
ectoplasmica, dovrebbero
risultare estremamente rare sotto forma collettiva. E
infatti così è: nelle mie
classificazioni non si rinvengono che quattro casi del
genere osservati
collettivamente da due o tre persone; per cui, dato
l’esiguo numero dei
percipienti, potrebbe anche presumersi che tutti
fossero dei sensitivi.
E per soprappiù, si tratta di casi ch’io preferisco
non utilizzare in questo
lavoro di sintesi, poiché si tratta di narrazioni
esposte con insufficienza di
dati.
Mi risolvo pertanto a riportare un caso di percezione
collettiva di un
fenomeno di bilocazione realizzatosi qualche giorno
prima della morte del
degente. Ne deriva che si tratterebbe ancora di un
fenomeno di
sdoppiamento spontaneo e transitorio di persona
vivente; non già
dell’emissione finale di quelle emanazioni
vitalizzanti dell’organismo umano
le quali concorrono alla estrinsecazione permanente
del corpo eterico.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
120
Una differenza esiste tra i due ordini di fenomeni,
ma, in fondo, è più
teorica che pratica.
Tolgo il caso dalle Annales des Sciences Psychiques (1891, pagg. 193-203),
ed è un episodio che nulla lascia a desiderare dal
punto di vista della
documentazione. I percipienti
furono tre, e tutti e tre
fornirono
indipendentemente le loro relazioni. Mi limito a
riportare quella del
principale percipiente, il quale è il dottore in
medicina. M. Isnard, amico
personale del dottor Dariex, direttore della rivista
citata. Egli scrive:
«Si era nell’anno 1878, ed io abitavo con mia madre e
le due sorelle, in rue
Jacob, 28.
«Mia madre, gravemente inferma, si trovava a letto da
quattro mesi. Nella
sera del nove gennaio, sentendosi alquanto migliorata,
essa manifestò il
desiderio di assistere, da letto, alla cena di
famiglia. Arrivò un amico - il
signor Menon - il quale accettò l’invito di cenare con
noi...
«Il tempo era brumoso, e l’aria assolutamente calma.
Sedemmo a tavola
verso le ore 9 e mezza, conversando degli argomenti
del giorno, con l’animo
libero da qualsiasi preoccupazione, tanto più che
nostra madre aveva detto di
sentirsi bene. Ma la conversazione animata parve
alfine affaticare nostra
madre, che ci pregò di chiudere la porta, desiderando
riposare. Noi ne
accostammo i battenti, e continuammo a conversare a
voce bassa.
«D’un tratto la porta del corridoio si spalancò,
simultaneamente i due
battenti della porta di mia madre urtarono con
fracasso l’uno contro l’altro,
per indi spalancarsi, mentre si udiva il muggire
lamentoso di un vento
inesistente. Rimasi stupito: un colpo di vento con
tutte le finestre chiuse?
Come darsene ragione? Guardai verso la camera materna,
e scorsi un
fantasma sulla soglia, inquadrato dai cortinaggi che
guarnivano la porta. Era
l’ombra di una donna piccola, ricurva, col capo chino,
le braccia incrociate sul
petto. Una sorta di velo grigio e spesso le celava il
volto: si sarebbe detta una
monaca. S’inoltrò lentamente nella sala, scivolando
sul pavimento,
conservando sempre la medesima attitudine; ma il suo
volto non era
discernibile. Mi passò d’accanto dirigendosi all’altra
porta, penetrò nel
corridoio, ed ivi, in quella penombra, disparve. Un
secondo colpo di vento si
sollevò, chiudendo entrambe le porte. Il fenomeno si
svolse in breve tempo.
«Ciò ch’io provai non era paura, ma un sentimento di
perplessità solenne,
condivisa dagli altri. Tutti e tre avevamo visto il
medesimo fantasma ma
nessuno osava aprir bocca. Mia sorella pareva molto
impressionata, e l’amico
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
121
Menon si rivolse a lei dicendo: “Non è nulla, si
calmi. E’ stato un giuoco di
ombre”. -Mia sorella mormorò: “Conobbi una famiglia
russa, i cui membri
affermavano che quando un’ombra esce dalla camera
di un infermo, egli
morrà nel giorno stesso, o in brevissimo tempo”.
«Mia sorella si alzò, accorrendo al capezzale della
mamma, e noi
rimanemmo muti allibiti ai nostri posti.
«Mia sorella minore era in quel momento occupata
altrove. Quando
ritornò, le raccontai l’occorso; ciò che l’impressionò
grandemente.
«Quando il mio amico si alzò per andarsene, io gli
tenni dietro. Rientrando
poco dopo, trovai le sorelle al capezzale della mamma,
Mi dissero ch’essa
aveva avuto una crisi di sofferenze; e infatti la
trovai molto abbattuta,
debolissima, appena capace di rispondere con voce
fioca alle mie domande.
«Ciò che al di d’oggi mi stupisce, è il fatto che noi
tre che avevamo visto,
evitavamo tutti di parlarne, per quanto il nostro
pensiero fosse ossessionato
da quanto era occorso. I giorni che seguirono furono
dei più tristi, e le
condizioni dell’inferma andavano sempre aggravandosi.
«Una settimana dopo, io mi trovavo solo con mia madre.
Essa erasi alzata,
e stava adagiata in un seggiolone, nella sala da
pranzo. Le mie sorelle erano
uscite... Mia madre si alzò, e fui colpito dal suo
atteggiamento. Era la
riproduzione esatta dell’atteggiamento assunto dal
fantasma da noi visto:
piccola, ricurva, a capo chino, si avanzò lentamente
verso la porta del
corridoio. Uno scialle le copriva le spalle e la
testa; il di lei volto non si
scorgeva, e le di lei braccia erano incrociate sul
petto!
«Il 26 gennaio, alle ore 9 e mezza, mia madre moriva.
«Questi i fatti; rinuncio a darmene ragione».
FIRMATO: DOTTORE M. ISNARD - Boulevard Arago, 15
Seguono nel testo le altre due relazioni; entrambe
molto interessanti, ma
troppo lunghe per essere qui riportate. Mi limito a
ricavarne i brani che si
riferiscono all’apparizione del fantasma sdoppiato
dell’inferma.
La sorella maggiore scrive:
«... La porta del corridoio, chiusa con la semplice
maniglia, si spalancò con
violenza, mentre i due battenti della porta a vetrate
della camera materna, si
urtarono con fracasso. Sorpresa per questo colpo di
vento con tempo
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
122
assolutamente calmo, guardai verso la porta della
camera materna, e con
immenso stupore, vidi sulla soglia un’ombra di donna
che staccandosi dai
cortinaggi scivolava senza fretta nella direzione del
corridoio. La vedevo
vagamente in principio, più nettamente dopo, quando si
profilò sul muro.
Giunta all’angolo formato in quel punto dalle pareti,
si avanzò nella sala,
dirigendosi sempre verso il corridoio. A questo punto
la sua figura risaltò
nitidissima sullo sfondo bianco della porta aperta; la
vidi in modo preciso,
distintissimo. Era proprio il fantasma di una donna,
più sostanziale che
trasparente; ma in pari tempo mi apparve disfatta come
talvolta avviene per
le nubi. Era piccola, ricurva, con la testa bassa e le
braccia incrociate sul petto.
Dall’insieme del suo atteggiamento traspariva un non
so che di raccolto e di
rassegnato. La testa e le spalle erano coperte da una
sorta di velo grigiastro,
color cenere, che impediva di distinguerne le
sembianze. Si sarebbe detta una
monaca. Entrò nel corridoio, vi s’inoltrò e disparve
nell’oscurità. Un secondo
colpo di vento, meno violento del primo, chiuse la
porta dietro di essa,
mentre l’altra della camera materna si chiuse
simultaneamente, senza
rumore...».
Il signor Menon-Cornuet scrive:
«... Vidi un’ombra scivolare dalla porta della camera
in cui giaceva
l’inferma, all’altra porta che riuniva la sala al
rimanente dell’appartamento.
Essa in tal guisa aveva compiuto la traversata di un
angolo della camera.
Quell’ombra di donna era alquanto al di sotto della
statura normale, portava
un fitto velo sul volto, alla guisa di certi ordini di
monache, e teneva la testa
bassa... Mi apparve meno distinta a misura che
avanzava, e quando giunse
sulla soglia dell’altra porta, disparve. Si sarebbe
detto che fosse scomparsa
attraverso il pavimento. In quell’istante, le due
porte, che già si erano
bruscamente e simultaneamente aperte per lasciar
passare il fantasma, si
rinchiusero altrettanto bruscamente e simultaneamente,
non appena il
fantasma disparve, producendo un rumore abbastanza
forte...».
Nei suoi commenti, il dottor Dariex procede
all’analisi penetrante delle tre
relazioni fornite dai percipienti; dopo di che,
conclude in questi termini:
«Io insisto su questo punto, che, cioè, il modo
lievemente diverso in cui il
fantasma è stato visto dai tre testimoni corrisponde
alla posizione occupata
dai testimoni stessi in rapporto al tragitto percorso
dal fantasma; per cui un
tale fatto si risolve in favore dell’obiettività del
fantasma.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
123
«Comunque non oso concludere affermando che il
fantasma fosse
effettivamente obiettivo, e che i tre percipienti
abbiano visto il doppio
fluidico dell’inferma. Tuttavia ritengo dover
segnalare alla meditazione dei
competenti le seguenti proposizioni:
1° - Un fenomeno imprevisto quanto strano fu osservato
simultaneamente,
in guisa identica e complementare, dalle tre persone
presenti, la cui
attenzione fu attratta sul fenomeno da un colpo di
vento inesistente;
2° - Subito dopo la signorina Isnard accorse al letto
dell’inferma, e la trovò
immersa in sonno profondo;
3° - Il fantasma scorto somigliava all’inferma e ne
riproduceva
l’atteggiamento e l’andatura;
4° - Subito dopo l’inferma si senti assai male; le sue
condizioni si
aggravarono progressivamente, e moriva qualche giorno
dopo;
5° - E’ impossibile che un’ombra proiettata da qualche
luminosità esteriore,
abbia potuto percorrere il tratto seguito dal
fantasma;
6° - Il colpo di vento che richiamò l’attenzione dei
presenti, provocando
l’apertura della porta per cui doveva passare il
fantasma, si produsse con
tempo calmo, e quando tutte le finestre erano chiuse.
D’altra parte i testimoni
non avvertirono affatto che l’aria fosse agitata
allorché intesero il muggito
lamentoso di un vento inesistente...».
Così il dottor Dariex; e a me sembra che in base alle
argomentazioni
assennate e misurate di un metapsichicista circospetto
qual egli era, debba
considerarsi dimostrato che si trattava effettivamente
dello sdoppiamento del
corpo eterico dell’inferma reso percepibile ad occhi
normali perchè saturato
di sostanza ectoplasmica. Al qual proposito giova
tener conto della
circostanza molto suggestiva delle due porte che si
spalancarono prima del
passaggio del fantasma, per indi rinchiudersi
altrettanto spontaneamente non
appena erasi svolto il fenomeno; quasi che ciò
avvenisse al fine di permettere
il transito a un fantasma abbastanza sostanziale per
non poter passare
attraverso il legno delle porte, come d’ordinario
avviene nei casi di
apparizioni puramente fluidiche.
Noto inoltre che il fatto dello spalancarsi delle
porte, sottintende
un’intenzionalità dirigente l’estrinsecarsi della
manifestazione, mentre la
forma apparsa e l’atteggiamento assunto dalla
medesima, l’uno e l’altro
riproducenti esattamente la forma e l’atteggiamento in
cui si sarebbe
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
124
presentata al figlio la di lei madre alcuni giorni
dopo, conferisce alla
manifestazione il valore di premonizione di morte per
l’inferma. Nel quale
caso acquista un significato anche la circostanza del
fantasma apparso velato,
quasi che si volesse evitare d’impressionare
eccessivamente i figli circa
l’evento di morte che loro sovrastava, ma unicamente
di predisporveli
suscitando in essi uno stato di trepidanza benefica
intesa ad attenuarne le
dolorose conseguenze; il che, come è noto, risulta una
caratteristica comune a
una gran parte delle premonizioni di morte.
Sennonché, a questo punto sorge il formidabile
interrogativo: «Se è vero, -
come indubbiamente è vero - che tutti i particolari
con cui si svolse il caso in
esame, concorrono a far presumere un’intenzionalità
dirigente la
manifestazione occorsa, allora a chi attribuirne la
genesi? Alla subcoscienza
dell’inferma? All’intervento dei defunti? Chi lo sa!».
Infine, a proposito del fantasma sdoppiato il quale
apparve vestito,
osservo che tale circostanza non deve imbarazzare il
criterio di chi legge,
poiché ciò è quanto si realizza nelle esperienze di
fotografia del pensiero, in
cui apparisce sulla lastra fotografica l’oggetto a cui
pensa intensamente lo
sperimentatore; e ben sovente, non si richiede affatto
che quest’ultimo abbia il
proposito d’impressionare la lastra col proprio
pensiero, purché si tratti di
alcunché di abitudinario nell’esistenza giornaliera
del sensitivo che posa
dinanzi all’apparecchio, in guisa che tale alcunché
esista - per così dire -
presente sulla soglia della di lui coscienza. Così, ad
esempio, nella mia
monografia: Pensiero e Volontà, forze plasticizzanti e organizzanti, (*) io
riferisco il caso classico di Miss Scatcherd, la quale
pregata dal rev.
arcidiacono Colley a volersi lasciar fotografare, essa
vi acconsenti di buon
grado, ma nel momento della posa, ricordando di
trovarsi in abiti casalinghi,
pensò come sarebbe stato più conveniente se avesse
indossato una sua
elegante camicetta ornata di pizzi. Orbene: nella
fotografia, l’ombra della
camicetta desiderata apparve sovrapposta a quella da
lei effettivamente
indossata. Il rev. in parola pubblicò tale fotografia
sulla rivista Light (1913,
pag. 350), nella quale appare distintissimo il disegno
diafano della camicetta
inesistente.
Non dimentichiamo pertanto che il pensiero è una forza
plasticizzante e
organizzante; ciò che spiega il fenomeno, in apparenza
imbarazzante, dei
fantasmi dei viventi e dei defunti, i quali
appariscono costantemente vestiti, o
avvolti in bianchi paludamenti; e ciò per il semplice
fatto di pensarsi vestiti.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
125
(*) Pensiero e Volontà, forze plasticizzanti e
organizzanti, Verona, Editrice
«Luce e Ombra», 1967, p. 190, L. 1.800.
* * *
I casi di bilocazione analoghi agli esposti, in cui vi
è percezione collettiva o
successiva del fantasma, dimostrano in guisa
incontestabile che in tesi
generale, la spiegazione allucinatoria dei medesimi
deve escludersi. Dico in
«tesi generale», poiché nessuno contesta che possano
darsi presunti casi del
genere i quali risultino invece semplici allucinazioni
germogliate in soggetti
predisposti; casi che nondimeno risulteranno
immancabilmente d’ordine
individuale e
mai collettivo. Ricordo che i professori Charles Richet ed
Enrico Morselli, entrambi fisiologi e psichiatri di
fama mondiale,
dichiararono esplicitamente nelle loro opere che non
esistono esempi di
allucinazioni collettive determinate da un fenomeno di
trasmissione del
pensiero da
parte dell’individuo allucinato; laddove invece si realizzano
qualche volta allucinazioni collettive per suggestione verbale (il che è
infinitamente diverso), come avviene tra le folle
fanatizzate per contagio
mistico. E basti di ciò.
Avendo pertanto adeguatamente dimostrato la mia tesi,
sia con gli esempi
d’ordine collettivo, sia con le prove cumulative quali
emergono dalle
concordanze esistenti tra le varie modalità con cui si
estrinsecano i fenomeni
in esame, passo a riferire alcuni esempi che per loro
natura non sono
convalidabili, trattandosi di manifestazioni al letto
di morte osservate e
descritte da un solo veggente. Come già feci rilevare,
i casi delle visioni del
corpo eterico liberato dal corpo carnale, e pronto
all’ascesa nelle sfere
spirituali, equivalgono alle visioni congeneri di
spiriti disincarnati
propriamente detti, e in conseguenza sono
esclusivamente riservate ad occhi
di sensitivi o di medium; dal che ne consegue che
risultano rarissimi i casi del
genere d’ordine collettivo. Nondimeno, anche se
osservati da un solo
veggente, essi appariscono meritevoli di studio in
quanto derivano la loro
convalidazione da ottime prove indirette, quali
sarebbero le visioni collettive
e successive di casi analoghi d’ordine incipiente, o
la impressionante
concordanza tra le descrizioni dei veggenti in
questione, e quelle dei
percipienti in tutti gli altri gruppi di
manifestazioni congeneri, quali si
estrinsecano poco tempo prima della morte, o nel sonno
fisiologico, ipnotico,
medianico, o negli altri stati transitori di
menomazione vitale, specialmente
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
126
nel deliquio e nella narcosi. Tutte prove indirette
che nella monografia che
qui riassumo, furono da me fornite in misura adeguata.
Ciò spiegato, passo a riferire alcuni esempi di
quest’ultima interessante
categoria di manifestazioni, le quali sono anche
relativamente frequenti;
dimodoché chiunque si proponga di applicare alle
medesime i processi
dell’analisi comparata, si troverà a disporre di abbondante
materiale di
studio, dal quale emerge un’ultima eloquente prova
indiretta in
dimostrazione della loro esistenza obiettiva.
FENOMENO DI BILOCAZIONE OCCORSO DURANTE LA MORTE DEL PADRE DEL REV.
W. STAINTON MOSES
Nell’episodio seguente un sensitivo di primissimo
ordine assiste alla
progressiva, ma spesse volte intermittente e
regressiva emissione della
essenza spirituale costituente il corpo eterico, fino
alla totale creazione del
medesimo, con percezione di entità di defunti accorsi
ad accogliere il nuovo
arrivato in ambiente spirituale.
Il relatore-percipiente è il rev. William Stainton
Moses, e il fenomeno
occorse al letto di morte del di lui padre. Il Moses
ne pubblicò subito dopo la
relazione sulla rivista Light (9
luglio, 1887), della quale egli era il direttore.
Egli scrive:
«Di recente e per la prima volta in vita mia, ebbi
occasione di studiare i
processi di transizione dello spirito. Tante cose
appresi da siffatte esperienze,
che mi lusingo riuscire utile ad altri narrando quanto
vidi... Si trattava di un
prossimo parente, vecchio di quasi ottant’anni, il
quale avviavasi alla tomba
senza esservi tratto da speciali infermità... Mi ero
avvisto da certi sintomi, in
apparenza insignificanti, che la sua fine era
prossima, ed ero accorso a
compiere l’ultimo triste mio dovere...
«Per ausilio dei miei sensi spirituali io potevo
discernere come intorno al
suo corpo e al di sopra di esso si venisse adunando
l’aura luminosa con cui lo
spirito deve foggiarsi un corpo spirituale; ed
avvertivo com’essa
gradatamente aumentasse in volume e densità, per
quanto soggiacesse a
variazioni continue in più o in meno, a seconda delle
oscillazioni subite dalla
vitalità del morente. Per tal guisa mi fu dato
rilevare come talvolta un lieve
alimento ingerito, o un influsso magnetico scaturito
da persona avvicinatasi
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
127
all’infermo avessero per effetto di ravvivare
temporaneamente quel corpo
richiamando indietro lo spirito. Conseguentemente
quell’aura appariva in
continua funzione di flusso e di riflusso. Assistetti
all’identico processo per
dodici giorni e dodici notti, e sebbene già nel
settimo giorno il corpo
mostrasse segni palesi dell’imminente dissoluzione,
quel meraviglioso
fluttuare della vitalità spirituale in via di esteriorarsi
persisteva immutato.
Per converso, aveva mutato la colorazione dell’aura,
che inoltre andava
assumendo forme di più in più definite a misura che
per lo spirito si
avvicinava l’ora della liberazione. Solamente
ventiquattr’ore prima della
morte, allorché il corpo giaceva inerte con le mani
conserte sul petto, vidi
apparire forme di spiriti-custodi, i quali si
avvicinarono al morente e senza
sforzo alcuno sottrassero lo spirito a quel corpo
esausto.
«Contemporaneamente i familiari dichiararono che quel
corpo era morto.
Poteva darsi che così fosse; infatti il polso e il
cuore non davano segni di vita,
né lo specchio si appannava per alito; eppure i
cordoni magnetici
avvincevano ancora lo spirito al cadavere, e rimasero
al posto per 38 ore. Io
ritengo che se in tale periodo si fossero realizzate
condizioni favorevoli, ed
avesse agito sul cadavere una volontà potente, si
sarebbe potuto richiamare lo
spirito nel corpo. Non sarebbe forse occorsa in tali
circostanze la risurrezione
di Lazzaro? ... Allorché finalmente i cordoni fluidici
s’infransero, le
sembianze del defunto su cui leggevansi le sofferenze
patite, si rasserenarono
completamente assumendo un’espressione ineffabile di
pace e di riposo».
Il caso citato è soprattutto interessante in quanto
per esso si assiste a tutte
le fasi per cui passerebbe il processo di sdoppiamento
del corpo eterico dal
corpo carnale, fino alla perfetta formazione del
primo, con successiva visione
di entità di defunti accorsi ad assistere lo spirito
neonato.
Notevole la circostanza dei cordoni magnetici i quali
tennero avvinto il
corpo eterico al corpo somatico per 38 ore dopo
avvenuta la morte
dell’infermo; circostanza piuttosto rara nelle
descrizioni dei veggenti, i quali
assistono quasi sempre al dissiparsi del cordone
fluidico non appena
avvenuto il decesso. Nei pochi casi da me raccolti in
cui il vincolo magnetico
aveva persistito più o meno a lungo, uno se ne rileva
occorso in paese
tropicale (Isola di Cuba), in cui il veggente aveva
scorto il cordone fluidico
per quasi tre giorni, scongiurando i parenti a non
tumulare la salma, la quale
rimase incorrotta fino a quando il sensitivo vide
dissiparsi il cordone fluidico;
momento in cui si manifestò rapidamente lo sfacelo
nella salma stessa.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
128
DUE CASI DI BILOCAZIONE OSSERVATI DA JOY SNELL
Riferisco altri due casi del genere, ch’io tolgo da un
aureo libricino
intitolato: The Ministry of Angel,
del quale è autrice Mrs. Joy Snell: una
sensitiva di
educazione e coltura superiori, che un rovescio di fortuna
costrinse a guadagnarsi la vita esercitando la
professione di infermiera.
Orbene: è altamente suggestivo il fatto che questa
sensitiva ebbe
costantemente ad osservare, per un ventennio, il
fenomeno dell’esteriorarsi
del corpo eterico al letto di morte dei numerosi
infermi assistiti, fenomeno
che sempre si combinava a visioni di spiriti di
defunti accorsi ad assistere
nell’ora suprema i loro parenti od amici.
Il caso di Joy Snell è siffattamente importante per le
sue conseguenze
teoriche, che ritengo necessario riportare qui le
parole del professore
Haraldur Nielsson, il quale conobbe personalmente
l’autrice. Egli scrive:
«Uno dei più bei libri ch’io abbia mai letti è stato
scritto da una distinta
signora inglese chiaroveggente, e reca il titolo: The Ministry of Angel.
Questa signora si chiama Mrs. Joy Snell, e fu
chiaroveggente fin dalla prima
infanzia, senza aver mai fatta professione di
medium... Io non mi sono
contentato di leggere il suo libro; mi recai a
trovarla a Londra, e la sua
conoscenza fu per me apportatrice di grande conforto e
di vera felicità
spirituale. Se io dovessi designare le due persone che
ai dì nostri io considero
come degne di essere chiamate gli apostoli di Gesù,
non esiterei a indicare
Mrs. Joy Snell e il rev. Vale Owen. In tutta la mia
vita non mi avvenne mai
d’incontrarmi in due veri discepoli di Cristo quali
essi sono; mai mi occorse
di trovarmi a contatto con una regola di vita così
esemplare, così semplice,
con la capacità di amare tutto ciò che vive sulla
terra. La loro amicizia è
quanto la vita mi offerse di più magnifico». (Prof.
Haraldur Nielsson: Mes
Espériences Personnelles en Spiritualime
Expérimental; pag. 167).
Ciò premesso riferisco questo primo caso ricavato dal
libro in discorso, in
cui si contiene la prima manifestazione del genere cui
ebbe ad assistere Mrs.
Joy Snell al letto di morte di una cara amica; il che
avvenne parecchi anni
prima di dedicarsi alla professione d’infermiera,
poiché - come fece osservare
il professore Nielsson - la predetta signora era una
chiaroveggente nata. Essa
scrive:
«Una notte mi svegliai di soprassalto da un sonno
profondo, trovando la
camera illuminata, per quanto non vi fossero lumi, e
scorgendo a me da lato il
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
129
fantasma della diletta amica Maggie, che così mi parlò: “Ho
un segreto da
comunicarti. Io so che mi rimangono pochi giorni di
vita. Desidero che tu
rimanga con me fino all’ultimo istante, e che tu
conforti la mamma dopo la
mia dipartita”. - Prima che mi fossi sufficientemente
rimessa dalla paura e
dallo stupore provati alla vista del fantasma, questo
svanì, e la luce andò
lentamente spegnendosi.
«Una settimana dopo mi si mandò a chiamare dalla
famiglia dell’amica
mia. Trovai Maggie sofferente per un raffreddore senza
febbre, ma nulla
eravi di preoccupante nelle di lei condizioni, e la
malata era ben lungi
dall’avere presentimenti di morte. Appariva evidente
com’essa non
conservasse ricordo della visita a me fatta in
ispirito. E’ questo un mistero che
io non so spiegarmi, tanto più che nel corso della mia
vita io ebbi numerose
apparizioni di viventi, i quali mi parlarono e ai
quali parlai; ed ebbi
costantemente ad accertarmi com’essi non conservassero
ricordo di avere
comunicato con me...
«Mi trovavo a casa di Maggie da tre o quattro giorni,
allorché una sera fu
colta improvvisamente da una crisi tremenda, e spirò
nelle mie braccia prima
che il dottore avesse il tempo di sopraggiungere.
«Era quello il primo caso di morte cui avevo
assistito. Non appena il suo
cuore cessò di battere io vidi distintamente un
alcunché di simile a vapore
che si sprigiona da una pentola in ebollizione,
elevarsi dal corpo di lei,
arrestarsi a breve distanza dalla salma, e condensarsi
in una forma in tutto
identica a quella dell’amica mia. Tale forma, dapprima
incerta nei contorni,
andò gradatamente delineandosi, fino a divenire
perfettamente distinta. Era
avvolta in una sorta di candido velo dai riflessi
perlacei, sotto al quale
risaltavano chiaramente le forme. Il volto era quello
dell’amica mia, ma
glorificato, e senza traccia degli spasimi che
l’avevano torturato nell’agonia.
«Quando più tardi divenni infermiera, vocazione nella
quale perseverai
per un ventennio, io ebbi ad assistere a numerosi
eventi di morte, e
immediatamente dopo il decesso, ebbi costantemente ad
osservare il
condensarsi della forma eterica al di sopra della
salma; forma sempre identica
a quella da cui emanava, e che non sì tosto erasi
condensata, dileguavasi alla
mia vista». (Ivi, pagg. 15-16).
Nel caso esposto è notevole il fatto che il fenomeno
di bilocazione al letto
di morte, fu preceduto da un altro fenomeno di
bilocazione durante il sonno.
Non credo che si possa sostenere che in quest’ultimo
caso si trattasse di un
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
130
fenomeno di apparizione telepatica, visto che colei
che si manifestò rivolse la
parola all’amica percipiente, e ciò allo scopo di
preannunciarle la propria
morte imminente, con preghiera di assisterla nell’ora
del trapasso.
Passando a citare un secondo esempio ricavato dal
medesimo libro, noto
che negli svariati episodi del genere che ivi si
succedono, la relatrice non
s’indugia più a descrivere minuziosamente i fenomeni
di sdoppiamento
fluidico da lei osservati, e per lei divenuti a tal
segno familiari da non
apparire più meravigliosi. Si limita pertanto ad
accennarvi fugacemente, e
solo le apparizioni dei defunti al letto di morte la
interessano sempre. Tale
risulta l’esempio che segue.
La relatrice scrive:
«Mi trovavo al letto di morte della signorina L...,
una graziosa giovinetta
diciassettenne, la quale era amica mia. Si spegneva
per consunzione e senza
sofferenze; ma l’estremo languore del corpo la rendeva
anche moralmente
stanca e desiderosa dell’eterno riposo.
«Quando giunse per lei l’ora suprema, io scorsi che
due forme spirituali le
stavano accanto, l’una a destra e l’altra a sinistra
del letto. Non mi ero avvista
che fossero entrate; e quando divennero a me visibili,
erano già disposte ai
lati della morente; ma io le vedevo distinte quanto le
persone viventi. Io
denominai tali radiose entità col titolo di angeli, e
d’ora innanzi le chiamerò
così. Riconobbi subito in quelle forme angeliche due
giovinette, le quali erano
state in vita le migliori amiche dell’inferma, ed
erano morte da un anno,
entrambe all’età medesima di lei.
«Un istante prima che apparissero, la morente aveva
esclamato: “Si è fatto
improvvisamente oscuro; io non vedo più nulla”. - Ciò
nonostante essa vide e
riconobbe subito le angiolette amiche. Un sorriso di
gioia suprema illuminò il
di lei volto, e stendendo loro le mani, esclamò
lietamente: “Siete venute a
prendermi? Ne sono felicissima, perchè mi sento
stanca”.
«E mentre la morente porgeva le mani alle angiolette,
queste facevano
altrettanto; l’una stringendo la destra, l’altra la
sinistra di lei. I loro volti erano
atteggiati a un sorriso più dolce ancora di quello che
irradiava dal volto della
morente nell’esultanza di presto ritrovare il riposo
cui anelava. Essa non
parlò più, ma continuò a tenere per circa un minuto le
braccia protese in alto,
con le sue strette in quelle delle amiche defunte;
mentre non cessava un sol
momento dal contemplarle con espressione di giubilo
infinito. A un dato
momento le amiche abbandonarono le di lei mani, che
ricaddero
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
131
pesantemente sul letto. La morente emise un sospiro,
come se si accingesse a
prendere sonno, e dopo brevi istanti lo spirito di lei
esulava per sempre dal
corpo; ma sul di lei volto rimase impresso il dolce
sorriso che l’aveva
illuminato quando scorse a sé daccanto le amiche
defunte. Queste si
trattennero ancora al capezzale di lei per il tempo
necessario onde il di lei
corpo eterico si ricostituisse al di sopra della
salma. Ciò avvenuto, esse
presero in mezzo lo spirito neonato, il quale appariva
identico ad esse;
dimodoché io scorgevo nella camera tre angeli, anziché
due. Subito dopo
s’innalzarono dileguandosi» (Ivi,
pagg. 37-39).
* * *
E qui pongo termine alla citazione di esempi intesi ad
illustrare le
graduazioni con cui si estrinsecano i fenomeni qui
considerati, avendo io
riportato casi appartenenti alle cinque categorie in
cui si suddivide la mia
monografia sui fenomeni di bilocazione.
Il riassunto di un lungo lavoro analitico riveste
sempre una speciale utilità
pratica, in quanto condensa in breve spazio la
sostanza migliore di una
laboriosa fatica di analisi comparata, con ciò facendo
emergere con evidenza
efficace le graduatorie fenomeniche che condussero
l’autore alle conclusioni
propugnate.
Mi lusingo pertanto che le conclusioni emergenti dal
presente riassunto
abbiano convinto i lettori sulla realtà obiettiva dei
fenomeni di bilocazione. E
qualora ciò fosse, allora io avrei raggiunto lo scopo
che mi ero prefisso,
giacché una volta d’accordo su ciò, allora le
conseguenze teoriche che ne
derivano conducono direttamente, necessariamente a
dover postulare
l’esistenza e la sopravvivenza dello spirito umano.
Così stando le cose, non mi rimane che rafforzare
ulteriormente le
conclusioni raggiunte citando le opinioni dei
competenti in proposito, e
sintetizzando quanto si venne esponendo.
Rilevo pertanto che i processi dell’analisi comparata
mi condussero a
conclusioni le quali concordano mirabilmente con
quelle a cui pervenne il
notissimo e prudentissimo metapsichicista
nord-americano Hereward
Carrington, il quale nell’introduzione al libro
interessante di Sylvan
Muldoon: The Projection of the Astral Body, così si esprime:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
132
«Può asserirsi, con notevole sicurezza di non errare,
che le prove
dell’esistenza di alcunché di analogo al corpo astrale
si andarono
costantemente accumulando in forza delle indagini
psichiche odierne, e che
queste prove risultino ormai fortissime. E’ quasi
superfluo il rilevare che se
tali prove fossero accolte per sufficienti, con ciò si
perverrebbe a spiegare un
gran numero di fenomeni supernormali altrimenti
inesplicabili; quali, ad
esempio, le case infestate, le apparizioni di fantasmi
visti collettivamente o
successivamente da parecchie persone, le fotografie
trascendentali, la
chiaroveggenza in genere, ecc. - Ed ove poi si
accogliesse la presunzione
palese che il corpo astrale fosse in date circostanze
capace di muovere o
modificare la materia, allora si spiegherebbero
altresì i picchi medianici, la
telecinesia, i fenomeni di poltergeist, ed altri
fenomeni fisici di natura
analoga. Insomma, una volta riconosciuta l’esistenza
di un corpo astrale
esteriorizzabile, un fascio di luce rivelatrice si
proietterebbe sulle
manifestazioni metapsichiche, tanto fisiche che
psichiche» (Ivi, p. XIX-XX).
E’ forza convenire che le osservazioni esposte
appariscono a tal segno
evidenti che nessun metapsichicista potrebbe pensare a
contestarle, mentre
equivalgono quasi a dimostrare la necessità teorica di
postulare l’esistenza di
un corpo astrale nell’uomo, se si vuole interpretare
una gran parte dei
fenomeni supernormali. Ciò posto, mi affretto a
riconoscere che siccome agli
uomini di scienza incombe una non lieve responsabilità
morale
corrispondente alla loro autorità quali rappresentanti
ufficiali delle
cognizioni acquisite con l’indagine sperimentale, essi
hanno il dovere di
procedere con estrema cautela prima di pronunciarsi
definitivamente intorno
alla natura di manifestazioni supernormali le quali
sovvertirebbero
l’orientamento dominante in ambiente scientifico. Il
che fa sì che un uomo di
scienza potrà essere personalmente convinto circa la
genesi presumibile di un
dato ordine di fenomeni metapsichici, pur astenendosi
prudentemente dal
dichiararlo allorché ne discute ufficialmente.
E qui si affaccia il quesito: al fine di riconoscere
ufficialmente per acquisiti
alla scienza anche i fenomeni di bilocazione, che cosa
si richiederebbe? -
Semplicemente questo, che la realtà dei fenomeni di
sdoppiamento del corpo
eterico venga dimostrata per ausilio di prove sperimentali
in qualche guisa
tangibili. E molteplici appariscono i metodi
sperimentali con cui raggiungere
lo scopo, metodi quasi tutti già tentati, sebbene con
procedimenti scientifici
ben sovente manchevoli. Nondimeno tra le prove
sperimentali conseguite se
ne annoverano talune meritevoli di attenzione, le
quali inducono a bene
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
133
auspicare per l’avvenire di siffatte ricerche. Così,
ad esempio, si ottennero
fotografie di doppi, tra le quali notevoli quelle
conseguite dal capitano Volpi
in Italia, dai professori Istrati e Hasdeu in Romania,
dal rev. William Stainton
Moses a Londra, dal colonnello De Rochas e dal
Durville a Parigi; come pure
si ottennero fotografie di emanazioni più o meno
fantomatiche al letto di
morte dal dottore Baraduc, il quale ebbe la forza
d’animo di attendere egli
stesso al doloroso compito di fotografare la moglie e
il figlio all’istante della
morte; mentre si sarebbero conseguiti sperimentalmente
fenomeni di
sdoppiamento mediante l’ipnotismo dai citati De Rochas
e Durville.
Quest’ultimo sarebbe anche arrivato ad ottenere la
fluorescenza di una carta
indotta di apposite sostanze, introducendola nel punto
dello spazio in cui la
sonnambula localizzava il doppio di altra persona
lontana giacente per la
circostanza in condizioni ipnotiche. Si citano inoltre
esempi di doppi i quali
pervennero a manifestare la loro presenza provocando
effetti fisici, e con
l’Eusapia Paladino si ottennero a distanza - e questa
volta il fatto è
indubitabile - impronte del di lei volto esteriorato;
vale a dire, del di lei corpo
eterico sdoppiato e materializzato. Sulla autenticità
di questi ultimi fenomeni
non è più lecito accampar dubbi, per cui dovrebbero
legittimamente
considerarsi per acquisiti alla scienza; il che dal
punto di vista teorico, non è
dir poco. In merito alle altre modalità sperimentali
sopra enumerate è forza
convenire come in parte possano invalidarsi per
insufficienza di particolari, o
interpretarsi con le ipotesi della suggestione,
dell’autosuggestione, della
fotografia del pensiero. Così dicendo, io non intendo
affermare che gli
accennati motivi di dubbiezza risultino fondati, ma
semplicemente che si
richiedono metodi d’indagine più rigorosi per
raggiungere al riguardo la
certezza scientifica.
Meritano nondimeno di venir segnalate le notissime
esperienze del
colonnello De Rochas e del Durville, perchè condotte
con metodo
rigorosamente scientifico da uomini pienamente edotti
sulle difficoltà inerenti
a tali ricerche. Ecco in riassunto in che consistevano
gli esperimenti del De
Rochas.
Come è noto, egli pervenne a ottenere il fenomeno dell’esteriorizzazione
della sensibilità nei propri soggetti mediante i consueti processi
ipnoticomagnetici,
fenomeno che vieppiù si andava accentuando a misura
che si
prolungavano i processi stessi, fino a quando gli
strati concentrici della
sensibilità esteriorata venivano per così dire a
polarizzarsi a destra ed a
sinistra del soggetto, che li scorgeva in forma di due
colonne fluidiche
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
134
luminose diversamente colorate, colonne che finivano
per avvicinarsi,
riunirsi, fondersi e formare una sorta di fantasma il
quale ripeteva
sincronicamente ogni movenza del soggetto; e
l’esistenza di tale fantasma
poteva inferirsi con una certa sicurezza dal fatto che
se nel punto in cui
veniva localizzato dal soggetto si eseguivano atti
prensili e di pigiamento a
sua insaputa, o se anche accidentalmente taluno
attraversava quella zona, il
soggetto avvertiva tosto delle corrispondenti
sensazioni di contatto o di
dolore. Inoltre, accadde una volta che avendo il
soggetto in sonno portato a
caso lo sguardo su di uno specchio posto di fronte,
ebbe l’illusione di vedere
a sé dinanzi un altro fantasma identico a quello
scorto a sé da lato, fantasma
che risultò l’immagine riflessa del suo doppio.
Un’altra volta, infine, il
fenomeno si realizzò non cercato, con l’Eusapia
Paladino, che il De Rochas
aveva ipnotizzato con intendimenti diversi. Egli
scrive: «Giunsi rapidamente
a portarla agli stadi profondi dell’ipnosi, e allora
essa con suo grande stupore,
vide apparire alla sua destra un fantasma di color
blu. Le chiesi se quel
fantasma fosse John. No - essa rispose - ma è di
questa sostanza che si serve
John». Risposta quest’ultima che il De Rochas non si
aspettava, e che risulta
altamente suggestiva ed istruttiva.
Quanto si viene esponendo si riferisce a quelle prove
d’ordine tangibile, le
quali, da un punto di vista rigorosamente scientifico,
si richiederebbero onde
accogliere per dimostrata l’esistenza dei fenomeni di
bilocazione; tuttavia il
riconoscere un tal fatto non significa svalutare la
legittimità altrettanto
concludente delle prove sperimentali conseguite coi
metodi scientifici
dell’analisi comparata e della convergenza delle
prove. Al qual proposito
aggiungo che conforme ai metodi d’indagine scientifica
non dovrebbe mai
dimenticarsi la massima che ne costituisce la base, ed
è che le conclusioni
d’ordine generale non debbono mai fondarsi sopra un
gruppo di fenomeni
considerati isolatamente, bensì sul complesso intero
delle varietà dei
fenomeni appartenenti alla medesima classe.
Osservo che nel caso nostro non è superfluo il
ricordare tale massima
elementare di ogni indagine scientifica, poiché è
questo l’errore in cui cadono
troppo sovente gli oppositori dell’ipotesi spiritica.
Ora, nel caso nostro, non
appena si sottopone ai processi scientifici in
discorso un numero adeguato di
casi di bilocazione in cui siano rappresentate tutte
le graduazioni con cui si
estrinseca il fenomeno indagato, allora non può
sorgere dubbio
sull’obiettività del fenomeno stesso; e ciò - si noti
bene - anche all’infuori
delle prove d’ordine concreto sopra enumerate; vale a
dire che senza di esse
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
135
si perviene ugualmente ad escludere le ipotesi
onirica, suggestiva,
autosuggestiva, allucinatoria, e l’altra della
fotografia del pensiero, le quali
costituiscono il gruppo delle ipotesi opponibili ai
fenomeni del genere. E tali
conclusioni emergono indubitabili dalle seguenti
considerazioni:
In primo luogo, perchè le graduazioni diverse con cui
si estrinsecano i
fenomeni di bilocazione, si completano a vicenda, e si
convalidano
mirabilmente tra di loro. Infatti nella mia monografia
sui fenomeni in
discorso io prendo le mosse dalle così dette
sensazioni d’integrità negli
amputati, in cui talvolta il senso dell’integrità
dell’arto mancante è a tal segno
reale che se si distrae l’attenzione dell’amputato,
questi avverte ugualmente
la sensazione che l’arto inesistente avrebbe dovuto
risentire se vi fosse; e nel
capitolo stesso, io riporto un caso recente in cui
l’arto mancante venne
ingegnosamente fotografato per ausilio di uno
spettroscopio che proiettava il
fascio luminoso sopra uno schermo, nel quale anziché
rigature, apparvero
forme di mani e di arti fluidici. Passo quindi a
considerare i casi di
sdoppiamento incipiente nei colpiti da emiplegia, i
quali scorgono a se vicino,
dal lato paralizzato, una sezione longitudinale del
fantasma di sé medesimi e
affermano ch’essa gode dell’integrità sensoria a loro
tolta (fatto inesplicabile
con l’ipotesi cenestesica del dottor Sollier, in
quanto nei colpiti da emiplegia,
lungi dal riscontrarsi un’esagerazione del senso cenestesico, esiste la
soppressione del senso stesso).
Dopo di che, giungo ai casi di sdoppiamento
autoscopico, in cui il soggetto
scorge il proprio fantasma pur conservando piena
coscienza di sé; al quale
proposito dimostro che se l’ipotesi psicopatica
formulata dal dottor Sollier
per darne ragione poteva ritenersi legittima prima
dell’avvento delle indagini
metapsichiche, ora non è più così, poiché nella guisa
medesima in cui le
indagini sulla telepatia dimostrano che non tutte le
allucinazioni sono
falsidiche, così le indagini sui fenomeni di
bilocazione dimostrano che non
tutti gli episodi di autoscopia sono psicopatici.
Passo quindi ai casi in cui la
coscienza di sé è trasferita nel fantasma, il quale
scorge a sé dinanzi il proprio
corpo esanime, casi altamente suggestivi, nei quali
emergono già le facoltà di
senso supernormali. Seguono i casi in cui lo
sdoppiamento avviene nel sonno
naturale, nel sonno provocato, nel deliquio, nella
narcosi, nel coma; e
successivamente i casi in cui il fantasma sdoppiato di
un vivente nel sonno è
percepito da terzi, per arrivare infine ai casi in cui
il fenomeno dello
sdoppiamento fluidico si realizza al letto di morte. E
quest’ultima categoria di
manifestazioni risulta la più importante di tutte, e
in un caso da me citato il
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
136
fenomeno fu costantemente osservato per un ventennio
da un’infermiera
veggente, mentre talora risulta osservato
collettivamente da tutti i presenti, e
successivamente da parecchie persone accorse al
capezzale di un morente.
Infine, si rilevano episodi in cui i presenti
assistono al fenomeno in tutte le
sue fasi evolutive, fino alla riproduzione perfetta di
un simulacro fluidico del
corpo somatico del morente, simulacro animato e
vivente, nonché assistito da
entità di defunti che apparentemente intervengono a
tale scopo al letto di
morte.
In secondo luogo, le ipotesi: onirica, suggestiva,
autosuggestiva,
allucinatoria vanno escluse in quanto i fenomeni di
bilocazione al letto di
morte sono costantemente descritti dai veggenti
appartenenti a tutti i popoli
della terra, nonché a tutte le epoche della storia,
con le identiche minuziose
modalità di estrinsecazione, in cui si rilevano
particolari siffattamente nuovi
ed inattesi da non potersi logicamente presumere che
sorgano identici, e
siano sempre sorti identici, nelle mentalità di tutti
i veggenti, siano essi
persone civili, barbare o selvaggie.
Queste le condizioni presenti del grande quesito da
risolvere, condizioni
che dimostrano che se non è scientificamente lecito di
considerare risolto il
quesito dal punto di vista della scienza ufficiale, la
quale è tenuta a procedere
con calzari di piombo prima di accogliere per
definitivamente dimostrata
l’esistenza di una classe di fenomeni rivestenti
importanza teorica enorme,
però, dal punto di vista delle convinzioni personali
di chi abbia indagato a
fondo il quesito, può a buon diritto asserirsi che la
dimostrazione scientifica
dell’esistenza dei fenomeni di bilocazione è già da
ora raggiunta; con la
conseguenza che per questi ultimi, la ricognizione
definitiva da parte della
scienza ufficiale, non è che una questione di tempo.
