ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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Pagina INDICE

2 Prefazione

5 Capitolo I - Le facoltà supernormali subcoscienti sono

indipendenti dalle leggi di evoluzione biologica

29 Capitolo II - I poteri supernormali della subcoscienza

possono circoscriversi in limiti definiti

39 Capitolo III - Le comunicazioni medianiche fra viventi

provano la realtà delle comunicazioni medianiche coi defunti

99 Capitolo IV - Dei fenomeni di bilocazione

144 Capitolo V - Non è vero che l’animismo neutralizza le prove

in favore dello spiritismo

250 Conclusioni

260 Cenni biografici su Ernesto Bozzano

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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PREFAZIONE

Debbo anzitutto informare chi legge in merito alle origini ed alla natura

del presente lavoro, il quale non è un’opera nuova nel vero senso del termine,

e non fu mia l’idea di scriverlo.

Ed ecco come andarono le cose.

Il Consiglio Direttivo del Congresso Spiritualista Internazionale di

Glasgow, Congresso tenutosi nella prima settimana di settembre dell’anno

1937, mi scrisse invitandomi a parteciparvi personalmente, offrendomi la

carica onorifica di vice-presidente del Congresso stesso, e pregandomi ad

inviare un riassunto dell’opera mia intorno al tema: Animism or

Spiritualism: Which explains the facts? (Animismo o Spiritismo: Quale dei

due spiega il complesso dei fatti?). Compito formidabile, poiché si trattava di

riassumere la maggior parte dell’opera mia di quarantasei anni: ma il tema

mi apparve subito teoricamente molto importante. Accolsi pertanto l’invito

senza esitanza, e siccome il tempo stringeva e il compito era vasto, mi diedi a

raccogliere tutte le mie pubblicazioni in argomento: libri, monografie,

opuscoli, articoli, ponendomi senza indugio al lavoro.

Rimase esclusa dal mio riassunto una sezione importante dell’opera mia, e

ciò in quanto lo sviluppo del tema richiedeva di confutare sulla base dei fatti

l’ineffabile obiezione antispiritica secondo la quale non potendosi assegnare

dei limiti alle facoltà supernormali della telepatia, della telemnesia, della

telestesia, non sarà mai possibile dimostrare sperimentalmente, quindi

scientificamente, l’esistenza e la sopravvivenza dello spirito umano. Come è

noto, tale gratuita obiezione si riferisce esclusivamente ai casi

d’identificazione spiritica in base a ragguagli personali forniti dai defunti

comunicanti, casi che perderebbero ogni valore dimostrativo qualora

l’obiezione stessa risultasse fondata; e ciò in quanto potrebbero spiegarsi in

massa coi poteri della subcoscienza, i quali perverrebbero a carpire i

ragguagli in discorso nelle subcoscienze di quei viventi lontani che conobbero

i defunti comunicanti (telemnesia). Così stando le cose, ne deriva che se si

voleva preventivamente eliminare ogni possibilità di critica alle conclusioni

raggiunte nel presente lavoro, era necessario non tenere alcun conto delle mie

indagini sui casi d’identificazione spiritica della natura indicata, e più che

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mai non tener conto delle mie laboriose fatiche di analisi comparata intorno ai

messaggi dei defunti in cui si descrive l’ambiente che li accoglie.

Ed è così che mi comportai, pervenendo in tal guisa a far emergere sulla

base dei fatti una verità metapsichica che per quanto evidentissima, era stata

miseramente dimenticata dai propugnatori dell’obiezione in esame. Alludo al

fatto che le prove d’identificazione spiritica fondate sui ragguagli personali

forniti dai defunti comunicanti, lungi dal risultare le uniche prove

conseguibili per la dimostrazione sperimentale della sopravvivenza, non

risultano in realtà che una semplice unità di prova, tra le multiple prove

ricavabili dal complesso dei fenomeni metapsichici, ma soprattutto dalle

manifestazioni supernormali d’ordine estrinseco, le quali non dipendendo

dalle persone, risultano indipendenti dai poteri della subcoscienza. Tali, ad

esempio, i casi delle apparizioni dei defunti al letto di morte, e i casi delle

apparizioni dei defunti poco dopo la loro morte, nonché altre importanti

categorie di fenomeni metapsichici da me riunite e commentate nel

lunghissimo e risolutivo capitolo V° del presente lavoro.

In altri termini: così comportandomi ottenni di demolire l’unica ipotesi di

cui disponevano gli oppositori per neutralizzare in qualche modo

l’interpretazione dell’alto medianismo; ipotesi che per quanto assurda e

insostenibile, appariva imbarazzante in quanto essendo indimostrabile

risultava inconfutabile. Ma si vedrà che invece io pervenni ugualmente a

demolirla sulla base dei fatti, con la conseguenza che al quesito che mi fu

sottoposto: Animismo o Spiritismo? quale dei due spiega il complesso dei

fatti?, mi fu facile rispondere nei termini seguenti: Né l’uno né l’altro

pervengono separatamente a spiegare il complesso dei fenomeni

supernormali. Entrambi sono indispensabili all’uopo e non possono

scindersi, in quanto entrambi sono gli effetti di una causa unica; e questa

causa è lo spirito umano, il quale quando si manifesta a sprazzi fugaci

durante l’esistenza incarnata determina i fenomeni animici, e quando si

manifesta medianicamente durante l’esistenza disincarnata, determina i

fenomeni spiritici.

Questa, e unicamente questa, la soluzione legittima del grandioso quesito,

tenuto conto ch’essa appare la risultante matematica della convergenza di

tutte le prove emergenti dalla casistica metapsichica considerata nel suo

complesso.

Ritengo pertanto di aver compiuto un lavoro proficuo in servizio della

causa; lavoro il cui svolgimento apparve praticamente più formidabile di

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quanto avevo presupposto, giacché non tardai ad avvedermi che le

argomentazioni e i commenti ai casi, nella forma speciale in cui li avevo

svolti, non si adattavano a un lavoro di sintesi generale; dimodoché dovetti

rimaneggiare e ritoccare un po’ dovunque; e il rifare è più difficile del fare.

Comunque, ora che ho finito, sono lieto che il Consiglio Direttivo del

Congresso di Glasgow mi abbia indotto a riassumere me stesso, poiché dalla

sintesi di molte mie pubblicazioni, lunghe, brevi, d’occasione, condensate in

un libro di piccola mole, emerge incontestabile la soluzione spiritualista del

mistero dell’Essere.

ERNESTO BOZZANO

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CAPITOLO I

LE FACOLTÀ SUPERNORMALI SUBCOSCIENTI SONO INDIPENDENTI DALLA LEGGE

DI EVOLUZIONE BIOLOGICA

Fu nell’anno 1891 - data per me memorabile - che per la prima volta presi

contatto con le ricerche psichiche; e fu per opera del professore Ribot,

direttore della Revue Philosophique, il quale m’inviò spontaneamente il

primo numero delle Annales des Sciences Psychiques, in cui si parlava di

telepatia. E tale fortuita coincidenza decise per sempre del mio avvenire di

scrittore e di pensatore. Una vocazione predominante mi aveva invece

condotto ad occuparmi esclusivamente e appassionatamente di filosofia

scientifica, ed Erberto Spencer era in quel tempo il mio idolo. Per due anni

ininterrottamente avevo studiato, annotato, classificato con immenso amore

tutto il contenuto dell’imponente ed enciclopedico suo sistema filosofico, per

indi lanciarmi a capofitto nelle lotte del pensiero, polemizzando contro

chiunque osasse criticare le argomentazioni e le ipotesi formulate dal mio

venerato Maestro. Mi ero trasformato in apostolo del mio idolo; il che

significa ch’io sentivo e pensavo in tutto come Erberto Spencer, e la

concezione positivista-meccanicista dell’universo era la mia professione di

fede.

Si aggiunga in proposito che mentre ammiravo la suprema saggezza del

grande filosofo il quale aveva voluto appartarsi dal grossolano materialismo

imperante ai suoi tempi, dedicando la prima parte dei suoi First Principles

alla teoria dell’Inconoscibile, e con ciò affermando il proprio agnosticismo di

fronte all’enorme mistero dell’Essere; mentre - dico - io ammiravo la suprema

saggezza di colui che così si comportava, nondimeno, la sintesi conclusionale

delle mie concezioni filosofiche gravitava decisamente nelle orbite dei

Büchner, dei Moleschott, degli Haeckel, i quali negavano l’esistenza di un

Ente Supremo e la sopravvivenza umana. E conformemente io difendevo

sulle riviste filosofiche tale punto di vista con un ardore appassionato in tutto

corrispondente a quello che un giorno avrei dimostrato in difesa di una causa

diametralmente opposta, ma infinitamente più confortante.

Mi parve opportuno cominciare ricordando questo periodo del mio

passato filosofico in quanto l’ardore appassionato con cui ora difendo la

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causa spiritualista parve a taluno indizio palese che la saldezza delle mie

convinzioni lungi dal risultare la sintesi di profonde indagini intorno ai

fenomeni supernormali, fosse dovuta all’invadenza di un misticismo

congenito perturbatore di ogni sereno giudizio. Nulla di più lontano dal vero:

non esiste e non è mai esistito indizio di misticismo in me, e il fervore con cui

difendo le mie convinzioni filosofiche del presente non è che l’espressione del

mio temperamento di scrittore; tanto vero che quando militavo tra le file dei

pensatori positivisti-materialisti, sostenevo con pari ardore appassionato le

mie convinzioni filosofiche di allora,

Ciò premesso, m’inoltro senz’altro in argomento.

LE FACOLTÀ SUPERNORMALI SUBCOSCIENTI SONO INDIPENDENTI DALLE LEGGI DI

EVOLUZIONE BIOLOGICA

Come dissi, io mi occupo di ricerche metapsichiche da quarantasei anni,

ma nei primi nove anni io nulla scrissi in argomento, giacché non avevo

tardato a misurare la formidabile complessità della nuova Scienza

dell’Anima, e in conseguenza avevo compresa la necessità di compenetrarla a

fondo rimontando alle origini, indagandola nella storia dei popoli civili,

barbari, selvaggi, nonché sperimentando a qualunque costo. E per quella

misteriosa legge che conduce casualmente l’uno verso l’altro gli individui

aventi forti affinità intellettuali ed aspirazioni scientifiche nel medesimo

senso, io ero subito pervenuto a costituire in Genova un gruppo scelto di

studiosi in argomento, tra i quali il professore Enrico Morselli, il professore

Francesco Porro, Luigi Arnaldo Vassallo, il grande giornalista e scrittore, e il

dottor Giuseppe Venzano, notissimo professionista; pervenendo altresì a

scoprire e sviluppare degli ottimi medium privati; nonché, più tardi, a

sperimentare per anni con la celebre Eusapia Paladino. Resta inteso pertanto

che se avevo indugiato nove anni ad intingere la penna in argomento

metapsichico, avevo però speso assai bene il mio tempo, giacché ora mi

sentivo fortissimo nella preparazione, ed avevo conquistato il diritto di

esprimere pubblicamente la mia opinione sul tema formidabile. E quando mi

decisi ad entrare in lizza, è rilevabile il fatto che il primo articolo da me

pubblicato sulla Rivista di Studi Psichici, allora diretta da Cesare Vesme, fu

precisamente un articolo in cui dimostravo che l’animismo prova lo

spiritismo. E d’allora in poi non ho più cessato dallo sviscerare il medesimo

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quesito sotto tutti gli aspetti; quesito fondamentale per la corretta

interpretazione della fenomenologia metapsichica, e la cui soluzione nel

senso spiritualista appare l’unica capace di dare ragione del complesso intero

dei fenomeni supernormali.

Sennonché, dal punto di vista del presente lavoro - il cui tema mi venne

suggerito dal Comitato Direttivo del Congresso Internazionale Spiritualista di

Glasgow (1937) - mi affretto ad osservare come il fatto di avere indagato per

quarantasei anni il grande quesito, sottoponendolo a tutte le prove, e

contemplandolo sotto tutti gli aspetti, ha per conseguenza che nulla di nuovo

potrei aggiungere a quanto già pubblicai, mentre emerge palese che dovrò

limitarmi a riassumere in minima parte l’immensa mole di lavoro compiuto.

L’articolo cui allusi recava il titolo: «Spiritualismo e Critica Scientifica».

Comparve nel numero di dicembre 1899 della Rivista di Studi Psichici, e in

esso io confutavo, sulla base dei fatti, le ipotesi formulate dagli oppositori

contro la interpretazione spiritualista delle manifestazioni dei defunti. Dopo

di che, rincalzavo invadendo il campo avversario, e dimostrando che ove

anche si escludessero i casi d’identificazione spiritica, sarebbe pur sempre

bastato il fatto dell’esistenza di facoltà supernormali subcoscienti per fornire

la prova incontestabile della sopravvivenza umana. Mi astengo dal

riassumere la sostanza del dibattito, poiché essendo in seguito tornato tante

volte in argomento con sempre maggiore efficacia di dati ed argomentazioni,

non è il caso di citare questo primo riferimento al tema controverso,

riferimento che terminava con una sorta di disfida, nella quale così mi

esprimevo:

«Qualcuno potrà mostrarsi dubbioso o scettico intorno all’esistenza dei

fenomeni su cui si fondano le mie conclusioni, ma da costoro io mi sbrigherò

con una domanda: “Siete voi disposti a riconoscere come incontestabili le mie

argomentazioni, qualora i fatti risultassero in tutto conformi a verità?”. Se si

(non può essere diversamente), io non domando di più, né d’altro intendo

curarmi. I fatti sono fatti, e sapranno imporsi per virtù propria, a poco a poco,

malgrado tutto e tutti. A me basta che si riconosca per vera l’osservazione

seguente: “Le vostre conclusioni possono ritenersi incontestabili a condizione

che i fatti siano veri”. Quanto ai fatti - ripeto - faranno la loro strada, e gli

spiritualisti si sentono pienamente sicuri e tranquilli su questo punto».

I fatti cui alludevo non erano i casi d’identificazione spiritica, bensì episodi

scelti di fenomeni animici, quali la lettura del pensiero, la telepatia, la visione

attraverso i corpi opachi, la chiaroveggenza nel presente, nel passato e nel

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futuro; fenomenologia che mi bastava per arrivare alle conclusioni che mi

proponevo; vale a dire, alla dimostrazione che l’animismo prova lo

spiritismo. Comunque, ripeto che non potendo esimermi dal tornare sul tema

con maggior ampiezza di svolgimento, mi riserbo ad attingere in altri miei

lavori per l’illustrazione del tema importantissimo; il quale risulta

fondamentale per la difesa della tesi spiritualista; tanto più se si considera che

il sistema di lotta a cui ricorrono gli oppositori risulta quello di sforzarsi, in

un primo tempo, a dimostrare come la genesi delle facoltà supernormali

subcoscienti rientri nell’orbita dell’evoluzione biologica della specie; dopo di

che, essendosi liberati da un formidabile ostacolo iniziale, si ritengono

autorizzati ad amplificare a volontà i poteri supernormali delle facoltà in

discorso, e ciò a misura che si realizzano incidenti d’identificazione di defunti

di più in più inesplicabili con ipotesi naturalistiche; amplificazioni che ormai

raggiunsero tali estremi portentosi da conferire alla subcoscienza umana gli

attributi divini dell’onniscienza e dell’onniveggenza.

Da quanto esposto, ne deriva che la prima obiezione da doversi confutare,

o, se si vuole, il primo errore da doversi rettificare nelle opinioni degli

oppositori si aggira sul fatto che essi si valgono ai loro scopi delle facoltà

supernormali subcoscienti in quanto presuppongono che l’enigma

perturbante dell’esistenza nella subcoscienza umana di facoltà portentose

praticamente inutili, risulti dilucidabile in senso naturalistico, e

presuppongono di avere raggiunto lo scopo formulando diverse ipotesi, che

per quanto tra di loro in contrasto, concordano tutte nel costringere - dirò così

- le facoltà supernormali subcoscienti a rientrare nell’orbita della legge di

evoluzione biologica; condizione quest’ultima indispensabile onde

legittimarne scientificamente l’origine naturalistica; ché se invece le facoltà in

discorso risultassero indipendenti dalla legge di evoluzione biologica, allora

un tal fatto proverebbe la loro genesi spirituale, con le conseguenze teoriche

che ne derivano.

Queste le varie ipotesi formulate in proposito:

1° - Le facoltà supernormali subcoscienti sono residui di facoltà ataviche le

quali si andarono atrofizzando per opera della selezione naturale; e ciò in

quanto erano divenute inutili all’ulteriore evoluzione biologica della specie.

2° - Le facoltà supernormali subcoscienti sono i rudimenti abortivi di sensi

che mai non evolsero e mai evolveranno perché inutili alla specie nella lotta

per la vita.

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3° - Il fatto che in alcuni individui si manifestano a sprazzi fugaci facoltà

sensorie d’ordine supernormale non implica che le facoltà medesime abbiano

ad esistere allo stato latente nelle subcoscienze di tutti.

4° - Le facoltà supernormali subcoscienti stanno a rappresentare altrettanti

germi di sensi novelli destinati ad evolvere nei secoli, fino ad emergere e

fissarsi stabilmente nella specie.

Queste le ipotesi in forza delle quali gli oppositori s’illudono di avere

costretto le facoltà supernormali subcoscienti a rientrare nell’orbita della

legge di evoluzione biologica.

Stando le cose in questi termini, occorre dimostrare agli oppositori come

tutto concorra a dimostrare il contrario; e cioè che le facoltà supernormali

subcoscienti non sono e non possono essere il portato dell’evoluzione

biologica della specie; e che per soprappiù tali conclusioni risultano

validissime anche nell’ipotesi che le facoltà medesime fossero destinate ad

emergere e fissarsi nella specie in un lontanissimo avvenire; ipotesi

quest’ultima che però risulta insostenibile di fronte all’analisi comparata dei

fatti; così come risultano insostenibili le altre ipotesi minori sopra enumerate.

Ciò premesso, entro in argomento, occupandomi anzitutto della rapida

eliminazione di tre delle ipotesi riferite, le quali risultano a tal segno

inconsistenti, da non presentare valore teorico di sorta.

Per la chiarezza della discussione, gioverà cominciare rammentando come

ai cardini della teoria evoluzionista, si rinvengano due leggi biologiche

indissolubilmente collegate tra di loro: quella delle variazioni spontanee

negli organismi viventi; variazioni che se risultano utili agli individui nella

diuturna lotta per la vita, pervengono gradatamente a fissarsi e ad evolvere

nella discendenza; e ciò in virtù di un’altra legge, quella della selezione

naturale, la quale si compendia nel fatto della progressiva estinzione degli

individui meno adatti alla lotta per la vita, e nella sopravvivenza dei più

adatti; il che porta necessariamente all’elaborazione di organismi stabilmente

provvisti dei sensi e delle facoltà meglio confacenti all’ambiente in cui

vivono.

Applicando tali leggi biologiche alla prima delle ipotesi enumerate, con la

quale si afferma che le facoltà supernormali subcoscienti sono residui di

facoltà ataviche le quali si andarono atrofizzando per opera della selezione

naturale, e ciò in quanto erano divenute inutili all’ulteriore evoluzione

biologica della specie, appare subito come l’ipotesi stessa risulti in aperta

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contraddizione coi fatti. Per convincersene, basterà considerare come si

svolga praticamente la lotta per la vita nella specie umana. Dal capo di una

tribù selvaggia il quale cerca penetrare con l’astuzia il pensiero del capo

antagonista, al generalissimo di un esercito moderno il quale è intento a

prevedere, onde prevenire le mosse del nemico; dal tiranno dell’antichità il

quale vigila diffidente sui cortigiani adulatori, al giudice istruttore dei tempi

nostri il quale si studia di carpire il suo segreto al delinquente; dall’uomo di

governo il quale si sforza a intralciare i propositi di un capoparte avversario,

all’avido mercante il quale sorveglia il proprio concorrente per sopraffarlo;

dall’amante in disgrazia il quale vigila sui passi dell’odiato rivale, al marito

geloso il quale spia nello sguardo alla compagna la prova della sua colpa,

dovunque, nel mezzo agli uomini, fu sempre un arrovellarsi affannoso e

senza tregua onde penetrarsi reciprocamente nell’animo; tutto ciò

necessariamente, fatalmente, poiché in tal senso urge la lotta per la vita. Ne

consegue che se la specie si fosse trovata un tempo fornita normalmente dei

sensi telepatico e chiaroveggente, questi, lungi dall’atrofizzarsi per disuso,

avrebbero dovuto affinarsi ed evolvere rapidamente nella discendenza, e ciò

in virtù della legge di selezione, la quale avrebbe condotto fatalmente alla

graduale estinzione degli individui imperfettamente forniti dei sensi stessi, e

alla sopravvivenza dei meglio dotati al riguardo.

Tutto ciò appare siffattamente manifesto, che non mi pare il caso di

dilungarmi ulteriormente sul tema.

Per le identiche considerazioni di cui sopra, appare altrettanto

insostenibile la seconda delle ipotesi in esame, che il professore A. J. Balfour

espone in questi termini: «Non è forse lecito presupporre che ci si trovi di

fronte a germi rudimentali di sensi che mai si svilupparono, e che

probabilmente mai si svilupperanno per opera della selezione naturale, e ciò

in quanto risultano semplici prodotti di scarto del grande congegno

evoluzionista, prodotti cioè che non sarebbe stato possibile utilizzare in

menoma guisa? E può darsi (io azzardo una pura ipotesi inverificabile), può

darsi, dico, che nei casi d’individui così dotati normalmente, noi veniamo a

trovarci al cospetto di facoltà che se si fossero dimostrate meritevoli che la

Natura se ne occupasse, vale a dire, qualora fossero risultate in un modo

qualsiasi favorevoli nella lotta per la vita, non avrebbero mancato di evolvere

e divenire patrimonio comune della specie» (Proceedings of the S. P. R., vol.

X, pag. 7).

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Si è visto, al contrario, come l’utilità grandissima di tali facoltà avrebbe

coinciso in guisa incontestabile con le direttive imposte alla specie umana

dalla lotta per la vita. Stabilito il qual punto, non è il caso di ricorrere ad

ulteriori argomenti in dimostrazione che l’ipotesi riferita risulta errata nelle

premesse, e non regge di fronte alla prova dei fatti.

Passo pertanto alla terza delle ipotesi da eliminarsi, secondo la quale il

fatto di manifestarsi di facoltà supernormali in taluni individui, non

implica punto che le facoltà medesime abbiano ad esistere allo stato latente

nelle subcoscienze di tutti; ipotesi quest’ultima indispensabile ai

propugnatori della tesi naturalistica, in quanto è necessaria a convalidare

l’asserto che le facoltà supernormali subcoscienti, alla guisa delle facoltà

sensorie normali, traggono origine da un’unica legge biologica: quella delle

variazioni spontanee, variazioni che in virtù dell’altra legge complementare

della selezione naturale, verrebbero gradatamente a generalizzarsi nella

specie.

Niente di più razionale, a tutta prima, di una siffatta ipotesi; e nessuno

penserà certo a contraddire il signor Marcel Mangin allorché osserva: «Io

potrei per vent’anni bramare con tutta la forza dell’anima mia di acquisire di

questi doni meravigliosi, senza che al termine dell’anno ventesimo io ne

avvertissi in me il più insignificante risveglio» (Annales des Sciences

Psychiques, 1903, pag. 241). Presentata sotto tal forma, l’argomentazione

appare incontestabile, il che non impedisce che in base all’analisi comparata

dei fatti, si abbia risolutivamente a concludere nel senso dell’universalità di

tali doni. Onde convincersene, basterà riflettere che la grande maggioranza

degli individui ai quali occorsero manifestazioni della natura in esame, si

trovavano nelle identiche condizioni negative del signor Marcel Mangin, fino

a quando non sopraggiunse loro qualche grave infermità, o non giunse per

essi l’ora dell’agonia, o loro non incolse qualche grave accidente traumaticocerebrale,

o loro non occorse di soggiacere a deliquio, o di sottoporsi ad

esperienze sonnambolico-ipnotiche, o di subire inalazioni di etere, e via

dicendo.

A schiarimento del tema, riporterò, riassumendoli, alcuni esempi del

genere.

Nel numero di novembre-dicembre 1904, del Bulletin de l’Istitut Général

Psychologique, il dottor Sollier racconta di un individuo, il quale, in seguito

a grave caduta da un treno in marcia, aveva presentato seri disturbi nervosi

d’origine traumatica, e, contemporaneamente, eransi in lui rivelate facoltà

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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telestesiche. Egli, attraverso lo spessore di un muro largo quaranta centimetri,

percepiva il cenno di chiamata che con la mano gli faceva il dottore, e

accorreva precipitandosi con furia alla porta. In tal caso non poteva trattarsi

di trasmissione del pensiero, inquantoché il dottor Sollier non pervenne mai a

trasmettere mentalmente l’ordine stesso al proprio soggetto, laddove

immancabilmente questi si precipitava alla porta con la solita furia dietro un

cenno di chiamata con la mano. Ecco pertanto un individuo il quale non

avrebbe certo presupposto di possedere il dono della visione attraverso i

corpi opachi, qualora un grave accidente traumatico toccatogli non glielo

avesse appreso.

Nel vol. VIII, pagg. 196-199 dei Proceedings, il Myers pubblica il caso del

rev. Bertrand, il quale colto da mal di montagna durante l’ascensione di

un’alta vetta della Svizzera, si trova d’un tratto dotato di facoltà

chiaroveggenti, e scorge i suoi compagni i quali salivano il picco dal lato

sinistro anziché dal destro com’egli aveva consigliato; scorge in pari tempo la

guida che sta sorseggiando il Madera e va sbocconcellando il pollo a lui

destinato. Gli si presenta inoltre allo sguardo un esteso panorama di paesi e

di strade mai attraversate, e che in seguito gli risulteranno in tutto conformi a

quanto aveva scorto nel periodo di lucidità. Ecco pertanto un altro individuo

il quale non si sarebbe mai sognato di possedere doni tanto meravigliosi, ove

non l’avesse colto un improvviso deliquio rivelatore.

Nelle Annales des Sciences Psychiques, anno 1899, pag. 257, è raccontato

il caso dell’ingegnere E. Lacoste il quale colto da grave congestione cerebrale

complicata da febbre tifoidea, rimase in istato d’incoscienza e di delirio per

oltre un mese, durante il qual tempo diede prova di possedere facoltà

telepatiche e telestesiche. Tra gli altri fenomeni occorsi, egli ,annunciò un

giorno l’arrivo a Marsiglia (egli abitava a Tolone) di sei casse di suppellettili

da lungo tempo attese dal Brasile, ed aggiunse che bisognava rifiutarle o

inoltrar reclamo, inquantoché vi era stata sostituzione di una tra esse, e che

nella cassa andata smarrita si contenevano i ritratti, le coperte, i drappi,

nonché diversi altri oggetti di valore. Ora tutto ciò risultò pienamente

conforme a verità, e si trovò che nella cassa messa al posto dell’altra si

conteneva un campionario di gomme. Ed anche l’ingegnere Lacoste si

sarebbe indubbiamente rifiutato a credersi depositario incosciente di facoltà

supernormali, ove a testificarglielo non fosse intervenuta una grave infermità.

Nelle Memorie di Sir Almeric Fitzroy si descrive la morte di Lord

Hampden, il quale giacque incosciente per quarantotto ore, assistito dal figlio

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Tom. Quest’ultimo, non osservando indizi di ripresa dei sensi nell’infermo,

decise di tornare a casa per il pranzo; e Lady Hampden prese il suo posto.

D’improvviso l’agonizzante aperse gli occhi, esclamando: «Che cosa avviene

a Tom?». Sorpresa, Lady Hampden rispose: «Tom è andato a pranzo, e sta

benissimo». «No», rispose l’infermo, e con accento di grande ansietà,

aggiunse: «Egli si trova in grave pericolo». E così dicendo, ricadde

nell’incoscienza, per morire poco dopo. Risultò che il figlio Tom, tornando a

casa in calesse, ebbe una collisione con un ciclista, riportandone gravi

conseguenze (Light, 1925, p. 433). Niun dubbio che Lord Hampden, alla

guisa di Marcel Mangin, avrebbe avuto pieno diritto di osservare a chiunque

lo interrogasse in proposito, ch’egli era ben certo di non possedere facoltà

chiaroveggenti; nel qual caso l’ora dell’agonia sarebbe intervenuta a

smentirlo, rivelando l’esistenza delle facoltà stesse nella di lui subcoscienza.

Non riporterò altri esempi, limitandomi a ricordare che i casi del genere si

contano a centinaia, rappresentando una varietà altamente suggestiva di

situazioni episodiche le quali conducono irresistibilmente alle seguenti

conclusioni generali: tenuto conto che il manifestarsi improvviso, nell’uomo,

di facoltà supernormali di gran lunga superiori a quelle normali, non può

ascriversi al fatto che un trauma al capo, un delirio febbrile, uno stato

comatoso o una inalazione di etere le abbiano create dal nulla, sarà forza

dedurne che le facoltà stesse esistono allo stato latente nelle subcoscienze di

tutti, e che gli stati traumatico, febbrile, comatoso, determinando nei singoli

individui un affievolimento o un arresto temporaneo delle funzioni della vita

di relazione, pervengano a creare una condizione favorevole al loro emergere

temporaneo. In altre parole: le facoltà della subcoscienza, in forza

dell’avvenuto arresto, avrebbero modo - per così dire - d’infiltrarsi tra le

commessure apertesi nel diaframma che le separa dalle facoltà psichiche

coscienti, facendo irruzione nel campo della coscienza normale.

Ne consegue che in base alle prove di fatto esposte e alle considerazioni

che ne derivano, a nessuno sarà lecito pretendere che nella propria

subcoscienza non esistano facoltà supernormali, e solo si potrà con sicurezza

asserire di non andare soggetti ad irruzioni spontanee delle facoltà

subcoscienti sul piano cosciente e normale della psiche, irruzioni che

costituiscono la differenza che passa tra i così detti sensitivi e coloro che non

lo sono.

Con ciò ritengo aver risposto esaurientemente al quesito implicito

nell’ipotesi esposta.

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Rimane da discutere intorno all’ultima delle quattro ipotesi formulate

dagli oppositori; la quale più di ogni altra si dimostra verosimile e razionale,

in quanto con la medesima si presuppone che le facoltà supernormali

subcoscienti risultino i germi fecondi di sensi novelli destinati ad emergere

e fissarsi nella specie in un remoto avvenire. Ciò nonostante, riuscirà facile il

dimostrare come anche questa ipotesi non regga di fronte all’analisi dei fatti.

Avverto che discutendo le tesi in esame, mi troverò nella necessità di svolgere

a fondo un’altra tesi importantissima, nonché fondamentale nel presente

dibattito; ed è quella per cui si afferma che le facoltà supernormali

subcoscienti non sono e non possono essere il prodotto dell’evoluzione

biologica delle specie.

Anche in questa circostanza giova cominciare rammentando che l’attività

organizzante dell’evoluzione biologica si estrinseca pel tramite di una legge

grandiosa e in pari tempo semplicissima: la selezione naturale. Ciò posto, mi

sarà facile dimostrare che le facoltà supernormali subcoscienti non sono il

prodotto della selezione naturale, in quanto risultano estranee all’ambiente in

cui si esercita quest’ultima; il che equivale ad affermare che le facoltà stesse

non sono destinate ad emergere e fissarsi stabilmente nella specie in qualità

di sensi normali. Si aggiunga che se le facoltà supernormali non sono il

prodotto della selezione naturale in quanto risultano estranee all’ambiente in

cui si esercita quest’ultima, allora deve escludersi ugualmente che l’altra

legge biologica delle variazioni spontanee pervenga a spiegarne la genesi; e

ciò per la considerazione che il fatto biologico delle variazioni spontanee non

può non essere creato dalla somma degli stimoli che dal mondo esterno

pervengono ai centri nervosi; o, in altri termini, non può non essere generato

dai rapporti indissolubili che uniscono i centri nervosi al piano della vita di

relazione; ché se così non fosse, allora la genesi delle variazioni spontanee

sarebbe d’ordine spirituale; ciò che non ammettono i biologi moderni, e se lo

ammettessero, allora non vi sarebbe più ragione di discutere intorno al

quesito in esame. In base a quanto si disse, deve concludersi che a provare la

validità della tesi propugnata, basta questa sola capitalissima circostanza di

fatto, ed è che le condizioni richieste onde pervengano ad emergere ed

evolvere le facoltà sensorie normali, risultino diametralmente e

irriducibilmente contrarie a quelle che si richiedono onde pervengano ad

emergere ed esplicarsi le facoltà supernormali subcoscienti.

Vediamo.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

15

Le ricerche biologiche e morfologiche hanno dimostrato che gli organi dei

sensi non erano altro in origine sennonché centri rudimentali di sensibilità

differenziata, localizzatisi alla periferia sotto l’azione di stimoli esterni; e ciò

nei punti che corrispondevano ai filamenti terminali di fibre nervose ricettive

facenti capo ai gangli centrali, sede di reazioni psichiche. Così pure, le

ricerche psicofisiologiche hanno posto in evidenza che la genesi e

l’evoluzione delle facoltà normali della psiche dipendono dalla complessità e

dalla natura delle sensazioni e percezioni che gli organi della vita di relazione

trasmettono dal mondo esterno ai centri di elaborazione psichica. Giova

pertanto tenere ben fermo in mente che l’opera dei fattori dell’evoluzione, nei

loro rapporti con la genesi e l’evoluzione degli organi dei sensi e delle facoltà

psichiche normali, si esercita necessariamente ed esclusivamente sul piano

della vita di relazione, sotto forma di una reazione continua e complessa agli

stimoli esterni; vale a dire che si esercita sul piano della coscienza normale,

che è quello in cui si svolge per gli esseri senzienti ed animati la lotta per la

vita.

Ciò stabilito, e passando ad analizzare le modalità per cui si estrinsecano le

facoltà supernormali subcoscienti, si rileva invece che le medesime, lungi

dall’esercitarsi sul piano della coscienza normale, pervengono ad emergere

solo a condizione che le funzioni della vita di relazione vengano

temporaneamente abolite od attutite, e ciò fino al punto che il grado più o

meno perfetto in cui si estrinsecano, dipende dal grado più o meno profondo

d’incoscienza in cui giace il sensitivo. Ora, non potendosi negare che un

organismo senziente, immerso nello stato d’incoscienza, è un organismo

temporaneamente disgiunto da ogni relazione col mondo esterno - quindi

impotente alla lotta per la vita - ne deriva logicamente che i fattori biologici

non possono, non poterono e non potranno mai esercitare la benché menoma

influenza sulla genesi e l’evoluzione delle facoltà psicosensorie subcoscienti;

il che equivale a riconoscere che le facoltà medesime appartengono ad un

piano qualitativamente diverso e assolutamente indipendente da quello in

cui si esercitano i fattori dell’evoluzione biologica.

Ciò stabilito, emergono e s’impongono i seguenti quesiti: se non esistono

rapporti di causa ed effetto tra i fattori dell’evoluzione biologica e le facoltà

supernormali subcoscienti, quale dunque ha da esserne la genesi? Perché

rimangono inoperose, allo stato latente, nei recessi della subcoscienza, in

luogo di esercitarsi a profitto dell’umanità? Perché si limitano ad emergere a

sprazzi fugaci solo in ragione dello stato d’incoscienza in cui giace il

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

16

sensitivo? Date caratteristiche di estrinsecazione tanto misteriose ed

anormali, quale ha da esserne la finalità? Quest’ultimo quesito s’impone

quanto gli altri, visto che ogni cosa in natura, pel solo fatto dell’essere, è

finalità che si estrinseca. Ora appare indubitabile che l’unica soluzione

razionale degli enigmi formidabili esposti, consiste nel riconoscere che le

facoltà subcoscienti non sono destinate ad esercitarsi in ambiente terreno

perché risultano le facoltà di senso dell’esistenza spirituale, in attesa di

emergere e di esercitarsi in ambiente spirituale dopo la crisi della morte.

E tali conclusioni, rigorosamente desunte dai fatti, sono convalidate

mirabilmente dalle modalità per cui si esercitano le facoltà psicosensorie

supernormali; modalità che a loro volta sono diametralmente e

irriducibilmente contrarie a quelle per cui si esercitano le facoltà

psicosensorie normali. Così, ad esempio, quando un individuo vede con gli

occhi del corpo, ciò significa che un oggetto qualsiasi riflette la propria

immagine sulla retina degli occhi stessi, e che l’immagine ivi impressa, pel

tramite del nervo ottico, viene trasmessa ai centri cerebrali corrispondenti, in

virtù dei quali l’impressione si trasforma in visione. Ora, avviene

precisamente l’opposto per la visione supernormale, in cui il sensitivo scorge

fantasmi o scene di vicende passate, presenti e future, non già con gli occhi

del corpo, ma con la visione interiore spirituale; e siccome lo spirito è in

rapporto col cervello, si determina un fenomeno di trasmissione inversa, per

cui l’immagine spirituale, dai centri ottici, pel tramite del nervo ottico,

perviene alla retina, di dove è proiettata all’esterno in forma allucinatoria,

producendo nel sensitivo l’illusione di assistere a una manifestazione

obiettiva. Altrettanto dicasi per le impressioni auditive, le quali in realtà

consistono in un fatto di audizione spirituale, che influenzando dall’interno i

centri acustici cerebrali, conferisce al sensitivo l’illusione di percepire dei

suoni e delle parole provenienti dall’esterno.

Ora, tali modalità di estrinsecazione, in assoluta antitesi con quelle per cui

si esercitano i sensi terreni, se da una parte risultano spiegabilissime quando

si riconosca che le facoltà supernormali subcoscienti rappresentano le facoltà

psicosensorie dello spirito le quali utilizzano ai loro scopi i sensi terreni,

diventano invece letteralmente inesplicabili quando si pretenda che le facoltà

in discorso risultino il prodotto dell’evoluzione biologica della specie, auspici

le leggi della selezione naturale e dell’adattamento all’ambiente; poiché, in tal

caso, non dovrebbe verificarsi il fatto del loro estrinsecarsi in senso inverso a

quello delle facoltà psicosensorie terrene, visto che le leggi della selezione

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

17

naturale e dell’adattamento all’ambiente non potrebbero esercitare i loro

poteri sopra impressioni-sensazioni che non fossero reali, obiettive,

provenienti dal mondo esterno in quanto il mondo esterno è costituito da

forza e materia. Il che risulta siffattamente palese che non mette conto

dilungarsi a dimostrarlo. Tenuto conto pertanto che le facoltà psicosensorie

subcoscienti non ricettano percezioni obiettive provenienti dall’ambiente

terreno, ma sebbene percezioni subiettive provenienti da un piano di

percezione spirituale, deve inferirsene logicamente che non appartengono al

piano dell’evoluzione biologica della specie, e in conseguenza che non

possono esserne il prodotto. Da capo, dunque: si è tratti necessariamente a

concluderne ch’esse risultano i sensi spirituali della personalità umana, in

attesa di emergere e di esercitarsi in ambiente appropriato, dopo la crisi della

morte.

Onde prevenire ogni presumibile contestazione al riguardo delle

considerazioni esposte, rileverò come ad esse potrebbero contrapporsi due

obiezioni, la prima delle quali consisterebbe nell’osservare che le facoltà

supernormali subcoscienti si sviluppano in virtù dell’esercizio; ciò che

starebbe a dimostrare come le medesime risultino effettivamente suscettibili

di evolvere sul piano della coscienza normale; e in conseguenza, che non

sono affatto indipendenti dalle leggi biologiche che governano l’evoluzione

della specie.

Rispondo, anzitutto, che la circostanza in discorso significa unicamente che

le facoltà supernormali subcoscienti, in forza dell’esercizio, acquistano

maggiore facilità d’insinuarsi attraverso il metaforico diaframma che le

separa dal piano della coscienza normale; il che appare ovvio, e non potrebbe

non verificarsi qualunque dovesse risultare la soluzione del quesito, ma non

ha nulla di comune con la natura del quesito da risolvere, il quale s’impernia

sul fatto che le facoltà in esame risultano indipendenti da ogni legge

biologica, in quanto non sono in rapporto col piano della vita di relazione.

In secondo luogo, rispondo che non è esatto affermare che le facoltà

supernormali si sviluppano con l’esercizio sul piano della coscienza

normale, tenuto conto che quando si manifestano, esse continuano a

rimanere subcoscienti rispetto al sensitivo, il quale si trova immerso in

condizioni d’incoscienza più o meno profonda, in ragione del grado più o

meno perfetto in cui si estrinsecano le facoltà stesse; ciò che dimostra ancora

una volta, e da un punto di vista diverso, che le facoltà medesime sono

indipendenti dalle leggi che governano l’evoluzione biologica della specie.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

18

Non aggiungo altro, poiché dovrò tornare sull’argomento allorché si

discuterà direttamente l’ipotesi per cui si presume che le facoltà supernormali

abbiano un giorno ad emergere e fissarsi sul piano della coscienza normale,

in funzione di sensi terreni.

La seconda obiezione che potrebbe formularsi in rapporto alle

considerazioni esposte, consisterebbe nell’osservare che, contrariamente a

quanto in esse si afferma, risulta palese che un sensitivo il quale legga uno

scritto attraverso una busta chiusa, ricetta impressioni che gli provengono dal

mondo esterno; vale a dire che percepisce ancora in via diretta, non già

inversa; dal che ne conseguirebbe che non sarebbe esatto affermare che la

legge di selezione naturale, e quella dell’adattamento all’ambiente non

possono esercitare i loro poteri sulle facoltà psicosensorie supernormali.

Rispondo che potrei anche disinteressarmi dei fenomeni della visione

attraverso i corpi opachi, i quali presentano incerto valore teorico, potendosi

ridurre a fenomeni di iperacuità visiva degli occhi del corpo, i quali

risulterebbero sensibili ai raggi X. Ciò nondimeno, siccome ritengo erronea

tale interpretazione, accolgo l’obiezione sopra riferita, osservando in

proposito che tutto concorre a dimostrare come anche tali manifestazioni

incipienti della visione spirituale, risultino di natura inversa, e non già

diretta; o, in altri termini, che chi vede, anche in tali circostanze, è lo spirito, il

quale trasmette alla propria personalità cosciente, sotto forma di

obiettivazione allucinatoria, il messaggio che gli si richiede; e la validità di

tale spiegazione è dimostrata dal fatto (già da me discusso nella monografia

su I fenomeni di Telestesia), che in tali contingenze la visualizzazione del

sensitivo assume forma simbolica. Così, ad esempio, quando il maggiore

Buckle presentava ai propri sensitivi delle sentenze rinchiuse in gusci di noce,

estratti a caso da un cestino, i sensitivi scorgevano a loro dinanzi una striscia

di carta pienamente distesa, in cui stava scritta la sentenza richiesta; striscia

di carta la quale si trovava in realtà avvolta entro al guscio di noce, indizio

palese che non poteva trattarsi di visione diretta, ma di rappresentazione

simbolica, di cui si valeva la personalità subcosciente onde portare a

conoscenza della propria personalità cosciente il contenuto dello scritto da

interpretare (1).

(1) Edizioni l’Albero, Verona, 1942, pagg. 186.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

19

Emerge pertanto evidente che le presunte obiezioni sopra riferite non

hanno ragione di esistere; e in conseguenza, che le conclusioni a cui si giunse

in merito al fatto che le facoltà psicosensorie supernormali, esercitano le loro

funzioni in guisa inversa e non mai diretta, conservano integro il loro valore

teorico, il quale è grande; tanto più se si considera in unione al valore teorico

emergente dalle conclusioni a cui si era pervenuti con la discussione

precedente. Ne consegue che in base ad entrambe le conclusioni a cui si

giunse, dovrà inferirsene che se le facoltà psicosensorie subcoscienti si

estrinsecano in guisa inversa o spirituale, e giammai in guisa diretta o

fisiologica, e se si estrinsecano solo a condizione che le facoltà psicosensorie

coscienti siano temporaneamente abolite od attutite, allora risulta

scientificamente dimostrato che le facoltà medesime appartengono a un piano

fondamentalmente diverso e assolutamente indipendente da quello in cui si

esercitano i fattori dell’evoluzione biologica. Ciò che, in unione al fatto della

loro potenzialità meravigliosa di estrinsecazione attraverso lo spazio ed il

tempo, porta necessariamente a concludere che ci si trova in presenza delle

facoltà psicosensorie spirituali, esistenti preformate, allo stato latente, nei

recessi della subcoscienza, in attesa di emergere e di esercitarsi in ambiente

appropriato dopo la crisi della morte.

Con quanto si venne esponendo, ritengo di avere risposto esaurientemente

al quesito principale in cui si domandava se le facoltà supernormali

subcoscienti erano o non erano il prodotto della legge di evoluzione

biologica; e in base a inferenze rigorosamente desunte dai fatti, mi fu facile

dimostrare che le condizioni per cui si estrinsecavano, provavano come le

facoltà medesime appartenessero in realtà a un altro ciclo dell’evoluzione

spirituale umana, ciclo qualitativamente diverso e di gran lunga più elevato

di quello sottoposto ai fattori dell’evoluzione biologica.

Rimane da svolgere più a fondo l’altro quesito in parte trattato, in cui si

domanda se le facoltà supernormali subcoscienti sono o non sono destinate

ad emergere e fissarsi stabilmente nella specie in qualità di sensi terreni. In

una polemica che lo scrivente ebbe con un oppositore favorevole alla

emergenza futura nella specie delle facoltà supernormali in discorso, questi

argomentava nei termini seguenti:

«E’ vero che tutto concorre a dimostrare che le facoltà subcoscienti esistono

pienamente evolute, allo stato latente, nei recessi della subcoscienza, pronte a

manifestarsi ogni qualvolta si produca una crepatura nei muri del carcere in

cui sono custodite; è vero che tutto concorre a dimostrare come la genesi delle

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

20

medesime non possa dipendere dai fattori dell’evoluzione biologica; ma ciò

non impedisce che con l’ulteriore progredire ed elevarsi della specie umana

attraverso i secoli, non abbiano a loro volta ad emergere ed affermarsi in

funzione di sensi organicamente costituiti nell’umanità futura. Chi può

contestare tale possibilità?».

Rispondo: nessuno, ed anzi una tale possibilità appare logicamente

presumibile; sennonché quando si analizzano le condizioni di fatto in cui si

estrinsecano e si estrinsecarono sempre tali facoltà, allora si è condotti a

concludere come tale possibilità risulti oltremodo improbabile e inverosimile.

Prima di esporre le considerazioni che traggono a tali conclusioni, giova

premettere che la soluzione in senso affermativo del quesito in esame, non

infirmerebbe menomamente la conclusione a cui si giunse circa il significato

spiritualistico implicito nel fatto dell’esistenza nella subcoscienza umana di

facoltà psicosensorie supernormali; e ciò per la considerazione che ove anche

venisse dimostrato come le facoltà in esame siano destinate ad emergere e

fissarsi organicamente nella specie, una tale dimostrazione non impedirebbe

che la circostanza della loro preesistenza, allo stato latente, nella subcoscienza

umana, combinata alle altre circostanze della loro emergenza quando il

sensitivo si trova in condizioni d’incoscienza, e della loro estrinsecazione in

senso inverso o spirituale, e non mai in senso diretto o fisiologico,

significherebbe ancora e sempre che le facoltà in discorso risultano

indipendenti dai fattori dell’evoluzione, con le conseguenze teoriche che ne

derivano.

Senza contare che se le facoltà stesse dovessero emergere e fissarsi

organicamente nella specie, ciò, dal punto di vista biologico, significherebbe

che le facoltà psicosensorie generano i propri organi, e non già che gli organi

generano le facoltà psicosensorie, come asseriscono i biologi. E pertanto si

renderebbe necessario rettificare in senso spiritualista le opinioni vigenti in

rapporto alla teoria dell’evoluzione, la quale rimarrebbe fondamentalmente

vera, ma si dimostrerebbe subordinata alle facoltà psichiche, e ciò nei

rapporti dello strumento all’artefice. In altre parole: con ciò si dimostrerebbe

che le facoltà supernormali subcoscienti si manifestano sul piano

dell’esistenza terrena in forza della lotta per la vita, ma che non derivano

dalla lotta per la vita.

Ciò stabilito, al fine di prevenire obiezioni possibili, passo ad enunciare

qualche considerazione contraria alla possibilità che le facoltà in discorso

possano un giorno emergere e fissarsi organicamente sul piano dell’esistenza

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

21

terrena; e la prima e la più importante tra esse consiste nelle condizioni di

fatto rilevate in precedenza, che i fattori biologici non possono esercitare la

benché menoma influenza sopra facoltà psicosensorie le quali per emergere e

manifestarsi richiedono che l’individuo si trovi immerso in uno stato

d’incoscienza parziale o totale; o, in altri termini, che si trovi disgiunto

temporaneamente dal piano dell’esistenza terrena, che è quello in cui si

esercitano i fattori biologici. E mi pare che tale considerazione dovrebbe

bastare da sola a rendere insostenibile l’ipotesi in esame. Tanto più che la

considerazione medesima viene convalidata mirabilmente dalla controprova

storica, in virtù della quale si dimostra che le facoltà supernormali non

evolsero affatto attraverso i secoli. Il tema è vasto, e qui non mi sarà possibile

accennarvi che in forma generica.

Rileverò, pertanto, come in base all’analisi comparata dei fatti, emergano

anzitutto due salienti caratteristiche proprie alle manifestazioni supernormali

della subcoscienza, e cioè: la loro antichità e la loro universalità. Si risalga

quanto più lontano è concesso nella storia dei popoli, si analizzino i costumi

ed i riti delle razze aborigene europee; si consultino le prime storie

dell’antichità classica, della Biblica, dell’Egizia, della Babilonese; si rimonti

più addentro ancora nel corso dei secoli in virtù delle cronache sacre dei

popoli dell’estremo oriente, ed ovunque si riscontreranno prove positive o

tracce manifeste che in mezzo a qualsiasi popolo si realizzarono

manifestazioni supernormali. Si proceda ad analoghe ricerche tra le odierne

razze arretrate e selvaggie, ed ovunque si rintracceranno costumanze e riti

aventi a fondamento le manifestazioni medesime. Ciò stabilito, giova rilevare

ai nostri scopi che una loro caratteristica teoricamente molto importante,

consiste appunto nella loro condizione di assoluta stazionarietà attraverso i

secoli e malgrado le civiltà e le razze. Ove infatti si confrontino le

manifestazioni congeneri tramandate fino ai noi dalle storie e dalle tradizioni

dei popoli, con quelle che si conseguono oggigiorno sperimentalmente, per

indi comparare le une e le altre con quelle che si realizzano tra le razze

selvaggie contemporanee, si constaterà come nulla di sostanzialmente

diverso si riscontri nelle loro modalità di estrinsecazione, e come non esistano

popoli nel cui mezzo si avvertano o siansi avvertiti indizi di un progressivo

generalizzarsi e perfezionarsi delle facoltà medesime nella razza; e

soprattutto, indizi di una progressiva tendenza ad estrinsecarsi in condizioni

di perfetta veglia (e questo è quanto importa dal punto di vista biologico);

tutto ciò per quanto ci si trovi di fronte a una serie di secoli più che adeguata

onde servire quale misura legittima di confronto, e mentre nel periodo

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

22

medesimo altre facoltà di gran lunga meno importanti in ordine alla lotta per

la vita - quale, ad esempio, il senso musicale - evolsero rapidamente e si

generalizzarono solo perché inerenti al piano cosciente dell’Io.

E a rincalzo di tali conclusioni farò rilevare che i popoli Indù, i quali da

diversi millenni si adoperano con fervore a sviluppare nel loro mezzo tale

sorta di manifestazioni, non pervennero che a meglio conoscere i metodi

empirici atti a favorirne l’estrinsecazione in chi si dimostrava un sensitivo.

Nessun indizio, tra essi, che il numero degli individui forniti di facoltà

supernormali sia venuto crescendo; e tanto meno, nessun indizio che si

avverta tra essi una tendenza a conseguire manifestazioni supernormali in

condizioni di perfetta veglia. Quanto al valore intrinseco dei fenomeni quali

si realizzano coi fakiri, nessun dubbio può sorgere sul fatto ch’essi risultano

sostanzialmente analoghi a quelli che si conseguono coi medium d’occidente.

Altra circostanza degna di essere rilevata è la seguente. In base alle

conclusioni della paleontologia e dell’antropologia, risulta che le odierne

razze selvaggie sono gli autentici rappresentanti di ciò che furono in epoche

preistoriche i progenitori delle razze civilizzate. Posto ciò, per legge di

analogia, si avrebbe ad inferirne che se odiernamente si realizzano fenomeni

supernormali nel mezzo alle razze selvaggie, tali fenomeni avranno dovuto

realizzarsi in guisa identica migliaia di secoli or sono nel mezzo alle razze

aborigene capostipiti delle attuali civilizzate; con la quale inferenza si

perverrebbe a risalire tanto addentro nel corso dei secoli da doversi

considerare per dimostrate le condizioni di stazionarietà particolari alle

facoltà supernormali subcoscienti.

Comunque, anche all’infuori di quest’ultima induzione, le considerazioni

precedenti autorizzano già ad affermare che da tempi immemorabili le

facoltà in esame vanno estrinsecandosi nella specie umana allo stato di

semplici manifestazioni anormali, o sporadiche, della subcoscienza; come

pure, che in esse non si avvertirono mai indizi di sorta i quali autorizzino a

presupporre che la legge di selezione naturale abbia esercitato, o vada

esercitando, i suoi poteri sulle facoltà medesime. Ciò che, del resto, era da

inferirsi anche a priori, tenuto conto che se la selezione naturale non ha create

le facoltà subcoscienti, ciò significa che le facoltà subcoscienti appartengono

ad un piano qualitativamente diverso da quello in cui opera la selezione

naturale; e in conseguenza non possono darsi cicli di tempo in cui

quest’ultima pervenga ad esercitare i propri poteri in un piano di esistenza ad

essa estraneo e ad essa superiore. In breve: se le facoltà subcoscienti non

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

23

derivano dalla selezione naturale, allora non possono evolvere in forza della

selezione naturale stessa.

Rimane da considerare il quesito da un ultimo punto di vista: quello

dell’esistenza pratica; vale a dire, giova indagare se le facoltà della telepatia,

della telestesia, della chiaroveggenza nel passato, nel presente e nel futuro,

siano conciliabili con lo svolgersi regolare e naturale dell’esistenza terrena.

Ora basta una breve riflessione sul tema per riconoscere l’inconciliabilità delle

due serie di percezioni sensorie. E qui, cedo la parola al dottore Gustavo

Geley, il quale nella sua opera intitolata: De l’Inconscient au Conscient, ha

svolto magistralmente l’argomento. Egli scrive:

«Supponiamo che un uomo disponga nell’esistenza terrena delle facoltà

supernormali, adoperando a suo piacimento la lettura del pensiero, la visione

a distanza, la chiaroveggenza nel passato e nel futuro. Quale necessità

quest’uomo avrebbe di riflettere prima di agire, di ponderare sulle

conseguenze dei propri atti, di lottare contro le avversità? Per lui non vi

sarebbe possibilità di cadere in errore; ma, per converso, non esisterebbe per

lui il fattore spirituale dello sforzo, in assenza del quale nessuna evoluzione

della propria coscienza e intelligenza sarebbe possibile. Alla guisa

dell’insetto, quest’uomo non sarebbe che un meraviglioso meccanismo.

L’evoluzione biologica indirizzata su questa strada non sarebbe mai arrivata

a creare la coscienza superiore umana, ma si sarebbe stabilizzata in una forma

di sonnambulismo ipersensibile permettente di tutto conoscere senza nulla

comprendere: il superuomo risulterebbe un automa trascendentale. Ne

deriva che risulta un bene, o meglio, una necessità imprescindibile che le

facoltà supernormali dello spirito, insieme a tutto il tesoro psicologico

accumulato dall’Essere nella sua evoluzione, rimangano stabilmente nelle

condizioni in cui le osserviamo attualmente; vale a dire, in massima parte

latenti nei recessi della subcoscienza» (Ivi, pag. 317).

Queste le considerazioni del dottor Geley, alle quali potrebbero

aggiungersene altre più che mai calzanti, riferentisi alle gravi perturbazioni

nei rapporti familiari e sociali che apporterebbero le facoltà supernormali

estese all’intera umanità in funzione di un sesto senso. E’ palese, infatti, che

se la chiaroveggenza nel presente e nel passato, combinata alla lettura nelle

subcoscienze altrui, divenissero un senso biologico, in tal caso ne risulterebbe

per sempre violata e demolita la condizione essenziale di ogni convivenza

sociale; vale a dire che i segreti più intimi e più gelosi con cui si svolge la vita

privata individuale, coniugale, familiare, sarebbero alla mercé di tutte le

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

24

comari pettegole e di tutti gli sfaccendati del vicinato; e se la chiaroveggenza

nel futuro divenisse a sua volta un settimo senso, ne risulterebbe paralizzata

ogni iniziativa umana, e ad ogni singolo individuo non rimarrebbe che

incrociare le braccia attendendo fatalisticamente lo svolgersi e il compiersi del

proprio destino matematicamente previsto, quanto inevitabile... E mi pare

che basti.

In base a quanto esposto, ne consegue che l’ipotesi dell’emergenza futura

delle facoltà supernormali subcoscienti, risultando contraddetta dai dati

biologici, storici, paleontologici ed antropologici, nonché da considerazioni

risolutive d’ordine psicologico-sociale, deve ritenersi assurda e inverosimile;

e ciò sia detto in omaggio alla verità per la verità, giacché, come si disse, dal

punto di vista della tesi propugnata, quella dell’indipendenza delle facoltà

supernormali subcoscienti dalle leggi che governano l’evoluzione biologica,

la soluzione affermativa del quesito in esame si concilierebbe ugualmente con

essa. Comunque, non è men vero che con la dimostrazione che le facoltà in

discorso non sono destinate ad emergere e fissarsi sul piano della coscienza

normale, viene ad aggiungersi un’ultima prova complementare importante in

favore della tesi propugnata.

LE FACOLTÀ SUPERNORMALI SUBCOSCIENTI COSTITUISCONO I SENSI

SUPERNORMALI DELLA PERSONALITÀ DOPO LA MORTE

Con quanto si venne esponendo, ritengo di avere dimostrato

esaurientemente che le facoltà supernormali subcoscienti non sono residui di

facoltà ataviche; non sono rudimenti abortivi di sensi che mai non evolsero e

mai evolveranno; non sono il patrimonio fortuito di poche subcoscienze

privilegiate; non sono destinate ad emergere in qualità di sensi periferici

dell’umanità futura; e infine, non sono il prodotto dell’evoluzione biologica

della specie.

Ora, tutte queste dimostrazioni negative, conducono inevitabilmente a

formulare una dimostrazione affermativa: quella che le facoltà supernormali

subcoscienti costituiscono i sensi spirituali della personalità integrale

subcosciente, sensi che dovranno emergere ed esercitarsi in ambiente

appropriato dopo la crisi della morte. Il mio compito sarebbe pertanto

esaurito; sennonché, in omaggio al metodo scientifico della convergenza delle

prove, m’induco a far cenno ad un’ultima osservazione di fatto la quale

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

25

converge verso la medesima dimostrazione. Tale prova emerge da una

circostanza discussa in precedenza, ed è che, di regola, le cognizioni

supernormali pervengono alla coscienza normale in forma di

rappresentazioni simboliche. Orbene: la natura simbolica di quasi tutte le

percezioni supernormali, assume un alto valore teorico, in quanto dimostra

che le medesime non risultano soltanto indipendenti dai sensi periferici, ma

eziandìo dai centri cerebrali corrispondenti; e ciò in quanto il simbolismo

delle percezioni prova che i centri cerebrali non percepiscono attivamente,

ma ricettano passivamente ciò che loro trasmette un terzo agente estrinseco,

il quale è il solo a percepire direttamente, per poi trasmettere al sensitivo le

proprie cognizioni sotto forma di rappresentazioni simboliche; e ciò

evidentemente perché le proprie percezioni risultando qualitativamente

diverse da quelle assimilabili dei centri cerebrali del sensitivo, egli è costretto

a trasmetterle sotto forma di obiettivazioni allucinatorie facilmente

interpretabili dal sensitivo o dagli interessati. Ora, siccome tale terzo agente

estrinseco non può essere altri che la personalità integrale subcosciente del

sensitivo, ne consegue che in base alle circostanze esposte, emerge palese e

inoppugnabile la controprova che la personalità integrale subcosciente è

un’entità spirituale indipendente da qualsiasi ingerenza funzionale, diretta o

indiretta, dall’organo cerebrale.

Onde apprezzare tutto il valore teorico delle conclusioni esposte, giova

rammentare in che consista l’obiezione di cui si valgono gli oppositori per

negare qualsiasi significato spiritualistico ai fenomeni dell’animismo. Essi

osservano: «gli spiritualisti affermano che se si può vedere senza gli occhi, e

sentire senza gli orecchi, ciò dimostra che le facoltà della visione e

dell’audizione, nella loro forma sostanziale di estrinsecazione, non

dipendono dagli organi specifici periferici; dimodoché deve indursene che

quando questi saranno distrutti con la morte del corpo, le facoltà della visione

e dell’audizione sopravviveranno alla loro distruzione. Ora tale

argomentazione è sbagliata, e gli spiritualisti avrebbero soltanto ragione

qualora si pervenisse a dimostrare come la visione e l’audizione

sonnamboliche risultino indipendenti dai centri cerebrali che governano gli

organi periferici; ma la verità è invece che se il chiaroveggente non vede e

non sente per il tramite degli organi periferici, però vede e sente ancora per il

tramite del cervello; e così essendo, il quesito della sopravvivenza non si

avvantaggia affatto per l’esistenza subcosciente di facoltà supernormali».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

26

Queste le argomentazioni degli oppositori. Si è visto invece che se è vero

che il chiaroveggente percepisce ancora per il tramite dei centri cerebrali,

però, non è men vero che il fatto del simbolismo delle percezioni dimostra

che queste non possono considerarsi percezioni originali o dirette, ma

solamente percezioni derivate o indirette; o, più precisamente, percezioni

trasmesse ai centri cerebrali da un terzo agente estrinseco, il quale non può

non essere indipendente dai centri cerebrali a cui trasmette sotto forma

simbolica le proprie cognizioni; o, in altri termini, non può non essere che un

agente spirituale. E siccome questo terzo agente estrinseco s’identifica con la

personalità integrale subcosciente del sensitivo, ne consegue che quest’ultima

deve considerarsi un’entità spirituale a sé, indipendente dall’organo

cerebrale, indipendente dal corpo somatico, provvista di coscienza propria, di

memoria integrale, di sensi spirituali; e in conseguenza, destinata a

sopravvivere all’organismo somatico, il quale è per essa strumento

indispensabile fino a quando persistono i suoi rapporti con l’ambiente

terreno.

* * *

E qui, a rincalzo delle conclusioni a cui si giunse, mette conto di far

rilevare un’altra circostanza di fatto, che per quanto d’ordine diverso, si

connette al tema trattato, e concorre a sua volta a rafforzare le conclusioni

stesse. Intendo alludere al fatto che le menti più elette le quali illustrarono il

campo delle ricerche metapsichiche, si trovarono concordi nell’affermare che

il fatto dell’esistenza subcosciente di facoltà supernormali trae logicamente a

inferirne la sopravvivenza dello spirito umano. Non è chi non vegga quale

alto significato teorico si contenga in tale concordanza di affermazioni. In una

mia monografia sul tema qui considerato, ho riportato una lunga sequela di

eloquenti giudizi in tal senso; ma qui, per brevità, mi limito a riferire il

giudizio del più irriducibile avversario dell’ipotesi spiritica, giudizio che

appunto per questo, assume importanza tutta speciale. Io lo deduco

dall’opera di Frank Podmore: Modern Spiritualism (vol. II, pag. 359), in cui

si osserva:

«Sia o non sia vero che le condizioni dell’al di là permettano a chi vi

soggiorna di entrare qualche volta in rapporto coi viventi; in ogni modo è

palese che tale questione diverrebbe di secondaria importanza qualora si

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

27

pervenisse a dimostrare, in base a facoltà inerenti al nostro spirito, che la vita

dell’anima non è vincolata alla vita del corpo. O, in altri termini, non può non

concedersi che se è vero che nel sonno medianico od estatico lo spirito

conosce ciò che avviene a distanza, scorge le cose nascoste, prevede

l’avvenire e scruta nel passato come in un libro aperto, allora - tenuto conto

che tali facoltà non furono certamente acquisite nel processo di evoluzione

terrena, il cui ambiente è inadatto al loro esercizio, e non ne giustifica

l’emergenza - allora, dico, appare legittima inferenza il concluderne che tali

facoltà dimostrano la esistenza di un altro mondo più elevato, in cui esse

dovranno esercitarsi liberamente, in armonia con un altro ciclo evolutivo non

più condizionato dal nostro ambiente terreno. In breve, tali facoltà

dovrebbero considerarsi non già residui, ma rudimenti; nel senso, cioè, di

una promessa per il futuro, non già di un’inutile eredità del passato.

«Ed è importante aggiungere che la teoria che qui si presenta in abbozzo,

non è punto una speculazione filosofica fondata su presupposizioni

inverificabili, ma è un’ipotesi scientifica, fondata sopra l’interpretazione di

una precisa classe di fatti. Sennonché, trattandosi di fatti, noi siamo tenuti a

considerare non già soltanto la validità delle inferenze da essi ricavabili, ma

soprattutto l’autenticità dei fatti stessi. Ora è da tale punto di vista che la

posizione del Myers appare vulnerabile. Queste le condizioni del dibattito:

sarebbe vano il contestare che se si potesse provare l’autenticità dei fenomeni

di precognizione, di retrocognizione, di chiaroveggenza, con gli altri tutti che

testificano come nel nostro spirito si rinvengano facoltà psicosensorie

trascendentali, allora il fatto dell’indipendenza dello spirito dal corpo

risulterebbe manifesto; sennonché le prove di tal sorta sembrano per ora

lungi dal dimostrarsi adeguate al compito, e sono forse appena sufficienti a

giudicarne l’inferenza».

Ripeto che queste osservazioni del Podmore, sebbene affermative sub

conditione, rivestono importanza speciale, per il fatto che chi così si esprime

fu il più tenace avversario dell’ipotesi spiritica. Come si vede, il Podmore,

posto di fronte a una classe di manifestazioni di cui non poteva negare il

significato contrario alla teoria dell’evoluzione biologica della specie, ricorre

all’ultima risorsa degli oppositori sistematici, che è quella di mettere in

dubbio l’esistenza dei fatti; dubbio che io non mi indugerò a confutare, visto

che odiernamente, se si discute ancora intorno all’autenticità di talune

categorie di fenomeni fisici del medianismo, non si discute più intorno

all’esistenza di facoltà supernormali subcoscienti, la quale è da tutti

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

28

riconosciuta; il che è dovuto soprattutto all’opera ammirevole di due geniali

indagatori: il professore Richet e il dottore Osty.

Noto ancora che nel brano citato il Podmore concorda mirabilmente con

chi scrive nell’affermare che dal punto di vista della dimostrazione scientifica

dell’esistenza e sopravvivenza dell’anima, sono i fenomeni animici che

contano, mentre i fenomeni spiritici non apportano che la prova

complementare, per quanto importante, della dimostrazione stessa. Ed anche

a tal proposito deve convenirsi che se il Podmore afferma tutto ciò, allora

vuol dire che tale verità risulta incontestabile. E pertanto non mi rimane che

segnalare ai lettori l’immensa importanza teorica di un tal fatto, col quale si

toglie di mano agli avversari l’unica arma di cui dispongono per

combattere l’ipotesi spiritica.

Posto ciò, mi lusingo che gli oppositori i quali mi leggeranno, vorranno

ricordarsi per l’avvenire che ogni qual volta essi ritengono di combattere

l’ipotesi spiritica ricorrendo ai poteri della criptestesia onnisciente, essi in

realtà non fanno che dimostrare l’esistenza e la sopravvivenza dell’anima,

ponendosi dal punto di vista dell’animismo, anziché da quello dello

spiritismo; il che torna precisamente lo stesso.

Noto che con quanto esposto, si è raggiunta una prima importantissima

conclusione teorica in dimostrazione della tesi qui propugnata, alla quale ne

seguiranno altre ugualmente incontestabili, che appariranno

cumulativamente risolutive.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

29

CAPITOLO II

I POTERI SUPERNORMALI DELLA SUBCOSCIENZA POSSONO CIRCOSCRIVERSI IN

LIMITI DEFINITI

Questo secondo capitolo si connette indissolubilmente al primo,

completandone e rafforzandone le conclusioni; ma in pari tempo giova

osservare che ove anche, per ora, non fosse possibile circoscrivere i limiti in

cui si esercitano le facoltà supernormali subcoscienti, e conformemente vi

fosse chi si ritenesse in diritto di accordar loro teoricamente l’onniscienza

divina, contuttociò le conclusioni emergenti dall’analisi approfondita dei

fenomeni animici rimarrebbero ugualmente invulnerabili, e ciò per la buona

ragione che più si divinizza la personalità integrale subcosciente, e più si

rafforza la tesi qui propugnata, secondo la quale l’animismo prova lo

spiritismo.

Comunque, siccome il conferire l’onniscienza divina alla subcoscienza

umana risulta pretesa fantastica e filosoficamente assurda, giova dimostrare

sulla base dei fatti che gli oppositori cadono in errore allorché ritengono che

non si possano assegnare limiti alla potenzialità inquisitrice delle facoltà

supernormali, e in conseguenza che risulti teoricamente legittimo attribuire

sempre maggiori latitudini alle facoltà stesse a misura che si realizzano casi

sempre più complessi da dilucidare. Argomentazione quest’ultima

supremamente comoda, dalla quale gli oppositori ne desumono un’altra, ed è

che, in ogni modo, la semplice esistenza di tale possibilità teorica basta da

sola a neutralizzare l’interpretazione spiritualista dei fenomeni medianici.

Ripeto invece che così argomentando, gli oppositori cadono in un grave

errore, e ciò in quanto tutto concorre a dimostrare che risulta già da ora

possibile circoscrivere in limiti definiti la potenzialità delle facoltà

supernormali.

Il che si deduce anzitutto dall’esistenza di una gran legge cosmica, la quale

governa l’universo fisico e quello psichico, ed è la legge di affinità, che

nell’universo fisico si estrinseca in virtù delle forze di attrazione e ripulsione,

dalle quali derivano l’organizzazione dei soli e dei mondi, e tutte le

combinazioni chimiche della materia cosmica, mentre in ambiente psichico si

estrinseca sotto forma di rapporto psichico, il quale, dal punto di vista che ci

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

30

riguarda, circoscrive in limiti relativamente angusti i poteri inquisitori delle

facoltà supernormali; il che può dimostrarsi in base alle prove per analogia

ricavabili dalle modalità con cui si estrinsecano talune varietà di vibrazioni

fisiche. Così dicasi, ad esempio, delle modalità con cui si estrinseca l’energia

cosmica nella telegrafia senza filo e nella radio. Quest’ultima applicazione

della scienza dimostra in guisa certa che noi esistiamo immersi in un turbine

inestricabile di vibrazioni d’ogni sorta, le quali, a nostra insaputa, traversano

fulmineamente l’ambiente in cui viviamo e i nostri stessi organismi. Orbene:

che cosa si osserva nell’applicazione della radio? Questo sopratutto: che se si

vuole ricettare qualcosa delle serie infinite di vibrazioni che da ogni parte ci

assalgono, dobbiamo uniformarci alla legge di affinità universale, in base alla

quale si apprende che ogni simile attrae il proprio simile e respinge il

dissimile.

Ora, nel caso nostro, in cui si tratterebbe di un universo di vibrazioni,

l’applicazione della legge di affinità consiste nel regolare il meccanismo della

radio con la lunghezza d’onda che ci si propone di catturare; e così facendo,

noi perverremo a ricettare quella precisa graduazione d’onda corrispondente

alla manifestazione auditiva ricercata, e nulla più.

Questi i fatti: ora applicando alla corrispondente sezione delle vibrazioni

psichiche qui considerate gli ammaestramenti ricavabili da tale eloquente

analogia, dovrà inferirsene che se è vero che le subcoscienze umane

carpiscono e registrano le vibrazioni psichiche del pensiero di persone

lontane, allora tale ricettazione dovrà considerarsi circoscritta alle persone

vincolate affettivamente, o in altre guise, con la subcoscienza ricettatrice; vale

a dire che quest’ultima - come avviene per la radio - abbisogna di essere

regolata sulla medesima lunghezza d’onda corrispondente alla tonalità

vibratoria che differenzia da ogni altra la persona lontana ricercata; ciò che in

termini metapsichici si denomina rapporto psichico, in base al quale si

apprende che i medium pervengono a ricavare ragguagli dalle subcoscienze

di persone lontane solo a condizione che si realizzino le seguenti modalità

sperimentali: quando il sensitivo od il medium conoscono la persona lontana;

o, in assenza di ciò, quando la conosca lo sperimentatore; e in difetto anche di

questo, quando venga consegnato al sensitivo od al medium un oggetto

lungamente adoperato dalla persona lontana da ricercarsi (psicometria).

In altre parole: tutto ciò significa che le singole subcoscienze umane non

potranno mai ricettare i pensieri di persone sconosciute (nei tre sensi indicati)

alle proprie personalità coscienti, e ciò in quanto non conoscendole, ignorano

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

31

la tonalità vibratoria che le caratterizza, e in conseguenza non possono

rintracciarle. Si ponga mente pertanto che in assenza delle tre modalità

sperimentali sopra enumerate non è possibile che un sensitivo od un medium

pervengano ad entrare in rapporto con la subcoscienza di persone lontane,

così come non è possibile con la radio entrare in rapporto con una stazione

ricevente che non sia regolata sulla medesima lunghezza d’onda. Ora tutto

ciò equivale a dire che i casi d’identificazione personale di defunti sconosciuti

a tutti i presenti, quando siano conseguiti in assenza di oggetti

psicometrizzabili, conducono razionalmente ad ammettere la presenza

all’altro capo del filo del defunto comunicante. Emerge pertanto palese che la

legge del rapporto psichico vale a circoscrivere in limiti ben definiti le facoltà

supernormali inquisitrici della subcoscienza umana.

E con questo si è raggiunta una seconda conclusione teorica rigorosamente

fondata sui fatti, complementare della prima e a tal segno importante da

renderla invulnerabile. Infatti, se non possono realizzarsi fenomeni di

comunicazioni telepatiche a distanza senza il previo stabilirsi del rapporto

psichico, e se il rapporto psichico può soltanto ottenersi per ausilio delle tre

modalità sperimentali indicate, allora la prova scientifica della sopravvivenza

è già da ora acquisita in base alla categoria dei casi d’identificazione

personale di defunti a tutti sconosciuti, i quali si manifestino in guisa

indipendente da ogni forma di rapporto psichico terreno. Al qual proposito,

anche questa volta è da rilevarsi che le conclusioni in discorso rimangono

invulnerabili ove anche risultasse vero che la telepatia sconfina sovente nella

telemnesia onnisciente, secondo la quale le facoltà inquirenti dei medium

avrebbero il potere d’insinuarsi nelle subcoscienze di persone lontane per ivi

selezionarvi i ragguagli che loro abbisognano per mistificare il prossimo;

ragguagli - si noti bene - che quasi sempre non riguardano la persona

selezionata, bensì terze persone dalla medesima conosciute in tempi ben

sovente remoti; ciò che rende più che mai fantastica e insostenibile l’ipotesi in

esame. Orbene: malgrado tale assurda estensione conferita dagli oppositori a

una facoltà la quale esiste bensì, ma in limiti di gran lunga più modesti, e si

estrinseca con modalità percettive diverse da quelle presupposte, modalità

che tolgono ogni valore all’obiezione in discorso; malgrado ciò, essa non

infirmerebbe le conclusioni a cui si giunse, visto che il medium non potrebbe

ottenere il proprio scopo ogni qual volta venissero a mancare le tre modalità

sperimentali richieste onde stabilire il rapporto psichico con una persona

lontana.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

32

Ne deriva che già da ora si sarebbe autorizzati a proclamare la grande

novella che la dimostrazione scientifica della sopravvivenza umana risulta

acquisita alla scienza; e naturalmente se così è in base alla speciale categoria

dei casi d’identificazione personale di defunti a tutti sconosciuti, allora dovrà

inferirsene che non è più il caso di annaspare sofismi per negare valore di

prove ai casi dei defunti i quali forniscono ragguagli personali ignorati da

tutti i presenti, ma noti a persone lontane conosciute da uno sperimentatore.

Del resto, anche quest’altra modalità di estrinsecazione attribuita alla

telemnesia non esiste, ed è facile dimostrarlo mediante l’analisi comparata dei

casi di tal natura. Sennonché, a tale scopo occorrerebbe svolgere

adeguatamente il tema riguardante i poteri della telemnesia, facendo in tal

guisa emergere com’essa in realtà si estrinsechi con modalità ben diverse da

quelle presupposte, modalità che la rendono praticamente inapplicabile al

caso nostro: ma per farlo non potrei esimermi dal citare e commentare una

serie adeguata di casi del genere, il che apparirebbe fuori luogo in un lavoro

di sintesi qual’è il presente. Avverto pertanto che tale dimostrazione io l’ho

già fatta in una lunga monografia recante il titolo: Telepatia, Telemnesia e la

legge del rapporto psichico; per cui rimando a tale mio lavoro chiunque

desideri approfondire il tema. Qui dovrò limitarmi a riferire in riassunto le

conclusioni a cui giunsi in tale mia laboriosa fatica di analisi comparata; in

base alla quale risulta che l’ipotesi della telemnesia appare sufficientemente

provata nei limiti di una ricezione di ragguagli strettamente personali a un

individuo lontano il quale si trovi in rapporto psichico col medium; e ciò - si

noti bene - unicamente quando si tratti di ragguagli esistenti ancora vivaci

sulla soglia della di lui coscienza; mentre non esistono affatto prove in

favore della ricezione di ragguagli riguardanti terze persone conosciute

dall’individuo medesimo. Da notarsi che volendo ugualmente propugnare

l’esistenza di quest’ultima forma di telemnesia, dovrebbe ammettersi che le

facoltà inquirenti della subcoscienza abbiano la potenzialità prodigiosa di

selezionare i ragguagli mnemonici più insignificanti riguardanti terze

persone, cogliendoli infallibilmente nel mezzo al groviglio inestricabile di

analoghe registrazioni mnemoniche latenti nei recessi della subcoscienza

dell’individuo selezionato.

Risulta pertanto palese che prima di conferire alle facoltà subcoscienti una

virtù selezionatrice a tal segno portentosa, occorrerebbero delle buone prove

di fatto in tal senso, le quali invece non esistono, e neanche esistono incidenti

sperimentali affini che suggeriscano vagamente tale possibilità. Per converso,

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

33

ripeto che si conoscono buone prove in favore di una telemnesia unicamente

ricettatrice di ragguagli strettamente personali all’individuo lontano entrato

in rapporto subcosciente col medium; ma ciò a condizione che i ragguagli

stessi esistano ancora vivaci sulla soglia della di lui coscienza. Stando le cose

in questi termini, ne deriva che le deduzioni teoriche da formularsi in base a

tale modalità di telemnesia, avrebbero una portata teorica ben diversa da

quella presunta dagli oppositori, visto che in simili contingenze la telemnesia

non si eserciterebbe attivamente selezionando, ma passivamente ricevendo

impressioni; ciò che restringerebbe in limiti molto angusti la potenzialità

ricettiva della telemnesia. E quest’ultimo rilievo assume importanza teorica

grandissima, come più oltre dimostreremo.

A questo punto mi sento in dovere d’informare che con la celebre medium

Mrs. Osborne Leonard si realizzano talvolta delle apparenti eccezioni alla

regola implicita nell’asserto che nei casi di telemnesia l’analisi comparata

dimostra come i ragguagli personali percepiti dai medium non riguardano

mai terze persone conosciute dall’individuo lontano selezionato, bensì

soltanto ragguagli strettamente personali all’individuo stesso. Ora, invece,

nei casi d’identificazione spiritica conseguiti con la medium in parola, si

rileva che i defunti comunicanti forniscono talora ragguagli riguardanti terze

persone conosciute dall’individuo lontano in discorso, ragguagli che non

possono essere carpiti nella subcoscienza dello sperimentatore, in quanto

quest’ultima non li conosceva. E’ vero che nell’ipotesi della presenza

spirituale sul posto del defunto comunicante, la perplessità teorica in esame

non esisterebbe, giacché i ragguagli di cui si tratta riguardano sempre i

familiari e gli amici del defunto, ma dal punto di vista della discussione in

corso, giova non tenere conto di tale logica interpretazione dei fatti. Mi

accingo pertanto a riferire le dialogizzazioni istruttive che si svolsero tra il

rev. Drayton Thomas e le personalità medianiche del padre suo e della sorella

Etta in occasione di taluni incidenti del genere. Quest’ultima osserva quanto

segue a proposito di una borsa ricamata che una persona amica aveva

pensato di regalare alla madre vivente del rev. Thomas, pensiero intercettato

dall’entità spirituale del padre defunto, e confidato al figlio:

«Supponiamo che il pensiero in discorso abbia raggiunto la madre tua;

esso rimane intercettato dall’aura di lei, come ti spiegò nostro padre. Ora se io

mi fossi trovata con tua madre, avrei potuto attingerlo nella sua aura, e

qualche volta avrei potuto attingervi un pensiero di tal natura anche se vi si

fosse trovato dal giorno precedente; giacché vi sono individui la cui aura

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

34

ritiene i pensieri per un dato tempo, laddove altri non li ritengono; onde

avviene che noi perveniamo a ricavare informazioni del genere da una

persona, e non vi perveniamo con un’altra» (pagg. 100-1).

Così la sorella Etta; e il padre del rev. Thomas afferma la medesima cosa

riferendosi all’aura di colui che funge da sperimentatore. Egli informa:

«Quando mi trovo con te ben sovente ricetto i pensieri che persone lontane

ti rivolgono in quel momento. I pensieri a te rivolti, rimangono impigliati

nella tua aura, ed io pervengo a discernerli e a interpretarli» (pag. 96).

E poco più oltre egli aggiunse:

«Sì, la tua aura è sensibilissima ai pensieri a te rivolti. Per servirmi di

un’analogia fotografica, dirò che la tua aura è simile a una lastra

sensibilizzata la quale ricetti impressioni e pensieri. Tu puoi non accorgerti

dell’esistenza di queste impressioni e di questi pensieri, perché non hai modo

di sviluppare la lastra, laddove io sono in grado di svilupparla» (pag. 98).

Il rev. Drayton Thomas così commenta:

«Normalmente noi siamo inconsapevoli che i pensieri a noi rivolti da

persone lontane ci raggiungano; eppure la telepatia sperimentale ha

dimostrato che tali pensieri possono raggiungerci effettivamente. Le analogie

della telegrafia senza filo e della radio appariscono molto suggestive in

proposito, in quanto dimostrano che tali apparati in funzione determinano

un’azione formidabile nel mezzo eterico, della quale noi rimaniamo

inconsapevoli fino a quando non viene posto a nostra disposizione uno

strumento ricevitore, il quale intercetta e interpreta per noi le vibrazioni

eteriche che passano. Analogamente, a quel che sembra, il padre mio risulta

capace d’interpretare un pensiero il quale vibri attivamente a me vicino».

(Life Beyond Death, pagg. 95-96).

In base a quanto esposto, emerge palese che gli episodi di tal natura

risultano radicalmente diversi da quelli qui contemplati, e in conseguenza

non costituiscono affatto delle eccezioni alla regola dianzi formulata, visto

che nel caso del rev. Drayton Thomas non si tratterebbe di ragguagli

mnemonici riguardanti terze persone conosciute dall’individuo lontano e

carpiti attivamente nella di lui subcoscienza, bensì di pensieri rivolti da terze

persone all’individuo in discorso, e percepiti passivamente dal medium in

quanto rimarrebbero per qualche tempo impigliati nell’aura delle persone a

cui sono rivolti. In altre parole: ci si troverebbe in presenza di un fenomeno

ordinario di trasmissione telepatica del pensiero, con la differenza che

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

35

l’impulso telepatico, risultando debole, non emergerebbe nella coscienza

normale del soggetto, mentre per uno spirito comunicante quel dato pensiero

sarebbe percepibile nell’aura dell’individuo che lo ricetta.

Ora se tutto ciò appare teoricamente molto interessante ed istruttivo sotto

altri aspetti teorici, però non ha nulla di comune col quesito qui considerato,

in cui si tratta d’invadenze selezionatrici nelle subcoscienze altrui, non già di

percezioni passive nell’aura altrui.

Eliminata questa prima perplessità teorica, ne rimane una seconda da

schiarire, e consiste nel fatto che si riscontrano episodi i quali apparentemente

contraddicono una delle proposizioni maggiori contenute nella tesi

propugnata, proposizione secondo la quale anche nella circostanza di

ragguagli strettamente personali all’individuo con cui i sensitivi ed i medium

si trovano in rapporto, si rileverebbe che i ragguagli percepiti riguardano

sempre il di lui pensiero attuale, o i ricordi vibranti ancora vivaci sulla soglia

della di lui coscienza; vale a dire che una relativa vivacità latente nei ricordi

sarebbe condizione indispensabile affinché vengano percepiti dai sensitivi e

dai medium, e ciò conforme all’asserto che le facoltà supernormali dei

medesimi non agiscono attivamente selezionando eventi nelle subcoscienze

altrui, bensì passivamente ricettando e interpretando le vibrazioni del

pensiero. Orbene: per quanto fondato risulti quest’ultimo asserto, nondimeno

si riscontrano episodi eccezionali che apparentemente lo contraddicono,

consistendo essi in ricettazione di eventi più o meno antichi del passato

altrui. Ecco un esempio del genere, ch’io tolgo dal vol. XI, pag. 124, dei

Proceedings of the S. P. R.

Miss Goodrich-Freer, la nota sensitiva a cui si deve uno studio magistrale

sulle proprie esperienze di visione nel cristallo, riferisce numerosi incidenti di

lettura del pensiero, tra i quali, il seguente:

«Mi ero recata per la prima volta a visitare un’amica che di recente era

andata sposa. Io non conoscevo lo sposo, ma da quanto avevo sentito mi

attendevo di trovare un perfetto gentiluomo, dall’animo nobile e dall’elevata

posizione sociale. Quando mi fu presentato, rilevai ch’egli si studiava di

riuscire gradito e di dimostrarsi squisitamente ospitale con le persone

convenute a casa sua. Con tutto ciò, fin dal primo momento in cui ebbi

occasione di osservarlo con qualche attenzione, fui disturbata da una forma

curiosa di allucinazione che mi rese perplessa sul di lui conto. In qualunque

situazione egli si trovasse - sia a tavola che in salotto o al pianoforte - per me

lo sfondo che circondava la sua persona scompariva, per essere sostituito da

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

36

una visione in cui scorgevo il medesimo signore nella sua fanciullezza, che mi

guardava con espressione del più abbietto terrore, con la testa abbassata, le

spalle alzate e le braccia protese, come per difendersi da una tempesta di

pugni che gli piovesse sulla schiena.

«Naturalmente m’indussi a fare indagini in proposito, pervenendo a

sapere che la scena da me visualizzata eragli capitata realmente nella sua

fanciullezza, a una scuola civica, in conseguenza di una bassa azione di frode,

per la quale egli era stato espulso ignominiosamente, ed aveva dovuto

sottostare a una severa sanzione di pugilato da parte dei suoi camerati.

«Come spiegare simile forma di visualizzazione veridica? Io penso che

fosse simbolica, e che rappresentasse una sorta di preavviso circa l’atmosfera

morale che circondava l’uomo che mi stava dinanzi - un saggio delle di lui

qualità di gentiluomo; - e tale mia impressione venne giustificata dal fatto che

le diffidenze generatesi in me per la visione avuta, furono ampiamente

convalidate dalle vicende disastrose che susseguirono. Tali visualizzazioni mi

sembrano analoghe a quelle evocate pel tramite della psicometria, le quali

non risultano visioni telepatiche, ma impressioni psichiche. E mi pare che

sarebbe assurdo il pretendere che la scena da me visualizzata, occorsa dieci

anni prima, fosse in quel momento presente alla mentalità del protagonista».

Questo l’episodio interessante riferito da Miss Goodrich-Freer, la quale ha

pienamente ragione di escludere che la sua visione traesse origine dal

pensiero cosciente del protagonista il quale si fosse in quel momento

ricordato dell’evento vergognoso capitatogli nella fanciullezza. Eliminata tale

ipotesi, èccoci di fronte a un esempio conforme a quanto si fece osservare, in

cui una sensitiva percepisce nelle subcoscienze altrui ragguagli personali di

data molto antica. Per le conclusioni teoriche da formularsi, giova anche

questa volta rilevare in primo luogo come nell’episodio in esame l’incidente

occorso riguardasse l’esistenza personale del protagonista, e non mai le

vicende di un terzo qualunque da lui conosciuto; in secondo luogo, e dal

punto di vista che ci concerne, giova osservare che l’incidente visualizzato,

per quanto lontano nel tempo, era però di natura tale da imprimersi

indelebilmente nell’animo di chi l’aveva subito, in guisa da vibrare in

permanenza - per così esprimersi - sulla soglia della coscienza di chi ne fu

protagonista, risultando in tal guisa percepibile, in forma obiettivata di

visione, alla sensitiva in discorso.

E con questo, mi pare di avere schiarita l’apparente contraddizione

esistente tra i casi del genere esposto e l’asserto che le facoltà supernormali

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

37

dei medium ricettano passivamente il pensiero altrui; nel qual caso emerge

palese che dovrebbero soltanto percepire il contenuto dei pensieri attuali, o

dei pensieri vibranti ancora vivaci sulla soglia della coscienza dell’individuo

con cui sono in rapporto. Così stando le cose, ne deriva che i casi della natura

in esame provano soltanto come nella vita degli individui si riscontrino

eventi più o meno drammatici i quali per le tempeste emozionali suscitate

nell’animo di chi ne fu protagonista, conservano una graduazione vibratoria

che li mantiene in permanenza vivaci sulla soglia della coscienza del

protagonista stesso.

Infine, da un altro punto di vista, giova prendere nota della differenza

radicale esistente tra la natura importante del ragguaglio in esame, rivelatore

di un carattere, e i ragguagli letteralmente insignificanti per se stessi, ma

indispensabili per l’identificazione personale, forniti a richiesta dai defunti

comunicanti; e giova prenderne nota in quanto la natura insignificante di

questi ultimi rende più che mai assurdo il presumere che i medium

pervengano a scovarli, selezionarli, carpirli di riflesso nelle subcoscienze di

chi non ebbe a farne esperienza.

Eliminata anche questa seconda perplessità teorica, torno in argomento,

cominciando con l’insistere nel segnalare la circostanza di fatto che più di

ogni altra deve tenersi presente, ed è che l’analisi comparata dei casi di

telemnesia dimostra che i ragguagli personali percepiti dai medium non

riguardano mai terze persone conosciute dall’individuo che ne subisce

l’influsso a distanza; ed insisto su tale circostanza in quanto per arrivare a

spiegare con la telemnesia certi casi importanti d’identificazione spiritica,

occorrerebbe invece presumere costantemente il fenomeno della selezione

nelle subcoscienze altrui di ragguagli occorsi a terze persone conosciute in

passato dall’individuo lontano. E quest’ultimo rilievo assume un valore

teorico capitalissimo, non solo perché riduce l’ipotesi in esame nei limiti

modesti che le competono, ma perché trae a concluderne che se la telemnesia

esiste, allora si estrinseca con modalità percettive diverse da quelle

presupposte, modalità che tolgono alla medesima ogni valore di obiezione

neutralizzante l’interpretazione spiritualista dei fatti; e ciò in quanto una

volta escluso che possa estrinsecarsi in senso attivo selezionando, allora la

telemnesia appare riducibile a un fenomeno di percezione passiva a distanza

del pensiero attuale, o del pensiero ancora vibrante sulla soglia della

coscienza di persona che si trovi in rapporto psichico col medium; nel qual

caso s’identifica coi fenomeni della chiaroveggenza telepatica, il che equivale

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

38

ad ammettere che la sua capacità dilucidatrice nelle manifestazioni

medianiche dei defunti, si ridurrebbe in limiti così modesti da risultare

inapplicabile ai casi importanti d’identificazione spiritica.

Resta inteso pertanto che i poteri delle facoltà supernormali subcoscienti

possono già da ora circoscriversi in limiti definiti, con ciò togliendo di mano

agli oppositori l’unico ordigno offensivo che loro rimaneva, ordigno

esuberantemente posto in opera dai medesimi, ogni qual volta si affacciano

perplessità teoriche insormontabili con ipotesi naturalistiche; e tutto ciò in

perfetta buona fede.

Conformemente, anche questa volta rilevo che con quanto esposto si è

raggiunta una terza importantissima conclusione teorica in favore

dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito umano, alla quale ne seguiranno

parecchie altre ugualmente incontestabili, che appariranno cumulativamente

risolutive.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

39

CAPITOLO III

LE COMUNICAZIONI MEDIANICHE TRA VIVENTI PROVANO LA REALTÀ DELLE

COMUNICAZIONI MEDIANICHE COI DEFUNTI

Non dimentichiamo che con l’appellativo di fenomeni medianici

propriamente detti, viene designato un complesso di manifestazioni

supernormali, d’ordine fisico e psichico, le quali si estrinsecano pel tramite di

un sensitivo denominato medium, e ciò in quanto egli appare uno strumento

al servizio di una volontà che non è più sua. Ora tale volontà può essere

quella di un defunto, come quella di un vivente; e quando la volontà di un

vivente agisce in tal guisa a distanza, non può farlo che in virtù delle

medesime facoltà spirituali esercitate da un defunto: facoltà subcoscienti e

supernormali per un vivente; coscienti e normali per un defunto. Ne deriva

che le due classi di manifestazioni risultano identiche per natura, con la

distinzione puramente formale che quando si estrinsecano per opera di un

vivente rientrano nell’orbita dei fenomeni animici propriamente detti; e

quando ciò avviene per opera di un defunto, rientrano nell’orbita vera e

propria dei fenomeni spiritici. Emerge pertanto palese che le due classi di

manifestazioni risultano l’una il completamento dell’altra, e ciò fino al punto

che lo spiritismo mancherebbe di base se non esistesse l’animismo.

E’ questo un tema di suprema importanza teorica, ed io lo svolsi a fondo in

una lunga monografia in cui sono raccolti e commentati numerosi e svariati

casi del genere. E la grande importanza del tema consiste in ciò, che i casi di

comunicazioni medianiche tra viventi, realizzandosi con processi identici a

quelli per cui si estrinsecano le comunicazioni medianiche coi defunti,

offrono la possibilità di meglio compenetrare la genesi di queste ultime,

apportando nuova luce sulle cause degli errori, delle interferenze, delle

mistificazioni subcoscienti che in esse si riscontrano; ma soprattutto

contribuendo a provare con rara efficacia la realtà delle comunicazioni

medianiche coi defunti, e ciò per la considerazione che nelle comunicazioni

medianiche tra viventi è dato verificare la realtà integrale del fenomeno

interrogando le persone poste ai due capi del filo; dal che la suggestiva

inferenza che quando all’altro capo del filo si trovi un’entità medianica la

quale affermi di essere uno spirito di defunto, e lo provi fornendo ragguagli

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

40

personali ignorati da tutti i presenti, in tal caso dovrebbe razionalmente

concludersi che all’altro capo del filo debba trovarsi l’entità del defunto sé

affermante presente; così come nelle comunicazioni tra viventi si riscontra

positivamente che all’altro capo del filo trovasi il vivente manifestatosi

medianicamente.

Nella mia monografia avevo suddiviso i fenomeni delle comunicazioni

medianiche tra viventi in sette categorie; nella prima delle quali si

contemplavano gli episodi del genere in tutto affini alla trasmissione del

pensiero, salvo la circostanza che si estrinsecavano medianicamente. Nelle

altre, si consideravano successivamente i messaggi inconsapevolmente

trasmessi al medium da persone immerse nel sonno, e da persone in

condizione di apparente veglia; indi quelli conseguiti per espressa volontà

del medium, il quale vi perveniva pensando intensamente alla persona

lontana con cui desiderava comunicare; poi quelli trasmessi al medium per

espressa volontà di persone lontane; indi i casi di transizione, in cui il vivente

comunicante era un moribondo, e infine i messaggi medianici tra viventi

trasmessi per ausilio di un’entità spirituale.

Nella prima categoria, in cui si trattava di episodi affini alla trasmissione

del pensiero, salvo la circostanza che si estrinsecavano medianicamente con

la scrittura automatica, gli episodi riferiti offersero occasione di rilevare che le

mistificazioni subcoscienti quali si riscontrano nelle comunicazioni dei

defunti, si realizzavano in guisa identica nelle comunicazioni dei viventi, e

siccome in queste ultime era possibile indagarne le cause, ne derivava un

insegnamento istruttivo il quale schiariva le perplessità inerenti alle

mistificazioni analoghe nelle comunicazioni dei defunti.

Nella seconda categoria, in cui si consideravano i messaggi

inconsapevolmente trasmessi al medium da persone lontane immerse nel

sonno, si ebbe occasione di far valere una delle maggiori acquisizioni teoriche

poste in luce dalla mia monografia, e cioè che la caratteristica delle

comunicazioni medianiche tra viventi consiste nel fatto che tra l’agente e il

percipiente si svolgono ordinariamente delle lunghe dialogizzazioni, le quali

dimostrano come non si tratti più di un fenomeno di trasmissione telepatica

del pensiero, bensì di una vera e propria conversazione tra due personalità

integrali subcoscienti; con le conseguenze teoriche che ne derivano.

Nella terza categoria, in cui si consideravano i messaggi involontariamente

trasmessi al medium da persone in condizioni di apparente veglia, ci si

offerse il destro di dimostrare l’inesistenza presumibile di tale forma di

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

41

comunicazioni medianiche tra viventi, e ciò in assenza di esempi

adeguatamente circostanziati i quali valgano a dimostrare che ad una

persona in condizioni di veglia, possa accadere di entrare involontariamente

in comunicazione medianica con un sensitivo a distanza, anche quando non

pensi a lui. In base alle risultanze di fatto, dovrebbe dirsi invece che per

realizzarsi episodi consimili, si richiede per lo meno che la persona in

condizioni di veglia sia colta da un breve periodo di sonnolenza, o di

sonnambulismo vigile, o di assenza psichica: ovvero che pensi più o meno

intensamente alla persona lontana.

Nella quarta categoria in cui si consideravano i messaggi conseguiti per

espressa volontà del medium, si contenevano casi rivestenti un grande valore

teorico, inquantoché il loro modo d’interpretarli rivestiva efficacia risolutiva

intorno al modo d’interpretare i casi d’identificazione spiritica fondati sui

ragguagli personali forniti dai defunti comunicanti; efficacia la quale

emergeva dalla circostanza che i casi delle comunicazioni medianiche tra

viventi fornivano la più preziosa delle riconferme circa il fatto che le

comunicazioni medianiche dei defunti, lungi dal consistere in un assurdo

processo selezionatore di ragguagli personali carpiti nelle subcoscienze di chi

conobbe in vita il sedicente defunto comunicante, consistevano invece

positivamente in una conversazione vera e propria col defunto stesso, visto

che se ciò avveniva per le comunicazioni medianiche tra viventi, allora

doveva avvenire razionalmente per le comunicazioni medianiche dei defunti;

conclusioni che annullavano l’unica obiezione di cui disponevano gli

oppositori per non accogliere l’interpretazione spiritualista delle

manifestazioni in esame.

Nella quinta categoria in cui si riferivano i messaggi trasmessi al medium

per espressa volontà di una persona lontana, si rilevava anzitutto la rarità dei

messaggi di tal natura, laddove invece i medesimi messaggi a carattere

spontaneo risultavano abbastanza frequenti nelle condizioni di sonno palese

o larvato dell’agente; e questi ultimi apparivano più importanti dei primi,

giacché nel caso di un messaggio trasmesso al medium per espressa volontà

di una persona lontana, si trattava limitatamente di un fenomeno di

trasmissione telepatico-medianica, e quindi di un messaggio puro e semplice,

che non assumeva mai lo sviluppo di una dialogizzazione; laddove nel caso

di una persona in sonno palese o larvato, le manifestazioni assumevano

sovente questo carattere; e quando lo assumevano, ciò significava che non si

trattava più di un fenomeno di trasmissione telepatico-medianica del

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

42

pensiero, bensì di una conversazione vera e propria tra due personalità

spirituali subcoscienti; ammenochè non si trattasse di un messaggio di

vivente trasmesso per ausilio di un’entità spirituale.

Comunque, il significato dei casi appartenenti alla categoria in discorso,

non mancava di convalidare a sua volta l’ipotesi spiritica, giacché se la

volontà cosciente di uno spirito di vivente poteva agire a distanza sulla mano

di un medium psicografo, in guisa da dettargli il proprio pensiero, nulla

impediva d’inferirne che la volontà cosciente di uno spirito disincarnato

pervenisse ad agire analogamente; come pure, se in base alle comunicazioni

medianiche tra viventi, in cui era dato accertare l’autenticità del fenomeno

interrogando le persone poste ai due capi del filo, risultava positivamente

dimostrato che il messaggio medianico proveniva dal vivente lontano sé

affermante presente, allora quando all’altro capo del filo si trovava un’entità

medianica la quale affermasse di essere uno spirito di defunto, e lo provasse

fornendo ragguagli personali ignorati dai consultanti e dal medium, diveniva

teoricamente legittimo inferirne che all’altro capo del filo dovesse trovarsi

effettivamente l’entità del defunto sé affermante presente. In altri termini: per

entrambe le categorie indicate avrebbe da escludersi la ipotesi delle

personificazioni subcoscienti, di cui tanto si abusò fino ad oggi. Niente,

dunque, personificazioni effimere d’ordine onirico-sonnambolico in rapporto

alle comunicazioni medianiche tra viventi; e in conseguenza, nulla di simile

anche in rapporto alle comunicazioni con entità di defunti i quali forniscano

le prove richieste d’identificazione personale.

Nella sesta categoria si consideravano i casi, a loro volta assai rari, in cui la

persona che si comunicava medianicamente era morta in quel momento, o

moribonda; casi che rappresentavano la via di transizione tra i fenomeni

animici e quelli spiritici. Tutto ciò per la considerazione che trattandosi di

viventi sul letto di morte, risultava palese che la telepatia tra viventi ad

estrinsecazione medianica appariva in simili circostanze l’ultimo gradino di

una lunga scala di manifestazioni animiche per la quale si arrivava sulla

soglia della grande frontiera, al di là della quale non vi potevano essere che

manifestazioni telepatiche di defunti; dimostrandosi una volta di più che non

esisteva soluzione di continuità tra le modalità per cui si estrinsecavano le

comunicazioni medianiche tra viventi e quelle dei defunti. In altre parole: una

volta di più si era portati a riconoscere che l’animismo prova lo spiritismo.

Infine, nella settima categoria, in cui si contemplavano i messaggi

medianici tra viventi trasmessi per ausilio di un’entità spirituale, si entrava a

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

43

gonfie vele nel grande oceano delle manifestazioni trascendentali; e si era

pervenuti a dimostrare che l’esistenza di messaggi medianici tra viventi

conseguiti pel tramite di messaggi spirituali, non potevasi più oltre

contestare, conoscendosi lunghe serie di esperienze le quali non potevano

spiegarsi né con la telepatia né con la chiaroveggenza telepatica né con la

telemnesia.