E per giunta, una questione di tempo la quale si
riduce alla esigenza più
che legittima che altri sperimentatori, in numero
sufficiente, rifacciano le
medesime esperienze compiute fino ad ora da pochi
precursori. Così stando
le cose, si può star sicuri sull’esito affermativo
delle prove di controllo
scientifico; e quando il grande evento si realizzerà,
allora sull’orizzonte dello
scibile umano sorgerà l’alba di un’era nuova in cui le
basi del sapere umano
si sposteranno dalla concezione
meccanicista-positivista dell’universo, alla
concezione dinamico-spiritualista dell’essere, con le
conseguenze filosofiche,
sociali, morali, religiose che ne derivano. Infatti è
palese che l’esistenza
immanente di un corpo eterico nel corpo somatico,
sottintende l’immanenza
di un cervello eterico nel cervello somatico, e con
ciò si verrebbero a dissipare
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
137
di un colpo tutte le perplessità che trattennero
sempre i fisiologi
dall’ammettere l’esistenza di uno spirito
sopravvivente alla morte del corpo,
perplessità che si riassumono nel fatto indubitabile
dell’esistenza di un
parallelismo psicofisiologico dei fenomeni del
pensiero, il quale trae a
concluderne inesorabilmente che il pensiero è funzione
del cervello. Niun
dubbio che i fisiologi avevano apparentemente ragione
di concludere in tal
senso; ma, per converso, non sarebbe più così qualora
i termini del
formidabile quesito si trovassero invertiti con la
dimostrazione sperimentale
dell’esistenza di un cervello eterico immanente nel
cervello somatico; nel qual
caso quest’ultimo risulterebbe unicamente
l’apparecchio indispensabile per la
traduzione delle impressioni che dal mondo esterno gli
provengono pel
tramite dei sensi sotto forma di vibrazioni fisiche, in termini di vibrazioni
psichiche percepibili
allo spirito immanente nel cervello eterico.
Noto che quanto esposto concorderebbe mirabilmente con
le teorie della
professoressa Gaskell, secondo la quale la Vita e lo
Spirito costituirebbero un
Tutto solo, il quale risulterebbe una «Quantità
inter-atomica», un alcunché
d’immateriale il quale organizzerebbe la materia, per
indi separarsene
all’istante della morte. Ed essa ne trae il postulato
che tutte le forme della Vita
organizzata possiedono tale Quantità inter-atomica. Il
che rischiarerebbe di
nuova luce il postulato di un altro sommo: il fisico
Eddington, il quale disse
«che se gli atomi costituenti il corpo umano, in ciò
che in essi si contiene di
sostanziale, fossero compressi assieme, il corpo umano
non occuperebbe più
spazio di quel che si contenga in un punto fatto con
un’acutissima matita». Il
che equivale a dire che l’organismo fisico di un uomo
consiste nella quasi
totalità di spazio inter-atomico, dimora presumibile
del corpo eterico, e del
cervello eterico.
Da un altro punto di vista, e per ausilio delle nuove
concezioni dell’essere,
si spiegherebbe assai meglio per quali cause un
individuo smarrisca
temporaneamente la ragione sotto l’influenza di una
bevanda alcolica, o più
non ragioni in permanenza se il cervello somatico
funziona in disordine,
come nella demenza. E cioè, risulterebbe palese che se
l’apparecchio
trasformatore delle vibrazioni fisiche in vibrazioni
psichiche reagisce in
disordine, il cervello eterico, sede dello spirito,
non sarà più in grado di
ricettare percezioni esteriori corrette, e tanto meno
di agire alla periferia con
pensieri ed atti appropriati, i quali continueranno ad
essere trasmessi, ma
l’apparecchio trasformatore li traviserà e li
deformerà in rappresentazioni
sconclusionate.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
138
Queste ultime considerazioni mi richiamano alla mente
una discussione
cortese da me sostenuta col professore Enrico Morselli
qualche anno prima
della sua morte. Io mi sforzavo a convincerlo sul gran
fatto di tante prove
svariate - animiche e spiritiche - tutte convergenti
come a centro verso la
dimostrazione dell’esistenza e sopravvivenza dello
spirito umano; fatto il
quale assumeva un valore scientifico di primissimo
ordine, difficilmente
contestabile. L’enumerazione delle prove richiese da
mia parte un lungo
discorso, che il prof. Morselli ascoltò con grande
attenzione, senza mai
interrompermi. Quando giunsi al termine della mia
perorazione, egli
continuò a mantenersi in silenzio, mentre
l’espressione del volto indicava
ch’egli era assorto in profonde riflessioni. Ne
dedussi che non pervenendo a
trovare obiezioni metapsichiche da opporre alla massa
imponente dei fatti
citati, egli si sentiva scosso nelle sue convinzioni
materialiste; ciò che
m’indusse a rompere il silenzio con la seguente
domanda: «Ebbene,
professore, non le pare che l’ipotesi spiritica
risulta in realtà molto meglio
dimostrata scientificamente di quel che lei non
immaginava?» - Egli si
riscosse, e guardando nel vuoto in attitudine quasi
estatica, scandì
solennemente queste parole: «Venga con me a visitare
un manicomio, e allora
si convincerà che il pensiero è funzione del
cervello».
Appresi da tale risposta ch’egli effettivamente nulla
aveva trovato da
obiettarmi in campo metapsichico, che palesemente il
suo criterio logico era
rimasto scosso dall’evidenza cumulativa delle prove
enumerate, ma che,
dopo breve contrasto interiore, il sopravvento era
rimasto al fisiologo
professionista il quale non perveniva a liberarsi
dalle convinzioni profonde,
indelebilmente tracciate nelle sue vie cerebrali da
mezzo secolo di pratica
nella patologia mentale; convinzioni apparentemente
più che legittime, ma
intrinsecamente erronee in quanto si fondavano sopra
un’unica faccia del
prisma-verità. Ne deriva che l’argomentazione negativa del
professore, la
quale non era metapsichica ma psicopatologica non
infirmava affatto
l’efficacia irresistibile delle prove positive,
d’ordine metapsichico, da me
citate, e in cui si teneva conto di tutte le
facce del prisma-verità.
L’argomentazione del prof. Morselli significava
soltanto che prima di
raggiungere la dimostrazione scientifica
dell’esistenza e sopravvivenza dello
spirito umano, rimaneva ancora una perplessità da
risolvere vertente sulla
patologia mentale. Ora quest’altra perplessità si
dissipava come nebbia al sole
in virtù di una classe di manifestazioni metapsichiche
a cui non avevo
accennato in quella discussione improvvisata; ed era
la classe dei fenomeni di
bilocazione, con relativa esistenza di un corpo eterico,
il quale implicava
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
139
l’esistenza di un cervello eterico, sede
dell’intelligenza. Ed era quest’ultimo
dato di fatto, d’importanza teorica enorme, che valeva
a conciliare la
sopravvivenza dello spirito umano con la patologia
mentale sotto qualsiasi
forma: delirio alcolico, demenza, idiozia; ma, in quel
momento a me non
occorse in mente di far valere l’efficacia risolutiva
di quest’ordine di
fenomeni supernormali.
Che se me ne fossi ricordato, avrei potuto valermene
altresì per dimostrare
al prof. Morselli che con l’esistenza di un cervello
eterico si sarebbe potuto
spiegare un enigma psico-fisiologico di cui si era
tenuto discorso un
momento prima, a proposito della circostanza che sullo
scrittoio del prof.
Morselli trovavasi una rivista tedesca in cui si
conteneva un lungo articolo
vertente su taluni casi osservati durante la grande
guerra, e in cui soldati i
quali avevano avuto il cervello maciullato da schegge
di granata, con perdite
abbondanti di materia cerebrale, erano guariti
conservando integre le loro
facoltà intellettuali. E l’autore dell’articolo
terminava citando altri casi del
genere più straordinari ancora, tra i quali quello
assai noto di un sott’ufficiale
di guarnigione ad Anversa, il quale da due anni si
lagnava di un persistente
mal di capo, che però non gli aveva mai impedito di
assolvere i doveri del
suo grado. Essendo egli morto improvvisamente, si
procedette all’autopsia
del cervello, e si scoperse che un ascesso a lenta
evoluzione aveva ridotto
l’intero organo cerebrale in una poltiglia di pus. Il
prof. Morselli aveva
osservato che tali straordinarie eccezioni alla regola
costituivano un enigma
dei più perturbanti dell’odierna psico-fisiologia.
Orbene: se in quel momento io mi fossi ricordato dei
fenomeni di
bilocazione, avrei potuto osservare al prof. Morselli
che qualora invece si
ammettesse l’esistenza di un cervello eterico sede
della coscienza individuale,
ne deriverebbe che l’enigma degli uomini che pensano
senza cervello
risulterebbe facilmente dilucidabile, in quanto è
logicamente presumibile che
in date circostanze di sintonizzazione fluidica
speciale tra cervello somatico e
cervello eterico, quest’ultimo pervenga
temporaneamente a sostituirsi al
cervello somatico, facendo a meno del proprio organo
di relazione terrena. In
altre parole: in simili contingenze è palese che
l’unica circostanza di fatto
assolutamente necessaria onde spiegare il perturbante
mistero, è quella di
riconoscere l’esistenza di una coscienza individuale
indipendente dall’organo
cerebrale; e questo è quanto si ottiene riconoscendo
l’esistenza di un cervello
eterico, sede della personalità integrale
subcosciente, provvista di facoltà di
senso supernormali.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
140
Il quesito vertente sulle reali funzioni del cervello
in rapporto
all’estrinsecazione del pensiero, risulta a tal segno
importante, che mi risolvo
a citare un brano di un altro mio lavoro in cui veniva
trattato espressamente
l’arduo tema.
Nella seconda serie delle mie Indagini sulle manifestazioni supernormali
(p. 186-9) (*), io così mi esprimevo al riguardo:
(*) Indagini sulle manifestazioni supernormali,
Tip. Dante - Città della Pieve,
1931.
«E’ notevole che il Taine, commentando la dottrina del
parallelismo
psicofisiologico, paragona la duplice funzione -
psichica e fisica - del cervello,
a un libro scritto in due lingue: quella originale
dell’autore, la quale
rappresenterebbe la funzione psichica;
e l’altra, il cui testo consisterebbe in
una pura traduzione dall’originale, la quale
rappresenterebbe la funzione
fisica.
Paragone felice e suggestivo, in quanto con esso vengono illustrate le
funzioni del cervello senza pregiudicare la questione
delle origini dell’attività
psichica propriamente detta; per cui esso vale già a segnalare
la via da
scegliere onde conciliare i propugnatori del
parallelismo psicofisiologico con
gli assertori della spiritualità dell’anima.
«In altre parole; è proprio vero che la ragion
d’essere del cervello quale
organo del pensiero, consiste nel fatto che per esso
si compie una duplice
funzione psichica indispensabile a che lo spirito
entri in rapporto con
l’ambiente terreno: da una parte, cioè, la funzione
della traduzione delle
innumerevoli vibrazioni fisiche che al cervello
pervengono dal mondo
esterno pel tramite dei sensi, in vibrazioni psichiche
percepibili allo spirito; e
dall’altra parte, la funzione della trasmissione alla
periferia delle immagini
psichiche con cui lo spirito risponde alle vibrazioni
specifiche che gli
pervengono dall’ambiente terreno. Ora è inevitabile
che tali essendo le
funzioni del cervello, esse non possano compiersi
senza una corrispondente
dispersione di energia nervosa in perfetta equivalenza
con la natura e
intensità delle attività psichiche in funzione; con
ciò dandosi pienamente
ragione ai fisiologi...
«In base alle considerazioni esposte, ne deriverebbe
che il felice paragone
del Taine rappresenta al vero la duplice funzione del
cervello: traduzione in
un primo tempo, e trasmissione in un secondo tempo.
Volendo precisare
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
141
ulteriormente, dovrebbe dirsi che le multiformi
vibrazioni fisiche specifiche
che dal mondo esterno pervengono al cervello pel
tramite dei sensi, sono ivi
tradotte in coniugazioni sensorio-psichiche percepibili
allo spirito (giova
ricordare che uno spirito non potrebbe percepire
vibrazioni fisiche); con ciò
determinandosi uno stato di coscienza al quale lo
spirito risponde
contrapponendo l’immagine psichica corrispondente,
con la quale egli agisce
sui centri d’innervazione efferente,
che la trasmettono alla periferia in
termini di una data azione specializzata
corrispondente allo stimolo
percettivo originario.
«A convalidazione di quanto affermo, accenno di
sfuggita al fatto che la
corteccia cerebrale è considerata dai fisiologi quale
un complesso di centri di
elaborazione del pensiero per ausilio d’immagini psichiche. Così, ad
esempio, il centro del linguaggio si eserciterebbe pel
tramite di immagini
fonetiche delle parole; il che spiega l’apparente
contraddizione implicita nel
fatto che quando è leso il centro del linguaggio, si
determina la perdita della
parola (afasia), per quanto non esista paralisi
vera degli organi di fonazione;
ciò che può realizzarsi in quanto la lesione in
discorso ha reso impossibile la
trasmissione delle immagini fonetiche delle parole; e
in conseguenza non può
determinarsi l’eccitazione psicomotrice degli organi
di fonazione. Risulta
pertanto accertato che i centri d’innervazione efferente sono
stimolati per
ausilio di immagini psichiche.
«E qui, dopo avere esposto in termini scientifici la
tesi propugnata, rimane
da esporla in termini filosofici, osservando che se è
vero che lo spirito umano
contiene in sè una scintilla di essenza divina, allora
è vero altresì che il divino
esistente nello spirito umano non perviene a
individualizzarsi sennonché
passando dal regno dell’assoluto a quello del
relativo, dal dominio del
noumeno a
quello del fenomeno. Ne consegue che per entrare in rapporto
con le manifestazioni dell’universo fenomenico, lo
spirito abbisogna di un
organo trasformatore appropriato;
e quest’organo è il cervello. In altri
termini: il vero compito del cervello nei suoi
rapporti con lo spirito
consisterebbe nel fatto di porre lo spirito in grado
di percepire un
determinato aspetto della realtà inconoscibile in
termini di un dato sistema di
apparenze fenomeniche, quali si estrinsecano con
modalità sempre diverse in
ogni mondo abitato dell’universo intero; apparenze
fenomeniche nel mezzo
alle quali è destino dello spirito di esistere e di
esercitarsi in vista
dell’ulteriore suo elevarsi nella conoscenza della
realtà assoluta contemplata
attraverso le modalità infinite in cui si trasforma
manifestandosi nel relativo.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
142
Si comprenderebbe pertanto la necessità per lo spirito
di possedere un
cervello il quale funga da organo trasformatore della
realtà assoluta in
termini di manifestazioni relative o fenomeniche;
compito infinitamente
grandioso, a cui sono preposti i mondi innumerevoli
che popolano l’universo.
«Dal punto di vista del parallelismo psicofisiologico
osservo che con la
teoria in esame si perverebbero a conciliare le
affermazioni dei fisiologi con la
tesi spiritualista, in quanto da una parte si
riconosce che la duplice funzione
di traduzione e di trasmissione esercitata dall’organo
cerebrale si compie a
spese dell’energia accumulata nelle cellule nervose,
come sostengono e
dimostrano i fisiologi; e dall’altra si rileva come
tale condizione di fatto
apparisca conciliabilissima con l’esistenza di un
spirito indipendente dallo
strumento di cui si vale per entrare in rapporto con
l’ambiente terreno. Ne
consegue che la migliore definizione del parallelismo
psicofisiologico
risulterebbe quella formulata dal sommo filosofo
italiano: Pietro Siciliani, con
la quale si afferma l’indubitabile correlazione per
legge di equivalenza delle
opposte attività morfologica e psichica, ma in pari
tempo si riconosce come
tale correlazione debba interpretarsi nel senso di una
rispondenza parallela, e
non mai di un’assoluta conversione».
Così mi esprimevo nel mio studio intitolato: «Cervello
e Pensiero»; e mi
parve opportuno ricavarne il brano esposto a rincalzo
di quanto affermo in
merito al fatto che l’esistenza di una patologia
mentale risulta pienamente
conciliabile con l’esistenza di uno spirito
sopravvivente alla morte del corpo,
e quindi esente dalle infermità che affliggono
l’apparecchio somatico di cui si
vale per entrare in rapporto con le manifestazioni
dell’ambiente fenomenico
in cui è suo destino vivere ed esercitarsi.
Tornando ai fenomeni di bilocazione, concludo
osservando come tutto
concorra a dimostrare che il formidabile mistero
dell’essere, intorno al quale
si affaticarono invano tanti sistemi filosofici
edificati in trenta secoli,
risulterebbe sperimentalmente compenetrato il giorno
in cui fosse
scientificamente dimostrata l’esistenza di un corpo
eterico esteriorabile,
immanente nel corpo somatico. In altre parole: a
compenetrare l’enorme
mistero rimasto impenetrabile a tutte le filosofie, bastarono
i soli fenomeni di
bilocazione; e ciò tanto più in quanto i medesimi si
connettono
indissolubilmente alle tre forme classiche delle
manifestazioni metapsichiche
d’ordine spontaneo, quali sono le apparizioni di
defunti al letto di morte, le
apparizioni di defunti poco dopo la loro morte, e le
visioni di fantasmi nelle
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
143
case infestate; manifestazioni codeste che
rappresentano la fase terminale e il
complemento necessario dei fenomeni di bilocazione.
Non sarà inutile ricordare che le apparizioni dei
defunti al letto di morte e
dopo morte sono ben sovente percepite collettivamente e successivamente
da parecchie persone; il che vale ad eliminare
l’ipotesi allucinatoria.
Altrettanto dicasi pei fantasmi infestatori, i quali
oltre ad essere scorti
collettivamente o successivamente da parecchie
persone, sono ben sovente
identificati dai percipienti ai quali venga presentato
un loro ritratto. Così
stando le cose, ne deriva che le apparizioni dei
defunti risultando
incrollabilmente tali, convalidano i fenomeni di
bilocazione, dimostrando che
l’esistenza nell’uomo di un corpo eterico suscettibile
di esteriorarsi
unitamente agli attributi della coscienza e
dell’intelligenza, trova la sua
ragione d’essere nel fatto della sopravvivenza dello
spirito alla morte del
corpo.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
144
CAPITOLO V
NON È VERO CHE L’ANIMISMO NEUTRALIZZA LE PROVE
IN FAVORE DELLO
SPIRITISMO
Nelle conclusioni del capitolo precedente si accennò
alla circostanza
teoricamente importantissima dei fenomeni di
bilocazione i quali apparivano
indissolubilmente vincolati ad altre categorie di
manifestazioni supernormali
d’ordine estrinseco che li convalidavano
completandoli. Tali risultavano le
apparizioni dei defunti al letto di morte, le
apparizioni dei defunti poco dopo
la loro morte, le visioni di fantasmi nelle case
infestate, nonché parecchie altre
categorie di manifestazioni supernormali d’ordine
estrinseco, e in
conseguenza, indipendenti dalle facoltà supernormali
subcoscienti.
Nulla di meglio pertanto che passare in rapida
rassegna le categorie di
manifestazioni di tal natura le quali, in via
complementare, confermino la
grande verità dell’esistenza del corpo eterico
immanente nel corpo somatico.
Da siffatta sommaria rassegna emergerà palese la mole
imponente e
svariata della fenomenologia supernormale dimenticata
sistematicamente
dagli oppositori quando affermano che l’esistenza di
facoltà supernormali
subcoscienti neutralizza le prove d’identificazione
spiritica, rendendo
teoricamente impossibile la dimostrazione sperimentale
della sopravvivenza
umana.
Così stando le cose, appare manifesto che gli
oppositori assurgono a
conclusioni generali in base a indagini parziali, od
anche parzialissime; con
l’aggravante che le loro conclusioni in merito ai casi
d’identificazione
spiritica, risultano a loro volta miseramente
sbagliate nelle tre proposizioni
che concorrono a legittimare le conclusioni stesse;
vale a dire che essi
sbagliano quando vanno alla ricerca di una genesi biologica
delle facoltà
supernormali subcoscienti; sbagliano quando affermano
l’impossibilità di
assegnare dei limiti ai poteri della subcoscienza, e
sbagliano quando scorgono
una causa neutralizzante nell’esistenza delle
comunicazioni medianiche tra i
viventi. Ne deriva che se si desidera conoscere in
proposito la verità, nulla di
meglio che adottare le conclusioni diametralmente
opposte, riconoscendo che
in realtà i casi d’identificazione spiritica fondati
sui ragguagli personali
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
145
forniti dai defunti comunicanti, dovrebbero bastare da
soli a provare sulla
base dei fatti la sopravvivenza umana.
Ciò stabilito, dichiaro che nel presente capitolo io
mi asterrò dal citare
prove d’identificazione di defunti della natura
esposta, dedicandomi
unicamente a dimostrare, sulla base dei fatti, come
gli oppositori abbiano
concluso in senso negativo trascurando una serie
imponente di fenomeni
supernormali di natura estrinseca, i quali per la loro
stessa natura risultando
indipendenti dalle facoltà supernormali subcoscienti,
e in conseguenza, nulla
di comune avendo con l’animismo, dovevano fornir prove
invulnerabili agli
ordigni offensivi dell’animismo. Il che significa che
ove anche si accordasse
l’onniscienza divina alla subcoscienza umana, non si
perverrebbe a
neutralizzare l’efficacia dimostrativa delle prove in
discorso. Infatti, che cosa
può esistere di comune tra i poteri inquirenti delle
facoltà supernormali
subcoscienti, e le apparizioni di defunti al letto di
morte (*), o le apparizioni
dei defunti poco dopo la loro morte?
(*) Delle Apparizioni di Defunti al letto di
Morte, Tip. Dante - Città della Pieve,
1930. «Luce e Ombra», 1906 e 1920. Ripubblicato col
titolo di Le visioni dei
morenti, Ed. Europa, 1947, pagg. 192; e fra poco qui.
Le apparizioni identificate dei defunti, quando sono
viste collettivamente o
successivamente da parecchie persone non sono
spiegabili che con l’ipotesi
spiritica; ma, in ogni modo, non si spiegano
certamente ricorrendo a facoltà
supernormali selezionatrici di ragguagli nelle subcoscienze altrui,
visto che
nei fantasmi riconosciuti non c’è nulla da carpire
selezionando, bensì molto
da meditare osservando. Altrettanto dicasi per
l’estrinsecazione di qualsiasi
fenomeno supernormale d’ordine spontaneo collegato in
modo diretto con un
evento di morte.
Non è il caso di aggiungere altro, poiché i fatti che
mi accingo a riferire
forniranno di per se stessi la più eloquente delle
dimostrazioni nel senso
indicato.
NEI FENOMENI DI TELECINESIA DOPO LA MORTE
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
146
Comincio dall’ultima categoria sopra nominata: quella
dei fenomeni
supernormali d’ordine spontaneo collegati in modo
indubitabile con un
evento di morte.
Di tal natura sono i fenomeni di telecinesia e di
musica trascendentale
quando si realizzano subito dopo un evento di morte, o
qualche giorno dopo.
Nel primo caso, quando cioè si realizzano subito dopo
un evento di morte,
riconosco che sebbene interessanti in quanto tendono a
provare l’esodo di
una forza intelligente la quale agisce a distanza
(quadri che cadono, orologi
che si arrestano, colpi sonori battuti sulla testata
dei letti), non appariscono
ancora sufficienti a convalidare la tesi qui
considerata. Nel secondo caso,
invece, quando si realizzano qualche giorno dopo
l’evento di morte, essi
rientrano nell’orbita dei fenomeni che la confermano,
poiché con ciò rimane
esclusa l’ipotesi telepatica combinata all’esodo
presumibile di energia vitale
dal morente. Da notarsi, inoltre, che ben sovente nei
casi in discorso si tratta
di persone le quali avevano promesso in vita di
manifestarsi dopo morte al
percipiente in una guisa specifica, e ciò allo scopo
di partecipargli la grande
novella che lo spirito sopravvive alla morte del
corpo.
Nelle due monografie sui fenomeni in esame, io
riferisco un buon numero
di casi del genere; tra gli altri il seguente, ch’io
prescelgo in quanto conobbi
personalmente il relatore - dottore Vincenzo
Caltagirone - col quale discussi a
lungo sul memorabile evento di cui egli era stato il protagonista,
e ne aveva
da poco tempo pubblicata la relazione sulla rivista
psichica di Palermo:
Filosofia della Scienza (maggio, 1911, pag. 65) indirizzando al suo direttore
la lettera seguente:
Mio egregio dottor Calderone,
Giacché Ella pensa che il fatto da me narratole a voce
possa servire come
documento di studio alla scienza, alla quale Ella
porta cotanto lodevole
interesse, eccone per iscritto la fedele narrazione
nei suoi particolari, senza
alcun commento da parte mia.
Ella sa che io mi mantengo positivista, per quanto
creda alla realtà di
taluni fenomeni medianici che ho avuto occasione di
constatare di persona,
anche nell’esercizio della mia professione; quindi,
ripeto, nessun commento.
Ero amico del signor Beniamino Sirchia, anzi ne ero il
medico curante. Il
Sirchia, notissimo a Palermo, era stato un vecchio
patriota, quindi era un
uomo quasi popolare. Aveva qualità morali e civili
ottime, ma era un
miscredente nel senso più largo della parola.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
147
Venendo spesso a trovarmi a casa, occorse nel mese di
maggio dell’anno
scorso, di parlare, non so come, e a che proposito, di
fenomeni medianici. Io,
alle sue domande, risposi assicurandolo che a me
constava per esperienza
personale della realtà di taluni fenomeni, e gli
parlai delle varie
interpretazioni che se ne danno, tanto pro che contro
alla teoria spiritica; fu in
tale occasione che Egli, in tono di scherzo, mi disse:
«Senta, dottore, se io morrò prima di lei, come è
probabile, essendo io
vecchio e lei giovane ancora, forte e aitante della
persona, le impegno la mia
parola d’onore che verrò a darle prova della verità se
sopravviverò».
(Eravamo in quel momento seduti nella mia sala da
pranzo). Io ridendo e
nella stessa maniera di scherzo, gli risposi: «Allora
Ella verrà a manifestarsi
rompendo qualche cosa in questa stanza, e magari il
lume di centro sospeso
sopra il tavolo». - E per essere verso di lui cortese,
aggiunsi: «Io pure
m’impegno, se premorrò a lei, di venirle a dare
qualche segno simile a casa
sua».
Ripeto, queste cose si dissero più per facezia che per
altro, e direi quasi per
dar termine alla conversazione: infatti ci separammo;
e siccome egli mi aveva
prevenuto che sarebbe partito in un prossimo giorno
per la città di Licata, in
provincia di Girgenti, dove andava a stabilirsi per
qualche tempo, così presi
con lui appuntamento per la stazione. Da quel giorno
più non ebbi notizia di
lui, né direttamente né indirettamente. Questo
avvenne, come ho detto, nel
maggio dell’anno 1910.
Nel dicembre ultimo, non ricordo con precisione se l’uno o
il due, ma certo
in uno di questi giorni, all’ora del pomeriggio (circa
le ore 18), io sedevo a
tavola con mia sorella, l’unica persona con la quale
convivo, quando la nostra
attenzione venne richiamata da alcuni colpetti dati
tanto sulla ventola del
lume di centro appeso alla volta della sala da pranzo,
quanto sul cappelletto
mobile di porcellana soprastante al tubo di cristallo.
In principio attribuimmo
questi colpetti ad effetto di scottature prodotte dal
calore della fiamma
illuminante, che tentai di attenuare un poco; ma
siccome i colpi rinforzavano
e continuavano quasi con un tempo ritmico, così mi
arrampicai sulla sedia
per verificare più accuratamente la cosa, della quale
non seppi darmi ragione,
essendomi assolutamente sincerato che il fenomeno non
poteva attribuirsi a
soverchio calore emesso dalla fiamma, la quale
funzionava con pressione
normalissima. Del resto non si trattava di scoppiettii
soliti a prodursi per
effetto di abbruciamento o di eccessivo calore, ma di
colpi secchi di un timbro
speciale, come se provenissero dalle nocche delle
dita, o da percussioni
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
148
prodotte da una bacchettina di metallo, con cui si
battesse intenzionalmente
sopra un oggetto di porcellana sospeso a campana.
Cercai di verificare se vi
fosse qualche cosa estranea che producesse quei
colpi... nulla; frattanto la
cena era terminata, ed il fenomeno per quella sera non
continuò.
La sera dopo, a dir breve, il fenomeno si ripeté, e
così per quattro o cinque
sere consecutive, sempre lasciandoci nella massima
curiosità. Però l’ultima di
queste sere un colpo forte e reciso fece crepare
in due parti il cappelletto
mobile, che restò in quello stato attaccato per intero
all’uncino del
contrappeso metallico. Ciò io verificai salendo in
piedi sulla tavola per
osservare de visu l’effetto dell’ultimo colpo. Anzi
ricordo, io e mia sorella,
con precisione, che sebbene avessimo spento il lume di
centro dove si
verificava il fenomeno, e si fosse acceso in sostituzione
un altro becco di gas,
attaccato lateralmente nel grosso lume, i colpi al
primitivo posto
continuarono sempre a battere con uguale intensità.
Debbo lealmente dichiarare, sulla mia fede di
gentiluomo, che in tutti
questi cinque o sei giorni di osservazione del fatto
strano di cui non sapevo
darmi conto, io non pensai mai al mio amico Beniamino
Sirchia, e molto
meno alla conversazione del maggio precedente, che in
modo assoluto avevo
obliata.
Il domani di quella che ho detto ultima sera, nella
quale, come dissi, il
cappelletto si era spaccato restando le due parti
aderenti ed appese al posto
dov’erano, verso le ore otto del mattino io mi trovavo
nel mio studio, mia
sorella era affacciata al balcone per osservare non so
quale cosa in istrada, la
persona di servizio era fuori di casa, quando nella
stanza da pranzo si sente
un formidabile colpo, come se fosse stata data sul
tavolo una violenta
mazzata.
Mia sorella dal balcone l’avvertì come me, e quindi
entrambi accorremmo
contemporaneamente per vedere che cosa era accaduto.
Strano a dirsi - ma per quanto strano io ne garantisco
la verità - sul tavolo,
e come vi
fosse stato posato della mano di un uomo,
si trovò una metà del
cappelletto mobile, mentre l’altra metà era rimasta
appesa al suo posto.
Evidentemente il colpo sentito era sproporzionato
all’accaduto! Era l’ultimo
fenomeno che coronava i fatti strani che si erano per
cinque o sei giorni
ripetuti, e quest’ultimo di pieno giorno e senza
l’azione del calore.
Il fatto della caduta di quel mezzo cappelletto di
porcellana non poteva
essere avvenuto in modo perpendicolare perchè dovendo
passare pel centro
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
149
della ventola, avrebbe dovuto incontrare il tubo del
congegno con la relativa
retina, che avrebbero dovuto rompersi per lasciar
libero il passaggio del
mezzo cappelletto; e quelli invece erano perfettamente
sani, e lo spazio vuoto
non era sufficiente per lasciarlo passare. Se fosse
poi caduto sulla superficie
curva della ventola (paralume di porcellana che è abbastanza
grande),
coll’urto, il detto mezzo cappelletto, o avrebbe
dovuto rompersi o rompere la
ventola, e ciò non avvenendo, avrebbe dovuto cadere di
rimbalzo in un posto
distante dal centro del tavolo e magari fuori di esso,
e mai
perpendicolarmente all’asse del lume.
Conseguenze: il rumore fu un avvertimento del fenomeno
compiuto; il
pezzo del cappelletto collocato in quel modo, la prova
che il fatto non fosse
dovuto ad accidentalità, che avrebbe contrastato colle
leggi della caduta dei
corpi e colle altre leggi della balistica.
Debbo confessare ancora una volta che, anche sino a
questo momento, io
mi ero dimenticato assolutamente dell’amico Sirchia,
delle sue promesse, del
patto ch’egli aveva meco formato in maggio dell’anno
scorso.
Fu dopo due giorni, incontrandomi col prof. Busci,
docente in questa città,
che questi mi disse: «Sa che il povero Beniamino
Sirchia è morto?». -
«Quando?» chiesi ansiosamente all’amico. «Negli ultimi
giorni di novembre
scorso, egli rispose, tra il 27 e il 28». - Ultimi di
novembre? Strano, io allora
pensai, che si colleghino alla sua morte i fenomeni di
questi giorni?... - Dal
primo al
due dicembre comincia e dura 5 o 6 giorni, il tentativo di rompere
qualche cosa del lume di centro della sala da pranzo;
proprio quello che io
avevo indicato in maggio al Sirchia, e non si arresta
il tentativo se non
quando è raggiunto lo scopo! Strano anche questo!
Quando lo scopo è
raggiunto, quasi per renderlo marcato, il colpo
formidabile che ne dà avviso:
la collocazione voluta del mezzo cappelletto in un
posto dove non poteva
cadere a caso, e per escluderne ogni possibilità.
Io constato - egregio amico - non deduco. So solo che
io e mia sorella, non
sappiamo perchè, abbiamo voluto conservare come caro
ricordo di un
fenomeno ignoto i due pezzi del cappelletto tra le
nostre cose preziose e rare.
FIRMATO: DOTT. VINCENZO CALTAGIRONE
Ecco già un primo esempio in cui si tratta di fenomeni
obiettivi
indipendenti dalle facoltà inquirenti e selezionatrici
della subcoscienza,
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
150
fenomeni che non è certo possibile spiegare con
l’animismo, e di cui gli
oppositori avevano dimenticata l’esistenza nelle loro
conclusioni negativiste.
Ripeto ancora una volta che la tesi svolta con tanta
ostinatezza dagli
oppositori consiste nel presumere che le facoltà
supernormali subcoscienti
bastino a spiegare tutte le manifestazioni dei
sedicenti defunti i quali
forniscono ragguagli veridici sulla loro esistenza
terrena; ciò che
neutralizzerebbe per sempre - secondo loro - ogni possibilità
di dimostrare
sperimentalmente l’esistenza e la sopravvivenza dello
spirito umano. Vale a
dire che gli oppositori ragionano e concludono come se
nella casistica
metapsichica non esistessero altri fenomeni capaci di
risolvere
sperimentalmente l’arduo quesito all’infuori dei
messaggi dei defunti
comunicanti medianicamente, laddove a tutti è noto che
nella casistica
metapsichica si contengono numerose categorie, gruppi
e sottogruppi di
manifestazioni meravigliose di svariata natura, tutte
convergenti come a
centro verso la soluzione spiritualista del grandioso
quesito.
E il caso citato rappresenta un primo gruppo di
episodi indicatissimi a tale
scopo, in quanto non appartengono di sicuro alla
categoria dei fenomeni
investigati dagli oppositori, mentre riguardano una
varietà d’incidenti tra i
più suggestivi in senso spiritualista. Infatti, nel
caso stesso è questione di una
promessa fatta in vita da un individuo scettico a un
amico suo; promessa
mantenuta dopo morte compiendo il preciso fenomeno da
lui medesimo
prescelto quale dimostrazione postuma della propria
presenza spirituale sul
posto. E nell’ansietà di compierlo conforme alla
promessa fatta, il defunto
persiste a provarsi e riprovarsi per cinque o sei
giorni, fino a quando riesce
nel compito di rompere nel lampadario dell’amico, quel
dato pezzo
designato; ch’egli depone in un punto dove non avrebbe
potuto cadere
naturalmente. E quando lo scopo è raggiunto, un colpo
formidabile battuto
sul tavolo ne avverte le persone interessate. Dopo di
che, cessano per sempre
le manifestazioni; evidentemente perchè la promessa
era stata mantenuta.
Non è chi non vegga come tutto lo svolgimento del
fenomeno denoti la
presenza reale sul posto di un’intenzionalità la quale
sa quello che vuole, e si
sforza ad estrinsecare la sua prova in condizioni tali
da escludere qualsiasi
spiegazione naturalistica del fenomeno. Ne deriva che
l’ipotesi della
telemnesia selezionante ragguagli nelle subcoscienze
altrui, non entra per
nulla nell’episodio esposto; e se così è, allora l’episodio
assume valore di
prova d’identificazione spiritica indipendente dalla
giurisdizione delle facoltà
supernormali subcoscienti, quindi invulnerabile da
tutte le ipotesi di cui
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
151
dispongono i propugnatori dell’animismo totalitario,
coscienza, poteri che
per comodità teorica, vengono arbitrariamente estesi
fino a latitudini
sconfinate.
Si è visto che nella sua missiva il dottor Caltagirone
dichiara di mantenersi
positivista malgrado l’evento memorabile osservato; ma
posso affermare che
tale dichiarazione risulta una misura precauzionale
giustificata da interessi
professionali in pericolo. Privatamente egli aveva
parlato ben diversamente
con me, ed aveva terminato dicendo: «Altro è leggere
la relazione di un
fenomeno come quello a me capitato, ed altro, ben
altro è assistervi. Quando
si leggono episodi del genere, fanno una certa
impressione, ma si
dimenticano presto e non lasciano traccia. Quando
invece si assiste alla loro
estrinsecazione, non si dimenticano più, e assumono
tale eloquenza
dimostrativa da far cambiare opinione anche ad un
Büchner, a un Moleschott,
a un Ernesto Haeckel».
NEI FENOMENI DI MUSICA TRASCENDENTALE
Vi è una classe di manifestazioni metapsichiche che
per quanto
sufficientemente ricca di episodi svariati, e non ad
altre inferiore per valore
teorico, fu completamente negletta fino al di d’oggi;
ed è la classe delle
manifestazioni musicali.
Sono abbastanza numerosi gli scrittori che riportano
episodi di tal natura,
ma nessuno tra essi ha pensato a raccoglierli,
classificarli e analizzarli.
Si rilevano parecchie categorie di manifestazioni del
genere, a cominciare
dai casi in cui la musica trascendentale si estrinseca
in forma obiettiva, per
ausilio di un medium. Il che può realizzarsi in guise
diverse: ora in assenza di
strumenti musicali, come nelle sedute con William
Stainton Moses; ora con
l’ausilio di strumenti musicali, ma senza il concorso
diretto del medium, ma
in guisa puramente automatica, come nel caso del
medium pianista Aubert.
Vengono in seguito le manifestazioni aventi origine
telepatica, in cui il
fenomeno dell’audizione musicale coincide con eventi
di morte a distanza.
Seguono casi di audizione musicale avente carattere
infestatorio, vale a
dire che si realizzano in località infestate.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
152
In altre circostanze la musica trascendentale è
percepita da un soggetto in
condizioni sonnamboliche, o da un sensitivo in
condizioni di veglia,
all’infuori di qualsiasi coincidenza di morte.
Più frequentemente si notano episodi di audizione
musicale al letto di
morte; nelle quali circostanze possono essere
percipienti ora le sole persone
presenti ora tutti collettivamente.
Si notano infine episodi di audizione musicale che si
estrinsecano dopo un
evento di morte; nel qual caso il fenomeno può
assumere valore di prova
d’identificazione spiritica.
Ricavo un esempio di quest’ultimo genere dalla mia
monografia dedicata
ai fenomeni di Musica Trascendentale,
dolente che per uniformarmi al
carattere del presente lavoro, che è un’opera di
sintesi, io debba limitarmi a
una sola citazione (1).
(1) Ed. L’Albero, Verona, 1943, pagg. 200.
L’episodio che segue venne raccolto e investigato dal
dottor Hodgson, e da
lui pubblicato nel Journal of the S. P. R. (vol.
VI, pag. 28). Miss Sarah Jenkins
scrive:
«Nell’anno 1845, il signor Herwig, musicista tedesco
di grande valore, e
residente da molti anni in Boston, moriva
improvvisamente in detta città. Io
ero allora una giovinetta, e lo conoscevo soltanto per
la sua fama, avendo
assistito sovente ai suoi concerti pubblici di
violino, i quali suscitavano in me
una grande ammirazione per l’artista. L’unica mia
associazione personale con
lui consisteva in questo, che nell’inverno precedente
alla sua morte, io lo
incontravo quasi giornalmente nella strada da me
percorsa per recarmi agli
studi. Era una pura combinazione, ma tali incontri
divennero così abituali,
ch’egli finì per rilevarlo, sorridendomi quando
passavo, e infine salutandomi
rispettosamente; ed io corrispondevo altrettanto
rispettosamente al suo
saluto.
«Nell’autunno egli moriva improvvisamente, e il suo
funerale ebbe luogo
il giorno 4 novembre, nella chiesa di Trinity, allora
in via Summer. Riuscì una
funzione solenne e commovente, alla quale intervennero
tutti i musicisti di
Boston, insieme ad altri eminenti cittadini, poiché il
rimpianto per la sua
morte era generale. Io vi assistevo con mia sorella, e
a metà della funzione, mi
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
153
colse un sentimento inesprimibile quanto inesplicabile,
ch’egli potrebbe in
quel momento e in quell’ambiente risorgere dalla bara
e apparire in mezzo a
noi, come se fosse vivo. E senza rendermi conto di ciò
che facevo, presi la
mano di mia sorella, esclamando quasi ad alta voce:
“Oh, egli deve risorgere
a nuova vita!“. - Mia sorella mi guardò meravigliata,
e bisbigliò: “Ma sta
zitta!“.
«Quella sera stessa io mi trovavo nella sala da pranzo
con mia madre, le
due sorelle e un amico di Cuba. Si parlava del
funerale solenne cui avevamo
assistito, e mia sorella raccontò l’incidente
singolare della mia esclamazione,
ripetendone le parole; quando improvvisamente echeggiò
per la camera
un’ondata di musica meravigliosa, quale nessuno di noi
aveva udita mai. Io
vidi i volti dei presenti atteggiarsi a stupore quasi
pauroso; io stessa mi
sentivo in preda a una sorta di paura dell’invisibile;
ma proseguivo
incoerentemente nel discorso incominciato; quando per
la seconda volta,
riecheggiò un’ondata di accordi musicali sonori e
stupendi, che lentamente si
affievolirono e si dileguarono. Mia sorella ed io ci
precipitammo alla finestra
per assicurarci che non transitasse qualche banda
musicale; ma la strada era
deserta, non si udivo un suono, salvo il mormorio di
una lenta pioggerella.
Allora salii le scale, entrai nel salottino
soprastante alla sala da pranzo, dove
sedeva leggendo una signora, ospite nostra, affiliata
alla sètta dei Quaccheri.
Nella camera si trovava un pianoforte, e sebbene lo
strumento fosse chiuso,
domandai: “Qualcheduno forse ha suonato il
pianoforte?“. “No, - essa rispose
-, ma ho sentito risuonare una musica strana. Chi è
stato?“.
«Ora è bene che si sappia che nessuno di noi fu mai
superstizioso, ed anzi,
che fummo tutti educati a farsi beffe dei fantasmi;
dimodoché a nessuno
passò per l’idea di ritenere l’evento come
trascendentale. Nondimeno non
potevamo non guardarci l’un l’altro negli occhi,
domandandoci a vicenda:
“Che cosa è successo? Di dove proveniva quella
musica?“. La signora S., da
buona quacchera, si dimostrò subito molto preoccupata
ed agitata. Quando
rincasarono le sue figlie, parlò dell’evento con esse,
e tutte insieme fecero il
giro del vicinato chiedendo se si era fatta musica in
quell’ora della sera. Ma
venne provato esaurientemente che nessuno aveva
suonato strumenti
musicali, o ne aveva sentito suonare per la strada.
D’altra parte, la musica da
noi percepita aveva risuonato nel nostro stesso
ambiente, attorno a noi
medesimi, ed era diversa da tutte le musiche udite. E
su ciò, noi tutti eravamo
pienamente d’accordo...».
FIRMATA: SARAH JENKINS
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
154
[La sorella della relatrice conferma in questi
termini: «Ho letto
accuratamente la relazione di mia sorella, e mi rendo
garante della sua
scrupolosa esattezza». F.ta Elisabetta Jenkins].
Il dottor Hodgson sottopose alla relatrice alcune
domande; e dalle risposte
di lei stralcio questo brano:
«Mrs. S., la signora quacchera, era ospite in casa
nostra. Chiesi se qualcuno
avesse suonato il pianoforte, non già perchè la musica
percepita
rassomigliasse a quella di un pianoforte, ma
unicamente per connetterla in
qualche modo a una causa naturale».
«La musica parve a noi tutti risuonare nell’ambiente
in cui si stava.
Cominciò in un angolo della camera e ne fece il giro.
Io paragonai quella
musica a raggi di sole che si convertano in suoni, e
non potrei darne adesso
una definizione migliore».
Ed anche i casi della natura esposta, casi spontanei
d’ordine auditivocollettivo
e che si realizzano poco dopo un evento di morte,
risultano
indipendenti dalla famigerata giurisdizione delle
facoltà supernormali
subcoscienti; affermazione quest’ultima che nessuno
penserà a contestare.
E siccome non è certo possibile ricorrere all’ipotesi
allucinatoria, tanto più
se si considera che il prof. Morselli e il prof.
Richet dichiararono concordi che
le allucinazioni collettive - sempre rare - traggono
immancabilmente origine
da suggestioni verbali in ambienti di esaltazione
mistica, e non mai da un
fenomeno di trasmissione telepatica del pensiero;
siccome, per soprappiù, nel
caso in esame dovrebbe ammettersi che l’allucinazione
auditiva fosse stata
trasmessa ai presenti ed agli assenti,
visto che fu condivisa da una signora
assorta nella lettura al piano soprastante, ne deriva
che si dovrà far capo
necessariamente all’unica soluzione logica del
memorabile evento: vale a
dire, alla presenza reale sul posto del defunto
musicista. Nel qual caso
dovrebbe dirsi che il pensiero della relatrice e di
tutti i presenti, rivolto con
caldo rimpianto all’artista defunto, abbia determinato
il rapporto psichico tra
lo spirito di lui e le persone che lo ricordavano; con
la conseguenza che lo
spirito del defunto, desiderando rivelare la propria
presenza in segno di
consapevolezza e di gratitudine, e non pervenendo a
manifestarsi
direttamente, lo fece seguendo la via di minor
resistenza, che per lui era
tracciata dalle proprie idiosincrasie musicali.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
155
E lo strano inesprimibile sentimento che colse in
chiesa la relatrice,
facendola pensare alla possibilità della presenza del
defunto ai funerali,
significherebbe che il rapporto psichico si era già da
quel momento stabilito
tra il defunto e la sua ammiratrice, che già d’allora
questa fosse sottoposta
alla influenza del suo pensiero; il che appare
maggiormente presumibile
qualora si consideri tale incidente in unione
all’altro complementare della
musica trascendentale, la quale echeggiò nell’ambiente
proprio al momento
in cui la sorella della relatrice raccontò l’incidente
in discorso; quasi che lo
spirito del defunto intendesse con ciò sottolineare i
fatti che meglio
indicassero ai percipienti l’origine e gli scopi della
manifestazione di musica
trascendentale.