Sennonché, dal punto di vista del presente lavoro, in cui si dovrebbero

sintetizzare le numerose singole argomentazioni che conducono

cumulativamente a conclusioni nettamente affermative in ordine alla grande

verità qui considerata, io mi trovo di fronte a una difficoltà tecnica

insormontabile, ed è che trattandosi di un ordine di manifestazioni il cui

profondo significato spiritualista non è sempre facilmente discernibile in

causa delle intricate modalità con cui si estrinsecano, io non potrei esimermi

dal convalidare ogni singola argomentazione enunciata con la citazione dei

casi che la suggeriscono; senza di che le conclusioni generali perderebbero

notevolmente della loro efficacia dimostrativa. Ma, purtroppo, ciò non è

possibile; e così essendo, non mi rimane che riportare un numero adeguato di

episodi dilucidativi riguardanti la maggiore tra le proposizioni teoriche

raggiunte con l’analisi comparata dei fatti e la convergenza delle prove;

proposizione che può bastare anche da sola a convalidare la tesi qui

considerata, e cioè, che le comunicazioni medianiche tra viventi provano la

realtà delle comunicazioni medianiche coi defunti. E a tale scopo, nulla di

meglio che riportare alcuni episodi della lunga serie ottenuta, con la propria

medianità, dal celebre giornalista, nonché scrittore spiritualista, William

Stead.

LE ESPERIENZE DI WILLIAM STEAD

Come è noto, William Stead possedeva in grado notevolissimo la facoltà

medianica della scrittura automatica (psicografia), pel tramite della quale gli

venne dettato l’aureo libricino di rivelazioni trascendentali intitolato: Letters

from Julia. Egli, inoltre, pervenne sistematicamente ad entrare in rapporto

medianico, e a conversare liberamente a distanza con personalità di viventi,

ottenendo ben sovente confessioni e ragguagli che i personaggi viventi non

gli avrebbero mai confidato in condizioni normali. Egli non aveva mai

pensato alla possibilità di conversazioni supernormali di tal natura, e fu la

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

44

personalità medianica di «Giulia» che glielo suggerì, a titolo di esperimento.

In una sua famosa conferenza tenuta nelle sale della London Spiritual

Alliance, nell’anno 1893, egli racconta in questi termini il proprio inizio in tale

ordine d’indagini:

«Un giorno Giulia scrisse: “Perché ti sorprendi che io possa servirmi della

tua mano per corrispondere con l’amica mia? Chiunque può farlo”. - Io

domandai: “Con quel chiunque, che cosa intendi dire?”. - Rispose:

“Chiunque, cioè ogni persona può scrivere con la tua mano”. - Chiesi ancora:

“Intendi dire ogni persona vivente?”. - Essa replicò: “Qualunque amico tuo

può scrivere con la tua mano”. - Al che osservai: “Vuoi dire che se io mettessi

la mia mano a disposizione dei miei amici lontani, essi potrebbero servirsene

nella guisa medesima che fai tu?”. - “Si: provati, e lo vedrai”. - Mi parve

ricevere un arduo compito; ma mi decisi a tentare la prova; e i risultati furono

immediati e stupefacenti...».

«Misi pertanto la mia mano a disposizione di amici dimoranti a varie

distanze, e riscontrai che in maggioranza essi erano in grado di comunicare,

per quanto variasse molto la loro capacità di farlo. Taluni scrivevano subito

correntemente, assumendo le loro proprie caratteristiche di stile, di forma, di

calligrafia fin dalle prime parole dettate, per poi proseguire spigliatamente

come se scrivessero normalmente una lettera. Mi confidavano i loro pensieri,

m’informavano che avevano intenzione di venirmi a consultare, o mi

dicevano come avevano impiegato la loro giornata. Ma ciò che in tali

conversazioni, già di per sé stupefacenti, mi sorprendeva di più, era la

inconcepibile franchezza con cui taluni amici miei, di cui ben conoscendo la

sensibilità, la moderazione e la riservatezza, ero ben sicuro che non mi

avrebbero mai confidato certi loro segreti personali, o certe loro difficoltà

finanziarie, mi dichiarassero invece con la più grande schiettezza che si

trovavano in angustie economiche, o mi spiattellassero senza riserve altre

loro intime vicende di varia natura».

«Tale circostanza mi parve tanto seria dal punto di vista della convivenza

sociale, che un giorno ne chiesi spiegazioni a Giulia in questi termini: “I miei

risultati in questo nuovo campo d’indagini mi preoccupano seriamente,

poichè mi sembra che se gli altri faranno come me, non esisteranno più

segreti a questo mondo”. - Essa rispose: “Oh no! Tu esageri”. - Al che

osservai: “E allora come si spiega che per il tramite della mia mano, un amico

mi rivela segreti personali ch’egli si guarderebbe bene dal confidarmi

normalmente?”».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

45

«Essa mi diede una spiegazione che non intendo riferire come definitiva,

ma unicamente come la spiegazione di Giulia, scritta con la mia mano, e che

certamente non era il prodotto della subcoscienza, poichè io non l’ho mai

pensata. Essa rispose: “La vostra personalità reale, o spirituale, non confiderà

mai a nessuno, pel tramite medianico, cose che considera dover tenere

segrete, e se talora confida incidenti più o meno intimi, lo fa nella piena

consapevolezza di farlo. La differenza sta in questo, che la vostra personalità

reale, o spirituale, pensa e giudica in merito al valore intrinseco di un fatto,

molto diversamente dalla vostra personalità normale”. - Chiesi: “Che cosa

intendi per la nostra personalità reale, o spirituale?”. - Rispose: “La vostra

personalità reale, o spirituale, ciò che voi chiamate il vostro Io, sovrasta e

governa tanto la vostra mentalità cosciente, quanto quella subcosciente,

usando l’una e l’altra a suo piacimento. La vostra mentalità cosciente si serve

delle facoltà sensorie per comunicare coi propri simili, quando costoro sono

alla portata delle facoltà stesse; le quali pertanto risultano molto rudimentali

nella loro potenzialità. Non più così per le facoltà sensorie della mentalità

subcosciente, le quali risultano già uno strumento di comunicazione molto

più sottile, raffinato ed efficace, per quanto rimangano sempre uno strumento

in servizio della vostra personalità spirituale, la quale, quando desidera

comunicare con qualche persona a distanza, si serve della mentalità

subcosciente, che però non adopera mai al fine assurdo di svelare ad altri ciò

che è veramente necessario di mantenere segreto; né più né meno che non lo

svelerebbe normalmente con la favella. Insomma la vostra personalità reale, o

spirituale, è la padrona assoluta dei propri strumenti di comunicazione”».

«Chiesi ancora: “Come si determinano tali comunicazioni?”. - Rispose:

“Come mai? Non lo comprendi? Gli spiriti dell’universo intero sono a

contatto tra di loro; dimodoché tu puoi parlare con la personalità spirituale di

qualsiasi persona al mondo, senza limiti di distanza, all’unica condizione che

tu l’abbia conosciuta personalmente. Se tu puoi parlare ad una persona

incontrandola, perchè già la conoscevi, allora tu puoi conversare con la

medesima in qualunque parte del mondo essa si trovi, invitandola a scrivere

con la tua mano”».

«... Può darsi che si tratti della mia medianità imperfettamente sviluppata,

ma sta di fatto ch’io non pervengo ad entrare in rapporto con tutti gli amici

miei, e che riscontro una grande differenza nel valore intrinseco delle loro

comunicazioni. Così, ad esempio, ve ne hanno alcuni i quali mi comunicano

ragguagli personali con straordinaria accuratezza, per modo che sopra cento

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

46

loro affermazioni non ne riscontro una sola inesatta. Per converso, ve ne sono

altri i quali si manifestano col loro nome, ma che nondimeno trasmettono

ragguagli completamente falsi. Comunque, i più dimostrano la massima

accuratezza nel trasmettere loro notizie; sennonché, anche in simili

circostanze, si rileva un fatto curioso, ed è che se io domando - poniamo il

caso - a un amico di Glasgow notizie sulla sua flussione facciale, egli mi

risponde con scrupolosa esattezza, sia che va peggiorando, sia che i suoi

foruncoli si sono aperti e che ha la faccia coperta da un cataplasma,

sottoscrivendo i messaggi con la propria firma. Eppure quando m’incontro

con l’amico in carne ed ossa e gli sottopongo la sua scrittura, egli non ricorda

affatto di avere conversato con me. Chiesi a Giulia dilucidazioni in proposito,

formulando la mia domanda in questi termini: “Come si spiega che quando

io chiesi all’amico mio come stava della sua flussione facciale, egli m’informò

esattamente sul proprio stato, eppure non ricorda di avere comunicato con

me? Qualora la nostra personalità spirituale non trasmettesse mai ragguagli

senza la piena consapevolezza di farlo, come si spiega che gli amici mi

forniscono ragguagli ch’essi ignorano di avermi fornito?”. - Essa rispose:

“Quando ti rivolgi medianicamente a un amico tuo, la di lui personalità

risponde esercitando le proprie facoltà mentali subcoscienti, non già quelle

coscienti o cerebrali, e, naturalmente, non si cura di far sapere alla propria

mentalità cosciente o cerebrale, ch’essa ha comunicato un ragguaglio a chi

l’aveva chiesto, servendosi delle facoltà mentali subcoscienti; giacché non è

punto necessario che lo faccia; ma se ritenesse utile di farlo, allora il tuo

amico si ricorderebbe”» (Light, 1893, pagg. 134-143).

Questi i brani essenziali dell’interessantissima conferenza di William

Stead, a proposito dei quali rilevo anzitutto che la personalità medianica di

Giulia, quando informa lo Stead circa il fatto che è possibile ad un medium di

entrare in rapporto con viventi lontani, ma solo a condizione ch’egli li

conosca personalmente, non fa che convalidare la tesi da me svolta nel

capitolo precedente, secondo la quale non possono realizzarsi comunicazioni

medianiche tra viventi in assenza del rapporto psichico, il quale può solo

stabilirsi con persone conosciute dal medium o dai presenti, o pel tramite di

un oggetto psicometrizzabile.

Rilevo inoltre quest’altra affermazione di Giulia:

«Quando ti rivolgi medianicamente a un amico lontano, la di lui

personalità spirituale risponde esercitando le proprie facoltà mentali

subcoscienti, non già quelle coscienti o cerebrali». - Ora in tale affermazione si

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

47

contiene il nucleo sostanziale della tesi che mi dispongo a svolgere, secondo

la quale le comunicazioni medianiche tra viventi risultano conservazioni

vere e proprie tra due personalità subcoscienti in rapporto psichico tra di

loro; conclusione teoricamente importantissima in quanto elimina l’assurda

ipotesi con cui si presuppone che le facoltà supernaturali dei medium

abbiano il potere d’insinuarsi nelle subcoscienze altrui per ivi selezionarvi i

ragguagli di cui abbisognano al nobile scopo di mistificare il prossimo.

Non aggiungo altro, poichè dovrò tornare ripetutamente sull’argomento

nell’esposizione dei casi.

* * *

Comincio dall’episodio con cui s’iniziarono le nuove esperienze in esame.

Il soggetto lontano prescelto dallo Stead era una distinta scrittrice la quale

collaborava nella Review of Reviews, e che divenne in breve uno dei migliori

corrispondenti spirituali dello Stead. Essa rispondeva immediatamente agli

inviti mentali di quest’ultimo, in qualunque luogo si trovasse, di giorno come

di notte, iniziando conversazioni interessantissime perchè esuberanti di

prove d’identificazione personale. Ricavo l’incidente dal vol. IX, pag. 53 dei

Proceedings of the S. P. R., e chi lo riferisce è il Myers. La relazione è scritta

da William Stead, il quale informa:

«Per quanto rimanessi piuttosto incredulo, cominciai ad esperimentare

pensando a una signora di Londra, che prescelsi perchè tra me e lei

esistevano vincoli di reciproca simpatia; e la prova riuscì a meraviglia. Vale a

dire che riscontrai come l’amica mia non avesse difficoltà di sorta ad usare la

mia mano per comunicarmi sue notizie, esprimendosi secondo l’umore del

momento.

«Una volta, mentre l’amica mia - che chiamerò Miss Summers - stava

dettando un messaggio, io la interruppi bruscamente domandando: “Siete

proprio voi che scrivete con la mia mano, oppure sono io che converso con la

mia subcoscienza?”. - La mia mano scrisse: “Vi proverò che sono realmente io

che scrivo. In questo momento io seggo dinanzi allo scrittoio, e tengo fra le

mani un oggetto che domani vi porterò in ufficio. Sarà come un piccolo dono

che voi dovrete accettare da me. E’ l’immagine di un vecchio cardo”. -

Risposi: “Come mai? Un vecchio cardo?”. - “Sì, proprio un vecchio cardo;

esso rappresenta un grato ricordo della mia vita, ed è per questo che lo tengo

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

48

molto caro, Domani ve lo porterò, e vi spiegherò meglio ogni cosa a viva

voce. Mi lusingo che lo accetterete”.

«Il giorno dopo l’amica mia venne in ufficio, ed io chiesi tosto se mi avesse

portato qualche piccolo dono. Rispose di no; ma che aveva realmente pensato

di portarmelo, per quanto avesse finito per lasciarlo a casa. Allora chiesi in

che consisteva, ed essa aggiunse che si trattava di un regalo talmente assurdo

che non desiderava nominarlo. Io insistetti, ed essa allora spiegò che si

trattava di un pezzo di sapone. Io rimasi profondamente deluso per il

supposto insuccesso, e glielo dissi. Ma essa, con sorpresa, replicò: “Strano

davvero! Ogni cosa accadde come voi l’avete scritta su questo foglio, e si

tratta proprio di un cardo, e per giunta di un vecchio cardo, il quale, però, è

impresso in un pezzo di sapone; e ve lo porterò domani. Dovete sapere che il

cardo rappresenta una parte importante nei ricordi della mia vita”. E qui essa

procedette a narrarmi l’incidente personale corrispondente a tale

affermazione. Il domani mi portò il pezzo di sapone in discorso, sul quale si

scorge effettivamente impressa l’immagine di un vecchio cardo».

[Il Myers così conferma: «Mi venne narrato l’incidente personale connesso

all’immagine di un vecchio cardo, dal quale emerge che l’immagine stessa

impressa sul pezzo di sapone, conferiva all’oggetto tutto il suo significato.

Miss Summers aveva pensato a portarlo in regalo allo Stead prima che la

mano di quest’ultimo scrivesse tale ragguaglio, e probabilmente vi pensò

all’istante preciso in cui lo Stead lo scrisse»].

Nel caso esposto l’incidente d’identificazione personale inteso a provare

allo Stead come non si trattasse di una mistificazione della di lui

subcoscienza, ma bensì di una conversazione reale con la personalità

spirituale di Miss Summers, appare adeguata allo scopo, visto che il dono

promesso a titolo di prova in tal senso, consisteva in un alcunché di

siffattamente eccezionale, da non potersi spiegare con la solita ipotesi delle

coincidenze fortuite. Emerge infatti palese che l’immagine di un vecchio

cardo impressa sopra un pezzo di sapone non è certo un oggetto

consuetudinario da distribuire in regalo.

Osservo inoltre che nell’incidente in esame - come in altri occorsi con la

medesima sensitiva - quest’ultima sarebbe apparentemente entrata in

rapporto medianico con lo Stead durante lo stato di veglia; il che, però, non

significa che l’incidente siasi svolto precisamente così. Anzitutto perchè in

nessuna delle esperienze in discorso vi erano testimoni i quali potessero

accertarsi che la sensitiva non erasi in quel momento assopita; poi, perché ove

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

49

anche tali testimoni esistessero, non avrebbero grande valore, visto che una

persona può benissimo passare, e rimanere per qualche tempo, in condizioni

di sonnambolismo vigile, senza che i presenti se ne accorgano, e senza che lo

avverta essa medesima. Tutto ciò è teoricamente importante, e torneremo sul

tema allorché si avrà occasione di alludere a un caso recente del genere in cui

il soggetto lontano e inconsapevole si trovava apparentemente in condizioni

di veglia, caso continuamente citato dagli oppositori in dimostrazione che i

medium carpiscono tutto ciò che vogliono nelle subcoscienze altrui,

pervenendo in tal guisa a mistificare il prossimo personificando entità di

defunti (caso Soal-Gordon Davis).

Ripeto pertanto ancora una volta che l’ammaestramento teorico da

ricavarsi dall’episodio esposto, e che sarà più che mai convalidato da quelli

che seguiranno, consiste nella prova palese e indubitabile che nelle

comunicazioni tra due personalità integrali subcoscienti, conversazioni

trasmesse alla personalità cosciente del medium pel tramite della scrittura

automatica; mentre emerge altrettanto palese che i medium non carpiscono

nulla e non selezionano nulla, e in conseguenza che l’ipotesi tanto cara agli

oppositori è destituita di qualsiasi fondamento sperimentale.

Occorre tenere ben fermo in mente l’insegnamento teorico sopra riferito,

perchè dal fatto positivamente accertato che nelle comunicazioni medianiche

tra viventi si tratta di una conversazione tra due personalità integrali

subcoscienti, ne deriva che le comunicazioni stesse si trasformano in prove

risolutive d’identificazione personale dei viventi comunicanti; le quali, a loro

volta, convalidano altrettanto efficacemente le manifestazioni analoghe per

cui si ottengono le prove d’identificazione personale dei defunti. Laddove

invece se si fantastica con gli oppositori che nelle comunicazioni medianiche

tra i viventi, i medium ricavano dalle subcoscienze dei viventi stessi tutti i

ragguagli forniti sulla loro esistenza privata, in tal caso dovrebbesi

argomentare nel medesimo senso per una gran parte delle comunicazioni

medianiche coi defunti, ritenendole un notiziario di fatti carpiti dai medium

nelle subcoscienze altrui: con ciò rendono teoricamente più difficile la

dimostrazione rigorosamente scientifica delle prove d’identificazione

spiritica.

Ciò rilevato, mi affretto ad aggiungere che l’ipotesi in discorso non è

soltanto da escludersi in base ai processi scientifici dell’analisi comparata e

della convergenza delle prove, ma lo è altresì in base alla considerazione che

con la medesima non si spiegherebbe la caratteristica fondamentale delle

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

50

comunicazioni tra viventi, qual è quella della conversazione che si svolge tra

il medium e la personalità subcosciente del vivente lontano; conversazione

che assume aspetti sempre nuovi ed imprevisti, i quali non hanno nulla di

comune coi ricordi latenti nelle subcoscienze altrui, e ciò in quanto i

ragguagli forniti, gli stati d’animo manifestati, le caratteristiche morali, le

idiosincrasie personali scaturiscono dalle domande rivolte dall’automatista

alla personalità del vivente comunicante. Così stando le cose, non rimane che

concludere formulando una proposizione tanto semplice da sembrare

ingenua, ed è che quando una ipotesi risulta impotente a spiegare la

caratteristica maggiore di una data classe di manifestazioni, ciò significa

ch’essa è inapplicabile alle manifestazioni stesse. E mi pare che basti.

* * *

Quest’altro episodio, esso pure occorso con Miss Summers, servirà a

convalidare quanto si disse in precedenza circa la schiettezza senza riserve

con cui le personalità integrali subcoscienti confidano a terzi le loro angustie

private. In data 20 settembre 1893, William Stead, come di consueto, rivolse il

pensiero a Miss Summers, chiedendo notizie. La sua mano immediatamente

scrisse:

«Oggi è per me giornata di tristi delusioni. In pagamento di un mio lavoro,

ricevetti una somma molto inferiore a quanto mi attendevo, e sulla quale

contavo; dimodoché ora mi trovo in ristrettezze economiche assai penose.

Non volli mettervi a parte di tutto ciò, poichè ben sapevo che voi mi avreste

provvisto il denaro necessario; ciò che io non voglio. Ho, tra l’altro, un debito

di tre lire sterline col padrone di casa. Non importa: me la caverò

ugualmente».

«Io soggiunsi: Vi manderò la somma che vi abbisogna. Venne

immediatamente risposto: “No, non l’accetterei, e ve la manderei indietro. Ho

la mia fierezza, e non voglio apparire una collaboratrice mercenaria”».

«Il domani mandai da Miss Summers una persona che godeva di tutta la

sua fiducia, e pervenni a sapere ch’essa versava effettivamente nelle angustie

economiche di cui mi aveva ragguagliato medianicamente. Sennonché

quando Miss Summerso venne a sapere con qual mezzo ero stato informato

sulle di lei difficoltà economiche, ne rimase eccessivamente disgustata»

(Proceedings, vol. IX, pag. 54).

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

51

Dall’incidente esposto emerge più che mai palese che nelle esperienze in

esame non può trattarsi di telemnesia, ma che si tratta invece di dialoghi veri

e propri i quali si svolgono tra due personalità spirituali subcoscienti. Si

osservi infatti che quando lo Stead soggiunse: «Vi manderò la somma che vi

abbisogna», Miss Summers risponde: «No, non l’accetterei e ve la rimanderei

indietro»; risposta la quale implica un’azione dialogata che si svolge nel

presente, e non mai un processo di selezione dei ricordi latenti nelle

subcoscienze altrui. E siccome il dialogo risultò veridico, non è il caso

d’invocare la solita ipotesi dei così detti romanzi subliminali con relativa

drammatizzazione subcosciente.

* * *

L’incidente che segue occorse tra William Stead e il proprio figlio, il quale

si trovava sul Reno, in viaggio di piacere. Il padre scrive:

«Mio figlio portava con sé una Kodac e, come accade frequentemente, egli

rimase privo di lastre fotografiche; dimodoché scrisse a casa per esserne

rifornito. Feci subito inviare le lastre, e quando erano trascorsi i giorni

necessari onde arrivassero, chiesi medianicamente a mio figlio se le aveva

ricevute; ed egli rispose che le attendeva con impazienza, ma che non

giungevano; per cui non poteva fotografare i luoghi pittoreschi che

attraversava. Mi recai subito ad informarmi in proposito, accertandomi che le

lastre erano state spedite. Ma ecco che due giorni dopo mio figlio scrisse

nuovamente con la mia mano: “Perché non mi mandi le lastre?”. - Volli

ancora una volta informarmi al riguardo, riportandone l’assoluta certezza che

la spedizione era stata eseguita una settimana prima. Ne conclusi che la mia

mano era influenzata da interferenze subcoscienti, e non permisi più che

venissero dettati messaggi da parte di mio figlio. Sennonché quando questi

tornò a casa, venni a conoscere con viva sorpresa che le lastre inviate non

erano mai giunte a destino, e che le due richieste impazienti dettate in suo

nome dalla mia mano a Wimbledon, corrispondevano esattamente al di lui

stato d’animo quando si trovava a Boppard» (Light, 1893, pag. 63).

Nel caso esposto, e dal punto di vista dell’autenticità del fenomeno di

comunicazione medianica tra viventi, è interessante la circostanza dello Stead

il quale aveva la certezza che le lastre fotografiche erano state spedite;

certezza inconciliabile con l’ipotesi di una mistificazione subcosciente, poichè

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

52

in tal caso il padre avrebbe dovuto autosuggestionarsi nel senso delle proprie

convinzioni, in guisa da provocare una risposta in cui si annunziasse l’arrivo

delle tanto attese lastre fotografiche. E invece il figlio rispose protestando una

seconda volta che le lastre non arrivavano. E’ forza pertanto concluderne che

il dialogo in discorso era d’ordine telepatico-medianico.

* * *

Nell’esempio seguente si tratta ancora di una persona che dopo essersi

dimostrata reticente con lo Stead nel confidargli le proprie angustie

economiche, gliene parla senza riserva pel tramite medianico. William Stead

riferisce:

«Nel febbraio scorso (1893) m’incontrai in ferrovia con un signore che

avevo conosciuto casualmente poco tempo prima. Sapevo genericamente che

egli dimostravasi da qualche tempo immerso in gravi preoccupazioni;

dimodoché la nostra conversazione prese una piega piuttosto confidenziale,

dalla quale appresi che le sue preoccupazioni erano d’ordine finanziario.

Allora io gli dissi che non avevo idea se potessi o non potessi riuscirgli utile,

ma che in ogni modo lo pregavo a volermi confidare francamente in quali

condizioni si trovava, quali i debiti che aveva, e i crediti o le somme di cui

poteva disporre. Egli rispose che non si sentiva di entrare in simili particolari;

ed io mi astenni dall’insistere. Alla prossima stazione ci separammo. In quella

sera medesima io ricevetti una lettera di lui in cui si scusava di essersi

dimostrato con me reticente, forse inurbano; spiegando che in realtà egli non

si sentiva di potermi confidare ciò che avevo domandato. Ricevetti la lettera

alle dieci pomeridiane, e verso le due del mattino, prima di andare a letto,

sedetti al tavolo, e rivolgendo il pensiero alla persona in discorso, domandai:

“Voi non aveste la forza morale di dichiararmi faccia a faccia quali erano le

vostre condizioni finanziarie, ma ora potete confidarmi ogni cosa scrivendo

con la mia mano. Ditemi dunque come vi trovate. Quali somme dovete?”. -

Venne risposto: “I miei debiti ammontano a lire sterline 90”. - Avendo chiesto

se la cifra dettata era esatta, venne ripetuta in tutte le lettere: “Novanta lire

sterline”. - Domandai:

«E questo è tutto?».

“Sì; e non so davvero come potrò fare a pagarle”.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

53

«Quanto credete di poter ricavare dalla piccola proprietà di cui mi

parlaste?».

“Spero di ricavare 100 lire sterline; ma forse è troppo. Comunque ho

bisogno di vendere a qualunque prezzo. Oh se potessi trovare da

guadagnarmi la vita! Sarei disposto a fare qualunque mestiere”.

«Di qual somma avete bisogno per vivere?».

“Non credo che potrei vivere con meno di 200 lire sterline all’anno, poichè

non sono solo: ho i miei vecchi da mantenere. Se fossi solo potrei vivere con

50 sterline; ma poi c’è il fitto di casa e il vestiario. Arriverò mai a guadagnare

una tal somma? Non so che pensare”.

«Il domani andai a trovare il mio amico. Appena mi vide egli disse: “Spero

che non vi sarete offeso per essermi io rifiutato a confidarvi in quali

circostanze mi trovo: ma in realtà il mio sentimento era di non disturbarvi

con le mie querimonie”. - Risposi: “Io non me ne offesi affatto; e, a mia volta,

spero che voi non vi offenderete quando apprenderete che cosa feci io”. -

Quindi gli spiegai brevemente i metodi di comunicazione telepaticomedianica,

e poi aggiunsi: “Io non so se in quanto scrisse la mia mano vi sia

una parola di vero, ed esito a comunicarvelo, soprattutto perchè penso che la

cifra da me dettata quale ammontare dei vostri debiti, è troppo esigua per

essere vera; tanto più se penso alla depressione morale in cui siete immerso. E

pertanto io vi leggerò anzitutto la cifra in questione; se risulta giusta, allora vi

farò conoscere il rimanente; ma se risulta sbagliata, allora dovrò considerare

ogni cosa come il prodotto di una mistificazione subcosciente, in cui la vostra

personalità non entra per nulla”. - Egli appariva interessato, per quanto

incredulo.

«Io così proseguii: “Prima ch’io legga il messaggio, è necessario che voi

facciate mentalmente il calcolo dell’ammontare totale dei vostri debiti; quindi

della somma che voi sperate ricavare dalla vendita della vostra proprietà; poi,

della somma a voi necessaria per vivere annualmente insieme alla vostra

famiglia; e infine, della somma con cui potreste vivere se foste solo”. - Egli si

concentrò un momento, poi soggiunse: “Ho pensato a tutto questo”. - Allora

trassi fuori il messaggio, leggendo: “L’ammontare del vostro debito è di lire

sterline 90”. - Egli diede un sobbalzo, esclamando: “Proprio vero! Nondimeno

la somma da me pensata era di lire sterline 100, poichè avevo incluso in essa

anche il denaro necessario per le spese correnti”.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

54

«Io continuai: “Visto che l’ammontare della somma da voi dovuta risulta

esatto, allora io proseguo nella mia lettura. Voi sperate di ricavare lire sterline

100 dalla vostra proprietà”. - “Si - egli rispose - è proprio questa la cifra da me

pensata, per quanto avrei esitato a dichiararla, poichè la ritengo esagerata”.

«Voi mi dichiaraste che coi vostri impegni presenti, non potreste vivere

con meno di 200 lire sterline all’anno. - “Verissimo - egli disse - proprio così”.

«Nondimeno avete aggiunto che se foste solo, potreste vivere con 50 lire

sterline. - Egli osservò: “Orbene, io avevo pensato in questo momento a una

lira sterlina per settimana”.

«Risulta pertanto che la mia mano trascrisse esattamente il pensiero di una

persona di mia conoscenza, alla distanza di parecchie miglia, poche ore dopo

che la persona medesima mi aveva scritto scusandosi per non avere avuto il

coraggio di confidarmi le informazioni che le avevo chiesto».

Il Myers pregò lo Stead a procurargli la testimonianza dell’amico suo, al

fine di deporla negli archivi della Society for Psychical Research,

nell’interesse delle ricerche psichiche; e lo Stead gliela fece avere. Il Myers la

pubblicò nei Proceedings (vol. IX, pag. 57), sopprimendo il nome del

testimone in discorso, ma dichiarando che l’avrebbe riferito privatamente a

chiunque ne facesse richiesta:

Ecco la lettera dell’amico dello Stead:

«Egregio Signor Stead,

«Ricevetti la vostra relazione, e non ho nulla in contrario a che venga

trasmessa alla Society f. P. R. - Ogni ragguaglio in essa contenuto è

scrupolosamente vero. Io ero assolutamente ignaro del vostro esperimento, e

lo seppi il giorno dopo da voi. Il risultato dell’esperimento stesso produsse in

me una grande impressione, poichè ben sapevo che voi non potevate

conoscere nulla sui miei affari, nulla sull’ammontare dei miei debiti, sul

valore della mia proprietà, e sui miei prospetti di vita».

FIRMATO: E. J.

Il caso esposto non differisce sostanzialmente dagli altri, ma risulta più

degli altri importante dal punto di vista teorico, per la maggiore efficacia

dimostrativa, tenuto conto della durata non comune del dialogo medianico, e

delle minuziose informazioni private ottenute da una persona che poche ore

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

55

prima aveva dichiarato verbalmente allo Stead di non voler scendere a

confidenze sopra il tema delicato delle proprie angustie economiche.

Tra le informazioni ottenute medianicamente dallo Stead, e quelle ottenute

verbalmente dalla medesima persona, si riscontrano lievi differenze nella

forma in cui furono concepite dalle due personalità: subcosciente e cosciente

del medesimo individuo; non già però nella sostanza, la quale corrisponde

esattamente.

Di fronte a un dialogo veridico tanto prolungato e tanto circostanziato, chi

oserebbe ancora sostenere che le comunicazioni medianiche tra viventi si

determinano pel tramite di una presunta facoltà di chiaroveggenza telepatica,

o telemnesia, capace d’insinuarsi nei più reconditi recessi delle subcoscienze

altrui allo scopo di carpirvi gli elementi necessari a rappresentare una falsa

personalità di vivente, con relativo sviluppo dialogato il quale risulterebbe

una drammatizzazione spuria di particolari percepiti telepaticamente? Non

possono certo definirsi percezioni telepatiche drammatizzate quelle implicite

nei brani di dialogo in cui lo Stead domanda: «Di quale somma avete

bisogno?», e ottiene in risposta: «Non credo che potrei vivere con meno di 200

lire sterline all’anno, poichè non sono solo: ho i miei vecchi da mantenere. Se

fossi solo potrei vivere con 50 lire sterline…». Qui ci si trova in presenza di

una risposta la quale implica che colui che l’ha formulata ha dovuto compiere

anzitutto dei calcoli mentali; e così essendo, allora i calcoli stessi non

potevano carpirsi nella di lui subcoscienza in quanto originavano da una

speciale domanda a lui rivolta in quel preciso istante. E non mi pare il caso di

aggiungere altro: sta di fatto che nelle dialogizzazioni in esame la spiegazione

razionale delle medesime emerge palese dalle modalità con cui si svolgono;

ed è che si tratta di due personalità spirituali che conversano tra di loro.

Ne consegue che se le ipotesi della chiaroveggenza telepatica e della

telemnesia debbono escludersi perchè impotenti a spiegare le manifestazioni

dei viventi, allora a maggior ragione, dovranno escludersi per la spiegazione

delle manifestazioni dei defunti ogni qual volta i ragguagli personali

necessari a rappresentare una falsa personalità di trapasso dovrebbero

carpirsi nelle subcoscienze d’individui sconosciuti al medium, nonché sparsi

un po’ dovunque nel mondo.

In altri termini, appare logicamente inevitabile che a spiegazione delle

manifestazioni dei defunti, debbasi preferire l’ipotesi che armonizzi

perfettamente con le modalità per cui si estrinsecano le manifestazioni dei

viventi; posto che queste ultime risultano l’unica salda base di ogni inferenza

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

56

scientifica in tale ordine di ricerche. E così essendo, dovrà dirsi che nella

guisa medesima in cui nelle manifestazioni dei viventi, sono i viventi stessi

che comunicano ai medium, o pel tramite dei medium, i ragguagli personali

intesi a identificarli, così nei casi delle manifestazioni dei defunti, sono i

defunti stessi che comunicano ai medium, o pel tramite dei medium, i

ragguagli personali intesi a identificarli.

Insomma, l’argomentazione essenziale di una conversazione tra due

personalità spirituali, appare fondamentale in entrambe le categorie di

manifestazioni in esame; dimodoché se la caratteristica in discorso

corrisponde a un fatto scientificamente accertato nella circostanza delle

manifestazioni dei viventi, non è possibile esimersi dal concludere che

corrisponda a un fatto altrettanto reale ed accertato nella circostanza delle

manifestazioni dei defunti. Bene inteso, sempre alla condizione che le

informazioni conseguite in entrambi i casi, risultino veridiche, nonché

ignorate da tutti i presenti.

Da quanto si venne esponendo ne consegue che l’ipotesi avversaria deve

escludersi perchè non corrisponde alle modalità con cui si estrinsecano i fatti.

Vi sono altre importanti circostanze da far valere a rincalzo delle

considerazioni esposte; circostanze di cui si parlerà nella sintesi conclusionale

del presente capitolo, risultando esse d’ordine generale.

* * *

Ricavo il seguente episodio da un lungo articolo che William Stead

pubblicò nel numero di gennaio 1909 della propria rivista The Review of

Reviews:

«Una signora amica mia (si trattava di Miss Summers) la quale scrive con

la mia mano a distanza più facilmente ancora che con la mano propria, aveva

passata la fine della settimana a Halsmere, villaggio posto a trenta miglia da

Londra. Doveva venire a far colazione da me nel giorno di mercoledì, a

condizione che fosse tornata in città. Nel pomeriggio del lunedì volli

informarmi in proposito, e posando la penna sulla carta, domandai

mentalmente alla signora in questione se si trovava di ritorno a casa. La mia

mano scrisse quanto segue:

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

57

«Sono spiacente di dovervi informare che mi è capitato un incidente molto

deplorevole, e che quasi ho vergogna di raccontarvi. Ero partita da Halsmere

alle ore 2.27 pomeridiane, in una vettura di seconda classe, in cui si trovavano

altre due signore ed un uomo. Giunti alla stazione di Godalming, le signore

scesero, ed io rimasi sola col viaggiatore. Egli si alzò e venne a sedersi a me

da lato. Io me ne spaventai, e lo respinsi. Egli però non volle andarsene, e ad

un momento tentò di baciarmi. Io divenni furiosa, e ci accapigliammo.

Durante la lotta io m’impadronii del suo parapioggia, e lo colpii

ripetutamente; ma il parapioggia si ruppe, ed io cominciavo a temere di avere

la peggio, quando il treno si fermò a qualche distanza dalla stazione di

Guildford. L’uomo si spaventò, mi lasciò libera, e prima che si fosse

raggiunta la stazione, si lanciò fuori dal vagone e prese la fuga. Io ero

estremamente agitata, ma ho conservato il parapioggia.

«Inviai subito il mio segretario a casa della signora amica mia, con un

biglietto in cui esprimevo il mio rammarico per l’aggressione da lei patita,

soggiungendo in ultimo: “Calmatevi, e mercoledì portatemi il parapioggia

appartenente a quell’uomo”.

«Essa mi rispose: “Sono spiacente di sapervi informato su quanto mi

avvenne, poichè avevo deciso di non parlarne con alcuno: ma il parapioggia

era mio, non già suo”.

«Quando il mercoledì essa venne a colazione da me, mi confermò

l’assoluta esattezza di ogni ragguaglio trascritto dalla mia mano

sull’avventura toccatale, e mi fece vedere il parapioggia, il quale era proprio il

suo, e non già quello dell’aggressore. Come mai poté determinarsi tale errore

di trasmissione? Io l’ignoro; ma forse l’errore sarebbe stato rettificato qualora

avessi pensato a chiedere la revisione di tutti i particolari da me trascritti.

«E’ quasi superfluo avvertire ch’io non avevo alcuna idea sull’ora ed il

giorno in cui sarebbe partita l’amica mia, e neppur l’ombra di un sospetto

circa il deplorevole incidente di cui fu vittima».

L’episodio esposto non la cede per valore teorico a quello precedente,

giacché nella descrizione minuziosa e completa dell’avventura toccata alla

corrispondente spirituale dello Stead, emerge più che mai palese che in simile

circostanza non poteva trattarsi di ragguagli ricavati dallo Stead nella

subcoscienza di Miss Summers, e poi riorganizzati in modo da rappresentare

una falsa personificazione di lei, in atto di riferirglieli medianicamente; ma

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

58

che si trattava invece di una conversazione come tutte le altre, tra due

personalità integrali subcoscienti.

L’errore di trasmissione interpolatosi curiosamente in mezzo a tanti

particolari veridici, non menoma in nulla l’importanza teorica del fatto; ed è

probabilmente conseguenza di un fuggevole istante d’interferenza

subcosciente. Giacché non bisogna dimenticare che lo stato di ricezione

medianica risulta una condizione passiva ed eminentemente instabile dello

spirito, la quale è affine per natura a un’altra condizione passiva ed

eminentemente instabile dello spirito medesimo, che è lo stato onirico; vale a

dire il regno dei sogni. Da ciò l’estrema facilità con cui nelle comunicazioni

medianiche, sia di viventi che di defunti, s’inframmettono elementi di sogno.

E quando è questione di comunicazioni con defunti, tali elementi di sogno

venuti a interpolarsi tra le informazioni veridiche, costituirono sempre il

grande ostacolo a che numerosi indagatori aderissero all’ipotesi spiritica;

poichè per molti di costoro un’autentica personalità di defunto non dovrebbe

mai sbagliare riferendo qualche particolare saliente della propria esistenza

terrena; affermazione apparentemente razionale e incontestabile, ma in realtà

completamente errata, poichè non tiene conto delle imperfezioni inerenti allo

strumento onirico-subcosciente di cui si valgono i defunti per comunicare coi

viventi; strumento che richiede una passività assoluta della mentalità del

medium, passività in perpetua condizione di equilibrio instabile, con

frequenti infrazioni ed irruzioni, ora oniriche, ora sonnamboliche, ora

autosuggestive e suggestive, alle quali devono imputarsi gli errori, le

contraddizioni e le imperfezioni che si riscontrano in molte comunicazioni

dei defunti.

Da tale punto di vista, gli errori in tutto identici i quali si riscontrano nelle

comunicazioni coi viventi, appariscono letteralmente preziosi per la loro

eloquenza dimostrativa in favore della tesi sostenuta. Dimodoché, in base al

caso esposto, dovrebbe inferirsi che nella guisa medesima in cui l’errore

incorso nel mezzo a tanti ragguagli veridici, non impedisce che il complesso

organico dei ragguagli stessi ne dimostri l’origine estrinseca, o più

precisamente, la natura di manifestazione medianica di un vivente; così gli

errori medesimi, quando si realizzano nei casi d’identificazione spiritica, non

possono impedire che il complesso organico dei ragguagli veridici forniti,

dimostrino l’origine estrinseca dei ragguagli stessi, o più precisamente, la

loro natura di manifestazioni medianiche di defunti,

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

59

Il tema appare teoricamente molto importante, e mette conto che si

riportino altri errori di trasmissione occorsi nelle esperienze in esame. Lo

Stead li riferì nella sua rivista, e il Myers li raccolse in un suo lavoro

pubblicato nei Proceedings of the S. P. R. (vol. IX, pagg. 56-57). Lo Stead

racconta:

«Nondimeno vi furono due o tre circostanze in cui s’interpolarono nelle

comunicazioni degli errori curiosi nei particolari. Essi risultano teoricamente

tanto importanti quanto i messaggi resi correttamente. Un primo errore

occorso con Miss Summers fu l’affermazione da sua parte di essersi recata a

fare una passeggiata in Regent’s Park, laddove in realtà essa non erasi mossa

da casa. Io non saprei dire in qual modo siasi determinata tale falsa

trasmissione; penso però che vi sia stata da mia parte qualche presunzione

ch’essa dovesse recarvisi; ma ove anche ciò fosse, rimane pur sempre stabilito

che una falsa trasmissione è avvenuta.

«In altra occasione si determinò un errore molto più rilevante. Io mi

trovavo a Redcar, e la mia mano trascrisse la relazione di una conversazione

che Miss Summers avrebbe avuta con una persona ch’ella nominava. Si

sarebbe trattato di un’intervista degenerata in disputa, e mi venne trasmesso

in parte il dialogo vivacissimo occorso. Quando m’incontrai con Miss

Summers, comparammo le note prese da entrambi, e trovai con mia sorpresa

che per quanto Miss Summers si fosse recata effettivamente in quel giorno

dalla persona che mi nominava, l’intervista degenerata in disputa non

riguardava affatto lei, né la persona da lei visitata; bensì un’amica di Miss

Summers e un altro interlocutore. Risulta però che l’amica di Miss Summers

erasi recata da lei a raccontarle con viva emozione l’incidente doloroso

avvenuto, e la mia mano aveva trascritto tale racconto esagerandone

l’importanza; e ciò alla distanza di 350 miglia. Io non conoscevo

personalmente l’amica di Miss Summers; dimodoché quest’ultima rimase

profondamente stupita quando si avvide che la disputa dell’amica era stata

trasmessa in suo proprio nome, interpolata nella relazione genuina della

propria conversazione con un’altra persona d’affari».

Così lo Stead. - In merito al primo errore di trasmissione da lui riferito, non

è il caso di discuterlo, poichè molto presumibilmente la ragione datane dallo

Stead è la vera. Quanto al secondo, esso risulta indubbiamente strano, non

comune ed enigmatico. Comunque, esso ricorda molto davvicino un altro

errore occorso nelle esperienze del principe di Wittgenstein, errore contenuto

nel caso X. della mia monografia sulle Comunicazioni medianiche tra

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

60

viventi (1), in cui si rileva che il principe in discorso, desiderando entrare in

rapporto con la consueta sua corrispondente spirituale, orientava il proprio

pensiero verso il domicilio di lei; ma siccome la signora era assente da casa,

mentre nella casa medesima dormiva invece la sorella di lei, tutto ciò

determinò che il principe, per effetto di affinità fluidica tra le sorelle, entrasse

in rapporto con colei che coabitava nel medesimo ambiente. Ne derivò che

quest’ultima narrò al principe un incidente di ballo a lei medesima occorso;

ma siccome il principe credeva di trovarsi in rapporto con la persona da lui

conosciuta, si determinò un’interferenza per autosuggestione, la quale trasse

la mano del sensitivo a firmare erroneamente il messaggio col nome di colei

che riteneva presente.

(1) Pubblicata sotto il titolo di Da mente a mente, Ed. Europa, Verona, 1946, p.

270. Sarà ripubblicata ora nuovamente.

Orbene, tutto concorre a far presumere che un’interferenza analoga siasi

determinata nel caso dello Stead, e conformemente dovrebbe inferirsi che il

suo pensiero essendosi orientato verso la dimora della sua corrispondente

spirituale al momento in cui essa conversava con un’amica la quale

raccontava con viva emozione i particolari di una sua disputa, tutto ciò ebbe

per conseguenza che lo stato emozionale dell’amica si ripercuotesse sulle

condizioni di rapporto psichico in quel momento esistenti tra Miss Summers

e lo Stead, determinando una perturbazione corrispondente nella

trasmissione del messaggio in corso, il quale dopo essersi iniziato

normalmente con un’informazione di Miss Summers circa il risultato di una

sua intervista di affari con un signore che nominava, improvvisamente si

alterò, inquantoché le onde hertziane della telegrafia senza fili, mediante le

quali le due personalità spirituali conversavano insieme, furono soverchiate

da altre onde hertziane più potenti, le quali erano pervenute a sintonizzarsi

con le prime per effetto della coesistenza nel medesimo ambiente delle

amiche conversanti; dimodoché tale secondo sistema di onde hertziane

recanti notizie della disputa, si sovrapposero al primo sistema, col quale si

amalgamò e si confuse.

Nella circostanza della conferenza di William Stead alla sede della London

Spiritualist Alliance, s’iniziò tra di lui e gli ascoltatori una interessante

discussione sul tema degli errori intercalatisi nelle proprie esperienze delle

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

61

comunicazioni medianiche coi viventi; ciò che gli fornì occasione di riferire

altri due casi del genere, che qui riproduco. Egli così disse:

«Ma ora lasciate che torni sul problema degli errori. Può darsi che si tratti

di una imperfezione in ciò ch’io definisco il mio automatico ricettatore

telepatico, ovvero di un difetto nei nervi motori del mio cervello. Può darsi

che ad essi risalga la colpa, ma è ben difficile escogitare un’ipotesi di lavoro

che apparisca soddisfacente. Quando mio figlio si trovava in Germania,

trasmetteva con la mia mano molti ragguagli veridici informandomi ch’egli

partiva per un dato paese, ovvero specificando ciò che faceva in quel

momento; ma nel bel mezzo del messaggio egli, ad esempio, mi ragguagliava

intorno a una domenica orribilmente piovosa, in cui restando a casa non

aveva nulla da leggere, salvo una Bibbia tedesca; ciò che gli faceva

rimpiangere di non avere portato con sé dei buoni libri. Ma ecco che a suo

tempo si riscontrava come in tutto ciò nulla vi fosse di vero. La domenica in

discorso non era stata orribilmente piovosa, i due viaggiatori non avevano

affatto desiderio di leggere, e non possedevano una Bibbia tedesca».

Nell’incidente esposto, si direbbe che l’interferenza dello strato oniricosubcosciente

siasi determinata in conseguenza di un’autentica domenica

orribilmente piovosa esistente nella località in cui si trovava lo Stead;

circostanza aggravata dal trovarsi egli in ambiente sprovvisto di libri, con cui

distrarre la propria noia.

Questo il secondo caso riferito dallo Stead:

«Un’amica mia la quale erasi recata a visitare la tomba del poeta Matthew

Arnold nel giorno del Natale, scrisse nella sera stessa con la mia mano,

ragguagliandomi sui particolari del viaggio, cominciando col dirmi che erasi

recata alla stazione di Paddington, che aveva preso un altro biglietto per la

stazione di Laleham. A questo punto io le osservai: “Ciò non può essere,

poiché tale stazione ferroviaria non esiste”. - Essa continuò: “Presi un

biglietto per Laleham, e colà giunta, mi recai difilata al camposanto il quale

era deserto, rivolsi i passi direttamente alla tomba del poeta, sulla quale

deposi un mazzo di bianchi fiori. Quindi mi avviai senz’altro alla stazione. Ed

anche questa volta mi toccò in sorte un compartimento per me sola”. - Come

si vede, in tale messaggio si conteneva una descrizione minuziosa intorno a

vicende da me totalmente ignorate. Ma ora badiamo agli errori che vi si

intercalarono, giacché gli errori interessano il mio criterio assai più dei

particolari veridici. Questi ultimi appariscono naturali, in quanto è naturale

che l’amica mia dica sempre la verità, e per converso, è contrario alla sua

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

62

natura il dire delle falsità. In linea di massima il messaggio è veritiero; ma

quando m’incontrai con lei ed osservai: “Non sapevo che a Laleham vi fosse

una stazione ferroviaria”. - Essa rispose: “E infatti non c’è; io presi il treno a

Staines”. - Io soggiunsi: “Ma, dunque, perchè avete scritto con la mia mano

che prendeste un biglietto per la stazione di Laleham?”. - Essa rispose: “Io

chiesi infatti un biglietto per Laleham, e l’impiegato ferroviario mi diede un

biglietto per Staine, osservando che quella era la stazione per andare a

Laleham”. - Questi i fatti; ed ora analizziamo gli errori incorsi: l’amica mia

non erasi recata alla stazione di Paddington, bensì a quella di Waterloo; essa

non aveva deposto un mazzo di fiori bianchi sulla tomba del poeta, bensì un

mazzo di fiori blu. Come darsi ragione di questi due piccoli errori? - Si tratta

di un genere d’incidenti che imbarazzano il mio criterio, traendomi a

concludere che noi dovremo ancora indagare e ponderare a lungo il quesito

prima di formulare teorie intorno alla modalità con cui si estrinsecano i

fatti...». (Light, 1893 pag. 143).

In quest’ultimo caso i due lievi errori occorsi non riguardano la veridicità

degli incidenti narrati, bensì i particolari secondari con cui si svolsero. In ogni

modo, non rimane che imputarli alla medesima causa delle perturbazioni più

o meno notevoli, nonché inseparabili dalle condizioni di equilibrio instabile

proprie allo strato onirico subcosciente ricettatore dei messaggi supernormali.

- Tale era anche il parere del rev. Allen, il quale al termine della conferenza

dello Stead aveva chiesto la parola per osservare:

«Desidero esprimere il mio pensiero intorno alle comunicazioni errate

trasmesse da entità spirituali. Io personalmente non sono affatto sicuro che si

abbia ragione di mettere in disparte simili comunicazioni dicendo che sono

false; e in conseguenza, appresi con grande interesse dal signor Stead come

anche nelle comunicazioni tra viventi si ottengano qualche volta informazioni

fantastiche. Ora a me sembra che se così è, allora un tal fatto ammonisce che

deve considerarsi tuttora aperto ed insoluto il quesito vertente sulle così dette

comunicazioni falsidiche dei defunti. E’ probabile invece che le apparenti

menzogne risultino consecutive a una qualche imperfezione dell’organismo

attraverso il quale il messaggio è trasmesso, ovvero che siano determinate da

qualche intoppo nel processo di trasmissione...».

Niun dubbio che le osservazioni del rev. Allen appariscono le più

razionali, per quanto non risolvano il quesito specificandone le cause.

Non sarà inutile ricordare a questo punto come anche nelle classiche

esperienze di trasmissione del pensiero a svolgimento medianico, condotte

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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con severo criterio scientifico dal rev. Newnham (Proceedings, vol. III, pagg.

3-23), e in cui la medium era la propria moglie, si realizzassero talvolta

analoghe interferenze subcoscienti, ma di un ordine più che mai

imbarazzante, poichè non si trattava di semplici errori, ma di vere e proprie

mistificazioni in tutto analoghe a quelle che si conseguono nelle

comunicazioni coi defunti; circostanza altamente interessante ed istruttiva, la

quale richiede di essere qui ricordata.

Il rev. Newnham sperimentava con la propria consorte sedendo nella

medesima camera, a otto piedi di distanza da lei, dorso opposto a dorso;

scrivendo volta per volta le domande che intendeva trasmettere mentalmente

alla sensitiva, la quale posava la mano sopra una planchette, con cui

rispondeva istantaneamente a ciascuna domanda, prima ancora che lo

sperimentatore avesse tempo di scriverla. Le risposte erano sempre

corrispondenti alle domande, e si riferivano per lo più a cose e ad argomenti

non conosciuti dalla sensitiva, ma conosciuti dallo sperimentatore, salvo una

volta in cui la risposta si riferiva a un’informazione ignorata anche dallo

sperimentatore; ma in tal caso essa era nota a un’altra persona presente, la

quale aveva scritta la domanda e l’aveva fatta leggere al rev. Newnham.

Un insegnamento importante da ricavarsi dalle esperienze in discorso

consiste nella circostanza che quando lo sperimentatore dimostravasi troppo

esigente, insistendo per ottenere risposte troppo complesse per la capacità di

percezione subcosciente della sensitiva, allora venivano dettate risposte che,

per quanto in perfetto accordo con le domande, erano inventate di sana

pianta. Così, ad esempio, avendo il rev. Newnham, il quale apparteneva alla

Massoneria, chiesto alla sensitiva di trascrivergli la preghiera massonica in

uso per la promozione a Grande Maestro, la planchette scrisse

istantaneamente, con rapidità vertiginosa, una lunga preghiera in tal senso, in

cui si contenevano reminiscenze massoniche, ma che nell’insieme era una

fantastica invenzione. Ora tali sorta di mistificazioni in esperienze di

trasmissione medianica del pensiero, appariscono molto suggestive e

interessanti per l’analogia che presentano con le corrispondenti interferenze

mistificatrici quali si conseguono frequentemente nelle comunicazioni

medianiche genuinamente spiritiche. Si direbbe che le soverchie insistenze da

parte dell’indagatore, avendo per effetto di determinare nelle personalità

medianiche una tensione eccessiva della volontà, con relativa dispersione di

fluido medianico e consecutivo indebolimento del controllo psichico, aprano

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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il varco allo strato onirico della subcoscienza, il quale, emergendo, continui a

suo modo la comunicazione in corso, svolgendo un’azione di sogno.

Giova, in ogni modo, prendere nota che le mistificazioni spiritiche trovano

analogo riscontro nelle mistificazioni animiche quali si realizzano nelle

comunicazioni medianiche tra viventi, il che si traduce in un

ammaestramento teorico notevolissimo in quanto è fondato sui processi

dell’analisi comparata applicata alle due classi di manifestazioni in esame.

LE ESPERIENZE DI FREDERICK JAMES CRAWLEY

L’argomento delle mistificazioni medianiche in genere è a tal segno

importante, che in via eccezionale m’induco a sconfinare dal tema delle

comunicazioni medianiche tra viventi per indagarlo ulteriormente e

completarlo con citazioni ricavate dalle comunicazioni medianiche tra viventi

conseguite pel tramite di entità di defunti, giacché importa far rilevare che se

è vero che molti errori e numerose mistificazioni medianiche risultano

conseguenza della imperfezione dello strumento ricettatore dei messaggi -

vale a dire del medium - però non è detto che con ciò siasi esaurito l’arduo

tema vertente sulla genesi delle mistificazioni medianiche. Deve, cioè, tenersi

gran conto altresì della circostanza che possono realizzarsi - come si

realizzano - errori e mistificazioni d’ogni sorta dipendenti dalle condizioni

precarie in cui si determinano le comunicazioni medianiche anche dal lato

estrinseco dei defunti comunicanti; mi accingo pertanto a dimostrarlo in base

a una serie di esperienze recenti, condotte con intendimenti rigorosamente

scientifici da Mr. Frederick James Crawley, Chief Constable of the Newcastleupon-

Tyne City Police; professione che lo rende in modo particolare

consapevole dell’importanza che rivestono i più minuziosi particolari nelle

esperienze di questa natura; per cui egli espone i fatti dimostrando la

massima cura onde corroborarli con una abbondante quanto esauriente

documentazione costituita da brani di lettere ricavati dalla corrispondenza

occorsa tra i due circoli sperimentatori, nonché dell’apposizione delle date ad

ogni minima circostanza di fatto, e dall’aggiunta di schiarimenti e commenti

che nulla lasciano a desiderare; pervenendo in tal guisa a compiere opera

scientificamente importante e teoricamente preziosa.

Pertanto deve riconoscersi che questa serie di esperienze si dimostra

meritevole dal titolo apposto dall’autore alla relazione: Survival: My Quota. -

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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Si tratta infatti di un contributo veramente efficace in dimostrazione della

sopravvivenza dello spirito umano.

Dalla lettura della relazione si apprende che l’idea d’iniziare esperienze di

tal natura non germogliò spontaneamente nella mente di alcuno, ma furono

le circostanze, combinate a taluna manifestazione spontanea da parte delle

personalità medianiche comunicanti, che trassero gli sperimentatori ad

iniziarle.

Mr. Crawley racconta che da diversi anni s’interessava privatamente di

esperienze medianiche, in quanto la propria consorte possedeva la facoltà

della scrittura automatica, mentre un’amica di famiglia scriveva a sua volta

medianicamente con lo strumento denominato ouija, e possedeva facoltà di

veggente.

Avvenne che nell’autunno del 1922 la moglie di Mr. Crawley dovette

recarsi a soggiornare per qualche tempo nella cittadina di Woolastone nel

Gloucestershire, mentre Mr. Crawley rimase nella propria residenza a

Sunderland. Tra le due località s’interpone una distanza di circa 300 miglia.

In data 1° settembre 1922, Mr. Crawley ricevette dalla consorte una lettera

in cui si conteneva il seguente paragrafo:

«Ieri sera, quando fui a letto, ebbi ad avvertire dei colpi sonori battuti nel

legno del davanzale della finestra. Riconoscendo in essi la tonalità

caratteristica dei colpi battuti da Luther (il fratello defunto di Mrs. Crawley),

chiesi se fosse proprio lui, e ricevetti risposta affermativa mediante tre forti

colpi. Dopo di che i colpi continuarono a farsi udire; ma siccome risuonavano

troppo forti, ed io mi trovavo in casa altrui, pregai Luther di desistere, ed egli

subito mi esaudì. Erano le undici; ed io chiesi allora a Luther di recarsi a

battere i suoi colpi nella tua camera a Sunderland. Stamane, scrivendo

automaticamente, mi si manifestò Ourio (figlio defunto dei coniugi Crawley),

il quale mi disse ch’egli e Luther si erano recati nella tua camera, ed avevano

eseguito il mio ordine».

Queste le informazioni inviate al consorte da Mrs. Crawley.

Ora il fenomeno erasi realizzato effettivamente: Mr. Crawley, a

Sunderland, verso le undici pomeridiane, aveva udito risuonare colpi

medianici nella propria camera da letto.

Era naturale che quel primo episodio spontaneo, suggerisse esperienze

ulteriori nel medesimo senso; tanto più che Mr. Crawley, rimasto a

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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Sunderland, continuava a sperimentare con la signora Low, la quale, come si

disse, possedeva facoltà di medium veggente, nonché di automatista

scrivente con lo strumento medianico denominato ouija; mentre la signora

Crawley, a Woolastone, continuava a sua volta a sperimentare da sola, allo

scopo di mantenersi in rapporto coi propri figli e il fratello defunti. E fu la

signora Crawley che incoraggiata dal buon successo nell’episodio esposto,

ebbe per la prima l’idea di ritentare la prova sotto altra forma, incaricando gli

spiriti comunicanti di trasmettere un breve messaggio al marito a

Sunderland.

Questo primo messaggio non fu trasmesso, ma la personalità medianica di

Luther, alla quale era stato affidato, se ne giustificò pienamente affermando

di non aver potuto trasmetterlo perché aveva trovato lo spirito Frank intento

a dettare alla medium signora Low, una lunga comunicazione per Mr.

Crawley. Ora tale informazione trasmessa da Luther, veniva confermata da

una lettera di Mr. Crawley, in cui si conteneva una lunga comunicazione

dello spirito Frank, comunicazione ottenuta nella sera del 14 settembre; vale a

dire, nella sera medesima in cui la signora Crawley aveva incaricato Luther di

trasmettere il messaggio. Emerge pertanto che il fenomeno dei messaggi

medianici tra viventi, trasmessi per ausilio di personalità medianiche erasi

realizzato ugualmente, per quanto in senso inverso da quello atteso; vale a

dire che in luogo di avere il signor Crawley ricevuto un messaggio medianico

da parte della moglie, era stata la moglie che aveva ricevuto un messaggio

veridico intorno a ciò che in quel preciso momento si estrinsecava in presenza

del marito.

Seguono altri messaggi della stessa natura, che qui non è il caso di

riportare.

Prima d’inoltrarmi in argomento giova rilevare una circostanza di fatto la

quale caratterizza questa sorta di esperienze; ed è che quasi tutti i messaggi

medianici trasmessi da un circolo all’altro sotto gli auspici degli spiriti

messaggeri, mentre per il contenuto essenziale corrispondono esattamente ai

messaggi inviati, risultano nondimeno più o meno lacunari od imperfetti, e

non sono quasi mai resi letteralmente. Ora tale circostanza di fatto presenta

una grande importanza teorica per la dilucidazione di molte perplessità

inerenti alle comunicazioni medianiche in genere, come vedremo a suo

tempo.

In data 20 settembre 1922, il signor Crawley chiede allo spirito

comunicante Luther:

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«Vorresti incaricarti di trasmettere un messaggio a mia moglie?».

- Luther: Volentieri. Bada di essere chiaro ed incisivo.

- Mr. Crawley: Ecco il messaggio: “Fred t’informa che il cagnolino Jim

desidera ardentemente la mamma sua”.

- Luther: Mi proverò a trasmettere soltanto questo: “Il cagnolino Jim

desidera la mamma”.

Il domani, 21 settembre, a mezzogiorno, la signora Crawley si dispone a

scrivere automaticamente, e Luther le si manifesta, dettando quanto segue:

- Cara Emmie, debbo informarti intorno al cagnolino Jim.

- Mrs. Crawley: “Immagino che non sarà morto?”.

- Luther: No, sta bene; dovevo parteciparti che gode buona salute.

- Mrs. Crawley: Sei ben sicuro di quanto affermi?

- Luther: Sì, Emmie, ne sono sicuro.

Come si vede, il messaggio era stato effettivamente trasmesso, ma però in

guisa parziale ed imperfetta. Infatti non era esatto che lo spirito Luther fosse

stato incaricato di informare Emmie che il cagnolino Jim godeva buona

salute; ma tale inesattezza appare teoricamente molto interessante, giacché

dal contesto del dialogo emerge chiaramente com’essa debbasi attribuire a un

fenomeno d’interferenza suggestiva provocato dalla domanda della signora

Crawley: «Immagino che non sarà morto?». Ciò che vale a confermare quanto

da lungo tempo già si era rilevato in ordine alle comunicazioni medianiche,

ed è che gli spiriti comunicanti, allorché si trovano immersi nell’aura dei

medium, passano in condizioni analoghe a quelle dei soggetti ipnotici; e in

conseguenza, sono suggestionabili, mentre le loro facoltà mnemoniche

subiscono una menomazione notevole; ciò che chiarisce molte perplessità

teoriche.

Da rilevare in proposito anche l’incidente dello spirito, il quale chiede a

Mr. Crawley un messaggio chiaro ed incisivo, e che quando l’ha ricevuto, lo

modifica per conto proprio condensandolo in una forma più chiara e

stringata; ciò che convalida l’osservazione precedente in quanto dimostra

come l’impresa di trasmettere messaggi del genere non sia così semplice

come a tutta prima si crederebbe; il che palesemente deve imputarsi alle

condizioni sonnambolico-ipnotiche cui soggiacciono gli spiriti dei defunti

immersi nell’aura dei medium; condizioni che influiscono temporaneamente

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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e negativamente sulle loro facoltà mnemoniche. Solo tenendo conto di ciò, si

comprende il motivo per cui lo spirito comunicante chiede messaggi semplici,

chiari ed incisivi.

Il giorno 22 settembre, Luther si manifesta nuovamente a Mr. Crawley per

annunciargli che aveva eseguito l’incarico ricevuto

- Luther: Fred, io trasmisi ad Emmie il tuo messaggio...

- Mr. Crawley: Lo ricordi ancora quel messaggio?

- Luther: Credo di sì: qualche cosa intorno a un cagnolino.

Anche in questo incidente giova notare la circostanza dello spirito

comunicante, il quale con la sua risposta dimostra di avere dimenticati tutti i

particolari riguardanti il messaggio affidatogli due giorni prima, e di averne

unicamente conservato un ricordo generico.

Il giorno 23 settembre, alle ore 7 pomeridiane, Mr. Crawley inizia la

consueta seduta con la medium Mrs. Low.

Si manifesta il figlio defunto della medium: Willie Low. Lo sperimentatore

domanda:

- Vorresti incaricarti di riferire a mia moglie che la signora Annie Brown è

malata?

- Willie Low: Volentieri.

[Mr. Crawley fa rilevare che la signora Annie Brown, la quale formava

oggetto del messaggio, era un’amica della medium, ma era totalmente

sconosciuta ai coniugi Crawley].

Il giorno 26 settembre, alle ore 2.30 pomeridiane, la signora Crawley si

dispone a scrivere automaticamente, e subito si manifesta lo spirito di Willie

Low, il quale detta:

- Sono venuto per informarti che Mrs. Annie Brown è malata.

- Mrs. Crawley: Chi è questa Mrs. Brown?

- Willie Low: Un’amica di mia madre.

- Mrs. Crawley: E’, o non è amica nostra?

- Willie Low: Non è amica vostra.

- Mrs. Crawley: E allora perchè vieni ad avvertirmi che è malata?

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- Willie Low: Unicamente a titolo di prova d’identità personale. Mia

madre ne parlò con tuo marito a Sunderland.

In questo episodio il messaggio medianico venne trasmesso fedelmente; il

che presumibilmente è dovuto al fatto che il mes-saggio stesso è

semplicissimo, in quanto si compone di un unico argomento, privo

d’incidenti accessori e di aggettivi qualificativi. Notevole l’ultima

osservazione di Willie Low, per la quale egli dimostra la sua consapevolezza

circa l’importanza e gli scopi delle esperienze a cui si prestava.

Riferisco tre altri episodi, dai quali emerge in tutta evidenza la grande

verità qui propugnata.

In data primo ottobre, alle ore 6.30 pomeridiane, lo spirito di Frank si

manifesta a Mr. Crawley a Sunderland. Mr. Crawley domanda:

- Potresti trasmettere un messaggio a mia moglie?

- Frank: Sì; anzi sono desideroso di provarmi.

- Mr. Crawley: - Senti, te ne propongo tre, a scelta. Puoi trasmettere che

questa sera hai sentito cantare Doroty e Gwen; oppure che questa sera tu mi

hai intrattenuto sull’esistenza spirituale; ovvero che Mr. Todd è malato.

- Frank: Sta bene: Todd malato; comunicazione sull’esistenza spirituale;

Doroty e Gwen cantarono.

Il giorno 3 ottobre, alle ore 9 antimeridiane, ad Woolastone, si manifesta

alla signora Crawley il padre defunto del di lei marito, il quale detta quanto

segue:

- Noi abbiamo da parteciparti che qualcheduno è malato.

- Mrs. Crawley: Non puoi dirmi il nome?

- Spirito: Non ricordo.

- Mrs. Crawley: Qualcheduno che conosco?

- Spirito: Sì, qualcheduno che tu conosci molto bene, il quale è anche un

frequentatore assiduo del vostro piccolo circolo sperimentale.

[Mr. Crawley conferma che il malato signor Todd, era un intimo loro

amico, nonché membro del loro piccolo circolo sperimentale per lo sviluppo

dei medium].

- Mrs. Crawley: Hai qualche cosa d’altro da comunicarmi?

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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- Spirito: Sì... Noi abbiamo intrattenuto tuo marito sulla esistenza

spirituale. Sono venuto io a trasmettere il messaggio, perché Frank non vi

riusciva. L’impresa è molto difficile.

Nell’episodio esposto appare molto suggestivo l’incidente dell’avvenuta

sostituzione dello spirito messaggero, sostituzione che vale ulteriormente a

dimostrare le grandi difficoltà che incontrano le personalità spirituali

nell’assolvere il loro compito. Così pure, acquista valore teorico non lieve, nel

senso della genesi estrinseca dei fatti, l’altro incidente dello spirito

comunicante, il quale non solo avverte la signora Crawley della sostituzione

avvenuta, ma fornisce correttamente il nome dello spirito il quale aveva

ricevuto direttamente incarico di trasmettere quel medesimo messaggio

ch’egli ora veniva a recapitare in sua vece.

Si può domandare: perchè Frank non è riuscito nel compito?

- Evidentemente non può darsi che un solo motivo d’insuccesso nelle

circostanze di cui si tratta, ed è che lo spirito, dopo essersi immerso nell’aura

della medium, siasi accorto di avere tutto dimenticato.

Per ciò che riguarda la trasmissione dei messaggi, noto che nel primo tra

essi si osservano le consuete lacune mnemoniche. Infatti lo spirito riferisce

correttamente di avere da informare Mrs. Crawley intorno a qualcuno il

quale era malato, ma non ne ricorda il nome. In pari tempo egli dimostra di

sapere chi era il malato, visto che aggiunge trattarsi di qualcuno che Mrs.

Crawley conosceva molto bene, il quale frequentava assiduamente il piccolo

circolo sperimentale fondato dai coniugi Crawley. Deve pertanto concludersi

che nell’episodio esposto l’inconveniente dell’amnesia medianica si limitava

al nome della persona designata, rimanendo integro il ricordo della persona

stessa. Il secondo messaggio venne invece trasmesso fedelmente.

In data 5 ottobre, alle ore 6.30 pom., Mr. Crawley, a Sunderland, rivolge

allo spirito Luther la consueta domanda:

- Vorresti provarti a trasmettere un messaggio a mia moglie?

- Luther: L’impresa è assai ardua: ma mi proverò.

- Mr. Crawley: Questo il messaggio: La fotografia di Luther è sul tavolo,

dinanzi a Fred. Luther, ripetimi il messaggio.

- Luther: La mia fotografia è sul tavolo delle esperienze.

Il dimani, 6 ottobre, alle ore 8 pomeridiane, Luther si manifesta a Mrs.

Crawley, a Woolastone, ma si limita a dettare:

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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- Io dovevo comunicarti qualche cosa, ma me ne sono totalmente

dimenticato.

Il giorno 11 ottobre lo spirito medesimo si manifesta nuovamente a Mrs.

Crawley, la quale domanda:

- Luther, ti è più venuto in mente il messaggio che dovevi trasmettermi?

- Mia cara Emmie, proverò a ricordarmene... Mi pare che si tratti di questo:

«Informa Emmie che io tengo una fotografia di Luther».

Anche l’episodio esposto risulta teoricamente molto istruttivo, giacché le

modalità sempre diverse con cui si estrinsecano questi episodi di

trasmissione di messaggi medianici da un circolo all’altro, tendono

cumulativamente a provare, in guisa che appare incontestabile, come la causa

delle lacune che si riscontrano in una buona parte dei messaggi medianici in

genere, dipenda quasi sempre dal fatto dell’amnesia parziale o totale cui

soggiacciono le personalità medianiche all’atto del comunicare. E

nell’incidente in esame si rileva una variante di siffatta dimostrazione; ed è

che lo spirito comunicante manifestandosi una prima volta con lo scopo di

trasmettere il messaggio affidatogli, si accorge invece di non più ricordarlo, e

deve limitarsi ad informare di avere avuto incarico di trasmettere un

messaggio, ma di averlo dimenticato. Sennonché dopo trascorsi alcuni giorni,

egli si dimostra in grado di trasmettere la parte sostanziale del messaggio

stesso.

Deve pertanto inferirsene che se lo spirito comunicante, dopo avere

dimenticato il messaggio, pervenne a ricordarlo cinque giorni dopo, ciò

dimostra che l’amnesia totale della prima volta era soltanto temporanea; vale

a dire che risultando consecutiva all’atto del comunicare, erasi dissipata con

la liberazione dello spirito dall’aura perturbatrice; per indi rinnovarsi

parzialmente quando lo spirito ritentò la prova; e se questa volta l’amnesia fu

solo parziale, ciò significa che le condizioni perturbatrici dell’aura medianica

erano meno sfavorevoli.

Osservo che la giustezza delle considerazioni esposte viene confermata da

una dichiarazione importante che lo spirito Ourio - uno dei figli defunti dei

coniugi Crawley - diede alla madre. Questa gli aveva chiesto di trasmettere

uno dei consueti messaggi al di lei marito, ed Ourio osservò:

«Cara mamma, io sono sicuro che me ne dimenticherò. Quando noi ci

allontaniamo dalla vostra presenza, il messaggio da voi impartito si dilegua

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

72

dalla nostra memoria. Inoltre, il trasmettere questi messaggi è per me più

difficile che non risulti per altri».

[Secondo il fratello Frank, tale maggiore difficoltà per lo spirito Ourio nel

trasmettere messaggi di tal natura, dipendeva dal fatto che Ourio era morto

al momento della nascita; quindi non avendo vissuto, riusciva male in tutto

ciò che si riferiva ad esperienze pratiche nel mondo dei viventi, mentre

perveniva a trasmettere messaggi trascendentali molto più facilmente degli

altri].

Quest’ultimo messaggio è teoricamente prezioso, poichè chiarisce in poche

parole ciò che io dovetti faticosamente dimostrare ricorrendo all’indagine

minuziosamente analitica degli episodi considerati. E pertanto, in base a

quanto esposto, dovrà inferirsene che se gli spiriti comunicanti, allorché

emergono dall’aura dei medium, dimenticano in gran parte le incombenze

degli sperimentatori, allora è razionale il presumere che nelle circostanze in

cui si accingono ad immergersi nell’aura medesima con lo scopo di provare la

loro identità citando un gran numero di ragguagli personali, abbiano invece a

dimenticarne la maggior parte non si tosto avvenuta la loro immersione

nell’aura inibitrice. Osservo come tutto ciò risulti analogo a quanto si verifica

nei soggetti ipnotici quando cadono in sonno provocato, e inversamente,

quando si risvegliano dal sonno provocato.

Il dottor Hodgson e il prof. Hyslop, sperimentando con la medium Mrs.

Piper, avevano rilevato un fatto molto suggestivo nel medesimo senso. Essi

avevano osservato frequentemente dei casi di personalità comunicanti, le

quali dopo aver fornito spontaneamente ottime prove d’identificazione

personale, con ragguagli ignorati da tutti i presenti, poi si confondevano in

modo inesplicabile e non sapevano rispondere quando loro si chiedevano

altri ragguagli complementari, od anche nomi di familiari, che non avrebbero

dovuto ignorare. Ma ecco che quando la medium passava nel periodo

transitorio del risveglio; quando, cioè, non era più immersa in una trance

profonda, ma non era neanche sveglia; in quel periodo di torpore, gli

sperimentatori avvertivano che le labbra di lei mormoravano delle parole

sommesse, e avvicinando l’orecchio alle sue labbra, rilevavano con sorpresa

com’esse mormorassero il nome o la informazione che inutilmente avevano

chiesto allo spirito comunicante.

Ora non v’è chi non vegga come da una simile circostanza emerga un

grande insegnamento, ed è che il Podmore aveva torto quando faceva

dell’ironia intorno agli spiriti comunicanti, i quali ignoravano i nomi dei loro

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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familiari; ed aveva torto in quanto avrebbe dovuto considerare che se gli

spiriti medesimi pervenivano ben sovente a trasmettere i nomi richiesti e non

forniti, allorché la medium si trovava nel periodo del risveglio, ciò significava

palesemente che le lacune mnemoniche di cui si tratta erano da imputarsi

esclusivamente alle condizioni d’immersione nell’aura medianica in cui si

trovavano gli spiriti comunicanti, condizione che determinava in essi uno

stato transitorio di amnesia più o meno accentuata, la quale andava

gradatamente dissipandosi a misura che avveniva la loro liberazione dalle

condizioni d’immersione nell’aura inibitrice; inferenza che spiegava

mirabilmente il fatto dello spirito comunicante, il quale non appena

raggiungeva una condizione di sufficiente liberazione da permettergli di

ricordare, e ciò allorché si sentiva ancora debolmente vincolato alla medium,

tosto ne approfittava onde trasmettere agli sperimentatori i nomi e i

ragguagli richiesti.

Osservo in proposito che gli spiriti comunicanti pel tramite di Mrs. Piper,

avevano spiegato ripetutamente che le lacune nelle loro comunicazioni

dipendevano dalle condizioni in cui si trovavano all’atto del comunicare, le

quali determinavano in essi uno stato di perturbazione e menomazione

psichica più o meno accentuato. Sennonché gli oppositori non erano affatto

disposti ad accogliere per buone le loro ragioni, concludendone invece che

tali presunte dilucidazioni erano le consuete scuse magre ammannite dalle

personalità subcoscienti onde giustificare in qualche modo le deficienze

flagranti delle loro insulse personificazioni mistificatrici.

Orbene: è precisamente dal punto di vista di questa obiezione

perpetuamente risorgente - obiezione quasi sempre gratuita e insostenibile,

ma praticamente inconfutabile, come risultano tutte le ipotesi campate nel

vuoto - è precisamente per questo che le esperienze qui considerate

assurgono a un valore teorico notevolissimo, giacché questa volta l’obiezione

in discorso non è applicabile alle medesime, e ciò in quanto nel caso nostro gli

spiriti comunicanti essendo sempre riusciti ad assolvere il loro compito di

messaggeri, non avevano bisogno di ricorrere a scuse magre onde

giustificarsi per non averlo assolto. Ma ricorsero alla medesima spiegazione

limitatamente alla circostanza secondaria delle lacune e delle inesattezze con

cui venivano trasmessi i messaggi stessi.

Ora non v’è chi non vegga come questa volta il quesito sia di gran lunga

diverso: nel primo caso tale spiegazione poteva passare per una scusa magra,

perché mancavano i dati che la giustificassero; nel secondo caso invece i dati

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

74

esistono incontestabilmente, o, più precisamente, si tratta di una

constatazione di fatto pura e semplice, visto che se i messaggi venivano

trasmessi, ma ben sovente risultavano inesatti, ne derivava che se le

inesattezze esistevano, occorreva spiegarle, e non potevano spiegarsi che

nella guisa indicata dalle personalità comunicanti: che, cioè, esse

dimenticavano in parte il testo preciso dei messaggi loro affidati, non appena

uscivano dall’aura dei medium, o inversamente, sottostavano a un’amnesia

parziale dei loro ricordi personali non appena s’immergevano nell’aura

inibitrice dei medium stessi. Ne consegue che questa volta la spiegazione

fornita dalle personalità medianiche, lungi dal doversi considerare una

magra scusa, risulta proprio l’unica spiegazione formulabile in simili

contingenze. Ripeto che risulta l’unica spiegazione formulabile e che non

possono esisterne altre, e lo ripeto in quanto una tale circostanza di fatto

assume un valore risolutivo nel senso dell’interpretazione spiritica dei fatti.

Rimane da considerare un’ultima obiezione possibile, la quale, invero,

risulta inapplicabile alla serie di esperienze in esame, e ciò in quanto non

regge di fronte alle modalità con cui si estrinsecarono; ma, in ogni modo, non

sarà inutile discuterne brevemente, tenuto conto che può affacciarsi al criterio

di chiunque.

Si sarà da tutti rilevato che nei messaggi medianici sopra riferiti si osserva

il particolare, teoricamente importantissimo della loro estrinsecazione con

grandi intervalli di tempo tra la formulazione dei messaggi e il loro arrivo a

destino; ciò che vale ad escludere l’interpretazione telepatica dei fatti.

Sennonché ci si potrebbe obiettare che i messaggi medesimi risultano

suscettibili di venire spiegati ricorrendo all’ipotesi supplementare della

telepatia ritardata, secondo la quale il messaggio trasmesso dall’uno all’altro

dei gruppi sperimentatori sarebbe pervenuto regolarmente a destino all’atto

in cui venne formulato, rimanendo però latente nelle subcoscienze delle

medium, dalle quali sarebbe emerso alla prima occasione.

Non è il caso d’indugiarsi a discutere ed analizzare un’ipotesi la quale

risulta letteralmente gratuita e fantastica non appena l’intervallo di tempo

trascorso tra l’emissione e la ricezione di un impulso telepatico risulti

superiore a qualche ora. Mi limiterò pertanto a demolirla sulla base dei fatti; e

a conseguire lo scopo mi basterà di commentare l’ultimo episodio sopra

riferito, nel quale si rileva che lo spirito comunicante si manifesta una prima

volta, a ventiquattr’ore di distanza, dichiarando di avere avuto incombenza

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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di trasmettere un messaggio, ma di averlo dimenticato; messaggio che cinque

giorni dopo egli perviene a trasmettere.

Ora osservo in proposito che se con l’ipotesi di un’amnesia transitoria

consecutiva all’atto del comunicare, si spiegano esaurientemente tali

circostanze di fatto - come ho dimostrato a suo tempo -, per converso,

ricorrendo all’ipotesi della telepatia ritardata, non si saprebbe davvero

comprendere come mai la subcoscienza della medium, ricettatrice presunta

del messaggio rimasto latente, non l’abbia scodellato prontamente allo

sperimentatore la prima volta, anziché indugiarsi a rivelarlo dopo trascorsi

cinque giorni. Ma ciò non è tutto, giacché pei propugnatori della telepatia

ritardata l’episodio in esame riserva un’altro ostacolo piuttosto formidabile.

Chi, tra gli oppositori, oserebbe infatti sostenere che la telepatia ritardata,

abbia potuto estrinsecarsi in un primo tempo dettando: «Io dovevo

comunicarti qualche cosa, ma me ne sono dimenticato». - E’ chiaro che un

messaggio telepatico, o arriva o non arriva; ma... non si scusa per non essere

arrivato!

Concludendo: come già si fece rilevare, l’unica ipotesi naturalistica da far

valere a spiegazione delle esperienze riferite, risulta l’ipotesi telepatica

considerata nelle sue varie modalità di estrinsecazione, che nel caso nostro

avrebbero assunto parvenza di comunicazioni medianiche tra viventi.

Nondimeno si è visto come l’analisi diligente dei fatti valga a fare emergere

luminosamente come nessuna delle modalità per cui si estrinseca la telepatia

pervenga a darne ragione.

Deve pertanto convenirsi che la serie di esperienze in esame risulta

un’altra memorabile prova in favore dell’indipendenza spirituale delle

personalità medianiche di fronte ai medium di cui si valgono; dimodoché

anche questa serie di esperienze assurge al valore di un’ottima prova

cumulativa da unirsi alle altre convergenti come a centro verso la

dimostrazione dell’esistenza e la sopravvivenza dello spirito umano; e questa

volta all’infuori dei casi d’identificazione spiritica dipendenti dai ragguagli

personali forniti dai defunti comunicanti. Ho sottolineato quest’ultimo

periodo, giacché debbo avvertire in proposito che il presente lavoro di sintesi

inteso a dimostrare la Grande Verità contenuta nella formula che l’animismo

prova lo spiritismo, ha per ultimo scopo di preparare il terreno onde arrivare

alla dimostrazione, sulla base dei fatti, che la prova scientifica della

sopravvivenza si può conseguire anche all’infuori dei casi d’identificazione

spiritica fondati sui ragguagli personali forniti dai defunti comunicanti.

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Tale dimostrazione comincia ad emergere prematuramente dalla serie delle

esperienze in esame, e il materiale dei fatti che ancora mi rimane da discutere

vi condurrà pianamente, direttamente, necessariamente, come apparirà

dall’ultimo capitolo del libro.

Ciò posto, osservo da un altro punto di vista, come tutto concorra a

dimostrare che le esperienze riferite, considerate in unione ad altre della

medesima natura, nonché a numerose esperienze di ordine diverso, ma

convergenti verso la stessa conclusione, traggono a dover considerare come

scientificamente risolta, in base ai risultati dell’analisi comparata e della

convergenza delle prove, una delle maggiori perplessità teoriche inerenti al

quesito fondamentale che contempla le prove d’identificazione spiritica;

perplessità consistente nel fatto di lacune mnemoniche inesplicabili esistenti

nei ragguagli personali forniti dagli spiriti comunicanti; lacune di cui ora si

pervennero a scoprire e sviscerare le cause, raggiungendo in proposito la

certezza scientifica, e ciò in quanto nelle esperienze qui considerate si è posti

in grado di comparare i messaggi affidati dal mittente alle personalità

medianiche, con quelli recapitati al destinatario dalle personalità medesime.

Avevo dunque ragione di affermare che nella serie di esperienze riportate si

rilevavano particolari speciali di estrinsecazione i quali rivestivano un valore

teorico di prim’ordine.

LE ESPERIENZE DEL PROF. OCHOROWICZ CON LA «PICCOLA STASIA»

Ad esaurimento del tema, rimane da osservare che vi sono esempi di

mistificazioni spiritiche i quali pur essendo spiegabili con l’emergenza dello

strato onirico subcosciente, nondimeno potrebbero avere in realtà un’origine

diversa; osservazione codesta che trova una curiosa illustrazione nel seguente

brano di dialogo medianico, ch’io tolgo dalle classiche esperienze del

professore Ochorowicz con la medium signorina Stanislawa Tomczyk. Il

professore aveva iniziato uno dei soliti interrogatori da lui rivolti alla

personalità medianica della Piccola Stasia col proposito di ottenere

schiarimenti intorno ai fenomeni conseguiti; e questa volta la Piccola Stasia

erasi materializzata, nonché fotografata da se stessa, ponendosi dinanzi

all’obiettivo e provocando un vivissimo lampeggiamento medianico. A un

dato momento, il professore il quale persisteva nella sua opinione che la

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

77

Piccola Stasia fosse il doppio della medium (e ciò malgrado la testimonianza

fotografica contraddicente l’opinione stessa), volle domandarle:

- Esistevi tu prima della nascita della Grande Stasia (cioè della medium)?

- Sì; ma tu non devi rivolgermi simili domande, se non vuoi ch’io risponda

con delle menzogne. Sarei ben lieta di potervi tutto svelare, ma il farlo non è

concesso.

- D. Perché?

- R. Non domandarlo. Probabilmente perché se noi svelassimo tutto,

provocheremmo nel mondo un rivolgimento sociale troppo violento.

- D. Dimmi almeno chi è che vi proibisce di parlare?

- R. Non domandarlo. (Annales des Sciences Psychiques, 1909, pag. 201).

A schiarimento del dialogo esposto giova informare che il professore

Ochorowicz era pervenuto a strappare alla Piccola Stasia qualche vago

ragguaglio intorno all’esser suo, secondo il quale essa sarebbe stata uno

spirito che mai erasi incarnato in terra, e che ora attendeva il suo turno, per

quanto fosse poco volonterosa di rinunciare alla sua libera esistenza di

spirito.

Ciò premesso, rilevo la circostanza non comune di una personalità

medianica la quale dichiara esplicitamente che se si vuole conoscere troppo,

essa se la caverà snocciolando menzogne; risposta curiosa e perturbante,

malgrado la palese correttezza della personalità in discorso, la quale previene

l’interrogante su quanto lo attende se non desiste dai suoi propositi

eccessivamente inquirenti. Tale risposta spiegherebbe molte cose, e

risolverebbe molte perplessità del medianismo teorico, per quanto

richiederebbe di essere spiegata a sua volta, visto che non si saprebbe

comprendere la necessità di ricorrere a menzogne quando in tali circostanze

basterebbe rispondere nella guisa in cui lo fece la Piccola Stasia, osservando,

cioè, che non era concesso rispondere a domande indiscrete. In pari tempo,

l’espressione della personalità medianica che il farlo non era concesso,

implicherebbe l’esistenza di entità spirituali superiori, regolatrici dei destini

umani, ai cui decreti si conformerebbero gli spiriti di grado inferiore, ancora

capaci di comunicare medianicamente coi viventi. Quanti misteri da

risolvere! Fra i quali rilevo questo: che se vi sono entità spirituali superiori le

quali interdicono agli spiriti comunicanti di svelare certi segreti dell’Al di là

pei quali l’umanità risulta impreparata, allora rimane sottinteso che le

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

78

medesime entità permettono agli spiriti in discorso di supplire con menzogne

alla curiosità dei viventi; e così essendo, se ne avrebbe ad inferire che in certe

contingenze anche le menzogne siano giustificabili; nel senso, forse, che le

medesime risultino propizie all’evoluzione ordinata e regolare delle

discipline metapsichiche, in quanto valgono ad esercitare un’influenza

moderatrice benefica sulla loro diffusione tra i popoli, influenza non

conseguibile altrimenti; così come l’evoluzione biologico-psichica delle specie

non è altrimenti conseguibile che con l’intervento del fattore Male in

perpetuo contrasto col fattore Bene.

Qualora ciò fosse, dovrebbe dirsi che per le vicende evolutive della nuova

Scienza dell’anima, anche le menzogne profferite da entità spirituali inferiori,

in circostanze speciali, avrebbero la loro ragion d’essere, in quanto

disorienterebbero i troppo creduli sperimentatori obbligandoli a meditare e

ad approfondire ulteriormente il tema, determinando delle soste

provvidenziali nel progresso delle ricerche metapsichiche, ostacolando le

intempestive convinzioni a base di cieca fede, a tutto vantaggio dei metodi

d’indagine scientifica; e soprattutto scongiurando il pericolo di un troppo

violento rivolgimento sociale, quale si determinerebbe infallantemente ove il

nuovo orientamento del pensiero etico-religioso dovesse imporsi alle masse

impreparate con perniciosa rapidità. Ben vengano, adunque, le mistificazioni

spiritiche e le frodi subcoscienti e coscienti dei medium, qualora agiscano da

freni moderatori sulla rapida corsa imprudente a cui facilmente si

abbandonerebbero talune schiere soverchiamente impulsive del nuovo

esercito dell’Ideale.

Comunque sia di ciò, sta di fatto che le mistificazioni e le menzogne della

natura indicata, si realizzano frequentemente nelle manifestazioni

medianiche; e così essendo, nulla osta a che debbiasi attribuire la genesi ad

entrambe le cause segnalate: da una parte, cioè, all’emergenza frequente dello

strato onirico subcosciente nei sensitivi, e dall’altra a mistificazioni dell’Al di

là, talora espressamente volute dalle personalità medianiche a scopi di

disciplina spirituale, e a salvaguardia dell’ordinata evoluzione spirituale

umana, scongiurando il pericolo di una riforma troppo precipitosa di

istituzioni religiose millenarie; riforma che deve compiersi invece in guisa

molto lenta, molto prudente, molto conciliativa, onde aver modo di preparare

simultaneamente la ricostruzione del nuovo Tempio di Dio.

E così essendo, non sarà inutile prendere nota di quest’altro insegnamento

ricavato dall’analisi comparata tra i fenomeni animici e quelli spiritici.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

79

E’ ANCORA IN CAMPO WILLIAM STEAD E LE SUE ESPERIENZE DI

DIALOGIZZAZIONE

Dopo questa lunga, ma opportuna digressione, torno in argomento

riferendo un ultimo episodio ricavato dalle esperienze di William Stead,

episodio che si svolse con persona la quale ignorava ch’egli facesse

esperienze di comunicazioni medianiche tra viventi, mentre non era a lui

vincolata da rapporti speciali di parentale o di simpatia. Egli scrive:

«Alcuni mesi or sono io mi trovavo a Redcar, nel nord dell’Inghilterra, e

dovevo recarmi alla stazione ad attendervi una signora straniera, la quale era

collaboratrice della Review of Reviews. Essa mi aveva scritto che sarebbe

arrivata verso le ore tre pomeridiane. Io ero ospite di mio fratello, la cui

abitazione si trovava a circa dieci minuti di cammino della stazione. Quando

mancavano venti minuti alle tre, mi occorse in mente che con la espressione

verso le ore tre, la signora in questione avesse inteso dire qualche tempo

prima dell’ora indicata, e siccome non disponevo di orari ferroviari, io rivolsi

il pensiero alla signora, chiedendo che m’informasse, pel tramite della mia

mano, sull’ora precisa in cui doveva giungere il treno. Osservo come tale

esperienza avvenisse senza che fossero mai passate intese di tal natura tra di

noi. Essa immediatamente rispose alla mia domanda mentale, scrivendo

anzitutto il proprio nome, per poi informare che il treno doveva giungere

dieci minuti prima delle tre. Non vi era tempo da perdere; ma prima di uscire

volli chiedere ancora in quale stazione essa si trovasse in quel momento. La

mia mano scrisse: “Siamo fermi alla stazione di Middlesborough, e provengo

da Hartlepool”».

«Mi recai subito alla stazione; ed ivi giunto, guardai la tabella degli orari,

onde assicurarmi sull’ora precisa in cui doveva arrivare il treno atteso; e vidi

segnare le ore 2.52. Nondimeno il treno era in ritardo, e quando scoccarono le

3 non era giunto ancora. Trascorsero altri cinque minuti senza indizio alcuno

dell’avvicinarsi del treno. Allora tolsi un foglio di carta e una matita,

domandando mentalmente all’amica viaggiatrice in qual punto della linea si

trovasse. Immediatamente essa scrisse il proprio nome, quindi m’informò:

“In questo momento il treno gira la curva che precede la stazione di Redcar.

Tra un minuto arriveremo”. - Chiesi ancora: “Come si spiega tanto ritardo?”.

- Venne risposto: “Fummo trattenuti lungamente alla stazione di

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

80

Middlesborough, e non so comprendere il motivo“. - Misi il foglio in tasca e

mi recai sulla piattaforma, mentre il treno appariva in distanza. Quando la

signora ne scese, io le andai incontro domandando: “Perché tanto ritardo?

Che cosa avvenne?“. - Essa rispose: “Non ne conosco il motivo, ma il treno si

fermò lungamente alla stazione di Middlesborough; pareva che non ne

volesse più partire”. - Allora io le diedi a leggere il foglio che avevo in tasca».

[Segue la testimonianza della signora in discorso, la quale firma col

proprio nome di Gerda Grass. Proceedings of the S. P. R., vol. IX, pag. 59].

Nell’episodio esposto è palese l’autenticità del fenomeno di comunicazione

medianica tra viventi, com’è altrettanto palese il fatto dello svolgersi in esso

di una conversazione vera e propria tra due personalità integrali subcoscienti,

conversazione che non potrebbe certo spiegarsi con l’ipotesi delle

drammatizzazioni subcoscienti, e ciò in forza delle considerazioni formulate

in precedenza. Piuttosto l’episodio stesso rende opportuna un’ulteriore

discussione a schiarimento dell’asserto che quando una persona entra in

rapporto psichico e in conversazione medianica con altra lontana, debba

passare in condizioni di assopimento fugace, o di assenza psichica palese o

larvata. Il che apparirebbe poco conciliabile col fatto che questa volta l’amica

di William Stead ebbe a rispondere in due tempi diversi alle domande di lui,

e che in entrambe le circostanze lo fece immediatamente. Da ciò i seguenti

quesiti: E’ lecito ammettere una tale prontezza di passaggio dallo stato

normale alla condizione d’incoscienza, e viceversa? E’ lecito ammettere che la

persona che vi soggiace non ne abbia consapevolezza? - Sembrerebbe che sì.

Durante la conferenza di William Stead alla sede della London Spiritualist

Alliance, venne proposto siffatto quesito, e il rev. G. W. Allen narrò in

proposito il seguente incidente personale il quale tende a dimostrare tale

possibilità. Egli disse:

«Mi si dovevano estrarre due denti molari, e fui consigliato a

sottomettermi all’azione del cloroformio. Ero convalescente da una grave

malattia, e il dubbio che in tali condizioni di salute il cloroformio potesse

arrecarmi pregiudizio, mi rendeva titubante. Quando si cominciò a

somministrarmi il narcotico, fui colto da un penoso affanno, per cui mi tolsi la

maschera, esclamando: “Non vi resisto; non lo voglio prendere”. Il dottore a

ciò preposto osservò: “Avete fatto malissimo a togliervi la maschera, poiché

eravate sul punto di addormentarvi. Provate ancora e vi assicuro che tutto

andrà bene”. Anche l’infermiera m’incoraggiava a sua volta; per cui decisi di

sottomettermi alla prova, a costo di soccombere. Mi si aggiustò nuovamente

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

81

la maschera, ed io respirai profondamente parecchie volte; quindi mi alzai di

scatto a sedere sul letto, esclamando: “E’ inutile tentare la prova, non posso

addormentarmi”. - Il dottore osservò: “Prego: risciacquatevi la bocca con

questa soluzione”. - Chiesi: “Perché?“. - Egli soggiunse: “Perché i denti ve li

abbiamo cavati”. - Orbene: io avrei giurato dinanzi a qualunque Corte di

Giustizia che non avevo perduto conoscenza un sol momento; e invece ero

rimasto inconsapevole per la durata necessaria a cavarmi due denti! - Posto

ciò, non è dunque perfettamente ammissibile che ci si possa trovare

realmente in altra condizione di esistenza per un tempo più o meno breve,

senza conservarne ricordo?» (Light, 1893, pag. 142).

Questo incidente personale narrato dal rev. G. W. Allen risulta molto

istruttivo, e mi pare che basti a dimostrare la possibilità che una persona

passi in condizioni di sonnambolismo più o meno vigile durante il periodo di

una comunicazione medianica tra viventi, senza ricordarlo affatto. Al che

dovrebbe aggiungersi: e senza che se ne accorgano le persone presenti;

giacché ove anche un interlocutore avvertisse nel proprio compagno uno

stato fugace di assenza psichica, non potrebbe accordarvi importanza di

sorta, in quanto ciò si realizza normalmente in periodi momentanei di

concentrazione del pensiero, il quale è uno stato in tutto confondibile coi casi

d’altra natura qui considerati.

Le osservazioni esposte risultano teoricamente molto importanti, in quanto

si prestano a dilucidare un caso recentemente occorso di comunicazioni

medianiche tra viventi, caso cui allusi in precedenza, e del quale si è voluto

fare una sorta di spauracchio da agitarsi con insistenza dinanzi ai

propugnatori dell’ipotesi spiritica. Il che dimostra soltanto che coloro che così

si comportano conoscono ben poco l’argomento sul quale discutono, visto che

i casi di manifestazioni di viventi analoghi a quello in discorso si contano a

centinaia nella casistica metapsichica, ed io ne avevo pubblicato una scelta

abbondante in una speciale monografia, giungendo a conclusioni

diametralmente opposte a quelle fantastiche degli oppositori.

E’ IL CASO DI GORDON DAVIS INVESTIGATO DAL PROF. SOAL

Mi accingo pertanto a discutere brevemente sul famoso caso Gordon

Davis, conseguito dal professore Soal, con la medium a voce diretta Mrs.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

82

Blanche Cooper, e pubblicato nei Proceedings of the S. P. R., vol. XXXV,

pagg. 560-580.

Lo stesso professore Soal riassume in questi termini il caso in questione:

«Si tratta di un caso in cui si comunicò spontaneamente con la voce diretta

un personaggio creduto morto da colui che sperimentava. Tale personaggio

riprodusse più o meno accuratamente la tonalità della sua voce,

l’accentuazione delle parole e il caratteristico suo modo di esprimersi. Inoltre,

descrisse episodi della sua fanciullezza conosciuti dallo sperimentatore,

aggiungendo anche due o tre incidenti ignorati dal medesimo. E più che mai

appare interessante il fatto ch’egli fornì una descrizione accurata delle

adiacenze e dell’arredamento interno di un appartamento in cui doveva

abitare un anno dopo. Inoltre, tornando sul passato, egli si riferì

accuratamente all’ambiente in cui erasi incontrato per l’ultima volta con lo

sperimentatore, riproducendo la sostanza della conversazione di allora.

Infine, egli si condusse come se fosse un defunto desideroso d’inviare un

messaggio di conforto alla propria moglie e al figlio. Sennonché, a suo tempo,

lo sperimentatore venne a scoprire che tale personaggio era tuttora vivente; e

per ausilio di un diario d’affari tenuto da quest’ultimo, pervenne altresì a

sapere con precisione ciò ch’egli faceva al momento in cui si svolsero le due

sedute medianiche in cui erasi manifestato».

Quest’ultimo ragguaglio intorno al caso in esame, e cioè che nelle due

circostanze in cui Gordon Davis erasi manifestato medianicamente, egli si

trovava nel proprio studio occupato a parlare d’affari con clienti,

quest’ultimo ragguaglio è quello a cui venne attribuito un grande valore

teorico nel senso che se così era, allora non poteva trattarsi di un’autentica

manifestazione di un vivente; inferenza che per legge di analogia avrebbe

dovuto applicarsi alle analoghe manifestazioni dei defunti. Mi affretto

pertanto ad osservare che i dialoghi occorsi nel caso del vivente Gordon

Davis, risultano di brevissima durata - non certo eccedente un minuto primo

-, autorizzano ad applicare al caso stesso le considerazioni suggerite

all’incidente occorso al rev. Allen, e cioè che se in quel breve intervallo di

tempo il vivente Gordon Davis fosse passato in condizioni di assenza

psichica, non solo egli stesso non se ne sarebbe accorto, ma non se ne

sarebbero accorti neanche i clienti coi quali s’intratteneva d’affari, e ciò in

quanto avrebbero scambiato tale suo stato per un periodo di raccoglimento

riflessivo prima di pronunciare giudizio in tema legale.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

83

Quanto alle altre circostanze enumerate dal prof. Soal nel riassunto citato,

esse non presentano valore teorico negativista, e nessuno dimostrò di volerle

utilizzare in tal senso. Nondimeno gioverà schiarire alcuni punti delle

medesime. E la prima circostanza da schiarire risulta quella del comunicante

il quale manifestatosi con la voce diretta, dimostra palesemente di credersi

defunto. Il prof. Soal spiega ch’egli stesso credeva alla morte in guerra di

Gordon Davis; dopo di che aggiunge:

«Questa drammatizzazione medianica di un vivente, in cui il vivente,

preciso e accurato nei ragguagli personali forniti credeva però di essere

defunto, si potrebbe spiegare presupponendo che tale idea fosse

suggestionata al medesimo dalle convinzioni spiritiche della medium, la

quale a sua volta avrebbe ricettato false informazioni in proposito dalla

mentalità dello sperimentatore. Ma sarà poi questa la vera interpretazione dei

fatti? A tale proposito giova tener conto della circostanza che il vivente

comunicante non fornì ragguagli di sorta sull’evento della propria morte...».

Per conto mio, ritengo che l’ipotesi del professore Soal, sebbene legittima,

si adatti imperfettamente al caso speciale; e ciò in quanto se si analizzano e si

comparano altri casi del genere in cui si riscontri il medesimo errore di

credersi defunti, si è tratti a inferirne che sarebbe più conforme alle modalità

con cui si estrinsecano i fatti, se si presumesse che siano gli stessi comunicanti

i quali credano di essere stati colti da morte improvvisa, in quanto trovandosi

essi in condizioni più o meno incipienti di bilocazione, con relativo

disorientamento psichico, non possono esimersi dal credere a una loro

improvvisa disincarnazione. Gli esempi che suggeriscono tale interpretazione

si rinvengono in buon numero, ma qui accennerò a un solo caso riferito dal

prof. Schiller nel Journal of the S. P. R. (1923, pag. 87), e conseguito con Mrs.

Piper. Si tratta di una vecchia signora, inferma di demenza senile, soggetta a

brevi crisi di trance, durante le quali si manifestava medianicamente a

distanza, ragionando d’interessi familiari, dimostrandosi in pieno possesso

delle sue facoltà mentali, salvo la circostanza di credersi defunta, mentre gli

sperimentatori la sapevano vivente e demente. Ne deriva che in questo caso è

più verosimile il presumere che la comunicante trovandosi temporaneamente

in ambiente spirituale, nonché in possesso della ragione, e ricordando di

essere stata inferma e demente, ne abbia razionalmente concluso che doveva

essersi disincarnata. Il prof. Schiller osserva in proposito:

«... Questo caso sottintende delle induzioni teoriche di natura molto

importante. Si direbbe che la nostra coscienza personale, o più precisamente,

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

84

ciò che si denomina l’anima, non risulti così strettamente vincolata al corpo

nelle sue manifestazioni - come si è sempre supposto -, e neanche risulti così

totalmente una rappresentazione delle funzioni del corpo come apparirebbe

razionale, nonché scientificamente ortodosso il presumere. In altri termini:

l’organo cerebrale potrebbe funzionare in guisa a tal segno incoerente da

suggerire irresistibilmente che l’anima è annientata, laddove invece potrebbe

darsi che l’anima, in quel momento, conducesse una vita indipendente in

altra sfera, o piano di esistenza, sebbene non pervenga ad esprimere queste

sue nuove condizioni di vita pel tramite di un organo cerebrale che, nel senso

pratico, non è più in suo possesso...» (Ivi, pag. 91).