NELLE APPARIZIONI DEI DEFUNTI AL LETTO DI MORTE
Prima d’inoltrarmi in argomento debbo avvertire che
nella presente
enumerazione di esempi riguardanti fenomeni
indipendenti dai poteri della
subcoscienza, non è possibile mantenere una
graduatoria regolare; e ciò in
quanto una buona parte dei fenomeni stessi risulta
adattabile a diverse
categorie. Così, ad esempio, il caso esposto venne
riferito quale esempio di
musica trascendentale, ma risulta in pari tempo un
caso di manifestazione di
defunti poco dopo la loro morte; mentre altri casi
citati in precedenza quali
esempi di bilocazione al letto di morte, risultano
altresì casi di apparizioni di
defunti al letto di morte. E pertanto, non essendo
possibile osservare una
graduatoria regolare, bisogna appagarsi di una
graduatoria relativa; cosa, del
resto, senza conseguenze, poiché nel caso nostro conta
soltanto l’efficacia
dimostrativa che scaturisce da tanti casi selezionati,
appartenenti a multiple
categorie, riuniti in un capitolo.
Ciò premesso, passo a citare alcuni esempi di
apparizioni di defunti al
letto di morte, ricordando ancora una volta che non
essendo possibile riferire
esempi delle multiformi modalità con cui si
estrinsecano i fenomeni, ciò si
risolve ai danni della loro efficacia cumulativa; ma
l’inconveniente è di natura
tale da non potersi eliminare.
Noto, infine, che per quanto io riconosca che i casi
qui considerati
presentano valore scientifico solo nelle circostanze
in cui sono osservati
collettivamente, non posso trattenermi dal citare un
episodio in cui ciò non si
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
156
verifica, ma il quale si svolge in condizioni tali, da
supplire, a parer mio, alla
mancanza di testimonianze collettive.
Lo ricavo dal Journal of the American S. P. R. (1918, pagg. 375-390), ed è
un episodio commovente di una fanciulla inferma che
nei tre ultimi giorni di
vita scorge e conversa col fratellino defunto e con
altre entità spirituali
mentre le si presentano fugaci visioni dell’al di là.
Sennonché l’esposizione
del caso occupa diciassette pagine della rivista, per
cui dovrò limitarmi a
poche essenziali citazioni.
Il padre della fanciulla era il rev. David Anderson
Dryden, missionario
della chiesa metodista; e fu la di lui moglie che
raccolse quanto la figlia ebbe a
profferire negli ultimi giorni di vita. Alla morte
della moglie, si pubblicarono
in opuscolo le note di lei, nell’intento di apportare
conforto a qualche anima
dubitosa e dolorante.
La bimba si chiamava Daisy. Era nata in Marysville
(California), il 9
settembre 1854, ed era morta a San Josè, l’8 di
ottobre 1864. Aveva pertanto
dieci anni compiuti.
Il rev. F. I. Higgings, nell’introduzione all’opuscolo
in questione, osserva:
«Ciò che è notevolissimo nel caso della Daisy è
l’insolita durata, e in
conseguenza l’inusitata chiarezza delle sue visioni e
rivelazioni. Essa ebbe
tempo di familiarizzarsi con le meraviglie che vedeva
e sentiva».
Ammalatasi di febbre tifoidea, ebbe il presentimento
della sua fine,
malgrado i buoni pronostici dei medici. Tre giorni
prima di morire divenne
chiaroveggente, e i familiari lo rilevarono per la
prima volta in seguito a una
citazione della Bibbia fatta dal babbo; citazione che
provocò nell’inferma
l’osservazione che «sperava tornare qualche volta a
confortarli». Dopo di che,
aveva aggiunto: «Chiederò ad Allie se la cosa è
possibile». - Allie era un di lei
fratellino morto sette mesi prima di febbre scarlattina.
Dopo breve tempo essa
aveva aggiunto: «Allie dice che la cosa è possibile, e
che potrò tornare
qualche volta, ma voi non saprete che sono presente;
sebbene io sarò in grado
di conversare col vostro pensiero».
Stralcio questi brani dai ricordi della mamma.
«Due giorni prima che Daisy ci lasciasse, venne il
Direttore della scuola a
trovarla. Essa gli parlò liberamente della sua
prossima dipartita, e mandò un
estremo vale alle compagne. Prima di andarsene egli
rivolse all’inferma una
frase biblica piuttosto oscura: “Mia buona Daisy -
egli disse - tu sei prossima
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
157
a guadare il gran fiume tenebroso”. Quando fu partito,
essa chiese al babbo
che cosa egli avesse inteso dire con l’appellativo:
“Il fiume tenebroso“. Il
babbo cercò di spiegarne il concetto, ma essa
replicò: “E’ un errore
grossolano; non vi sono fiumi da guadare; non vi sono
cortine di separazione;
non vi è neanche una linea di distinzione tra questa e
l’altra vita”. Ed essa
protese la manina fuori delle coperte, e con un cenno
appropriato, disse:
“L’Al di
là è l’Al di qua, io so bene che è così, poiché
vedo voi
simultaneamente agli spiriti”. Noi chiedemmo che ci
ragguagliasse sull’Al di
là; al che osservò: “Io non posso descriverlo, perchè
è troppo differente dal
nostro mondo, e non riuscirei a farmi comprendere...”.
«Mentre le sedevo accanto, la sua mano strinse la mia,
e guardandomi
negli occhi, disse: “Cara mamma, io vorrei che tu
potessi vedere Allie, che si
trova a te daccanto”. Involontariamente mi guardai
attorno; ma Daisy così
continuò: “Egli dice che non lo puoi vedere perchè i
tuoi occhi spirituali sono
chiusi; e che io lo posso vedere, perchè il mio
spirito è ora vincolato al corpo
da un filo debolissimo di vita”. - Allora chiesi: Egli
te lo disse in questo
momento? - “Sì, proprio ora”. - Al che osservai:
Daisy, come fai dunque a
conversare con Allie? Io non ti sento discorrere, e tu
non muovi le labbra. -
Essa sorrise, e soggiunse: “Noi conversiamo col
pensiero”. - Chiesi ancora: In
qual forma ti apparisce il nostro Allie? Lo vedi
vestito? Ed essa: “Oh, no; egli
non è precisamente vestito come siamo noi. Sembra che
abbia il corpo avvolto
in alcunché di bianchissimo, che è meraviglioso. Se tu
vedessi com’è fine,
leggero, risplendente quel manto! E come è candido!
Eppure non si scorgono
pieghe, e non vi sono segni di cucito; indizio che non
è un vestito.
Comunque, gli si attaglia così bene!“. - Suo padre
quotò dai Salmi il versetto:
“Egli è vestito di luce”. - “Oh sì; proprio così! “,
ella rispose.
«... Essa amava molto che la sorella Lulu cantasse per
lei, sopratutto dal
libro degli Inni religiosi. A un dato momento in cui
Lulu cantava un inno in
cui si parlava di angeli alati, Daisy esclamò: “Oh
Lulu, non è strana la cosa?
Noi pensammo sempre che gli angeli avessero le ali; ma
è un errore: essi non
ne portano affatto”. Lulu osservò: “Ma bisogna che le
abbiano per volare nei
cieli”. Daisy soggiunse: “Essi non volano: si
trasportano. Vedi quando penso
ad Allie, egli sente, ed è qui subito”.
«Un’altra volta chiesi: “Come fai a vedere gli
angeli?“. Rispose: “Io non li
vedo sempre; ma quando li vedo, sembra che i muri
della camera spariscano,
e la mia visione arriva a una distanza infinita, e gli
spiriti che scorgo non si
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
158
potrebbero contare. Alcuni si appressano a me, e sono
quelli ch’io conobbi in
vita. Gli altri non li vidi mai”.
«Il mattino del giorno in cui venne a morire, essa mi
chiese di porgerle uno
specchio. Io esitavo, per tema che rimanesse impressionata
alla vista del
proprio volto così smunto; ma suo padre osservò:
“Lascia che contempli il
suo povero visino, se così le piace“. Le diedi lo
specchio, ed essa guardò
lungamente la propria immagine con espressione calma e
triste; poi disse: “Il
mio corpo è ormai logoro; somiglia al vecchio vestito
della mamma appeso
nel gabinetto. Essa non lo porta più, ed io smetterò
ben presto di portare il
mio. Ma io possiedo un corpo spirituale che prenderà
il suo posto. Anzi lo
indosso già; ed è con occhi spirituali che vedo il
mondo spirituale; sebbene il
mio corpo terreno sia vincolato ancora allo spirito.
Voi deporrete il mio corpo
nella tomba perchè io non ne avrò più bisogno; era
fatto per la vita terrena:
essa è finita, ed è quindi naturale che venga messo da
parte. Ma io rivestirò
un altro corpo assai più bello, simile a quello di
Allie. Mamma, non piangere;
s’io me ne vado cosi presto è per il mio bene. Se
fossi cresciuta negli anni
sarei forse divenuta una donna cattiva, come avviene
di molte; e Dio solo sa
quel che meglio conviene al nostro bene... “. Quindi
domandò: “Mamma,
aprimi la finestra, ch’io desidero contemplare per
l’ultima volta il mio bel
mondo. Prima che sorga l’alba di domani non sarò più”.
Io compiacqui al suo
desiderio; ed essa rivolgendosi al babbo, disse:
“Papà, alzami un pochino”. E
allora, sostenuta dal babbo, guardò attraverso la
finestra spalancata,
esclamando: “Addio, mio bel cielo! Addio, alberi miei!
Addio fiori! Addio,
roselline belle! Addio, roselline rosse! Addio, addio,
bel mondo!“. Quindi
soggiunse: “Come l’amo ancora! Eppure non desidero
rimanere”.
«Quella sera stessa, alle ore 8.30, essa guardò
l’orologio, e disse: “Sono le
8.30; quando scoccheranno le 11.30, Allie verrà a
prendermi”. Essa reclinò il
capo sull’omero del babbo, dicendo: “Papà, desidero
morire così. Quando
l’ora sarà venuta, te ne avvertirò”. ...Alle 11.15,
essa disse: “Papà, alzami;
Allie è venuto a prendermi”. Quando ebbe riassunta la
posizione desiderata,
chiese che si cantasse. Qualcuno disse: “Andiamo a chiamare
Lulu”; ma
Daisy osservò: “No, non la disturbate: essa dorme”. E
allora, proprio al
momento in cui le sfere dell’orologio segnavano le
11.30 - l’ora preannunciata
per la dipartita - essa protese in alto le braccia,
dicendo: “Vengo, Allie”, e più
non respirò.
«Il babbo ricompose nel suo letto quel corpicino
esamine, e disse: “La cara
nostra bimba è partita; ora non soffre più”. Nella
camera regnava un silenzio
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
159
solenne, ma non si piangeva. Perché piangere? Noi
dovevamo invece
ringraziare il Sommo Padre per gli ammaestramenti che
pel tramite di una
bimba ci aveva impartiti in quei tre giorni sacri alla
gloria dei cieli. E mentre
si stava contemplando il volto della nostra morticina,
si sentiva che la camera
era affollata di angeli venuti a confortarci, ed una
pace dolcissima scendeva
nei nostri spiriti, come se gli angeli ci ripetessero:
“Essa non è qui: è risorta”».
[Il prof. Hyslop entrò in rapporto epistolare con la
sorella della veggente,
signora Lulu Dryden, la quale confermò la verità
scrupolosa dei fatti esposti
nel diario materno, e gli diede facoltà di
ripubblicarli nella sua rivista].
Qui mi arresto con le citazioni, dolente di non poter
trascrivere la relazione
intera. In questo episodio, oltre il fatto
dell’insolito prolungarsi delle visioni
supernormali con assenza completa di delirio fino
all’ultimo istante, va
notato l’altro fatto che le osservazioni della
veggente sul mondo spirituale
concordano mirabilmente con la dottrina spiritica, e
tutto ciò pel tramite di
una bimba assolutamente ignara dell’esistenza della
dottrina stessa. Chi gliele
suggeriva? Non certo i parenti per trasmissione
telepatica del pensiero,
poiché ignoravano quanto la figlia le dottrine
spiritiche, le quali, nell’anno
1864 erano in germe. Come dunque faceva a concepire da
sè tante verità
trascendentali diametralmente opposte a quelle apprese
con la religione dei
suoi padri? Come poteva spontaneamente formulare
concetti profondi quali
quelli impliciti nelle affermazioni che l’Al di là è
l’Al di qua? Che non
esistono linee di separazione tra il soggiorno degli
uomini e quello degli
spiriti? Che gli spiriti conversano tra di loro col
pensiero? Che percepiscono
telepaticamente il pensiero a loro rivolto dai viventi
e accorrono
istantaneamente senza limiti di distanza? Che gli
spiriti non volano, ma si
trasportano? Che lei sola poteva vedere il fratellino
defunto perchè in quel
momento era unita al mondo dei viventi da un solo
debolissimo filo di vita?
Che i defunti tornano a rivedere i loro cari, ma che
la loro presenza è per lo
più ignorata, per quanto essi conversino col loro
pensiero (o la loro
subcoscienza)? Che l’uomo possiede un corpo spirituale
immanente nel corpo
fisico? Che il mondo spirituale è siffattamente
diverso dal nostro, da risultare
impossibile descriverlo, perchè non si perverrebbe a
farsi comprendere? E
quale profonda intuizione del vero nell’osservazione:
«S’io me ne vado così
presto, è per il mio bene. Dio solo sa quel che meglio
conviene al nostro
bene!». Conveniamone francamente: in tutto questo le
ipotesi allucinatoria,
autosuggestiva e telepatica non entrano affatto. Ne
consegue che le visioni
della bimba Daisy non possono dilucidarsi sennonché
ammettendo che la
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
160
veggente formulasse le proprie osservazioni in base a
dati di fatto in qualche
guisa obiettivi, e fornisse dilucidazioni a lei
suggerite da terzi; conforme a
quanto essa medesima affermava.
Al qual proposito appariscono curiosi gli sforzi di
dialettica del rev.
Higgings per distinguere i fenomeni occorsi al letto
di morte della bimba
Daisy Dryden, da quelli del moderno spiritismo,
nell’intento di dimostrare
come i primi soltanto risultino conformi ai dettami
della Bibbia, e che perciò
essi soli debbano considerarsi rivelazioni divine.
Egli osserva:
«La bimba non era in alcun modo una medium spiritica,
nella guisa
medesima che non lo erano Mosè o San Giovanni, i quali
dettarono a loro
volta il Libro delle Rivelazioni. Giammai spirito
alcuno prese possesso del
suo corpo, neppure un solo istante, o parlò per bocca
sua. Bensì, per
concessione di Dio, le furono dischiusi i sensi
spirituali affinché negli ultimi
giorni di vita godesse lo spettacolo del mondo
spirituale, pur rimanendo
vincolata al corpo in conseguenza del fatto, rilevato
dal dottore, ch’essa
effettivamente impiegò tre giorni a morire».
Non occorre rilevare che le osservazioni del rev.
Higgings dimostrano
soltanto le sue troppo scarse cognizioni sulla
dottrina avversata. La verità in
proposito è questa: che se si elimina l’ipotesi
allucinatoria, allora le visioni
della bimba Daisy risultano schiettamente e
classicamente spiritiche.
L’ingegnere Stanley De Brath, nel suo libro: Psychic Research (p. 141), cita
il caso dalla Daisy, ed osserva in proposito:
«Secondo me, questa semplice e commovente narrazione è
più
dimostrativa e convincente di tutte le disquisizioni
dei filosofi e di tutte le
dottrine dei teologi. Io non invidio coloro che
pervengono a leggere la
narrazione esposta senza commuoversi e senza vederne il
significato...
Lasciamo che coloro i quali ritengono ancora di potere
affastellare sul conto
delle “allucinazioni patologiche” le percezioni
genuinamente trascendentali
della fanciulla morente, lasciamo che costoro si
tengano le loro cieche e
desolanti opinioni, se così preferiscono; ma sappiano
che non siamo noi, ma
essi che risultano vittime di una enorme illusione...
».
Così il De Brath, e ritengo che la grande maggioranza
dei lettori la
penseranno come lui.
* * *
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
161
Vi è un altro gruppo di apparizioni di defunti al
letto di morte, che per
quanto visualizzate da un solo veggente, assumono un
grande valore teorico,
e ciò in quanto i veggenti, e ben sovente anche i
morenti, sono bimbi al di
sotto dei cinque anni; particolare quest’ultimo a tal
segno efficace nel senso di
neutralizzare le consuete ipotesi naturalistiche, che
il prof. Richet, il prof.
Morselli e il prof. Mackenzie si trovarono concordi
nel giudicare le ipotesi
inapplicabili alle manifestazioni di tal natura.
In un mio lavoro incluso nel secondo volume delle mie Indagini sulle
manifestazioni supernormali, ho citato 14 casi del genere, e qui ne riproduco
due soli esempi, scegliendoli tra i più brevi.
Nella rivista Light del 7 aprile 1888, il rev. William
Stainton Moses riferisce
l’episodio seguente, occorso alla figlia di un altro
ministro della chiesa
anglicana, e da questa narrato verbalmente al Moses.
«Miss H. assisteva un bambino morente nella parrocchia
del padre suo.
Nella camera vi erano due letti, l’uno dei quali era
una culla in cui dormiva
un bimbo di tre o quattro anni, fratellino dell’altro
infermo, il quale da
parecchie ore pareva in condizioni comatose. Miss H.,
con la mamma dei
bimbi stava accanto al letto in cui giaceva il bambino
morente, già in preda
agli spasimi dell’agonia. Ad un tratto una piccola
voce strillò dalla culla, e le
due donne volgendosi, videro il fratellino seduto sul
letto, completamente
sveglio, che puntava col ditino nel vuoto, ed aveva il
volto irradiato da una
gioia estatica. Egli gridava: “Oh mammina, mammina,
che belle signore
intorno al fratellino! Belle signore! Mammina,
mammina, esse vogliono
prendersi il fratellino!“. - Quando le donne rivolsero
nuovamente gli sguardi
al letto del bambino morente, riscontrarono ch’egli
era spirato».
Il Moses fa seguire questi commenti:
«In vista del criticismo prevalente contro i fenomeni
medianici, sarebbe di
grande importanza raccogliere casi analoghi al
precedente, tenuto conto che i
bimbi di tre anni e quelli lattanti non possono
gabellarsi per prestigiatori e
truccatori».
I quali commenti del Moses dovrebbero completarsi
osservando che i
bimbi stessi non potrebbero neanche gabellarsi per
telepatizzatori di
fantasmi. Al qual proposito è deplorevole che il Moses
abbia trascurato di
riferire l’età del bimbo morente; ma siccome nei
commenti egli parla di bimbi
lattanti, è lecito inferirne che tale dovesse
risultare la di lui condizione.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
162
* * *
Ecco un secondo episodio in cui il morente e il
percipiente sono entrambi
bambini in tenerissima età; e questo secondo episodio
è più importante del
primo, inquantoché in esso viene indicata l’età del
bimbo morente (4 mesi);
ciò che pone in grado di escludere in modo categorico
qualsiasi forma di
autosuggestione del morente, con relativa trasmissione
telepatica alla bimba
percipiente; e l’età di quest’ultima (3 anni) esclude
a sua volta la possibilità
che abbia potuto autosuggestionarsi al punto di
scorgere fantasmi
allucinatorii per proprio conto, visto che la sua
piccola mente non arrivava
certo a concepire la possibilità di apparizioni
trascendentali al letto del
fratellino morente.
Tolgo il caso della rivista Ultra (1909,
pag. 91). Il signor M. Pelusi,
Bibliotecario nella Regia Biblioteca Vittorio Emanuele
in Roma, scrive in data
12 dicembre 1908:
«Nella casa in Roma (via Reggio, n. 21, scala C int.
1), abitata dalla famiglia
Nasca è in subaffitto il signor G. Notari, ammogliato
con prole, e con sua
madre vedova. Al signor Notari, il giorno 6 dicembre
scorso, morì un
bambino di mesi 4, verso le ore 22.45. Attorno al
letto del piccolo morente
erano il padre, la madre, la nonna, la padrona di casa
signora Giulia Nasca, e
la sorellina Ippolita, di anni 3, mezzo paralitica, la
quale, seduta sul lettuccio
del piccolo morente, se lo guardava con compassione. A
un certo punto, e
proprio un 15 minuti prima che la morte avesse posto
fine a quella tenera
esistenza, la sorellina Ippolita proterge le braccia
verso un angolo della
camera e grida: “Mamma, vedi là zia Olga?“, e si mosse
per scendere dal letto
e andare ad abbracciarla. Gli astanti rimasero
allibiti, e domandarono alla
bimba: “Ma dov’è? Ma dov’è?”. E la piccola a ripetere:
“Eccola là! Eccola là!“,
e volle a forza scendere dal letto per andarle incontro.
Il padre l’aiutò a
scendere, ed essa corse ad una sedia vuota; ma rimase
li un po’ perplessa
perchè la visione erasi portata in altro punto della
camera. E la piccina vi si
rivolse, dicendo: “Eccola là, zia Olga”. Poi si
acquietò quando sopravvenne lo
strazio del pargoletto che spirava.
«Codesta zia Olga, sorella della madre della piccina,
si avvelenò or fa un
anno per amore, e il fidanzato assente, come seppe la
morte della sua diletta,
dopo tre mesi di lagrime si suicidò; e nella stessa
notte del suicidio comparve
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
163
in sogno alla sorella della Olga, cioè la madre della
piccola chiaroveggente,
dicendole: “Vedi! Ora mi sposo Olga”. La mattina, dai
giornali fu appreso il
pietoso suicidio.
«Garantisco la verità dei fatti, essendomi stati
ripetuti stasera nei minimi
particolari dalla famiglia Nasca, miei compari, e
dalla nonna della piccola
chiaroveggente».
FIRMATO: M. PELUSI,
ordinatore della Biblioteca V. E.
Eccoci al cospetto di due casi di apparizioni di defunti
al letto di morte, in
cui tanto i veggenti quanto i morenti erano bimbi al
di sotto dei 5 anni, casi
che non risultano soltanto indipendenti dai poteri
delle facoltà supernormali
subcoscienti, ma che non si saprebbero spiegare con
qualsiasi altra ipotesi
naturalistica. Osservo che in altre contingenze
simili, in cui si trattava di
morenti adulti, l’ipotesi proposta dagli oppositori
consisteva nel presumere
che il morente stesso, per un fenomeno di associazione
d’idee generate dallo
stato preagonico, abbia avuto una visione
allucinatoria di parenti od amici
defunti, trasmettendola telepaticamente alle persone
presenti. Sennonché nel
nostro caso si tratta di morenti che sono a loro volta
bimbi in tenerissima età,
circostanza che vale ad escludere in modo categorico
qualsiasi forma di
autosuggestione allucinatoria nei bimbi morenti, con
relativa trasmissione
telepatica ai bimbi percipienti; e così essendo, non
rimane che ammettere la
presenza spirituale sul posto dei defunti
visualizzati. Ora è per questo che i
tre uomini di scienza sopra nominati si trovarono in
dovere di dichiarare
francamente e onestamente che qualora si raccogliesse
un numero adeguato
di episodi di tal natura, si percorrerebbe con ciò un
lungo tratto sulla via che
conduce alla dimostrazione sperimentale della
sopravvivenza umana. Per
vero dire, il prof.
Richet, tornando in argomento in
altra circostanza, si cavò
d’imbarazzo dichiarando che «malgrado tutto, anche
tali episodi sono
impotenti a farmi concludere che le personalità dei
defunti assistano, in
forma di fantasmi, alla morte dei loro parenti!!!».
(Noto che i tre punti
esclamativi sono nel testo). Ora è palese che tale
osservazione non è una
ragione, non è un argomento, non è un’obiezione.
Insomma, non significa
nulla, e rappresenta unicamente l’opinione dell’autore
nel periodo della sua
vita in cui la formulava, opinione che però si andò
modificando radicalmente
negli ultimi anni della sua operosa esistenza.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
164
* * *
Ai casi eloquentissimi dei bimbi che scorgono
apparizioni di defunti al
letto di morte di altri bimbi, segue un altro gruppo
di episodi complementari
in cui bimbi al di sotto dei 5 anni scorgono
apparizioni di defunti poco
dopo
la loro morte; ed anche questa varietà del medesimo fenomeno non è
spiegabile con ipotesi naturalistiche, mentre vale a
convalidarne la genesi
spiritualista.
Nel volume di Camillo Flammarion: Après la Mort, si contengono 9 casi
del genere. Ne riferirò uno solo, rimandando per gli
altri al libro che li
contiene. La signora Anne E. Carrère, residente in
Algeri, scrive in questi
termini (pag. 265) al Flammarion:
«Mio marito, uno degli uomini più intelligenti, giusti
e buoni che siano
vissuti al mondo, mi aveva fatto la promessa che se
moriva prima di me,
sarebbe certissimamente venuto a darmi una prova
positiva della
sopravvivenza, dato che la cosa fosse possibile. Egli
morì il giorno 10 ottobre
1898. La nostra famiglia si componeva di mio marito,
di me e di mia figlia,
rimasta vedova in giovanissima età, con tre piccoli
figli, che sono tre
maschietti, il maggiore dei quali aveva cinque anni,
il secondo tre anni e
mezzo, e l’altro due anni e mezzo. Durante il doloroso
periodo dell’ultima
infermità di mio marito, una famiglia amica si era
presa con sè i bimbi, ai
quali venne occultata la morte del nonno. Il più
giovane dei tre - Guy - nel
giorno e nell’ora delle esequie, si trovava a tavola
coi nostri amici, quando
improvvisamente si raddrizzò sulla sedia esclamando:
“Qui c’è il nonno! E’
dalla finestra. Guardatelo!”. E così dicendo, scese
dalla sedia per corrergli
incontro.
«Ricordo ch’egli aveva due anni e mezzo, e che non
solo ignorava la morte
del nonno, ma non aveva alcuna idea della morte.
«Il domani mattina, egli stava baloccandosi in una
camera attigua alla mia,
e lo intesi improvvisamente a saltare e a ridere
gridando: “Nonno! Nonno
mio!“. Contrariata da ciò, uscii subito onde farlo
tacere; ma egli continuò a
battere giulivamente le mani, ridendo, e dicendomi:
“Ma guarda il nonno
com’è bello così vestito di bianco! Ed ha un vestito
luminoso!”. Mia cognata e
le persone di servizio accorsero al rumore del bimbo,
rimanendo
impressionate dalle sue esclamazioni; per cui vollero
chiedergli in qual punto
vedeva il nonno. Il bimbo parve meravigliarsi che non
lo vedessimo tutti, ed
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
165
esclamò stupito: “Ma eccolo là! Non lo vedete?“. I
suoi occhi guardavano a
un punto dello spazio dove avrebbe potuto trovarsi il
volto di un uomo;
quindi si vide il suo sguardo seguire un alcunché che
si elevava nello spazio;
per poi esclamare: “Ah! Ora il nonno è andato via!“.
«Vi garantisco sul mio onore - caro Maestro -
l’esattezza scrupolosa dei
fatti esposti. I miei tre nipotini erano allora troppo
giovani per averne
conservato ricordo, ma mia figlia, l’istitutrice e me
non dimenticheremo mai
ciò che per tutte è sacro».
Nell’episodio riferito l’unica ipotesi da contrapporre
all’interpretazione
spiritica dei fatti rimane sempre quella di una
presumibile trasmissione
telepatica del pensiero da parte dei familiari del
bimbo percipiente.
Sennonché si rilevano nell’episodio dei particolari
inesplicabili con tale
ipotesi. Infatti il bimbo Guy scorge il fantasma del
nonno vestito di bianco e
col vestito luminoso, particolari che non potevano essere pensati dai
familiari e che perciò - nell’ipotesi di una
trasmissione telepatica del pensiero
- non dovevano essere percepiti dal bimbo. D’altra
parte, un bimbo di due
anni e mezzo, ignaro della morte, e ignaro più che mai
del fatto che i fantasmi
dei defunti si manifestano ben sovente avvolti in
bianche vesti risplendenti,
non poteva certo suggestionarsi in tal senso. E
pertanto, tale particolare,
corrispondente a una modalità di estrinsecazione
veridica nei fantasmi di
defunti, vale ad eliminare anche l’ipotesi delle
fortuite coincidenze, mentre
appare altamente suggestivo nel senso
dell’interpretazione spiritica del caso;
interpretazione ulteriormente suggerita dalla
considerazione che le tre sole
ipotesi naturalistiche con cui spiegarlo:
l’autosuggestione, la telepatia fra
viventi e le coincidenze
fortuite, non risultando
applicabili al medesimo, si è
condotti necessariamente a far capo all’unica
interpretazione capace di
spiegarlo: quella di una trasmissione
telepatico-spiritica tra il nonno defunto
e il nipotino percipiente.
Al qual proposito non è da dimenticare che il defunto
aveva promesso
formalmente di manifestarsi alla moglie dopo morto,
onde fornirle in tal
guisa una prova positiva della sopravvivenza; per cui
dovrebbe dirsi ch’egli
adempi la promessa manifestandosi al nipotino veggente
anziché alla moglie,
la quale non possedeva facoltà di sensitiva.
* * *
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
166
Riferisco un secondo episodio, ch’io ricavo dal vol.
X, pag. 139, del Journal
of the S. P. R. - Mrs. Katharine M. C. Meredith racconta:
«Quando mia figlia aveva circa due anni, suo padre che
l’amava
teneramente, venne a morire. Due mesi dopo la sua
morte, la bimba sedeva
sul letto, nella camera che fu già del babbo,
trastullandosi con alcuni
giocattoli. Io con la bambinaia eravamo occupate a
deporre i suoi vestiti in un
baule. D’un tratto la bambinetta cominciò a conversare
ed a ridere con
qualcuno per noi invisibile. Le chiesi che cosa
facesse e con chi parlasse; ed
essa guardandomi con atteggiamento curioso d’innocenza
stupita, rispose:
“Parlo col babbo”. Chiesi allora: “Dov’è papà?”. Essa
replicò, con aria più che
mai stupita per la mia domanda: “Ma è qui!“. Io
soggiunsi: “No cara, papà
non è qui”. Ma essa insistette che c’era, e col ditino
lo indicò presso il
capezzale. Ma subito dopo aggiunse: “Ora papà è andato
via”. Quindi diede
in uno scoppiettio di risa esclamando: “Che vestito
strano che indossava
papà: era tutto bianco!“. Detto ciò, essa riprese a
trastullarsi coi suoi balocchi,
come se nulla fosse avvenuto. Essa ignorava la morte
del babbo, poiché nei
tristi giorni della crisi fatale era stata allontanata
da casa; e quando vi fece
ritorno, noi le dicemmo che “papà era salito in
cielo”; ciò che nulla significava
per la bimba di circa due anni...».
Nell’episodio esposto si rinnova il particolare
interessante di una bimbetta
che scorge il babbo defunto vestito tutto di bianco particolare che appare
tanto curioso alla piccola veggente, da farla ridere
di buon gusto. Ora, come
già si fece rilevare in precedenza, tale particolare,
quando si realizza con
bimbi percipienti in tenerissima età, basta da solo ad
eliminare le ipotesi
intese a spiegare i fatti in guisa naturalistica.
Esclusa, infatti, l’autosuggestione
(perchè in una bimbetta di due anni tale ipotesi è
fuori
questione); esclusa la possibilità di una trasmissione
telepatica del pensiero
(perchè la mamma non poteva immaginare biancovestito
il marito defunto);
esclusa l’ipotesi delle fortuite coincidenze (perchè
il particolare in discorso
corrisponde a un alcunché di veridico nelle
manifestazioni dei defunti), ne
deriva che il caso in esame appare esclusivamente
dilucidabile con l’ipotesi
spiritica; tanto più poi se lo si considera
cumulativamente con tutti gli altri
della sua classe.
* * *
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
167
Per non separare tra di loro i due gruppi di casi
riguardanti i bimbi
veggenti, ho citato il secondo gruppo dei casi stessi
- il quale si riferisce alle
apparizioni di defunti poco dopo la loro morte - prima di riferire esempi di
apparizioni di defunti al letto di morte osservati collettivamente. Riprendo
pertanto la graduatoria, tornando un passo indietro.
Ricavo il seguente episodio dai Proceedings of the S. P. R. (vol. VI, pag.
293). Venne comunicato a detta società da Miss Walker,
cugina della
protagonista. Questa scrive:
«I miei genitori ebbero molti figli, di cui la maggior
parte morirono
nell’infanzia. Sopravvissero Susanna, Carlotta ed io.
In causa di siffatte
numerose lacune, Susanna era a me maggiore di vent’anni.
Mio padre era
padrone di un feudo inalienabile; dimodoché la morte
dei suoi figli maschi,
William e John - il primo morto nella fanciullezza,
l’altro nell’infanzia - era
stata la più grande sventura della sua vita. Susanna
si ricordava di entrambi i
fanciulli. William era nato e morto molto tempo prima
ch’io venissi alla luce;
John era morto all’età di due anni, quando da poco io
ero nata. Di William
non esistevano ritratti; quanto al ritratto di John,
tu lo conosci. Si tratta di
quel dipinto a olio in cui è raffigurato in grandezza
naturale un bimbo
malfermo sui piedini, biancovestito, con le scarpette
turchine, al lato del
quale si vede un levriere accoccolato, e di fronte, un
arancio che gli rotola ai
piedi...
«Io avevo raggiunta l’età di vent’anni, Susanna ne
aveva quaranta,
Carlotta trenta. La salute di nostro padre andava
rapidamente declinando. Si
viveva allora uniti e felici in una deliziosa casetta
sui confini del comune di
Harrogate. Nel giorno di cui ora si tratta, Carlotta
erasi sentita indisposta; dei
brividi subitanei l’avevano colta, e il dottore aveva
consigliato si ponesse a
letto. Nel dopo pranzo, essa dormiva tranquillamente,
ed io con Susanna
sedevamo ai lati del letto. Il sole era tramontato,
l’aria imbruniva, per quanto
non si fosse ancora nella oscurità. Non so da quanto
tempo ci si trovava ivi
sedute, allorché avvenne a me di alzare il capo e
scorsi una luminosità
purpurea al di sopra del capezzale di Carlotta, e
circonfusi in quella
luminosità mi apparvero due visetti di Cherubini i
quali si affissavano
intensamente nell’inferma. Rimasi qualche istante a
guardare estatica, né la
visione accennava a dileguare. Alfine, stendendo la
mano a Susanna al di
sopra del letto, dissi semplicemente questo: “Susanna,
guarda in alto”. Essa
guardò, e atteggiandosi in volto ad espressione
d’immenso stupore, esclamò:
“Oh, Emmelina; essi sono William e John!“.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
168
«Continuammo entrambe ad affissarci come affascinate
in quella visione,
fino a quando tutto disparve alla guisa di un dipinto
che si dissolva.
«Poche ore dopo, Carlotta veniva colta da improvviso
accesso
infiammatorio, e in brevi istanti spirava».
Il caso esposto viene riferito da Frank Podmore, il
quale osserva come a
dar ragione della visione occorsa, non sia necessario
inferire la presenza
spirituale dei fratellini morti, e ciò in quanto si
può presupporre ancora che la
visione stessa sia stata il riflesso del pensiero
dell’inferma.
Anche volendo accogliere per legittima l’obiezione del
Podmore,
dimenticando quanto si disse in precedenza circa
l’inesistenza di
allucinazioni collettive d’ordine telepatico, vi
sarebbe da osservare come nella
relazione citata si contenga una circostanza la quale
risulta una indiretta
dimostrazione in contraddittorio; e tale circostanza è
rappresentata dal
paragrafo in cui è detto che la sorella Susanna si
ricordava di entrambi i
fanciulli, che la relatrice, più giovane di vent’anni,
non ricordava né l’uno né
l’altro, e che non esistevano ritratti del fratellino
maggiore. Ora, ove ben si
consideri, tutto ciò vale a significare che la sorella
inferma Carlotta - più
giovane di dieci anni di Susanna - non doveva
ricordare che il fratellino
minore John, poiché, in caso diverso, la relatrice
avrebbe immancabilmente
scritto ch’entrambe le proprie sorelle - non già
Susanna sola - si ricordavano
dei due fanciulli. Non avendolo fatto, risulta
manifesto che la sorella morente
Carlotta non era nella situazione della sorella
maggiore Susanna, e neppure
in quella della sorella minore, la quale non ricordava
né il primo, né il
secondo fratellino; dimodoché la giustezza della mia
deduzione appare
incontestabile. E qualora fosse accolta, ne
deriverebbe che la visione percepita
dalla relatrice non poteva essere il riflesso del
pensiero della sorella morente,
dal momento che quest’ultima ignorava le sembianze del
maggiore tra i
fratellini apparsi; dimodoché l’interpretazione
spiritica dell’episodio esposto
diverrebbe inevitabile.
* * *
Tolgo quest’altro episodio dal Journal of the American S. P. R. (1921 pag.
114), ed è un episodio rigorosamente documentato, in
cui i relatori avevano
preso nota immediata dell’evento occorso; il quale si
realizzò al letto di morte
del noto poeta e prosatore nord-americano Orazio
Traubel (1859-1919), che fu
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
169
il Boswell dell’altro sommo poeta nord-americano Walt
Whitman. Egli era
stato l’intimo amico di questo ultimo, e lo aveva
studiato tutta la vita con
immenso amore, così come il Boswell aveva studiato
Samuele Johnson; e
dopo la morte dell’amico, egli aveva pubblicato un
Diario di parecchi volumi
che ne illustrava la vita e il pensiero. Orazio
Traubel, a sua volta, fu poeta
geniale della scuola medesima di Walt Whitman, e per
taluni critici le poesie
del discepolo rivaleggiavano con quelle del maestro.
La signora Flora Mac Donald-Denison che si trovò
presente al letto di
morte di Orazio Traubel, riferisce quanto segue:
«... Il giorno 28 agosto, Orazio era molto depresso di
spirito. La malattia di
Anna e la
partenza di Bains erano amarezze
troppo forti per la sua fibra.
Mildred gli tenne compagnia lungamente, e decidemmo di
non lasciarlo solo
un istante. Quando ci recammo sulla veranda per
trasportarlo in casa, lo
trovammo raggiante di gioia. Appena mi vide, esclamò:
“Flora, guarda!
Guarda! Presto: egli se ne va”. - “Dove? Che cosa
vedi, Orazio? Io nulla
scorgo”. - “Là, su quella sporgenza di roccia, mi
apparve Walt. Ne vidi la
testa e il busto. Portava il cappello; era splendido,
raggiante; pareva
circonfuso da una aureola d’oro. Mi salutò con la
mano, quasi a rinfrancarmi,
e mi parlò. Udivo distintamente il timbro della sua
voce, ma non compresi
che una sola frase: - Vieni; ti attendo -”. In quella
sopraggiunse Frank Bains,
al quale egli ripeté il medesimo racconto, e per tutta
la sera si mostrò
sollevato di spirito, raggiante, felice...
«Nella notte del 3 settembre, Orazio stava male, e lo
vegliai per alcune ore.
Quando vidi le sue pupille immobili dirigersi
lentamente su di me, io credetti
ch’egli entrasse in agonia. Invece desiderava di
essere cambiato di posizione.
Mentre eseguivo il suo desiderio, notai ch’egli pareva
stare in ascolto. Subito
dopo osservò: “Sento la voce di Walt. Egli mi parla”.
Chiesi: “Che cosa ti
dice?”. Soggiunse: “Egli mi ripete: Vieni con me. Vieni,
ti attendo”. Dopo
qualche istante egli disse: “Flora, insieme a Walt
sono qui convenuti tutti gli
amici. Vi è Bob, vi è Buck e gli altri”.
«Il colonnello Cosgrave giunse alla sera per vegliare
Orazio; e gli avvenne
di scorgere il fantasma di Walt Whitman, il quale
apparve dall’altro lato del
letto, gli si avvicinò, e gli toccò la mano destra,
ch’egli teneva in tasca.
Quando lo toccò, il colonnello avvertì una sorta di
scossa elettrica. Anche
Orazio vide Walt, e lo disse. Tali apparizioni ebbero
per effetto di dissipare
come per incanto ogni tetraggine dall’ambiente.
Nessuno più si sentiva
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
170
depresso: un senso di trionfale esultanza permeava
l’atmosfera di quella
casa».
FIRMATA: FLORA MAC DONALD-DENISON
Il dottor Franklin, segretario dell’American Society
f. P. R., scrisse al
colonnello Cosgrave, onde ottenere ulteriori ragguagli
sull’evento
memorabile. Dal carteggio che ne derivò, stralcio
questi brani essenziali:
«Nei mesi di agosto e settembre 1919, io vissi in
rapporti familiari con
Orazio Traubel, a tutti noto per le sue opere e per le
sue nobilissime
aspirazioni spirituali. Prima di tale periodo io non
lo conoscevo
personalmente; come pure non avevo che una cognizione
superficiale delle
opere e delle idealità di Walt Whitman. Rilevo tutto
questo al fine di
dimostrare che la mia mentalità cosciente e
subcosciente, non era punto
influenzata dalle opere e dalle idealità degli
scrittori in discorso. Aggiungo
inoltre che il mio lungo servizio militare in Francia
con l’esercito Canadese,
passato quasi sempre in prima linea, dal gennaio 1915
fino all’Armistizio, mi
aveva naturalmente familiarizzato con la morte;
dimodoché l’ambiente che
circonda i morenti, per quanto m’ispirasse un grande
rispetto, non generava
in me quella tensione nervosa, e quella
sovreccitazione emozionale che si
verificano naturalmente in persone non familiarizzate
con la morte. Ed anche
questo io faccio rilevare al fine di provare che io mi
trovavo in condizioni
normali di spirito allorché si realizzò l’evento di
cui vi scrisse Flora Denison,
evento ch’io confermo in ogni particolare. In breve
ecco ciò che avvenne:
«Nelle tre notti che precedettero la morte di Traubel
Orazio, io mi recavo a
vegliarlo nelle ultime ore della notte. Egli si spegneva
per paralisi e per
esaurimento, ma in apparenza non soffriva. Era
semi-cosciente, e articolava
difficilmente le parole in causa della paralisi alla
lingua; ma i suoi occhi,
sempre vivaci ed espressivi, ci facevano facilmente
indovinare i suoi desideri.
Nell’ultima notte, verso le tre del mattino, egli si
aggravò improvvisamente, il
respiro divenne quasi impercettibile, e gli occhi si
chiusero; pareva immerso
in condizioni comatose, mentre il suo corpo era in
preda a moti convulsi.
Poco dopo egli riaperse gli occhi, appuntando lo
sguardo ai piedi del letto,
mentre il labbro si agitava in uno sforzo vano di
parlare. Supponendo ch’egli
avesse bisogno di respirare più liberamente, io rimisi
delicatamente il suo
capo nella posizione normale, ma egli subito si voltò
tornando a guardare
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
171
dalla medesima parte, fissando estatico un punto
situato a tre piedi al di
sopra del letto.
«Allora fui tratto irresistibilmente a guardare da
quella parte. L’ambiente
era insufficientemente rischiarato da una lampada
notturna posta dietro una
cortina, nell’angolo estremo della camera.
Gradatamente il punto in cui si
puntavano i nostri sguardi si andò rischiarando;
quindi apparve una leggera
nubecola, che si diffuse e ingrandì rapidamente,
assumendo in breve forma
umana, nella quale si delinearono le sembianze di Walt
Whitman. Egli
appariva in piedi accanto al letto del morente,
vestito di una ruvida giacca
leggera, col solito cappello di feltro in capo, e la
mano destra in tasca; posa a
lui familiare, e che si vede riprodotta in alcuni suoi
ritratti. Guardava
Traubel, e gli sorrideva affettuosamente, come a
rinfrancarlo, e dargli il
benvenuto. Due volte gli fece cenno col capo, e
dall’espressione del volto si
comprendeva ch’egli intendeva fargli buon animo.
Rimase pienamente
visibile per circa un minuto primo, per poi dissiparsi
gradatamente... Ma
prima di dissiparsi, mentre Orazio ed io lo guardavamo
intensamente, egli si
mosse, avvicinandosi ad Orazio. Questi, che per la
paralisi non poteva restare
a lungo con la testa voltata da una parte, fu forzato
a riprendere la posizione
normale, e così facendo balbettò: “Qui c’è Walt”. Nel
tempo stesso, il
fantasma si diresse a me, attraversando apparentemente
il letto, e mi toccò la
mano, quasi in segno di addio. Quel contatto fu da me
avvertito come una
leggera scossa elettrica. Quindi Walt sorrise
un’ultima volta ad Orazio, e
disparve alla nostra vista. Ciò avvenne il 6 di
settembre, due ore prima che
l’infermo morisse, ore che per lui trascorsero in
buona parte nel coma, mentre
la paralisi gli toglieva l’uso della favella anche
negli intervalli di veglia; ma lo
sguardo era pieno di silenziosi messaggi, e si capiva
ch’egli scorgeva altre
manifestazioni da noi non viste».
FIRMATO: COLONN. COSGRAVE
In questo interessante episodio di visualizzazione
collettiva al letto di
morte, si rilevano indizi suggestivi in favore
dell’obiettività del fantasma
apparso. Anzitutto per le modalità con cui si venne
estrinsecando, le quali
s’iniziarono in forma di una nubecola luminosa che si
allungò, si condensò,
crebbe in volume fino a raggiungere le proporzioni e
la forma umana, in cui
si delinearono le sembianze del defunto poeta Walt
Whitman, intimo amico
dell’altro poeta morente. E’ noto come tali modalità
di estrinsecazione
risultino quelle che ordinariamente si riscontrano nei
processi delle
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
172
materializzazioni sperimentali di fantasmi, tanto
allorché si realizzano in
forma concreta, come quando assumono forma imponderabile
(e nel nostro
caso si sarebbe trattato di un fantasma fluidico
imponderabile, quindi capace
di passare attraverso ad un letto).
In secondo luogo, l’obiettività presumibile
dell’apparizione si
desumerebbe dall’altra circostanza del fantasma che si
avvicina al percipiente
toccandogli una mano in segno di saluto; contatto che
il percipiente avverte
in forma di una leggera scossa elettrica. Non si può
negare che le due
circostanze esposte per quanto non possano
considerarsi risolutive nel senso
dell’obiettività del fantasma, risultino però
sufficienti onde autorizzare a
concludere che le probabilità maggiori stanno in
favore di quest’ultima
spiegazione; la quale convaliderebbe maggiormente
l’interpretazione spiritica
dei fatti; interpretazione che, del resto,
risulterebbe legittima qualora si fosse
trattato di un fantasma puramente telepatico trasmesso
dal pensiero del
defunto all’amico morente.