Noto che le considerazioni razionali del prof. Schiller, fondate sul fatto che

«l’anima non risulti così strettamente vincolata al corpo nelle sue

manifestazioni, come si è sempre supposto», sottintendono quanto ebbi ad

esporre in ordine al caso in esame, nonché pure risultano conformi alla più

probabile interpretazione del caso stesso, in cui tutto concorre a dimostrare

che si trattava, in fondo, di un episodio più o meno incipiente di bilocazione,

o, se si vuole, di psicorragia - per usare il neologismo proposto dal Myers -

secondo il quale ci si troverebbe talvolta in presenza del prorompere in

libertà di un elemento psichico, il quale implicherebbe una escursione

psichica, o invasione da parte di un alcunché di psichicamente sostanziale

avente una qualche relazione con lo spazio.

Nel caso Gordon Davis dovrebbe dirsi che tale invasione psichica erasi

dimostrata sufficiente per combinarsi coi fluidi esteriorati della medium,

manifestandosi individuata con la voce diretta. Nel qual caso tutto ciò si

presterebbe a spiegare la circostanza che Nada - lo spirito-guida della

medium - aveva interrotto due volte la conversazione medianica osservando

che lo spirito comunicante era troppo forte per la medium, e che perciò la

medium ne soffriva fisicamente. Infatti, in fine di seduta la medium accusò

sfinimento e cefalalgia, sintomi non mai sofferti in precedenza. Ne derivò che

nella seconda seduta Nada più non permise che lo spirito di Gordon Davis

comunicasse direttamente, incaricandosi lei d’interrogarlo (si udivano i

bisbigli della conversazione tra spiriti), per indi riferire le risposte allo

sperimentatore. Ora il fatto interessante dello spirito Gordon Davis il quale

sarebbe risultato troppo forte per la medium, suggerirebbe che ciò avvenisse

in causa della invasione psichica di uno spirito incarnato, il quale portasse

con sé elementi psichici fortemente impregnati di fluidi terreni. Noto che

Nada non si era accorta che si trattava di un vivente; errore codesto che si

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

85

riscontra in altri casi del genere; ma non sempre è così, poiché invece di

spiriti-guida discernono quasi sempre il vivente dal defunto in causa della

densità del corpo eterico del primo.

Una seconda circostanza da schiarire si riferisce all’incidente d’ordine

precognitivo in cui il comunicante descrive la casa in cui doveva recarsi ad

abitare un anno dopo, nonché la disposizione dei mobili nelle camere, e gli

oggetti deposti sui mobili; tutte circostanze non soltanto inesistenti di fatto al

momento delle sue manifestazioni; ma inesistenti altresì nel pensiero del

comunicante. Si tratta pertanto di un fenomeno precognitivo interessante ed

anche imbarazzante, ma non già dal punto di vista spiritualista; bensì da

quello generico della inconcepibilità dei fenomeni precognitivi, i quali,

nondimeno, risultano i meglio accertati sperimentalmente di tutta la

fenomenologia metapsichica.

Dal punto di vista qui considerato, osservo che i fenomeni in tal natura si

realizzano con discreta frequenza nelle comunicazioni dei viventi; e ciò non

dovrebbe stupire, visto che dopo le indagini magistrali del dottore Osty in

detto campo, può ritenersi dimostrato scientificamente che la personalità

integrale subcosciente è a cognizione delle vicende future cui va incontro la

propria personalità cosciente, per quanto normalmente non abbia il potere, o

il volere, di preavvertire quest’ultima. Formidabile mistero, conclusioni

filosofiche perturbanti e scientificamente assurde; il che, ripeto, non

impedisce che risultino vere. Ma non è questo il momento di discutere

l’arduo tema.

Ecco, a titolo corroborativo, un altro caso del genere, che riferisco in

riassunto.

Mrs. Florence Marryat, nel libro, There is no Death (cap. IV), narra che in

un circolo sperimentale di amici suoi, lo spirito-guida aveva affermato che si

potevano condurre in seduta spiriti di viventi in condizioni di sonno. Era

notte inoltrata, e fu chiesto allo spirito-guida di condurre in seduta Mrs.

Marryat; e il fenomeno si realizzò in meno di un quarto d’ora. Sennonché lo

spirito di lei erasi dimostrato in preda a grande agitazione, e non cessava dal

ripetere: «Lasciatemi andar via. Un grande pericolo sovrasta ai miei bimbi! Io

debbo tornare ai miei bimbi!». - Ora avvenne che il domani, il cognato di Mrs.

Marryat, tornando dal tiro a segno, lasciò che un figlioletto della Marryat

imbracciasse il suo fucile, dal quale partì subito il colpo, e la pallottola andò a

conficcarsi nel muro a due dita dal capo della figlia maggiore della Marryat,

che ivi stava seduta. E Mrs. Marryat si domanda stupita: «Ma come feci a

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

86

conoscere l’evento nella notte precedente al suo realizzarsi?». - Mistero

impenetrabile, certamente; tanto più che questa volta si trattava di un evento

accidentale, quindi più inconcepibile ancora dell’episodio riguardante la casa

futura di Gordon Davis. Eppure la personalità integrale subcosciente della

Marryat erane informata! - Perché? Perché? In qual modo? Chi lo sa!

Da un altro punto di vista osservo che l’episodio citato risulta affine

all’altro qui considerato anche per la circostanza che in entrambi i casi

sarebbero stati gli spiriti-guida a condurre in seduta lo spirito di un vivente.

Infatti si rileva che nel caso Gordon Davis si manifestò anzitutto il fratello

defunto dello sperimentatore, il quale si espresse in questi termini: «Sam, ho

condotto qualcuno che ti conosce». - Ora tale circostanza, nel caso speciale,

risulta importante anche nel senso che si presterebbe a dilucidare il quesito

implicito nel fatto del manifestarsi di un vivente il quale non essendo intimo

amico dello sperimentatore, difficilmente potrebbe spiegarsi con la volontà

subcosciente di quest’ultimo a lui rivolta; così come avveniva nelle esperienze

di William Stead in cui la volontà cosciente del medesimo era quella che

determinava lo stabilirsi del rapporto psichico con le persone invitate a

conversare pel tramite della sua mano. Così stando le cose, niun dubbio che

se fosse stato per iniziativa del fratello dello sperimentatore che lo spirito del

vivente Gordon Davis erasi manifestato, in tal caso il quesito in discorso

sarebbe risolto, in quanto dovrebbe inferirsene che il rapporto psichico erasi

stabilito pel tramite di un defunto.

Al qual proposito non sarà inutile aggiungere che il fratello defunto del

prof. Soal aveva fornito mirabili prove d’identificazione personale, indicando,

tra l’altro, il punto preciso in cui da fanciullo aveva seppellito una medaglia,

la quale fu effettivamente rinvenuta scavando nel punto indicato. Del resto,

anche il prof. Soal ammette il valore probativo delle prove fornite dal fratello

defunto; e Mrs. Sidgwick, a sua volta, scrisse in proposito al prof. Soal: «Non

ricordo se io vi dissi quanto appariscano impressionanti le prove in favore

della sopravvivenza della memoria di vostro fratello; e ciò sia detto

prescindendo dagli episodi della medaglia sotterrata e del panorama visto da

River Church...» (Light, 1926, pag. 80).

Tali dichiarazioni aggiungono efficacia alla soluzione proposta

dell’incidente in esame; nel senso che se si ammette la presenza reale sul

posto del fratello defunto del professore Soal, allora l’affermazione del

medesimo di avere condotto in seduta qualcheduno che conosceva il fratello

vivente, acquista un valore probativo equivalente.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

87

E la circostanza del vivente comunicante il quale riprodusse «più o meno

accuratamente la tonalità della sua voce, l’accentuazione delle parole e il

caratteristico suo modo di esprimersi..., parlando anche di due o tre incidenti

ignorati dallo sperimentatore...», tale circostanza notevolissima, combinata al

fatto del vivente che si trovava in quel momento in condizioni di veglia,

ignorando ciò che avveniva a distanza, tende a convalidare l’ipotesi del

Myers, secondo la quale nelle comunicazioni dei viventi ci si troverebbe

talvolta in presenza del prorompere in libertà di un elemento psichico, il

quale implicherebbe un’escursione, o invasione psichica, da parte di un

alcunché di psichico e fluidico avente una qualche relazione con lo spazio. E

infatti le circostanze esposte tendono a dimostrare la presenza reale sul posto

di elementi più o meno individuati della personalità integrale subcosciente

del comunicante, e ciò tanto più che si dimostrò capace di vaticinare incidenti

del proprio avvenire.

Così stando le cose, dovrebbe inferirsene altresì che il fenomeno delle

comunicazioni medianiche tra viventi si estrinseca bensì e sempre in forma di

una conversazione tra due personalità integrali subcoscienti, ma che il

fenomeno stesso risulta suscettibile di realizzarsi con due modalità diverse;

l’una delle quali, di gran lunga più frequente, consisterebbe in una

conversazione a distanza tra le personalità subcoscienti in discorso; e l’altra,

piuttosto rara, consisterebbe invece in una conversazione sul posto delle

personalità medesime, e ciò in conseguenza dell’esteriorazione e

dell’intervento in seduta di elementi psichici e fluidici sufficientemente

individuati del corpo eterico del vivente lontano. Si tratterebbe pertanto di un

fenomeno incipiente di bilocazione.

E con quanto si venne esponendo, ritengo di avere passato in rassegna

tutte le modalità teoricamente importanti con cui si svolse il troppo famoso

caso Gordon Davis, il quale lungi dall’essere eccezionale, risulta invece

analogo a tanti altri realizzatisi un po’ dovunque, salvo il particolare di cui si

fecero forti gli oppositori dell’ipotesi spiritica, il quale consiste in ciò, che

quando il sedicente Gordon Davis comunicava medianicamente, l’autentico

Gordon Davis trovavasi nel proprio studio, in condizioni di veglia, occupato

a conversare d’affari coi propri clienti. Al qual proposito si è visto che

l’incidente d’incoscienza occorso al rev. Allen dimostra che si può passare in

siffatte condizioni senza che chi vi soggiace se ne accorga, e senza che se ne

accorgano le persone presenti; dimodoché dovrebbe concludersi in tal senso

anche per il caso Gordon Davis.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

88

Ciò stabilito, osservo che è ben lungi dall’essere provato lo stato di

autentica veglia in cui si sarebbe trovato Gordon Davis nei due brevissimi

intervalli di tempo in cui si comunicò medianicamente a distanza. In realtà si

pervenne soltanto ad accertare che così poteva essere; e a ciò si pervenne

consultando un taccuino in cui Gordon Davis annotava giornalmente le

proprie transazioni d’affari; ma nessuno sarebbe in grado di dire in qual

modo eransi svolte le due transazioni in discorso.

Non è chi non vegga come in una lunga consultazione del genere possano

realizzarsi lievi incidenti d’ogni sorta, i quali impediscano al cliente di

rilevare uno stato fugace di assenza psichica dell’interlocutore; il quale, del

resto, potrebbe anche essere uscito e rientrato per una consultazione di

archivio, o per un bisogno d’altra natura; ovvero il cliente potrebbe essersi

trovato per un dato tempo assorto nella lettura di un documento, o in un

computo di cifre; tutte circostanze abbastanza insignificanti per dileguarsi

subito dalla memoria di chi ebbe a sottostarvi; tanto più poi se si dovesse

rievocarle un anno dopo. Comunque, anche a tal proposito rilevo che nel caso

in esame i clienti non furono consultati. Stando le cose in questi termini, come

dunque potrebbe affermarsi che nella brevissima durata delle due

manifestazioni a distanza, Gordon Davis si trovasse in condizioni di autentica

veglia, e non già in uno stato fugace e inavvertibile di assenza psichica?

E qui a riprova di quanto apparisca probabile che nel caso in esame ci si

trovi in presenza del prorompere in libertà di un elemento psichico della

personalità cosciente di Gordon Davis, giova riprodurre questo brano della

relazione del prof. Soal: «E’ importante il rilevare che il Gordon Davis il quale

si è manifestato in queste sedute non sembra essere il Gordon Davis che io

conobbi da fanciullo a scuola, bensì il Gordon Davis del 1916.

L’accentuazione delle parole e il caratteristico modo di esprimersi, quali

furono riprodotti nelle sedute non mi ricordavano il Gordon Davis da me

conosciuto a scuola, bensì l’altro con cui m’incontrai quando era un cadetto

militare. Ed è più che mai notevole che quando Davis si riferisce ai ricordi

della sua esistenza di fanciullo, usa espressioni di fattura modernissima,

come quella di Brighter Geography. Dubito financo che quest’ultima

espressione non fosse neanche in uso nell’anno 1916, quando, cioè,

m’incontrai con Gordon Davis».

Mi pare che in questo paragrafo si contengano dati che nella loro

apparente tenuità risultino eloquentissimi in dimostrazione della presenza

sul posto di una frazione autentica della personalità psichica di Gordon Davis

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

89

qual’era al momento in cui si comunicò medianicamente, e non già qual era

nei ricordi più o meno antichi del prof. Soal.

IL CASO DI BLIGH BOND INVESTIGATO CON MARGERY CRANDON

Rimane da osservare che nelle mie classificazioni si rinvengono altri nove

casi in cui si riscontra la circostanza presumibile dello stato di veglia in cui si

trovano i viventi comunicanti (cinque dei quali occorsero con William Stead),

ma in pari tempo rilevo che in nessuno tra essi è possibile affermarlo con

sicurezza. Tra i casi in discorso, il più interessante è quello riferito

dall’architetto ed archeologo Bligh Bond, e da lui conseguito con la medianità

di Mrs. Margery Crandon, caso che tornerà istruttivo riportare integralmente.

Il Bligh Bond scrive:

«Passo a riferire un esempio di comunicazione medianica di un vivente, in

cui emergono palesi i contrassegni della sua natura veridica, sia perchè il

comunicante pervenne a identificare sé stesso, sia perchè il vivente di cui si

tratta confermò l’esattezza dei ragguagli forniti, ciò che conferisce la certezza

assoluta intorno alla genesi del fenomeno. In pari tempo, anche questa volta il

vivente che si manifesta medianicamente dimostra di non essere nella piena

conoscenza di sé. Si direbbe che una sola frazione della di lui personalità

risulti in funzione, e che ciò avvenga pel tramite dello strato onirico della

subcoscienza. Comunque, sta di fatto ch’egli si manifesta precisamente con le

modalità di qualsiasi altra personalità medianica; dimodoché se non vi

fossero state le prove convergenti in dimostrazione della sua identità, questo

caso risulterebbe uno dei tanti che i metapsichici ortodossi avrebbero

classificato tra le drammatizzazioni subcoscienti originate da ragguagli

ricavati telepaticamente dalla mentalità del consultante.

«Nella sera del primo dell’anno 1926-27, alle ore 9.30 p., mi occorse

d’iniziare un’esperienza di scrittura automatica con la medium, Mrs. Margery

Crandon. Essa teneva la matita fra le dita, ed io posavo leggermente la mano

sulla sua, come faccio sempre nelle mie esperienze. Nulla di speciale avevo in

mente, e in conseguenza osservai: “Chiederemo a chi si manifesta di

ragguagliarci su ciò che meglio crede”. - Venne dettato:

“Tu sei gentile, ed io così farò... I vecchi amici non son più quelli, e si può

dire altrettanto dei costumi di una volta... Per voi sarà questa un’arida serata

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

90

di capodanno... Prendi i più scalmanati tra questi arruffoni, e mozza loro il

capo sul Tor... Così come capitò all’ultimo Abate”.

«Di tutte queste frasi la medium Margery Crandon nulla poteva capirne. Io

le spiegai che si trattava di una burlesca allusione al triste fato dell’ultimo

Abate di Glastonbury. Il Tor è la collina che sovrasta l’Abbazia».

«Il messaggio così continuò:

“Ma se i monaci potessero vedere i tuoi brutti pali, piangerebbero lagrime

di sangue... Intendo dire i pali che piantasti per designare lo spazio occupato

dall’antica Abbazia... E pensare che tu sei un architetto! Vatti a impiccare sui

cespugli delle more... “.

«Ma chi era dunque questo comunicante il quale protestava con tanta

vivacità contro i pali incatramati che io avevo fatto piantare come

contrassegni delle fondamenta da me scoperte in quel punto? I cespugli delle

more hanno una rispondenza storica che, naturalmente, Mrs. Margery non

poteva conoscere. Vennero dettate altre frasi scherzose dalla personalità che

si manifestava, e in risposta ad analoga domanda, egli m’informò di essere un

mio ben noto amico. Io risposi che non avevo nessuna idea circa la sua

identità, e quando chiesi il di lui nome, egli rispose:

“Caro Bond, questo ha da rimanere un indovinello, col quale principierai

l’anno... Non chiedermi di più se non vuoi che risponda con menzogne”.

«Tuttavia l’amico che si manifestava si lasciò persuadere a svelare il suo

nome, che qui non mi è permesso di pubblicare, e perciò ricorrerò a un

pseudonimo. Egli scrisse:

“Io provengo dall’Isola delle Mele, e mi propongo di sorvegliare i tuoi

passi”. (Firmato: Flohr).

«Già si comprende che Mrs. Margery ignorava affatto che con la

denominazione dell’Isola delle Mele si voleva designare Avalon, cioè

l’Abbazia di Glastonbury nel Somerset».

«Flohr così proseguì: L’isola benedetta di Avalon. Sopra una palude i frati

costruiscono un convento... Io sono il monaco amico tuo, e tu mi conosci

molto bene».

«Tentai nuovamente la prova di ottenere il nome preciso del comunicante

con ragguagli d’identificazione, e questa volta egli scrisse: “Flower“».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

91

«Questo era il nome di un uomo in unione al quale io avevo lavorato a

lungo nella località indicata. E pertanto osservai: Caro Flower, tu dunque ti

manifesti durante il sonno? - Rispose: “Non è così”. - Replicai: In ogni modo,

in questo momento, ti sei trasportato molto lontano nel sogno... E pertanto,

ascoltami: Desidero che tu ricordi ogni particolare del tuo presente sogno

allorché ti sveglierai; poiché in questo momento tu sogni di un evento che è

un fatto reale. Ricordati: tu devi rammemorare ogni cosa. Me lo prometti?».

“Sì, farò come tu mi consigli... ”.

«In questo momento sei consapevole di essere venuto a me?».

“Io sono qui realmente”.

«Sei consapevole che il tuo corpo è immerso nel sonno?».

“Questo non lo so”.

«Farai lo sforzo necessario per non dimenticare?».

“Lo farò, se lo potrò”.

«Scrivi ancora una volta il tuo nome. La medium che tiene la matita non ti

conosce. Io desidero che ti firmi con nome e cognome pel tramite della sua

mano; poiché in tal guisa io sarò certo che sei proprio tu, e non altri, colui che

si manifesta».

«La medium con lentezza, tracciando lettere lunghe ed inclinate, scrisse il

seguente nome (qui si sostituisce un pseudonimo): Harold A. Flower».

«Nome e cognome perfettamente corretti, e la calligrafia mi sembrava

quella caratteristica dell’individuo».

«Trascrissi l’intera comunicazione, riprodussi esattamente il tracciato della

firma, ed inviai il tutto al mio amico Flower. Estraggo quanto segue dalla sua

risposta:

“Ricevetti regolarmente la tua lettera con relativa comunicazione

medianica, la quale m’interessò grandemente, poiché al momento che il

messaggio veniva dettato, io mi trovavo a discutere, benché fosse notte

inoltrata, con mio cognato intorno alla nuova architettura nord-americana, e

il tuo nome venne fuori numerose volte durante la conversazione. Allo scopo

di accertarmi su questo punto, io chiesi a mio cognato di riferirmi le sue

proprie rammemorazioni circa la nostra discussione in quella notte, ed egli

confermò esattamente i miei ricordi”.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

92

“Debbo inoltre avvertirti che con mio grande stupore rilevai che la mia

firma da te conseguita, è a tal segno il fac-simile della mia firma quale io la

tracciavo parecchi anni or sono, che a tutta prima giudicai fosse stata copiata

da qualche mio documento di quei tempi. Attualmente io mi firmo con

tracciato calligrafico notevolmente diverso, nel quale la H maiuscola non è

più la stessa”.

“Osservo infine che il mio nome Flower, pronunciato Flhor, come venne

dettato la prima volta, corrisponde al modo con cui lo pronunciavano i

familiari del padre mio. E probabilmente questo tu lo ignoravi come lo

ignoravano tutti a Glastonbury... Quanto ai brutti pali a cui si allude nel

messaggio essi sono indubbiamente i tuoi pali incatramati, che io certamente

non ammiro, salvo per la loro utilità. Tutto sommato, io considero l’incidente

notevolissimo, poiché in quel momento io indubbiamente pensavo a te ed al

tuo viaggio in America per lo studio dell’architettura americana... E

l’episodio è maggiormente notevole, in quanto tu sai bene che io sono

avverso alle vostre dottrine spiritualiste...”».

FIRMATO: HAR. A. FLOWER

«Verissimo; l’amico Flower non simpatizza con le ricerche psichiche, e su

questo argomento abbiamo discusso ben poco. Ma le rovine dell’Abbazia di

Glastonbury, e la sua storica antichità avevano impressionato la sua

immaginazione; il che, di riflesso, aveva grandemente aumentato le sue

simpatie per la mia persona, in quanto io ero il principale illustratore di

quelle storiche rovine.

«Tenuto conto della differenza di longitudine, risulta che nella notte in

questione egli con suo cognato s’indugiarono a discutere di architettura fino

alle ore piccole della notte; per cui è lecito inferirne ch’essi, sul finire della

discussione, fossero piuttosto assonnati; con la conseguenza che i pensieri

dell’amico mio essendo orientati verso la mia persona, in qualche modo la

raggiunsero; per quanto egli nulla ricordi della strana peregrinazione

compiuta da una frazione subliminale della sua mentalità attraverso tremila

miglia di oceano per presentare all’amico gli auguri di capodanno.

«Oltre il fatto importante della corretta trascrizione della sua firma quale

egli la tracciava due o tre anni prima, vi è da segnalare l’altro notevolissimo

fatto della rivelazione della sua genealogia tedesca nel primo nome da lui

trascritto. Io ritengo che nell’ambiente da lui frequentato non si trovasse

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

93

nessuno che ne fosse informato. Io sapevo soltanto ch’egli era stato, o che la

sua famiglia era stata in Australia, e che da qualche anno egli erasi stabilito

nel nostro circondario per esercitarvi il commercio. Egli è ancora un

giovanotto, e sebbene noi siamo sempre stati buoni amici, e vi furono

transazioni di affari tra di noi, io non potrei dire che fossimo mai stati intimi

amici. Comunque, sembra che in qualche guisa la sua personalità siasi

impressa nella mia, o che la mia siasi impressa nella sua, dando luogo a una

sorta di sintonizzazione subcosciente, la quale si estrinsecò con queste

modalità inattese, fornendo a me cibo intellettuale abbondante per le mie

riflessioni filosofiche. Ma vi è una considerazione la quale emerge

chiaramente su tutte le altre; ed è che se non fosse occorso l’incidente

dell’amico Flower il quale si dimostrò capace di trascrivere correttamente la

sua firma pel tramite della mano di Margery, il caso sarebbe apparso uno dei

tanti episodi che i metapsichisti ortodossi considerano il prodotto della

suggestione incosciente da parte del consultante, visto che l’autentica

personalità di un vivente dietro la comunicazione medianica sarebbe rimasta

ignorata». (Psychic Research, 1929, pag. 267).

L’episodio esposto risulta in tutto identico a quello di Gordon Davis, salvo

il particolare premonitorio, il quale, del resto, non ha importanza dal punto

di vista che ci concerne. All’infuori di ciò, si riscontrano le medesime

circostanze di estrinsecazione, a cominciare dal fatto che in entrambi i casi si

trattava di persone non vincolate tra di loro da sentimenti affettivi speciali, le

quali, al momento in cui si manifestarono a distanza, erano allo stato di

veglia, e prendevano parte a una conversazione. Noto inoltre che in entrambi

i casi si rileva il particolare importante dei viventi comunicanti i quali

forniscono ragguagli personali ignorati dallo sperimentatore. Infine si rileva

che se nel caso Gordon Davis lo sperimentatore riconobbe il timbro vocale

dell’amico nella voce diretta che gli parlava, in quest’altro caso si riscontra

che il vivente comunicante riconobbe l’autenticità della propria firma, col

particolare interessante della iniziale maiuscola del proprio nome tracciata

nella forma in cui la scriveva in altri tempi.

Si tratta pertanto di episodi teoricamente identici, e ritengo che neanche in

questa circostanza si penserà a tirare in ballo la telemnesia, in base alla quale

dovrebbe presumersi che i ragguagli veridici ottenuti fossero carpiti dalla

medium nella subcoscienza dell’amico lontano, per indi drammatizzarli in

una conversazione fantastica; spiegazione inconciliabile con la circostanza

che i ragguagli di cui si tratta non possono disgiungersi dalla conversazione

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

94

occorsa, in quanto furono forniti in risposta a domande formulate sul

momento; il che dimostra che si trattava di una conversazione vera e propria,

la quale si svolgeva nel presente, tra la personalità integrale subcosciente del

vivente lontano e lo sperimentatore, pel tramite della medium Margery

Crandon.

Rilevo in proposito come il Bligh Bond osservi che nei casi di tal natura

l’individuo che scrive non è presente nella piena conoscenza di sé, bensì è

presente soltanto una frazione della di lui personalità, la quale si manifesta

per ausilio dello strato onirico subcosciente. Ora questa è anche l’ipotesi del

Myers ed è l’unica conciliabile coi fatti, in quanto aiuta a spiegare gli errori e

le manchevolezze che si riscontrano sovente nelle comunicazioni dei viventi,

così come si riscontrano nelle comunicazioni dei defunti. Nondimeno, rilevo

che nel caso in esame il comunicante non commise l’errore di credersi

defunto, come avvenne per Gordon Davis.

Quanto al quesito vertente sul fatto di un vivente in condizioni di veglia il

quale si manifesta a distanza medianicamente, si è visto che il Bligh Bond

presuppone a sua volta che siccome era notte inoltrata, il vivente

comunicante e l’amico con cui conversava dovevano trovarsi parecchio

sonnacchiosi sul finire della conversazione. Il che corrisponde alle mie

conclusioni; al qual proposito ripeto che se hanno ragione gli oppositori di

fare gran caso dello stato di veglia in cui si trovava Gordon Davis, in quanto

tale particolare risultato inconciliabile col di lui intervento reale nella

manifestazione medianica occorsa, giustificherebbe le loro conclusioni, nel

senso che tutto dovrebbe attribuirsi alle facoltà onniscienti della

subcoscienza; se hanno ragione di comportarsi in tal guisa, nondimeno sta di

fatto che dal punto di vista scientifico, si è più che mai in diritto di osservare

che il caso Gordon Davis è ben lungi dal provare che il vivente comunicante

si trovasse realmente in condizioni normali di veglia; tanto più poi se si

considera che l’analisi comparata di numerosi episodi analoghi dimostra che

non esistono casi che lo provino in guisa scientificamente adeguata. E il caso

qui riportato non lo prova a sua volta, tenuto conto che basta un minuto di

dormiveglia, o di assenza psichica nel vivente per legittimare l’ipotesi

dell’esodo di elementi psichici subcoscienti sufficientemente individuati per

rappresentare a distanza la personalità del vivente.

Ricapitolando: si è visto che il Bligh Bond rileva che se non fosse occorso

l’incidente del comunicante il quale pervenne a riprodurre la propria firma

con identità calligrafica, il caso sarebbe apparso ai metapsichisti ortodossi un

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

95

puro esempio di personificazione subcosciente consecutivo a un incidente di

suggestione da parte del consultante, laddove in realtà ci si trovava in

presenza della manifestazione medianica di un vivente. Per converso, si è

visto che il prof. Soal, malgrado prove d’identificazione personali altrettanto

efficaci, preferisce conservarsi un metapsichista ortodossa dichiarando che

nel caso Gordon Davis «non vi è poi gran che di prove positive tendenti a

giustificare chi sostenesse che il vivente Gordon Davis abbia preso una parte

attiva purchessia nelle manifestazioni occorse»; e tutto ciò in quanto «noi

sappiamo che la sua coscienza personale, in entrambe le circostanze si

trovava in quel momento occupata a conversare coi propri clienti» (pag. 561).

- Sennonché, ritengo di avere dimostrato che si è ben lontani dall’avere

accertato in quali condizioni psichiche si trovasse il Gordon Davis nei due

fugaci momenti in cui si manifestò medianicamente; e ciò in quanto l’unico

elemento di prova disponibile, consiste in un taccuino di consultazione dei

clienti, dal quale nulla di preciso è possibile ricavare, tanto più dopo trascorso

un anno dalle avvenute consultazioni; senza contare che i clienti non furono

interrogati in proposito.

E mi pare che nelle considerazioni esposte si contenga tanto quanto basta a

invalidare le conclusioni del prof. Soal; e ciò a tutto vantaggio delle

conclusioni assai più legittime del Bligh Bond, le quali corrispondono al

pensiero del Myers in argomento, e concordano con quanto già si conosceva

intorno alle multiple modalità di estrinsecazione parziale, totale, oniricoveridica,

in cui perviene a manifestarsi a distanza la personalità integrale

subcosciente.

Ed ora è tempo di concludere.

Per quanto nel presente riassunto io abbia dovuto limitarmi a trattare di

una sola tra le sette categorie in cui avevo classificato i fenomeni in esame,

nondimeno i pochi episodi analizzati bastarono ugualmente a dimostrare che

le comunicazioni medianiche tra viventi costituiscono la base fenomenica

fondamentale delle indagini metapsichiche, giacché soltanto per esse si

perviene a compenetrare la genesi della fenomenologia supernormale, e ciò

in quanto questa volta si è in grado di considerare ad un tempo la causa e

l’effetto, l’agente e il percipiente del fenomeno impreso a investigare.

Dal nostro punto di vista, osservo anzitutto che soltanto per ausilio delle

manifestazioni dei viventi si raggiunge la certezza scientifica circa l’esistenza

di una personalità integrale subcosciente capace di entrare in rapporto con

altre personalità integrali di viventi, sia conversando telepaticamente a

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

96

distanza previo lo stabilirsi del rapporto psichico, sia esulando, in tutto o in

parte, dal proprio organismo somatico (bilocazione); circostanze fenomeniche

di suprema importanza, in quanto forniscono le prove sperimentali

dell’indipendenza dello spirito umano dall’organismo corporeo, e della

trascendenza delle facoltà supernormali subcoscienti; due condizioni di fatto

indispensabili alla dimostrazione scientifica dell’esistenza e sopravvivenza

dell’anima; dal che ne deriva una conferma ulteriore della tesi qui

considerata, e cioè che l’animismo prova lo spiritismo.

Inoltre, per legge di analogia, le manifestazioni medianiche dei viventi

concorrono a fornire la prova indiretta, ma ugualmente efficace,

dell’autenticità delle manifestazioni medianiche dei defunti, visto che se con

le prime si perviene alla certezza scientifica di trovarsi al cospetto di

autentiche personalità di viventi, e non già in presenza di effimere

personificazioni sonnamboliche, allora deve concludersi nell’identico senso

per le manifestazioni medianiche dei defunti i quali provino la loro identità

fornendo ragguagli personali scientificamente adeguati allo scopo.

Non ignoro che a siffatte conclusioni potrebbe opporsi ancora un’unica

obiezione, secondo la quale ove anche le comunicazioni medianiche tra

viventi si realizzassero in forma di conversazione tra due personalità integrali

subcoscienti, ciò non escluderebbe che i medium pervenissero ugualmente a

ricavare da persone lontane, sotto quest’ultima forma, i ragguagli forniti in

nome dei sedicenti spiriti di defunti. Alla quale obiezione rispondo

osservando che anzitutto occorre tener conto della gran legge del rapporto

psichico, da me discussa nel capitolo precedente, a norma della quale risulta

impossibile che si stabiliscano rapporti di tal natura con persone lontane

sconosciute al medium ed ai presenti; ciò che basterebbe ad escludere

l’obiezione in discorso in ordine alla classe più importante dei casi

d’identificazione spiritica. In secondo luogo, aggiungo che se l’obiezione in

esame risultasse fondata, allora l’automatismo psicografico - in quanto è

automatismo - dovrebbe trascrivere inevitabilmente le risposte ottenute dalle

personalità informatrici di viventi lontani, così come avveniva nelle

esperienze di William Stead; nel quale caso emergerebbe la forma dialogata

della conversazione medianica occorsa, e si otterrebbe con ciò la prova

dell’invadenza reale delle comunicazioni tra viventi nei presunti casi

d’identificazione spiritica; ma siccome un tal fatto non si realizzò mai nella

pratica; vale a dire, che non si riscontrò mai che all’altro capo del filo si

trovasse una personalità integrale di vivente la quale fornisse ostensibilmente

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

97

ragguagli riguardanti terze persone defunte, ne deriva che quest’ultima

circostanza di fatto esclude l’obiezione in esame; e così essendo, dovrà

inferirsene che una volta dimostrato sulla base dei fatti che non esistono

differenze di estrinsecazione medianica tra i casi d’identificazione personale

dei defunti e i casi d’identificazione personale dei viventi, allora deve

conseguirne logicamente che se da una parte si afferma provata

sperimentalmente l’autenticità delle manifestazioni dei viventi, deve

dall’altra risultare provata scientificamente anche l’autenticità delle

manifestazioni dei defunti.

In altri termini: ripeto ancora una volta che l’argomentazione essenziale

dal nostro punto di vista consiste in ciò, che la caratteristica di una

conversazione tra due personalità spirituali, appare fondamentale in

entrambe le categorie di manifestazioni in esame; dimodoché se la

caratteristica in discorso corrisponde a un fatto scientificamente accertato

nella circostanza delle manifestazioni dei viventi, non è possibile esimersi

dal concludere che corrisponda a un fatto altrettanto reale ed accertato nella

circostanza delle manifestazioni dei defunti. Bene inteso, sempre a

condizione che in entrambi i casi, i ragguagli forniti a titolo d’identificazione

personale risultino scientificamente adeguati allo scopo.

Dopo quanto esposto, è quasi superfluo osservare come tutto ciò equivalga

ad affermare che scientificamente parlando, deve escludersi in modo

categorico la possibilità teorica di spiegare con la chiaroveggenza telepatica

sconfinante nella telemnesia, i casi in cui i defunti comunicanti forniscono

ragguagli personali ignorati da tutti i presenti, e ciò in assenza di oggetti

psicometrizzati; possibilità teorica la quale deve escludersi in quanto non

esistono manifestazioni supernormali d’ordine analogo che la confermino,

mentre esistono numerose le manifestazioni del genere che la contraddicono;

inoltre, deve escludersi in quanto si dimostra inconciliabile con le modalità

per le quali si estrinsecano le manifestazioni in esame; e infine deve

escludersi in quanto appare altrettanto inconciliabile con la legge

imprescindibile del rapporto psichico. E tanto basta per la demolizione di

qualsiasi ipotesi.

In virtù delle comunicazioni medianiche tra viventi, si pervenne ad

acquistare una quarta importantissima conclusione teorica in dimostrazione

dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito umano; conclusione che

considerata in unione alle altre dianzi formulate, concorre a formare un

complesso formidabile di dati scientifici concreti, i quali confermano da punti

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

98

di vista diversi un postulato fondamentale in metapsichica; ed è che

l’animismo e lo spiritismo sono complementari l’uno dell’altro; ciò in

quanto i due fattori in discorso hanno per unica base lo spirito umano, il

quale se opera da incarnato provoca i fenomeni animici, e se opera da

disincarnato determina i fenomeni spiritici. E ciò è tanto vero che se si

pretende escludere o l’uno o l’altro dei due fattori costituenti il quesito da

risolvere, allora risulta impossibile darsi ragione del complesso dei fatti.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

99

CAPITOLO IV

DEI FENOMENI DI BILOCAZIONE

Con l’appellativo generico di fenomeni di bilocazione vengono designate

le multiple modalità con cui si determina il misterioso evento dello

sdoppiamento fluidico dell’organismo corporeo. Ne deriva che i fenomeni di

bilocazione rivestono importanza fondamentale per le discipline

metapsichiche, e ciò in quanto valgono a rivelarci che le manifestazioni

animiche, per quanto connaturate alle funzioni dell’organismo fisico-psichico

di un vivente, hanno per sede un alcunché di qualitativamente diverso

dall’organismo stesso; ed è per questo che assumono un valore teorico

risolutivo per la dimostrazione sperimentale dell’esistenza e sopravvivenza

dello spirito umano.

In altri termini: i fenomeni di bilocazione dimostrano che nel corpo

somatico esiste immanente un corpo eterico, il quale in rare circostanze di

menomazione vitale negli individui (sonno fisiologico, sonno ipnotico, sonno

medianico, estasi, deliquo, narcosi, coma), è suscettibile di esulare

temporaneamente dal corpo somatico durante l’esistenza incarnata. Da ciò

l’inferenza inevitabile che se il corpo eterico è suscettibile di separarsi

temporaneamente dal corpo somatico conservando integra la coscienza di sé,

allora dovrà concludersi riconoscendo che quando se ne separerà

definitivamente per la crisi della morte, lo spirito individuato continuerà ad

esistere in condizioni di ambiente appropriate; il che equivale ad ammettere

che il fatto dell’esistenza immanente nel corpo somatico di un corpo eterico, e

in conseguenza di un cervello eterico, dimostra che la sede della coscienza,

dell’intelligenza, della memoria integrale e delle facoltà di senso

supernormali, è il corpo eterico, il quale risulta l’involucro sublimato e

immateriale dello spirito disincarnato.

Già nell’anno 1910 io avevo pubblicato una lunga monografia dedicata ai

fenomeni in esame; sennonché continuando ad accumularsi in gran numero i

fatti di tal natura, mi decisi recentemente a pubblicare una seconda edizione,

raddoppiata di mole (1). Mi trovo pertanto in condizioni di poter discutere

con cognizione di causa sul tema importantissimo.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

100

(1) Vedi «Luce e Ombra», 1911; una seconda edizione ampliata è stata pubblicata

dalla Tip. Dante, Città della Pieve, 1934. Un’altra edizione apparirà fra breve in

questa collana.

In tale mio lavoro io prendo le mosse dai così detti fenomeni delle

sensazioni d’integrità negli amputati, in cui talvolta il senso dell’integrità

dell’arto mancante è a tal segno reale che se si distrae l’attenzione

dell’amputato, questi avverte ugualmente la sensazione che l’arto inesistente

avrebbe dovuto risentire se vi fosse stato. E che ivi esista realmente un arto

allo stato fluidico, poteva arguirsi dal fatto dei sensitivi-veggenti i quali

affermano di scorgerlo. Ho ricordato in proposito il caso interessante narrato

dal dottor Kerner nel libro famoso sulla Veggente di Prévorst, in cui la

veggente in discorso quando s’imbatteva in una persona priva di un arto,

continuava a scorgere l’arto mancante congiunto al corpo in forma fluidica.

Inoltre, nel mio lavoro ho riferito un caso recente in cui l’arto mancante venne

ingegnosamente fotografato per ausilio di uno spettroscopio che proiettava il

fascio luminoso sopra uno schermo, nel quale, anziché rigature apparvero

forme di mani e di arti fluidici.

Come si vede, con queste ultime esperienze ci si troverebbe al cospetto di

prove di fatto risolutive in dimostrazione della reale esistenza, sotto forma

fluidica, delle membra amputate, le quali, nondimeno - in base alle sensazioni

provate dagli amputati stessi - andrebbero gradatamente accorciandosi e

avvicinandosi al moncherino, fino a che giungerebbe il momento in cui l’arto

sparirebbe dentro la cicatrice come un’ombra che penetri nel corpo, secondo

l’espressione felice di uno tra essi. Niun dubbio pertanto che i fenomeni delle

sensazioni d’integrità negli amputati concorrono mirabilmente a dimostrare

l’esistenza di un corpo eterico immanente nel corpo somatico. Da ciò

l’importanza che assumono per la dimostrazione scientifica dell’esistenza e

sopravvivenza dello spirito umano.

Dopo i casi della natura esposta, nella monografia in discorso vengono

considerati i casi affini di sdoppiamento incipiente nei colpiti da emiplegia, i

quali scorgono talvolta, dal lato paralizzato, una sezione longitudinale del

fantasma di sé medesimo, e affermano ch’essa gode dell’integrità sensoria a

loro tolta (fatto inesplicabile con l’ipotesi cenestesica del dottor Sollier, in

quanto nei colpiti da emiplegia, lungi dal riscontrarsi un’esagerazione del

senso cenestesico, esiste la soppressione del senso stesso).

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

101

Seguono i casi di sdoppiamento autoscopico in cui il soggetto scorge il

proprio fantasma pur conservando piena coscienza di sé; al qual proposito

dimostro che se l’ipotesi psicopatica formulata dal dottor Sollier per darne

complessivamente ragione, poteva ritenersi legittima prima dell’avvento

delle indagini metapsichiche, ora non è più così, poiché nella guisa medesima

in cui le indagini sulla telepatia dimostrano che non tutte le allucinazioni

sono falsidiche, così le indagini sui fenomeni di bilocazione dimostrano che

non tutti gli episodi di autoscopia sono psicopatici.

Si passò quindi al analizzare casi in cui la coscienza di sé è trasferita nel

fantasma, il quale scorge a sé dinanzi il proprio corpo esanime; casi altamente

suggestivi, nei quali emergono già le facoltà di senso supernormali.

Dopo di che si analizzarono altre sezioni importanti dei fenomeni di

bilocazione; in cui lo sdoppiamento avviene nel sonno naturale, nel sonno

provocato, nel deliquio, nella narcosi, nel coma; e successivamente i casi in

cui il fantasma sdoppiato di un vivente nel sonno è percepito da terzi, per

arrivare infine ai casi in cui il fenomeno di sdoppiamento fluidico si realizza

al letto di morte. Quest’ultima categoria di manifestazioni risulta la più

importante di tutte, e in un caso da me citato il fenomeno fu costantemente

osservato per un ventennio da un’infermiera veggente, mentre

frequentemente risulta osservato collettivamente da tutti i presenti, e

successivamente da parecchie persone accorse al capezzale di un morente.

Infine, si riportarono episodi in cui i presenti assistono al fenomeno in tutte le

sue fasi evolutive, fino alla riproduzione perfetta di un simulacro fluidico del

corpo somatico del morente, simulacro animato e vivente, nonché assistito da

entità di defunti che apparentemente intervengono a tale scopo al letto dei

morenti.

E a proposito di questi ultimi importantissimi fenomeni di sdoppiamento

fluidico al letto di morte, ho giustamente insistito sul particolare teoricamente

risolutivo che tutti i veggenti, a qualsiasi popolo appartengono: civile,

barbaro, selvaggio, descrivono lo svolgimento del fenomeno in termini

sostanzialmente identici; il che dimostra che i veggenti descrivono un

fenomeno positivamente obiettivo, senza di che non sarebbe possibile che

tutti s’incontrassero nel descrivere le medesime fasi del fenomeno, nel quale

si contengono particolari a tal segno nuovi ed impensati, che nell’ipotesi

allucinatorie non potrebbero certo riprodursi identici in tutti gli allucinati. Al

qual proposito ho riferito il seguente esempio riguardante le tribù selvaggie,

e in cui si ritrovano tutte le fasi e le vicende descritte dai veggenti civilizzati;

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

102

esempio narrato da un missionario reduce dall’arcipelago di Taiti (Polinesia).

Egli scrive:

«... Al momento della morte essi credono che l’anima si ritragga nella testa,

per indi subire un lento e graduale processo di riassorbimento in Dio, dal

quale emanerebbe... Curioso e interessante il fatto che i Taitiani credono alla

fuoruscita di sostanza reale, la quale assumerebbe la forma umana; e lo

credono sulla fede di taluni fra essi dotati di chiaroveggenza, i quali

affermano che non appena il morente cessa di respirare, si sprigiona dalla sua

testa un vapore che si condensa in alto, a breve distanza dal corpo, e rimane

ad esso vincolato mediante una sorta di cordone formato della stessa materia.

Tale sostanza - essi affermano - va rapidamente aumentando in volume e in

pari tempo assumendo le sembianze del corpo da quale emana; e quando

infine quest’ultimo è divenuto gelido e inerte, il cordone vincolante l’anima al

corpo si dissolve e l’anima liberata vola via, in apparenza assistita da

messaggeri invisibili...» (The Metaphysical Magazine; October, 1896).

Qui abbiamo una descrizione che corrisponde nei suoi minimi particolari a

quelle narrate dagli odierni veggenti. Ciò posto, non sembra logico, né serio il

voler dare ragione di tali concordanze impressionanti ricorrendo all’ipotesi

delle fortuite coincidenze; e, d’altra parte, siccome i Taitiani non possono

avere ricavato le loro credenze dai popoli civili, e questi non possono averle

attinte dai Taitiani, sarà pur forza riconoscere come da siffatti raffronti

emerga una validissima presunzione in sostegno dell’obiettività del

fenomeno segnalato dai veggenti di tutti i tempi, per mezzo a qualsiasi

popolo.

Come già si disse, i fenomeni di bilocazione in genere, ma soprattutto

quelli in cui la coscienza di sé è trasferita nel fantasma, si estrinsecano in

multiple graduazioni durante gli stati di menomazione vitale degli individui,

quali risultano il sonno fisiologico e quello indotto da sostanze anestetiche, le

fasi sonnambolico-ipnotiche, il deliquio, il coma, le crisi di convalescenza, di

esaurimento nervoso, di abbattimento morale. Raramente avvengono in

condizioni fisiologicamente e psicologicamente normali; nel qual caso si

determinano in circostanze di assoluto riposo del corpo, ma più specialmente

nel periodo che precede o succede al sonno. In queste ultime contingenze il

senso di sdoppiamento risulta piuttosto vago, indeciso e di durata

fugacissima.

Una fra le più notevoli caratteristiche dei casi in questione sembrerebbe

consistere nel fatto che in circostanze di deambulazione a distanza del

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

103

fantasma sdoppiato, si realizzano quasi sempre incidenti svariati di

percezioni veridiche di cose o situazioni lontane (lucidità, telestesia); il che si

verifica altresì qualche volta nei casi in cui il fantasma sdoppiato non si

allontana dal proprio corpo.

Psicologicamente parlando, merita di essere profondamente meditato il

fatto dei sentirsi personalmente esistere, nella pienezza delle proprie facoltà

senzienti e coscienti, all’infuori del corpo e al cospetto del corpo. Si tratta di

un sentimento difficilmente riducibile a formule dilucidative desunte dalla

psicologia universitaria. Poiché - si badi bene - il fenomeno diversifica

radicalmente da quelli di autoscopia, in cui l’Io personale cosciente rimane in

sede nell’organismo e scorge a distanza il proprio fantasma, fenomeno

analogo ad altri citati nelle opere di patologia mentale, e a tutto rigore

riducibile a un fatto di allucinazione pura e semplice. Qui al contrario, ci si

trova di fronte al fenomeno inverso; ciò che nel caso speciale non lascia adito

alcuno all’ipotesi allucinatoria, tenuto conto che dal punto di vista

psicologico esiste un abisso insuperabile tra la sensazione di vedere il

proprio doppio, e quella di trovarsi coscienti fuori del corpo, estranei al

corpo, al cospetto del corpo.

E se è vero che combinando l’ipotesi allucinatoria all’altra della

disgregazione psichica, si pervengono a risolvere problemi psicologici

complessi, quali quelli delle personalità multiple, ciò non implica che con la

combinazione stessa, e coi postulati della psicologia, si pervenga a dare anche

lontanamente ragione del sentimento sopra indicato, il quale - ripeto - è

tutt’altra cosa, visto che i fenomeni delle «personalità multiple», tanto

simultanee che alternanti, avvengono in sede nel corpo, e non già fuori del

corpo; differenza che psicologicamente assume importanza enorme,

denotando essa come in quest’ultimo caso si trovi in gioco il sentimento

dell’essere, che è quanto dire uno stato di coscienza primordiale e

irriducibile, fondamento di tutti gli stati di coscienza, del quale non è lecito

dubitare senza porre in forse anche l’esistenza nostra, e conseguentemente

rinunciare ad ogni conoscenza e scienza, sentimento che s’impone alla

ragione quale realtà apodittica, e che psicologicamente assume valore

d’imperativo categorico.

E’ IL CASO PUBBLICATO DA SIR OLIVER LODGE

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

104

E qui volendo procedere alla scelta di qualche episodio da riportare a

illustrazione delle considerazioni esposte, mi trovo in un curioso imbarazzo,

il quale non dipende da deficienza, ma da sovrabbondanza di casi importanti

da citare. Ne deriva che i primi due casi del genere che ora mi accingo a

riferire, io non li scelsi per un loro intrinseco valore speciale, ma perchè mi

porgeranno occasione di discutere talune obiezioni formulate sul tema da un

uomo di scienza competentissimo in altre branche della metapsichica.

Tolgo questo primo caso dal Journal of the S. P. R. (1929, pag. 126), ed è

un episodio della prima grande guerra. Fu inviato dal protagonista al

professore Olivier Lodge, che a sua volta lo inviò alla direzione del Journal.

Il protagonista narra:

«... Lasciammo Monchiet nel pomeriggio, e dopo un’orribile marcia per

una strada in cui si sdrucciolava senza posa sopra un palmo di melma mista a

neve disciolta, raggiungemmo Beaumetz nella notte. Una brevissima sosta, e

poi di nuovo in marcia per Wailly, sulla linea del fuoco. Ivi entrammo in una

trincea di comunicazione, guazzando nell’acqua fangosa. Quella trincea era

lunga un miglio, e a noi parve interminabile. La melma liquida ci giungeva al

ginocchio, mentre un nevischio ghiacciato ci flagellava implacabilmente il

volto, assiderandoci fino al midollo delle ossa. Finalmente giungemmo sulla

linea del fuoco, dove sostituimmo un battaglione francese. Ci ritrovammo

nella più pessima delle trincee. Da molti mesi nessuno l’aveva riparata. In

molti punti era franata, e non riparava più le nostre teste dal fuoco nemico;

dovunque era trasformata in un truogolo di letame liquido. Io e H. fummo

subito inviati a montare la guardia.

«Eravamo a tal segno sfiniti, che non ci rimaneva la forza di maledire la

sorte. Il corpo era esausto, immolato, assiderato fin nelle ossa dal nevischio

implacabile che ci flagellava; eravamo morti di fame e privi di qualsiasi sorta

di cibi. Non avevamo mezzi per accendere il fuoco, né marmitte per

rifocillarsi almeno con acqua calda. Non un pollice di terreno asciutto sul

quale sederci, non un palmo quadrato di riparo sotto il quale tacitare la fame

con una pipata. Io e H. fummo concordi nel riconoscere che non avevamo

mai creduto possibile che potessero concentrarsi fino a quel punto tutte le

sofferenze che possono infliggersi a una creatura vivente. Eppure avevamo

già conosciuto molte notti di martirio inaudito.

«Trascorsero parecchie ore in quella orrenda situazione, allorché

improvvisamente tutto mutò per me. Divenni consapevole, certissimamente

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

105

consapevole, di trovarmi fuori del corpo. Riscontrai che il mio Io reale,

cosciente, lo spirito - il nome non importa - erasi totalmente liberato

dall’organismo corporeo, ed io contemplavo dal di fuori quel misero corpo

vestito di grigio-verde il quale era stato il mio, ma lo guardavo con perfetta

indifferenza poiché sebbene fossi consapevole che quello era il mio corpo,

non esistevano più vincoli che mi unissero al suo martirio, e lo guardavo

come se fosse appartenuto a un altro. Io sapevo che il mio corpo doveva

soffrire in modo orribile; ma io, cioè lo spirito, nulla risentivo.