Al qual proposito aggiungo che il modo con cui
s’iniziò il fenomeno
dell’apparizione, vale a dire le modalità particolari
ai fenomeni di
materializzazione incipiente, non avrebbe dovuto
realizzarsi nell’ipotesi
animica di una presumibile trasmissione al percipiente
di un fantasma
allucinatorio originato nella mentalità del morente;
ipotesi quest’ultima che io
persevero a discutere malgrado che i più autorevoli
professori di patologia
mentale l’abbiano dichiarata inapplicabile alle
manifestazioni supernormali
osservate collettivamente. Mi riserbo, nondimeno, di
infliggerle l’ultimo
colpo nei commenti al caso che segue.
* * *
Questo terzo caso del genere io lo ricavo dal Light (
1907, pag. 494).
Il dottore W. T. O’Hara, medico sui transatlantici
della White Star Line,
racconta che in uno dei viaggi sulla linea di Yokohama
era stata affidata alle
cure del capitano una graziosa fanciulla decenne
rimasta orfana, la quale
tornava al Giappone, dove l’attendevano i parenti. Era
così graziosa, così
buona e intelligente che vinse ben presto i cuori di
tutti i componenti
l’equipaggio, ma soprattutto degli ufficiali di bordo,
incluso il dottore che
riferisce il fatto. Allorché il transatlantico giunse
nel mare della Cina, la
fanciulla si ammalò gravemente di febbre tropicale, e
malgrado tutte le cure
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
173
prodigatele dal dottore, essa andò peggiorando, e si
comprese che
annunciavasi inevitabile il decorso fatale della
malattia.
A questo punto il dottore informa che quando vegliava
la fanciulla,
cominciò a provare un senso inesplicabile di una presenza nella cabina, per
quanto nulla scorgesse a sé dintorno. Il polso della
fanciulla diveniva sempre
più debole, e il dottore sorvegliava ansiosamente i
mutamenti
nell’espressione del di lei volto; quando
all’improvviso la cabina cominciò ad
illuminarsi in guisa misteriosa, sebbene l’alba fosse
ancora lontana. In breve
quella luminosità divenne brillante come l’aurora
nell’imminenza del sorgere
del sole; quindi parve condensarsi in una radiosità
palpitante, con
ondulazioni azzurre, bianche, dorate, le quali si
concentravano intorno al
capo della piccola inferma. Così fu per qualche tempo;
quindi tutto disparve,
e la cabina tornò nella primitiva semi-oscurità, in
cui una lampadina notturna
velata era la sola fonte luminosa.
Durante l’estrinsecarsi del fenomeno, la fanciulla
aveva guardato il dottore
con aria di chi vorrebbe chiedere spiegazioni; quindi
aveva mormorato: «Oh!
Guardate! Guardate! Come è bello!». E così dicendo, le
dita della mano di lei
strinsero convulsamente la mano del dottore. A questo
punto, il relatore così
prosegue:
«Essa rivolse improvvisamente lo sguardo in alto.
Anch’io guardai in
quella direzione, e vidi rasente il soffitto, al di
sopra del di lei capo, formarsi
un globo luminoso dai contorni indecisi, risplendente
alla guisa di un fanale
immerso in fitta nebbia. Crebbe lentamente, come già
l’altro fenomeno
luminoso, e divenne infine una brillante sfera di luce
bianco-azzurra, la quale
pareva palpitante di vita. Aveva qualche somiglianza
coi fuochi di Sant’Elmo
quali appariscono sulla sommità dell’alberatura
durante le tempeste sature di
elettricità.
«Ed anche questa volta, la fanciulla mi aveva guardato
mormorando: “Oh!
Guardate! Guardate!“.
«Lentamente - tanto lentamente che per qualche tempo
io non me ne
avvidi - quel globo luminoso scese sulla fanciulla e
ne circonfuse il capo,
conferendo a quel volto soave di bimba sofferente una
gloria di radiosità
spirituale letteralmente angelica. Giammai ebbi ad
assistere a una visione di
bellezza simile, e giammai vi assisterò in avvenire.
«Mentre quel globo luminoso sostava vagolando e vibrando
intorno al
capo della morente, io sentii che la mano di lei si
contraeva nelle mie, mentre
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
174
un lieve tremito ne scuoteva il corpo. L’inferma fece
un debole sforzo onde
rialzare il capo, esclamando con voce fioca e parole
stentate: “Oh, mamma,
mamma! Sì, sì, la scorgo la via radiosa. Come è bella!
Come tutto risplende!“.
La sua voce si estinse in un lieve bisbiglio
incompreso, mentre quel globo
luminoso si elevava di scatto, raggiungeva il soffitto
e spariva. La testolina
ricciuta della fanciulla ricadde sui guanciali. Ebbi
ad avvertire nel corpo una
lieve contrazione dei muscoli, le dita della di lei
mano si rilasciarono, il polso
divenne insensibile, emise un leggero sospiro, mentre
quel visino d’angelo
diveniva bianco, bianco come un pannolino.
M’inginocchiai col pianto che mi
faceva groppo in gola; mi trovavo solo ormai con una
morticina.
«Le incrociai sul petto le manine, e macchinalmente
guardai l’orologio:
erano le due e trenta antimeridiane. Mentre ancora
stavo genuflesso, si aperse
la porta della cabina ed entrarono il capitano,
seguito dal primo e secondo
ufficiale, e dagli altri due ufficiali supplenti. Il
capitano si avvicinò al
lettuccio, pose la mano sulla fronte della morticina;
quindi si volse a me
dicendo: “Me lo aspettavo”; quindi soggiunse:
“Dottore, io non credo affatto
ai fantasmi né agli spiriti, o cose simili, e ritengo
che tra di noi non siavi
alcuno che vi creda. Ciò non toglie che io, con questi
quattro ufficiali,
abbiamo assistito proprio in questo momento a qualche
cosa di straordinario;
e questo “qualche cosa” era così distinto e reale da
escludere ogni possibilità
di illusioni. Ciò che abbiamo visto è un globo di luce
azzurrognola, che
pareva un fuoco di Sant’Elmo nella tempesta. Apparve
al di sopra delle
nostre teste, nel salottino dei fumatori; e mentre lo
guardavamo, esso
attraversò la camera, dirigendosi verso la porta.
Quivi rimase un istante, per
poi dirigersi alla porta di questa cabina, ed ivi
sparire. A tale vista, io dissi ai
miei compagni: “Ragazzi, l’angelica bambina nostra in
questo momento è
morta”».
Nel commovente episodio esposto, il particolare
teoricamente più
suggestivo consiste nel fatto che il globo luminoso
visto dal capitano e dagli
ufficiali di bordo, oltre a dimostrarsi il medesimo
globo visualizzato dal
dottore e dalla fanciulla morente, risultò guidato da
una intenzionalità ben
definita, in quanto si diresse dal salottino degli
ufficiali, alla porta della
cabina in cui spirava in quel momento la fanciulla
affidata alle cure del
capitano; con ciò facendosi messaggero della di lei
morte. Niun dubbio
pertanto intorno alla genesi trascendentale della
manifestazione.
Ma quel globo luminoso che cosa rappresentava? Noto in
proposito che
nella casistica medianica, non sono rari i casi in
cui, tanto gli spiriti dei
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
175
defunti, quanto gli spiriti dei morenti, appariscono
ai percipienti sotto forma
di un globo luminoso, e in una mia precedente
monografia ho citato un buon
numero di casi di tal natura; tra i quali è notevole
l’episodio di una madre la
quale, al momento in cui il proprio bimbo esalava
l’ultimo respiro, vide
scaturire dal suo capo un globo luminoso che
rapidamente si elevava e
scompariva attraverso il soffitto. Ricordo ancora che
il dottor Baraduc
pervenne a fotografare tale globo luminoso al letto di
morte della propria
moglie. Dovrebbe pertanto indursene che nel caso in
esame, il globo di luce
azzurrognola, guidato da una volontà definita, e visto
collettivamente da sei
persone, rappresentasse a sua volta una delle forme in
cui si manifestano gli
spiriti dei defunti, e in cui si manifestò agli
ufficiali di bordo la madre defunta
della fanciulla morente; mentre la medesima
manifestavasi a quest’ultima in
forma umana allo scopo di farsi riconoscere.
Accennerò ancora alla frase del relatore in cui
informa che quando la
fanciulla da lui vegliata era entrata in agonia, egli
cominciò a provare un
senso inesplicabile di una presenza nella cabina, per quanto nulla scorgesse a
sè intorno. Tale misteriosa sensazione di una
presenza, risulta addirittura
comune nei casi di telepatia al momento della morte,
nei casi delle
manifestazioni di defunti, e nei casi dei fantasmi
quali si estrinsecano nelle
case o località infestate; e concorre efficacemente a
dimostrare la natura
obiettiva del fantasma che si manifesta; come pure
sottintende un’azione
telepatica sul percipiente da parte del fantasma in
questione.
Noto che sono frequenti i casi in cui il percipiente
assorto nella lettura, o in
altra mansione qualunque, non avrebbe scorto il
fantasma se questi non
l’avesse indotto telepaticamente a voltarsi dalla
parte in cui avveniva la sua
manifestazione. E quest’ultima circostanza - del
fantasma il quale non è
visibile che nel punto in cui il percipiente è
influenzato telepaticamente a
guardare - si trasforma in un’ottima prova in favore
della obiettività dei
fantasmi che così si comportano.
Da un altro punto di vista, rilevo che nel caso
esposto furono sei le persone
che unitamente alla fanciulla morente, osservarono
collettivamente, o l’una o
l’altra fase delle manifestazioni supernormali
occorse; mentre quattro di esse
non si trovavano nell’ambiente in cui avvenne il
decesso, e ciò che videro
questi ultimi era un fenomeno diretto da una volontà
estrinseca. Ne deriva
che in tali contingenze risulta superfluo discutere
l’ipotesi allucinatoria.
Ciò stabilito, è giunto il momento di dichiarare che
sebbene nelle pagine
che precedono - e per puro desiderio di non lasciare
senza risposta le
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
176
obiezioni degli oppositori - io abbia continuato a
discutere sull’ipotesi
allucinatoria, anche dopo avere informato che il prof.
Richet e il prof. Morselli
erano concordi nel dichiararla inapplicabile alle
manifestazioni supernormali
osservate collettivamente,
ora è bene insistere sul fatto che in simili
circostanze l’ipotesi stessa risulta letteralmente
gratuita e arbitraria, giacché
non si conoscono esempi di allucinazioni collettive,
vere e proprie, le quali
traggano origine da un’influenza contagiosa di
trasmissione telepatica del
pensiero.
Nei trattati di psicopatia si contengono esempi di
allucinazioni collettive,
ma unicamente tra le folle fanatizzate per contagio
mistico; il che si realizza
esclusivamente per suggestione verbale,
e giammai per trasmissione
telepatica del pensiero; il che equivale a dire che tra i due ordini di
fenomeni
s’interpone un abisso. Riesce pertanto inesplicabile
che gli oppositori
persistano a valersi di tale estensione arbitraria
dell’ipotesi allucinatoria, e
che tra coloro che se ne valsero figurino nomi di
eminenti indagatori, quali il
Podmore, Marcel Mangin, Eric Dingwall e il famigerato
prof. Jastrow. Non vi
figura però il nome del prof. Richet, il quale, nel
suo Traité de
Mètapsychique, accenna ripetute volte al tema delle percezioni collettive di
fantasmi, escludendo categoricamente l’interpretazione
allucinatoria delle
medesime. Così, ad esempio, a pag. 321, egli osserva:
«Vi sono delle
monizióni che risultano certamente obiettive; e sono
quelle percepite
collettivamente. In tali contingenze è ben difficile, per non dire impossibile,
che non siasi estrinsecato un alcunché di obiettivo,
analogo ai fenomeni
ordinari, i quali impressionano i nostri sensi
normali... ». Più oltre (pag. 438);
«Quando due persone normali e ragionevoli descrivono
il medesimo
fantasma, rimanendone impressionate simultaneamente,
comunicandosi
reciprocamente le loro impressioni, e ciò ben sovente
al momento stesso in
cui l’apparizione è presente, sarebbe assurdo il
presumere una doppia
allucinazione identica, interamente subbiettiva... ».
E più esplicitamente
ancora a pag. 752: «Qualora si trattasse di un solo
caso del genere, o di una
sola persona percipiente, si potrebbe credere a
un’allucinazione, o ad
un’illusione; ma in realtà tale spiegazione
risulterebbe addirittura infantile. Si
parla di allucinazione al fine di
sbarazzarsi con un vocabolo assai comodo, di
un fatto inconsueto che perturba la nostra quiete
scientifica; un procedere
siffatto appare invero troppo semplicista. E si arriva
financo a parlare di
“allucinazioni collettive”; ma non esistono allucinazioni collettive; gli
alienisti non conoscono un fenomeno simile...».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
177
Ricorderò infine che vi è un gruppo di episodi
analoghi in cui la
percezione del fantasma è d’ordine successivo; vale a
dire che il medesimo
fantasma è percepito nella medesima località, da
persone diverse, in epoche
diverse, mentre ciascuna persona ignora l’esperienza
delle altre; casi che
infliggono l’ultima definitiva sconfitta ai
propugnatori dell’ipotesi
allucinatoria estesa ai casi di percezione collettiva
di fantasmi.
NEI FENOMENI DI PICCHI MEDIANICI
Prima di passare alla citazione di esempi riguardanti
la categoria più
importante dal nostro punto di vista, che è quella
delle apparizioni dei
defunti qualche tempo dopo la loro morte, ritengo
necessario far cenno a
taluni fenomeni d’altra natura, da me trattati in
apposite monografie, e in cui,
sebbene non emergano prove sulla presenza di defunti
identificabili,
nondimeno si estrinsecano con modalità siffatte, da
risultare logicamente
assurdo attribuire i fatti a gesta di personificazioni
sonnamboliche combinate
ai poteri della subcoscienza.
Questo primo esempio appartiene ai casi di telecinesia
a grande distanza.
Lo ricavo dai Proceedings of the S. P. R.,
vol. VIII, pag. 218. La relatrice del
caso è Mrs. Anna Davies, conosciuta personalmente da
F. W. Myers, il quale
stese relazione del caso conforme al di lei racconto
verbale, relazione ch’essa
sottoscrive.
«... Una sera io mi recai da certa Mrs. Brown, nostra
vicina di casa, la quale
mi diede una lettera proveniente dall’India e
indirizzata a Mrs. J. W.,
pregandomi di fargliela avere per mezzo di mio
fratello il quale aveva
occasione d’incontrarsi col fratello di lei. A quanto
pare, eravi stato ritardo, e
forse trascuranza da parte di Mrs. Brown, nel
recapitarla. Io la tolsi con me,
promettendo di consegnarla subito a mio fratello. Era
una lettera piuttosto
sudicia, di formato normale, con soprascritta
evidentemente vergata da
persona maldestra. La deposi sul camino dell’antisala,
e mi sedetti poco
discosto in attesa di mio fratello. Ben si comprende
come tale lettera non
potesse interessarmi in modo alcuno. Dopo qualche
minuto, cominciai ad
avvertire un certo battito caratteristico sopra il
piano del camino; per cui mi
ricorse in mente che forse qualcuno avesse portato in
basso un orologio posto
nella camera di mia madre. Mi alzai per verificare,
constatando che ivi non si
trovavano orologi, come non se ne trovavano nella
camera. Quel battito così
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
178
chiaro e stridente pareva scaturire dall’interno della
lettera! Fortemente
stupita, la tolsi di là e la deposi sulla credenza;
indi sopra altri mobili, ma
dovunque la portassi il battito persisteva e
invariabilmente proveniva dal
punto preciso in cui ciascuna volta io la collocavo.
«Trascorse in quel modo circa un’ora; dopo di che, non
sentendomi di
reggere più oltre a tale stupefacente mistero, mi
recai nella sala attigua in
attesa che arrivasse mio fratello. Quando questi
finalmente giunse lo condussi
nell’antisala chiedendogli semplicemente se avvertiva
qualche cosa. Al che,
senza indugio rispose: “Sento il battito di un
orologio da tasca, o di uno
svegliarino”. Come dissi, non eranvi nella camera
orologi di sorta. Intanto
egli, guidato dal suono, si approssimò al punto in cui
trovavasi la lettera, e
tosto esclamò: “Come mai! Il battito proviene da
questa lettera!“. Allora
entrambi ci ponemmo in ascolto; quindi prendemmo la
lettera e la portammo
attorno, fino a che ci persuademmo in modo assoluto
che proveniva dalla
lettera stessa, per quanto in essa non si contenesse
che un semplice foglio di
carta. L’impressione che su di noi produceva quel
battito era strana: per noi
risuonava come un urgente appello alla nostra
attenzione. Non ricordo bene
se mio fratello consegnasse la lettera a Mrs. J. W. in
quella sera medesima
(l’ora era già inoltrata), o nel mattino seguente.
Risultò che con essa le si
partecipava la morte del proprio marito avvenuta per
un colpo di sole, e la
lettera era stata scritta da una persona di servizio,
oppure da un compagno di
viaggio del defunto. Non v’ha dubbio che quel battito
inesplicabile ebbe per
effetto di spingerci a consegnare le lettera con ben
maggiore premura di quel
che sarebbe avvenuto normalmente».
Il fratello di Mrs. Davies conferma la narrazione
esposta nei termini
seguenti:
«... Allorché entrai, trovai la lettera sul camino.
Tanto io che mia sorella
avvertimmo chiaramente un battito in tutto simile a
quello di un orologio. Ci
indugiammo lungamente ad ascoltarlo. Si produceva in
tale prossimità della
lettera che pareva scaturisse dall’interno di essa.
Nulla ci fu dato rinvenire
che potesse in minima guisa dilucidare l’inesplicabile
mistero».
L. A. DAVIES
L’episodio esposto appartiene a un gruppo di casi in
cui si realizzano
fenomeni del genere al momento preciso in cui arriva
una lettera nella quale
si partecipa al destinatario la morte di un congiunto;
fenomeni che per lo più
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
179
si estrinsecano sotto forma di una successione di
picchi, o di quadri che
cadono, o di campanelli che suonano a distesa, o di
specchi che si spaccano. Il
Myers fa rilevare l’importanza di siffatti fenomeni dal
punto di vista della
possibilità che i defunti abbiano talvolta cognizione
di eventi terreni che li
riguardano. Ed è infatti palese che se si perviene a
dimostrare come tali sorta
di coincidenze si ripetano con relativa frequenza,
allora non possono più
dilucidarsi con ipotesi esclusivamente animiche,
tenuto conto che nei casi del
genere l’ipotesi telepatica è fuori questione in causa
della circostanza che si
realizzano dopo trascorsi parecchi giorni dall’evento
di morte.
Ciò stabilito, ne deriva che nel caso in esame, se si
elimina la telepatia, non
si saprebbe a quale altra ipotesi far capo a
spiegazione del misterioso battito
risonante intorno a una lettera in cui si partecipava
un caso di morte, lettera
che non interessa affatto i percipienti, i quali,
però, ebbero l’impressione che
quella strana manifestazione significasse urgenza di
consegnarla alla
destinataria, laddove invece, per trascuratezza, la
lettera giaceva da qualche
tempo dimenticata in casa altrui.
Ciò rilevato, ripeto quanto dissi in precedenza, ed è
che sebbene nel caso
citato non emergano prove sulla presenza di defunti
identificabili,
nondimeno si estrinsecano con modalità abbastanza
eloquenti nel senso della
presenza di un’intenzionalità dirigente il fenomeno,
da risultare logicamente
assurdo il pretendere di spiegare l’evento con le
ipotesi di cui dispongono gli
animisti totalitari. Ma, in ogni modo, con quale
ipotesi? E’ palese che si tratta
di un fenomeno auditivo-obiettivo, ma perchè si
estrinsecò? Ove anche si
presumesse che l’energia indispensabile all’uopo
scaturisse dalla percipiente,
la quale possedesse qualità medianiche, perchè il
fenomeno si sarebbe
estrinsecato quella sola volta nella di lei vita, e
ciò in presenza di una lettera
ritardata contenente una partecipazione di morte?
Conveniamone: c’è
dell’altro in questa manifestazione; ma, già si
comprende che dal punto di
vista scientifico, i fenomeni di tal natura acquistano
valore teorico soltanto a
condizione di considerarli cumulativamente a tutti gli
altri della stessa
natura, nonché agli altri qui contemplati. Ed è per
questo che m’indussi ad
accogliere un caso, a titolo di esempio, nel presente
lavoro.
NEI FENOMENI DI APPORTO
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
180
Passo a riferire qualche episodio ricavato dalla mia
monografia su i
Fenomeni di Apporto, nella quale si contengono incidenti in cui si
riscontrano caratteristiche suggestive d’interventi
estrinseci. Mi auguro che
tale monografia venga un giorno tradotta in inglese o
in francese, e ciò nella
speranza che taluni eminenti cultori di ricerche
psichiche tuttora dubbiosi
sull’esistenza di simili fenomeni, se ne convincano
sulla base dei fatti. Noto in
proposito che nella classificazione dei casi io mi
attenni rigorosamente alla
regola di eliminare tutti i fenomeni conseguiti in
piena oscurità, fatta
eccezione per quelli ottenuti a richiesta, o in cui la
natura eccezionale
dell’oggetto apportato rendeva impossibile ogni
pratica fraudolenta. Dopo di
che, procedetti ad enumerare esclusivamente fenomeni
di apporto conseguiti
in piena luce, o in luce sufficiente.
Dichiaro infine che si tratta di una categoria di
fenomeni da me indagati a
fondo sperimentalmente per il non breve periodo di
dieci anni, con due
medium privati, amici miei carissimi, appassionati
cultori di ricerche
psichiche, nonché soci del Circolo Scientifico Minerva
di Genova; e subito
dopo, da me indagati ancora per altri dodici mesi con
la celebre medium
Eusapia Paladino.
Ed è precisamente l’Eusapia Paladino che mi offrirà il
primo spunto per
discutere la tesi secondo la quale, in un buon numero
di fenomeni di apporto
si rinvengono modalità di estrinsecazione
inconciliabili con l’interpretazione
animica dei medesimi.
Questo il curioso fenomeno di cui si tratta, il quale
si svolse in una seduta
alla quale io non assistevo, ma ebbi a discuterne
lungamente il domani con le
tre persone che vi presero parte.
L’amico Felice Avellino, segretario del Circolo
Scientifico Minerva di
Genova, desiderando conseguire manifestazioni di
carattere intimo in
rapporto a una personalità di congiunto
materializzatasi la sera precedente
con Eusapia Paladino, aveva disposto onde avere una
seduta privatissima
con lei nella propria abitazione. A tale seduta non
assistevano che lui, la
propria sorella e una studentessa russa, essa pure
socia del Circolo Minerva.
Nella casa in discorso non si trovavano altre persone,
giacché la famiglia
dell’amico Avellino era in villeggiatura. Ciò
premesso, riferisco quella parte
della relazione, la quale riguarda il fenomeno di
apporto conseguito. Il socio
Avellino scrive:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
181
- Settembre 5. - «... La medium era da me controllata
a destra, e da mia
sorella a sinistra...
«Verso la fine della seduta, quando già erasi ottenuto
quanto si desiderava
in fatto di fantasmi materializzati, ecco piombare
dall’alto, con tonfo
rumoroso in mezzo al tavolo, un alcunché di grosso e
di pesante. Allungo il
braccio, palpando sul tavolo, e mi capita sotto mano
un oggetto che non tardo
a identificare per un grosso pane di quelli foggiati a
quattro corni, e
denominati di pasta soda.
«Desideroso di vedere e analizzare meglio questo
curioso apporto, chiedo
a John il permesso di fare la luce, che egli mi
accorda; ma, con sorpresa
generale, appena fatta la luce, si riscontra che nulla
esiste sul tavolo. Si
guarda sotto il tavolo, si rovistano gli angoli più
reconditi della camera, si
osserva nell’interno dei mobili, e infine, le due
signore presenti frugacchiano
la medium un po’ dovunque; ma tutto è inutile, e il
pane non si trova.
«Non mi rimase che ricorrere a John, al quale domando
se per avventura
sia stato lui a trafugarlo; ed egli, con un gran colpo
battuto sul tavolo,
risponde affermativamente. Prego allora vivamente
John, a volermelo
restituire, desiderando farlo vedere ai miei familiari
ed agli amici... Ecco la
risposta tiptologica di John: “Appartiene al fornaio
qui vicino. Se ti preme
riaverlo, dammi due soldi“. Trassi immediatamente due
soldi dal taschino,
invitandolo a pigliarseli; ed egli ordinò
tiptologicamente: “Fate l’oscurità”.
Così mi comportai, e in pari tempo ci rimettemmo in
catena. Io controllavo
l’Eusapia con la sinistra, e stringendo fra le dita
della mano destra la moneta
da due soldi, portai in alto il braccio. Ed ecco che
una mano scende dall’alto e
mi strappa di fra le dita la moneta. Trascorrono forse
venti secondi ed ecco
farsi udire un altro tonfo rumoroso sul tavolo,
identico a quello sentito in
precedenza. Si rifà la luce, e si scorge a noi dinanzi
il grosso pane di pasta
soda scomparso un momento prima. Quanto alla moneta da
due soldi, essa è
sparita sul serio, e non la troviamo da nessuna
parte».
A complemento di questo magnifico caso di apporto ed
asporto del
medesimo oggetto, sarebbe stato desiderabile che
giunto il mattino, si fosse
tentata la prova di un’inchiesta presso il fornaio
indicato da John; ma
purtroppo all’amico Avellino non passò per la mente di
tentarla, e ciò in
quanto gli apparve senz’altro inattuabile, trattandosi
di una bottega molto
avviata, il cui proprietario non avrebbe potuto accorgersi
né della moneta di
un pane né dell’esistenza in cassa di due soldi in
soprannumero.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
182
Comunque, tale triplice fenomeno di apporto ed asporto
rimase pur
sempre molto interessante, nonché molto ben premunito
da ogni addebito di
frode. Infatti si trattava di un grosso pane, il quale
non era facilmente
occultabile sotto le gonne della medium, e tanto meno
poteva sfuggire ai
palpamenti cui la sottoposero le due signore presenti.
Giova inoltre osservare
che una medium alla quale fosse riuscito di produrre
fraudolentemente il
primo grande apporto, non si sarebbe certamente preso
il gusto di farlo
scomparire, ponendosi al rischio di essere
frugacchiata, come infatti lo fu. Si
noti ancora che quando l’amico Avellino portò in alto
il braccio stringendo la
moneta tra le dita, se la sentì strappare da una mano
scesa dall’alto; gesto che
non poteva compiersi da una medium seduta, e tenuta
per le mani.
Rimane da commentare l’atto di onestà a tutta prova
implicito nel
fenomeno dell’apporto di un pane appartenente ad
altri, atto di onestà messo
in luce dalla risposta dello spirito-guida John. Ed è questa
la circostanza che
mi offriva lo spunto per dimostrare che le modalità
con cui si estrinsecano i
fenomeni in esame risultano inconciliabili con
l’interpretazione animica del
maggior numero tra essi. Per ora osservo che tale
correttezza di condotta a
proposito dell’altrui proprietà, appare una regola
generale per le personalità
medianiche che presiedono ai fenomeni di apporto, e
questa notevolissima
caratteristica combinata all’altra della natura
immancabilmente priva di
valore commerciale degli oggetti apportati, lo
dimostra in guisa
impressionante. Ne deriva che dal punto di vista della
genesi presumibile di
una buona parte dei fenomeni di apporto, tali
circostanze assumono una
enorme importanza teorica, come si vedrà dalle
considerazioni apposte al
caso che mi accingo a riferire; il quale mi venne
inviato dal professore Richet.
Ad illustrazione dei fatti, riproduco un brano della
lettera con cui il mio
grande amico defunto accompagnava il caso stesso.
Cher Collègue,
«... Voici un fait que je vous
rapporte, qui entre tout à fait dans
vos écrits sur les phénomènes
d’apport.
«... Ecco un fatto che vi riporto, che
entra effettivamente nei vostri
scritti sui fenomeni d’apporto.
«Ce fait est inédit. Si cela vous
intéresse vous pouvez le publier.
«Questo fatto è inedito. Se ciò vi
interessa potete pubblicarlo.
«La personne qui m’a écrit cette
histoire mémorable est un de mes
«La persona che mi ha scritto
questa storia memorabile è un mio
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
183
excellent amis, en qui j’ai absolue
confiance.
ottimo amico, in cui nutro assoluta
fiducia.
«C’est le Vicomte Saul De Vitray,
petit-fils de la célèbre Comtesse de
Ségur (née Rostopchine) qui a écrit
tant de livres charmants pour les
enfants...
«E’ il visconte Saul De Vitray,
nipote della celebre contessa de
Ségur che ha scritto tanti libri
interessanti per i bambini...
«Ce récit (inédit) me parait fort
beau.
«Questo racconto inedito mi
sembrava molto bello.
«Malheureusement le Comte et la
Comtesse De Vitray n’ont pas
continué leurs expériences. Après
le transport de leur jeune fils ont eu
peur,
et ont cessé...».
«Sfortunatamente il conte e la
contessa De Vitray non hanno
continuato le loro esperienze .
Dopo trapasso del loro giovane
figlio hanno avuto paura e hanno
smesso...».
- Relazione del Visconte Saul De Vitray-Ségur –
«Queste le manifestazioni che si realizzarono a
Buenos-Aires nell’anno
1891.
«Ci riunivamo in quattro per interrogare il tavolo:
esercizio da noi
considerato quale un semplice passatempo.
«Le sedute avevano luogo in una vasta camera
debolmente illuminata
dalla luminosità esteriore; ciò che determinava una
oscurità relativa la quale
permetteva il controllo rispettivo dei nostri
movimenti. Nel corso di una di
tali sedute venne a posarsi sul tavolino una grossa
manciata di freschissime
violette di Parma; fiori e steli erano tra di loro
intersecati. Potevano pesare un
ettogrammo.
«Domandiamo al tavolo l’origine di un simile regalo in
pieno inverno, e
venne risposto che le violette provenivano da Mar del
Plata, il ritrovo estivo
dei cittadini di Buenos-Aires, lontano più di 250
chilometri dalla capitale.
«In presenza del nostro stupore, il tavolo aggiunse:
“Per fare penetrare
nella camera i fiori, ne decomposi la materia, per poi
ricostituirla”.
«Tale spiegazione accrebbe il nostro interessamento;
per cui
domandammo: “Apportaci un biglietto di banca”.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
184
«Trascorsi brevi momenti, un colpo secco ci avvertì
del fenomeno
compiuto. Rinvenimmo infatti sul tavolo un biglietto
di banca nuovissimo, da
cinque centavos; taglio minimo della moneta
dell’epoca.
«Era già un bel risultato; ma noi chiedemmo subito:
“Ora apportaci un
biglietto di banca di 1.000 piastre”.
«A tale richiesta il tavolo rispose: “Non lo posso,
poiché sarebbe un furto.
Vi apportai un biglietto da cinque centavos,
che presi nella cassaforte di una
banca, perché ritengo insignificante il danno arrecato;
ma per una somma
importante io non posso operare”.
«Incoraggiati dai risultati ottenuti, noi continuammo
a interessarci al
giuoco; e, dietro richiesta, gli oggetti più diversi
esistenti nella camera
spiccavano il volo e venivano a posarsi sul nostro tavolino.
Quando il lieve
rumore prodotto dall’oggetto apportato ci avvertiva
che il fenomeno era
avvenuto, si accendeva un fiammifero e si riscontrava
il prodigio. Dietro
nostra richiesta, i medesimi oggetti, consistenti in
ninnoli d’ogni sorta e in
chiavi delle serrature, tornavano a riprendere i loro
posti.
«Avveniva qualche volta che alle nostre richieste
troppo perentorie non si
rispondeva per parecchie ore; ma la lunga attesa non
ci stancava, e si
proseguiva nel nostro passatempo interessante.
«In una di tali sedute, la quale durava da tre ore, e
si era protratta fino alle
undici di sera, il tavolo, evidentemente indispettito
per la nostra insistenza, ci
ordinò: “andate a cenare; poi tornate qui”.
«Ci alzammo ridendo e scherzando, dirigendosi alla
sala da pranzo,
situata in fondo a un’infilata di camere, di cui la
prima era la nostra camera
da letto, che in pari tempo era quella delle nostre
sedute. Ivi si trovava
addormentato il nostro bimbo, nel suo lettuccio in
ferro circondato da un’alta
spalliera. Il nostro piccolo Paolo, che la guerra del
1914 doveva toglierci per
sempre, aveva allora nove mesi, e non camminava
ancora.
«Per meglio apprezzare quanto seguirà, premetto ch’io
avevo congedato la
bambinaia, e che nell’appartamento non dormivano
domestici. Noi quattro
evocatori dello spirito eravamo soli col bimbo in
quella casa.
«Finita la cena, io presi una lampada a petrolio, e
precedendo gli altri, mi
avviavo verso la camera delle sedute, in cui, come
dissi, avevamo lasciato
addormentato il nostro bimbo; quando improvvisamente
scorsi nella camera
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
185
adiacente, accoccolato presso una sedia, nel mezzo
della camera, il mio
piccolo Paolo, con gli occhi chiusi, piagnucolante nel
sonno.
«Tale spettacolo inaudito, strappò a noi tutti
esclamazioni di terrore.
Palesemente il piccolo essere era stato trasportato in
quel posto da una forza
ignota.
«Questo evento imprevisto e preoccupante, fu cagione
che desistemmo per
sempre dalle nostre esperienze».
FIRMATO: VISCONTE SAUL DE VITRAY-SÉGUR
Questa la relazione interessantissima inviatami dal
prof. Richet. In essa il
fenomeno del trasporto del bimbo da una camera
all’altra, appare
indubbiamente importante; ma dal punto di vista
teorico, la sua importanza è
di gran lunga inferiore a quella implicata nell’altro
fenomeno dell’apporto di
un biglietto di banca d’infimo valore, combinato alla
risposta ottenuta dagli
sperimentatori quando chiesero l’apporto di un secondo
biglietto di banca di
grande valore; risposta in tutto corrispondente
all’altra riportata in
precedenza ed ottenuta nelle nostre esperienze di
Genova con Eusapia
Paladino. Ora tutto ciò concorre a rendere più che mai
palese l’esistenza di un
quesito formidabile da risolvere in rapporto alla
genesi dei fenomeni di
apporto, i quali, risultando d’ordine fisico, parevano
destituiti di qualsiasi
valore teorico in senso spiritualista. Ma gli episodi
del genere esposto, e la
stessa natura degli oggetti apportati, sempre privi di
valore commerciale,
tendono invece a suggerire conclusioni ben diverse.
Mi accingo a dimostrarlo, e a tale scopo giova
cominciare osservando che
gli oppositori dell’ipotesi spiritica, quando
discutono di apporti, si valgono
appunto della circostanza che gli oggetti apportati
risultano costantemente
privi di valore commerciale, per insistere più che mai
sul fatto che i fenomeni
in discorso non possono avere altra origine che un
atto di volontà
subcosciente. E fanno rilevare in proposito quanto
apparirebbe assurdo e
inverosimile che un’entità spirituale, nulla di meglio
avesse da recare in dono
ai viventi, che una pietra, un ramoscello, una perla
falsa e via dicendo.
Orbene: a chi ben guardi, una tale circostanza di
fatto si traduce invece
nell’obiezione più formidabile che possa infliggersi
alla tesi dell’origine
subcosciente dei fenomeni di apporto.
Al qual proposito giova anzitutto ricordare che le
personalità medianiche
spiegano il fatto della tenuità e del nessun valore
commerciale degli oggetti
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
186
apportati osservando concordemente che ciò avviene in
quanto non è loro
lecito rubare; e qualche volta aggiungono che
potrebbero facilmente
rintracciare oggetti di valore dispersi e non
appartenenti ad alcuno, ma che
loro è inibito di farlo, non dovendo prestarsi ad appagare
basse avidità di
lucro.
Riconosco che un’analisi superficiale delle
spiegazioni esposte, trae a
considerarle scuse magre scodellate ai gonzi dalle
personalità sonnamboliche
subcoscienti; ma un’analisi meglio approfondita delle
spiegazioni stesse,
conduce invece a conclusioni diametralmente opposte.
Riflettiamo un
momento.
Ove, infatti, la spiegazione totalitaria dei fenomeni
di apporto avesse da
ricercarsi nell’ipotesi animica; vale a dire, nei
poteri inerenti alla subcoscienza
umana, emerge palese che in tal caso non dovrebbero
esistere altre restrizioni
nella scelta degli oggetti da apportare all’infuori di
quelle inerenti al volume
ed al peso degli oggetti stessi: vale a dire che se le
volontà riunite del medium
e dei presenti si trovassero concordi nel desiderare
l’apporto di un oggetto,
questo oggetto dovrebbe trasportarsi ai loro piedi; il
che soprattutto dovrebbe
indifferentemente verificarsi tanto nel caso in cui
l’oggetto appartenesse ad
uno dei presenti, quanto nel caso che appartenesse ad
estranei; tanto se si
trattasse di una moneta di rame, quanto se fosse
questione di una moneta
d’oro; tanto per un biglietto da visita, quanto per un
biglietto di banca; tanto
per una perla falsa, quanto per una perla vera. Ahimè!
Tutti sanno invece che
una tale equivalenza tra gli oggetti apportati non
esiste: qualora, cioè, uno
sperimentatore desiderasse l’apporto di una moneta di
rame, di uno speciale
biglietto da visita, di una perla falsa, gli avverrà
con sufficiente frequenza di
vedere esaudito il desiderio espresso; ma qualora
invece lo sperimentatore
desiderasse intensamente l’apporto di una moneta d’oro
non sua, o di un
biglietto di banca appartenente ad altri, o di una
perla genuina da carpirsi in
un negozio, egli non potrà mai sperare di vedere appagate
le sue brame...
Perché? Perché? Quali rapporti esistono tra un
fenomeno medianico d’ordine
fisico e i dettami dell’etica? Non emerge forse palese
che se un rapporto
esiste, allora il fatto risulta letteralmente
inesplicabile con l’ipotesi del
subcosciente? E non risulta invece altrettanto palese
che il rapporto in
discorso apparirebbe plausibilissimo in base alle
spiegazioni fornite dalle
personalità medianiche? In altri termini: Qualora la
genesi dei fenomeni di
apporto risultasse puramente animica, in tal caso i
tesori degli scrigni altrui
dovrebbero trasportarsi ai piedi degli sperimentatori
che lo desiderassero; ma
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
187
siccome un portento simile, per quanto desideratissimo
da un buon numero
di medium e di sperimentatori, non si realizzò mai e
mai si realizzerà nella
pratica, come spiegare le severe restrizioni d’ordine
morale che governano gli
apporti, senza esorbitare dall’ipotesi animica?
Francamente: quando si riflette
serenamente sulle circostanze misteriose in esame, non
è logicamente lecito
che si persista a non voler ammettere interventi
spirituali nei fenomeni di
apporto.
A scanso di equivoci, osservo che le considerazioni
esposte non debbono
ritenersi fondate sui due casi riferiti a titolo di
esempi, poiché risultano invece
dedotte dalle risultanze di ottant’anni di esperienze
in tale ordine di
fenomeni; mentre i due casi citati valgono a porre
maggiormente in luce la
verità delle considerazioni stesse, in causa delle
risposte esplicite in tal senso
delle personalità medianiche operanti, nonché per
l’apporto effettivo di un
biglietto di banca d’infimo taglio, prova positiva che
le personalità medesime
potevano - volendolo - apportare biglietti di banca di
qualsiasi taglio. Da ciò
l’inevitabile conclusione che se invece non lo
facevano, allora non poteva
darsi altra spiegazione possibile che quella morale
implicita nelle risposte dei
due spiriti-guida, l’uno dei quali chiese che gli
fosse corrisposto in moneta il
valore dell’apporto desiderato, e l’altro rispose che
l’apporto di biglietti di
banca di grande valore equivalendo ad un furto, egli
«non poteva operare». E
in queste ultime parole si contiene un’affermazione
risolutiva in conferma
delle considerazioni esposte. Perché, infatti, egli non poteva operare quando
si trattava di un biglietto di banca di alto valore?
Chi glielo impediva? Non
emerge forse palese che tali parole equivalgono
esattamente alle affermazioni
di tante altre personalità medianiche, le quali
informano che «loro è
interdetto di farlo da entità spirituali superiori?».
E non si è forse costretti a
riconoscere, in omaggio alla logica, che se i fenomeni
di apporto avvenissero
per ausilio delle facoltà supernormali subcoscienti,
in tal caso le bramosie
combinate dei medium e dei presenti avrebbero per
conseguenza di riversare
ai loro piedi i tesori degli scrigni altrui?
Si aggiunga che nel modo di condursi delle personalità
medianiche si
rileva un altro particolare più che mai eloquente in
senso spiritualista; ed è
che le medesime si rifiutano altresì ad apportare
oggetti di valore dispersi e
non appartenenti ad alcuno, informando che loro è
inibito di farlo, non
dovendo esse prestarsi ad appagare basse avidità di
lucro. Come darsi
ragione, con l’ipotesi del subcosciente, di
quest’altra quasi esagerata
scrupolosità delle personalità medianiche
nell’osservanza delle regole austere
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
188
di una moralità immacolata? Si pretenderebbe forse che
tali mirabili
applicazioni dell’etica evangelica risultino retaggio
comune di tutte le
personalità integrali subcoscienti? Rispondo che non
mi si darà mai ad
intendere che nella subcoscienza di un ladro
scassinatore di casse forti, si
contenga una personalità tanto pura ed illibata da
rifiutarsi a concedergli il
possesso di valori che non appartengono ad alcuno. Ma
vi è ben altro da
rilevare in proposito; giacché se si riflette che i
metapsichicisti materialisti
considerano le personalità medianiche quali creazioni effimere del pensiero
collettivo dei presenti, allora appare più che mai enorme l’assurdità di
attribuire a personalità fittizie in tal natura,
principi morali sublimi e in
aperto contrasto con le volontà collettive generatrici
delle personalità
medesime. Ed ove poi ci si volesse rifugiare
nell’altra ipotesi propugnata da
taluno fra essi, secondo la quale le personalità
medianiche risulterebbero
manifestazioni proteiformi della personalità integrale
subcosciente dei
medium, personalità fornita di facoltà supernormali
valevoli a produrre i
fenomeni di apporto, rimarrebbe ancora e sempre da
chiedersi perché mai
una personalità integrale subcosciente destinata ad estinguersi con la morte
del corpo,
dovrebbe mostrarsi tanto evangelica, tanto moralmente austera,
tanto indifferente di fronte al benessere della
sezione cosciente di sé
medesima, dal momento che quest’ultima, come la prima,
è destinata ad
estinguersi con la morte del corpo. I Romani della decadenza erano
infinitamente più logici quando esclamavano:
«Inebriamoci di vino e di
amore, assaporiamo i gaudi che la ricchezza dona,
giacché la vita è breve e
tutto finisce con la morte».
Qualora infine si volesse far capo all’unica ipotesi
logicamente sostenibile,
accettando la sopravvivenza (quindi la spiritualità)
della personalità integrale
subcosciente, per indi attribuire alla medesima
l’estrinsecazione in massa dei
fenomeni di apporto, in tal caso risulterebbe assai
più verosimile il
presupporla dotata di un’elevatezza morale
corrispondente; sennonché
rimarrebbe pur sempre da risolvere un quesito
letteralmente inconciliabile
con l’etica immacolata di cui si vorrebbe
gratificarla; ed è che non si saprebbe
spiegare come mai tale personalità integrale
subcosciente dovesse mentire
costantemente, insulsamente, infamemente, camuffando
se stessa in veste di
una successione di spiriti disincarnati vincolati
affettivamente ai presenti. E’
vero, purtroppo, che le mistificazioni di tal natura
si realizzano in gran copia
nella pratica, e ciò in causa dell’invadenza nefasta
dei pseudo-medium, ma in
tal caso non si tratta della personalità integrale
subcosciente dei medium,
bensì di un’effimera personalità sonnambolica (è noto,
infatti, che la
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
189
personalità integrale subcosciente emerge soltanto
negli stati profondi
dell’ipotesi, e non è suggestionabile).
Stando le cose in questi termini, ne
deriva che non si potrebbe gratificare una personalità
sonnambolica
suggestionabilissima, priva di volontà, destinata ad
esistere un’ora per poi
dissiparsi nel nulla, con l’attributo sublime di una moralità
immacolata.
Conveniamone dunque: tutto concorre a dimostrare che
non potrebbe
escogitarsi una prova più efficace di quella qui
considerata per la
dimostrazione, sulla base dei fatti, dell’intervento
di entità spirituali
nell’estrinsecazione dei fenomeni di apporto.
Concludo pertanto invitando i propugnatori ad oltranza
dell’animismo
totalitario, a volermi illuminare in proposito,
avvertendoli preventivamente
che se rispondessero accogliendo come incontestabili
le mie conclusioni (non
può essere diversamente), ma obiettando di non
riconoscere per autentici i
così detti fenomeni di apporto; se così rispondessero,
io mi dichiarerei
pienamente soddisfatto, non domanderei di più, né
d’altro mi curerei,
giacché i fatti sono fatti, e sapranno imporsi per virtù
propria, malgrado tutto
e tutti, come dimostra la storia di tutti i tempi.
NEI FENOMENI PREMONITORI
Nell’intento di sempre meglio dimostrare come tutti i
fenomeni
metapsichici possono risultare animici o spiritici a
seconda delle circostanze,
e ciò conforme al fatto che tali due grandi categorie
di fenomeni hanno per
causa lo spirito umano nelle due fasi d’incarnazione e
disincarnazione in cui
lo spirito stesso perviene talora a manifestare le
proprie facoltà di senso
supernormali, risulta opportuno ch’io faccia osservare
come anche nei
fenomeni della chiaroveggenza nel futuro si rilevino
caratteristiche da non
potersi attribuire ai poteri della subcoscienza; senza
contare che i fenomeni di
tal natura traggono già di per se stessi a inferire
l’esistenza nell’uomo di uno
spirito sopravvivente alla morte del corpo.
Io pubblicai due lunghe monografie in argomento, nelle
quali vengono
classificati e commentati 214 casi di premonizioni,
autopremonizioni, vaticini
e profezie; dimodoché mi trovo in condizioni di
potermi pronunciare con
cognizione di causa sul formidabile tema, dal quale
emergono conclusioni
importantissime d’ordine metapsichico, psicologico e
filosofico. Di
quest’ultimo ordine è la prova dell’esistenza
indubitabile di un fatalismo
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
190
relativo (non mai assoluto, si badi bene) nelle
vicende degli individui e dei
popoli; a tale formidabile mistero - da me lungamente
trattato nelle
monografie in discorso - avrò occasione di accennare
più oltre nei commenti
al terzo degli episodi qui riportati, i quali
riguardano tutti un gruppo
impressionante di «premonizioni di morte accidentale,
da cui le vittime non
si salvano per tacito od espresso consenso della causa
agente». Si aggiunga
che tale caratteristica costituisce la regola nei
vaticini di morte.
Ecco un primo episodio notevolissimo del genere a
svolgimento
medianico, di cui è relatore e protagonista William
Stead. Apparve nel
numero di gennaio 1909, della Fortnightly Review, ed io lo ricavo dalla
prefazione dello Stead al suo libro: Letters from Julia. Egli riferisce:
«Alcuni anni or sono, avevo a collaboratrice in
ufficio, una signora di
grande talento, ma di temperamento ineguale e di
salute cagionevole. I suoi
modi si fecero a tal segno intollerabili, che in gennaio
pensavo seriamente a
liberarmene,
quando “Giulia” scrisse per mia mano:
”Dimostrati longanime con E. M.; essa dovrà trovarsi
con noi prima della
fine dell’anno”.
«Rimasi stupito, poiché nulla di lei lo faceva
presupporre. Tenni per me
l’avvertimento, e rinunciai a congedare la signora.
Ciò avveniva, se ben
ricordo, verso il 15 o il 16 di gennaio.
«L’avvertimento venne ripetuto in febbraio, marzo,
aprile, maggio e
giugno; e ad ogni volta il messaggio appariva come
conclusione di una più
lunga comunicazione: “Ricordati che E. M. dovrà morire
prima della fine
dell’anno”.
«In luglio, E. M. ingoiò casualmente un piccolo
chiodo, che le si confisse
nell’intestino, rendendola gravemente inferma; e ciò
al punto che i medici
curanti disperavano di salvarla. Nel frattempo chiesi
a “Giulia”: “E’ questo
l’accidente che prevedevi allorché annunciasti la
morte di E. M.?“. Con mia
grande sorpresa, ricevetti in risposta:
“No; essa guarirà, ma dovrà morire ugualmente prima
della fine
dell’anno“.
«Infatti E. M., con grande stupore dei medici, si
ristabilì, e in breve riprese
le sue occupazioni. In agosto, settembre, ottobre,
novembre, l’avvertimento
venne ripetuto. In dicembre E. M. si ammalò per
influenza.
«Chiesi a “Giulia”: E’ questo il momento?».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
191
“No; essa non giungerà tra noi in causa di morte naturale; ma vi giungerà
ugualmente prima della fine dell’anno”.
«Ero costernato, ma ben sapevo che nulla avrebbe
impedito il compiersi
dell’evento.
«Venne il Natale. E. M. stava male; ma quando giunse
la fine dell’anno,
essa viveva ancora. “Giulia” mi disse:
“Posso essermi ingannata di qualche giorno, ma ciò che
predissi avverrà”.
«Il 10 gennaio, “Giulia” comunicò: “Recati domani da
E. M., prendi gli
accordi che sono del caso; prendi inoltre congedo da
lei, perché non la
rivedrai più sulla terra”.
«Mi recai a trovarla. Aveva la febbre con tosse
insistente, e si doveva
trasportarla all’ospedale onde provvedere a una
migliore assistenza. Essa
m’intrattenne sui progetti che aveva in mente circa i
lavori da compiere.
Quando presi congedo, mi domandai se questa volta
“Giulia” non si fosse
ingannata.
«Due giorni dopo, ricevetti un telegramma in cui mi si
informava che E.
M., in un accesso di delirio, erasi gettata a
capofitto dal quarto piano,
rimanendo cadavere.
«La data del triste evento aveva oltrepassato di
qualche giorno i dodici
mesi preconizzati dal primo messaggio.
«L’autenticità di quanto affermo è convalidata dai
manoscritti di tutti i
messaggi originali, e dalle attestazioni firmate dei
miei due segretari, ai quali,
sotto suggello di segreto, avevo comunicati gli
avvertimenti di “Giulia”».
Il caso esposto è teoricamente notevolissimo, e il
nome di chi lo riferisce è
garanzia assoluta della sua autenticità in ogni più
minuzioso particolare.
Accennerò di sfuggita alla circostanza che nelle due
volte in cui la persona
designata cadde inferma prima del compimento del
vaticinio, lo Stead ritenne
giunto il momento fatidico, e che malgrado ciò egli
ottenne risposta negativa;
circostanza contraria alla genesi subcosciente del
messaggio premonitorio, e
in favore dell’indipendenza spirituale della
personalità di «Giulia», visto che
in caso contrario, l’azione auto-suggestiva non
avrebbe mancato di esercitarsi
sull’Io subcosciente dello
Stead, traendolo a confermare quanto l’Io normale
pensava.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
192
Osserverò inoltre che dalla risposta di “Giulia”: «E.
M. non giungerà tra
noi in causa di morte naturale», si rileva com’essa,
oltre che consapevole della
prossima fine della signora in questione, fosse
pienamente edotta sul genere
tragico di morte che l’attendeva; circostanza che
offre materia a serie
riflessioni, poiché da essa emerge che se “Giulia”
avesse confidato il fatto allo
Stead, questi avrebbe sicuramente salvata da morte
l’inferma provvedendo a
farla sorvegliare. Sorge quindi spontanea la domanda:
«Perché “Giulia” non
lo fece? Perché, potendolo, non volle profferire una
parola con cui salvare da
morte una persona?». Questo il mistero conturbante; e
a diradarlo non si
presterebbe che una spiegazione: «Il farlo era inibito
a “Giulia”, non essendo
concesso a uno spirito di ostacolare il corso dei
destini umani». Ed eccoci
ripiombati in piena ipotesi fatalistica.
Infine, le medesime considerazioni forniscono un
ottimo argomento contro
l’ipotesi dell’origine subcosciente di tutte le
premonizioni. Qualora infatti ciò
fosse, non si spiegherebbero le reticenze analoghe
all’esposta, considerato che
per un Io subcosciente non
possono esistere inibizioni superiori che gli
impediscano di salvare da morte una persona rivelando
ciò che sa. Stando le
cose in questi termini, quale altra ragione addurre a
spiegazione dei numerosi
episodi in cui si rilevano reticenze consimili? Invano
se ne cercherebbero,
poiché non ne possono esistere.
Come dissi, nelle mie monografie si contengono episodi
svariatissimi del
genere, tutti altamente suggestivi nel medesimo senso.
Non potendoli
accogliere in un lavoro di sintesi, mi limito a
sceglierne e riportarne ancora
due casi importanti.
L’episodio seguente (68° nelle mie monografie), è
assai lungo e
circostanziato; per cui mi risolvo a riassumerlo.
Venne investigato dal prof.
James Hyslop, il quale conobbe personalmente la
percipiente.
Si tratta di una madre alla quale era morta la sua
bimbetta per l’incendio
della culla. Ora avvenne che dall’agosto 1897 fino
allo scoccare dell’ora fatale
nel dicembre, la madre ebbe continui preannunci
supernormali del tragico
evento che le sovrastava, ma sempre in guise
sufficientemente vaghe per
risultare utili. Tali preannunci cominciarono con un
senso vago di prova
dolorosa sovrastante l’intera famiglia, senso che si
rinnovò e s’intensificò al
punto da determinare la percipiente a parlarne al
marito; quindi si fece udire
una voce subbiettiva che alluse velatamente alla
natura della prova; vale a
dire, alla morte della bimba, la quale «non avrebbe
più bisogno» di vestitini,
di scarpine, di giocattoli ecc. In seguito si aggiunse
una prima intimazione
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
193
oscura circa la causa della morte, in forma
d’impressione olfattiva, per la
quale la percipiente avvertiva odore di bruciaticcio
senza cause apparenti;
impressione che un giorno si concretizzò nella visione
complementare di una
cuna in fiamme. Dopo di che, le trepidazioni della
percipiente si fissarono in
modo ossessionante sull’idea di pericolo in rapporto
ai fiammiferi, e alla
vigilia del giorno fatidico fu colta da un impulso
irresistibile che la spingeva a
distruggere i più pericolosi; ciò che però non fece, perché distolta da
un’intempestiva riflessione. Infine, al momento della catastrofe, sentì una
voce che la consigliava a «rivoltare il materasso»
(sul quale presumibilmente
giaceva sperduto un fiammifero), operazione che per
consuetudine faceva
sempre, ma che questa volta non fece; trascuratezza quest’ultima, e
irrisolutezza la prima, che appariscono altamente
suggestive di un alcunché
di fatale nella prova che la sovrastava.
Si rileva pertanto che se la percipiente ebbe la
rappresentazione subbiettiva
di tutti gli elementi integranti il quadro della
catastrofe, ciò avvenne in guisa
tanto slegata e incomposta da impedire alla medesima
di concretarli in una
percezione sintetica rivelatrice del loro significato
premonitorio; ché se il
significato fosse stato compreso, si sarebbe
scongiurata la catastrofe; ma...
forse tale incomposta rappresentazione aveva la sua
ragione d’essere.
Comunque, anche in questo caso risulta palese come la
personalità
medianica o subcosciente, fosse pienamente edotta sul
genere di morte
accidentale che sovrastava la bimba; dimodoché anche
questa volta sorge
spontanea la domanda: Perché la personalità medianica,
anziché ammonire
vagamente sul «pericolo d’incendio», o consigliare
altrettanto vagamente a
«rivoltare il materasso», non informò che sul
materasso giaceva disperso un
fiammifero, salvando con ciò la vita della bimba? Si
pretenderebbe forse che
le prime frasi fossero telepaticamente trasmissibili
dal subcosciente al
cosciente, e che l’ultima risultasse impervia alle vie
di trasmissione telepatica?
Siccome nessuno vorrà sostenere una tesi tanto
assurda, ne consegue che si è
forzati a concludere come in contingenze di tal natura
non si tratti
presumibilmente di personalità subcoscienti (le quali
non avrebbero motivo
di nascondere ciò che sanno nei casi in cui, parlando,
salverebbero da morte
una persona cara), ma bensì di entità spirituali, alle
quali, per ragioni
imperscrutabili ma perfettamente concepibili, non
sarebbe concesso
ostacolare il corso dei destini umani, ma solo
permesso qualche volta di
preavvertire le vittime del destino, ricorrendo a
frasi vaghe, reticenti,
oracolari, indecifrabili fino ad evento compiuto; e
ciò allo scopo di creare
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
194
nelle vittime designate uno stato di trepidanza
benefica intesa a
predisporvele.
Riferisco un terzo esempio di premonizione di morte
accidentale, dal quale
emerge più che mai indubitabile l’esistenza di una
fatalità nella vita; con la
quale soltanto possono spiegarsi le reticenze e
i simbolismi che palesemente
hanno lo scopo di non intralciare il compiersi dei
decreti del Destino. E
quest’ultimo vaticinio di morte appare soprattutto
importante dal lato
probativo, in quanto risulta di data recentissima,
venne formulato da due
sensitivi in guisa indipendente, e l’uno tra essi
tornò insistentemente sul
medesimo evento in 14 sedute, dopo averlo preconizzato
31 mesi prima che si
realizzasse. Si aggiunga che per un’ironia della
sorte, e per ordine
supernormale, tale vaticinio di morte venne comunicato
alla vittima dal
sensitivo percipiente, il quale ignorava chi fosse
colui che doveva morire; e la
vittima designata, ignara a sua volta del suo fato, ne
prese nota
accuratamente in attesa che si realizzasse; e la
vittima che ne prese nota a
scopo d’indagarne scientificamente lo svolgimento, era
il dottore Gustavo
Geley, direttore dell’Institut Métapsychique di
Parigi.
Il primo di tali memorabili vaticini si estrinsecò,
non cercato, nelle
esperienze di metagnomia che il dottore Eugène Osty
conduceva con
parecchi sensitivi. Egli scrive:
«Pongo fine alla presente enumerazione di premonizioni
di morte
accidentale riferendo frammentariamente le frasi di un
vaticinio del quale
seguitai per tre anni le vicissitudini di svolgimento
senza rendermi conto,
fino ad evento compiuto, della persona a cui si riferiva».
[Estratti
ricavati dalle relazioni di sedute ebdomadarie di premonizione,
con la sensitiva-chiaroveggente Mad. Peyroutet].
18 marzo, 1922 - «... Voi assistete regolarmente ad un pranzo al quale non
intervengono che uomini. L’uno tra essi intraprenderà
un viaggio, e
incoglierà in un accidente seguito da morte...».
- (Io intervenni regolarmente in un solo pranzo
periodico - il 13 di ogni
mese - al quale non partecipavano che uomini. Fu
combinato nel giugno del
1914, ed eravamo in quindici commensali, tutti
interessati alle ricerche
psichiche, e in massima parte amici. Il dottor Geley,
direttore dell’Institut
Métapsychique, ne faceva parte).
24 aprile, 1922 - «... Morte di un vostro amico per disgrazia accidentale. Vi
sarà caduta e morte. E’ un uomo di scienza... ».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
195
23 maggio, 1922 - «... Voi apprenderete la morte di un vostro amico per un
grave incidente. Vi saranno due morti... ». (Il dottor
Geley era il solo
passeggero nell’aeroplano che il giorno 14 luglio 1924
precipitava al suolo in
Polonia. Egli e il pilota rimasero uccisi sul colpo).
15 luglio, 1922 - «... Vedo sempre attorno a voi la morte di un uomo di
scienza vostro amico. Ma in che cosa consiste la
catastrofe?... Vi sarà doppia
morte...».
23 settembre, 1922 - «... Oh! Dottore, scorgo sempre intorno a voi questo
evento di morte per accidente. Esso potrebbe dar luogo
a un’offerta che vi
verrà fatta, e che muterà la vostra carriera
professionale... ». (Per coloro che lo
ignorano, osservo che fu in seguito alla morte del
dottor Geley, che a me fu
proposto di assumere la direzione dell’Institut
Métapsychique).
20 gennaio, 1923 - «... Voi apprenderete la morte di un uomo di scienza per
causa accidentale... Morte subitanea. Doppia morte,
durante un viaggio in
contrade lontane».
17 febbraio, 1923 - «... Sempre accidente e morte di un uomo di scienza
che
voi ben conoscete. Accidente e caduta durante una
partenza».
17 marzo, 1923 - «... Oh! Vi sarà comunicata una morte accidentale per
frattura del cranio... Io vedo una morte che sarà
causa per voi di qualche cosa
come un compito nuovo, un lavoro nuovo... ».
21 aprile, 1923 - «... Oh! Questa morte di un uomo di scienza è sempre
intorno a voi! Dottore, voi, certo, non avete intenzione
di salire in
aeroplano?».
1 dicembre; 1923 - «... Oh! Quale triste notizia di morte che vi attende!
Morte accidentale, per una caduta. Due morti. Si
approssima il giorno che
l’apprenderete. Voi siete amico di questa persona...
».
22 marzo, 1924 - «... Non tarderà molto che apprenderete la morte di un
uomo di scienza che voi ben conoscete. Un dottore farà
una caduta. Accidente
di automobile, o di qualche cosa d’altro, lontano,
lontano, durante un
viaggio...».
4 aprile, 1924 - «... Attorno a voi vi è un evento di morte che continuo
sempre a scorgere. Morte accidentale, all’estero;
qualche cosa come una
navicella che affonderà...».
31 maggio, 1924 - «... Morte accidentale di un uomo che voi ben conoscete.
Morte durante una partenza, in contrada straniera...
».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
196
9 luglio, 1924 - «... Sarà una morte che vi sorprenderà grandemente. Morte
accidentale. Partenza durante un viaggio. Morte di un
uomo di scienza, la
quale apporterà una rivoluzione nella vostra esistenza...».
Il dottore Osty osserva a questo punto:
«Cinque giorni dopo quest’ultima seduta (14 luglio,
1924), il dottor Geley
partiva da Varsavia in aeroplano, e subito dopo la
macchina precipitava, con
la morte istantanea di lui e del pilota. Il giorno 19
luglio, la veggente Mad.
Peyroutet, per l’ultima volta, tornò a parlare della
morte accidentale che la
ossessionava in tutte le sedute con me, ma questa volta segnalò la morte
come avvenuta» (Revue Métapsychique, 1930, pagg. 50-52).
Prima di commentare il memorabile episodio esposto,
giova riprodurre
anche l’altro vertente sul medesimo caso di
premonizione di morte
accidentale a lunga scadenza, episodio che, come il
primo, si estrinsecò
spontaneamente, ma in forma auditiva, e ne fu
percipiente il noto scrittore,
nonché metapsichicista e sensitivo-chiaroveggente
Pascal Forthuny. In una
conferenza da lui tenuta all’Institut Métapsychique,
nel maggio del 1926, egli
vi accenna in questi termini:
«Sì, ho la certezza assoluta che in molte circostanze
l’avvenire è
prevedibile dal chiaroveggente... Se tutti i
chiaroveggenti avessero posto
cura, come ho fatto costantemente io, di datare e
conservare i testi delle loro
profezie, depositandoli in luogo sicuro; per indi, a
suo tempo, confrontarli coi
particolari dell’evento realizzatosi, in tal caso
potrebbero tutti testificare in
piena coscienza, che la previsione di ciò che ha da
essere non è un’ipotesi, ma
una realtà indiscutibile, perché cento volte
verificata.
«E qui mi accingo a rendere noto uno di tali
documenti-prove, il quale si
riferisce a una tragica profezia, di cui
sventuratamente, toccò a me di essere
l’esponente.
«Un giorno, nel silenzio e nella solitudine della
campagna, io sedevo allo
scrittoio assorto in una composizione poetica, quando
all’improvviso mi
risuonò all’orecchio una voce autoritaria, la quale mi
ordinò di recarmi senza
indugio a Parigi, all’Institut Métapsychique, presso
il dottor Gustavo Geley,
onde comunicargli che io ero stato preavvertito della
prossima morte di un
medico francese in Polonia, vittima di una catastrofe
aviatoria. Obbedii,
partendo immediatamente per Parigi, e dirigendomi alla
dimora del dottor
Geley, la quale si trovava nella sede dell’Istituto.
Il dottor Geley, con la
famiglia, aveva in quel momento terminato di pranzare,
e si trovavano tutti
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
197
riuniti nella sala. Fui accolto con la consueta
gentilezza, ed io esposi subito il
motivo della mia venuta, narrando ciò che la “voce
autoritaria” mi aveva
rivelato. Noto che in quel tempo il direttore
dell’Institut Métapsychique non
aveva nessuna intenzione di recarsi in Polonia. Egli
mi chiese bruscamente:
“E di chi si tratta?“. Mi si disse dopo che a tale
domanda io ero visibilmente
impallidito. Comunque, io ignoravo di chi si
trattasse, poiché non mi era stato
designato il nome della vittima; ma tale domanda mi
confuse; cercai di
risvegliare in me le facoltà precognitive; mi parve di
riuscire, e designai un
nome: quello di un dottore illustre. Mi sono sbagliato
per ciò che riguarda la
persona, il Destino non volle svelarmi intero il suo
segreto. Tre mesi dopo, il
dottor Geley si trovava a Varsavia; gli si propose di
tornare a Parigi in
aeroplano, ed egli accettò. Dopo un quarto d’ora di
volo, l’aeroplano
precipitò al suolo, e i due che vi si trovavano
rimasero orribilmente
sfracellati. Della mia tragica profezia, purtroppo
veridica, sebbene
incompleta, era stato steso processo verbale al
momento in cui la partecipai al
dottor Geley; e noi abbiamo rinvenuto il documento fra
le carte del nostro
infelice amico» (Revue Métapsychique,
1926, pag. 368).
Il tragico evento esposto, percepito rispettivamente
31 mesi prima e tre
mesi prima, da due veggenti, in ogni particolare
necessario per
contrassegnare infallibilmente la vittima designata, ma solo ad evento
compiuto,
può considerarsi un evento risolutivo in dimostrazione
dell’esistenza di una classe di premonizioni capaci di
designare le vittime di
catastrofi accidentali: quindi imprevedibili. Il che,
dal punto di vista
dell’ipotesi fatalista, assume importanza enorme.
Ma procediamo con ordine. Anzitutto giova rilevare che
il vaticinio
esposto corrisponde in guisa irreprensibile a tutte le
esigenze della
documentazione scientifica: da una parte vi sono 14
relazioni del dottore
Osty, da lui stese in base agli appunti presi durante
le sedute; e dall’altra, vi è
la relazione di Pascal Forthuny la quale risulta
convalidata dalle
testimonianze dei componenti la famiglia della
vittima, nonché da un
documento in cui la profezia venne trascritta sul
momento dalla vittima
stessa designata dal vaticinio. Deve pertanto
concludersi che dal punto di
vista probativo, il caso in esame risulta addirittura
cruciale in ogni suo
minuzioso particolare, visto che tutti i particolari
che lo costituiscono furono
trascritti molto tempo prima che l’evento si
realizzasse.
Il prof. Richet, citando il caso nel suo libro: L’Avenir et la Prémonition,
termina osservando: «Veramente a me sembra che dopo
aver letto
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
198
quest’ultimo episodio, dovrebbe riuscire logicamente
impossibile il dubitare
ancora sull’esistenza della lucidità premonitoria».
Così è infatti; e a nessuno
sfuggirà l’enorme importanza teorica implicita nel
fatto di possedere anche
un solo caso di premonizione di morte accidentale a lunga
scadenza, il quale
risponda alle più severe esigenze scientifiche,
dimostrandosi letteralmente
invulnerabile a tutte le obiezioni legittime, nonché a
tutte le sottigliezze
sofistiche degli oppositori misoneisti.
Ciò stabilito, e volendo comparare tra di loro i due
vaticini, si rileva
anzitutto che nel primo, il quale è notevolissimo per
l’insistenza con cui la
veggente tornò sul medesimo preannuncio di morte, si
riscontra l’assenza di
due particolari importanti, i quali si rinvengono
invece nel secondo, in cui il
veggente Pascal Forthuny pervenne a designare il
genere di morte
accidentale che attendeva la vittima, cioè la morte
per la caduta di un
aeroplano,
nonché precisare che il disastro sarebbe avvenuto in Polonia.
Nel
caso invece del dottore Osty, la veggente non designò
il nome della contrada
lontana in cui doveva accadere la catastrofe, e rimase
nell’incertezza al
riguardo del genere di morte che attendeva la vittima;
per cui fu indotta a
indovinare, accennando a un «presumibile accidente
d’automobile, o di
qualche cosa d’altro»; poi a «qualche cosa come
l’affondamento di una
navicella»; ma, per converso, una volta ebbe
l’intuizione del vero, poiché
domandò al dottore Osty: «Dottore, voi, certo, non
avete intenzione di salire
in aeroplano?», domanda la quale testifica che in quel
momento aveva avuto
l’intuizione veridica sul genere di catastrofe che si
preparava. In compenso,
nello svolgimento a reiterazione insistente assunto
dalla premonizione in
discorso, si riscontrano numerosi particolari minuziosamente
veridici. La
veggente, infatti, aveva cominciato coll’annunciare
che la vittima era un
dottore e un uomo di scienza, amico del dottore Osty;
ch’egli partecipava con
quest’ultimo a un pranzo periodico in cui non
intervenivano che uomini. Poi
aveva aggiunto ripetutamente che la morte di lui
sarebbe avvenuta per causa
accidentale, e sarebbe stata determinata da una caduta
al momento di una
partenza; che vi sarebbero stati due morti; che ciò
sarebbe avvenuto durante
un viaggio in terre lontane; e infine aveva aggiunto
ripetutamente il
particolare preciso che la morte dell’amico del
dottore Osty sarebbe stata
causa di un’offerta fatta a quest’ultimo, offerta che
lo avrebbe condotto ad
assumere un compito nuovo, determinando una vera
rivoluzione nella sua
carriera.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
199
L’altro vaticinio di Pascal Forthuny appare meno
diffuso nei particolari
secondari, ma quelli essenziali vi si trovano tutti,
salvo naturalmente il nome
della vittima; per quanto l’entità comunicante siasi
espressa in guisa da
dimostrare ch’essa sapeva chi era colui che doveva
morire. Infatti, la voce
autoritaria aveva ordinato al sensitivo di recarsi
immediatamente a Parigi per
comunicare la premonizione di morte al dottore Gustavo Geley; vale a dire
proprio a colui che doveva morire! Ne deriva in modo palese che quella voce
autoritaria era consapevole di cosa che non volle
rivelare; e così essendo, si è
tratti logicamente a concludere nella guisa già tante
volte formulata in
precedenza: che, cioè, da una parte non poteva
trattarsi di una premonizione
originata nella subcoscienza del sensitivo, poiché in
tal caso non potevano
esistere motivi per cui l’Io subcosciente di Pascal
Forthuny tacesse un
particolare che avrebbe salvato da morte un amico; mentre
d’altra parte,
doveva concludersi che se l’entità spirituale
comunicante si era astenuta dal
rivelare il particolare più importante della
premonizione, essa con ciò
confermava ulteriormente quanto già si era pervenuti a
sapere in base
all’analisi comparata della casistica in esame; vale a
dire, che non era
concesso ad entità spirituali di ostacolare il
compiersi dei destini umani.
Come si è visto, quando il dottor Geley chiese
bruscamente al sensitivo chi
fosse colui che doveva morire, il sensitivo non trovandosi
in condizioni di
lucidità, si affidò all’ispirazione profferendo
erroneamente il nome di un altro
dottore; al qual proposito egli osserva: «Il Destino
non volle svelarmi intero il
suo segreto». Precisamente così, giacché se glielo
avesse svelato, allora il
dottor Geley si sarebbe ben guardato dal salire in
aeroplano a Varsavia,
sottraendosi con ciò al proprio destino. Comunque, da
tale punto di vista si
dovrebbe osservare che la voce autoritaria si era
spinta - dirò così - troppo
avanti nella rivelazione dei particolari della
catastrofe, giacché oltre ad avere
svelato che si sarebbe trattato di un medico francese,
amico del dottore Osty,
il quale era anche un uomo di scienza, precisò che la
morte doveva accadere
in Polonia, per causa di una catastrofe di aeroplano.
Tali particolari
designano in modo così preciso quanto doveva avvenire,
da rimaner sorpresi
in pensare che il dottor Geley non se ne sia ricordato
allorché trovandosi in
Polonia,
si decise ad accogliere la proposta che gli venne fatta di partire in
aeroplano.
Ma osservo in proposito che tali fatali amnesie in rapporto alle
premonizioni di morte, sono frequenti in circostanze
analoghe. Si noti ancora
che la fatalità di quanto avvenne appare maggiormente
palese se si riflette
alla circostanza che il dottor Geley non aveva nessuna
intenzione di tornare a
Parigi in aeroplano; sennonché avendo egli osservato
casualmente di aver
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
200
fretta di partire, giacché doveva recarsi a Londra per
iniziare esperienze di
fotografia trascendentale, fu allora che gli venne
suggerito di partire in
aeroplano, proposta ch’egli fatalmente accolse.
Dovrebbe pertanto inferirsene
che alla realizzazione del vaticinio di morte
accidentale abbia concorso un
complesso di coincidenze fortuite; ma... si sarebbe
forse più prossimi al vero
osservando che tali risultavano solo in apparenza. Si
direbbe, cioè, che una
misteriosa volontà estrinseca fosse intervenuta
suggestionando
telepaticamente parecchie persone, tra le quali la
vittima, al fine di
predisporre ogni cosa in guisa che i decreti del
Destino dovessero compiersi.
E per chiunque abbia analizzato e comparato un numero
adeguato di
manifestazioni del genere, non può esistere dubbio
circa la verità
incontestabile delle conclusioni esposte; dimodoché, o
presto o tardi, i
rappresentanti del sapere, nonché i popoli della
terra, dovranno convincersi
che una fatalità esiste. In pari tempo mi affretto ad
aggiungere che l’analisi
comparata dei fenomeni premonitori concorre
efficacemente a dimostrare che
se è vero che una fatalità sovrasta ai destini umani
nelle loro grandi linee di
svolgimento, è altrettanto vero ch’essa riserva una
latitudine di azione più o
meno ampia (a seconda della maturità spirituale dei
singoli individui)
all’esercizio del libero arbitrio in rapporto alle
personali iniziative. Fatalità
relativa,
pertanto, e non mai assoluta. Già lo dissi, e qui lo ripeto: «Né libero
arbitrio, né fatalismo assoluti governano l’esistenza
incarnata dello spirito,
ma libertà condizionata».
A rincalzo di tali conclusioni, scade opportuno
riportare un brano di
lettera che il professore Richet mi scrisse pochi mesi
prima della sua morte,
lettera da me pubblicata nella rivista inglese Psychic News (maggio 30, 1936),
in cui egli, rispondendo ad analoghe mie
considerazioni intorno al fatalismo,
mi dichiarava francamente la sua opinione in questi
termini:
«Io sono interamente del vostro avviso: non credo
affatto alla spiegazione
semplicista secondo la quale gli eventi della nostra
esistenza, e la direzione
della nostra vita siano dovuti esclusivamente
all’azzardo; per quanto non sia
possibile fornire prove in tal senso. Il Fato esiste,
vale a dire una Forza che ci
guida e ci conduce dove più le talenta pel tramite di
vie indirette, tortuose e
ben sovente bizzarre. Ed anche all’infuori della
direzione della vita, vi sono
delle coincidenze così strabilianti che è ben
difficile di non vedervi l’opera di
una intenzionalità. (Di chi? Di che?) ...».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
201
[Dopo le considerazioni esposte, il prof. Richet mi
riferiva alcune
sorprendenti coincidenze occorse a lui
personalmente, ma che mi trattengo
dal riportare onde conformarmi alla parola confidentiel che le precedeva].
Questa l’opinione di un eminente fisiologo negli
ultimi anni della sua
lunga esistenza operosa; vale a dire, dopo mezzo
secolo d’indagini e di
meditazioni sui fenomeni della chiaroveggenza nel
futuro considerati in
rapporto ai formidabili quesiti filosofici del libero
arbitrio e del fatalismo.
Sono lieto pertanto ch’egli, a sua volta, abbia finito
per aderire all’unica
soluzione razionale dell’enorme mistero, soluzione
consistente nel
riconoscere la validità di entrambi i quesiti in
discorso, e con ciò l’esistenza di
due leggi spirituali antagoniste poste a governo del
mistero dell’Essere; leggi
antagoniste, ma disciplinate, condizionate,
armonizzate tra di loro, con
prevalenza dell’una sull’altra a seconda
dell’elevazione spirituale di ogni
singolo individuo.
Ciò stabilito, non è men vero che riconoscendo
l’esistenza di una fatalità
nella vita, ci si trova al cospetto di un altro
mistero perturbante da risolvere in
ordine a taluni decreti del Destino considerati in
rapporto alla concezione
umana dell’Eterna Giustizia. Si osserva, infatti, che
ben sovente il Destino
colpisce i benefattori dell’umanità - compresi Gesù
Nazareno, Socrate,
Giovanna d’Arco - e li fulmina al momento in cui essi
adempiono con
maggiore efficienza la loro nobilissima missione. E
nel caso nostro, il Destino
aveva abbattuto nel pieno vigore della virilità, il
più insigne assertore della
sopravvivenza scientificamente intesa. Dal che ne
scaturisce, in tutto il suo
perturbante aspetto, un interrogativo formidabile:
«Come darsi ragione del
fatto che il Destino abbia fulminato un grande apostolo
della causa
spiritualista, al momento in cui tutto faceva
prevedere che col suo genio
combinato a un vasto sapere, avrebbe in breve tempo
conquistato alla causa il
mondo scientifico, risolvendo in senso spiritualista
il problema dell’Essere?
Perché?... Perché?...».
Di fronte a tanto mistero non rimane che appagarsi
della spiegazione
contenuta nel seguente messaggio psicografico ottenuto
da una medium
inglese:
«Probabilmente l’attività del grande scienziato
spiritualista venne
bruscamente interrotta con la morte in quanto per
opera sua si sarebbe
percorsa troppo rapidamente la via che conduce alla
dimostrazione scientifica
della sopravvivenza, determinando con ciò una
gravissima crisi delle
istituzioni religiose vigenti, e una perturbazione
generale nel mezzo al
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
202
consorzio civile non ancora maturo ad accogliere una
Verità a cui si deve
pervenire gradatamente per lenta evoluzione attraverso
il secolo ventesimo.
Così essendo, egli sarebbe stato richiamato all’esistenza
spirituale; il che, dal
vostro punto di vista circoscritto ed erroneo,
apparirebbe un Male inflitto a
una vittima innocente, laddove in realtà risulta un
Bene e un guiderdone
elargito a chi aveva compiuto tutto il suo dovere in
terra. L’esistenza terrena è
una parentesi insignificante di fronte all’esistenza
spirituale».
Pervenuto a questo punto, e non potendo più oltre
dilungarmi nella
citazione di esempi, informo che nel gruppo delle
premonizioni di eventi di
morte da cui le vittime non si salvano per tacito od
espresso consenso della
causa agente, si contiene un sottogruppo di
auto-premonizioni di morte per
cause accidentali, in cui le vittime vanno ugualmente
incontro al loro destino
perchè il messaggio supernormale si estrinseca in
forma oracolare, o
simbolica, o reticente, in guisa da non permettere ad
alcuno d’interpretarne il
significato fino ad evento compiuto.
Emerge pertanto più che mai palese che tale categoria
di premonizioni
esclude in modo assoluto la genesi subcosciente delle
medesime; ma qualora
vi fosse chi ne dubitasse, io lo invito a riflettere
che in tal caso egli sarà
forzato a postulare l’esistenza subcosciente di un Io
integrale il quale sa di
essere immortale, ed agisce in conseguenza (il che, dal nostro punto di vista,
tornerebbe lo stesso); e tutto ciò per la
considerazione che nei casi delle autopremonizioni
di morte apparirebbe insensato ammettere l’esistenza
di un Io
subcosciente destinato ad estinguersi con la morte del
corpo, padrone di sè e
del proprio avvenire, il quale essendo consapevole
della sorte fatale che
sovrasta al proprio Io cosciente - quindi a se stesso
- e pur potendo salvarlo
da morte comunicandogli precisi ragguagli intorno al
pericolo che lo
minaccia, egli, al contrario, glieli nasconda
accuratamente, o glieli adombri in
simboli impenetrabili fino ad evento compiuto, con l’intento preciso di
lasciarlo morire e di lasciarsi morire. E una volta
riconosciuta la assurdità
logica di tale interpretazione dei fatti, ne consegue
che anche nel caso in cui le
premonizioni in
esame traessero origine nella subcoscienza dei veggenti, si
sarebbe condotti ugualmente a riconoscere che le
reticenze intenzionali di cui
si tratta, dovevano avvenire in vista di una finalità ultraterrena. Ed ecco per
quali ragioni coloro che propugnano l’origine
subcosciente di tutte le
premonizioni, sarebbero costretti razionalmente ad
ammettere l’esistenza di
un Io integrale il quale sa di essere immortale, ed agisce in conseguenza. Si
aggiunga che gli oppositori in discorso dovrebbero
ammettere altresì che se
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
203
l’Io integrale subcosciente nasconde sotto il velame
simbolico l’evento di
morte che sovrasta al proprio Io cosciente, quindi a
se stesso, in tal caso egli
deve sapere altresì che l’evento stesso risulta
prestabilito, inesorabile, fatale.
Ne deriva che i propugnatori dell’onniscienza
subcosciente non potrebbero
sottrarsi dal far capo - volenti o nolenti - alle
ipotesi spiritualista e fatalista.
Per converso, qualora si riconoscesse che le premonizioni
di tal natura non
possono realizzarsi che per opera di entità
spirituali, si perverrebbe allora a
darne ragione in guisa piana e naturale, inquantoché
non esistono perplessità
teoriche le quali impediscano di ammettere che uno
spirito disincarnato
vincolato affettivamente a un vivente cui sovrasta un
evento doloroso, si
adoperi a fargliene pervenire avviso telepaticamente;
e se ciò avviene
costantemente nei limiti di una rappresentazione
parziale o simbolica capace
di farglielo unicamente intravvedere in guisa a
predisporvelo, tutto ciò si
spiega con le circostanze di fatto qui considerate,
vale a dire che lo spirito
comunicante è indotto a contenersi in dati limiti per
non ostacolare il corso
inesorabile dei destini umani, sia perchè quanto
avviene deve avvenire a
vantaggio della presunta vittima, sia perchè gli è
inibito di farlo.
Ne deriva che per la via d’inferenze rigorosamente
dedotte dai fatti si è
pervenuti a conclusioni spiritualiste sommamente
importanti, le quali
possono riassumersi nelle tre seguenti proposizioni:
In primo luogo, che i fenomeni premonitori in genere,
alla guisa di tutti gli
altri fenomeni supernormali, possono risultare animici
o spiritici a seconda
delle circostanze.
In secondo luogo, che dai medesimi emerge indubitabile
l’esistenza di una
fatalità nella vita, per quanto combinata a una
dosatura adeguata di libero
arbitrio, e ciò in misura diversa a seconda del grado
raggiunto da ogni
singolo individuo nella scala ascendente della specie
umana.
In terzo luogo, che nelle premonizioni di
morte in genere, si rileva
costantemente un particolare altamente suggestivo, ed
è che vengono
trasmesse in forma oracolare, o simbolica, o
reticente, in guisa da renderle
impenetrabili agli interessati fino ad evento compiuto; quasi che l’agente
trasmettitore si preoccupasse in modo speciale di non
ostacolare col proprio
intervento il corso dei destini umani, e intendesse
unicamente di fare
intravvedere alla vittima, ovvero ai familiari della
vittima, la prova dolorosa
che loro sovrasta, allo scopo di creare in essi uno
stato di trepidanza benefica
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
204
intesa a predisporveli. Tutto ciò dimostra che in
contingenze simili l’agente
trasmettitore non può essere il subcosciente del
medium, o del sensitivo.
Infine, prendiamo nota che le premonizioni di
eventi di morte da cui le
vittime non si salvano per tacito consenso della causa agente, non potendosi
ascrivere né ad inferenze subcoscienti né a
personalità subcoscienti, e tanto
meno spiegarsi con le ineffabili ipotesi della quarta
dimensione, o dell’eterno
presente, e ciò per le buone ragioni sopra enumerate,
traggono
necessariamente a concluderne che una parte della
casistica premonitoria non
è e non sarà mai dilucidabile se prima non si ammette
l’esistenza e la
sopravvivenza dello spirito umano; e tale conclusione
s’impone alla ragione
con l’evidenza di una constatazione di fatto.
NEI FENOMENI DI PSICOMETRIA
Sempre col proposito di dimostrare sulla base dei
fatti, che tutti i fenomeni
supernormali, nessuno escluso, possono risultare
animici o spiritici a seconda
delle circostanze, non posso esimermi dall’accennare
anche ai fenomeni di
psicometria, i quali sembrerebbero interpretabili
esclusivamente coi poteri
supernormali della subcoscienza, tenuto conto delle
loro modalità di
estrinsecazione, consistenti in questo: che se si pone
un oggetto nelle mani di
speciali sensitivi, essi pervengono a rivelarne la
storia, ovvero a descrivere le
vicende della persona che lo aveva lungamente
adoperato. Mistero enorme,
in qualunque modo; il che, però, non impedisce di
affermare, senza tema di
errare, che nulla esiste in metapsichica di meglio
accertato e di più facile
accertamento dei fenomeni di psicometria. Non essendo
questo il momento
di diffondermi in argomento, mi limito a ricordare che
lo scrivente ha
pubblicato una lunga monografia su Gli Enigmi della Psicometria, alla quale
rimando chiunque desideri saperne di più intorno al
formidabile problema
(1).
1) Vedi la rivista «Luce e Ombra», 1921.
Dovendo limitarmi alla tesi qui considerata, osservo
come anche i
fenomeni di psicometria, alla guisa dei fenomeni
premonitori, possono
risultare spiritici anche quando non esistono indizi
apparenti d’interventi
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
205
estrinseci. E così è nell’episodio che segue, il
quale, per le modalità con cui si
svolse, apparirebbe invece un’ottima prova in
contrario; e per tale fu ritenuto
da chi l’ottenne. Nondimeno, a volerlo indagare a
fondo, si rinviene in esso
un particolare dall’apparenza trascurabile, il quale
assume importanza
risolutiva in senso spiritualista. Si tratta di un
caso assai noto, ma dato il suo
valore teorico, deve prendere posto in questo capitolo
di sintesi generale
intesa ad eliminare l’errore nefasto secondo il quale
l’ipotesi spiritica sarebbe
esclusivamente fondata sulle basi malferme dei casi
d’identificazione
personale dei defunti.
Ciò premesso, riferisco in riassunto il famoso caso
Lerasle, investigato
magistralmente dal dottore Eugène Osty (Annales des Sciences Psychique,
1914, pag. 97, e 1916, pag. 130).
Il giorno 17 marzo 1914, il signor Mirault, residente
a Coursles-Barres
(Cher), avvertiva il dottore Osty che da oltre
quindici giorni si ricercava
inutilmente un vecchio di nome Lerasle, il quale dopo
essere uscito per una
passeggiata, non aveva più fatto ritorno. I parenti e
gli amici prima, quindi 80
persone radunate dal sindaco, avevano perlustrato
metodicamente e per più
giorni di seguito i dintorni, senza risultato alcuno.
In tali contingenze, il
signor Mirault inviava al dott. Osty un fazzoletto di foulard appartenuto
al
vecchio, pregandolo di consultare in proposito una
delle sue chiaroveggenti.
Il dott. Osty consegnò il fazzoletto a Mad. Morel,
senza nulla specificare. La
sonnambula descrisse minuziosamente la persona del
vecchio scomparso, la
guisa in cui era vestito, la località in cui
risiedeva, il cammino da lui percorso
nella foresta il giorno della sua scomparsa,
dichiarando infine di vederne il
cadavere giacente nel bosco, vicino a un ruscello,
circondato da folti cespugli.
Si organizzarono nuove ricerche in base ai ragguagli
forniti dalla
sonnambula, e quasi subito venne scoperto il cadavere
del vecchio Lerasle.
Tutto ciò che la sonnambula aveva affermato o
descritto risultò
scrupolosamente vero, fatta eccezione di un
particolare: essa aveva visto il
cadavere «coricato sul fianco destro, con una gamba
ripiegata», laddove in
realtà giaceva supino, con le gambe distese. Nelle tre consultazioni avute
con la sonnambula, tale visione ricorse tre volte in
guisa identica; e nella
seconda consultazione, la sonnambula aveva aggiunti
questi ragguagli: «Egli
non s’inoltra molto nella foresta... Si sente malato,
si corica, muore...».
Tale triplice visualizzazione erronea, unitamente
all’ultima frase citata,
sono da rilevarsi per la loro grande portata teorica;
come mi accingo a
dimostrare.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
206
Rilevo anzitutto come l’episodio esposto risulti un
caso classico di
criptestesia psicometrica vera e propria, in cui non
si avvertono indizi
apparenti d’interventi estrinseci. Tuttavia non appena
si voglia indagare
quale sia la modalità di criptestesia più rispondente
alla spiegazione del caso
stesso, si rimane perplessi e imbarazzati, giacché
l’incidente della triplice
visualizzazione erronea della sensitiva, tende ad
escludere tutte le forme in
cui si estrinseca la criptestesia propriamente detta.
Vediamo.
Qualora si presupponga un fenomeno di visione a
distanza, non si tarda a
rilevare che in tal caso risulterebbe inesplicabile il
triplice errore di
visualizzazione in cui cadde la sensitiva, scorgendo
il cadavere coricato sul
fianco destro, con una gamba ripiegata, laddove giaceva supino con le
gambe distese; ciò che dimostra in guisa risolutiva che non poteva trattarsi di
visione a distanza.
E per l’identica ragione risulta ugualmente da
escludersi l’ipotesi
dell’esteriorazione del corpo fluidico della
sensitiva, poiché in tali
contingenze la sensitiva avrebbe indubbiamente
percepito il cadavere nella
posizione in cui giaceva.
E sempre per la medesima ragione deve escludersi
l’ipotesi della telestesia,
visto che se l’oggetto consegnato alla sensitiva
avesse servito a stabilire il
rapporto psichico tra questa e il cadavere da
rintracciare, in tal caso la
sensitiva avrebbe dovuto percepirlo qual era.
E neanche sarebbe sostenibile l’ipotesi della memoria
delle cose
(psicometria, o metagnomia tattile), tenuto conto che
nel fazzoletto
appartenuto al defunto, non potevano contenersi traccie di
avvenimenti
occorsi dopo che il defunto l’aveva adoperato per
l’ultima volta; mentre
l’altra circostanza dei parenti e dei viventi, i quali
ignoravano tutto in
proposito, vale ad escludere l’altra ipotesi di un
presumibile rapporto
psichico stabilitosi tra la subcoscienza della
sensitiva e la subcoscienza di un
vivente lontano al corrente dei fatti.
Non rimane pertanto che attenersi all’ipotesi
psicometrico-spiritica,
secondo la quale l’influenza contenuta nel fazzoletto
appartenuto al vecchio
Lerasle, avrebbe servito a stabilire il rapporto con
lo spirito del defunto,
ponendolo in grado di trasmettere telepaticamente alla
sensitiva una
successione d’immagini pittografiche intese a rivelare
la dolorosa storia del
proprio esodo da casa; e tutto ciò nell’intento di
guidare alla scoperta del
proprio cadavere. Orbene: è a questo punto che il triplice errore di
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
207
visualizzazione in cui cadde la sensitiva, si
trasforma in una prova induttiva
mirabile in favore dell’interpretazione spiritica dei
fatti; e ciò per la
considerazione che nell’ipotesi che l’informatore
della veggente fosse lo
spirito del defunto, tutto concorre a far presumere
che l’immagine pittorica
erronea percepita dalla veggente, fosse realmente
trasmessa dal defunto
quale ultimo suo ricordo del momento fatale in cui
coricatosi sul fianco
destro e addormentatosi, passò dal sonno alla morte.