«Finché rimasi in quella condizione dell’essere, a me sembrava che

l’evento fosse naturale; solamente quando rientrai nel corpo, mi convinsi di

essere passato per la più meravigliosa esperienza della mia vita... Niente

potrà mai scuotere la mia intima, incrollabile convinzione, nonché

cognizione, che - in quella notte d’inferno il mio spirito si separò

temporaneamente dal corpo...».

A proposito di quest’ultima dichiarazione dell’infelice protagonista del

pietoso episodio esposto, giova notare che in base alla mia classificazione dei

fenomeni di bilocazione, si rileva che tutti coloro che sono passati per la

solenne esperienza qui considerata, ne riportano l’incrollabile convinzione di

avere assistito alla separazione del proprio spirito dal corpo, e in

conseguenza ne ritraggono l’altrettanto incrollabile certezza che lo spirito

sopravvive alla morte del corpo. E così essendo, è razionale che si dimostrino

insofferenti di fronte alle affermazioni negativiste dei rappresentanti della

scienza ufficiale, i quali non essendo mai passati per la grande avventura di

trovarsi ad esistere con la propria personalità cosciente, senziente e

intelligente, fuori del corpo, estranei al corpo, al cospetto del corpo, non sono

in grado di formarsi un giusto concetto del valore pratico e positivo di una

convinzione fondata sopra un’esperienza simile.

UN CASO PUBBLICATO DAL DR. EUGENIO OSTY

Il dottore Eugène Osty pubblicò e commentò nella Revue Métapsychique

(1930, pagg. 191-193) tre casi in tutto analoghi al precedente, ma qui dovrò

limitarmi a riferire soltanto quello che presenta maggiore interesse dal punto

di vista qui considerato. Si tratta di un episodio inviato al prof. Richet dal

signor M. L. Hymans, in data giugno 1928. Quest’ultimo riferisce:

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

106

«Ritengo utile portare a vostra conoscenza un fenomeno a me occorso a

due riprese, il quale sembra provare che la coscienza può funzionare

indipendentemente dal cervello.

«Due volte, in condizioni di piena coscienza, ho visto a distanza il mio

corpo inanimato, con la precisa sensazione che il corpo stesso, in quel

momento, era un oggetto esteriore all’essere mio. Io non intendo provarmi a

spiegare come mai io abbia potuto vedere senza gli occhi; non faccio che

constatare un fatto.

«La prima volta che ciò avvenne, mi trovavo sul seggiolone di un dentista.

Nel periodo in cui rimasi sotto l’azione del cloroformio, ebbi la sensazione di

risvegliarmi e di sentirmi galleggiare in aria, vicino al soffitto, di dove

contemplavo con immenso stupore il dentista intento a curare la mia

dentatura, e a lui da fianco il cloroformizzatore che mi sorvegliava. Vedevo il

mio corpo inanimato così distintamente come qualsiasi oggetto nell’ambiente.

Tale esperienza ebbe la durata di pochi secondi; perdetti conoscenza, e mi

ritrovai sul seggiolone pienamente sveglio, ma conservando nitidissima

l’impressione di quanto erami occorso.

«La seconda volta mi trovavo a Londra, in un albergo. Un mattino mi

risvegliai sofferente (ho una debolezza di cuore), e poco dopo il risveglio

caddi in deliquio. Con mio grande stupore mi ritrovai sospeso in aria

all’altezza del soffitto, di dove contemplavo con terrore il mio corpo

inanimato, ad occhi chiusi. Tentai di rientrare nel corpo, ma inutilmente, e mi

convinsi che dovevo essere morto. Riflettevo sull’impressione che ne

avrebbero risentito i proprietari dell’albergo, sul dolore dei miei familiari, sul

dispiacere degli amici. Mi domandavo se si sarebbe giunti a ordinare

un’inchiesta giudiziaria intorno alla mia morte; ma sopratutto mi

preoccupavo dei miei affari. Certissimamente io non avevo perduto nulla

della mia memoria e della mia coscienza. Vedevo il mio corpo inanimato

come un oggetto a parte, e contemplavo tristemente il mio volto fatto livido.

Nondimeno mi avvidi che non potevo abbandonare la camera; mi sentivo,

per così dire, incatenato sul posto, immobilizzato nell’angolo in cui mi

trovavo.

«Dopo trascorsa un’ora o due, avvertii che si picchiava alla porta (che

avevo chiusa a chiave); e ciò avvenne ripetutamente, senza ch’io potessi dar

segni di vita. Poco dopo vidi comparire alla finestra il portiere dell’albergo, il

quale vi era salito con una lunga scala. S’introdusse nella camera, mi guardò

ansiosamente nel volto; poi aperse la porta. Subito entrarono il gerente

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

107

dell’albergo con altri del personale; quindi giunse un medico, e vidi ch’egli

scuoteva la mia testa, per poi chinarsi su di me, ponendo l’orecchio sul mio

cuore, e infine introducendomi un cucchiaio in bocca. In quel momento

perdetti conoscenza come spirito, risvegliandomi subito nel mio letto. Da

notarsi che tale esperienza si prolungò per circa due ore».

La narrazione esposta è teoricamente molto interessante; sopratutto il

secondo episodio, in cui si riscontra il fatto inconsueto dell’individuo

sdoppiato il quale rimane in tale stato, pienamente cosciente di sé,

osservando quanto avviene intorno al suo corpo, per due ore consecutive. Il

che è teoricamente notevolissimo in quanto elimina ogni possibilità di

sofisticare intorno alla fugacità delle impressioni del genere. Questa volta

l’individuo sdoppiato rimase fuori del corpo, in piena coscienza del proprio

stato, per due ore di seguito.

Da notare altresì l’osservazione del protagonista, ch’egli sentiva di non

poter abbandonare la camera, come se fosse incatenato sul posto; indizio

palese che s’egli non si avvide dell’esistenza di un cordone fluidico che lo

vincolava al corpo, però non gli sfuggirono le conseguenze inevitabili del

vincolo stesso.

Infine, noto ch’egli, come tanti altri, dalle proprie esperienze ne trae la

logica deduzione che la coscienza può funzionare indipendentemente dal

corpo.

Ciò rilevato, passo ad esporre e a commentare le conclusioni a cui giunge il

dottore Osty a proposito dei casi da lui pubblicati; conclusioni che

naturalmente fanno capo a una interpretazione allucinatoria dei medesimi.

Egli premette:

«Chiunque sia ben deciso a non esorbitare dai limiti della psicologia

classica, sarà tratto a presumere che i nostri tre visionari, durante la crisi

allucinatoria in cui videro se stessi, abbiano avuto anche una percezione di

quanto avveniva intorno ad essi, con la conseguenza che la loro

immaginazione abbia fatto un sol blocco dell’allucinazione e della realtà,

conferendo al tutto un’apparente omogeneità... E’ lecito inoltre domandarsi

se in casi simili non entri in lizza anche un fenomeno di visione telepatica

delle persone e dell’ambiente, il che spiegherebbe come avvenga che di

conserva con l’allucinazione di vedere se stessi, si aggiunga il fenomeno

supernormale della consapevolezza di quanto avviene... Ed altre spiegazioni

ancora possono concepirsi, compresa quella che dovrebbe formularsi a norma

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

108

della psicologia classica, che, cioè, quando i fenomeni della visione di se

stessi raggiungono il grado estremo assunto negli episodi citati, risultino

probabilmente delle semplici creazioni dell’immaginazione, per quanto

involontarie; o, in altri termini, delle meravigliose illusioni e nulla più» (Ivi,

p, 196-7).

Così il dottor Osty, il quale - come tutti sanno - è un poderoso e geniale

indagatore delle facoltà supernormali subcoscienti, ed egli ha contribuito più

di qualsiasi altro a dilucidare il formidabile problema della chiaroveggenza

nel passato, nel presente e nel futuro. Nondimeno in questa circostanza in cui

si tratta di fenomeni di bilocazione, si direbbe ch’egli più non si trovi in

ambiente metapsichico di sua competenza. Noto ch’egli comincia osservando

che chiunque sia ben deciso a non esorbitare dai limiti della psicologia

classica, sarà tratto a ragionare come lui ragiona; e tale suo punto di partenza,

per quanto piuttosto imprudente e poco saggio, può servirgli di attenuante

per la inconsueta superficialità delle sue argomentazioni; tutte puramente

gratuite, in quanto da una parte sono destituite di qualsiasi base sperimentale

che le giustifichi, mentre dall’altra, non tengono conto di numerose

circostanze di estrinsecazione che le rendono insostenibili ed assurde. Così

dicasi, ad esempio, per la circostanza dei fantasmi bilocati al letto di morte,

visti simultaneamente o successivamente da parecchie persone, nonché per

l’altra circostanza delle descrizioni particolareggiate dei veggenti intorno al

fenomeno osservato, descrizioni che risultano identiche in tutti i tempi, e per

mezzo a qualsiasi popolo: civile, barbaro, selvaggio.

Ciò posto, deve riconoscersi che nei limiti misoneisti ch’egli s’impone

volontariamente, non poteva far altro che argomentare a vuoto come ha fatto.

Il che non impedisce ad un critico di osservargli come al riguardo dei

fenomeni di bilocazione egli ragiona alla guisa di un psicologo il quale tutto

ignorando in metapsichica, pronunciasse giudizio intorno ai fenomeni

telepatici, classificandoli in massa tra i fenomeni allucinatori; nel qual caso il

dottore Osty osserverebbe ch’egli ha torto, in quanto la metapsichica

dimostra che di conserva alle visioni patologiche di fantasmi inesistenti, si

realizzano visioni veridiche di fantasmi di viventi, le quali si denominano

visioni telepatiche. Sennonché quando a sua volta il dottore Osty si trova a

discutere intorno ai fenomeni di bilocazione, da lui non conosciuti, commette

la non lieve imprudenza di cascare nel medesimo errore, dimenticando il

precetto fondamentale di qualsiasi indagine scientifica, in base al quale non

deve pronunciarsi giudizio intorno a un dato ordine di fenomeni, se prima

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

109

non si è compiuto un laborioso processo di analisi comparata il quale

comprenda tutta la graduazione fenomenica con cui si estrinsecano; il che

significa che nel caso nostro egli avrebbe dovuto cominciare dai casi delle

sensazioni d’integrità negli amputati, per finire a quelli importantissimi delle

visioni collettive e successive dei fantasmi sdoppiati dei morenti; nelle quali

contingenze, egli non avrebbe certo asserito che i fenomeni in causa erano in

massa dilucidabili con la teoria allucinatoria nelle sue molteplici forme.

In altri termini: il dottore Osty rinnova l’errore in cui cadde il sommo

Lavoisier a proposito degli areoliti, quando sentenziò: «Pietre in cielo non ve

ne sono, quindi non ne possono cadere».

Ed egli rinnova l’errore in cui cadde il sommo filosofo Erberto Spencer a

proposito di telepatia, quando osservò: «Siccome non possono esistere

fantasmi di cappelli e di bastoni, risulta chiaro e indubitabile che i così detti

fantasmi telepatici sono in massa allucinazioni patologiche».

E il dottore Osty, a sua volta, viene in sostanza a concludere come segue:

«Siccome non possono esistere fenomeni di bilocazione, perchè sarebbero in

disaccordo con la psicologia classica, risulta chiaro e indubitabile che le così

dette visioni di se stessi, risultano in massa delle allucinazioni patologiche».

Risulta invece chiaro e indubitabile che per chiunque non abbia la mente

obnubilata dai preconcetti di scuola, dovrebbe bastare la classificazione da

me pubblicata sui casi di tal natura, per dimostrare sulla base dei fatti che i

fenomeni di bilocazione esistono, così come in cielo esistevano delle pietre, e

così come in terra appariscono fantasmi telepatici. Ne consegue che il dottore

Osty dovrebbe riconoscere di avere incappato in una solenne imprudenza

esprimendosi nella guisa che ha fatto, così come vi erano cascati i due

eminenti personaggi nominati.

E’ IL CASO OCCORSO ALLING. GIUSEPPE COSTA

Costretto dai limiti di spazio, riferisco un solo esempio in cui il fantasma

sdoppiato comincia ad esercitare le facoltà di senso supernormali.

L’amico mio, ingegnere: Giuseppe Costa, nel suo interessantissimo libro

Di là dalla Vita (pag. 18), narra il seguente episodio a lui medesimo occorso:

«... Era una notte afosa di un torrido giugno, durante il quale mi preparavo

intensamente agli esami di licenza liceale... Per quanto io fossi sorretto da una

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

110

indomabile volontà di resistere alla fatica opprimente che travagliava la mia

mente, avevo dovuto soggiacere, completamente estenuato, ad un imperioso

bisogno di riposo e mi ero abbattuto svenuto, più che addormentato, sul letto,

senza spegnere la lampada a petrolio che continuava ad ardere sul tavolino

da notte. Un movimento incomposto delle braccia, probabilmente, fece

rovesciare, tra il tavolino e il letto, la lampada che non si spense, ma sviluppò

un fumo densissimo, per una durata sufficiente a riempire la stanza di una

nerissima nube di gas acri e pesanti. L’atmosfera diveniva sempre più

irrespirabile e probabilmente il mio corpo sarebbe stato trovato esamine, la

mattina seguente, se uno strano fenomeno non si fosse verificato. Io ho avuto

la sensazione netta e precisa di trovarmi col solo mio Io pensante, nel mezzo

della stanza, separato completamente dal corpo, che continuava a giacere nel

letto. Vedevo, se pure è lecito chiamare con tale nome la sensazione che

provavo, le cose a me intorno come se una radiazione visiva penetrasse

attraverso le molecole degli oggetti sui quali soffermavo la mia attenzione,

come se la materia si dissolvesse al contatto del pensiero...

«Vedevo il mio corpo perfettamente riconoscibile nei suoi particolari, nel

suo profilo, nella mia figura, ma coi fasci venosi e nervosi vibranti come un

formicolio luminoso... La stanza si trovava immersa nell’oscurità più

completa, poiché la fiamma della lampada rovesciata non arrivava a

diffondere la luce al di là del tubo annerito; ma pure io vedevo gli oggetti o

meglio i loro contorni quasi fosforescenti, dileguarsi, al pari delle stesse

pareti, al concentrarsi della mia attenzione, lasciandomi scorgere nello stesso

modo gli oggetti delle stanze attigue. Il mio Io pensante era senza peso, o, per

meglio dire, senza l’impressione della forza di gravità e della nozione di

volume o di massa. Non ero più un corpo, poiché il mio corpo giaceva inerte

sul letto: ero come l’espressione tangibile di un pensiero, di una astrazione,

capace di trasferirsi in qualsiasi parte della terra, del mare, del cielo, più

rapido del baleno, nello stesso istante che ne avessi formulata la volontà, e

quindi senza neppure la nozione del tempo e dello spazio.

«Se io dicessi: mi sentivo libero, leggero, etereo, non esprimerei neppure

lontanamente la sensazione che io provavo in quel momento di liberazione

sconfinata. Ma non era un’impressione gradita; mi sentivo quasi preso da

un’angoscia inesprimibile, dalla quale intuivo che avrei potuto liberarmi solo

liberando il mio corpo materiale da quella situazione che l’opprimeva. Volli

quindi risollevare la lampada ed aprire la finestra, ma con azione materiale

che non riuscivo a compiere, come non riuscivo a muovere gli arti del mio

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

111

corpo che mi sembrava dovesse muoversi col soffio della mia volontà

spirituale. Pensai allora a mia madre che dormiva nella stanza accanto. La

vedevo perfettamente riposante sul letto; ma il suo corpo, a differenza del

mio, sembrava emanare una luminosità, una fosforescenza radiante. Mi

sembrò non esservi bisogno di uno sforzo qualsiasi per obbligarla ad

avvicinarsi al mio corpo. La vidi scendere precipitosamente dal letto, correre

alla finestra ed aprirla, come se attuasse l’ultimo pensiero da me concepito

prima di chiamarla; uscire poi dalla stanza, girare nel corridoio, entrare

dall’uscio ed avvicinarsi a tastoni e cogli occhi sbarrati al mio corpo. Sembrò

che il suo contatto avesse la facoltà di far rientrare nel corpo il mio Io

spirituale; e mi trovai desto, colla gola arsa, colle tempia che mi martellavano,

col respiro affannoso, col cuore che sembrava scoppiarmi nel petto.

«Posso assicurare il lettore che fino a quel momento io non avevo letto e

neppur udito parlare di teorie spiritiche, di fenomeni di bilocazione, di

sdoppiamenti d’anima e di corpo. Mi erano ignoti completamente gli

esperimenti medianici e le sedute di spiritismo, e posso quindi escludere in

modo assoluto che si trattasse di un fenomeno di suggestione. Neppure

poteva trattarsi di un sogno, per l’enorme differenza di sensazioni superstiti

nel ricordo delle immagini destate dal sogno e quelle troppo dissimili nella

loro ricezione sensitiva che avevo presenti in quel momento. Infatti non

riscontravo in tale ricordo quella nebulosità, quella indistinta sensazione tra

la chimera e la realtà che rivestono le impressioni di sogno; perchè anzi mai

ebbi la sensazione di esistere in realtà, come nel momento in cui m’ero

sentito separato dal corpo. Mia madre, da me interrogata, poco dopo

l’avvenimento, mi confermò di aver prima aperta la finestra della sua stanza

come se essa stessa si sentisse soffocare, prima di correre in mio aiuto. Ora il

fatto di aver veduto questo suo gesto attraverso le pareti, mentre giacevo

inanimato nel letto, escludeva senz’altro l’ipotesi dell’allucinazione o

dell’incubo durante un sonno avvenuto in circostanze fisiologiche

eccezionali.

«Escluse pertanto le ipotesi della suggestione, del sogno, dell’allucinazione

e dell’incubo, non mi restava altra logica deduzione che supporre che il mio

Io pensante avesse agito fuori del corpo; ed in tali condizioni, dotato di

facoltà trascendentali, avesse potuto scorgere al di là dei muri e chiamare

presso il mio corpo mia madre affinché mi porgesse aiuto. Io avrei avuto in

tal caso la prova più evidente che la mia anima si era staccata dal mio corpo

durante la sua esistenza corporale; io avrei avuto, insomma, la prova

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

112

dell’esistenza dell’anima ed anche della sua immortalità; poiché se era vero

che si fosse liberata, sotto l’influenza di circostanze speciali, dell’involucro

materiale del corpo, agendo e pensando all’infuori di esso, a maggior ragione

dovrebbe ritrovare alla morte la pienezza della sua libertà e la liberazione da

qualunque vincolo della materia».

L’episodio esposto è in modo particolare interessante, e ciò in quanto il

protagonista, amico mio, è persona coltissima, ed anzi un vero uomo di

scienza; dimodoché egli è pervenuto a descrivere minuziosamente le proprie

impressioni con rara penetrazione analitica, presentando agli studiosi un

quadro plenario ed altamente suggestivo delle sensazioni provate durante le

condizioni di sdoppiamento. Ogni periodo descritto dello stato in cui si

trovava riveste valore metapsichico; a cominciare dall’osservazione che la sua

visione spirituale «penetrava attraverso le molecole degli oggetti come se la

materia si dissolvesse al contatto del pensiero», rendendo per lui evidente ciò

che significano le odierne scoperte scientifiche circa l’immaterialità della

materia. Notevole altresì il fenomeno di alloscopia, in forza del quale egli

scorgeva a distanza l’interno del proprio corpo coi fasci nervosi vibranti come

un formicolio luminoso. Da notarsi che scorgendo attraverso il muro la

propria madre immersa nel sonno, egli rileva una circostanza interessante, ed

è che il corpo di sua madre emanava una fosforescenza irradiante, laddove il

proprio corpo nulla irradiava, e ciò evidentemente perchè la vitalità e lo

spirito erano temporaneamente esulati dal corpo. Da notarsi infine l’efficacia

suggestiva della sensazione provata «di sentirsi libero, leggero, etereo, come

l’espressione tangibile di un pensiero, di un’astrazione, capace di trasferirsi in

qualunque parte della terra, del mare, del cielo, più rapido del baleno, con un

atto di volontà».

Da un altro punto di vista giova rilevare il fatto ch’egli pervenne a

telepatizzare il proprio pensiero alla madre, in modo da svegliarla, ed

ottenere che venisse in suo soccorso, salvandosi da certa morte.

Osservo in ultimo che in questo caso come in tanti altri, l’evento occorso

trae il protagonista alla convinzione incrollabile di avere assistito «al distacco

della propria anima dal corpo», e in conseguenza lo induce alla certezza

dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito umano. Tale concordanza di

opinioni è a tal segno razionale e legittima da sembrare quasi superfluo il

segnalarla ancora; tuttavia mette conto d’insistervi, in vista dei numerosi

negatori in buona fede della sopravvivenza, e sopratutto per l’efficacia che

acquista l’opinione cumulativa di coloro che avendo personalmente assistito

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

113

alla separazione del proprio spirito dal corpo, sono in fondo i soli competenti

a giudicarne; non già gli uomini di scienza che dalla loro cattedra sentenziano

gratuitamente che il tutto deve considerarsi un complesso di obbiettivazioni

allucinatorie determinate dai perturbamenti della cenestesia.

* * *

Sempre per non esorbitare dall’indole del presente lavoro, il quale consiste

in una sintesi delle mie indagini in tema di animismo, tralascio di riferire

esempi in cui il fantasma sdoppiato di un vivente immerso nel sonno, è

percepito da terzi a deambulare in altra sede alla guisa dei fantasmi

infestatori; e tralascio di farlo in quanto il valore teorico dei casi in discorso

appare ancora discutibile, potendosi essi spiegare più o meno verosimilmente

con l’ipotesi telepatica, per quanto esistano esempi in cui si rilevano

particolari inconciliabili con l’ipotesi stessa, ma il discuterne ci condurrebbe

lontano, mentre per la tesi qui considerata non è necessario valersi dei casi di

tal natura.

Passo pertanto a riferire qualche esempio di un’altra categoria, la quale è

anche quella in cui si adunano più numerosi i casi di bilocazione, mentre in

pari tempo è anche la più importante, poiché si tratta dei fenomeni di

sdoppiamento fluidico al letto di morte quali vengono osservati dai sensitivi,

e ben sovente da persone che non possono considerarsi tali. Come già si fece

osservare, tutti descrivono le medesime fasi di estrinsecazione fenomenica,

per quanto la grande maggioranza dei percipienti non siasi mai occupata di

ricerche psichiche, e ignori che analoghe esperienze siano occorse ad altri;

circostanza quest’ultima che costituisce già di per sé un’ottima presunzione

in favore della realtà obiettiva dei fenomeni osservati, tenuto conto che certe

peculiarità complesse, nonché difficilmente immaginabili, speciali

all’estrinsecazione dei fenomeni in esame, non potrebbero spiegarsi con

l’ipotesi delle fortuite coincidenze combinatesi identiche centinaia di volte. Si

aggiunga inoltre che un buon numero di casi del genere furono osservati

collettivamente e successivamente da parecchie persone, ciò che concorre

efficacemente a dimostrarne la natura positivamente obiettiva.

Riferisco anzitutto un esempio ricavato da un gruppo di casi in cui lo

sdoppiamento risulta d’ordine incipiente e rudimentale, e viene osservato

collettivamente e successivamente da parecchie persone; circostanza

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

114

quest’ultima che assume un alto valore probativo nel senso dell’obiettività

del fenomeno. Noto che i casi di tal natura risultano sommamente istruttivi in

quanto rappresentano la fase iniziale dei fenomeni di bilocazione al letto di

morte; per cui si assiste alla fuoruscita di sostanza fluidica allo stato diffuso

dal corpo carnale, la quale, dopo ripetute fluttuazioni in causa di

riassorbimenti parziali da parte dell’organismo (e ciò in corrispondenza con

le fluttuazioni della vitalità nell’infermo), finisce per integrarsi in un corpo

eterico vivente ed animato col sopraggiungere dell’ora suprema.

Ne deriva che i casi d’ordine incipiente non rivestono minore importanza

degli altri in cui lo sdoppiamento è completo, giacché valgono ad

ammaestrarci intorno alle fasi iniziali con cui si determina il grandioso

fenomeno nell’ora suprema del distacco finale e del corpo eterico. Già si

comprende che per valutarne tutta l’importanza e ricavarne i dovuti

ammaestramenti occorrerebbe analizzare e comparare un numero adeguato

di casi, che qui non è possibile riportare.

CASO DI BILOCAZIONE AL LETTO DI MORTE OSSERVATO DA OTTO PERCIPIENTI

Ricavo dal Light (1922, pag. 182) l’episodio che segue, in cui i percipienti

furono otto.

Miss Dorothy Monk invia al direttore del Light - Mr. David Gow - la

seguente relazione di ciò che avvenne al letto di morte della propria madre,

morte avvenuta il giorno 2 gennaio 1922.

«Nel nostro ambiente familiare fummo testimoni di un fenomeno

straordinario al letto di morte della mamma adorata; morte avvenuta il

giorno 2 di gennaio. Tale fenomeno impressionò grandemente tutti; per cui

domando ansiosamente schiarimenti in proposito all’esperienza vostra.

«Dopo lunga malattia, aggravata da un attacco d’influenza gastrica, nostra

madre venne a morire per debolezza di cuore... Nell’ultimo giorno di vita,

essa erasi dimostrata penosamente agitata, e a misura che la sera s’inoltrava,

ripetutamente pronunciava i nomi del padre suo, della madre, delle tre

sorelle, ed anche di un nostro fratellino il quale era morto prima della mia

nascita... Rimanemmo a vegliarla tutta la notte, ed eravamo in otto: nostro

padre, un fratello e sei sorelle... Sull’imbrunire avevamo cominciato a

scorgere delle brillanti luci azzurrognole vaganti per la camera, le quali si

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

115

accostavano sovente all’inferma. Noi le scorgevamo per qualche secondo

appena, e per lo più eravamo in due a scorgerle. Io vigilavo attentamente, e

per tre volte sopra quattro ebbi ad avvertire che quando ne scorgevo una

daccanto alla mamma, quest’ultima si agitava e si sforzava di parlare, ma era

già in condizioni di non poterlo fare. Più tardi, io e tre sorelle avvertimmo

simultaneamente una luminosità colorita in blu-malva soprastante il di lei

corpo, la quale andò gradatamente intensificandosi fino a trasformarsi in uno

smagliante color porpora a tal segno denso da impedire quasi di scorgere il di

lei volto; e quella luminosità si diffondeva su tutto il letto come nebbia

purpurea, insinuandosi più densa entro le pieghe del copriletto. Una o due

volte la mamma spostò le braccia, e quella luminosità colorata ne seguì il

movimento.

«Tale spettacolo parve a noi tutti meraviglioso; per cui chiamammo le due

sorelle assenti, allo scopo di accertare se scorgessero a loro volta il fenomeno;

e infatti così fu. Inoltre una tra queste scorse una colonna grigia passare tra

due sedie. Era alta tre piedi, ed era scivolata giù dal letto. Io sedevo in quel

punto, ma nulla vidi... In quel momento si trovava presente anche una

vecchia amica della mamma, la quale disse di non vedere la nebulosità

purpurea concludendone che i nostri occhi erano stanchi dal lungo vegliare e

bisognosi di riposo. Noi attirammo la di lei attenzione sulle brillanti

luminosità circolari che in quel momento si vedevano sui guanciali, ed essa

disse di scorgerle, ma osservò che probabilmente erano i riflessi del fuoco nel

camino, o della fiamma del gas. Ponemmo subito un riparo contro le due

sorgenti di luce, ma i circoli luminosi rimasero. Allora essa girò attorno per la

camera rovesciando contro il muro i quadri e le fotografie incorniciate, e

rivolgendo da un’altra parte lo specchio, ma ciò non fece differenza, e le luci

continuarono a brillare. Infine, essa pose le mani sui circoli luminosi, senza

oscurarli menomamente. Dopo quest’ultima prova, essa sedette, e più non

parlò.

«Più tardi ancora nella serata, le due sorelle che avevano in precedenza

visto la colonna fumosa grigiastra, si voltarono simultaneamente da quella

parte, esclamando di scorgerla nuovamente. Ed anche questa volta io nulla

vidi; ma esse invece avevano visto indubbiamente, poiché le loro descrizioni

concordavano in tutto. La sorella che l’aveva osservata par la prima, ora

scorgeva una grossa luce blu in forma globulare posata sul capo della

mamma, ma nessuno dei presenti la vide. Essa aggiunse che nell’interno della

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

116

medesima si osservava un vibrare intenso; poi annunciò che era divenuta

vivacemente purpurea; dopo di che erasi dileguata alla sua vista.

«Verso le ore sette, l’inferma, in condizioni comatose, aperse la bocca; e da

quel momento noi tutti osservammo una densa nubecola bianca che si

adunava al di sopra del suo capo, allungandosi fino alla testata del letto.

Fuoriusciva dal capo, ma si condensava maggiormente dal lato opposto del

letto. Stava sospesa in aria come una densa nube di fumo bianco, che talvolta

appariva così opaca da impedirci di vedere la spalliera del letto; ma variava

continuamente di densità, per quanto non ci accorgessimo quasi che in quella

nubecola esistesse un movimento. Con me si trovavano altre cinque sorelle, e

tutte vedevano distintamente il fenomeno straordinario. Giunsero quindi mio

fratello e mio cognato, che a loro volta poterono osservarlo come noi. Una

luminosità colorata in blu rischiarava l’ambiente, e a tratti scattavano vivide

scintille di luce azzurrognola.

«Osservammo che la mandibola inferiore della moribonda aveva

continuato ad aprirsi lentamente. Per alcune ore non vi furono variazioni

notevoli nel fenomeno, fatta eccezione di un’aureola di raggi luminosi

giallognoli intorno al capo della morente. Contammo sette di tali raggi, i quali

variavano continuamente per la lunghezza, che si estendeva dai dodici ai

venti pollici. Verso la mezzanotte tutto si dissipò, per quanto la mamma non

sia morta che poco dopo le sette del mattino. Alle ore sei e un quarto del

mattino stesso, una mia sorella che stava prendendo riposo in altra camera,

udì una voce che le sussurrò: “Ancora un’ora di vita! Ancora un’ora!“. Si alzò

impressionata, e venne ad assistere agli ultimi momenti della mamma, la

quale effettivamente esalò l’ultimo respiro un’ora e due minuti dopo che mia

sorella aveva udito la voce premonitoria... Noi rendiamo grazie a Dio il quale

volle concederci di assistere alla dipartita di un’anima, togliendo alle nostre

lacrime l’amarezza di un addio senza ritorno».

FIRMATA: DOROTHY MONK

Non v’è chi non vegga quanto importante, quanto suggestivo risulti

l’episodio esposto dal punto di vista metapsichico, come anche da quello

spiritualista. E ciò tanto più che dal lato probativo appare invulnerabile, visto

che risulta di data recentissima, che venne immediatamente riferito dai

percipienti, e che il direttore del Light - Mr. David Gow - si recò a casa della

relatrice per discutere coi testimoni dei fatti, riportandone la migliore delle

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

117

impressioni circa la capacità di osservatori degli otto percipienti, i quali si

trovavano ancora sotto l’impressione incancellabile di avere assistito alla

dipartita di un’anima.

Dal punto di vista dell’obiettività delle complesse manifestazioni occorse,

non può sorgere dubbio di sorta, visto che la fase finale delle manifestazioni

stesse: quella, cioè, maggiormente importante, venne osservata

collettivamente da tutti i presenti.

Le altre precedenti e svariate manifestazioni, furono a loro volta percepite

collettivamente, per quanto non sempre da tutti, e due tra esse risultarono

decisamente elettive. Il che dovrebbe significare che le manifestazioni

osservate collettivamente risultavano emanazioni ectoplasmiche, e in

conseguenza visibili ad occhi normali, laddove l’apparizione di una colonna

fumosa grigiastra percepibile soltanto a due persone, e il globo luminoso

percepibile a una persona sola, risultavano di natura qualitativamente

diversa, e in conseguenza percepibili unicamente ad occhi di sensitivi.

Conformemente dovrebbe inferirsene che il fenomeno della colonna fumosa

alta tre piedi, e l’altro di un globo luminoso soprastante il capo della degente,

dovessero rappresentare l’esteriorazione incipienti del corpo eterico e del

corpo mentale dell’inferma, non ancora integrati e fusi in un unico fantasma.

Noto in proposito che nelle mie classificazioni sono registrati parecchi casi in

cui, al momento della morte, gli astanti videro fuoriuscire dal capo del

morente un globo luminoso che rapidamente erasi innalzato sparendo

attraverso il soffitto, mentre è risaputo che il dottor Baraduc pervenne a

fotografare l’apparizione analoga di un globo luminoso al letto di morte della

propria moglie.

Da un altro punto di vista, osservo che le brillanti luci azzurrognole

vaganti per la camera, le quali si accostavano sovente alla moribonda, che se

ne dimostrava consapevole, agitandosi e sforzandosi a parlare,

presumibilmente avevano origine estrinseca; vale a dire che ciò che per le

sensitive veggenti erano brillanti luci azzurrognole, per la morente

risultavano le forme spirituali dei parenti defunti; ciò che conferirebbe un

significato alla circostanza della morente che profferiva insistentemente i

nomi del padre, della madre, delle sorelle e di un figliuoletto morto in fasce,

mentre si presterebbe a spiegare l’altro incidente occorso a una sorella della

relatrice, la quale aveva udito una voce sussurrarle il preannuncio veridico:

«Ancora un’ora di vita! Ancora un’ora!».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

118

Noto che tale interpretazione circa la vera natura delle luci azzurrognole

vaganti, concorderebbe con quanto avveniva con William Stainton Moses, in

cui ciò che per gli sperimentatori erano colonne luminose vaganti per

l’ambiente, risultavano per il medium le forme spirituali perfettamente

conformate dei propri spiriti-guida.

Rimarrebbe da risolvere una perplessità vertente sulla fase finale delle

manifestazioni occorse, in cui l’esteriorazione fluidica dopo avere persistito a

svolgersi per cinque ore di seguito, si dileguò istantaneamente, mentre

l’inferma rimase in vita per sette ore ancora. Perché, dunque, il fenomeno non

rimase percepibile fino all’istante della morte? - Mi pare che a tal proposito ci

si potrebbe richiamare a quanto feci osservare in precedenza circa la

probabilità che le manifestazioni di tal natura risultino percepibili ad occhi

normali solo allorquando di conserva all’essenza sublimata del corpo eterico

in via di esteriorarsi, si sprigionino dal corpo somatico fluidi d’ordine fisico

(ectoplasma). Nel qual caso dovrebbe inferirsene che se il fenomeno erasi

dissipato sette ore prima della morte dell’inferma, ciò dovrebbe spiegarsi

presupponendo che con la totale emersione del corpo eterico, fosse cessata

l’irradiazione di fluidi vitali; da ciò la sparizione del fenomeno per occhi

normali, mentre il corpo eterico pienamente costituito, soprastante al corpo

somatico, sarebbe rimasto sul posto, ma percepibile soltanto ad occhi di

sensitivi o di medium.

Comunque sia di ciò, le perplessità inerenti alle modalità con cui si

estrinsecano i fenomeni di bilocazione, non hanno nulla di comune col

quesito vertente sulla realtà obiettiva dei fenomeni stessi; e qualora si

classifichino, si analizzino, si comparino tutte le modalità svariate con cui si

estrinsecano i fenomeni in esame, a cominciare dal fenomeno eloquentissimo

delle sensazioni d’integrità negli amputati, per finire ai casi dei veggenti che

assistono alla reintegrazione ed alla dipartita di un corpo eterico perfetto,

vitalizzato ed animato, nonché assistito da entità di defunti che

apparentemente intervengono a tale scopo al letto dei morenti: qualora - dico

- si abbia l’accortezza scientifica di giudicare in base al complesso dei fatti,

allora le perplessità che rimangono da risolvere perdono ogni valore teorico

in senso neutralizzante; per cui si è tratti ugualmente a inferirne, sulla base

dei fatti, che già da ora si conosce quanto basta intorno ai fenomeni di

bilocazione per concludere senza tema di errare ch’essi bastano da soli a

dimostrare sperimentalmente l’esistenza e la sopravvivenza dello spirito

umano.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

119

Così stando le cose, il caso qui considerato dovrebbe offrire tema di

riflessioni profonde non solo ai cultori delle ricerche psichiche, ma altresì ai

psicologi, ai fisiologi ed ai filosofi. Chiunque, invero, legga l’episodio in

discorso e possegga coltura adeguata e senso filosofico sufficiente per avere

provato qualche volta l’imperioso bisogno di soffermarsi a meditare sul

mistero dell’essere, non potrà non arrestarsi a riflettere sullo spiraglio di luce

che i fenomeni qui considerati diffondono sulle tenebre che avvolgono il

divenire umano. Chiunque, insomma, possegga un intelletto immune da

preconcetti di scuola, non potrebbe non riconoscere che ci si trova al cospetto

di fatti accertati, i quali promettono in un non lontano avvenire di fornirci la

chiave di volta per compenetrare il grande enigma. Giorno verrà che tutti lo

comprenderanno; e da quel giorno avrà principio un nuovo ciclo glorioso per

l’evoluzione sociale morale, spirituale del genere umano.

BILOCAZIONE CON PERCEZIONE COLLETTIVA E SUCCESSIVA DEL FANTASMA

In base a quanto si fece osservare a proposito del caso esposto, in cui tutti i

presenti percepirono collettivamente le manifestazioni finali di un fenomeno

di bilocazione incipiente, e ciò, presumibilmente, in quanto i processi di

esteriorazione del corpo eterico si accompagnavano ad emissioni di fluidi

vitali percepibili ad occhi normali; in base a ciò, dovrebbe inferirsene che le

percezioni del corpo eterico pienamente costituito, vivente e animato,

nonché depurato da qualsiasi emanazione ectoplasmica, dovrebbero

risultare estremamente rare sotto forma collettiva. E infatti così è: nelle mie

classificazioni non si rinvengono che quattro casi del genere osservati

collettivamente da due o tre persone; per cui, dato l’esiguo numero dei

percipienti, potrebbe anche presumersi che tutti fossero dei sensitivi.

E per soprappiù, si tratta di casi ch’io preferisco non utilizzare in questo

lavoro di sintesi, poiché si tratta di narrazioni esposte con insufficienza di

dati.

Mi risolvo pertanto a riportare un caso di percezione collettiva di un

fenomeno di bilocazione realizzatosi qualche giorno prima della morte del

degente. Ne deriva che si tratterebbe ancora di un fenomeno di

sdoppiamento spontaneo e transitorio di persona vivente; non già

dell’emissione finale di quelle emanazioni vitalizzanti dell’organismo umano

le quali concorrono alla estrinsecazione permanente del corpo eterico.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

120

Una differenza esiste tra i due ordini di fenomeni, ma, in fondo, è più

teorica che pratica.

Tolgo il caso dalle Annales des Sciences Psychiques (1891, pagg. 193-203),

ed è un episodio che nulla lascia a desiderare dal punto di vista della

documentazione. I percipienti furono tre, e tutti e tre fornirono

indipendentemente le loro relazioni. Mi limito a riportare quella del

principale percipiente, il quale è il dottore in medicina. M. Isnard, amico

personale del dottor Dariex, direttore della rivista citata. Egli scrive:

«Si era nell’anno 1878, ed io abitavo con mia madre e le due sorelle, in rue

Jacob, 28.

«Mia madre, gravemente inferma, si trovava a letto da quattro mesi. Nella

sera del nove gennaio, sentendosi alquanto migliorata, essa manifestò il

desiderio di assistere, da letto, alla cena di famiglia. Arrivò un amico - il

signor Menon - il quale accettò l’invito di cenare con noi...

«Il tempo era brumoso, e l’aria assolutamente calma. Sedemmo a tavola

verso le ore 9 e mezza, conversando degli argomenti del giorno, con l’animo

libero da qualsiasi preoccupazione, tanto più che nostra madre aveva detto di

sentirsi bene. Ma la conversazione animata parve alfine affaticare nostra

madre, che ci pregò di chiudere la porta, desiderando riposare. Noi ne

accostammo i battenti, e continuammo a conversare a voce bassa.

«D’un tratto la porta del corridoio si spalancò, simultaneamente i due

battenti della porta di mia madre urtarono con fracasso l’uno contro l’altro,

per indi spalancarsi, mentre si udiva il muggire lamentoso di un vento

inesistente. Rimasi stupito: un colpo di vento con tutte le finestre chiuse?

Come darsene ragione? Guardai verso la camera materna, e scorsi un

fantasma sulla soglia, inquadrato dai cortinaggi che guarnivano la porta. Era

l’ombra di una donna piccola, ricurva, col capo chino, le braccia incrociate sul

petto. Una sorta di velo grigio e spesso le celava il volto: si sarebbe detta una

monaca. S’inoltrò lentamente nella sala, scivolando sul pavimento,

conservando sempre la medesima attitudine; ma il suo volto non era

discernibile. Mi passò d’accanto dirigendosi all’altra porta, penetrò nel

corridoio, ed ivi, in quella penombra, disparve. Un secondo colpo di vento si

sollevò, chiudendo entrambe le porte. Il fenomeno si svolse in breve tempo.

«Ciò ch’io provai non era paura, ma un sentimento di perplessità solenne,

condivisa dagli altri. Tutti e tre avevamo visto il medesimo fantasma ma

nessuno osava aprir bocca. Mia sorella pareva molto impressionata, e l’amico

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

121

Menon si rivolse a lei dicendo: “Non è nulla, si calmi. E’ stato un giuoco di

ombre”. -Mia sorella mormorò: “Conobbi una famiglia russa, i cui membri

affermavano che quando un’ombra esce dalla camera di un infermo, egli

morrà nel giorno stesso, o in brevissimo tempo”.

«Mia sorella si alzò, accorrendo al capezzale della mamma, e noi

rimanemmo muti allibiti ai nostri posti.

«Mia sorella minore era in quel momento occupata altrove. Quando

ritornò, le raccontai l’occorso; ciò che l’impressionò grandemente.

«Quando il mio amico si alzò per andarsene, io gli tenni dietro. Rientrando

poco dopo, trovai le sorelle al capezzale della mamma, Mi dissero ch’essa

aveva avuto una crisi di sofferenze; e infatti la trovai molto abbattuta,

debolissima, appena capace di rispondere con voce fioca alle mie domande.

«Ciò che al di d’oggi mi stupisce, è il fatto che noi tre che avevamo visto,

evitavamo tutti di parlarne, per quanto il nostro pensiero fosse ossessionato

da quanto era occorso. I giorni che seguirono furono dei più tristi, e le

condizioni dell’inferma andavano sempre aggravandosi.

«Una settimana dopo, io mi trovavo solo con mia madre. Essa erasi alzata,

e stava adagiata in un seggiolone, nella sala da pranzo. Le mie sorelle erano

uscite... Mia madre si alzò, e fui colpito dal suo atteggiamento. Era la

riproduzione esatta dell’atteggiamento assunto dal fantasma da noi visto:

piccola, ricurva, a capo chino, si avanzò lentamente verso la porta del

corridoio. Uno scialle le copriva le spalle e la testa; il di lei volto non si

scorgeva, e le di lei braccia erano incrociate sul petto!

«Il 26 gennaio, alle ore 9 e mezza, mia madre moriva.

«Questi i fatti; rinuncio a darmene ragione».

FIRMATO: DOTTORE M. ISNARD - Boulevard Arago, 15

Seguono nel testo le altre due relazioni; entrambe molto interessanti, ma

troppo lunghe per essere qui riportate. Mi limito a ricavarne i brani che si

riferiscono all’apparizione del fantasma sdoppiato dell’inferma.

La sorella maggiore scrive:

«... La porta del corridoio, chiusa con la semplice maniglia, si spalancò con

violenza, mentre i due battenti della porta a vetrate della camera materna, si

urtarono con fracasso. Sorpresa per questo colpo di vento con tempo

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

122

assolutamente calmo, guardai verso la porta della camera materna, e con

immenso stupore, vidi sulla soglia un’ombra di donna che staccandosi dai

cortinaggi scivolava senza fretta nella direzione del corridoio. La vedevo

vagamente in principio, più nettamente dopo, quando si profilò sul muro.

Giunta all’angolo formato in quel punto dalle pareti, si avanzò nella sala,

dirigendosi sempre verso il corridoio. A questo punto la sua figura risaltò

nitidissima sullo sfondo bianco della porta aperta; la vidi in modo preciso,

distintissimo. Era proprio il fantasma di una donna, più sostanziale che

trasparente; ma in pari tempo mi apparve disfatta come talvolta avviene per

le nubi. Era piccola, ricurva, con la testa bassa e le braccia incrociate sul petto.

Dall’insieme del suo atteggiamento traspariva un non so che di raccolto e di

rassegnato. La testa e le spalle erano coperte da una sorta di velo grigiastro,

color cenere, che impediva di distinguerne le sembianze. Si sarebbe detta una

monaca. Entrò nel corridoio, vi s’inoltrò e disparve nell’oscurità. Un secondo

colpo di vento, meno violento del primo, chiuse la porta dietro di essa,

mentre l’altra della camera materna si chiuse simultaneamente, senza

rumore...».

Il signor Menon-Cornuet scrive:

«... Vidi un’ombra scivolare dalla porta della camera in cui giaceva

l’inferma, all’altra porta che riuniva la sala al rimanente dell’appartamento.

Essa in tal guisa aveva compiuto la traversata di un angolo della camera.

Quell’ombra di donna era alquanto al di sotto della statura normale, portava

un fitto velo sul volto, alla guisa di certi ordini di monache, e teneva la testa

bassa... Mi apparve meno distinta a misura che avanzava, e quando giunse

sulla soglia dell’altra porta, disparve. Si sarebbe detto che fosse scomparsa

attraverso il pavimento. In quell’istante, le due porte, che già si erano

bruscamente e simultaneamente aperte per lasciar passare il fantasma, si

rinchiusero altrettanto bruscamente e simultaneamente, non appena il

fantasma disparve, producendo un rumore abbastanza forte...».

Nei suoi commenti, il dottor Dariex procede all’analisi penetrante delle tre

relazioni fornite dai percipienti; dopo di che, conclude in questi termini:

«Io insisto su questo punto, che, cioè, il modo lievemente diverso in cui il

fantasma è stato visto dai tre testimoni corrisponde alla posizione occupata

dai testimoni stessi in rapporto al tragitto percorso dal fantasma; per cui un

tale fatto si risolve in favore dell’obiettività del fantasma.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

123

«Comunque non oso concludere affermando che il fantasma fosse

effettivamente obiettivo, e che i tre percipienti abbiano visto il doppio

fluidico dell’inferma. Tuttavia ritengo dover segnalare alla meditazione dei

competenti le seguenti proposizioni:

1° - Un fenomeno imprevisto quanto strano fu osservato simultaneamente,

in guisa identica e complementare, dalle tre persone presenti, la cui

attenzione fu attratta sul fenomeno da un colpo di vento inesistente;

2° - Subito dopo la signorina Isnard accorse al letto dell’inferma, e la trovò

immersa in sonno profondo;

3° - Il fantasma scorto somigliava all’inferma e ne riproduceva

l’atteggiamento e l’andatura;

4° - Subito dopo l’inferma si senti assai male; le sue condizioni si

aggravarono progressivamente, e moriva qualche giorno dopo;

5° - E’ impossibile che un’ombra proiettata da qualche luminosità esteriore,

abbia potuto percorrere il tratto seguito dal fantasma;

6° - Il colpo di vento che richiamò l’attenzione dei presenti, provocando

l’apertura della porta per cui doveva passare il fantasma, si produsse con

tempo calmo, e quando tutte le finestre erano chiuse. D’altra parte i testimoni

non avvertirono affatto che l’aria fosse agitata allorché intesero il muggito

lamentoso di un vento inesistente...».

Così il dottor Dariex; e a me sembra che in base alle argomentazioni

assennate e misurate di un metapsichicista circospetto qual egli era, debba

considerarsi dimostrato che si trattava effettivamente dello sdoppiamento del

corpo eterico dell’inferma reso percepibile ad occhi normali perchè saturato

di sostanza ectoplasmica. Al qual proposito giova tener conto della

circostanza molto suggestiva delle due porte che si spalancarono prima del

passaggio del fantasma, per indi rinchiudersi altrettanto spontaneamente non

appena erasi svolto il fenomeno; quasi che ciò avvenisse al fine di permettere

il transito a un fantasma abbastanza sostanziale per non poter passare

attraverso il legno delle porte, come d’ordinario avviene nei casi di

apparizioni puramente fluidiche.

Noto inoltre che il fatto dello spalancarsi delle porte, sottintende

un’intenzionalità dirigente l’estrinsecarsi della manifestazione, mentre la

forma apparsa e l’atteggiamento assunto dalla medesima, l’uno e l’altro

riproducenti esattamente la forma e l’atteggiamento in cui si sarebbe

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

124

presentata al figlio la di lei madre alcuni giorni dopo, conferisce alla

manifestazione il valore di premonizione di morte per l’inferma. Nel quale

caso acquista un significato anche la circostanza del fantasma apparso velato,

quasi che si volesse evitare d’impressionare eccessivamente i figli circa

l’evento di morte che loro sovrastava, ma unicamente di predisporveli

suscitando in essi uno stato di trepidanza benefica intesa ad attenuarne le

dolorose conseguenze; il che, come è noto, risulta una caratteristica comune a

una gran parte delle premonizioni di morte.

Sennonché, a questo punto sorge il formidabile interrogativo: «Se è vero, -

come indubbiamente è vero - che tutti i particolari con cui si svolse il caso in

esame, concorrono a far presumere un’intenzionalità dirigente la

manifestazione occorsa, allora a chi attribuirne la genesi? Alla subcoscienza

dell’inferma? All’intervento dei defunti? Chi lo sa!».

Infine, a proposito del fantasma sdoppiato il quale apparve vestito,

osservo che tale circostanza non deve imbarazzare il criterio di chi legge,

poiché ciò è quanto si realizza nelle esperienze di fotografia del pensiero, in

cui apparisce sulla lastra fotografica l’oggetto a cui pensa intensamente lo

sperimentatore; e ben sovente, non si richiede affatto che quest’ultimo abbia il

proposito d’impressionare la lastra col proprio pensiero, purché si tratti di

alcunché di abitudinario nell’esistenza giornaliera del sensitivo che posa

dinanzi all’apparecchio, in guisa che tale alcunché esista - per così dire -

presente sulla soglia della di lui coscienza. Così, ad esempio, nella mia

monografia: Pensiero e Volontà, forze plasticizzanti e organizzanti, (*) io

riferisco il caso classico di Miss Scatcherd, la quale pregata dal rev.

arcidiacono Colley a volersi lasciar fotografare, essa vi acconsenti di buon

grado, ma nel momento della posa, ricordando di trovarsi in abiti casalinghi,

pensò come sarebbe stato più conveniente se avesse indossato una sua

elegante camicetta ornata di pizzi. Orbene: nella fotografia, l’ombra della

camicetta desiderata apparve sovrapposta a quella da lei effettivamente

indossata. Il rev. in parola pubblicò tale fotografia sulla rivista Light (1913,

pag. 350), nella quale appare distintissimo il disegno diafano della camicetta

inesistente.

Non dimentichiamo pertanto che il pensiero è una forza plasticizzante e

organizzante; ciò che spiega il fenomeno, in apparenza imbarazzante, dei

fantasmi dei viventi e dei defunti, i quali appariscono costantemente vestiti, o

avvolti in bianchi paludamenti; e ciò per il semplice fatto di pensarsi vestiti.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

125

(*) Pensiero e Volontà, forze plasticizzanti e organizzanti, Verona, Editrice

«Luce e Ombra», 1967, p. 190, L. 1.800.