Ed è logico il
presumerlo per le seguenti considerazioni: in primo
luogo, perchè il coricarsi
su di un fianco è la posizione naturale assunta da
chiunque si disponga a
dormire; in secondo luogo, perchè quando
sopraggiunsero i moti spasmodici
dell’agonia, in forza dei quali il corpo del defunto
finì per assumere la
posizione supina (che è la posizione di equilibrio
stabile in cui finisce per
irrigidirsi un corpo agitato da moti convulsi), quando
ciò avvenne, è ovvio il
presumere che il morente si trovasse in condizioni
comatose, e in
conseguenza, ch’egli non se ne ricordasse come
spirito. Niente pertanto di più
naturale ch’egli per tre volte di seguito abbia
trasmesso alla sensitiva
l’immagine pittorica del proprio cadavere giacente sul
fianco destro con una
gamba ripiegata, immagine veridica dell’ultimo suo
ricordo terreno.
Ne deriva che se si accoglie tale versione dei fatti
(che è l’unica verosimile,
nonché capace di spiegarli), il triplice errore di
visualizzazione in cui cadde la
sensitiva, si converte in un’ottima prova in favore
della tesi sostenuta, che è
quella di un probabile intervento estrinseco anche in
numerosi casi di
psicometria.
* * *
Riferisco in riassunto ancora un episodio in sostegno
della verità
propugnata, e si tratta anche questa volta di un caso
assai noto, il quale destò
grande interesse all’epoca in cui si svolse. Venne da
me riportato
integralmente nella mia monografia su Gli Enigmi della Psicometria, Il
relatore-protagonista è il ricco banchiere australiano
Hugh Junior Browne, il
quale ebbe la sventura di perdere i suoi due figli
durante una crociera da essi
intrapresa sul loro yacht, lungo la costa di Melbourne.
Non vedendo tornare i
figli, i genitori furono colti da gravi angustie, e
ricorsero per ragguagli al
celebre medium-guaritore George Spriggs. A questo
punto, Mr. Browne così
riferisce:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
208
«Il medium giunse alle ore 8 ant., prese la mano di
mia moglie, e poco
dopo cadde in sonno profondo, Allora domandò: “Avete
fatto una gita in
mare?”. Mia moglie rispose negativamente; ed egli
continuò: “Trovo una
grande depressione di spirito in rapporto col mare.
Nella notte voi siete stata
molto agitata e avete pianto” (il che era vero). Egli
completò la sua diagnosi, e
finì ripetendo: “I vostri disturbi hanno relazione col
mare”. Allora, per la
prima volta, io feci una lontana allusione a ciò che
mi preoccupava,
domandando: “Percepite forse qualche naufragio in
mare?“. Al che il
medium, tuttora in sonno: “Io non posso vedere se si
trovano nel mondo
degli spiriti; ma se mi consegnerete qualche oggetto da loro adoperato con
cui dirigermi, allora potrò rintracciarli”. Presi i taccuini appartenenti ad
entrambi i miei figli, e glieli consegnai. Egli
cominciò subito in questi termini:
“Li vedo in un piccolo battello, nella curva di un
fiume, con una vela assai
grande e l’altra piccola spiegata al vento...”».
Qui, per non dilungarmi eccessivamente, interrompo la
citazione dal testo,
osservando che il medium fornì una descrizione
minuziosa e completa di
tutte le vicende della crociera intrapresa dai figli
del banchiere Browne, fino
all’istante del naufragio, descrizione in seguito
confermata dall’inchiesta del
padre. Indi uno dei figli del Browne si manifestò per
bocca del medium,
fornendo ulteriori notizie sul dramma, tra le quali il
tragico ragguaglio che il
cadavere del fratello era stato mutilato di un braccio
da un pescecane; ciò che
venne in guisa straordinaria confermato, poiché fu
pescato un pescecane nel
cui ventre si rinvenne il braccio di Hugh, insieme a
una parte del panciotto,
con l’orologio e alcune monete. Le sfere dell’orologio
erano ferme sulle ore
nove, ora indicata dal medium come quella in cui
avvenne il naufragio.
Questa la parte sostanziale del drammatico evento
occorso nella famiglia
del relatore, Mr. Browne. Ora, dal nostro punto di
vista, giova rilevare la
circostanza, teoricamente notevolissima, che per quanto il medium tenesse
la mano della signora Browne, vale a dire della
madre dei defunti,
contuttociò egli non pervenne a rivelare nulla sulla
sorte dei figli, fino a
quando non gli furono consegnati i taccuini da loro
adoperati. Da tale
contrasto episodico emerge più che mai palese che
l’ufficio dell’oggetto
psicometrizzato è quello di stabilire il rapporto
psichico tra il sensitivo e la
persona vivente o defunta vincolata fluidicamente
all’oggetto; e soprattutto
emerge la condanna di un’ipotesi cara agli oppositori,
secondo la quale i
parenti, gli amici e i conoscenti, telepatizzerebbero
tutte le vicende della loro
vita ai parenti, agli amici e ai conoscenti; vicende
che rimarrebbero
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
209
indelebilmente impresse nelle subcoscienze dei
medesimi, di dove i sensitivi
le ricaverebbero, generandosi così l’illusione delle
comunicazioni coi defunti.
La circostanza esposta confuta irrevocabilmente tale
ipotesi, poiché se il
medium, pur tenendo la mano della madre, nulla
pervenne a rivelare sulla
sorte dei figli, segno che la subcoscienza di lei non
aveva punto ricettato
telepaticamente le vicende del dramma occorso; e ciò
tanto più che a siffatta
prova negativa, succedeva immediata la controprova
positiva del medium
che tutto rivelava non appena l’influenza dei figli
contenuta nei taccuini
adoperati, lo poneva in grado di ricavare altrove i
ragguagli richiesti.
Di dove dunque li aveva ricavati? Volendo indagarlo
seguendo il metodo
scientifico della eliminazione graduale delle ipotesi
insostenibili, ecco ciò che
ne risulterebbe: Posto che il medium non poteva
ricavare dai taccuini dei figli
i ragguagli di un dramma occorso dopo che
i medesimi erano partiti da casa
per non più tornare, e in conseguenza, dopo che
avevano adoperato per
l’ultima volta i taccuini in discorso; posto che la
circostanza or ora discussa
indica che il medium non li poteva ricavare dalla
subcoscienza dei genitori;
posto infine che non poteva ricavarli dalla
subcoscienza di nessuna persona
vivente, poiché non esistevano testimoni del
naufragio; ne consegue che
l’influenza contenuta nei taccuini valse a stabilire
il rapporto psichico tra il
medium e le personalità disincarnate di coloro che li
avevano adoperati,
conforme a quanto aveva asserito il medium in trance,
e a quanto
testificherebbero le comunicazioni medianiche seguite
all’analisi psicometria,
in cui i figli defunti si manifestarono per bocca del
medium, fornendo
ulteriori particolari sul dramma di cui furono
vittime, tra i quali il tragico
incidente autenticato e teoricamente importantissimo,
del pescecane
mutilatore del cadavere di uno tra essi.
Queste le deduzioni rigorosamente logiche quali
emergono dai fatti, e
siccome non esistono altre ipotesi con cui spiegarli,
forza è concluderne come
questo secondo esempio concorra col primo a dimostrare
che se si analizzano
con più penetrante indagine i casi classici di
presunta criptestesia
psicometrica, la genesi dei quali sembrerebbe doversi
attribuire
esclusivamente alle facoltà supernormali della
subcoscienza umana, si
perviene ben sovente a conclusioni nettamente
spiritiche; e ciò in causa di
lievi, non facilmente rilevabili circostanze di fatto,
le quali risultano
teoricamente preziose, in quanto sono inesplicabili
con qualsiasi ipotesi
naturalistica. Se lo ricordino i propugnatori ad
oltranza dell’animismo
totalitario.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
210
NEI FENOMENI D’INFESTAZIONE
Passando a citare esempi di manifestazioni e
apparizioni di defunti
qualche tempo dopo la loro morte, di cui mi occorse
già di riferire
anticipatamente esempi in quanto si combinavano ad
altra sorta di
manifestazioni, debbo avvertire che trattandosi di una
categoria di casi la
quale comprende in sè una moltitudine di gruppi e
sottogruppi svariati, ne
deriva che non essendo possibile esaurire il tema in
questo lavoro di sintesi
dell’opera mia, dovrò limitarmi a riferire esempi
emergenti sotto forma
d’infestazioni, di ossessioni e di apparizioni
identificate di fantasmi visti
collettivamente e successivamente.
Cominciando dai fenomeni d’infestazione, tema
vastissimo da me trattato
in due lunghe monografie, dovrò limitarmi a riferire
esempi rivestenti le
modalità più semplici con cui si estrinsecano;
modalità semplici bensì, ma in
pari tempo le più suggestive dal punto di vista qui
considerato.
In una delle mie monografie in discorso, io mi proposi
di dimostrare che i
fenomeni d’infestazione in genere, risultavano
identici per natura a quelli che
si ottengono sperimentalmente nelle sedute medianiche,
e ciò fino al punto
che vi erano casi di manifestazioni medianiche
sperimentali le quali si
trasformavano in fenomeni d’infestazione, ed altri
casi in cui avveniva il
fenomeno inverso, in cui i fenomeni d’infestazione si
trasformavano in
manifestazioni medianiche sperimentali; indi altri
ancora in cui i fenomeni
d’infestazione cessavano per sempre in conseguenza di
una seduta medianica
tenuta a tale scopo nell’ambiente infestato, o si
arrestavano in seguito
all’adempimento di una promessa fatta al letto di
morte e non mantenuta.
Infine si notavano numerosi casi in cui si manifestavano
irruzioni infestatorie
nell’ambiente in cui era occorso da poco tempo un
suicidio o un delitto, od
anche, ma più raramente, una morte naturale.
Non è chi non vegga come tale impressionante
raggruppamento di tanti
fatti d’ordine disparato, tutti convergenti verso la
dimostrazione che i
fenomeni d’infestazione e quelli medianici erano
trasformabili, convertibili,
riversabili gli uni negli altri, equivaleva
scientificamente alla prova acquisita
di un tal fatto, con la conseguenza di far compiere un
notevole sbalzo in
avanti nell’indagine delle cause. Si consideri infatti
che da tale fusione dei
due ordini di manifestazioni, sorgevano combinazioni
di episodi a tal segno
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
211
eloquenti, da sovvertire totalmente la loro interpretazione
teorica; nel senso
che se gli episodi stessi, considerati separatamente,
apparivano suscettibili di
venire interpretati con ipotesi naturalistiche,
combinati assieme, escludevano
le ipotesi naturalistiche.
Così, ad esempio, in un caso da me citato di
campanelli tintinnanti
all’istante di una morte avvenuta a distanza, il
fenomeno in sè, qualora si
fosse realizzato unicamente all’istante della morte,
poteva spiegarsi con
l’ipotesi telepatica combinatasi alla telecinesia; ma
siccome i campanelli
tintinnarono per altri 40 giorni, trasformando la
manifestazione stessa in un
caso di infestazione, ne deriva che le ipotesi in
questione dovevano escludersi
obbligando a far capo all’intervento del defunto il
quale si manifestava in
quella guisa in quanto per lui era l’unica via di
minor resistenza per poterlo
fare, e vi insisteva per 40 giorni allo scopo di far
nota la propria presenza
spirituale ai componenti una famiglia amica; scopo che
pervenne a
conseguire.
E qui, per non dilungarmi, informo che conclusioni
analoghe in senso
spiritualista, risultavano applicabili a tutte le
varietà di casi da me raccolti
nella classificazione in discorso.
Passo a riferire due soli esempi del genere; l’uno dei
quali riguarda i casi in
cui i fenomeni «si arrestano in seguito a una seduta
medianica tenuta a tale
scopo nell’ambiente infestato», e l’altro riguarda le
«irruzioni infestatorie in
ambienti in cui è occorso un suicidio, e più raramente
una morte naturale».
Il caso seguente si riferisce al primo dei due gruppi
indicati. Io lo tolgo
dalla rivista Psychic Science (gennaio,
1935), ed è riportato e commentato dal
direttore della rivista, ingegnere Stanley De Brath.
Nell’episodio vengono
alterati i nomi dei due protagonisti, e ciò per motivi
che diverranno palesi a
chi legge. Questo il riassunto dell’episodio:
«Nell’ultimo piano di un vecchio ed alto caseggiato di
Johannesbourg (Sud
Africa), una Ditta di Architetti assai nota in città
aveva i propri uffici. Noi la
denomineremo la Ditta Clarkes e Munroe, aggiungendo che
sebbene essi
fossero soci nella maggior parte delle costruzioni
intraprese, però entrambi si
erano riservata la clientela che già possedevano, in
merito alla quale ciascuno
operava per proprio conto, senza condividerne gli
utili con l’altro.
«L’ingegnere Munroe, essendogli morta la moglie, e
trovandosi solo, aveva
ammobigliato una camera dell’ufficio, ed ivi dimorava
in permanenza.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
212
«Ma egli pure venne a morire. La camera dell’ufficio
che aveva occupato,
non era necessaria alla Ditta; per cui si tolse dalla
medesima il mobilio
inerente all’ufficio, lasciandovi un canterano e un
guardaroba appartenenti al
defunto, e venne affittata a un giovane ragioniere, il
quale vi rimase due notti,
e poi se ne andò.
«La seconda occupante fu una maestra di scuola, che
dopo una notte ivi
trascorsa, si rifiutò di rimanervi ancora.
«Il terzo occupante fu un costruttore di vetture, il
quale vi rimase tre notti.
«Ciascuno di essi aveva da raccontare la medesima
storia di rumori
inqualificabili, consistenti nel fatto delle porte del
guardaroba e del gabinetto
che si aprivano e si richiudevano sbattendo forte, e
delle cassette del
canterano che venivano tirate e richiuse
rumorosamente. Non appena si
faceva la luce ogni rumore cessava, e nulla si trovava
di mutato.
«In tali contingenze, un giorno il figlio del defunto,
Mr. Charles Munroe,
telefonò al medium Victor James, amico suo, onde
informarlo che la camera
abitata dal padre suo era infestata.
«Si tenne una seduta nella camera in discorso, alla
quale assistevano il
medium James, la di lui moglie e il figlio del
defunto. Quasi subito, come
avviene col medium in questione, sopra il tavolo
cominciò a condensarsi una
nubecola luminosa di ectoplasma, che si portò da un
lato, assumendo la
forma di un uomo. Per quanto rimanesse vaporosa, la
sua luminosità permise
di riconoscere in quella forma l’effigie del defunto;
il quale però non fu in
grado di parlare, ma pervenne a impressionare la
mentalità di Mrs. James,
per la cui mano venne dettato il messaggio ch’egli
desiderava trasmettere, il
quale si riferiva a un rotolo di disegni riguardanti
il progetto di un caseggiato
a dieci piani da edificare per un Bazar, in via dei
Commissionari. Il figlio
Charles esclamò: “Ma questo è il progetto attorno al
quale lavora attualmente
l’ingegnere Clarkes. Egli però ne parla come di un suo
progetto”. Lentamente
e solennemente Mrs. James pronunciò le parole: “No, il
progetto è mio. La
Ditta costruttrice di tale caseggiato è sempre stata
mia cliente esclusiva. Io
terminai i disegni dell’intero progetto circa un anno
fa, ma mi trattenni dal
consegnarli subito per motivi miei particolari... Il
progetto è di spettanza di
mio figlio Charles, e non già di Clarkes”.
«Dietro domanda del medium Victor James il defunto promise
di non più
provocare fenomeni d’infestazione in quell’ambiente,
aggiungendo che però
desiderava rintracciare e poi indicare al figli dove
fossero andati a finire i
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
213
disegni del suo progetto. Gli si propose allora di
dettare questo suo
messaggio al medium James, a casa sua. Ed egli così
fece il domani,
informando che aveva rintracciato i disegni, e
chiedendo che si tenesse seduta
facendo intervenire il di lui figlio. Durante tale
seduta il defunto dettò pel
tramite del medium le informazioni circa il luogo dove
si trovavano i disegni.
«Il figlio rimase profondamente impressionato per
quanto venne scritto, e
il domani, cogliendo il momento opportuno, si recò
all’ufficio di Mr. Clarkes,
a verificare quanto vi fosse di vero nei fatti
rivelati dal padre suo, trovando
deposti, o nascosti dietro il tavolone da disegno
dell’ingegnere Clarkes tutti i
tracciati, i piani, le sezioni e le altimetrie del
fabbricato in progetto, mentre sul
tavolone da lavoro trovò una quasi identica
ricopiatura dei disegni paterni,
che il Clarkes intendeva presentare come suoi. Senza
far parole, Charles
Munroe si appropriò i disegni paterni, i quali erano
al completo, e li presentò
immediatamente alla Ditta interessata che li esaminò
ed approvò con lievi
modificazioni; dimodoché la nuova costruzione non
tardò ad essere iniziata
sotto il nome e la direzione del giovane ingegnere
Charles Munroe, senza che
l’ingegnere Clarkes osasse avanzare pretese; egli
aveva compreso.
«Rimane da aggiungere che la camera di cui si tratta è
ora occupata da un
impiegato di Banca, il quale è contentissimo della sua
dimora, e non si è mai
lagnato di nulla, né di giorno né di notte». (Ivi,
pagg. 250-251).
Noto che nel caso esposto la circostanza dei fenomeni
infestatori seguiti da
una seduta medianica in cui si manifestò un defunto
che fornì prove
d’identificazione personale, e pervenne a farsi
riconoscere in effigie, assume
un’importanza teorica di primissimo ordine in
dimostrazione della presenza
reale sul posto del defunto comunicante. Si consideri
infatti che se non si
fossero realizzati in precedenza i fenomeni
d’infestazione nell’ambiente in cui
era vissuto il defunto, in tal caso gli oppositori
sistematici dell’ipotesi
spiritica, avrebbero osservato che non potendosi
assegnare limiti alla
telepatia, era lecito affermare che il medium avesse
carpita l’informazione
veridica nella subcoscienza del consocio del defunto
il quale ben sapeva che il
progetto architettonico concepito e disegnato dal
defunto, non era suo.
Naturalmente, le persone di buon senso non avrebbero
tenuto alcun conto di
tale assurda e arbitraria estensione dell’ipotesi
telepatica, estensione
contraddetta dalla legge del rapporto psichico, e da
tutte le esperienze
telepatiche fino ad ora intraprese; ma, in ogni modo,
gli oppositori avrebbero
trionfato ugualmente, poiché con ciò proponevano
un’ipotesi inconfutabile,
in quanto era indimostrabile. E così avviene costantemente con gli
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
214
oppositori sistematici dell’ipotesi spiritica, i quali
si valgono sempre d’ipotesi
inconfutabili in quanto sono indimostrabili; e si è
visto recentemente il prof.
Barnard pubblicare un volume in confutazione
dell’interpretazione
spiritualista dei fenomeni medianici, in cui, ogni
qual volta si trova di fronte a
difficoltà insormontabili dal punto di vista animico
totalitario, egli si
avvinghia tenacemente alle ipotesi della telepatia
onnisciente nel passato e
nel presente, combinandola alle ipotesi della quarta
dimensione e dell’eterno
presente, due ipotesi ultrametafisiche e
indimostrabili, in quanto rimarranno
in eterno impensabili.
Ma ecco che nel caso qui considerato neanche tali
ipotesi combinate alla
telepatia onnisciente, potrebbero averne ragione, e
ciò in causa del precedente
infestatorio collegato indissolubilmente con la
manifestazione di un defunto
vissuto in quel medesimo ambiente; vale a dire che un
siffatto precedente
dimostra palesemente come nel caso in esame i fenomeni
d’infestazione
fossero provocati dal defunto con l’intento di
attrarre l’attenzione dei viventi,
e pervenire con ciò a comunicare col proprio figlio
per avvertirlo che gli si
carpiva il frutto del lavoro paterno; scopo ch’egli
aveva raggiunto, e
conformemente erano subito cessati i fenomeni d’infestazione.
E qui, ancora
una volta insisto sul fatto della loro cessazione
immediata, conforme la
promessa datane dall’entità comunicante. Perché dunque
cessarono tanto
tempestivamente? Perché lo stesso fatto avviene in
tanti altri casi analoghi?
Non è forse questa una preziosa controprova in
riconferma che i generatori
dei fenomeni erano quei medesimi defunti che dopo
avere affermato di
esserne autori, lo dimostravano coi fatti, promettendo
e mantenendo di non
più ricominciare? Come dunque spiegarsi tutta questa
concatenazione di
eventi eloquentissimi in senso spiritico, ricorrendo
all’ipotesi telepatica, o a
quella del subcosciente? Niun dubbio che tale impresa
appare disperata per
gli animisti totalitari; ma, in ogni modo, sarei
desideroso di conoscere in qual
modo essi ragionano in un frangente simile; giacché -
sia detto francamente -
per chiunque ragioni a fil di logica, sta di fatto che
una tale felice
combinazione di fenomeni d’infestazione, seguiti da
manifestazioni
medianiche avvalorate da prove d’identificazione
personale, manifestazioni
che determinarono la cessazione dell’infestazione, sta
di fatto - dico - che una
tale eloquente combinazione di eventi trae
inevitabilmente ad escludere le
ipotesi della telepatia e del subcosciente, mentre le
altre ipotesi a cui
ricorrono in frangenti estremi gli oppositori: quelle
della quarta dimensione e
dell’eterno presente, non entrano affatto in
manifestazioni simili.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
215
Ne deriva che questa volta il trionfo del buon senso
si direbbe assicurato.
* * *
Questo secondo esempio dell’ordine medesimo, si
riferisce alle irruzioni
infestatorie in ambienti in cui è occorso un suicidio.
Mr. Will Goldston, il noto prestigiatore, ha
recentemente pubblicato un
volume di memorie intitolato: «A Magician’s Swan Song»
(Il Canto del
Cigno di un prestigiatore), in cui si contiene un episodio del genere qui
considerato, a lui medesimo occorso. Egli l’aveva in
precedenza pubblicato al
momento in cui era avvenuto, sulla rivista settimanale
Titbit (12 dic. 1931),
dalla quale si apprende che il defunto suicida era
stato un suo inquilino, il
quale un giorno era venuto a dichiarargli di non poter
pagare l’affitto. Al che
egli aveva risposto: «Sta bene, buon uomo; non ve ne preoccupate.
Mi
pagherete quando lo potrete, e non pensateci più».
Nel suo libro riproduce con maggiore ampiezza di
ragguagli l’episodio in
discorso; ed ecco la sua narrazione:
«Per convincersi della sopravvivenza, non sempre è
necessario recarsi da
un medium. Le prove ben sovente s’impongono a noi
spontaneamente.
Alcuni anni or sono, un commerciante il quale aveva
preso in affitto un
ufficio all’ultimo piano del caseggiato nel quale
lavoro in questo momento
(Green Street, Londra), si suicidò asfissiandosi col
gas illuminante. Alcune
settimane dopo, io mi trovavo in ufficio in ora molto
avanzata della notte,
interamente assorto in un lavoro importante.
D’improvviso nei fui distolto
dall’echeggiare di un passo pesante che saliva le
scale. Io ben sapevo che a
quell’ora il portone del caseggiato era chiuso e
inchiavardato; per cui era
improbabile che un affittuario di qualche altro
ufficio venisse in quell’ora a
lavorare. Mi precipitai sul pianerottolo delle scale,
gridando: “Chi va là! Che
cosa desiderate?”. Udivo sempre i passi pesanti i
quali parevano giunti
all’ultimo piano; per cui rinnovai la chiamata. Non
ricevendo risposta, salii di
corsa le scale, ripetendo la medesima ingiunzione.
Quindi ispezionai le scale
con una lampadina elettrica: nessuno vi si trovava, e
tutte le porte erano
chiuse.
«Tornai nell’ufficio e ripresi il mio lavoro. Subito
dopo intesi nuovamente i
passi pesanti che scendevano le scale. Corsi
nuovamente sul pianerottolo, ma
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
216
inutilmente, perchè non c’era nessuno. Allora
cominciai a dubitare di che
cosa si trattasse, e quando me ne andai ero lieto di
possedere in tasca una
lampadina elettrica.
«Alcune sere dopo si ripeté la medesima esperienza; e
in seguito si rinnovò
tanto sovente che quando io mi trovavo in ufficio ad
ora tarda, e sentivo
echeggiare i passi infestatori, non me ne curavo più.
«Un altro fenomeno curioso è questo: che quando affari
urgenti mi
obbligavano a prolungare eccessivamente la mia
permanenza in ufficio, mi
accadeva di trasalire avvertendo tre o quattro
colpetti decisi battuti sulla
spalliera della sedia. Il fatto accadde numerose volte
durante quell’inverno in
cui ebbi un lavoro enorme da sbrigare; ed io dovetti
persuadermi che quei
colpetti erano vibrati per ammonirmi che per quel
giorno avevo lavorato
abbastanza...
«Finalmente una sera fui impressionato da un tremendo
frastuono, come il
rumoreggiare del tuono, dinanzi alla porta del mio
ufficio. Chiamai: nessuna
risposta... Per alcuni istanti si rifece il silenzio;
quindi rimbombò un colpo
fortissimo sulla porta interna del mio ufficio, non
già sull’altra porta che dà
sul pianerottolo. La potenza del colpo fu tale, che il
mio soprabito il quale era
appeso ad un attaccapanni fissato alla porta, si agitò
visibilmente. Rivolsi la
parola alla entità che si manifestava in quel modo.
Nessuna risposta, ma il
colpo non fu più ripetuto, e da quel momento più non
avvertii né colpetti né
passi per le scale. - Perché? - Naturalmente, nulla
può asserirsi di positivo in
proposito; ma io ritenni sempre che quel gran colpo
finale battuto sulla porta,
equivalesse a un’espressione di saluto: era stato
presumibilmente il suo
ultimo addio. Lo
spirito errante del suicida,
vincolato al luogo dove aveva
commesso l’atto insano, aveva finalmente trovato la
pace. Questa almeno, la
spiegazione che a me parve la più soddisfacente».
Così conclude lo spettatore dei fatti, e mi pare
difficile trovare una
spiegazione migliore di quella che fa capo alla
presenza sul posto dello
spirito del suicida, il quale si sforzasse, come
meglio poteva, a manifestarsi a
chi erasi dimostrato generoso con lui. Spiegazione che
apparirà più che mai
calzante qualora non si dimentichi che i casi di tal
natura non vanno mai
considerati allo stato isolato, ma cumulativamente a
tutti gli altri analoghi, tra
i quali sono frequenti i casi in cui si rinvengono
manifestazioni intelligenti
d’ogni sorta, e prove d’identificazione dei defunti,
che si manifestano. E se
così è, se in ambienti in cui avvennero tragedie o
suicidi, e più raramente
semplici morti naturali, si realizza frequentemente il
fatto del manifestarsi
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
217
spontaneo di fenomeni d’infestazione, ora in forma di
passi pesanti, di colpi,
di frastuoni e lancio di oggetti, ora in forma di
fantasmi ben sovente
riconosciuti da chi li scorge, o, meglio ancora,
sconosciuti a chi li scorge, ma
da lui riconosciuti alla vista di un loro ritratto; se
così è, e se un tal fenomeno
si realizzò costantemente attraverso i secoli, si è
portati logicamente a
concluderne nei termini sopra riferiti, e cioè che gli
spiriti dei defunti esistono
realmente; e possono talvolta manifestarsi ai viventi
in circostanze speciali;
non già come vogliono, bensì come possono, a seconda
dei fluidi e delle forze
a loro disposizione.
Per converso, si domanda, che cosa c’entra la
telepatia nei casi dei defunti i
quali continuano a manifestarsi per mesi ed anni dopo
avvenuta la loro
morte? E che cosa c’entrano in tutto ciò le ipotesi
della psicometria di
ambiente e della persistenza delle immagini dal
momento che taluni fantasmi
infestatori deambulano liberamente pei locali, e si
dimostrano positivamente
intelligenti, nonché coscienti dell’ambiente in cui si
trovano, guardando i
viventi, facendo loro cenni, o addirittura conversando
con loro? E in qual
modo c’entra l’ipotesi della telecinesia pura e
semplice, nei fenomeni fisici di
colpi, frastuoni e lancio di oggetti, allorché tali
fenomeni risultano diretti da
un’intelligenza che ben sovente si comporta in guisa
supernormale, come
quando i proiettili che colpiscono le persone non
fanno loro alcun male,
laddove frantumano le stoviglie quando le colpiscono?
Ciò posto, riconosco che i processi dell’analisi
comparata applicata alle
convinzioni umane insegnano che l’ambiente in cui si
vive e le cognizioni
assimilate con lunghi anni di studio, dominano a tal
segno l’orientamento del
pensiero, che i fatti più evidenti non bastano a
convertire chi ha torto. Che
cosa dunque si richiede per debellare il misoneismo
umano? Ecco: per ciò che
riguarda le manifestazioni infestatorie, osservo che
altro è leggerle, ed altro
assistervi. Colui che legge, se possiede una mentalità
ottenebrata dai
preconcetti di scuola, rimarrà perplesso un istante,
per poi dimenticar subito,
e tornare più negativo di prima; ma se il medesimo
individuo avesse ad
assistere ad una manifestazione di tal natura, non
dubiterebbe più, giacché
un’esperienza simile sgomina qualunque preconcetto di
scuola.
Io dico questo per esperienza personale. Nel settembre
del 1907, si suicidò
un intimo e caro amico mio per un eccesso di punto
d’onore. Rimase
coinvolto in un disastro finanziario, e temendo di non
poter far fronte ai
propri impegni (ciò che non fu), preferì la morte. Io
ne fui l’esecutore
testamentario. Subito dopo la morte, incorsero gravi
contestazioni tra gli
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
218
eredi, e per ordine del Tribunale, furono apposti i
sigilli alla porta di casa. E
questo è un particolare importante in rapporto a ciò
che avvenne un mese
dopo. Risultava infatti indubitabile che in
quell’appartamento non poteva
penetrare alcuno senza strappare i sigilli di latta
inchiodati sui battenti della
porta.
Orbene: dopo circa un mese, una famiglia inglese
abitante nel piano
sottostante dovette sgombrare in gran fretta per
impedire che le persone di
servizio, tra le quali una balia, si licenziassero
immediatamente. E ciò perchè
durante la notte si sentivano le sedie e i mobili
dell’appartamento soprastante
trascinati rumorosamente per le camere, unitamente a
passi pesanti che
facevano traballare i soffitti. Le otto famiglie ivi
dimoranti furono subito in
grande trambusto, e volevano andarsene malgrado i
contratti di locazione. Io
venivo informato di tutto dal portinaio; ma quando mi
provai a raccogliere
testimonianze da far valere in una relazione, fui
chiamato dall’avvocato
consulente dei proprietari, il quale mi proibì con
parole grosse di parlarne o
scriverne, sotto minaccia di una causa per danni, con
sequestri preventivi ed
altri malanni legali che mi fecero allibire d’orrore.
E questa è la ragione per
cui dovetti rinunziare a pubblicare una relazione dei
fatti. Ora, però, dopo
trascorsi 30 anni, oso timidamente accennarvi,
sperando che non mi caschino
tra capo e collo i fulmini della legge. Nel sobborgo
di Genova in cui si
svolsero i fatti, se ne parla ancora oggidì, ma... io
non lo nominai.
Concludendo: ciò che m’importa rilevare a proposito
del triste evento in
discorso, è la sua ripercussione psicologica
sull’animo mio. In quell’epoca io
mi occupavo già da 17 anni di ricerche psichiche, e mi
erano noti centinaia di
fatti analoghi a quello esposto. Orbene: fu per me
come se non avessi mai
saputo che tali fenomeni avvengono, tanto fu profonda
e indelebile
l’impressione che ne riportai, impressione combinata
alla certezza assoluta
che chi si manifestava in quel modo, non pervenendo a
manifestarsi in altra
guisa, era l’infelice amico mio. Ed ecco perchè dissi
in principio che altro, ben
altro è leggere, ed altro è assistere personalmente ai
fenomeni delle
manifestazioni di defunti poco dopo la loro morte, e
in qualunque forma ciò
avvenga.
Intendiamoci: io riconosco che si possa arrivare a una
convinzione
scientifica della sopravvivenza la quale risulti
esclusivamente e saldamente
fondata sulle esperienze altrui; il che può ottenersi
raccogliendo e
classificando un numero adeguato di manifestazioni
supernormali d’ogni
sorta, per indi applicare alle medesime i metodi
d’indagine scientifica
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
219
dell’analisi comparata e della convergenza delle
prove; lavoro quest’ultimo
già da me compiuto in quell’epoca, con la conseguenza
che già possedevo
una convinzione ragionata e scientifica nel senso
indicato. Nondimeno essa
m’apparve di gran lunga diversa dall’altra, in quanto
risultava al confronto
una fredda acquisizione dell’intelletto non ancora
compenetrata nei recessi
della personalità integrale subcosciente, colà dove si
maturano le convinzioni
incrollabili per effetto dell’elemento emozionale che
le vitalizza; elemento che
mi si rivelò in tutta la sua potenza allorché mi
avvenne di assistere
personalmente allo svolgersi di una manifestazione
avente i caratteri
indubitabili di un intervento post-mortem di persona a
me cara; intervento
presumibilmente determinato dal desiderio ansioso del
defunto di
comunicare coi viventi al fine di rivendicare il
proprio diritto di testatore,
diritto travisato dai cavilli sofistici di un avvocato
senza scrupoli, il quale, per
soprappiù, vinse la partita. Noto pertanto che il
movente della
manifestazione di poltergeist cui ebbi ad assistere,
risulterebbe identico a
quello riferito in precedenza di un architetto
defunto, al cui figlio si voleva
carpire il frutto del lavoro paterno.
Ciò spiegato, avverto che io sono ben lungi
dall’attendermi che gli altri
abbiano a convincersi in base a quanto avvenne a me
stesso. Intesi
semplicemente esporre le condizioni psicologiche in me
determinate dal caso
di poltergeist in cui mi sono trovato direttamente
coinvolto in funzione di
esecutore testamentario.
NEI FENOMENI DI OSSESSIONE E POSSESSIONE
Passando a citare esempi di fenomeni di ossessione,
tema ancora
controverso nel campo delle ricerche metapsichiche,
debbo far presente
alcune considerazioni.
Or fa qualche anno, io pubblicai una lunga monografia
intitolata: Dei
fenomeni di Ossessione e Possessione, e prima di risolvermi a scriverla
esitai lungamente, in quanto poteva ritenersi
prematuro il trattare
sistematicamente di una intricata ed oscura
fenomenologia in cui si
contemplava la possibilità dell’esistenza di individui
ossessionati, o posseduti
da entità spirituali di defunti quasi sempre - ma non
sempre - d’ordine basso,
degradato, malefico (1).
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
220
1) Vedi la rivista «Luce e Ombra», 1926.
Il prof. Hyslop, al quale era occorso d’imbattersi in
alcuni casi spontanei di
manifestazioni supernormali rivestenti carattere
ossessionante, aveva finito
per convincersi sulla realtà dei fatti; e in
conseguenza, avendo concepito
l’idea di scrivere un libro in argomento, mi aveva
chiesto d’inviargli tutti i
casi del genere registrati nelle mie classificazioni;
ciò che io avevo fatto.
Sennonché egli venne improvvisamente a morire, e del
libro che aveva in
mente non ebbe tempo di scrivere che il primo
capitolo, il quale fu pubblicato
nel Journal of the American S. P. R. In esso egli osserva:
«Anche quando ero pervenuto alla ferma convinzione
dell’esistenza di un
mondo spirituale - ed occorsero dieci anni di ricerche
perseveranti per
arrivarci - si richiesero altri dieci anni prima di
convincermi intorno alla
realtà dei fenomeni di ossessione... Ma le mie
prevenzioni s’infransero contro
l’evidenza dei fatti...».
Dopo di che egli procede ad esporre e commentare tre
casi notevolissimi di
tal natura da lui medesimo investigati. (Ivi,
gennaio 1925).
Qualche anno dopo, agli Stati Uniti veniva pubblicata
l’opera sul
medesimo tema del dottore Carl A. Wickland,
intitolata: Thirty Years among
the Dead;
opera di alto valore, che nondimeno risulta alquanto menomata
dal fatto che l’autore propende a esagerare la
frequenza dei fenomeni in
esame, ritenendo scoprirne i sintomi anche in talune
infermità del corpo, in
talune abitudini viziose, e nelle brusche alterazioni
del carattere. Il che, senza
dubbio, è ben sovente un errore, il quale però risulta
fino a un certo punto
scusabile nelle circostanze del dottore Wickland, il
quale applicando il
proprio metodo curativo elettro-medianico a numerosi
pazienti afflitti da
morfinomania, cleptomania, dipsomania, era pervenuto a
guarirli
radicalmente.
Comunque, i risultati da lui conseguiti appariscono
importanti, mentre è
doveroso riconoscere che ad ottenerli aveva
contribuito efficacemente la
medianità della di lui consorte; per quanto ciò non
basti a provare l’origine
ossessionante dei casi di tal natura, la cui
guarigione potrebbe ascriversi con
probabilità maggiori alla ben nota efficacia delle
pratiche suggestive ed
autosuggestive. Riconosco nondimeno che nell’opera di
cui si tratta si
rilevano numerosi episodi che la suggestione e
l’autosuggestione sono
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
221
impotenti a dilucidare, mentre le prove sulla presenza
di entità spirituali
ossessionanti emergono
palesi e spontanee da non pochi tra essi.
E nella mia monografia ho citato diversi di tali
notevolissimi episodi; ma
qui preferisco riportare due casi ricavati dalle
indagini del dottor Magnin di
Ginevra, il quale presentò una sua lunga relazione in
proposito al Congresso
di Ricerche Psichiche di Copenaghen (Compte Rendu,
pag. 328); relazione in
cui egli espone e commenta con criteri rigorosamente
scientifici, alcuni casi di
guarigioni notevolissime conseguite nella sua clinica
ipnotico-magnetica. Egli
scrive:
«... In questi ultimi anni, tra i numerosi malati
affetti da forme svariate di
nevrosi, e affidati alle mie cure da eminenti neurologi ed
alienisti, volle
fortuna che si trovassero alcuni casi i quali sembrano
aprire nuovi orizzonti
alla scienza terapeutica. Per cui mi sento in dovere
di farli conoscere agli
eminenti dottori e psicologi che qui si trovano
adunati, poichè qui tutti
risultano altamente competenti in argomento...».
Prima di riferire, a titolo di esempi, i due casi
tratti dalla relazione del
dottor Magnin, debbo premettere alcune considerazioni
indispensabili alla
comprensione dello strano comportarsi di alcune
personalità ossessionanti
che il dottore in discorso pervenne a catechizzare,
inducendole a sincero
ravvedimento. Comportamenti strani, ma in pari tempo
altamente istruttivi,
poichè se si analizzano e si comparano numerosi casi
del genere, si è tratti a
concluderne come tutto concorra a dimostrare che,
salvo casi eccezionali, il
ravvedimento degli spiriti ossessionanti non è che la
conseguenza del fatto
che le pratiche medianiche ed ipnotiche, ponendoli a
contatto con gli
sperimentatori, pervengono a risvegliarli più prontamente, traendoli dalle
condizioni di monoideismo sonnambolico in cui si
trovavano ed operavano;
condizioni le quali determinavano negli spiriti stessi
uno stato permanente di
credulità analoga a quella degli stati ipnotici, o dei
dormienti che sognano;
dimodoché gli spiriti illudendosi di essere ancora
vivi, e non pervenendo a
discernere la situazione assurda in cui li poneva tale
illusione, continuavano a
voler compiere quella data azione speciale che
costituiva il monoideismo cui
erano in preda.
Ora, siccome i casi degli spiriti ossessionanti sono
in massima parte
determinati dal fatto di essere essi trapassati in
preda a sentimenti di
disperazione o d’odio, oppure invasi da istinti
perversi, o vittime volontarie
di pratiche viziose, ne consegue ch’essi si sentono
stimolati a soddisfare le
loro brame con insistenza incessante (non esistendo
per essi come per
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
222
l’ipnotizzato e il sognatore, la nozione del tempo);
dimodoché se loro accade
di venire attratti nell’orbita di un sensitivo il
quale abbia nel proprio
temperamento un alcunché di affine col loro speciale
monoideismo, essi
influenzano il vivente nel medesimo senso, istigandolo
al vizio ed agli
eccessi, oppure rendendolo in apparenza demente. E
tutto ciò lo compiono
pur rimanendo irresponsabili, o quasi, del male che
fanno; così come un
soggetto ipnotico o un sonnambulo risultano
irresponsabili di ciò che
compiono. Infatti analizzando i casi di ossessione si
rileva che se qualche
volta gli spiriti compiono le loro gesta a danno dei
viventi con iscopi ben
determinati, dimostrandosi capaci di una forma sui generis di
ragionamento,
però, ancora e sempre è questione di quella forma di
ragionamento che si
rileva nei sogni e nei soggetti ipnotici; ragionamento
che se conduce a
raggiungere la mèta bramata, in pari tempo non è assennato,
nel senso che in
esso si rinviene bensì una logica di esecuzione,
ma non mai la logica della
ragione.
Le considerazioni esposte avrebbero bisogno di essere
completate con altre
osservazioni contenute nella mia monografia, ma per la
comprensione dei
due casi che seguono esse appariscono sufficienti.
Il dottor Magnin riferisce:
«La signora M., dell’età di anni 52, in base alla
diagnosi dei quattro medici
consultati, era afflitta da sclerosi del midollo
spinale. Le accadeva
continuamente di essere proiettata a terra senza cause
conosciute, e ciò
avveniva con tale violenza che essa aveva già
riportata la frattura di un
braccio, di un polso e del naso. Tali strane cadute si
erano iniziate 7 anni
prima, ed avevano continuamente aumentato di frequenza
e di violenza. Da
due anni erasi ridotta a camminare carponi per la
casa, e quando si trovava
per la strada si rannicchiava tutta, onde rendere meno
gravi le conseguenze
delle inevitabili cadute. Ogni sorta di cure furono
tentate inutilmente dai
dottori Iglesias, André Thomas, Abadie e Cardonel.
«Io cominciai per tentare una cura di rieducazione
psichica, esigendo dalla
malata che rinunciasse a camminare carponi o
accovacciata. Essa vi si
sottomise di buona voglia e malgrado le frequenti
cadute, continuò a recarsi
da me tutti i giorni.
«Un dopopranzo, mentre la malata aspettava il suo
turno nel salone
comune, entrò una medium chiaroveggente che io avevo
fatto venire per
utilizzarne le facoltà in servizio di un altro malato.
Quando più tardi chiamai
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
223
la medium nel mio gabinetto, essa, ritenendo di
essermi utile, m’informò di
aver visto nell’aura della malata di cui si tratta, il
fantasma di un’entità
autoritaria, brutale, malvagia. Io posso garantire che
la medium non aveva
conversato con la signora M., e che non l’aveva vista
passeggiare. Quanto a
me, non le avevo mai parlato di lei.
«Siffatta visione, spontaneamente occorsa, mi richiamò
alla mente che la
malata mi aveva confidato come il padre suo fosse
morto di congestione
cerebrale fulminea, in un accesso furibondo di
collera; e ciò in seguito a una
discussione avuta con lei. Questa concordanza di
ragguagli m’indusse a
mettere in rapporto le due signore, lasciandole
entrambe reciprocamente
ignare dell’esser loro.
«Addormentai la medium, che immediatamente incarnò lo
spirito che
aveva descritto; e conformemente le di lei sembianze
si contrassero,
assumendo un’espressione di durezza inflessibile. Si
rivolse quindi alla
signora M. dicendo: “Figlia mia, povera figlia mia...
Te ne ho già fatto del
male...”. Dopo di che, prese a lamentarsi, parlò di
dolori alle gambe, fece dei
larghi movimenti con le braccia, come se infilasse un
cappotto, e dopo aver
fatte alcune profonde inspirazioni, prese le mani
della signora M., ripetendo:
“Luisa, mia povera Luisa, te ne ho già fatto del
male...”. Poi così continuò:
“Ma perchè tu m’impedivi di uscire? Perché mi
seguitavi nelle mie
passeggiate? ... Ti ricordi... il pastrano... Non biasimarmi...
Ah!... Quel
pastrano!“. E qui egli ripeté i larghi movimenti con
le braccia, come se
infilasse un pastrano.
«Da notarsi in proposito: 1° che il nome di Luisa
risultò corretto, per
quanto io e la medium lo ignorassimo assolutamente; 2°
che la causa della
discussione tra il padre e la figlia, discussione
seguita dalla morte fulminea
del padre, era stata il pastrano, che quest’ultimo si
rifiutava d’indossare,
malgrado la sua tarda età (aveva 80 anni) e la
temperatura fredda.
«Affermo che nessuno di tali ragguagli era a me noto.
«Lo stato in cui si trovava la medium corrispondeva a
quello
dell’incarnazione, o incorporazione spiritica. Il
padre era rappresentato come
presente, e la malata insieme alla di lei figlia,
assicuravano di riconoscerne
l’identità in ogni particolare della rappresentazione
spiritica: nella voce,
nell’espressione, nei gesti, nell’enfasi con cui
parlava e nella manifestazione
del suo carattere. Stando così le cose, io ascoltai
con la massima attenzione ciò
che la personalità comunicante aveva da dire a sua
discolpa; ed essa mi disse
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
224
che per molti anni prima della sua morte, la figlia
l’aveva oppresso per
eccesso di riguardi, di precauzioni, di attenzioni;
che egli aveva sempre preso
in mala parte i suoi consigli, ritenendoli una vera
usurpazione di autorità; per
cui non aveva mai voluto sottomettersi ad essi; così
come non aveva mai
voluto saperne dei così detti progressi realizzatisi
sul finire della sua vita,
quali l’elettricità, i bagni, le mode e le comodità
moderne”. Quindi soggiunse:
“Io sono morto invaso dell’idea fissa che mia figlia
Luisa ostacolasse la mia
vita, la mia indipendenza, impedendomi di uscire, di
fare le mie passeggiate;
e perciò mi sono avvinghiato a lei onde farle comprendere
il suo torto. Siete
voi che mi avete aperto gli occhi, liberando
fisicamente lei, e moralmente
me...”.
«Vista la buona piega che assumevano gli eventi, io
presi a parlare e ad
operare come un fervente spiritista, esortando lo
spirito presente a voler
soffocare nell’animo suo quel suo rancore
irragionevole e infondato,
rendendo alla propria figlia la libertà di camminare.
«Durante il nostro dialogo, lo spirito comunicante
chiese a bruciapelo: “E
Maurizio, mi serba sempre rancore? Gliene feci passare
delle brutte”.
Maurizio era il nome del marito della malata, nome che
io ignoravo. Poco
dopo egli aggiunse: “Renato, buon cuore, anima bella,
aveva già tentato
ripetute volte di allontanarmi dalla madre sua;
liberandola in tal guisa dalla
mia persecuzione; ma io sono rimasto da morto quel che
ero da vivo: un
testardo irriducibile, e non volli mai cedere. Ora
però lo deploro”. Rilevo
come anche questa volta il nome di Renato fosse
esatto, e si riferisse al figlio
della madre, il quale era morto in guerra. Io ignoravo
il nome, come ignoravo
l’esistenza del figlio e le circostanze della sua
morte...
«La mia conversazione con lo spirito comunicante
terminò con la risposta
di lui alla mia preghiera di rendere la libertà a sua
figlia. Egli si rivolse alla
figlia dicendo: “Luisa, io mi dispongo ad abbandonare
con lo spirito la casa
che fu mia, come l’avevo abbandonata col corpo. Tu
ritroverai l’uso delle tue
gambe, ed io mi allontanerò insieme a Renato”.
«La medium si risvegliò, e stava per andarsene, quando
le si manifestò
nuovamente la visione del medesimo “uomo autoritario e
brutale, ma con
attenuata e quasi dolce espressione del volto”. Essa
me ne fece una
descrizione minuziosa, che qui trascrivo:
“A un di presso 78 anni, colorito uniforme rosso-cupo,
naso lungo e diritto,
occhi incavati, palpebre rigonfie, mascelle
pronunciatissime, guance incavate,
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
225
fronte convessa, ossatura del cranio in rilievo e
marcatissima, testa calva,
capelli bianchi in corona, sopracciglia folte, enormi,
arruffate in tutti i sensi.
E’ un vegliardo, ma ben piantato, e niente affatto
incurvato. Giudico la sua
statura un metro e 70 centimetri. Scorgo al di sopra
della sua testa la cifra
1913”.
«Tale descrizione risultò di un’esattezza meravigliosa;
ed il fatto è
maggiormente notevole in quanto il padre della malata,
un testardo originale,
non volle mai lasciarsi fotografare. La data 1913
corrispondeva all’anno della
sua morte. Io chiesi in proposito la data precisa, e
la medium rispose: 17
dicembre. La data esatta era il 18 dicembre 1913.
«La medium descrisse inoltre il fatale pastrano “di un
grigio scuro, non
però nero; molto largo, molto ampio, molto lungo,
giacché gli arrivava alle
caviglie. Sul davanti scorgo due pieghe nere, od ombre
verticali che non
riesco a spiegarmi”. Tale descrizione risultò
esattissima; e le due ombre
verticali sembra che corrispondessero alle pieghe del
mantellino in uso negli
antichi pastrani.
«Ed ora mi permetto di far rilevare che la guarigione
miracolosa della
signora M. - come di molti altri malati - io l’ho
potuta ottenere perchè mi
credetti in dovere di non trascurare certe
indicazioni, spesso fortuite, qualche
volta banali, alle quali la grande maggioranza dei
medici non avrebbe
attribuito importanza... Io faccio voti che i medici
psichiatri, dopo avere
ricorso nell’interesse dei loro malati a tutte le
risorse scientificamente
autorizzate, non si trattengano dal ricorrere ad altre
risorse ancora empiriche.
Con ciò alludo alle visioni e audizioni quali
occorrono a certe persone
soggette ad iperestesie dei sensi; persone che noi
chiamiamo, a torto od a
ragione, dei medium... Io non esito a dirlo: il
fatto di averne tenuto conto, per
quanto si tratti ancora di processi occulti, mi rese
incomparabili servigi nel
trattamento delle nevrosi a me affidate da sommità
mediche di Parigi. Ed è in
grazia di tali metodi empirici ch’io pervenni a
guarire un gran numero
d’infermità ritenute incurabili; guarigioni che
nell’ignoranza delle cause,
furono denominate miracolose».
Il caso esposto si raccomanda anzitutto all’attenzione
dei competenti per il
metodo rigorosamente scientifico con cui venne
investigato, nonché per le
testimonianze di 4 dottori in medicina e alienisti che
ne seguirono lo
svolgimento. Il che fa sì che ogni incidente in esso
contenuto riveste il suo
valore teorico, in quanto si è ben sicuri di trovarsi
al cospetto di fatti accertati;
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
226
e così essendo, gioverà prendere in considerazione
anche certi particolari di
secondaria importanza i quali risultano piuttosto
ardui a concepirsi.
L’episodio teoricamente più importante risulta quello
della medium la
quale rileva casualmente che nell’aura psichica di una
signora da lei non
conosciuta si trova uno spirito dall’espressione autoritaria
e brutale. Ora se si
considera che la medium non era in seduta, e che
nessuno l’aveva invitata ad
osservare psichicamente la signora M., deve convenirsi
come tale circostanza
valga ad escludere in modo assoluto le ipotesi della
suggestione e
dell’autosuggestione, in quanto con le medesime si
potrebbe attribuire un
carattere subiettivo alla visione in discorso. E così
essendo, allora dovrà
concludersi che la medium vide un fantasma nell’aura
psichica della signora
M., perchè il fantasma vi si trovava effettivamente.
Si aggiunga ancora in proposito che dal fatto di tale
spontanea visione,
emerge un’altra considerazione teoricamente
importante, in quanto vale ad
eliminare una terza ipotesi molto cara agli
oppositori: quella della
obiettivazione delle forme del pensiero. E’ noto,
infatti, che nella circostanza
della fotografia trascendentale in cui rimangono
impresse sulle lastre
sensibilizzate delle forme spirituali riconosciute
dagli sperimentatori, gli
oppositori spiegano che gli sperimentatori avevano in
mente i defunti
manifestatisi, per cui, in realtà, essi stessi avevano
obiettivato
inconsapevolmente le forme del pensiero
corrispondenti, forme suscettibili
d’impressionare le lastre sensibilizzate. Orbene: nel
caso in esame neanche
tale speciosa obiezione potrebbe farsi valere, visto
che la signora M., la quale
recavasi dal dottor Magnin per sottomettersi alla cura
magnetica, era
lontanissima dall’immaginare che la propria malattia
traesse origine da un
fenomeno di ossessione in cui era protagonista il
padre suo; per cui non
poteva pensare tanto intensamente a quest’ultimo da
obiettivarne la forma.
Da quanto si venne esponendo, ne deriva che a
spiegazione della visione
in discorso debbono escludersi in modo assoluto le
ipotesi della suggestione,
dell’autosuggestione e della proiezione di forme del
pensiero, e siccome non
esistono altre ipotesi a disposizione degli
oppositori, non rimane che
ammettere la presenza reale sul posto dello spirito
ossessionante; ciò che, del
resto, viene confermato dal fatto che lo spirito
stesso ebbe in seguito a fornire
sul proprio conto una serie mirabile di prove
d’identificazione spiritica.
Mi pare pertanto che debba considerarsi risolto in
senso affermativo il
quesito fondamentale, secondo il quale l’infermità
strana di cui soffriva la
signora M. traeva origine da un fenomeno di
ossessione. Rimane da discutere
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
227
intorno alle modalità - talora ardue a concepirsi -
con cui si venne
estrinsecando il fenomeno.
Già si fece osservare in precedenza che il modo di
condursi dello spirito
ossessionante dimostrava palesemente com’egli operasse
in condizioni di
monoideismo, condizioni analoghe a quelle in cui
agisce un soggetto
ipnotizzato; e in conseguenza doveva concludersi che
s’egli aveva una
consapevolezza sui generis di quanto
compieva ai danni della figlia, non ne
aveva però la responsabilità morale, in quanto nel suo
modo di condursi si
notava bensì una logica di esecuzione,
ma non mai la logica della ragione. Da
rilevarsi in proposito l’automatismo dei moti larghi
delle braccia, come se
infilasse un pastrano, automatismo il quale dimostra
che lo spirito
ossessionante agiva in condizioni di monoideismo, con
ripetizione
automatica dell’azione costituente il monoideismo
stesso; così come avviene
nella grande maggioranza dei casi d’infestazione, in
cui il fantasma ripete
incessantemente gli atti che costituiscono il
monoideismo che lo vincola
all’ambiente in cui visse; condizioni analoghe a
quelle dell’ipnotizzato e del
sognatore. Ne deriva che risulta fino a un certo punto
comprensibile la
circostanza dello spirito ossessionante il quale
riproducendo
automaticamente una scena vissuta, nell’aura psichica
di un vivente, non è
consapevole del male che fa. E nel caso qui
considerato dovrebbe dirsi che lo
spirito ossessionante del padre, riproducendo
automaticamente entro l’aura
psichica della figlia la scena del pastrano che gli
era costata la vita, respingeva
con tale violenza immaginaria la figlia che voleva
indossarglielo, da
provocarne inconsapevolmente la caduta. Del resto, si
è visto che quando le
pratiche magnetiche del dottor Magnin erano pervenute
a risvegliare lo
spirito ossessionante, egli aveva osservato al dottor
Magnin: «Luisa non deve
serbarmi rancore... Io non sapevo di farle del male...
Siete voi che mi avete
aperto gli occhi, liberando fisicamente lei, e
moralmente me».
Mi pare pertanto che il caso in esame dimostri già in
guisa
sperimentalmente palese l’esistenza dei fenomeni di
ossessione, in quanto le
uniche ipotesi naturalistiche a disposizione degli
oppositori onde spiegare
l’incidente fondamentale della visione del fantasma da
parte della medium,
quelle, cioè, della suggestione, dell’autosuggestione
e della proiezione di
forme del pensiero, risultano assolutamente inapplicabili
all’incidente stesso.
* * *
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
228
Questo secondo episodio ricavato dalla relazione del
dottor Magnin,
presenta il preoccupante quesito delle ossessioni da
un punto di vista
diverso, in base al quale emerge più che mai urgente
la necessità scientifica
ed umanitaria d’indagare a fondo il quesito stesso. Il
relatore scrive:
«La signora G., dell’età di anni 28, soffriva di
cefalalgia periodica, sulla
quale erasi inserito da qualche anno un impulso
ossessionante al suicidio. La
paziente non presentava tare fisiche, ma dal punto di
vista psichico lasciava
piuttosto a desiderare: era emozionabile, immaginosa,
suggestibilissima. Essa
insisteva sopratutto sopra un sintomo di “pressione
angosciosa alla nuca, da
fare impazzire“, accompagnata da una sensazione
intollerabile di pesantezza
sulle spalle. E il fatto grave consisteva in ciò, che
quando comparivano siffatti
sintomi essa era invasa da un impulso irresistibile al
suicidio.
«La sottomisi a un interrogatorio intimo, e la malata
mi confidò che prima
del suo matrimonio era stata corteggiata da un
ufficiale straniero ch’essa
amava, ma che i suoi parenti non le permisero di
sposare. L’ufficiale aveva
finito per ingaggiarsi nella legione straniera, e poco
dopo moriva. Fu poco
tempo dopo la di lui morte ch’ebbe inizio il suo male,
con impulso
ossessionante al suicidio. Apprendendo ciò, io ne
conclusi che indubbiamente
l’origine dell’idea ossessionante si connetteva alla
morte dell’ufficiale amato,
e mi parve che s’imponesse anzitutto un trattamento
psicoterapico. Parecchie
lunghe conversazioni tenute a tale scopo con la malata
in condizioni di
veglia, non ebbero esito alcuno. Allora tentai la
suggestione in condizioni
d’ipnosi, ma inutilmente; infine provai la
psicoanalisi del contenuto
subcosciente della di lei psiche, valendomi di tutti i
metodi conosciuti, ma
non pervenni a scoprire elementi nuovi capaci di
chiarire la situazione.
Eppure eravi urgenza di salvare quella giovane signora
fatalmente
condannata al suicidio, visto che una volta o l’altra
avrebbe indubbiamente
ceduto all’ossessione che la dominava.
«Mi appigliai pertanto a un’ultima risorsa, e ad
insaputa della malata, feci
intervenire una veggente la quale a più riprese mi
aveva stupito per la
nitidezza delle sue visioni, e per le sue descrizioni
di personalità di defunti, in
merito alle quali mi accadeva sovente di controllarne
l’identità.
«Appena la veggente venne introdotta nella camera in
cui la malata
giaceva profondamente addormentata, essa mi descrisse
un essere che pareva
avvinghiarsi al dorso della paziente. Senza far
trasparire il mio stupore
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
229
combinato all’immenso interesse che per me assumeva
tale visione, pregai la
veggente a descrivermi la posizione esatta in cui
vedeva questo essere per me
invisibile. Essa così cominciò: “Con la mano destra
preme sulla nuca di
questa signora, e con la sinistra copre la sua
fronte”. Indi, con voce soffocata
dall’emozione, esclamò: “Egli si è suicidato, e vuole
che la signora lo
raggiunga”. - Ad analoga mia domanda, essa mi
descrisse le sembianze,
l’espressione strana dello sguardo e il carattere
dell’essere che scorgeva. Io
l’ascoltavo con interesse crescente, e, sebbene
scettico, imitai l’esempio di lei,
e presi a conversare con questo essere ipotetico, come
l’avrebbe fatto un
discepolo fervente di Allan Kardec. La medium teneva
fisso lo sguardo sulla
malata, trasmettendomi le risposte dello spirito
persecutore.
«La conversazione fu lunga e molto movimentata. Le
risposte dello spirito
denotavano una natura violenta, appassionata,
ostinata; per cui, malgrado il
mio scetticismo, provai un senso di sollievo quando
appresi dalla medium
che le mie calde perorazioni avevano finito per
convincere lo spirito
persecutore, il quale, mosso a pietà per la sua
vittima, s’impegnava di
rinunciare ai suoi propositi delittuosi, lasciandola
in pace.
«Non risvegliai la paziente che due ore dopo la
partenza della medium,
per cui essa ignora anche adesso l’esistenza della
medesima. Naturalmente
non le feci motto dell’evento occorso, che essa doveva
ignorare per sempre.
Congedandosi da me, ella osservò per la prima volta
che si sentiva molto
sollevata di spirito; osservazione incoraggiante, che
accolsi con vero giubilo.
«Due giorni dopo, quando la paziente si presentò nella
mia clinica, era
letteralmente trasformata, tanto nell’espressione del
volto, quanto nel modo
di condursi; e lo era financo nella sua toilette.
Tutto in lei dimostrava un
rivolgimento completo nel suo modo di pensare; e
infatti mi dichiarò che da
un momento all’altro aveva ricuperato l’antico
carattere, era in lei rinata la
perduta gaiezza, e si era in lei risvegliato il gusto
per l’arte e la letteratura.
«E dopo la memorabile seduta, tanto feconda di
risultati pratici, la signora
G. non ebbe mai più a risentire il senso di pressione
alla nuca, né la
sensazione fisica di un peso che le gravava sulle
spalle, né l’ossessione
psichica del suicidio. La sua salute ritornò perfetta
sotto ogni rapporto, e
venni informato recentemente ch’essa ora è madre
felice di due gemelli
floridissimi.
«Anche questa volta io mi asterrò dal ricavare una
conclusione qualunque
dal caso esposto. Io mi limito a riferire
scrupolosamente dei fatti. Ritengo
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
230
nondimeno di dovere ancora una volta ricordare che la
signora G. era votata
fatalmente al suicidio, e che per restituirla alla
vita bastò ch’io non chiudessi
gli occhi dinanzi a un fenomeno di veggenza, con lo
specioso pretesto che si
trattava di una manifestazione inesplicabile. Non
dobbiamo piuttosto
scorgere in tutto ciò uno dei più belli risultati a
cui già ci condussero le
ricerche sui fenomeni psichici?... ».
Così il dottor Magnin. Osservo che in altre relazioni
da lui pubblicate sul
medesimo ordine di fenomeni, egli si esprime in guisa
da lasciar trasparire la
sua intima convinzione che i fatti di tal natura non
sono dilucidabili che con
l’ipotesi dell’ossessione spiritica. Nondimeno nella
circostanza solenne del
Congresso di Copenaghen, in cui egli si trovava al
cospetto di eminenti
uomini di scienza i quali erano bensì persuasi
sull’esistenza delle
manifestazioni metapsichiche in genere, ma si
mantenevano in grande
maggioranza scettici, od anche ostili, nei riguardi
dell’ipotesi spiritica, egli
non solo si astenne dall’esporre la propria opinione
in proposito, ma in
ordine al caso in esame, fece rilevare che il fatto
della veggente la quale scorse
uno spirito ossessionante in attitudine corrispondente
ai sintomi di cui la
malata si lagnava, «tendeva a far presumere che in
tale circostanza l’idea
ossessionante fosse a tal segno intensa, da creare una
forma-pensiero
percepibile alla medium».
Siccome io sono certissimo che il dottor Magnin non
crede affatto a tale
interpretazione dei fatti, mi affretto a dichiarare
che le considerazioni
piuttosto elementari che seguono, non furono da me
formulate per
ammaestrare in proposito chi conosce a fondo
l’argomento, bensì in servizio
di quei lettori i quali non essendo profondamente
versati sulla tecnica delle
manifestazioni metapsichiche, non pervenissero per
avventura a discernere
per quali ragioni l’interpretazione esposta risulti
insostenibile. E le ragioni
principali sono le seguenti:
1° - Perché le forme-pensiero consistendo in vaghe
rappresentazioni
effimere, o simulacri fluidici, non possono prendere
parte attiva in una
conversazione, non possono venire catechizzate, e non
possono dimostrarsi
pentite delle loro colpe.
2° - Perché per obiettivare la forma pensiero
dell’amante defunto,
sarebbero occorse due circostanze di fatto: l’una, che
l’inferma credesse
all’esistenza dei fenomeni di ossessione; l’altra, che
fosse convinta di essere
ossessionata dall’amante defunto; laddove essa non si
era mai occupata di
ricerche psichiche, ignorava tutto in proposito, ed
era lontanissima dal
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
231
pensare all’amante defunto in rapporto agli impulsi al
suicidio che la
dominavano.
3° - Perché in assenza di qualsiasi suggestione da
parte del dottor Magnin
(il quale avendo addormentata la paziente, era anche
l’unico che si trovasse
in rapporto psichico con lei), non si saprebbe come
darsi ragione del fatto
eloquentissimo della malata la quale si sentì guarita
non appena risvegliata, e
ciò in corrispondenza con la promessa fatta dallo
spirito ossessionante che
avrebbe lasciata in pace la sua vittima.
4°- Perché non deve trascurarsi la circostanza che nel
caso analogo esposto
in precedenza, si è dimostrato come l’ipotesi delle
forme-pensiero non
reggesse di fronte all’analisi dei fatti; dimodoché se
il fantasma ossessionante
era genuinamente tale nel caso di cui si tratta,
allora per legge di analogia,
dovrebbe affermarsi altrettanto del caso in esame in
cui la percezione del
fantasma si ottenne per ausilio della medesima
veggente.
E mi pare che basti per eliminare anche in questa
circostanza l’ipotesi
speciosa delle forme-pensiero.
Passando a discutere in merito alla questione
puramente teorica delle
condizioni di consapevolezza in cui si trovava lo
spirito ossessionante, deve
convenirsi che nelle circostanze in cui si
estrinsecarono i fatti, emerge che non
doveva trattarsi di monoideismo sonnambolico
post-mortem; vale a dire che
non doveva trattarsi di un caso di automatismo
irresponsabile, ma bensì di
un monoideismo ragionante, per quanto brutalmente ed
egoisticamente tale,
visto che lo spirito ossessionante aveva per iscopo di
spingere al suicidio la
persona amata onde riunirsi con lei. Nondimeno, tenuto
conto che per effetto
delle esortazioni e delle perorazioni del dottor
Magnin, egli finì per
convincersi che faceva del male a chi amava,
dimostrandosene pentito, si
dovrebbe inferirne che se non poteva ritenersi
irresponsabile del male che
compieva, in ogni modo la sua responsabilità doveva
risultare attenuata da
una forma sui generis d’incomprensione
morale molto affine a quella che
caratterizza le imprese dei soggetti ipnotici.
Comunque sia di ciò, ripeto che il caso esposto e
l’altro citato in
precedenza, in cui gli spiriti ossessionanti sembrano
fino a un certo punto
consapevoli del male che procurano alle loro vittime,
non infirmano punto la
tesi qui propugnata della irresponsabilità morale
nella grande maggioranza
dei protagonisti nella fenomenologia qui contemplata,
tesi fondata sull’analisi
comparata di 58 casi del genere da me raccolti.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
232
Termino richiamando l’attenzione di tutti sul tema
importantissimo qui
considerato, il quale non riveste soltanto un immenso
valore teorico dal
punto di vista metapsichico, ma risulta - come si è
visto - suscettibile di essere
rivolto a scopi eminentemente pratici e umanitari,
quali risultano quelli di
guarire infermità misteriose ritenute incurabili, di
salvare la vita a molti
infelici ossessionati da impulsi suicidi, e di
restituire il senno e la libertà a
molti disgraziati rinchiusi a torto nei manicomi.
NELLE APPARIZIONI DEI DEFUNTI COLLETTIVAMENTE PERCEPITE
Ed ora mi accingo a riferire e commentare alcuni
esempi di apparizioni di
defunti dopo qualche tempo dalla loro morte. Si tratta
di una categoria di
manifestazioni che quando sono osservate
collettivamente e successivamente
da parecchie persone, escludono in modo assoluto le
ipotesi della
suggestione, dell’autosuggestione e consecutive
obbiettivazioni allucinatorie,
risultando in guisa particolare efficaci in senso
spiritualista.
Questo primo caso venne riferito dal Myers nel vol.
VI, pag. 26 dei
Proceedings of the S. P. R.
La percipiente e relatrice - Mrs. P. - non desidera
vengano pubblicati i
nomi dei protagonisti, e i motivi emergeranno palesi
dall’esposizione dei
fatti. Essa riferisce:
«Nell’anno 1867 andai sposa... La mia vita si svolse
tranquilla e felice fin
verso il termine dell’anno 1869, allorché la salute di
mio marito parve
declinare, e il suo carattere farsi cupo e irritabile.
Invano cercavo penetrarne
le cause con l’insistenza delle mie domande: mi
sentivo rispondere ch’io
fantasticavo e ch’egli stava benissimo; per cui
desistetti dall’importunarlo, e i
giorni continuarono a scorrere tranquilli fino alla
vigilia del Natale. Nelle
vicinanze abitavano due nostri zii, dai quali fummo
invitati per tale
ricorrenza, con preghiera di venire per tempo onde
trovarci riuniti a
colazione.
«Dovendo alzarci di buon mattino, pensammo alla sera
di anticipare
sull’ora consueta del riposo, e alle 9 salimmo alle
nostre stanze, dopo avere,
come d’uso, chiuse accuratamente porte e finestre.
Erano le 9.30; la nostra
bimba, allora di 15 mesi, aveva per costante abitudine
di svegliarsi a quell’ora
per bere un sorso di latte e riaddormentarsi. Non
essendosi ancora svegliata,
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
233
pregai mio marito di andarsene a letto senza spegnere
il lume, mentre io
m’indugiavo in quell’attesa appoggiandomi al letto
dalla parte della culla...
«Geltrude tardava a risvegliarsi, ed io mi disponevo a
prendere una
posizione più comoda, quando con mio grande stupore
vidi ritto in fondo al
letto un gentiluomo in divisa da ufficiale di marina,
con in testa un copricapo
a punta... Il suo volto rimaneva nell’ombra per me,
tanto più ch’egli stava
appoggiato col gomito sulla spalliera del letto
sorreggendo con la mano la
propria testa. Ero troppo stupita per provare
spavento, e mi domandai
soltanto chi poteva essere; toccai sulla spalla mio
marito che stava rivolto
dall’altra parte, mormorandogli: “Willie, chi è costui?“.
- Egli si voltò, guardò
per pochi istanti l’intruso, quindi rizzandosi di
scatto, gridò: “Voi signore,
che cosa venite a far qui?“.
«La forma si
raddrizzò lentamente, quindi con voce imperiosa e sdegnata,
soggiunse: “Willie! Willie!“.
«Guardai mio marito: erasi fatto livido e si mostrava
agitatissimo; balzò
dal letto come se volesse assalire l’intruso, ma
subito ristette come perplesso
o spaventato, mentre la forma attraversava impassibile
e solenne la camera
dirigendosi ad angolo retto verso il muro. Allorché
passò di fronte al lume,
un’ombra oscura venne a proiettarsi sulla parete e su
di noi come se si
trattasse di persona vivente. Con tuttociò essa
disparve in modo
inconcepibile attraverso il muro. Mio marito, sempre
agitatissimo, prese la
lampada dicendo: “Voglio girare la casa e scoprire
dove è andato”. Ero
anch’io agitatissima; tuttavia ricordando che la porta
era chiusa, e che il
misterioso visitatore non erasi diretto da quella
parte, osservai: “Ma egli non
è uscito dalla porta!“. Ciò nonostante mio marito
tolse i chiavistelli, aperse la
porta e andò intorno per la casa. Rimasta sola
nell’oscurità, tra me pensavo:
“Abbiamo visto un’apparizione. Che cosa preconizzerà?
Forse mio fratello
Arturo sta male (egli era ufficiale di marina, e si
trovava in viaggio per le
Indie). Ho sempre sentito dire che succedono cose
simili”. Pensavo e
trepidavo, stringendo al seno la mia bimba allora
svegliatasi, fino a che
ricomparve mio marito più che mai livido in volto e
agitato. Si sedette sulla
sponda del letto, mi avvinse col braccio, e sussurrò:
“Sai tu chi abbiamo
visto?“. - “Sì - risposi - uno spirito: temo si tratti
di Arturo, ma non vidi il suo
volto”. - Egli soggiunse: “No, era mio padre!“.
«Il padre di mio marito era morto da 14 anni; nella
sua gioventù era stato
ufficiale di marina; quindi per ragioni di salute,
aveva lasciato il servizio
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
234
prima della nascita di mio marito, e questi non
l’aveva visto in uniforme che
una o due volte. Quanto a me, non lo conobbi affatto.
«Il domani si raccontò l’occorso agli zii, e tutti
ebbimo campo di osservare
come l’agitazione di mio marito non accennasse a
diminuire, sebbene egli
fosse stato uno scettico arrabbiato in fatto di
manifestazioni che avessero
apparenza di soprannaturale.
«A misura che passavano i giorni mio marito deperiva,
fino a che dovette
porsi a letto gravemente ammalato. Fu solo allora che
gradatamente mi mise
a parte del suo segreto. Egli versava da tempo in
gravi angustie finanziarie, e
al momento in cui suo padre apparve, stava per porgere
ascolto ai tristi
consigli di un uomo il quale lo avrebbe tratto a
rovina, e forse peggio. Ed è
per questo che io debbo mantenermi reticente nel
parlare dell’occorso.
«... Né stati di sovreccitazione nervosa, né paure superstiziose
potrebbero
provocare una siffatta manifestazione, e per quanto fu
dato a noi di giudicare
dagli eventi che susseguirono, quello fu un
provvidenziale ammonimento
impartito a mio marito per ausilio della voce e delle
sembianze di colui
ch’egli aveva più venerato in vita, e che solo su
tutti avrebbe obbedito».
[Il dottore C. con la propria consorte confermano la
narrazione esposta. Il
marito della relatrice, Mr. P., a sua volta conferma
in questi termini: «Non
bramo aggiungere ulteriori particolari all’incidente
riferito da mia moglie; mi
limito quindi a testificare che la narrazione è
rigorosamente esatta, e che i fatti
si svolsero come descritti»].
Il memorabile episodio esposto risulta d’ordine
collettivo e successivo, ma
siccome le due fasi di percezione si realizzarono coi
percipienti nel medesimo
ambiente, potrebbe darsi che qualche propugnatore ad
oltranza dell’ipotesi
telepatica ritenesse quest’ultima ancora insufficiente
a tutto spiegare. Osservo
pertanto che in tal caso dovrebbe presupporsi che il
marito della relatrice,
trovandosi in procinto di avventurarsi in un’impresa
lesiva dell’onore, abbia
pensato intensamente alla memoria onorata del padre
suo, provocando una
corrispondente allucinazione telepatica nella moglie,
la quale, a sua volta,
dirigendo l’attenzione del marito verso il campo della
propria obiettivazione,
gliel’avrebbe trasmessa; dimodoché quest’ultimo, colto
da rimorso alla vista
del fantasma paterno, sarebbe stato vittima di una
complementare autoallucinazione
verbale,
con la quale il fantasma stesso lo redarguiva in tono
imperioso e sdegnato; auto-allucinazione verbale che
il marito avrebbe
ritelepatizzato alla moglie!
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
235
Come si vede, si tratterebbe di una spiegazione a tal
segno fantastica,
contorta ed assurda, che ogni persona di buon senso si
rifiuterebbe di
discutere.
Esclusa pertanto la spiegazione telepatica, allora le
circostanze della
moglie che fu la prima a scorgere un fantasma da lei
non conosciuto,
segnalandolo al marito il quale lo scorse a sua volta
e lo riconobbe,
rivolgendo al medesimo una frase arrogante e con ciò
provocando la reazione
immediata del fantasma che lo redarguì solennemente
pronunciando il suo
nome due volte con accento sdegnato ed imperioso;
allora tali circostanze
assumono una vera eloquenza risolutiva in
dimostrazione della presenza
reale sul posto del fantasma paterno accorso ad
impedire al figlio di
avventurarsi in un’impresa lesiva dell’onore.
E tale spiegazione appare maggiormente avvalorata dal
fatto che i due
percipienti osservarono in guisa identica i
particolari in cui si svolse l’evento:
le deambulazioni del fantasma nella camera, la
proiezione d’ombra al suo
passaggio dinanzi alla lampada, e la di lui scomparsa
misteriosa attraverso il
muro.
Ciò stabilito, emerge palese l’enorme importanza dei
casi di tal natura dal
punto di vista considerato nel presente capitolo, in
cui si propugna la grande
verità che la dimostrazione sperimentale
dell’esistenza e sopravvivenza dello
spirito umano, lungi dal dipendere esclusivamente
dall’identificazione dei
defunti in base ai ragguagli personali forniti (come
sottintendono
costantemente gli oppositori nelle loro conclusioni
animiste), risulta invece
incrollabilmente fondata sopra una serie imponente di
manifestazioni
supernormali d’ogni sorta, tra le quali debbono
tenersi nel debito conto anche
quelle cui alludono gli oppositori, vale a dire i
ragguagli personali forniti dai
defunti comunicanti; ma ciò senza dimenticare che tali
sorta di
manifestazioni non rappresentano che una semplice
unità di prova tra le
svariatissime unità di prova - animiche e spiritiche -
emergenti dalla casistica
supernormale e tutte convergenti come a centro verso
la dimostrazione
sperimentale della sopravvivenza umana. Ci saremo
intesi questa volta?
* * *
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
236
Ricavo questo secondo episodio dal vol. V, pag. 440,
dei Proceedings of
the S. P. R. - La relatrice Mrs. L. H., era una conoscenza personale di F. W.
Myers, e per desiderio di lei se ne tace il nome.
Mrs. L. H. narra come il giorno 24 giugno 1874 (epoca
in cui essa aveva 8
anni) venisse a morte la di lei madre nella residenza
di famiglia a Malta, e
come in omaggio alla volontà della defunta, ne fosse
protratto il
seppellimento fino al settimo giorno. Indi così
prosegue:
«Nella sera di quel giorno il caldo era soffocante e
l’aria calma. Mi avevano
posto a letto più per tempo del solito, ma le imposte
erano aperte e la notte
così bella che l’ambiente appariva sufficientemente
rischiarato. La porta che
metteva nella sala era semiaperta, per modo ch’io
distinguevo l’ombra della
governante curva sul lavoro, e contemplavo la mano di
lei che andava e
veniva con irritante monotonia, fino a che mi
addormentai. Dopo qualche
tempo mi risvegliai, e voltandomi dalla parte della
finestra, vidi mia madre
ritta accanto al letto, che contorceva le mani
piangendo. Non ero sveglia
sufficientemente per ricordarmi ch’essa era morta
(tanto più che veniva
sovente a sorvegliarmi quando dormivo); e perciò con
espressione normale
esclamai: “Perché piangi, mamma?“. Indi, ricordando,
mi diedi a strillare
forte. La governante accorse prontamente, ma giunta
che fu sull’ultimo
gradino, cadde ginocchioni, e cominciò a pregare e
piangere. Quasi al
medesimo tempo sopraggiungeva mio padre, dalla parte
opposta, e lo sentii
esclamare: “Giulia! Mia diletta!“. A tali parole mia
madre rivolse lo sguardo
da quella parte, indi guardò me, e contorcendo
nuovamente le mani in atto di
dolore, s’incamminò verso la sala e disparve. La
governante disse in seguito
che l’aveva distintamente sentita passare a sè vicino,
ma lo stato di terrore in
cui si trovava era tale da non potersi accordare
valore alla sua testimonianza
al riguardo. Mio padre le ordinò di ritirarsi; quindi
venne a me dicendo che
avevo sognato, e non se ne andò fino a che non mi
riaddormentai. Il domani
però si decise a confidarmi che aveva egli pure veduta
la visione e che
sperava di rivederla ancora, ammonendomi che se la
madre mia veniva
nuovamente a trovarmi io non dovevo aver paura, ed
anzi dovevo dirle che
papà desiderava parlarle; ciò che promisi fedelmente
di fare.
«Inutile aggiungere ch’essa più non apparve...
Parecchi anni dopo,
cadendo il discorso su tale apparizione, mio padre mi
confidò che la madre
mia aveva promesso ripetutamente di apparirgli dopo
morta, se la cosa era
possibile...».
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
237
[Mrs. M. S. H., seconda moglie del padre di Mrs. L.
H., ora defunto,
conferma la narrazione esposta; così pure Lady E.,
amica della relatrice e
personalmente conosciuta dal Myers].
Non è proprio il caso di tornare sull’ipotesi
allucinatoria a proposito
dell’episodio esposto, il quale risulta d’ordine
collettivo e successivo, mentre
la prima a scorgere il fantasma fu una bimbetta di
otto anni, la quale,
risvegliandosi apparve così poco emozionata alla vista
della mamma, da
rivolgerle la parola credendola vivente. E le
testimonianze successive del
padre e della governante, i quali scorsero il fantasma
non appena giunti sulla
soglia della porta, esclude in modo assoluto l’ipotesi
in discorso.
Noto, inoltre, la circostanza della defunta
la quale rivolse lo sguardo al
marito allorché questi la chiamò per nome, per indi
rivolgersi amorosamente
alla sua bimba; prova codesta che neanche poteva
trattarsi di un simulacro
subiettivo proiettato telepaticamente dallo spirito
della defunta, ma bensì
della sua presenza spirituale sul posto. Nel qual caso
risulterebbe spiegabile
anche il gesto di dolore con cui si manifestò ai suoi
cari, tenuto conto che la
povera morta era una madre e una sposa giovanissima,
strappata
prematuramente all’amore del suo nido.
Gli eventi della natura esposta, risultano a tal segno
eloquenti in senso
spiritualista che lo stesso dottore Eugène Osty, il
quale era avverso all’ipotesi
spiritica in modo così poco sereno da far pensare alle
banderuole rosse che
infuriano il toro nelle corride spagnole, lo stesso
dottore Osty si trova
imbarazzato quando gli avviene di alludere ai casi
delle apparizioni dei
defunti dopo qualche tempo dalla loro morte percepite
collettivamente o
successivamente da parecchie persone, e se ne sbriga
osservando:
«Già si comprende che qualsiasi presupposto
dilucidativo rimane privo di
solida base allorché si tratta di proiezioni
allucinatorie del tipo apparizioni, le
quali si manifestino dopo trascorsi mesi od anni dalla
morte di colui che
appare; tanto più che qualche volta avviene ch’egli
parla, o compie mansioni
di vita vissuta sconosciute ai percipienti e risultate
veridiche, ovvero imparte
al percipiente un utile consiglio; ciò che conferisce a questi eventi
un’apparenza imperiosa d’iniziativa da parte del
defunto.
«E’ vero però che i casi di questo genere si
rinvengono nelle raccolte in
numero molto minore delle apparizioni dei morenti.
Tuttavia tra i casi
raccolti se ne rilevano taluni che presentano garanzie di autenticità
identiche a quelle riguardanti altri casi tra i
meglio autenticati... Inoltre,
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
238
teoricamente parlando, gli eventi di tal natura
appariscono verosimili in
quanto risultano in tutto analoghi ad altri ottenuti
sperimentalmente con
soggetti a cui si suggerisca di entrare in rapporto
con persone defunte da
qualche tempo... Tra le due serie di fatti non esiste altra differenza che
quella della spiegazione diversa che le circostanze
diverse consigliano di
conferire ai medesimi...» (Revue Métapsychique,
1933, pagg. 34-35).
Precisamente così: tra i casi di apparizione dei
defunti poco dopo la loro
morte, e i casi delle apparizioni telepatiche dei
viventi, non esiste altra
differenza che quella della spiegazione diversa che le
circostanze diverse
consigliano di conferire ai medesimi;
ma ciò equivale a riconoscere che nel
caso delle apparizioni dei defunti poco dopo la loro
morte, si tratta bensì di
un fenomeno il quale può risultare obiettivo o
subiettivo a seconda delle
circostanze, ma che in entrambe le forme trae
positivamente origine nella
volontà del defunto che si manifesta, così come nel
caso delle apparizioni
telepatiche dei viventi, si tratta bensì di un
fenomeno il quale può risultare
obiettivo o subiettivo a seconda delle circostanze, ma
che in entrambe le
forme trae positivamente origine nella volontà del
vivente che si manifesta. Il
dottor Osty non si esprime precisamente in questi
termini, ma è costretto ad
ammettere la medesima verità adottando una fraseologia
prudentemente
velata. Il che non muta la sostanza e l’importanza di
quanto egli è condotto
ad ammettere in forza di una imperiosa necessità
logica.
* * *
Ricavo questo terzo episodio dalla rivista
nord-americana Psychic
Research (1928,
pag. 430), la quale è l’organo della American Society for
Psychical Research.
Malcolm Bird, l’ufficiale indagatore dei casi che
giungono a conoscenza
della Società in discorso, raccolse il fatto dal
labbro dei percipienti. Egli
scrive:
«Per questo episodio io non mi trovo obbligato a
tacere il nome del
percipiente che me lo riferì. Egli è Mr. D. L.
Dadirrian, membro
dell’American Society for Psychical Research, e
industriale assai noto. Io
scrissi la relazione del caso sotto la di lui
dettatura; gliela rilessi, ed egli
l’approvò.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
239
Debbo anzitutto premettere che Mr. Dadirrian è quasi
totalmente cieco;
dimodoché perviene solamente a distinguere la luce
dall’ombra a dieci o
dodici metri di distanza, e quando la luminosità è
moderata.
«... Nel giorno 7 di settembre del 1927, alle ore
7.15, Mr. Dadirrian con sua
cugina, Mrs. Hattie, sedevano nella parte coperta del
porticato della loro
palazzina. Questa sua parente aveva assunta la
direzione dell’azienda
domestica dopo la morte della signora Dadirrian, morte
che in quell’epoca
era di data recente. Nella circostanza qui
considerata, Mrs. Hattie sedeva al
lato sud, e Mr. Dadirrian al lato nord del porticato.
Erano in attesa del loro
autista, il quale doveva condurli al camposanto.
Aspettavano in silenzio, e
Mr. Dadirrian informa che in quel momento non pensava
a nulla di
particolare: stava passivamente attendendo l’arrivo
dell’automobile. D’un
tratto egli avvertì dei passi sulla ghiaia del viale,
i quali provenivano dal lato
sud del porticato, a una certa distanza dal medesimo.
La sua curiosità si
risvegliò, poichè nella casa non eranvi ospiti, ma
unicamente le persone di
servizio. Egli chiese alla cugina:
«Hattie, sento dei passi sulla ghiaia del viale.
Qualcheduno dei servi
probabilmente va in paese. Quando è vicino a te, dimmi
chi è.
«Mrs. Hattie rispose di non udire eco di passi;
osservando che
probabilmente egli aveva scambiato per passi sulla
ghiaia il chiasso che
facevano i ragazzi giocando sulla strada (tale strada
è a cento piedi lontana
dalla palazzina). Mr. Dadirrian era ben certo che i
passi da lui avvertiti, e che
tuttora risuonavano nel viale, non provenivano da
quella parte; per cui
insisté, osservando:
«Ma no; si tratta di qualcheduno il quale passeggia
sulla ghiaia del viale;
proprio di fronte a noi.
«Mentre parlava i passi si avvicinavano sempre più, e
la loro eco diveniva
sempre più distinta. Giunsero infine di fronte alla
scala... Egli chiese
nuovamente:
«Hattie, Hattie; ma non li senti questi passi? Ora
risuonano proprio a noi
di fronte. Chi è che giunge?
«Questa volta la signora Hattie non rispose. Mr.
Dadirrian ritenne di
essersi espresso con una certa impazienza, e di averla
indispettita.
«Intanto i passi continuavano a farsi udire; ma invece
di salire le scale, e
risuonare sul tavolato, essi proseguivano nel viale
che girava attorno alla
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
240
palazzina, procedendo verso il lato nord, e divenendo
gradatamente più
deboli.
«Rinunciando ad ottenere schiarimenti dalla signora
Hattie, ch’egli
riteneva momentaneamente crucciata, il signor
Dadirrian chiamò ad alta
voce: “Chi è che passa? Poten, Margherita, Cecilia,
Roy?“.
«Nessuna risposta. Intanto l’eco dei passi andò
gradatamente
estinguendosi a distanza. Egli ne concluse che
probabilmente si trattava di un
servitore il quale non aveva udito la sua voce, o
aveva fatto le finte di non
udirla.
«Nel frattempo, giunse l’automobile, ed entrambi si
avviarono al
camposanto. La gita ebbe la durata di circa un’ora, e
Mr. Dadirrian notò che
sua cugina si mantenne costantemente taciturna,
preoccupata, moralmente
depressa...
«E’ abitudine di Mr. Dadirrian di alzarsi al mattino
per tempo, di vestirsi e
di attendere in camera una tazza di caffè, fumando una
sigaretta; mentre
usualmente sua cugina interviene a leggergli i
giornali.
«Quel mattino Mrs. Hattie, appena entrata gli rivolse
la parola dicendo:
«Ho qualche cosa da dirti, ma non vorrei che te ne
impressionassi.
«Mr. Dadirrian era ben lontano dall’immaginare che
cosa avesse da dirgli.
Essa così continuò:
«Ti ricordi ieri sera quando si stava sotto il
porticato e che tu mi dicesti che
dei passi risuonavano sulla ghiaia del viale,
chiedendomi di guardare chi era
la persona che si avviava al villaggio? Io ti risposi
che nulla udivo, e che
probabilmente avevi scambiato il chiasso dei ragazzi
nella strada, con l’eco di
passi nel viale. Tu rispondesti che udivi i ragazzi a
giocare, ma udivi altresì
chiaramente dei passi che calcavano la ghiaia del
viale, e si avvicinavano a
noi. Ti ricordi che subito dopo rivolgesti a me la
parola, ripetendomi che i
passi risuonavano a noi di fronte, e domandandomi se
non vedevo chi si
trovava in quel punto? Ebbene: allora ho guardato, e
sai tu chi vidi? In quel
punto eravi Dolly (Mrs. Dadirrian), in volto
sorridente e felice! Indossava una
lunga vestaglia, e aveva i capelli disciolti, ma io
non vidi né i piedi né le mani
di lei. Pareva che scivolasse nel viale. Essa proseguì
verso nord, e disparve
nel sentiero in mezzo ai pini. Non risposi alla tua
domanda, perchè rimasi a
tal segno impressionata e stordita, che mi sentivo la
fronte madida di sudor
freddo. Avevo udito qualche volta parlare di persone
che avevano percepito
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
241
fantasmi, ma io non ho mai creduto a simili storielle;
per cui, allorché mi vidi
Dolly dinanzi, rimasi sbalordita e ammutolita. Avrai
osservato che quando
tornammo dal camposanto, io ripresi il mio posto nel
porticato, per quanto
l’ora fosse tarda. Lo feci perchè speravo di rivederla
ancora; ma nulla mi
apparve.
«... Mr. Dadirrian ritiene di dovere aggiungere, ad
ogni buon fine, che
durante l’esperienza, egli nulla aveva detto che
potesse indicare a sua cugina
la direzione dei passi da lui percepiti, i quali
avevano proseguito verso il
nord, oltre le scale. Nondimeno si è visto che sua
cugina vide l’apparizione
percorrere esattamente il cammino che Mr. Dadirrian
aveva percepito per
ausilio di un’impressione auditiva. Il che tende ad
escludere in guisa
risolutiva l’ipotesi che la di lui cugina avesse
inventata una storiella...».
Il relatore commenta in questi termini:
«Per quanto mi è dato sapere in base alle cognizioni
acquisite in tema di
metapsichica, questo episodio risulta unico per la
circostanza
dell’apparizione, la quale fu vista da
chi possedeva il senso della vista, e
udita dall’osservatore il quale non disponeva di altro
senso che l’udito per
entrare in rapporto con l’ambiente esterno. Non sono
troppo sicuro che dal
punto di vista dell’esistenza obiettiva
dell’apparizione, tale circostanza di
fatto rappresenti una prova più ancora decisiva
dell’altra fornita dai soliti casi
di visioni collettive di fantasmi. Comunque sia di
ciò, essa risulta
indubbiamente una variante molto suggestiva nei casi
di quest’ultimo
genere».
In merito a queste ultime considerazioni del relatore,
osservo che i casi di
apparizioni telepatiche di natura collettiva, con la
variante dei diversi
sensitivi i quali percepiscono la medesima
manifestazione con impressioni
diverse dei sensi, sono abbastanza frequenti nella
casistica telepatica, come
pure in quella delle apparizioni dei defunti. In
quest’ultimo ordine di fatti
ricorderò un episodio da me citato in altro lavoro, in
cui tre percipienti
ebbero tre impressioni diverse, ma ugualmente
veridiche, sulla presenza del
medesimo fantasma di defunta, l’uno dei quali lo vide,
l’altro ne udì la voce,
e il terzo percepì un profumo fortissimo di viole mammole; il che
corrispondeva alla circostanza che la salma di colei
che apparve era stata
letteralmente coperta di viole mammole sul letto di
morte.