* * *

I casi di bilocazione analoghi agli esposti, in cui vi è percezione collettiva o

successiva del fantasma, dimostrano in guisa incontestabile che in tesi

generale, la spiegazione allucinatoria dei medesimi deve escludersi. Dico in

«tesi generale», poiché nessuno contesta che possano darsi presunti casi del

genere i quali risultino invece semplici allucinazioni germogliate in soggetti

predisposti; casi che nondimeno risulteranno immancabilmente d’ordine

individuale e mai collettivo. Ricordo che i professori Charles Richet ed

Enrico Morselli, entrambi fisiologi e psichiatri di fama mondiale,

dichiararono esplicitamente nelle loro opere che non esistono esempi di

allucinazioni collettive determinate da un fenomeno di trasmissione del

pensiero da parte dell’individuo allucinato; laddove invece si realizzano

qualche volta allucinazioni collettive per suggestione verbale (il che è

infinitamente diverso), come avviene tra le folle fanatizzate per contagio

mistico. E basti di ciò.

Avendo pertanto adeguatamente dimostrato la mia tesi, sia con gli esempi

d’ordine collettivo, sia con le prove cumulative quali emergono dalle

concordanze esistenti tra le varie modalità con cui si estrinsecano i fenomeni

in esame, passo a riferire alcuni esempi che per loro natura non sono

convalidabili, trattandosi di manifestazioni al letto di morte osservate e

descritte da un solo veggente. Come già feci rilevare, i casi delle visioni del

corpo eterico liberato dal corpo carnale, e pronto all’ascesa nelle sfere

spirituali, equivalgono alle visioni congeneri di spiriti disincarnati

propriamente detti, e in conseguenza sono esclusivamente riservate ad occhi

di sensitivi o di medium; dal che ne consegue che risultano rarissimi i casi del

genere d’ordine collettivo. Nondimeno, anche se osservati da un solo

veggente, essi appariscono meritevoli di studio in quanto derivano la loro

convalidazione da ottime prove indirette, quali sarebbero le visioni collettive

e successive di casi analoghi d’ordine incipiente, o la impressionante

concordanza tra le descrizioni dei veggenti in questione, e quelle dei

percipienti in tutti gli altri gruppi di manifestazioni congeneri, quali si

estrinsecano poco tempo prima della morte, o nel sonno fisiologico, ipnotico,

medianico, o negli altri stati transitori di menomazione vitale, specialmente

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

126

nel deliquio e nella narcosi. Tutte prove indirette che nella monografia che

qui riassumo, furono da me fornite in misura adeguata.

Ciò spiegato, passo a riferire alcuni esempi di quest’ultima interessante

categoria di manifestazioni, le quali sono anche relativamente frequenti;

dimodoché chiunque si proponga di applicare alle medesime i processi

dell’analisi comparata, si troverà a disporre di abbondante materiale di

studio, dal quale emerge un’ultima eloquente prova indiretta in

dimostrazione della loro esistenza obiettiva.

FENOMENO DI BILOCAZIONE OCCORSO DURANTE LA MORTE DEL PADRE DEL REV.

W. STAINTON MOSES

Nell’episodio seguente un sensitivo di primissimo ordine assiste alla

progressiva, ma spesse volte intermittente e regressiva emissione della

essenza spirituale costituente il corpo eterico, fino alla totale creazione del

medesimo, con percezione di entità di defunti accorsi ad accogliere il nuovo

arrivato in ambiente spirituale.

Il relatore-percipiente è il rev. William Stainton Moses, e il fenomeno

occorse al letto di morte del di lui padre. Il Moses ne pubblicò subito dopo la

relazione sulla rivista Light (9 luglio, 1887), della quale egli era il direttore.

Egli scrive:

«Di recente e per la prima volta in vita mia, ebbi occasione di studiare i

processi di transizione dello spirito. Tante cose appresi da siffatte esperienze,

che mi lusingo riuscire utile ad altri narrando quanto vidi... Si trattava di un

prossimo parente, vecchio di quasi ottant’anni, il quale avviavasi alla tomba

senza esservi tratto da speciali infermità... Mi ero avvisto da certi sintomi, in

apparenza insignificanti, che la sua fine era prossima, ed ero accorso a

compiere l’ultimo triste mio dovere...

«Per ausilio dei miei sensi spirituali io potevo discernere come intorno al

suo corpo e al di sopra di esso si venisse adunando l’aura luminosa con cui lo

spirito deve foggiarsi un corpo spirituale; ed avvertivo com’essa

gradatamente aumentasse in volume e densità, per quanto soggiacesse a

variazioni continue in più o in meno, a seconda delle oscillazioni subite dalla

vitalità del morente. Per tal guisa mi fu dato rilevare come talvolta un lieve

alimento ingerito, o un influsso magnetico scaturito da persona avvicinatasi

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

127

all’infermo avessero per effetto di ravvivare temporaneamente quel corpo

richiamando indietro lo spirito. Conseguentemente quell’aura appariva in

continua funzione di flusso e di riflusso. Assistetti all’identico processo per

dodici giorni e dodici notti, e sebbene già nel settimo giorno il corpo

mostrasse segni palesi dell’imminente dissoluzione, quel meraviglioso

fluttuare della vitalità spirituale in via di esteriorarsi persisteva immutato.

Per converso, aveva mutato la colorazione dell’aura, che inoltre andava

assumendo forme di più in più definite a misura che per lo spirito si

avvicinava l’ora della liberazione. Solamente ventiquattr’ore prima della

morte, allorché il corpo giaceva inerte con le mani conserte sul petto, vidi

apparire forme di spiriti-custodi, i quali si avvicinarono al morente e senza

sforzo alcuno sottrassero lo spirito a quel corpo esausto.

«Contemporaneamente i familiari dichiararono che quel corpo era morto.

Poteva darsi che così fosse; infatti il polso e il cuore non davano segni di vita,

né lo specchio si appannava per alito; eppure i cordoni magnetici

avvincevano ancora lo spirito al cadavere, e rimasero al posto per 38 ore. Io

ritengo che se in tale periodo si fossero realizzate condizioni favorevoli, ed

avesse agito sul cadavere una volontà potente, si sarebbe potuto richiamare lo

spirito nel corpo. Non sarebbe forse occorsa in tali circostanze la risurrezione

di Lazzaro? ... Allorché finalmente i cordoni fluidici s’infransero, le

sembianze del defunto su cui leggevansi le sofferenze patite, si rasserenarono

completamente assumendo un’espressione ineffabile di pace e di riposo».

Il caso citato è soprattutto interessante in quanto per esso si assiste a tutte

le fasi per cui passerebbe il processo di sdoppiamento del corpo eterico dal

corpo carnale, fino alla perfetta formazione del primo, con successiva visione

di entità di defunti accorsi ad assistere lo spirito neonato.

Notevole la circostanza dei cordoni magnetici i quali tennero avvinto il

corpo eterico al corpo somatico per 38 ore dopo avvenuta la morte

dell’infermo; circostanza piuttosto rara nelle descrizioni dei veggenti, i quali

assistono quasi sempre al dissiparsi del cordone fluidico non appena

avvenuto il decesso. Nei pochi casi da me raccolti in cui il vincolo magnetico

aveva persistito più o meno a lungo, uno se ne rileva occorso in paese

tropicale (Isola di Cuba), in cui il veggente aveva scorto il cordone fluidico

per quasi tre giorni, scongiurando i parenti a non tumulare la salma, la quale

rimase incorrotta fino a quando il sensitivo vide dissiparsi il cordone fluidico;

momento in cui si manifestò rapidamente lo sfacelo nella salma stessa.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

128

DUE CASI DI BILOCAZIONE OSSERVATI DA JOY SNELL

Riferisco altri due casi del genere, ch’io tolgo da un aureo libricino

intitolato: The Ministry of Angel, del quale è autrice Mrs. Joy Snell: una

sensitiva di educazione e coltura superiori, che un rovescio di fortuna

costrinse a guadagnarsi la vita esercitando la professione di infermiera.

Orbene: è altamente suggestivo il fatto che questa sensitiva ebbe

costantemente ad osservare, per un ventennio, il fenomeno dell’esteriorarsi

del corpo eterico al letto di morte dei numerosi infermi assistiti, fenomeno

che sempre si combinava a visioni di spiriti di defunti accorsi ad assistere

nell’ora suprema i loro parenti od amici.

Il caso di Joy Snell è siffattamente importante per le sue conseguenze

teoriche, che ritengo necessario riportare qui le parole del professore

Haraldur Nielsson, il quale conobbe personalmente l’autrice. Egli scrive:

«Uno dei più bei libri ch’io abbia mai letti è stato scritto da una distinta

signora inglese chiaroveggente, e reca il titolo: The Ministry of Angel.

Questa signora si chiama Mrs. Joy Snell, e fu chiaroveggente fin dalla prima

infanzia, senza aver mai fatta professione di medium... Io non mi sono

contentato di leggere il suo libro; mi recai a trovarla a Londra, e la sua

conoscenza fu per me apportatrice di grande conforto e di vera felicità

spirituale. Se io dovessi designare le due persone che ai dì nostri io considero

come degne di essere chiamate gli apostoli di Gesù, non esiterei a indicare

Mrs. Joy Snell e il rev. Vale Owen. In tutta la mia vita non mi avvenne mai

d’incontrarmi in due veri discepoli di Cristo quali essi sono; mai mi occorse

di trovarmi a contatto con una regola di vita così esemplare, così semplice,

con la capacità di amare tutto ciò che vive sulla terra. La loro amicizia è

quanto la vita mi offerse di più magnifico». (Prof. Haraldur Nielsson: Mes

Espériences Personnelles en Spiritualime Expérimental; pag. 167).

Ciò premesso riferisco questo primo caso ricavato dal libro in discorso, in

cui si contiene la prima manifestazione del genere cui ebbe ad assistere Mrs.

Joy Snell al letto di morte di una cara amica; il che avvenne parecchi anni

prima di dedicarsi alla professione d’infermiera, poiché - come fece osservare

il professore Nielsson - la predetta signora era una chiaroveggente nata. Essa

scrive:

«Una notte mi svegliai di soprassalto da un sonno profondo, trovando la

camera illuminata, per quanto non vi fossero lumi, e scorgendo a me da lato il

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

129

fantasma della diletta amica Maggie, che così mi parlò: “Ho un segreto da

comunicarti. Io so che mi rimangono pochi giorni di vita. Desidero che tu

rimanga con me fino all’ultimo istante, e che tu conforti la mamma dopo la

mia dipartita”. - Prima che mi fossi sufficientemente rimessa dalla paura e

dallo stupore provati alla vista del fantasma, questo svanì, e la luce andò

lentamente spegnendosi.

«Una settimana dopo mi si mandò a chiamare dalla famiglia dell’amica

mia. Trovai Maggie sofferente per un raffreddore senza febbre, ma nulla

eravi di preoccupante nelle di lei condizioni, e la malata era ben lungi

dall’avere presentimenti di morte. Appariva evidente com’essa non

conservasse ricordo della visita a me fatta in ispirito. E’ questo un mistero che

io non so spiegarmi, tanto più che nel corso della mia vita io ebbi numerose

apparizioni di viventi, i quali mi parlarono e ai quali parlai; ed ebbi

costantemente ad accertarmi com’essi non conservassero ricordo di avere

comunicato con me...

«Mi trovavo a casa di Maggie da tre o quattro giorni, allorché una sera fu

colta improvvisamente da una crisi tremenda, e spirò nelle mie braccia prima

che il dottore avesse il tempo di sopraggiungere.

«Era quello il primo caso di morte cui avevo assistito. Non appena il suo

cuore cessò di battere io vidi distintamente un alcunché di simile a vapore

che si sprigiona da una pentola in ebollizione, elevarsi dal corpo di lei,

arrestarsi a breve distanza dalla salma, e condensarsi in una forma in tutto

identica a quella dell’amica mia. Tale forma, dapprima incerta nei contorni,

andò gradatamente delineandosi, fino a divenire perfettamente distinta. Era

avvolta in una sorta di candido velo dai riflessi perlacei, sotto al quale

risaltavano chiaramente le forme. Il volto era quello dell’amica mia, ma

glorificato, e senza traccia degli spasimi che l’avevano torturato nell’agonia.

«Quando più tardi divenni infermiera, vocazione nella quale perseverai

per un ventennio, io ebbi ad assistere a numerosi eventi di morte, e

immediatamente dopo il decesso, ebbi costantemente ad osservare il

condensarsi della forma eterica al di sopra della salma; forma sempre identica

a quella da cui emanava, e che non sì tosto erasi condensata, dileguavasi alla

mia vista». (Ivi, pagg. 15-16).

Nel caso esposto è notevole il fatto che il fenomeno di bilocazione al letto

di morte, fu preceduto da un altro fenomeno di bilocazione durante il sonno.

Non credo che si possa sostenere che in quest’ultimo caso si trattasse di un

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

130

fenomeno di apparizione telepatica, visto che colei che si manifestò rivolse la

parola all’amica percipiente, e ciò allo scopo di preannunciarle la propria

morte imminente, con preghiera di assisterla nell’ora del trapasso.

Passando a citare un secondo esempio ricavato dal medesimo libro, noto

che negli svariati episodi del genere che ivi si succedono, la relatrice non

s’indugia più a descrivere minuziosamente i fenomeni di sdoppiamento

fluidico da lei osservati, e per lei divenuti a tal segno familiari da non

apparire più meravigliosi. Si limita pertanto ad accennarvi fugacemente, e

solo le apparizioni dei defunti al letto di morte la interessano sempre. Tale

risulta l’esempio che segue.

La relatrice scrive:

«Mi trovavo al letto di morte della signorina L..., una graziosa giovinetta

diciassettenne, la quale era amica mia. Si spegneva per consunzione e senza

sofferenze; ma l’estremo languore del corpo la rendeva anche moralmente

stanca e desiderosa dell’eterno riposo.

«Quando giunse per lei l’ora suprema, io scorsi che due forme spirituali le

stavano accanto, l’una a destra e l’altra a sinistra del letto. Non mi ero avvista

che fossero entrate; e quando divennero a me visibili, erano già disposte ai

lati della morente; ma io le vedevo distinte quanto le persone viventi. Io

denominai tali radiose entità col titolo di angeli, e d’ora innanzi le chiamerò

così. Riconobbi subito in quelle forme angeliche due giovinette, le quali erano

state in vita le migliori amiche dell’inferma, ed erano morte da un anno,

entrambe all’età medesima di lei.

«Un istante prima che apparissero, la morente aveva esclamato: “Si è fatto

improvvisamente oscuro; io non vedo più nulla”. - Ciò nonostante essa vide e

riconobbe subito le angiolette amiche. Un sorriso di gioia suprema illuminò il

di lei volto, e stendendo loro le mani, esclamò lietamente: “Siete venute a

prendermi? Ne sono felicissima, perchè mi sento stanca”.

«E mentre la morente porgeva le mani alle angiolette, queste facevano

altrettanto; l’una stringendo la destra, l’altra la sinistra di lei. I loro volti erano

atteggiati a un sorriso più dolce ancora di quello che irradiava dal volto della

morente nell’esultanza di presto ritrovare il riposo cui anelava. Essa non

parlò più, ma continuò a tenere per circa un minuto le braccia protese in alto,

con le sue strette in quelle delle amiche defunte; mentre non cessava un sol

momento dal contemplarle con espressione di giubilo infinito. A un dato

momento le amiche abbandonarono le di lei mani, che ricaddero

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

131

pesantemente sul letto. La morente emise un sospiro, come se si accingesse a

prendere sonno, e dopo brevi istanti lo spirito di lei esulava per sempre dal

corpo; ma sul di lei volto rimase impresso il dolce sorriso che l’aveva

illuminato quando scorse a sé daccanto le amiche defunte. Queste si

trattennero ancora al capezzale di lei per il tempo necessario onde il di lei

corpo eterico si ricostituisse al di sopra della salma. Ciò avvenuto, esse

presero in mezzo lo spirito neonato, il quale appariva identico ad esse;

dimodoché io scorgevo nella camera tre angeli, anziché due. Subito dopo

s’innalzarono dileguandosi» (Ivi, pagg. 37-39).

* * *

E qui pongo termine alla citazione di esempi intesi ad illustrare le

graduazioni con cui si estrinsecano i fenomeni qui considerati, avendo io

riportato casi appartenenti alle cinque categorie in cui si suddivide la mia

monografia sui fenomeni di bilocazione.

Il riassunto di un lungo lavoro analitico riveste sempre una speciale utilità

pratica, in quanto condensa in breve spazio la sostanza migliore di una

laboriosa fatica di analisi comparata, con ciò facendo emergere con evidenza

efficace le graduatorie fenomeniche che condussero l’autore alle conclusioni

propugnate.

Mi lusingo pertanto che le conclusioni emergenti dal presente riassunto

abbiano convinto i lettori sulla realtà obiettiva dei fenomeni di bilocazione. E

qualora ciò fosse, allora io avrei raggiunto lo scopo che mi ero prefisso,

giacché una volta d’accordo su ciò, allora le conseguenze teoriche che ne

derivano conducono direttamente, necessariamente a dover postulare

l’esistenza e la sopravvivenza dello spirito umano.

Così stando le cose, non mi rimane che rafforzare ulteriormente le

conclusioni raggiunte citando le opinioni dei competenti in proposito, e

sintetizzando quanto si venne esponendo.

Rilevo pertanto che i processi dell’analisi comparata mi condussero a

conclusioni le quali concordano mirabilmente con quelle a cui pervenne il

notissimo e prudentissimo metapsichicista nord-americano Hereward

Carrington, il quale nell’introduzione al libro interessante di Sylvan

Muldoon: The Projection of the Astral Body, così si esprime:

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

132

«Può asserirsi, con notevole sicurezza di non errare, che le prove

dell’esistenza di alcunché di analogo al corpo astrale si andarono

costantemente accumulando in forza delle indagini psichiche odierne, e che

queste prove risultino ormai fortissime. E’ quasi superfluo il rilevare che se

tali prove fossero accolte per sufficienti, con ciò si perverrebbe a spiegare un

gran numero di fenomeni supernormali altrimenti inesplicabili; quali, ad

esempio, le case infestate, le apparizioni di fantasmi visti collettivamente o

successivamente da parecchie persone, le fotografie trascendentali, la

chiaroveggenza in genere, ecc. - Ed ove poi si accogliesse la presunzione

palese che il corpo astrale fosse in date circostanze capace di muovere o

modificare la materia, allora si spiegherebbero altresì i picchi medianici, la

telecinesia, i fenomeni di poltergeist, ed altri fenomeni fisici di natura

analoga. Insomma, una volta riconosciuta l’esistenza di un corpo astrale

esteriorizzabile, un fascio di luce rivelatrice si proietterebbe sulle

manifestazioni metapsichiche, tanto fisiche che psichiche» (Ivi, p. XIX-XX).

E’ forza convenire che le osservazioni esposte appariscono a tal segno

evidenti che nessun metapsichicista potrebbe pensare a contestarle, mentre

equivalgono quasi a dimostrare la necessità teorica di postulare l’esistenza di

un corpo astrale nell’uomo, se si vuole interpretare una gran parte dei

fenomeni supernormali. Ciò posto, mi affretto a riconoscere che siccome agli

uomini di scienza incombe una non lieve responsabilità morale

corrispondente alla loro autorità quali rappresentanti ufficiali delle

cognizioni acquisite con l’indagine sperimentale, essi hanno il dovere di

procedere con estrema cautela prima di pronunciarsi definitivamente intorno

alla natura di manifestazioni supernormali le quali sovvertirebbero

l’orientamento dominante in ambiente scientifico. Il che fa sì che un uomo di

scienza potrà essere personalmente convinto circa la genesi presumibile di un

dato ordine di fenomeni metapsichici, pur astenendosi prudentemente dal

dichiararlo allorché ne discute ufficialmente.

E qui si affaccia il quesito: al fine di riconoscere ufficialmente per acquisiti

alla scienza anche i fenomeni di bilocazione, che cosa si richiederebbe? -

Semplicemente questo, che la realtà dei fenomeni di sdoppiamento del corpo

eterico venga dimostrata per ausilio di prove sperimentali in qualche guisa

tangibili. E molteplici appariscono i metodi sperimentali con cui raggiungere

lo scopo, metodi quasi tutti già tentati, sebbene con procedimenti scientifici

ben sovente manchevoli. Nondimeno tra le prove sperimentali conseguite se

ne annoverano talune meritevoli di attenzione, le quali inducono a bene

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

133

auspicare per l’avvenire di siffatte ricerche. Così, ad esempio, si ottennero

fotografie di doppi, tra le quali notevoli quelle conseguite dal capitano Volpi

in Italia, dai professori Istrati e Hasdeu in Romania, dal rev. William Stainton

Moses a Londra, dal colonnello De Rochas e dal Durville a Parigi; come pure

si ottennero fotografie di emanazioni più o meno fantomatiche al letto di

morte dal dottore Baraduc, il quale ebbe la forza d’animo di attendere egli

stesso al doloroso compito di fotografare la moglie e il figlio all’istante della

morte; mentre si sarebbero conseguiti sperimentalmente fenomeni di

sdoppiamento mediante l’ipnotismo dai citati De Rochas e Durville.

Quest’ultimo sarebbe anche arrivato ad ottenere la fluorescenza di una carta

indotta di apposite sostanze, introducendola nel punto dello spazio in cui la

sonnambula localizzava il doppio di altra persona lontana giacente per la

circostanza in condizioni ipnotiche. Si citano inoltre esempi di doppi i quali

pervennero a manifestare la loro presenza provocando effetti fisici, e con

l’Eusapia Paladino si ottennero a distanza - e questa volta il fatto è

indubitabile - impronte del di lei volto esteriorato; vale a dire, del di lei corpo

eterico sdoppiato e materializzato. Sulla autenticità di questi ultimi fenomeni

non è più lecito accampar dubbi, per cui dovrebbero legittimamente

considerarsi per acquisiti alla scienza; il che dal punto di vista teorico, non è

dir poco. In merito alle altre modalità sperimentali sopra enumerate è forza

convenire come in parte possano invalidarsi per insufficienza di particolari, o

interpretarsi con le ipotesi della suggestione, dell’autosuggestione, della

fotografia del pensiero. Così dicendo, io non intendo affermare che gli

accennati motivi di dubbiezza risultino fondati, ma semplicemente che si

richiedono metodi d’indagine più rigorosi per raggiungere al riguardo la

certezza scientifica.

Meritano nondimeno di venir segnalate le notissime esperienze del

colonnello De Rochas e del Durville, perchè condotte con metodo

rigorosamente scientifico da uomini pienamente edotti sulle difficoltà inerenti

a tali ricerche. Ecco in riassunto in che consistevano gli esperimenti del De

Rochas.

Come è noto, egli pervenne a ottenere il fenomeno dell’esteriorizzazione

della sensibilità nei propri soggetti mediante i consueti processi ipnoticomagnetici,

fenomeno che vieppiù si andava accentuando a misura che si

prolungavano i processi stessi, fino a quando gli strati concentrici della

sensibilità esteriorata venivano per così dire a polarizzarsi a destra ed a

sinistra del soggetto, che li scorgeva in forma di due colonne fluidiche

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

134

luminose diversamente colorate, colonne che finivano per avvicinarsi,

riunirsi, fondersi e formare una sorta di fantasma il quale ripeteva

sincronicamente ogni movenza del soggetto; e l’esistenza di tale fantasma

poteva inferirsi con una certa sicurezza dal fatto che se nel punto in cui

veniva localizzato dal soggetto si eseguivano atti prensili e di pigiamento a

sua insaputa, o se anche accidentalmente taluno attraversava quella zona, il

soggetto avvertiva tosto delle corrispondenti sensazioni di contatto o di

dolore. Inoltre, accadde una volta che avendo il soggetto in sonno portato a

caso lo sguardo su di uno specchio posto di fronte, ebbe l’illusione di vedere

a sé dinanzi un altro fantasma identico a quello scorto a sé da lato, fantasma

che risultò l’immagine riflessa del suo doppio. Un’altra volta, infine, il

fenomeno si realizzò non cercato, con l’Eusapia Paladino, che il De Rochas

aveva ipnotizzato con intendimenti diversi. Egli scrive: «Giunsi rapidamente

a portarla agli stadi profondi dell’ipnosi, e allora essa con suo grande stupore,

vide apparire alla sua destra un fantasma di color blu. Le chiesi se quel

fantasma fosse John. No - essa rispose - ma è di questa sostanza che si serve

John». Risposta quest’ultima che il De Rochas non si aspettava, e che risulta

altamente suggestiva ed istruttiva.

Quanto si viene esponendo si riferisce a quelle prove d’ordine tangibile, le

quali, da un punto di vista rigorosamente scientifico, si richiederebbero onde

accogliere per dimostrata l’esistenza dei fenomeni di bilocazione; tuttavia il

riconoscere un tal fatto non significa svalutare la legittimità altrettanto

concludente delle prove sperimentali conseguite coi metodi scientifici

dell’analisi comparata e della convergenza delle prove. Al qual proposito

aggiungo che conforme ai metodi d’indagine scientifica non dovrebbe mai

dimenticarsi la massima che ne costituisce la base, ed è che le conclusioni

d’ordine generale non debbono mai fondarsi sopra un gruppo di fenomeni

considerati isolatamente, bensì sul complesso intero delle varietà dei

fenomeni appartenenti alla medesima classe.

Osservo che nel caso nostro non è superfluo il ricordare tale massima

elementare di ogni indagine scientifica, poiché è questo l’errore in cui cadono

troppo sovente gli oppositori dell’ipotesi spiritica. Ora, nel caso nostro, non

appena si sottopone ai processi scientifici in discorso un numero adeguato di

casi di bilocazione in cui siano rappresentate tutte le graduazioni con cui si

estrinseca il fenomeno indagato, allora non può sorgere dubbio

sull’obiettività del fenomeno stesso; e ciò - si noti bene - anche all’infuori

delle prove d’ordine concreto sopra enumerate; vale a dire che senza di esse

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

135

si perviene ugualmente ad escludere le ipotesi onirica, suggestiva,

autosuggestiva, allucinatoria, e l’altra della fotografia del pensiero, le quali

costituiscono il gruppo delle ipotesi opponibili ai fenomeni del genere. E tali

conclusioni emergono indubitabili dalle seguenti considerazioni:

In primo luogo, perchè le graduazioni diverse con cui si estrinsecano i

fenomeni di bilocazione, si completano a vicenda, e si convalidano

mirabilmente tra di loro. Infatti nella mia monografia sui fenomeni in

discorso io prendo le mosse dalle così dette sensazioni d’integrità negli

amputati, in cui talvolta il senso dell’integrità dell’arto mancante è a tal segno

reale che se si distrae l’attenzione dell’amputato, questi avverte ugualmente

la sensazione che l’arto inesistente avrebbe dovuto risentire se vi fosse; e nel

capitolo stesso, io riporto un caso recente in cui l’arto mancante venne

ingegnosamente fotografato per ausilio di uno spettroscopio che proiettava il

fascio luminoso sopra uno schermo, nel quale anziché rigature, apparvero

forme di mani e di arti fluidici. Passo quindi a considerare i casi di

sdoppiamento incipiente nei colpiti da emiplegia, i quali scorgono a se vicino,

dal lato paralizzato, una sezione longitudinale del fantasma di sé medesimi e

affermano ch’essa gode dell’integrità sensoria a loro tolta (fatto inesplicabile

con l’ipotesi cenestesica del dottor Sollier, in quanto nei colpiti da emiplegia,

lungi dal riscontrarsi un’esagerazione del senso cenestesico, esiste la

soppressione del senso stesso).

Dopo di che, giungo ai casi di sdoppiamento autoscopico, in cui il soggetto

scorge il proprio fantasma pur conservando piena coscienza di sé; al quale

proposito dimostro che se l’ipotesi psicopatica formulata dal dottor Sollier

per darne ragione poteva ritenersi legittima prima dell’avvento delle indagini

metapsichiche, ora non è più così, poiché nella guisa medesima in cui le

indagini sulla telepatia dimostrano che non tutte le allucinazioni sono

falsidiche, così le indagini sui fenomeni di bilocazione dimostrano che non

tutti gli episodi di autoscopia sono psicopatici. Passo quindi ai casi in cui la

coscienza di sé è trasferita nel fantasma, il quale scorge a sé dinanzi il proprio

corpo esanime, casi altamente suggestivi, nei quali emergono già le facoltà di

senso supernormali. Seguono i casi in cui lo sdoppiamento avviene nel sonno

naturale, nel sonno provocato, nel deliquio, nella narcosi, nel coma; e

successivamente i casi in cui il fantasma sdoppiato di un vivente nel sonno è

percepito da terzi, per arrivare infine ai casi in cui il fenomeno dello

sdoppiamento fluidico si realizza al letto di morte. E quest’ultima categoria di

manifestazioni risulta la più importante di tutte, e in un caso da me citato il

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

136

fenomeno fu costantemente osservato per un ventennio da un’infermiera

veggente, mentre talora risulta osservato collettivamente da tutti i presenti, e

successivamente da parecchie persone accorse al capezzale di un morente.

Infine, si rilevano episodi in cui i presenti assistono al fenomeno in tutte le

sue fasi evolutive, fino alla riproduzione perfetta di un simulacro fluidico del

corpo somatico del morente, simulacro animato e vivente, nonché assistito da

entità di defunti che apparentemente intervengono a tale scopo al letto di

morte.

In secondo luogo, le ipotesi: onirica, suggestiva, autosuggestiva,

allucinatoria vanno escluse in quanto i fenomeni di bilocazione al letto di

morte sono costantemente descritti dai veggenti appartenenti a tutti i popoli

della terra, nonché a tutte le epoche della storia, con le identiche minuziose

modalità di estrinsecazione, in cui si rilevano particolari siffattamente nuovi

ed inattesi da non potersi logicamente presumere che sorgano identici, e

siano sempre sorti identici, nelle mentalità di tutti i veggenti, siano essi

persone civili, barbare o selvaggie.

Queste le condizioni presenti del grande quesito da risolvere, condizioni

che dimostrano che se non è scientificamente lecito di considerare risolto il

quesito dal punto di vista della scienza ufficiale, la quale è tenuta a procedere

con calzari di piombo prima di accogliere per definitivamente dimostrata

l’esistenza di una classe di fenomeni rivestenti importanza teorica enorme,

però, dal punto di vista delle convinzioni personali di chi abbia indagato a

fondo il quesito, può a buon diritto asserirsi che la dimostrazione scientifica

dell’esistenza dei fenomeni di bilocazione è già da ora raggiunta; con la

conseguenza che per questi ultimi, la ricognizione definitiva da parte della

scienza ufficiale, non è che una questione di tempo.

E per giunta, una questione di tempo la quale si riduce alla esigenza più

che legittima che altri sperimentatori, in numero sufficiente, rifacciano le

medesime esperienze compiute fino ad ora da pochi precursori. Così stando

le cose, si può star sicuri sull’esito affermativo delle prove di controllo

scientifico; e quando il grande evento si realizzerà, allora sull’orizzonte dello

scibile umano sorgerà l’alba di un’era nuova in cui le basi del sapere umano

si sposteranno dalla concezione meccanicista-positivista dell’universo, alla

concezione dinamico-spiritualista dell’essere, con le conseguenze filosofiche,

sociali, morali, religiose che ne derivano. Infatti è palese che l’esistenza

immanente di un corpo eterico nel corpo somatico, sottintende l’immanenza

di un cervello eterico nel cervello somatico, e con ciò si verrebbero a dissipare

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

137

di un colpo tutte le perplessità che trattennero sempre i fisiologi

dall’ammettere l’esistenza di uno spirito sopravvivente alla morte del corpo,

perplessità che si riassumono nel fatto indubitabile dell’esistenza di un

parallelismo psicofisiologico dei fenomeni del pensiero, il quale trae a

concluderne inesorabilmente che il pensiero è funzione del cervello. Niun

dubbio che i fisiologi avevano apparentemente ragione di concludere in tal

senso; ma, per converso, non sarebbe più così qualora i termini del

formidabile quesito si trovassero invertiti con la dimostrazione sperimentale

dell’esistenza di un cervello eterico immanente nel cervello somatico; nel qual

caso quest’ultimo risulterebbe unicamente l’apparecchio indispensabile per la

traduzione delle impressioni che dal mondo esterno gli provengono pel

tramite dei sensi sotto forma di vibrazioni fisiche, in termini di vibrazioni

psichiche percepibili allo spirito immanente nel cervello eterico.

Noto che quanto esposto concorderebbe mirabilmente con le teorie della

professoressa Gaskell, secondo la quale la Vita e lo Spirito costituirebbero un

Tutto solo, il quale risulterebbe una «Quantità inter-atomica», un alcunché

d’immateriale il quale organizzerebbe la materia, per indi separarsene

all’istante della morte. Ed essa ne trae il postulato che tutte le forme della Vita

organizzata possiedono tale Quantità inter-atomica. Il che rischiarerebbe di

nuova luce il postulato di un altro sommo: il fisico Eddington, il quale disse

«che se gli atomi costituenti il corpo umano, in ciò che in essi si contiene di

sostanziale, fossero compressi assieme, il corpo umano non occuperebbe più

spazio di quel che si contenga in un punto fatto con un’acutissima matita». Il

che equivale a dire che l’organismo fisico di un uomo consiste nella quasi

totalità di spazio inter-atomico, dimora presumibile del corpo eterico, e del

cervello eterico.

Da un altro punto di vista, e per ausilio delle nuove concezioni dell’essere,

si spiegherebbe assai meglio per quali cause un individuo smarrisca

temporaneamente la ragione sotto l’influenza di una bevanda alcolica, o più

non ragioni in permanenza se il cervello somatico funziona in disordine,

come nella demenza. E cioè, risulterebbe palese che se l’apparecchio

trasformatore delle vibrazioni fisiche in vibrazioni psichiche reagisce in

disordine, il cervello eterico, sede dello spirito, non sarà più in grado di

ricettare percezioni esteriori corrette, e tanto meno di agire alla periferia con

pensieri ed atti appropriati, i quali continueranno ad essere trasmessi, ma

l’apparecchio trasformatore li traviserà e li deformerà in rappresentazioni

sconclusionate.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

138

Queste ultime considerazioni mi richiamano alla mente una discussione

cortese da me sostenuta col professore Enrico Morselli qualche anno prima

della sua morte. Io mi sforzavo a convincerlo sul gran fatto di tante prove

svariate - animiche e spiritiche - tutte convergenti come a centro verso la

dimostrazione dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito umano; fatto il

quale assumeva un valore scientifico di primissimo ordine, difficilmente

contestabile. L’enumerazione delle prove richiese da mia parte un lungo

discorso, che il prof. Morselli ascoltò con grande attenzione, senza mai

interrompermi. Quando giunsi al termine della mia perorazione, egli

continuò a mantenersi in silenzio, mentre l’espressione del volto indicava

ch’egli era assorto in profonde riflessioni. Ne dedussi che non pervenendo a

trovare obiezioni metapsichiche da opporre alla massa imponente dei fatti

citati, egli si sentiva scosso nelle sue convinzioni materialiste; ciò che

m’indusse a rompere il silenzio con la seguente domanda: «Ebbene,

professore, non le pare che l’ipotesi spiritica risulta in realtà molto meglio

dimostrata scientificamente di quel che lei non immaginava?» - Egli si

riscosse, e guardando nel vuoto in attitudine quasi estatica, scandì

solennemente queste parole: «Venga con me a visitare un manicomio, e allora

si convincerà che il pensiero è funzione del cervello».

Appresi da tale risposta ch’egli effettivamente nulla aveva trovato da

obiettarmi in campo metapsichico, che palesemente il suo criterio logico era

rimasto scosso dall’evidenza cumulativa delle prove enumerate, ma che,

dopo breve contrasto interiore, il sopravvento era rimasto al fisiologo

professionista il quale non perveniva a liberarsi dalle convinzioni profonde,

indelebilmente tracciate nelle sue vie cerebrali da mezzo secolo di pratica

nella patologia mentale; convinzioni apparentemente più che legittime, ma

intrinsecamente erronee in quanto si fondavano sopra un’unica faccia del

prisma-verità. Ne deriva che l’argomentazione negativa del professore, la

quale non era metapsichica ma psicopatologica non infirmava affatto

l’efficacia irresistibile delle prove positive, d’ordine metapsichico, da me

citate, e in cui si teneva conto di tutte le facce del prisma-verità.

L’argomentazione del prof. Morselli significava soltanto che prima di

raggiungere la dimostrazione scientifica dell’esistenza e sopravvivenza dello

spirito umano, rimaneva ancora una perplessità da risolvere vertente sulla

patologia mentale. Ora quest’altra perplessità si dissipava come nebbia al sole

in virtù di una classe di manifestazioni metapsichiche a cui non avevo

accennato in quella discussione improvvisata; ed era la classe dei fenomeni di

bilocazione, con relativa esistenza di un corpo eterico, il quale implicava

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

139

l’esistenza di un cervello eterico, sede dell’intelligenza. Ed era quest’ultimo

dato di fatto, d’importanza teorica enorme, che valeva a conciliare la

sopravvivenza dello spirito umano con la patologia mentale sotto qualsiasi

forma: delirio alcolico, demenza, idiozia; ma, in quel momento a me non

occorse in mente di far valere l’efficacia risolutiva di quest’ordine di

fenomeni supernormali.

Che se me ne fossi ricordato, avrei potuto valermene altresì per dimostrare

al prof. Morselli che con l’esistenza di un cervello eterico si sarebbe potuto

spiegare un enigma psico-fisiologico di cui si era tenuto discorso un

momento prima, a proposito della circostanza che sullo scrittoio del prof.

Morselli trovavasi una rivista tedesca in cui si conteneva un lungo articolo

vertente su taluni casi osservati durante la grande guerra, e in cui soldati i

quali avevano avuto il cervello maciullato da schegge di granata, con perdite

abbondanti di materia cerebrale, erano guariti conservando integre le loro

facoltà intellettuali. E l’autore dell’articolo terminava citando altri casi del

genere più straordinari ancora, tra i quali quello assai noto di un sott’ufficiale

di guarnigione ad Anversa, il quale da due anni si lagnava di un persistente

mal di capo, che però non gli aveva mai impedito di assolvere i doveri del

suo grado. Essendo egli morto improvvisamente, si procedette all’autopsia

del cervello, e si scoperse che un ascesso a lenta evoluzione aveva ridotto

l’intero organo cerebrale in una poltiglia di pus. Il prof. Morselli aveva

osservato che tali straordinarie eccezioni alla regola costituivano un enigma

dei più perturbanti dell’odierna psico-fisiologia.

Orbene: se in quel momento io mi fossi ricordato dei fenomeni di

bilocazione, avrei potuto osservare al prof. Morselli che qualora invece si

ammettesse l’esistenza di un cervello eterico sede della coscienza individuale,

ne deriverebbe che l’enigma degli uomini che pensano senza cervello

risulterebbe facilmente dilucidabile, in quanto è logicamente presumibile che

in date circostanze di sintonizzazione fluidica speciale tra cervello somatico e

cervello eterico, quest’ultimo pervenga temporaneamente a sostituirsi al

cervello somatico, facendo a meno del proprio organo di relazione terrena. In

altre parole: in simili contingenze è palese che l’unica circostanza di fatto

assolutamente necessaria onde spiegare il perturbante mistero, è quella di

riconoscere l’esistenza di una coscienza individuale indipendente dall’organo

cerebrale; e questo è quanto si ottiene riconoscendo l’esistenza di un cervello

eterico, sede della personalità integrale subcosciente, provvista di facoltà di

senso supernormali.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

140

Il quesito vertente sulle reali funzioni del cervello in rapporto

all’estrinsecazione del pensiero, risulta a tal segno importante, che mi risolvo

a citare un brano di un altro mio lavoro in cui veniva trattato espressamente

l’arduo tema.

Nella seconda serie delle mie Indagini sulle manifestazioni supernormali

(p. 186-9) (*), io così mi esprimevo al riguardo:

(*) Indagini sulle manifestazioni supernormali, Tip. Dante - Città della Pieve,

1931.

«E’ notevole che il Taine, commentando la dottrina del parallelismo

psicofisiologico, paragona la duplice funzione - psichica e fisica - del cervello,

a un libro scritto in due lingue: quella originale dell’autore, la quale

rappresenterebbe la funzione psichica; e l’altra, il cui testo consisterebbe in

una pura traduzione dall’originale, la quale rappresenterebbe la funzione

fisica. Paragone felice e suggestivo, in quanto con esso vengono illustrate le

funzioni del cervello senza pregiudicare la questione delle origini dell’attività

psichica propriamente detta; per cui esso vale già a segnalare la via da

scegliere onde conciliare i propugnatori del parallelismo psicofisiologico con

gli assertori della spiritualità dell’anima.

«In altre parole; è proprio vero che la ragion d’essere del cervello quale

organo del pensiero, consiste nel fatto che per esso si compie una duplice

funzione psichica indispensabile a che lo spirito entri in rapporto con

l’ambiente terreno: da una parte, cioè, la funzione della traduzione delle

innumerevoli vibrazioni fisiche che al cervello pervengono dal mondo

esterno pel tramite dei sensi, in vibrazioni psichiche percepibili allo spirito; e

dall’altra parte, la funzione della trasmissione alla periferia delle immagini

psichiche con cui lo spirito risponde alle vibrazioni specifiche che gli

pervengono dall’ambiente terreno. Ora è inevitabile che tali essendo le

funzioni del cervello, esse non possano compiersi senza una corrispondente

dispersione di energia nervosa in perfetta equivalenza con la natura e

intensità delle attività psichiche in funzione; con ciò dandosi pienamente

ragione ai fisiologi...

«In base alle considerazioni esposte, ne deriverebbe che il felice paragone

del Taine rappresenta al vero la duplice funzione del cervello: traduzione in

un primo tempo, e trasmissione in un secondo tempo. Volendo precisare

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

141

ulteriormente, dovrebbe dirsi che le multiformi vibrazioni fisiche specifiche

che dal mondo esterno pervengono al cervello pel tramite dei sensi, sono ivi

tradotte in coniugazioni sensorio-psichiche percepibili allo spirito (giova

ricordare che uno spirito non potrebbe percepire vibrazioni fisiche); con ciò

determinandosi uno stato di coscienza al quale lo spirito risponde

contrapponendo l’immagine psichica corrispondente, con la quale egli agisce

sui centri d’innervazione efferente, che la trasmettono alla periferia in

termini di una data azione specializzata corrispondente allo stimolo

percettivo originario.

«A convalidazione di quanto affermo, accenno di sfuggita al fatto che la

corteccia cerebrale è considerata dai fisiologi quale un complesso di centri di

elaborazione del pensiero per ausilio d’immagini psichiche. Così, ad

esempio, il centro del linguaggio si eserciterebbe pel tramite di immagini

fonetiche delle parole; il che spiega l’apparente contraddizione implicita nel

fatto che quando è leso il centro del linguaggio, si determina la perdita della

parola (afasia), per quanto non esista paralisi vera degli organi di fonazione;

ciò che può realizzarsi in quanto la lesione in discorso ha reso impossibile la

trasmissione delle immagini fonetiche delle parole; e in conseguenza non può

determinarsi l’eccitazione psicomotrice degli organi di fonazione. Risulta

pertanto accertato che i centri d’innervazione efferente sono stimolati per

ausilio di immagini psichiche.

«E qui, dopo avere esposto in termini scientifici la tesi propugnata, rimane

da esporla in termini filosofici, osservando che se è vero che lo spirito umano

contiene in sè una scintilla di essenza divina, allora è vero altresì che il divino

esistente nello spirito umano non perviene a individualizzarsi sennonché

passando dal regno dell’assoluto a quello del relativo, dal dominio del

noumeno a quello del fenomeno. Ne consegue che per entrare in rapporto

con le manifestazioni dell’universo fenomenico, lo spirito abbisogna di un

organo trasformatore appropriato; e quest’organo è il cervello. In altri

termini: il vero compito del cervello nei suoi rapporti con lo spirito

consisterebbe nel fatto di porre lo spirito in grado di percepire un

determinato aspetto della realtà inconoscibile in termini di un dato sistema di

apparenze fenomeniche, quali si estrinsecano con modalità sempre diverse in

ogni mondo abitato dell’universo intero; apparenze fenomeniche nel mezzo

alle quali è destino dello spirito di esistere e di esercitarsi in vista

dell’ulteriore suo elevarsi nella conoscenza della realtà assoluta contemplata

attraverso le modalità infinite in cui si trasforma manifestandosi nel relativo.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

142

Si comprenderebbe pertanto la necessità per lo spirito di possedere un

cervello il quale funga da organo trasformatore della realtà assoluta in

termini di manifestazioni relative o fenomeniche; compito infinitamente

grandioso, a cui sono preposti i mondi innumerevoli che popolano l’universo.

«Dal punto di vista del parallelismo psicofisiologico osservo che con la

teoria in esame si perverebbero a conciliare le affermazioni dei fisiologi con la

tesi spiritualista, in quanto da una parte si riconosce che la duplice funzione

di traduzione e di trasmissione esercitata dall’organo cerebrale si compie a

spese dell’energia accumulata nelle cellule nervose, come sostengono e

dimostrano i fisiologi; e dall’altra si rileva come tale condizione di fatto

apparisca conciliabilissima con l’esistenza di un spirito indipendente dallo

strumento di cui si vale per entrare in rapporto con l’ambiente terreno. Ne

consegue che la migliore definizione del parallelismo psicofisiologico

risulterebbe quella formulata dal sommo filosofo italiano: Pietro Siciliani, con

la quale si afferma l’indubitabile correlazione per legge di equivalenza delle

opposte attività morfologica e psichica, ma in pari tempo si riconosce come

tale correlazione debba interpretarsi nel senso di una rispondenza parallela, e

non mai di un’assoluta conversione».

Così mi esprimevo nel mio studio intitolato: «Cervello e Pensiero»; e mi

parve opportuno ricavarne il brano esposto a rincalzo di quanto affermo in

merito al fatto che l’esistenza di una patologia mentale risulta pienamente

conciliabile con l’esistenza di uno spirito sopravvivente alla morte del corpo,

e quindi esente dalle infermità che affliggono l’apparecchio somatico di cui si

vale per entrare in rapporto con le manifestazioni dell’ambiente fenomenico

in cui è suo destino vivere ed esercitarsi.

Tornando ai fenomeni di bilocazione, concludo osservando come tutto

concorra a dimostrare che il formidabile mistero dell’essere, intorno al quale

si affaticarono invano tanti sistemi filosofici edificati in trenta secoli,

risulterebbe sperimentalmente compenetrato il giorno in cui fosse

scientificamente dimostrata l’esistenza di un corpo eterico esteriorabile,

immanente nel corpo somatico. In altre parole: a compenetrare l’enorme

mistero rimasto impenetrabile a tutte le filosofie, bastarono i soli fenomeni di

bilocazione; e ciò tanto più in quanto i medesimi si connettono

indissolubilmente alle tre forme classiche delle manifestazioni metapsichiche

d’ordine spontaneo, quali sono le apparizioni di defunti al letto di morte, le

apparizioni di defunti poco dopo la loro morte, e le visioni di fantasmi nelle

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

143

case infestate; manifestazioni codeste che rappresentano la fase terminale e il

complemento necessario dei fenomeni di bilocazione.

Non sarà inutile ricordare che le apparizioni dei defunti al letto di morte e

dopo morte sono ben sovente percepite collettivamente e successivamente

da parecchie persone; il che vale ad eliminare l’ipotesi allucinatoria.

Altrettanto dicasi pei fantasmi infestatori, i quali oltre ad essere scorti

collettivamente o successivamente da parecchie persone, sono ben sovente

identificati dai percipienti ai quali venga presentato un loro ritratto. Così

stando le cose, ne deriva che le apparizioni dei defunti risultando

incrollabilmente tali, convalidano i fenomeni di bilocazione, dimostrando che

l’esistenza nell’uomo di un corpo eterico suscettibile di esteriorarsi

unitamente agli attributi della coscienza e dell’intelligenza, trova la sua

ragione d’essere nel fatto della sopravvivenza dello spirito alla morte del

corpo.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

144

CAPITOLO V

NON È VERO CHE LANIMISMO NEUTRALIZZA LE PROVE IN FAVORE DELLO

SPIRITISMO

Nelle conclusioni del capitolo precedente si accennò alla circostanza

teoricamente importantissima dei fenomeni di bilocazione i quali apparivano

indissolubilmente vincolati ad altre categorie di manifestazioni supernormali

d’ordine estrinseco che li convalidavano completandoli. Tali risultavano le

apparizioni dei defunti al letto di morte, le apparizioni dei defunti poco dopo

la loro morte, le visioni di fantasmi nelle case infestate, nonché parecchie altre

categorie di manifestazioni supernormali d’ordine estrinseco, e in

conseguenza, indipendenti dalle facoltà supernormali subcoscienti.

Nulla di meglio pertanto che passare in rapida rassegna le categorie di

manifestazioni di tal natura le quali, in via complementare, confermino la

grande verità dell’esistenza del corpo eterico immanente nel corpo somatico.

Da siffatta sommaria rassegna emergerà palese la mole imponente e

svariata della fenomenologia supernormale dimenticata sistematicamente

dagli oppositori quando affermano che l’esistenza di facoltà supernormali

subcoscienti neutralizza le prove d’identificazione spiritica, rendendo

teoricamente impossibile la dimostrazione sperimentale della sopravvivenza

umana.

Così stando le cose, appare manifesto che gli oppositori assurgono a

conclusioni generali in base a indagini parziali, od anche parzialissime; con

l’aggravante che le loro conclusioni in merito ai casi d’identificazione

spiritica, risultano a loro volta miseramente sbagliate nelle tre proposizioni

che concorrono a legittimare le conclusioni stesse; vale a dire che essi

sbagliano quando vanno alla ricerca di una genesi biologica delle facoltà

supernormali subcoscienti; sbagliano quando affermano l’impossibilità di

assegnare dei limiti ai poteri della subcoscienza, e sbagliano quando scorgono

una causa neutralizzante nell’esistenza delle comunicazioni medianiche tra i

viventi. Ne deriva che se si desidera conoscere in proposito la verità, nulla di

meglio che adottare le conclusioni diametralmente opposte, riconoscendo che

in realtà i casi d’identificazione spiritica fondati sui ragguagli personali

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

145

forniti dai defunti comunicanti, dovrebbero bastare da soli a provare sulla

base dei fatti la sopravvivenza umana.

Ciò stabilito, dichiaro che nel presente capitolo io mi asterrò dal citare

prove d’identificazione di defunti della natura esposta, dedicandomi

unicamente a dimostrare, sulla base dei fatti, come gli oppositori abbiano

concluso in senso negativo trascurando una serie imponente di fenomeni

supernormali di natura estrinseca, i quali per la loro stessa natura risultando

indipendenti dalle facoltà supernormali subcoscienti, e in conseguenza, nulla

di comune avendo con l’animismo, dovevano fornir prove invulnerabili agli

ordigni offensivi dell’animismo. Il che significa che ove anche si accordasse

l’onniscienza divina alla subcoscienza umana, non si perverrebbe a

neutralizzare l’efficacia dimostrativa delle prove in discorso. Infatti, che cosa

può esistere di comune tra i poteri inquirenti delle facoltà supernormali

subcoscienti, e le apparizioni di defunti al letto di morte (*), o le apparizioni

dei defunti poco dopo la loro morte?

(*) Delle Apparizioni di Defunti al letto di Morte, Tip. Dante - Città della Pieve,

1930. «Luce e Ombra», 1906 e 1920. Ripubblicato col titolo di Le visioni dei

morenti, Ed. Europa, 1947, pagg. 192; e fra poco qui.

Le apparizioni identificate dei defunti, quando sono viste collettivamente o

successivamente da parecchie persone non sono spiegabili che con l’ipotesi

spiritica; ma, in ogni modo, non si spiegano certamente ricorrendo a facoltà

supernormali selezionatrici di ragguagli nelle subcoscienze altrui, visto che

nei fantasmi riconosciuti non c’è nulla da carpire selezionando, bensì molto

da meditare osservando. Altrettanto dicasi per l’estrinsecazione di qualsiasi

fenomeno supernormale d’ordine spontaneo collegato in modo diretto con un

evento di morte.