Nondimeno il caso qui considerato risulta
effettivamente unico nel
particolare seguente: che colui tra i percipienti il
quale avvertì la presenza del
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
242
fantasma per ausilio di un’impressione auditiva, non
avrebbe potuto averne
cognizione in altra guisa, essendo cieco. Si direbbe
pertanto che la moglie
defunta abbia intenzionalmente impressionato
telepaticamente il senso
dell’udito del proprio marito, ben sapendo che non
avrebbe potuto
manifestarglisi in altra guisa; e siasi
simultaneamente manifestata alla cugina
in forma obiettiva affinché il marito apprendesse
quale era la genesi dell’eco
dei passi da lui percepiti; in pari tempo ottenendo
che le impressioni dei due
percipienti si convalidassero mirabilmente a vicenda,
e ciò anche nel
particolare importante del cammino percorso dal di lei
fantasma, in guisa da
fornire ai propri cari e al mondo dei viventi, una
prova incontestabile della
propria sopravvivenza.
Inoltre, deve aggiungersi come anche dal punto di
vista di chi propugna la
presenza spirituale sul posto di un buon numero di
fantasmi telepatici e di
apparizioni di defunti, l’episodio esposto risulta più
efficace in tal senso di
quel che non avvenga per gli episodi in cui la visione
dei fantasmi è bensì
collettiva, ma unicamente visiva; è ciò in quanto
contiene in sè due prove
disparate, le quali convergono verso tale
dimostrazione.
Del resto, nel caso in esame, la presenza spirituale
sul posto della defunta
appare confermata dalla circostanza del fantasma che aveva sorriso ai
congiunti;
segno che non era una proiezione puramente telepatica del
pensiero della defunta. Comunque, già si comprende che
ove anche si
propendesse per quest’ultima spiegazione, la genesi
del caso non muterebbe,
visto che si tratterebbe ancora e sempre di una
defunta la quale proietta
telepaticamente la visione del proprio simulacro ai
propri cari allo scopo di
farli avvertiti della propria sopravvivenza.
* * *
Ricavo dal Light (1923, pag. 729) questo quarto
episodio, e chi lo riferisce è
Sir William Barrett, il celebre fisico, membro della
Royal Society, e fondatore
della Society for Psychical Research. Si tratta di un
episodio notevolissimo, in
cui il fantasma di un pastore anglicano fu visto da 5 persone in una chiesa di
Dublino dov’egli aveva officiato per 50 anni.
Sir William Barrett così ne scrive:
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
243
«Pochi giorni dopo la morte del canonico Carmichael
LL. D. - mio intimo
amico - egli fu visto salire i gradini del pulpito di
una chiesa di Dublino, dove
aveva predicato per 50 anni. Apparve vestito in cotta
e mantello, e fu visto da
5 persone recarsi a lato del suo successore - il reverendo R. U. Murray, Litt.
D. - allorché egli predicava sul tema della
sopravvivenza. Il rev. Murray disse
a me che nulla aveva visto per conto suo, ma che aveva
avuto la sensazione
di una presenza invisibile, sensazione alla quale non
avrebbe attribuito
importanza qualora nelle due ore successive al servizio
religioso, non fosse
occorso il caso di tre signori e una signora, i quali
erano accorsi a raccontargli
la visione avuta, prima ancora che avessero avuto il
tempo di parlarne con
altri; ed essi eransi trovati in punti diversi della
chiesa, mentre 3 di loro non si
conoscevano. A tali testimonianze se ne aggiunse una
quinta nella persona di
Mrs. Dixon, figlia del canonico Carmichael, la quale
subito dopo il servizio
religioso raccontò ad un amico ed al marito ciò che
aveva visto, ignorando
assolutamente che vi fossero state altre persone le
quali avevano percepito il
fantasma del padre suo.
«Ogni sospetto di concordato inganno appare assurdo;
mentre dietro il
pulpito non esistevano oggetti che potessero generare
un’illusione di tal
natura; e quanto agli osservatori - tutti scettici in
materia di apparizioni -
niente poteva predisporli a divenire collettivamente
allucinati. Si noti che
ciascuno di essi fornì particolari identici intorno a
quanto aveva scorto; vale a
dire che tutti concordarono nel raccontare che il
canonico indossava la lunga
cotta abituale, ch’egli l’aveva sollevata nel salire i
gradini del pulpito, così
come faceva in vita; che nell’aspetto appariva
assolutamente vivente e felice,
nonché più giovane di quando saliva il pulpito negli
ultimi tempi. Inoltre,
tutti avevano notato ch’egli aveva rivolto un sorriso
alla figlia, la quale
sedeva sotto il pulpito (essa me ne fece verbalmente
una impressionante
descrizione). Ancora: ciascuno dei percipienti aveva
osservato che il
copricapo del fantasma era contrassegnato da
un’orlatura rossa, laddove
quello del rev. Murray aveva un’orlatura blu. Ora
questa è la differenza
esistente tra i distintivi accademici di LL. D.
(dottore in legge), e di Litt. D.
(dottore in belle lettere); differenze di cui gli
osservatori erano affatto ignari.
«E’ impossibile trovare un’ipotesi naturalistica, la
quale spieghi tutte
queste testimonianze concordanti e indipendenti; come
non è punto facile il
ridurle ad impressioni subiettive. La mia opinione
personale è che lo spirito
può qualche volta rivestirsi temporaneamente di una
forma intangibile, ma
visibile; e ciò in rare circostanze favorevoli di
ambiente, e in forza di un atto
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
244
subcosciente di volontà creatrice, in guisa da
prospettare ai viventi una
“forma-pensiero” che risulti il simulacro di se stesso
qual era in vita. Vi sono
ottime prove in dimostrazione che il fenomeno si
realizza sovente anche nel
sonno profondo. Tutto ciò sembra meraviglioso ed
incredibile, ma la
creazione di un bimbo nel seno materno non è certo
meno meravigliosa ed
incredibile, qualora si rifletta che l’influenza
inconsapevole della madre,
guida le molecole tangibili della materia in guisa da
costruire il simulacro
fisico e mentale dei propri antenati».
Questo il caso interessante riferito da Sir William
Barrett, caso da lui
riferito in prima mano; vale a dire che il defunto era
intimo amico suo, e
ch’egli ne aveva raccolto direttamente i particolari
dai due protagonisti
principali: la figlia del defunto e il rev. Murray.
Quest’ultimo, infatti, aveva
risentito l’impressione di una presenza a sè vicino,
mentre simultaneamente i
cinque percipienti scorgevano in quel punto il
fantasma del suo predecessore.
Niun dubbio circa l’autenticità dei fatti, i quali
risultano positivamente
accertati. Occorre pertanto spiegarli, e se tale
compito appare semplicissimo
nell’ipotesi dell’intervento reale sul posto del
defunto manifestatosi, risulta
invece insormontabile per qualsiasi ipotesi
naturalistica.
Si è visto che Sir William Barrett rileva a sua volta
tale fortissima
impostazione teorica, in senso spiritualista, del caso
in esame; mentre
appariscono legittime anche le sue considerazioni
dilucidative in ordine alla
meravigliosa riproduzione nel fantasma delle più
minuziose caratteristiche
d’identificazione fisica, riproduzione ch’egli
attribuisce alla ben nota potenza
del pensiero e della volontà, capaci di plasmare,
anche nel mondo dei viventi,
simulacri fluidici perfetti, nonché fotografabili.
Nondimeno, nel caso in
esame, tale fenomeno dovrebbe interpretarsi in senso
alquanto diverso, e cioè
presupponendo che con un atto di volontà, il defunto abbia rivestito il
proprio spirito di un perfetto simulacro di sè medesimo in paramenti sacri;
variante quest’ultima necessaria a spiegare la
circostanza importantissima del
fantasma il quale aveva sorriso alla
propria figlia, dimostrando con ciò di
essere presente in ispirito nel proprio simulacro. Si
aggiunga che l’altra
circostanza del rev. Murray il quale aveva provato la
sensazione di una
presenza a
sè vicino, localizzata nel punto spaziale in cui gli altri videro il
fantasma del defunto, concorre validamente a
dimostrare la di lui presenza
spirituale sul posto.
Da un altro punto di vista, osservo che in mezzo
secolo di ricerche, i casi di
apparizioni di defunti visti collettivamente o
successivamente da parecchie
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
245
persone, si andarono accumulando in numero imponente,
e nelle mie
classificazioni se ne contengono parecchie centinaia.
Ora non bisogna
dimenticare che si tratta di eventi i quali escludono
qualsiasi spiegazione
naturalistica, e in conseguenza assumono aspetto di
prove risolutive in
dimostrazione della sopravvivenza. E così essendo,
insisto ancora una volta
nel segnalare il deplorevole errore in cui cadono
coloro che illudendosi di
avere dimostrato che non è possibile provare
scientificamente la
sopravvivenza umana in base ai ragguagli personali
forniti dai defunti
comunicanti, ritengono con ciò di avere neutralizzato
per sempre le speranze
di chi afferma, sulla base dei fatti, che la
sopravvivenza umana sarà un giorno
dimostrata sperimentalmente, scientificamente,
definitivamente per ausilio
delle indagini metapsichiche.
E se così è, se le apparizioni dei defunti poco dopo
la loro morte, osservate
collettivamente o successivamente da parecchie
persone, bastano anche da
sole a confondere e sbaragliare i propugnatori
dell’animismo totalitario, come
spiegarsi il fatto che malgrado il succedersi di
sempre nuovi casi di tal natura,
vi sono molti indagatori scientifici dei fenomeni
medianici i quali rimangono
irremovibili nelle loro convinzioni materialiste?
Si aggiunga che altrettanto avviene per la grande
maggioranza delle
persone colte, alle quali accade di leggere relazioni
di eventi analoghi senza
mai ricavarne ammaestramento alcuno. Tutto ciò non
pare conciliabile con la
logica sana della ragione; eppure così è; ma ove si
voglia indagarne la causa,
questa emerge palese dinanzi al criterio del
pensatore, ed è una causa
semplicissima, che può riassumersi nella frase da me
formulata in occasione
del caso d’infestazione a me medesimo occorso, frase
adattabile con lieve
variante alla circostanza presente: «Altro è leggere i
casi delle apparizioni di
fantasmi di defunti, ed altro, ben altro è assistere a
un evento di tal natura». Si
tratta pertanto di un quesito psicologico
interessante, sul quale tornerà utile
insistere, illustrandolo ulteriormente.
In una mia monografia ho citato il caso impressionante
di Mrs. Winifred
Mundella, alla quale, in una crisi assai grave della
vita, apparve il fantasma
della madre che le indicò la via da seguire; fantasma
percepito
simultaneamente dal cagnolino della defunta, il quale
corse festosamente
incontro al simulacro della padrona. E la relatrice
termina con queste parole:
«Coloro che hanno veduto, sanno di
certa scienza che la morte non esiste».
Orbene: quest’ultima osservazione fece su di me una
grande impressione, in
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
246
quanto collimava con l’identica osservazione da me
fatta in causa dell’evento
infestatorio cui ebbi ad assistere.
E’ proprio vero che coloro che hanno veduto i fantasmi autentici dei loro
cari, i quali abbiano loro sorriso, o rivolto la
parola, o provato in altre guise di
essere fantasmi senzienti e intelligenti (come è il
caso negli episodi esposti), è
proprio vero, dico, ch’essi non dubitano più per tutta
la vita sull’avvenire
della tomba. Ed essi più non dubitano perchè conoscono
per esperienza la
verità in argomento; essi soli sanno per quali sottili
e infallibili impressioni
obiettive e subiettive dello spirito pervennero di
colpo alla soluzione del
mistero dell’essere. Ne consegue che le loro
testimonianze affermative
risultano di gran lunga più importanti dei pareri
gratuiti enunciati dai teorici
cattedratici, i quali perdono il loro tempo a coniare
neologismi, scambiandoli
per dimostrazioni. Per converso, è altrettanto vero
che la grande maggioranza
di coloro i quali debbono appagarsi di leggere od
ascoltare gli eventi occorsi
ad altri, convengono bensì, volta per volta, sul
carattere spiritico dell’ultimo
episodio in cui si sono imbattuti, ne rimangono bensì
pensosi e scossi per un
certo tempo, ma finiscono invariabilmente per
dimenticarsene, come già si
erano dimenticati dei numerosi episodi analoghi
conosciuti in precedenza.
Ne deriva che ricadono invariabilmente nelle
perplessità di prima,
continuando per tutta la vita a comportarsi nella
guisa medesima, passando
da un caso a un altro caso, da una prova a un’altra
prova, dimenticando
sempre, dimenticando tutto, nulla tesoreggiando, e in
conseguenza
annaspando perpetuamente nel vuoto.
E purtroppo tale fenomeno psicologico non si verifica
solamente nei lettori
affrettati e superficiali destituiti di senso
filosofico, ma si realizza in qualsiasi
classe di lettori e di studiosi, anche tra i cultori
più eminenti delle discipline
metapsichiche; e si realizza con tale frequenza da
doversene inferire che si
tratti di una imperfezione congenita della mentalità
umana, la quale non
perviene a mantenere presente alla coscienza che una
minima parte di ciò che
virtualmente conosce intorno a un dato tema, con la
conseguenza che il
raziocinio umano quasi sempre induce e
deduce in base a dati parzialissimi,
giungendo a conclusioni miseramente sbagliate. Non
rimane pertanto che
rassegnarsi all’ineluttabile, per quanto tale
imperfezione del raziocinio
umano risulti cagione di stupore in quei pochi i quali
sono invece forniti della
modesta, ma capitalissima facoltà di saper tenere
costantemente presenti alla
mente tutti i dati del quesito da risolvere; dati che
nel caso nostro
consisterebbe nelle innumerevoli varietà di episodi
metapsichici inesplicabili
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
247
con qualsiasi ipotesi naturalistica, i quali, a contemplarli
riuniti in una sintesi
formidabile, si trasformano in una prova cumulativa
logicamente irresistibile
in dimostrazione dell’intervento sperimentalmente
accertato dagli spiriti dei
defunti nelle manifestazioni supernormali. Per
costoro, la dimostrazione
dell’esistenza e sopravvivenza dell’anima è già
acquisita alla scienza da lungo
tempo, sulla base dei fatti, ed è solamente
l’imperfezione congenita del
raziocinio umano
che impedisce ai più di riconoscerlo.
E già che mi trovo in argomento, mette conto di
segnalare un’altra varietà
d’indagatori scettici, in quanto sono afflitti da una
forma d’imperfezione del
raziocinio assai più cospicua, la quale è causa di
notevoli disguidi nel loro
criterio logico. Confrontando questi ultimi coi primi,
dovrebbe dirsi che i
primi risultano degli scettici normali e ragionevoli, pei quali esiste sempre la
possibilità che si arrendano un giorno dinanzi alle
prove cumulative dei fatti;
laddove i secondi, tra i quali si annoverano persone
coltissime e
rispettabilissime, si dimostrano posseduti da forme di
scetticismo che non
sono più ragionevoli, le quali non si dissiperanno mai, neanche se si
ponesse
a loro disposizione il cumulo imponente di tutte le
prove multiformi e
mirabili venute in luce nel passato e nel presente; e
ciò semplicemente perchè
le loro mentalità non sono preparate ad accogliere la
nuova grande verità che
sorge sull’orizzonte dello scibile umano; e cosi
essendo, essi non pervengono
ad assimilarne la casistica meravigliosa.
Ne consegue che si assiste al curioso spettacolo di
questi gentiluomini i
quali si entusiasmano al cospetto dei più modesti
incidenti di telecinesia, di
telestesia, di psicometria, e rimangono impassibili di
fronte ai più straordinari
fenomeni di apparizioni di defunti al letto di morte,
di apparizioni di defunti
poco dopo la loro morte, di corrispondenze incrociate,
di xenoglossia
egiziana, araba e cinese, d’identificazione spiritica,
e via dicendo; tutto ciò in
quanto pervenendo ad assimilare i primi,
essi ne comprendono il valore, e
non pervenendo ad assimilare i secondi
rimangono indifferenti. Si aggiunga
infine che per essi - come per gli altri a cui si
alluse in precedenza - non esiste
l’efficacia irresistibile delle prove cumulative,
giacché costantemente,
successivamente, rapidamente dimenticano tutti gli
episodi in contrasto coi
loro preconcetti, ma conservano imperituro ricordo di
tutte le perplessità
inseparabili da una scienza che muove i primi passi;
perplessità che per
quanto reali, sono d’ordine secondario, e non
infirmano in nulla il gran fatto
di essere noi pervenuti a ordinare classificazioni
imponenti di fenomeni
supernormali svariatissimi - animici e spiritici -
tutte convergenti come a
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
248
centro verso la dimostrazione dell’esistenza e
sopravvivenza dello spirito
umano; fenomeni che si convertono in prove cumulative
invulnerabili a tutte
le ipotesi e a tutte le sottigliezze sofistiche con
cui le assalgono
disperatamente gli animisti totalitari.
A costoro, pertanto, si adattano le seguenti
considerazioni del dottor
Gibier:
«Il numero delle intelligenze afflitte da lacune
psichiche è più grande di
quanto si creda. Nella guisa medesima in cui vi sono
individui totalmente
refrattari alla musica o alle matematiche... così vi
sono individui che non
perverranno mai ad assimilare le verità esistenti al
di fuori di quanto può
denominarsi la loro zona lucida, prendendo l’immagine
dalla funzione di
quei riflettori elettrici che, nella notte, lanciano
il loro fascio luminoso in un
dato punto, al di là del quale non esistono che
tenebre o caligini. Tutti gli
uomini posseggono la loro zona lucida, per quanto con
portata e luminosità
infinitamente diverse. Ne deriva che se vi sono Verità
palesi, le quali
rimangono inconcepibili per molte intelligenze, ciò
avviene perché tali Verità
sono poste al di fuori della loro zona lucida». (Dott.
Gibier: Analyse des
Choses,
pagg. 33-34).
Proprio così, e la felice similitudine delle zone
lucide, appare a tal segno
rispondente al vero, da risultare applicabile all’intera
umanità sotto multipli
aspetti, ma sopratutto è applicabile al caso nostro, e
non va dimenticata.
Esorto pertanto i lettori a volerla tenere presente
onde valersene
opportunamente quando se ne presenta l’occasione.
Rimane da rilevare il corollario curioso e inevitabile
di tale caratteristica
psicofisiologica delle zone lucide nella mentalità
umana; ed è che coloro i
quali non posseggono una zona lucida orientata verso
la comprensione della
nuova Scienza dell’Anima, vivono nell’illusione di
possedere integro il
proprio discernimento in tutte le direzioni; e in
conseguenza, muovono agli
altri l’addebito di essere vittime di preconcetti
mistici. Stando le cose in questi
termini, non è il caso d’insistere nel voler
convincere chi non può
comprendere.
Mi affretto nondimeno ad aggiungere che se è vero che
uomini di scienza
eminenti si trovano in condizioni analoghe di parziale
obnubilazione
psichica, ciò non impedisce che ai medesimi debba
tributarsi inalterata la
nostra ammirazione e la nostra gratitudine per ciò che
con le zone lucide
delle loro mentalità, potenti in altre direzioni, essi
hanno compiuto a
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
249
vantaggio della scienza in generale, e della
metapsichica in particolare;
giacché i loro meriti non risultano per nulla menomati
da una condizione
psicologica inerente alla costituzione morfologica e
alla funzione fisiologica
dell’organo del pensiero.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
250
CONCLUSIONI
Il presente lavoro, consistente in un riassunto sostanziale
di numerose mie
pubblicazioni vertenti sul tema suggeritomi dal
Consiglio direttivo del
Congresso Spiritualista di Glasgow, non manca di
rivestire un valore teorico
notevolissimo, in quanto dalla sintesi di multiple
pubblicazioni condensate in
un libro di piccola mole, emergono in lunga
successione delle importanti
conclusioni secondarie, o di categoria, ricavate da
tutte le graduazioni delle
manifestazioni supernormali - animiche e spiritiche, -
conclusioni d’ordine
particolare bensì
ma le quali convergono come a centro, in massa imponente
cumulativa, verso una conclusione solenne d’ordine generale,
ed è la
soluzione spiritualista del formidabile quesito
indagato dalla nuova scienza
della Metapsichica.
Non sembrandomi opportuno ripetere qui tutte le
conclusioni d’ordine
secondario a cui si giunge, mi limito a ricordarne tre
sole, le quali rivestono
importanza fondamentale.
In primo luogo, rammento che si pervenne a dimostrare
come le facoltà
supernormali subcoscienti non possano risultare i
germi di nuovi sensi
destinati ad emergere e fissarsi stabilmente
nell’umanità dell’avvenire; e ciò
per multiple ragioni da me discusse sulla base dei
fatti, ma sopratutto in
quanto tutto concorre a provare che il possesso di
sensi supernormali
risulterebbe inconciliabile con la natura umana,
dimodoché le istituzioni
civili, sociali, morali, lungi dall’avvantaggiarsene,
ne rimarrebbero scosse
dalle fondamenta, neutralizzate, demolite, con la
conseguenza che
l’evoluzione psichica della specie si arresterebbe
degenerando, più non
funzionando la gran legge biologica della lotta per la
vita.
E una volta raggiunta tale dimostrazione, ci si trova
spianata la via alla
conoscenza della vera natura delle facoltà
supernormali in discorso, le quali
risultano i sensi spirituali della personalità
integrale subcosciente, sensi
esistenti preformati, allo stato latente, nei recessi
della subcoscienza, in attesa
di emergere e di esercitarsi in ambiente spirituale
dopo la crisi della morte;
così come i sensi terreni esistono preformati allo
stato latente, nell’embrione,
in attesa di emergere e di esercitarsi in ambiente
terreno dopo la crisi della
nascita.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
251
In altri termini: Se appare indispensabile che
l’embrione umano, designato
a vivere ed esercitarsi in ambiente terreno, abbia da
giungervi provvisto di
sensi appropriati e preformati, pronti ad
esercitarsi dopo la crisi della nascita,
altrettanto indispensabile ha da essere che lo spirito
disincarnato abbia da
giungere in ambiente spirituale provvisto di sensi
appropriati e preformati,
pronti ad esercitarsi dopo la crisi della morte; e ciò
in quanto non è possibile
che i sensi spirituali vengano creati dal nulla all’istante della morte. Ne
deriva che se lo spirito sopravvive, deve possederli
preformati allo stato
latente, pronti ad entrare in rapporto col nuovo
ambiente che l’accoglie. Che
se così non fosse, allora lo spirito non
sopravviverebbe alla morte del corpo.
Dal che si apprende che i fenomeni animici risultano
quelli che forniscono
all’uomo la prova più solenne e incontestabile della
sopravvivenza.
In secondo luogo, rammento che si pervenne a
dimostrare come già da ora
sia possibile circoscrivere in limiti ben definiti i
poteri supernormali della
subcoscienza, poteri designati coi nomi di
chiaroveggenza nello spazio e nel
tempo, telepatia, psicometria, telemnesia
(quest’ultima nel senso di lettura
nelle subcoscienze altrui senza limiti di distanza);
con la conseguenza che
veniva tolta di mano agli oppositori dell’ipotesi
spiritica, l’arma più
formidabile di cui disponevano per combatterla, e di
cui si prevalevano fino
all’assurdo.
In terzo luogo, rammento che si pervenne a dimostrare
come anche se si
ammettesse - a titolo di concezione teorica - che le
facoltà subcoscienti
posseggono l’attributo divino dell’onniscienza, non si
otterrebbe con ciò di
neutralizzare la possibilità di raggiungere un giorno
la prova scientifica della
sopravvivenza umana; possibilità saldissimamente
ancorata sul complesso
intero delle manifestazioni supernormali - animiche e
spiritiche; - non già
soltanto sulle prove d’identificazione spiritica
fondate sui ragguagli personali
forniti dai defunti comunicanti, come presumono
costantemente gli
oppositori.
Emerge pertanto palese che la soluzione nel senso
esposto dei tre quesiti
fondamentali in discorso, equivale alla soluzione in
senso spiritualista del
problema dell’Essere; dal che ne consegue che
l’animismo prova lo
spiritismo, e ciò fino al punto che senza l’animismo,
lo spiritismo
mancherebbe di base.
Nel tempo stesso, e a complemento delle conclusioni
raggiunte, io discussi
a fondo in due lunghi capitoli i casi delle
comunicazioni medianiche tra
viventi, e i fenomeni di bilocazione; due categorie di
manifestazioni
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
252
teoricamente importantissime per la convalidazione in
senso spiritualista
delle conclusioni stesse.
Nel capitolo sui casi delle comunicazioni medianiche
tra viventi, ho
cominciato spiegando come le medesime, realizzandosi
con processi identici
a quelli per cui si estrinsecano le comunicazioni
medianiche coi defunti,
offrivano la possibilità di meglio compenetrare la
genesi di queste ultime,
apportando nuova luce sulle cause degli errori, delle
interferenze, delle
mistificazioni subcoscienti che in esse si riscontrano;
ma soprattutto
contribuendo a provare con rara efficacia la realtà
delle comunicazioni
medianiche coi defunti, e ciò per la considerazione
che nelle comunicazioni
tra viventi era dato accertarsi sulla realtà integrale
del fenomeno
interrogando le persone poste ai due capi del filo, e
riscontrando che i fatti si
svolgevano come il dialogo supernormale faceva
presumere. Dal che la
suggestiva inferenza che quando all’altro capo del
filo si fosse trovata una
personalità medianica la quale affermasse di essere
uno spirito di defunto, e
lo provasse fornendo ragguagli biografici ignorati da
tutti i presenti, in tal
caso doveva razionalmente concludersi che all’altro
lato del filo si trovasse lo
spirito del defunto sè affermante presente, così come
nelle comunicazioni tra
viventi si riscontrava positivamente che all’altro
capo del filo trovavasi il
vivente manifestatosi medianicamente.
E una volta impostato il quesito da risolvere su basi
di fatto positive,
rimaneva da dissipare una perplessità inerente alle
modalità con cui si
estrinsecano i due ordini di fenomeni; perplessità
consistente nell’ipotesi
telepatica intesa nel senso di facoltà selezionatrice
di ragguagli personali nelle
subcoscienze altrui, senza limiti di distanza
(telemnesia); ipotesi quest’ultima
di cui si facevano forti gli oppositori per affermare
che quando una
personalità medianica forniva ragguagli biografici
ignorati da tutti i presenti,
ciò non dimostrava ancora che lo spirito di quel dato
defunto fosse realmente
presente, giacché non potendosi assegnare limiti alle
facoltà telepatiche, era
presupponibile che il medium avesse carpito i
ragguagli forniti nelle
subcoscienze di persone lontane.
Sennonché si è visto che tale arbitraria ipotesi
risultava sbagliata nella sua
prima proposizione, in quanto si era pervenuti a
dimostrare come fosse
invece possibile circoscrivere in limiti ben definiti
le facoltà inquirenti della
telemnesia; e in seguito si è visto che passando ad
analizzare le
comunicazioni medianiche tra viventi, si era pervenuti
a dimostrare altresì
come fosse sbagliata anche nella seconda proposizione,
e ciò in quanto le
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
253
comunicazioni in discorso, lungi dal consistere in un
processo fantastico della
natura allegata, consistevano in una conversazione
vera e propria tra due
personalità subcoscienti; ciò che valeva a impostare
il quesito su basi
radicalmente mutate, giacché doveva inferirsene che se
quest’ultima
circostanza di fatto trasformava le comunicazioni
medianiche tra viventi in
prove risolutive d’identificazione personale dei viventi comunicanti,
allora
deve concludersi nel medesimo senso per le
comunicazioni medianiche coi
defunti, le quali si trasformavano a loro volta in
prove risolutive
d’identificazione dei defunti comunicanti;
bene inteso, sempre a condizione
che nell’un caso come nell’altro si realizzassero
conversazioni probanti della
natura indicata.
Ciò stabilito, ne consegue che la soluzione nel senso
esposto
dell’importante quesito vertente sulle modalità con
cui si svolgono i rapporti
supernormali tra due psichismi di viventi, assume un
valore teorico
notevolissimo; per cui non sarà inutile informare che
il dottore Eugène Osty
era già pervenuto alle medesime conclusioni
investigando i fenomeni di
metagnomia (lucidità sonnambolica), in merito ai quali
egli aveva rilevato che
lungi dal trattarsi di facoltà supernormali capaci di
selezionare ragguagli
nelle subcoscienze altrui, ci si trovava al cospetto
di una conversazione tra
due psichismi in rapporto tra di loro. Ed egli così si
esprime al riguardo:
«... In realtà si è vittime di un’illusione allorché,
fondandosi sulle
apparenze, si presume che il sensitivo carpisca i
ragguagli in una mentalità
latente. Tale illusione l’osservatore la perde non
appena egli domandi alla
pratica la spiegazione del fenomeno. Allora soltanto
si renderà conto del
come si compia il fenomeno stesso; e, cioè, che quando
un “sensitivo” si
propone di rivelare ad altri ragguagli personali di
vite vissute, il di lui
psichismo diviene l’incitatore il quale provoca
l’attività del psichismo da
rivelare. E’ pertanto per una sorta di
conversazione subcosciente ed attuale
che la copia mentale elabora tali cognizioni
supernormali... Ne deriva che al
sensitivo non deve chiedersi di rivelare ciò che al
momento dell’esperienza
pensa una persona lontana, bensì di comportarsi come se la persona lontana
si trovasse in sua presenza. Solo in tal guisa si perviene a far conversare tra
di loro due subcoscienze, e il risultato di siffatta
collaborazione tra due
psichismi, si traduce nelle indicazioni che il
sensitivo fornisce intorno alla
personalità lontana, e alle vicende della sua vita» (Revue Métapsychique,
1926, pagg. 14-15).
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
254
Così il dottore Osty, il quale è la maggiore autorità
in tale ordine di
ricerche. Come si vede, io non feci altro che
apportare un contributo di fatti
eccezionalmente efficaci per la conferma e la
convalidazione di quanto egli
aveva già rilevato in proposito per conto suo.
Ciò stabilito, osservo come una siffatta
importantissima soluzione teorica,
equivalga alla condanna definitiva dell’assurda
ipotesi secondo la quale i
ragguagli ben sovente ignorati da tutti i presenti,
erano dai medium carpiti
nelle subcoscienze di persone lontane che li avevano conosciuti
in vita,
selezionandoli prodigiosamente nel groviglio immenso
d’impressioni
mnemoniche ivi esistenti allo stato latente
(telemnesia).
Niun dubbio pertanto che la preziosa constatazione di
fatto in esame valga
a semplificare mirabilmente il quesito delle prove
d’identificazione spiritica,
restituendo tutto il suo valore teorico alle
manifestazioni dei defunti i quali
forniscano ragguagli personali ignorati da tutti i
presenti; tanto più poi
quando si tratti di defunti sconosciuti a tutti i
presenti, nel qual caso,
l’esempio delle comunicazioni medianiche tra viventi,
per le quali si dimostra
come risulti impossibile stabilire il rapporto
psichico con persone sconosciute,
renderebbe incontestabile l’interpretazione spiritica
delle manifestazioni
stesse.
Al fine di non essere frainteso, ricordo in proposito
quanto ebbi a spiegare
a suo tempo, e cioè che dai casi delle comunicazioni
medianiche tra viventi
emerge anche la possibilità di stabilire il rapporto
psichico con persone
lontane sconosciute a tutti i presenti, ma solo a
condizione di presentare al
sensitivo un oggetto portato lungamente sulla persona
dall’individuo lontano
con cui si vorrebbe comunicare (psicometria). Si
tratta di un’eccezione che
conferma la regola, in quanto non muta per questo la
base indispensabile di
ogni rapporto psichico, la quale consiste nella
sintonizzazione tra vibrazioni
specifiche, sintonizzazione esistente tra persone che
si conoscono, e
conseguibile indirettamente mediante un oggetto il
quale abbia assorbito le
vibrazioni specifiche dell’individuo ricercato. In
pari tempo, osservo come
tale metodo indiretto di conseguire il rapporto
psichico, vale a convalidare
quanto si realizza nelle comunicazioni medianiche coi
defunti, in cui risulta
analogamente possibile stabilire il rapporto psichico
con defunti sconosciuti a
tutti i presenti, a condizione di presentare al medium
un oggetto portato
lungamente sulla persona dall’ignoto defunto con cui
si desidera comunicare.
Rammento che tale fenomeno si realizzava ordinariamente
con la
medianità di Mrs. Piper, come normalmente si realizza
con qualsiasi medium
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
255
genuinamente tale. Rilevo a tal riguardo che
l’analogia della telegrafia senza
filo aiuterà a comprendere come si determini - tra
viventi che non si
conoscono, e tra defunti e viventi in condizioni
analoghe. Vale a dire che
l’oggetto saturato di fluidi ignoti al medium, agisce
alla guisa di una stazione
agente e di un’altra ricevente sintonizzate sulla
medesima lunghezza d’onda,
in cui i messaggi lanciati dalla prima raggiungono
infallibilmente la mèta in
quanto le onde elettriche si espandono globalmente
all’infinito.
Passando ad accennare all’altro mio capitolo
riassuntivo sui fenomeni di
bilocazione, il quale, dal punto di vista teorico,
risulta più che mai
importante, mi limito ad osservare ch’io ebbi ad
insistere in modo particolare
sui fenomeni di tal natura quando si osservano al
letto di morte, facendo
rilevare come quest’ultima modalità con cui si
estrinseca l’animismo potrebbe
bastare da sola a dimostrare sulla base dei fatti la
sopravvivenza umana;
tanto più se si considera che per ausilio delle
modalità in discorso, si passa
senza soluzione di continuità dai fenomeni animici in
quanto assumono
forma di fantasmi di viventi esteriorati nella crisi
preagonica, ai fenomeni
spiritici in quanto assumono forma di fantasmi di
defunti che si manifestano
poco dopo la loro morte, ovvero di apparizioni di
defunti al letto dei morenti;
senza contare le altre suggestive modalità con cui si
manifestano i defunti,
modalità riferite e commentate ampiamente nel capitolo
quinto.
E questo quinto capitolo risulta di gran lunga il più
importante del libro,
tenuto conto che in esso si dimostra, sulla base dei
fatti, che ove anche si
concedesse l’onniscienza divina alla subcoscienza
umana, non si perverrebbe
a neutralizzare la possibilità di provare
scientificamente la sopravvivenza. E
così essendo, è lecito affermare che il materiale di
fatti da me adunato e
commentato in questo capitolo, demolisce tutte le
ipotesi e tutte le obiezioni
legittime o sofistiche di cui dispongono gli
oppositori, facendo trionfare la
causa del Vero in guisa teoricamente risolutiva. Dico teoricamente,
poichè
praticamente esisteranno sempre le schiere degli
irriducibili da me descritti
nelle conclusioni del capitolo stesso, i quali pur non
riuscendo a confutarne il
contenuto, si manterranno ugualmente ricalcitranti o
scettici, e ciò in causa
dell’esistenza ben nota di una forma d’idiosincrasia
psichica che rende le vie
cerebrali impervie alle verità nuove (misoneismo).
E quanto fosse necessario mettere in chiaro la verità
semplicissima che ivi
si propugna, emerge dal fatto che l’obiezione circa
l’esistenza presumibile di
una criptestesia onnisciente, non solo costituì sempre
l’arma preferita degli
oppositori, ma era financo riconosciuta per legittima
da taluni fra i più
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
256
eminenti propugnatori dell’ipotesi spiritica, i quali
si sforzavano a
neutralizzarne l’efficacia demolitrice invocando le
ragioni del buon senso, le
quali, secondo loro, avrebbero dovuto bastare ad
escludere un’ipotesi con cui
si conferivano poteri divini alle facoltà
subcoscienti. Ed essi avevano ragione
ad appellarsi al buon senso contro le audacie
inverosimili della fantasia
avversaria; sennonché le invocazioni di tal natura
erano impotenti a demolire
le affermazioni di chi si faceva forte di un’obiezione
inconfutabile in quanto
era indimostrabile. Sarebbe occorso, invece, dimostrar
loro in quale enorme
errore metapsichico incoglievano ritenendo che le
prove sperimentali della
sopravvivenza poggiassero esclusivamente sui casi
d’identificazione spiritica
fondati sui ragguagli personali forniti dai defunti
comunicanti, laddove in
realtà, erano saldissimamente fondate sul complesso
intero della
fenomenologia supernormale - animica e spiritica, - in
cui tutte le
manifestazioni convergono come a centro verso la
dimostrazione
dell’esistenza e la sopravvivenza dello spirito umano.
Ora è quest’ultima
verità che viene dimostrata nel presente lavoro, sulla
base di esempi ricavati
da svariate categorie di manifestazioni supernormali
riunite e commentate
nel capitolo quinto.
Ed è curioso, invero, che fino ad oggi non fosse
occorso in mente ad alcuno
di segnalare agli oppositori l’errore enorme in cui
incoglievano e
persistevano; come pure che nessuno abbia pensato a
segnalare a taluni
eminenti propugnatori dell’ipotesi spiritica, l’errore
deplorevole in cui erano
incorsi a loro volta riconoscendo per giustificata
l’obiezione avversaria. Noto
che tra questi eravi il dottore Gustavo Geley, il
geniale propugnatore di uno
spiritualismo scientificamente inteso, il quale
ritenne per legittima l’obiezione
di cui si tratta, riconoscendone l’efficacia
neutralizzante, e dichiarandola, per
ora, impossibile ad eliminare, sebbene indubbiamente
fantastica e
filosoficamente assurda. Ed è per questo ch’egli
invoca in proposito le ragioni
del buon senso. Errore curioso in un pensatore della
sua forza; tanto più se si
considera ch’egli vi perseverò tutta la vita, visto
che dopo averne ammessa
l’efficacia neutralizzante in uno dei suoi primi
libri, l’ammise più
francamente ancora nell’ultimo periodo della sua
nobile esistenza, svolgendo
un messaggio al Congresso di Copenaghen, nel quale si
espresse in questi
termini:
«... Per il momento qualsiasi prova diretta e
immediata in favore della
sopravvivenza rischia di essere esclusa
perentoriamente dall’immensa
maggioranza degli uomini di scienza; non esclusi
quelli versati in
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
257
metapsichica. Questi ultimi osservano che a tutto
rigore, qualunque
fenomeno può spiegarsi con le facoltà supernormali
della subcoscienza. Ed è
palese che se si riconoscessero nei medium capacità
multiformi di
esteriorazione, poteri d’ideoplastia subcosciente, di
criptomnesia, di lettura
del pensiero e di lucidità, non vi sarebbe più posto
per una prova sicura
d’identificazione spiritica. Sarebbe vano, secondo me,
di negarlo, ostinandosi
in questa via delle identificazioni personali. La dimostrazione
diretta della
sopravvivenza umana, dato che sia possibile, non sarà
la base, ma il
coronamento dell’edificio metapsichico». (Compte Rendu,
p. 38).
E - come dissi - molti anni prima egli aveva espresso
il medesimo concetto
nel suo libro: L’Etre Subconscient,
nei termini seguenti:
«Emerge palese che se si accorda uno sviluppo
illimitato ai fenomeni di
esteriorazione, e un potere corrispondente alle
facoltà subcoscienti, si
perviene a tutto spiegare, senza che bisogno vi sia di
far capo all’intervento di
entità spirituali». (Ivi, pag. 103).
Era pertanto naturale che il dottore Osty cogliesse al
balzo le dichiarazioni
infelici del dottor Geley al Congresso di Copenaghen,
per valersene quale
prova in dimostrazione che nell’ultimo periodo della
sua vita, egli avesse
rinunciato alle sue convinzioni spiritualiste. Ciò che
porgeva il destro al
dottore in discorso di commentare il fatto osservando
che «la bella
intelligenza del dottor Geley, aperta a tutte le
verità, non aveva mancato di
accorgersi che tutto era spiegabile in metapsichica
coi poteri trascendentali
dei viventi»; conclusione ben lontana dal vero, tanto
per la sostanza, quanto
per il riferimento personale; ma per ciò che riguarda
il riferimento personale
mi affretto ad aggiungere che il dottore Osty era in
perfetta buona fede
quando così si espresse, giacché ignorava che il
dottor Geley avesse
formulato il medesimo concetto in uno dei suoi primi
libri; quando cioè, egli
era incontestabilmente un convinto spiritualista;
come, del resto, rimase tutta
la vita, e chi scrive può attestarlo personalmente in
base alle ultime lettere da
lui ricevute. Ciò che invece emergeva realmente da
tale reiterazione del
medesimo errore al Congresso di Copenaghen era questo:
che il dottor Geley
aveva perseverato tutta la vita nell’accordare
importanza al presupposto
fallace secondo il quale non esistevano altre
manifestazioni supernormali in
favore della sopravvivenza che i casi
d’identificazione spiritica fondati sui
ragguagli personali forniti dai defunti comunicanti.
Al qual proposito scade opportuno di far rilevare che
l’errore in cui
caddero il dottor Geley da una parte, e il dottore
Osty dall’altra, risulta un
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
258
esempio eloquentissimo a conferma di quanto ebbi ad
affermare nelle
conclusioni al quinto capitolo, in merito al fenomeno
psicologico vertente
sulla grande difficoltà - stranamente generalizzata -
di saper tenere
costantemente presenti dinanzi al criterio della
ragione tutti i dati costituenti
il quesito da risolvere, dati perfettamente conosciuti
da colui che se ne
dimentica; con la conseguenza che il raziocinio umano
quasi sempre induce e
deduce in base a processi di sintesi parziali o
parzialissimi, giungendo a
conclusioni miseramente sbagliate. Ora, nel caso nostro,
tanto il dottor Geley,
quanto il dottore Osty, conoscevano a fondo tutte le
categorie di fenomeni da
me enumerate nel capitolo quinto, eppure, giunto il
momento di utilizzarle
prima di concludere, se ne dimenticarono
completamente, pervenendo
entrambi a conclusioni sbagliate, l’uno nell’impresa
di difendere, l’altro in
quella di scalzare le basi della soluzione
spiritualista del problema
dell’Essere!
Tutto ciò convalida in guisa efficacissima la seguente
osservazione di
Stanley De Brath: «E’ notevolissimo il fatto che la
grande maggioranza degli
spiritualisti, e più che mai la grande maggioranza dei
loro oppositori, danno
prova di una deplorevole incapacità di fissare
stabilmente le loro convinzioni,
o le loro opposizioni, sul complesso dei fatti indagati».
Proprio così, ed è questa una constatazione di fatto
che assurge al valore di
un ammaestramento solenne, da non doversi mai
dimenticare.
Concludo riepilogando le risultanze raggiunte, e
facendolo in forma di
risposta al quesito che mi sottopose il Consiglio
direttivo del Congresso
Internazionale Spiritualista di Glasgow: «Animism or
Spiritualism: Which
explains the facts?». (Animismo o Spiritualismo? Quale
dei due spiega il
complesso dei fatti?). Rispondo:
Né l’uno né l’altro; poichè sono entrambi indispensabili
a spiegare il
complesso dei fenomeni supernormali; con questo da
osservarsi in proposito:
ch’essi risultano gli effetti di una causa unica, ed è
lo spirito umano il quale,
quando si manifesta a sprazzi fugaci durante
l’esistenza incarnata determina i
fenomeni animici, e quando si manifesta in condizioni
di disincarnato nel
mondo dei viventi, determina i fenomeni spiritici. Ne
consegue un
importante ammaestramento, ed è che i fenomeni
metapsichici considerati
complessivamente, a cominciare dalla modestissima
tiptologia del tripode
medianico e dai picchi nella compagine del legno, per
finire alle apparizioni
dei viventi e alle materializzazioni di fantasmi
vitalizzati e intelligenti,
possono risultare fenomeni animici o spiritici a
seconda delle circostanze.
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
259
Infatti è razionale il presumere che ciò che può
compiere uno spirito
disincarnato, debba poterlo compiere - per quanto meno
bene - anche uno
spirito incarnato, alla condizione però ch’egli si
trovi in fase transitoria di
menomazione vitale, fase che corrisponde a un processo
incipiente di
disincarnazione dello spirito (sonno fisiologico,
sonno sonnambolico, sonno
medianico, estasi, deliquio, narcosi, coma).
Ne consegue che in metapsichica si è tenuti
costantemente ad analizzare
caso per caso i fenomeni supernormali prima di
concludere intorno alla loro
genesi animica o spiritica; il che equivale a
riconoscere che l’errore più grave
in cui possa incogliere un indagatore, è quello di
affrettarsi a generalizzare,
estendendo a tutto un gruppo di fenomeni supernormali
le conclusioni
legittimamente applicabili a un singolo episodio
indagato; ed è questo
l’errore in cui troppo sovente incolgono tanto gli
animisti totalitari, quanto gli
spiritualisti; sennonché nei primi tale errore risulta
una regola sistematica,
poichè se così non fosse, essi non sarebbero animisti
totalitari.
F I N E
ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano
260
CENNI BIOGRAFICI SU ERNESTO BOZZANO
ERNESTO BOZZANO nacque a Genova il 9 gennaio 1862 e
mori in quella
città (dopo un periodo trascorso a Savona) il 24
giugno 1943. Visse sempre
solo e si dedicò tutto, con grande passione, allo
studio della parapsicologia:
condusse la sua esistenza in casa di un fratello
ricco, e sposato con figlie, e
così egli poté esprimere il meglio del suo intelletto
in un ambiente adatto.
Indagò ogni ramo della parapsicologia, senza
limitazioni di sorta,
pubblicando una cinquantina di monografie sui più vari
temi ed argomenti
offertici da essa.
Fu collaboratore di tutte le più importanti riviste
estere, e di Luce e Ombra
in particolare, nella quale ebbe a scrivere dal 1906
al 1939, pubblicando in
essa 3700 pagine.
Essendosi dedicato alla parapsicologia ogni ora del
giorno, senza perdere
mai un solo minuto, riuscì ad assimilare, nel corso di
52 anni, una quantità
enorme di materiale utile, divenendo così uno dei più
grandi eruditi in
campo di parapsicologia.
Preghiera al Padre - 20/01/2001
Padre Dolce,
Padre Buono.
Tu che sei nell’universo,
Tu che sei nelle cose,
Tu che sei in noi.
Tu che nutri il nostro corpo materiale,
Tu che nutri il nostro corpo spirituale;
Aiutaci in questa esistenza.
Aiutaci a perdonare per il male che ci fanno, perché
anche noi abbiamo fatto del male.
Aiutaci a cercare cibo per il corpo fisico e pane per la
nostra anima.
Aiutaci a superare le prove della vita con serenità;
e che Tu, assieme ai nostri fratelli spirituali, ci sia
sempre vicino.
Amen.