Non è il caso di aggiungere altro, poiché i fatti che mi accingo a riferire

forniranno di per se stessi la più eloquente delle dimostrazioni nel senso

indicato.

NEI FENOMENI DI TELECINESIA DOPO LA MORTE

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

146

Comincio dall’ultima categoria sopra nominata: quella dei fenomeni

supernormali d’ordine spontaneo collegati in modo indubitabile con un

evento di morte.

Di tal natura sono i fenomeni di telecinesia e di musica trascendentale

quando si realizzano subito dopo un evento di morte, o qualche giorno dopo.

Nel primo caso, quando cioè si realizzano subito dopo un evento di morte,

riconosco che sebbene interessanti in quanto tendono a provare l’esodo di

una forza intelligente la quale agisce a distanza (quadri che cadono, orologi

che si arrestano, colpi sonori battuti sulla testata dei letti), non appariscono

ancora sufficienti a convalidare la tesi qui considerata. Nel secondo caso,

invece, quando si realizzano qualche giorno dopo l’evento di morte, essi

rientrano nell’orbita dei fenomeni che la confermano, poiché con ciò rimane

esclusa l’ipotesi telepatica combinata all’esodo presumibile di energia vitale

dal morente. Da notarsi, inoltre, che ben sovente nei casi in discorso si tratta

di persone le quali avevano promesso in vita di manifestarsi dopo morte al

percipiente in una guisa specifica, e ciò allo scopo di partecipargli la grande

novella che lo spirito sopravvive alla morte del corpo.

Nelle due monografie sui fenomeni in esame, io riferisco un buon numero

di casi del genere; tra gli altri il seguente, ch’io prescelgo in quanto conobbi

personalmente il relatore - dottore Vincenzo Caltagirone - col quale discussi a

lungo sul memorabile evento di cui egli era stato il protagonista, e ne aveva

da poco tempo pubblicata la relazione sulla rivista psichica di Palermo:

Filosofia della Scienza (maggio, 1911, pag. 65) indirizzando al suo direttore

la lettera seguente:

Mio egregio dottor Calderone,

Giacché Ella pensa che il fatto da me narratole a voce possa servire come

documento di studio alla scienza, alla quale Ella porta cotanto lodevole

interesse, eccone per iscritto la fedele narrazione nei suoi particolari, senza

alcun commento da parte mia.

Ella sa che io mi mantengo positivista, per quanto creda alla realtà di

taluni fenomeni medianici che ho avuto occasione di constatare di persona,

anche nell’esercizio della mia professione; quindi, ripeto, nessun commento.

Ero amico del signor Beniamino Sirchia, anzi ne ero il medico curante. Il

Sirchia, notissimo a Palermo, era stato un vecchio patriota, quindi era un

uomo quasi popolare. Aveva qualità morali e civili ottime, ma era un

miscredente nel senso più largo della parola.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

147

Venendo spesso a trovarmi a casa, occorse nel mese di maggio dell’anno

scorso, di parlare, non so come, e a che proposito, di fenomeni medianici. Io,

alle sue domande, risposi assicurandolo che a me constava per esperienza

personale della realtà di taluni fenomeni, e gli parlai delle varie

interpretazioni che se ne danno, tanto pro che contro alla teoria spiritica; fu in

tale occasione che Egli, in tono di scherzo, mi disse:

«Senta, dottore, se io morrò prima di lei, come è probabile, essendo io

vecchio e lei giovane ancora, forte e aitante della persona, le impegno la mia

parola d’onore che verrò a darle prova della verità se sopravviverò».

(Eravamo in quel momento seduti nella mia sala da pranzo). Io ridendo e

nella stessa maniera di scherzo, gli risposi: «Allora Ella verrà a manifestarsi

rompendo qualche cosa in questa stanza, e magari il lume di centro sospeso

sopra il tavolo». - E per essere verso di lui cortese, aggiunsi: «Io pure

m’impegno, se premorrò a lei, di venirle a dare qualche segno simile a casa

sua».

Ripeto, queste cose si dissero più per facezia che per altro, e direi quasi per

dar termine alla conversazione: infatti ci separammo; e siccome egli mi aveva

prevenuto che sarebbe partito in un prossimo giorno per la città di Licata, in

provincia di Girgenti, dove andava a stabilirsi per qualche tempo, così presi

con lui appuntamento per la stazione. Da quel giorno più non ebbi notizia di

lui, né direttamente né indirettamente. Questo avvenne, come ho detto, nel

maggio dell’anno 1910.

Nel dicembre ultimo, non ricordo con precisione se l’uno o il due, ma certo

in uno di questi giorni, all’ora del pomeriggio (circa le ore 18), io sedevo a

tavola con mia sorella, l’unica persona con la quale convivo, quando la nostra

attenzione venne richiamata da alcuni colpetti dati tanto sulla ventola del

lume di centro appeso alla volta della sala da pranzo, quanto sul cappelletto

mobile di porcellana soprastante al tubo di cristallo. In principio attribuimmo

questi colpetti ad effetto di scottature prodotte dal calore della fiamma

illuminante, che tentai di attenuare un poco; ma siccome i colpi rinforzavano

e continuavano quasi con un tempo ritmico, così mi arrampicai sulla sedia

per verificare più accuratamente la cosa, della quale non seppi darmi ragione,

essendomi assolutamente sincerato che il fenomeno non poteva attribuirsi a

soverchio calore emesso dalla fiamma, la quale funzionava con pressione

normalissima. Del resto non si trattava di scoppiettii soliti a prodursi per

effetto di abbruciamento o di eccessivo calore, ma di colpi secchi di un timbro

speciale, come se provenissero dalle nocche delle dita, o da percussioni

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

148

prodotte da una bacchettina di metallo, con cui si battesse intenzionalmente

sopra un oggetto di porcellana sospeso a campana. Cercai di verificare se vi

fosse qualche cosa estranea che producesse quei colpi... nulla; frattanto la

cena era terminata, ed il fenomeno per quella sera non continuò.

La sera dopo, a dir breve, il fenomeno si ripeté, e così per quattro o cinque

sere consecutive, sempre lasciandoci nella massima curiosità. Però l’ultima di

queste sere un colpo forte e reciso fece crepare in due parti il cappelletto

mobile, che restò in quello stato attaccato per intero all’uncino del

contrappeso metallico. Ciò io verificai salendo in piedi sulla tavola per

osservare de visu l’effetto dell’ultimo colpo. Anzi ricordo, io e mia sorella,

con precisione, che sebbene avessimo spento il lume di centro dove si

verificava il fenomeno, e si fosse acceso in sostituzione un altro becco di gas,

attaccato lateralmente nel grosso lume, i colpi al primitivo posto

continuarono sempre a battere con uguale intensità.

Debbo lealmente dichiarare, sulla mia fede di gentiluomo, che in tutti

questi cinque o sei giorni di osservazione del fatto strano di cui non sapevo

darmi conto, io non pensai mai al mio amico Beniamino Sirchia, e molto

meno alla conversazione del maggio precedente, che in modo assoluto avevo

obliata.

Il domani di quella che ho detto ultima sera, nella quale, come dissi, il

cappelletto si era spaccato restando le due parti aderenti ed appese al posto

dov’erano, verso le ore otto del mattino io mi trovavo nel mio studio, mia

sorella era affacciata al balcone per osservare non so quale cosa in istrada, la

persona di servizio era fuori di casa, quando nella stanza da pranzo si sente

un formidabile colpo, come se fosse stata data sul tavolo una violenta

mazzata.

Mia sorella dal balcone l’avvertì come me, e quindi entrambi accorremmo

contemporaneamente per vedere che cosa era accaduto.

Strano a dirsi - ma per quanto strano io ne garantisco la verità - sul tavolo,

e come vi fosse stato posato della mano di un uomo, si trovò una metà del

cappelletto mobile, mentre l’altra metà era rimasta appesa al suo posto.

Evidentemente il colpo sentito era sproporzionato all’accaduto! Era l’ultimo

fenomeno che coronava i fatti strani che si erano per cinque o sei giorni

ripetuti, e quest’ultimo di pieno giorno e senza l’azione del calore.

Il fatto della caduta di quel mezzo cappelletto di porcellana non poteva

essere avvenuto in modo perpendicolare perchè dovendo passare pel centro

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

149

della ventola, avrebbe dovuto incontrare il tubo del congegno con la relativa

retina, che avrebbero dovuto rompersi per lasciar libero il passaggio del

mezzo cappelletto; e quelli invece erano perfettamente sani, e lo spazio vuoto

non era sufficiente per lasciarlo passare. Se fosse poi caduto sulla superficie

curva della ventola (paralume di porcellana che è abbastanza grande),

coll’urto, il detto mezzo cappelletto, o avrebbe dovuto rompersi o rompere la

ventola, e ciò non avvenendo, avrebbe dovuto cadere di rimbalzo in un posto

distante dal centro del tavolo e magari fuori di esso, e mai

perpendicolarmente all’asse del lume.

Conseguenze: il rumore fu un avvertimento del fenomeno compiuto; il

pezzo del cappelletto collocato in quel modo, la prova che il fatto non fosse

dovuto ad accidentalità, che avrebbe contrastato colle leggi della caduta dei

corpi e colle altre leggi della balistica.

Debbo confessare ancora una volta che, anche sino a questo momento, io

mi ero dimenticato assolutamente dell’amico Sirchia, delle sue promesse, del

patto ch’egli aveva meco formato in maggio dell’anno scorso.

Fu dopo due giorni, incontrandomi col prof. Busci, docente in questa città,

che questi mi disse: «Sa che il povero Beniamino Sirchia è morto?». -

«Quando?» chiesi ansiosamente all’amico. «Negli ultimi giorni di novembre

scorso, egli rispose, tra il 27 e il 28». - Ultimi di novembre? Strano, io allora

pensai, che si colleghino alla sua morte i fenomeni di questi giorni?... - Dal

primo al due dicembre comincia e dura 5 o 6 giorni, il tentativo di rompere

qualche cosa del lume di centro della sala da pranzo; proprio quello che io

avevo indicato in maggio al Sirchia, e non si arresta il tentativo se non

quando è raggiunto lo scopo! Strano anche questo! Quando lo scopo è

raggiunto, quasi per renderlo marcato, il colpo formidabile che ne dà avviso:

la collocazione voluta del mezzo cappelletto in un posto dove non poteva

cadere a caso, e per escluderne ogni possibilità.

Io constato - egregio amico - non deduco. So solo che io e mia sorella, non

sappiamo perchè, abbiamo voluto conservare come caro ricordo di un

fenomeno ignoto i due pezzi del cappelletto tra le nostre cose preziose e rare.

FIRMATO: DOTT. VINCENZO CALTAGIRONE

Ecco già un primo esempio in cui si tratta di fenomeni obiettivi

indipendenti dalle facoltà inquirenti e selezionatrici della subcoscienza,

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

150

fenomeni che non è certo possibile spiegare con l’animismo, e di cui gli

oppositori avevano dimenticata l’esistenza nelle loro conclusioni negativiste.

Ripeto ancora una volta che la tesi svolta con tanta ostinatezza dagli

oppositori consiste nel presumere che le facoltà supernormali subcoscienti

bastino a spiegare tutte le manifestazioni dei sedicenti defunti i quali

forniscono ragguagli veridici sulla loro esistenza terrena; ciò che

neutralizzerebbe per sempre - secondo loro - ogni possibilità di dimostrare

sperimentalmente l’esistenza e la sopravvivenza dello spirito umano. Vale a

dire che gli oppositori ragionano e concludono come se nella casistica

metapsichica non esistessero altri fenomeni capaci di risolvere

sperimentalmente l’arduo quesito all’infuori dei messaggi dei defunti

comunicanti medianicamente, laddove a tutti è noto che nella casistica

metapsichica si contengono numerose categorie, gruppi e sottogruppi di

manifestazioni meravigliose di svariata natura, tutte convergenti come a

centro verso la soluzione spiritualista del grandioso quesito.

E il caso citato rappresenta un primo gruppo di episodi indicatissimi a tale

scopo, in quanto non appartengono di sicuro alla categoria dei fenomeni

investigati dagli oppositori, mentre riguardano una varietà d’incidenti tra i

più suggestivi in senso spiritualista. Infatti, nel caso stesso è questione di una

promessa fatta in vita da un individuo scettico a un amico suo; promessa

mantenuta dopo morte compiendo il preciso fenomeno da lui medesimo

prescelto quale dimostrazione postuma della propria presenza spirituale sul

posto. E nell’ansietà di compierlo conforme alla promessa fatta, il defunto

persiste a provarsi e riprovarsi per cinque o sei giorni, fino a quando riesce

nel compito di rompere nel lampadario dell’amico, quel dato pezzo

designato; ch’egli depone in un punto dove non avrebbe potuto cadere

naturalmente. E quando lo scopo è raggiunto, un colpo formidabile battuto

sul tavolo ne avverte le persone interessate. Dopo di che, cessano per sempre

le manifestazioni; evidentemente perchè la promessa era stata mantenuta.

Non è chi non vegga come tutto lo svolgimento del fenomeno denoti la

presenza reale sul posto di un’intenzionalità la quale sa quello che vuole, e si

sforza ad estrinsecare la sua prova in condizioni tali da escludere qualsiasi

spiegazione naturalistica del fenomeno. Ne deriva che l’ipotesi della

telemnesia selezionante ragguagli nelle subcoscienze altrui, non entra per

nulla nell’episodio esposto; e se così è, allora l’episodio assume valore di

prova d’identificazione spiritica indipendente dalla giurisdizione delle facoltà

supernormali subcoscienti, quindi invulnerabile da tutte le ipotesi di cui

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

151

dispongono i propugnatori dell’animismo totalitario, coscienza, poteri che

per comodità teorica, vengono arbitrariamente estesi fino a latitudini

sconfinate.

Si è visto che nella sua missiva il dottor Caltagirone dichiara di mantenersi

positivista malgrado l’evento memorabile osservato; ma posso affermare che

tale dichiarazione risulta una misura precauzionale giustificata da interessi

professionali in pericolo. Privatamente egli aveva parlato ben diversamente

con me, ed aveva terminato dicendo: «Altro è leggere la relazione di un

fenomeno come quello a me capitato, ed altro, ben altro è assistervi. Quando

si leggono episodi del genere, fanno una certa impressione, ma si

dimenticano presto e non lasciano traccia. Quando invece si assiste alla loro

estrinsecazione, non si dimenticano più, e assumono tale eloquenza

dimostrativa da far cambiare opinione anche ad un Büchner, a un Moleschott,

a un Ernesto Haeckel».

NEI FENOMENI DI MUSICA TRASCENDENTALE

Vi è una classe di manifestazioni metapsichiche che per quanto

sufficientemente ricca di episodi svariati, e non ad altre inferiore per valore

teorico, fu completamente negletta fino al di d’oggi; ed è la classe delle

manifestazioni musicali.

Sono abbastanza numerosi gli scrittori che riportano episodi di tal natura,

ma nessuno tra essi ha pensato a raccoglierli, classificarli e analizzarli.

Si rilevano parecchie categorie di manifestazioni del genere, a cominciare

dai casi in cui la musica trascendentale si estrinseca in forma obiettiva, per

ausilio di un medium. Il che può realizzarsi in guise diverse: ora in assenza di

strumenti musicali, come nelle sedute con William Stainton Moses; ora con

l’ausilio di strumenti musicali, ma senza il concorso diretto del medium, ma

in guisa puramente automatica, come nel caso del medium pianista Aubert.

Vengono in seguito le manifestazioni aventi origine telepatica, in cui il

fenomeno dell’audizione musicale coincide con eventi di morte a distanza.

Seguono casi di audizione musicale avente carattere infestatorio, vale a

dire che si realizzano in località infestate.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

152

In altre circostanze la musica trascendentale è percepita da un soggetto in

condizioni sonnamboliche, o da un sensitivo in condizioni di veglia,

all’infuori di qualsiasi coincidenza di morte.

Più frequentemente si notano episodi di audizione musicale al letto di

morte; nelle quali circostanze possono essere percipienti ora le sole persone

presenti ora tutti collettivamente.

Si notano infine episodi di audizione musicale che si estrinsecano dopo un

evento di morte; nel qual caso il fenomeno può assumere valore di prova

d’identificazione spiritica.

Ricavo un esempio di quest’ultimo genere dalla mia monografia dedicata

ai fenomeni di Musica Trascendentale, dolente che per uniformarmi al

carattere del presente lavoro, che è un’opera di sintesi, io debba limitarmi a

una sola citazione (1).

(1) Ed. L’Albero, Verona, 1943, pagg. 200.

L’episodio che segue venne raccolto e investigato dal dottor Hodgson, e da

lui pubblicato nel Journal of the S. P. R. (vol. VI, pag. 28). Miss Sarah Jenkins

scrive:

«Nell’anno 1845, il signor Herwig, musicista tedesco di grande valore, e

residente da molti anni in Boston, moriva improvvisamente in detta città. Io

ero allora una giovinetta, e lo conoscevo soltanto per la sua fama, avendo

assistito sovente ai suoi concerti pubblici di violino, i quali suscitavano in me

una grande ammirazione per l’artista. L’unica mia associazione personale con

lui consisteva in questo, che nell’inverno precedente alla sua morte, io lo

incontravo quasi giornalmente nella strada da me percorsa per recarmi agli

studi. Era una pura combinazione, ma tali incontri divennero così abituali,

ch’egli finì per rilevarlo, sorridendomi quando passavo, e infine salutandomi

rispettosamente; ed io corrispondevo altrettanto rispettosamente al suo

saluto.

«Nell’autunno egli moriva improvvisamente, e il suo funerale ebbe luogo

il giorno 4 novembre, nella chiesa di Trinity, allora in via Summer. Riuscì una

funzione solenne e commovente, alla quale intervennero tutti i musicisti di

Boston, insieme ad altri eminenti cittadini, poiché il rimpianto per la sua

morte era generale. Io vi assistevo con mia sorella, e a metà della funzione, mi

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

153

colse un sentimento inesprimibile quanto inesplicabile, ch’egli potrebbe in

quel momento e in quell’ambiente risorgere dalla bara e apparire in mezzo a

noi, come se fosse vivo. E senza rendermi conto di ciò che facevo, presi la

mano di mia sorella, esclamando quasi ad alta voce: “Oh, egli deve risorgere

a nuova vita!“. - Mia sorella mi guardò meravigliata, e bisbigliò: “Ma sta

zitta!“.

«Quella sera stessa io mi trovavo nella sala da pranzo con mia madre, le

due sorelle e un amico di Cuba. Si parlava del funerale solenne cui avevamo

assistito, e mia sorella raccontò l’incidente singolare della mia esclamazione,

ripetendone le parole; quando improvvisamente echeggiò per la camera

un’ondata di musica meravigliosa, quale nessuno di noi aveva udita mai. Io

vidi i volti dei presenti atteggiarsi a stupore quasi pauroso; io stessa mi

sentivo in preda a una sorta di paura dell’invisibile; ma proseguivo

incoerentemente nel discorso incominciato; quando per la seconda volta,

riecheggiò un’ondata di accordi musicali sonori e stupendi, che lentamente si

affievolirono e si dileguarono. Mia sorella ed io ci precipitammo alla finestra

per assicurarci che non transitasse qualche banda musicale; ma la strada era

deserta, non si udivo un suono, salvo il mormorio di una lenta pioggerella.

Allora salii le scale, entrai nel salottino soprastante alla sala da pranzo, dove

sedeva leggendo una signora, ospite nostra, affiliata alla sètta dei Quaccheri.

Nella camera si trovava un pianoforte, e sebbene lo strumento fosse chiuso,

domandai: “Qualcheduno forse ha suonato il pianoforte?“. “No, - essa rispose

-, ma ho sentito risuonare una musica strana. Chi è stato?“.

«Ora è bene che si sappia che nessuno di noi fu mai superstizioso, ed anzi,

che fummo tutti educati a farsi beffe dei fantasmi; dimodoché a nessuno

passò per l’idea di ritenere l’evento come trascendentale. Nondimeno non

potevamo non guardarci l’un l’altro negli occhi, domandandoci a vicenda:

“Che cosa è successo? Di dove proveniva quella musica?“. La signora S., da

buona quacchera, si dimostrò subito molto preoccupata ed agitata. Quando

rincasarono le sue figlie, parlò dell’evento con esse, e tutte insieme fecero il

giro del vicinato chiedendo se si era fatta musica in quell’ora della sera. Ma

venne provato esaurientemente che nessuno aveva suonato strumenti

musicali, o ne aveva sentito suonare per la strada. D’altra parte, la musica da

noi percepita aveva risuonato nel nostro stesso ambiente, attorno a noi

medesimi, ed era diversa da tutte le musiche udite. E su ciò, noi tutti eravamo

pienamente d’accordo...».

FIRMATA: SARAH JENKINS

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

154

[La sorella della relatrice conferma in questi termini: «Ho letto

accuratamente la relazione di mia sorella, e mi rendo garante della sua

scrupolosa esattezza». F.ta Elisabetta Jenkins].

Il dottor Hodgson sottopose alla relatrice alcune domande; e dalle risposte

di lei stralcio questo brano:

«Mrs. S., la signora quacchera, era ospite in casa nostra. Chiesi se qualcuno

avesse suonato il pianoforte, non già perchè la musica percepita

rassomigliasse a quella di un pianoforte, ma unicamente per connetterla in

qualche modo a una causa naturale».

«La musica parve a noi tutti risuonare nell’ambiente in cui si stava.

Cominciò in un angolo della camera e ne fece il giro. Io paragonai quella

musica a raggi di sole che si convertano in suoni, e non potrei darne adesso

una definizione migliore».

Ed anche i casi della natura esposta, casi spontanei d’ordine auditivocollettivo

e che si realizzano poco dopo un evento di morte, risultano

indipendenti dalla famigerata giurisdizione delle facoltà supernormali

subcoscienti; affermazione quest’ultima che nessuno penserà a contestare.

E siccome non è certo possibile ricorrere all’ipotesi allucinatoria, tanto più

se si considera che il prof. Morselli e il prof. Richet dichiararono concordi che

le allucinazioni collettive - sempre rare - traggono immancabilmente origine

da suggestioni verbali in ambienti di esaltazione mistica, e non mai da un

fenomeno di trasmissione telepatica del pensiero; siccome, per soprappiù, nel

caso in esame dovrebbe ammettersi che l’allucinazione auditiva fosse stata

trasmessa ai presenti ed agli assenti, visto che fu condivisa da una signora

assorta nella lettura al piano soprastante, ne deriva che si dovrà far capo

necessariamente all’unica soluzione logica del memorabile evento: vale a

dire, alla presenza reale sul posto del defunto musicista. Nel qual caso

dovrebbe dirsi che il pensiero della relatrice e di tutti i presenti, rivolto con

caldo rimpianto all’artista defunto, abbia determinato il rapporto psichico tra

lo spirito di lui e le persone che lo ricordavano; con la conseguenza che lo

spirito del defunto, desiderando rivelare la propria presenza in segno di

consapevolezza e di gratitudine, e non pervenendo a manifestarsi

direttamente, lo fece seguendo la via di minor resistenza, che per lui era

tracciata dalle proprie idiosincrasie musicali.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

155

E lo strano inesprimibile sentimento che colse in chiesa la relatrice,

facendola pensare alla possibilità della presenza del defunto ai funerali,

significherebbe che il rapporto psichico si era già da quel momento stabilito

tra il defunto e la sua ammiratrice, che già d’allora questa fosse sottoposta

alla influenza del suo pensiero; il che appare maggiormente presumibile

qualora si consideri tale incidente in unione all’altro complementare della

musica trascendentale, la quale echeggiò nell’ambiente proprio al momento

in cui la sorella della relatrice raccontò l’incidente in discorso; quasi che lo

spirito del defunto intendesse con ciò sottolineare i fatti che meglio

indicassero ai percipienti l’origine e gli scopi della manifestazione di musica

trascendentale.

NELLE APPARIZIONI DEI DEFUNTI AL LETTO DI MORTE

Prima d’inoltrarmi in argomento debbo avvertire che nella presente

enumerazione di esempi riguardanti fenomeni indipendenti dai poteri della

subcoscienza, non è possibile mantenere una graduatoria regolare; e ciò in

quanto una buona parte dei fenomeni stessi risulta adattabile a diverse

categorie. Così, ad esempio, il caso esposto venne riferito quale esempio di

musica trascendentale, ma risulta in pari tempo un caso di manifestazione di

defunti poco dopo la loro morte; mentre altri casi citati in precedenza quali

esempi di bilocazione al letto di morte, risultano altresì casi di apparizioni di

defunti al letto di morte. E pertanto, non essendo possibile osservare una

graduatoria regolare, bisogna appagarsi di una graduatoria relativa; cosa, del

resto, senza conseguenze, poiché nel caso nostro conta soltanto l’efficacia

dimostrativa che scaturisce da tanti casi selezionati, appartenenti a multiple

categorie, riuniti in un capitolo.

Ciò premesso, passo a citare alcuni esempi di apparizioni di defunti al

letto di morte, ricordando ancora una volta che non essendo possibile riferire

esempi delle multiformi modalità con cui si estrinsecano i fenomeni, ciò si

risolve ai danni della loro efficacia cumulativa; ma l’inconveniente è di natura

tale da non potersi eliminare.

Noto, infine, che per quanto io riconosca che i casi qui considerati

presentano valore scientifico solo nelle circostanze in cui sono osservati

collettivamente, non posso trattenermi dal citare un episodio in cui ciò non si

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

156

verifica, ma il quale si svolge in condizioni tali, da supplire, a parer mio, alla

mancanza di testimonianze collettive.

Lo ricavo dal Journal of the American S. P. R. (1918, pagg. 375-390), ed è

un episodio commovente di una fanciulla inferma che nei tre ultimi giorni di

vita scorge e conversa col fratellino defunto e con altre entità spirituali

mentre le si presentano fugaci visioni dell’al di là. Sennonché l’esposizione

del caso occupa diciassette pagine della rivista, per cui dovrò limitarmi a

poche essenziali citazioni.

Il padre della fanciulla era il rev. David Anderson Dryden, missionario

della chiesa metodista; e fu la di lui moglie che raccolse quanto la figlia ebbe a

profferire negli ultimi giorni di vita. Alla morte della moglie, si pubblicarono

in opuscolo le note di lei, nell’intento di apportare conforto a qualche anima

dubitosa e dolorante.

La bimba si chiamava Daisy. Era nata in Marysville (California), il 9

settembre 1854, ed era morta a San Josè, l’8 di ottobre 1864. Aveva pertanto

dieci anni compiuti.

Il rev. F. I. Higgings, nell’introduzione all’opuscolo in questione, osserva:

«Ciò che è notevolissimo nel caso della Daisy è l’insolita durata, e in

conseguenza l’inusitata chiarezza delle sue visioni e rivelazioni. Essa ebbe

tempo di familiarizzarsi con le meraviglie che vedeva e sentiva».

Ammalatasi di febbre tifoidea, ebbe il presentimento della sua fine,

malgrado i buoni pronostici dei medici. Tre giorni prima di morire divenne

chiaroveggente, e i familiari lo rilevarono per la prima volta in seguito a una

citazione della Bibbia fatta dal babbo; citazione che provocò nell’inferma

l’osservazione che «sperava tornare qualche volta a confortarli». Dopo di che,

aveva aggiunto: «Chiederò ad Allie se la cosa è possibile». - Allie era un di lei

fratellino morto sette mesi prima di febbre scarlattina. Dopo breve tempo essa

aveva aggiunto: «Allie dice che la cosa è possibile, e che potrò tornare

qualche volta, ma voi non saprete che sono presente; sebbene io sarò in grado

di conversare col vostro pensiero».

Stralcio questi brani dai ricordi della mamma.

«Due giorni prima che Daisy ci lasciasse, venne il Direttore della scuola a

trovarla. Essa gli parlò liberamente della sua prossima dipartita, e mandò un

estremo vale alle compagne. Prima di andarsene egli rivolse all’inferma una

frase biblica piuttosto oscura: “Mia buona Daisy - egli disse - tu sei prossima

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

157

a guadare il gran fiume tenebroso”. Quando fu partito, essa chiese al babbo

che cosa egli avesse inteso dire con l’appellativo: “Il fiume tenebroso“. Il

babbo cercò di spiegarne il concetto, ma essa replicò: “E’ un errore

grossolano; non vi sono fiumi da guadare; non vi sono cortine di separazione;

non vi è neanche una linea di distinzione tra questa e l’altra vita”. Ed essa

protese la manina fuori delle coperte, e con un cenno appropriato, disse:

L’Al di là è l’Al di qua, io so bene che è così, poiché vedo voi

simultaneamente agli spiriti”. Noi chiedemmo che ci ragguagliasse sull’Al di

là; al che osservò: “Io non posso descriverlo, perchè è troppo differente dal

nostro mondo, e non riuscirei a farmi comprendere...”.

«Mentre le sedevo accanto, la sua mano strinse la mia, e guardandomi

negli occhi, disse: “Cara mamma, io vorrei che tu potessi vedere Allie, che si

trova a te daccanto”. Involontariamente mi guardai attorno; ma Daisy così

continuò: “Egli dice che non lo puoi vedere perchè i tuoi occhi spirituali sono

chiusi; e che io lo posso vedere, perchè il mio spirito è ora vincolato al corpo

da un filo debolissimo di vita”. - Allora chiesi: Egli te lo disse in questo

momento? - “Sì, proprio ora”. - Al che osservai: Daisy, come fai dunque a

conversare con Allie? Io non ti sento discorrere, e tu non muovi le labbra. -

Essa sorrise, e soggiunse: “Noi conversiamo col pensiero”. - Chiesi ancora: In

qual forma ti apparisce il nostro Allie? Lo vedi vestito? Ed essa: “Oh, no; egli

non è precisamente vestito come siamo noi. Sembra che abbia il corpo avvolto

in alcunché di bianchissimo, che è meraviglioso. Se tu vedessi com’è fine,

leggero, risplendente quel manto! E come è candido! Eppure non si scorgono

pieghe, e non vi sono segni di cucito; indizio che non è un vestito.

Comunque, gli si attaglia così bene!“. - Suo padre quotò dai Salmi il versetto:

“Egli è vestito di luce”. - “Oh sì; proprio così! “, ella rispose.

«... Essa amava molto che la sorella Lulu cantasse per lei, sopratutto dal

libro degli Inni religiosi. A un dato momento in cui Lulu cantava un inno in

cui si parlava di angeli alati, Daisy esclamò: “Oh Lulu, non è strana la cosa?

Noi pensammo sempre che gli angeli avessero le ali; ma è un errore: essi non

ne portano affatto”. Lulu osservò: “Ma bisogna che le abbiano per volare nei

cieli”. Daisy soggiunse: “Essi non volano: si trasportano. Vedi quando penso

ad Allie, egli sente, ed è qui subito”.

«Un’altra volta chiesi: “Come fai a vedere gli angeli?“. Rispose: “Io non li

vedo sempre; ma quando li vedo, sembra che i muri della camera spariscano,

e la mia visione arriva a una distanza infinita, e gli spiriti che scorgo non si

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

158

potrebbero contare. Alcuni si appressano a me, e sono quelli ch’io conobbi in

vita. Gli altri non li vidi mai”.

«Il mattino del giorno in cui venne a morire, essa mi chiese di porgerle uno

specchio. Io esitavo, per tema che rimanesse impressionata alla vista del

proprio volto così smunto; ma suo padre osservò: “Lascia che contempli il

suo povero visino, se così le piace“. Le diedi lo specchio, ed essa guardò

lungamente la propria immagine con espressione calma e triste; poi disse: “Il

mio corpo è ormai logoro; somiglia al vecchio vestito della mamma appeso

nel gabinetto. Essa non lo porta più, ed io smetterò ben presto di portare il

mio. Ma io possiedo un corpo spirituale che prenderà il suo posto. Anzi lo

indosso già; ed è con occhi spirituali che vedo il mondo spirituale; sebbene il

mio corpo terreno sia vincolato ancora allo spirito. Voi deporrete il mio corpo

nella tomba perchè io non ne avrò più bisogno; era fatto per la vita terrena:

essa è finita, ed è quindi naturale che venga messo da parte. Ma io rivestirò

un altro corpo assai più bello, simile a quello di Allie. Mamma, non piangere;

s’io me ne vado cosi presto è per il mio bene. Se fossi cresciuta negli anni

sarei forse divenuta una donna cattiva, come avviene di molte; e Dio solo sa

quel che meglio conviene al nostro bene... “. Quindi domandò: “Mamma,

aprimi la finestra, ch’io desidero contemplare per l’ultima volta il mio bel

mondo. Prima che sorga l’alba di domani non sarò più”. Io compiacqui al suo

desiderio; ed essa rivolgendosi al babbo, disse: “Papà, alzami un pochino”. E

allora, sostenuta dal babbo, guardò attraverso la finestra spalancata,

esclamando: “Addio, mio bel cielo! Addio, alberi miei! Addio fiori! Addio,

roselline belle! Addio, roselline rosse! Addio, addio, bel mondo!“. Quindi

soggiunse: “Come l’amo ancora! Eppure non desidero rimanere”.

«Quella sera stessa, alle ore 8.30, essa guardò l’orologio, e disse: “Sono le

8.30; quando scoccheranno le 11.30, Allie verrà a prendermi”. Essa reclinò il

capo sull’omero del babbo, dicendo: “Papà, desidero morire così. Quando

l’ora sarà venuta, te ne avvertirò”. ...Alle 11.15, essa disse: “Papà, alzami;

Allie è venuto a prendermi”. Quando ebbe riassunta la posizione desiderata,

chiese che si cantasse. Qualcuno disse: “Andiamo a chiamare Lulu”; ma

Daisy osservò: “No, non la disturbate: essa dorme”. E allora, proprio al

momento in cui le sfere dell’orologio segnavano le 11.30 - l’ora preannunciata

per la dipartita - essa protese in alto le braccia, dicendo: “Vengo, Allie”, e più

non respirò.

«Il babbo ricompose nel suo letto quel corpicino esamine, e disse: “La cara

nostra bimba è partita; ora non soffre più”. Nella camera regnava un silenzio

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

159

solenne, ma non si piangeva. Perché piangere? Noi dovevamo invece

ringraziare il Sommo Padre per gli ammaestramenti che pel tramite di una

bimba ci aveva impartiti in quei tre giorni sacri alla gloria dei cieli. E mentre

si stava contemplando il volto della nostra morticina, si sentiva che la camera

era affollata di angeli venuti a confortarci, ed una pace dolcissima scendeva

nei nostri spiriti, come se gli angeli ci ripetessero: “Essa non è qui: è risorta”».

[Il prof. Hyslop entrò in rapporto epistolare con la sorella della veggente,

signora Lulu Dryden, la quale confermò la verità scrupolosa dei fatti esposti

nel diario materno, e gli diede facoltà di ripubblicarli nella sua rivista].

Qui mi arresto con le citazioni, dolente di non poter trascrivere la relazione

intera. In questo episodio, oltre il fatto dell’insolito prolungarsi delle visioni

supernormali con assenza completa di delirio fino all’ultimo istante, va

notato l’altro fatto che le osservazioni della veggente sul mondo spirituale

concordano mirabilmente con la dottrina spiritica, e tutto ciò pel tramite di

una bimba assolutamente ignara dell’esistenza della dottrina stessa. Chi gliele

suggeriva? Non certo i parenti per trasmissione telepatica del pensiero,

poiché ignoravano quanto la figlia le dottrine spiritiche, le quali, nell’anno

1864 erano in germe. Come dunque faceva a concepire da sè tante verità

trascendentali diametralmente opposte a quelle apprese con la religione dei

suoi padri? Come poteva spontaneamente formulare concetti profondi quali

quelli impliciti nelle affermazioni che l’Al di là è l’Al di qua? Che non

esistono linee di separazione tra il soggiorno degli uomini e quello degli

spiriti? Che gli spiriti conversano tra di loro col pensiero? Che percepiscono

telepaticamente il pensiero a loro rivolto dai viventi e accorrono

istantaneamente senza limiti di distanza? Che gli spiriti non volano, ma si

trasportano? Che lei sola poteva vedere il fratellino defunto perchè in quel

momento era unita al mondo dei viventi da un solo debolissimo filo di vita?

Che i defunti tornano a rivedere i loro cari, ma che la loro presenza è per lo

più ignorata, per quanto essi conversino col loro pensiero (o la loro

subcoscienza)? Che l’uomo possiede un corpo spirituale immanente nel corpo

fisico? Che il mondo spirituale è siffattamente diverso dal nostro, da risultare

impossibile descriverlo, perchè non si perverrebbe a farsi comprendere? E

quale profonda intuizione del vero nell’osservazione: «S’io me ne vado così

presto, è per il mio bene. Dio solo sa quel che meglio conviene al nostro

bene!». Conveniamone francamente: in tutto questo le ipotesi allucinatoria,

autosuggestiva e telepatica non entrano affatto. Ne consegue che le visioni

della bimba Daisy non possono dilucidarsi sennonché ammettendo che la

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

160

veggente formulasse le proprie osservazioni in base a dati di fatto in qualche

guisa obiettivi, e fornisse dilucidazioni a lei suggerite da terzi; conforme a

quanto essa medesima affermava.

Al qual proposito appariscono curiosi gli sforzi di dialettica del rev.

Higgings per distinguere i fenomeni occorsi al letto di morte della bimba

Daisy Dryden, da quelli del moderno spiritismo, nell’intento di dimostrare

come i primi soltanto risultino conformi ai dettami della Bibbia, e che perciò

essi soli debbano considerarsi rivelazioni divine. Egli osserva:

«La bimba non era in alcun modo una medium spiritica, nella guisa

medesima che non lo erano Mosè o San Giovanni, i quali dettarono a loro

volta il Libro delle Rivelazioni. Giammai spirito alcuno prese possesso del

suo corpo, neppure un solo istante, o parlò per bocca sua. Bensì, per

concessione di Dio, le furono dischiusi i sensi spirituali affinché negli ultimi

giorni di vita godesse lo spettacolo del mondo spirituale, pur rimanendo

vincolata al corpo in conseguenza del fatto, rilevato dal dottore, ch’essa

effettivamente impiegò tre giorni a morire».

Non occorre rilevare che le osservazioni del rev. Higgings dimostrano

soltanto le sue troppo scarse cognizioni sulla dottrina avversata. La verità in

proposito è questa: che se si elimina l’ipotesi allucinatoria, allora le visioni

della bimba Daisy risultano schiettamente e classicamente spiritiche.

L’ingegnere Stanley De Brath, nel suo libro: Psychic Research (p. 141), cita

il caso dalla Daisy, ed osserva in proposito:

«Secondo me, questa semplice e commovente narrazione è più

dimostrativa e convincente di tutte le disquisizioni dei filosofi e di tutte le

dottrine dei teologi. Io non invidio coloro che pervengono a leggere la

narrazione esposta senza commuoversi e senza vederne il significato...

Lasciamo che coloro i quali ritengono ancora di potere affastellare sul conto

delle “allucinazioni patologiche” le percezioni genuinamente trascendentali

della fanciulla morente, lasciamo che costoro si tengano le loro cieche e

desolanti opinioni, se così preferiscono; ma sappiano che non siamo noi, ma

essi che risultano vittime di una enorme illusione... ».

Così il De Brath, e ritengo che la grande maggioranza dei lettori la

penseranno come lui.

* * *

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

161

Vi è un altro gruppo di apparizioni di defunti al letto di morte, che per

quanto visualizzate da un solo veggente, assumono un grande valore teorico,

e ciò in quanto i veggenti, e ben sovente anche i morenti, sono bimbi al di

sotto dei cinque anni; particolare quest’ultimo a tal segno efficace nel senso di

neutralizzare le consuete ipotesi naturalistiche, che il prof. Richet, il prof.

Morselli e il prof. Mackenzie si trovarono concordi nel giudicare le ipotesi

inapplicabili alle manifestazioni di tal natura.

In un mio lavoro incluso nel secondo volume delle mie Indagini sulle

manifestazioni supernormali, ho citato 14 casi del genere, e qui ne riproduco

due soli esempi, scegliendoli tra i più brevi.

Nella rivista Light del 7 aprile 1888, il rev. William Stainton Moses riferisce

l’episodio seguente, occorso alla figlia di un altro ministro della chiesa

anglicana, e da questa narrato verbalmente al Moses.

«Miss H. assisteva un bambino morente nella parrocchia del padre suo.

Nella camera vi erano due letti, l’uno dei quali era una culla in cui dormiva

un bimbo di tre o quattro anni, fratellino dell’altro infermo, il quale da

parecchie ore pareva in condizioni comatose. Miss H., con la mamma dei

bimbi stava accanto al letto in cui giaceva il bambino morente, già in preda

agli spasimi dell’agonia. Ad un tratto una piccola voce strillò dalla culla, e le

due donne volgendosi, videro il fratellino seduto sul letto, completamente

sveglio, che puntava col ditino nel vuoto, ed aveva il volto irradiato da una

gioia estatica. Egli gridava: “Oh mammina, mammina, che belle signore

intorno al fratellino! Belle signore! Mammina, mammina, esse vogliono

prendersi il fratellino!“. - Quando le donne rivolsero nuovamente gli sguardi

al letto del bambino morente, riscontrarono ch’egli era spirato».

Il Moses fa seguire questi commenti:

«In vista del criticismo prevalente contro i fenomeni medianici, sarebbe di

grande importanza raccogliere casi analoghi al precedente, tenuto conto che i

bimbi di tre anni e quelli lattanti non possono gabellarsi per prestigiatori e

truccatori».

I quali commenti del Moses dovrebbero completarsi osservando che i

bimbi stessi non potrebbero neanche gabellarsi per telepatizzatori di

fantasmi. Al qual proposito è deplorevole che il Moses abbia trascurato di

riferire l’età del bimbo morente; ma siccome nei commenti egli parla di bimbi

lattanti, è lecito inferirne che tale dovesse risultare la di lui condizione.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

162

* * *

Ecco un secondo episodio in cui il morente e il percipiente sono entrambi

bambini in tenerissima età; e questo secondo episodio è più importante del

primo, inquantoché in esso viene indicata l’età del bimbo morente (4 mesi);

ciò che pone in grado di escludere in modo categorico qualsiasi forma di

autosuggestione del morente, con relativa trasmissione telepatica alla bimba

percipiente; e l’età di quest’ultima (3 anni) esclude a sua volta la possibilità

che abbia potuto autosuggestionarsi al punto di scorgere fantasmi

allucinatorii per proprio conto, visto che la sua piccola mente non arrivava

certo a concepire la possibilità di apparizioni trascendentali al letto del

fratellino morente.

Tolgo il caso della rivista Ultra (1909, pag. 91). Il signor M. Pelusi,

Bibliotecario nella Regia Biblioteca Vittorio Emanuele in Roma, scrive in data

12 dicembre 1908:

«Nella casa in Roma (via Reggio, n. 21, scala C int. 1), abitata dalla famiglia

Nasca è in subaffitto il signor G. Notari, ammogliato con prole, e con sua

madre vedova. Al signor Notari, il giorno 6 dicembre scorso, morì un

bambino di mesi 4, verso le ore 22.45. Attorno al letto del piccolo morente

erano il padre, la madre, la nonna, la padrona di casa signora Giulia Nasca, e

la sorellina Ippolita, di anni 3, mezzo paralitica, la quale, seduta sul lettuccio

del piccolo morente, se lo guardava con compassione. A un certo punto, e

proprio un 15 minuti prima che la morte avesse posto fine a quella tenera

esistenza, la sorellina Ippolita proterge le braccia verso un angolo della

camera e grida: “Mamma, vedi là zia Olga?“, e si mosse per scendere dal letto

e andare ad abbracciarla. Gli astanti rimasero allibiti, e domandarono alla

bimba: “Ma dov’è? Ma dov’è?”. E la piccola a ripetere: “Eccola là! Eccola là!“,

e volle a forza scendere dal letto per andarle incontro. Il padre l’aiutò a

scendere, ed essa corse ad una sedia vuota; ma rimase li un po’ perplessa

perchè la visione erasi portata in altro punto della camera. E la piccina vi si

rivolse, dicendo: “Eccola là, zia Olga”. Poi si acquietò quando sopravvenne lo

strazio del pargoletto che spirava.

«Codesta zia Olga, sorella della madre della piccina, si avvelenò or fa un

anno per amore, e il fidanzato assente, come seppe la morte della sua diletta,

dopo tre mesi di lagrime si suicidò; e nella stessa notte del suicidio comparve

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

163

in sogno alla sorella della Olga, cioè la madre della piccola chiaroveggente,

dicendole: “Vedi! Ora mi sposo Olga”. La mattina, dai giornali fu appreso il

pietoso suicidio.

«Garantisco la verità dei fatti, essendomi stati ripetuti stasera nei minimi

particolari dalla famiglia Nasca, miei compari, e dalla nonna della piccola

chiaroveggente».

FIRMATO: M. PELUSI, ordinatore della Biblioteca V. E.

Eccoci al cospetto di due casi di apparizioni di defunti al letto di morte, in

cui tanto i veggenti quanto i morenti erano bimbi al di sotto dei 5 anni, casi

che non risultano soltanto indipendenti dai poteri delle facoltà supernormali

subcoscienti, ma che non si saprebbero spiegare con qualsiasi altra ipotesi

naturalistica. Osservo che in altre contingenze simili, in cui si trattava di

morenti adulti, l’ipotesi proposta dagli oppositori consisteva nel presumere

che il morente stesso, per un fenomeno di associazione d’idee generate dallo

stato preagonico, abbia avuto una visione allucinatoria di parenti od amici

defunti, trasmettendola telepaticamente alle persone presenti. Sennonché nel

nostro caso si tratta di morenti che sono a loro volta bimbi in tenerissima età,

circostanza che vale ad escludere in modo categorico qualsiasi forma di

autosuggestione allucinatoria nei bimbi morenti, con relativa trasmissione

telepatica ai bimbi percipienti; e così essendo, non rimane che ammettere la

presenza spirituale sul posto dei defunti visualizzati. Ora è per questo che i

tre uomini di scienza sopra nominati si trovarono in dovere di dichiarare

francamente e onestamente che qualora si raccogliesse un numero adeguato

di episodi di tal natura, si percorrerebbe con ciò un lungo tratto sulla via che

conduce alla dimostrazione sperimentale della sopravvivenza umana. Per

vero dire, il prof. Richet, tornando in argomento in altra circostanza, si cavò

d’imbarazzo dichiarando che «malgrado tutto, anche tali episodi sono

impotenti a farmi concludere che le personalità dei defunti assistano, in

forma di fantasmi, alla morte dei loro parenti!!!». (Noto che i tre punti

esclamativi sono nel testo). Ora è palese che tale osservazione non è una

ragione, non è un argomento, non è un’obiezione. Insomma, non significa

nulla, e rappresenta unicamente l’opinione dell’autore nel periodo della sua

vita in cui la formulava, opinione che però si andò modificando radicalmente

negli ultimi anni della sua operosa esistenza.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

164

* * *

Ai casi eloquentissimi dei bimbi che scorgono apparizioni di defunti al

letto di morte di altri bimbi, segue un altro gruppo di episodi complementari

in cui bimbi al di sotto dei 5 anni scorgono apparizioni di defunti poco dopo

la loro morte; ed anche questa varietà del medesimo fenomeno non è

spiegabile con ipotesi naturalistiche, mentre vale a convalidarne la genesi

spiritualista.

Nel volume di Camillo Flammarion: Après la Mort, si contengono 9 casi

del genere. Ne riferirò uno solo, rimandando per gli altri al libro che li

contiene. La signora Anne E. Carrère, residente in Algeri, scrive in questi

termini (pag. 265) al Flammarion:

«Mio marito, uno degli uomini più intelligenti, giusti e buoni che siano

vissuti al mondo, mi aveva fatto la promessa che se moriva prima di me,

sarebbe certissimamente venuto a darmi una prova positiva della

sopravvivenza, dato che la cosa fosse possibile. Egli morì il giorno 10 ottobre

1898. La nostra famiglia si componeva di mio marito, di me e di mia figlia,

rimasta vedova in giovanissima età, con tre piccoli figli, che sono tre

maschietti, il maggiore dei quali aveva cinque anni, il secondo tre anni e

mezzo, e l’altro due anni e mezzo. Durante il doloroso periodo dell’ultima

infermità di mio marito, una famiglia amica si era presa con sè i bimbi, ai

quali venne occultata la morte del nonno. Il più giovane dei tre - Guy - nel

giorno e nell’ora delle esequie, si trovava a tavola coi nostri amici, quando

improvvisamente si raddrizzò sulla sedia esclamando: “Qui c’è il nonno! E’

dalla finestra. Guardatelo!”. E così dicendo, scese dalla sedia per corrergli

incontro.

«Ricordo ch’egli aveva due anni e mezzo, e che non solo ignorava la morte

del nonno, ma non aveva alcuna idea della morte.

«Il domani mattina, egli stava baloccandosi in una camera attigua alla mia,

e lo intesi improvvisamente a saltare e a ridere gridando: “Nonno! Nonno

mio!“. Contrariata da ciò, uscii subito onde farlo tacere; ma egli continuò a

battere giulivamente le mani, ridendo, e dicendomi: “Ma guarda il nonno

com’è bello così vestito di bianco! Ed ha un vestito luminoso!”. Mia cognata e

le persone di servizio accorsero al rumore del bimbo, rimanendo

impressionate dalle sue esclamazioni; per cui vollero chiedergli in qual punto

vedeva il nonno. Il bimbo parve meravigliarsi che non lo vedessimo tutti, ed

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

165

esclamò stupito: “Ma eccolo là! Non lo vedete?“. I suoi occhi guardavano a

un punto dello spazio dove avrebbe potuto trovarsi il volto di un uomo;

quindi si vide il suo sguardo seguire un alcunché che si elevava nello spazio;

per poi esclamare: “Ah! Ora il nonno è andato via!“.

«Vi garantisco sul mio onore - caro Maestro - l’esattezza scrupolosa dei

fatti esposti. I miei tre nipotini erano allora troppo giovani per averne

conservato ricordo, ma mia figlia, l’istitutrice e me non dimenticheremo mai

ciò che per tutte è sacro».

Nell’episodio riferito l’unica ipotesi da contrapporre all’interpretazione

spiritica dei fatti rimane sempre quella di una presumibile trasmissione

telepatica del pensiero da parte dei familiari del bimbo percipiente.

Sennonché si rilevano nell’episodio dei particolari inesplicabili con tale

ipotesi. Infatti il bimbo Guy scorge il fantasma del nonno vestito di bianco e

col vestito luminoso, particolari che non potevano essere pensati dai

familiari e che perciò - nell’ipotesi di una trasmissione telepatica del pensiero

- non dovevano essere percepiti dal bimbo. D’altra parte, un bimbo di due

anni e mezzo, ignaro della morte, e ignaro più che mai del fatto che i fantasmi

dei defunti si manifestano ben sovente avvolti in bianche vesti risplendenti,

non poteva certo suggestionarsi in tal senso. E pertanto, tale particolare,

corrispondente a una modalità di estrinsecazione veridica nei fantasmi di

defunti, vale ad eliminare anche l’ipotesi delle fortuite coincidenze, mentre

appare altamente suggestivo nel senso dell’interpretazione spiritica del caso;

interpretazione ulteriormente suggerita dalla considerazione che le tre sole

ipotesi naturalistiche con cui spiegarlo: l’autosuggestione, la telepatia fra

viventi e le coincidenze fortuite, non risultando applicabili al medesimo, si è

condotti necessariamente a far capo all’unica interpretazione capace di

spiegarlo: quella di una trasmissione telepatico-spiritica tra il nonno defunto

e il nipotino percipiente.

Al qual proposito non è da dimenticare che il defunto aveva promesso

formalmente di manifestarsi alla moglie dopo morto, onde fornirle in tal

guisa una prova positiva della sopravvivenza; per cui dovrebbe dirsi ch’egli

adempi la promessa manifestandosi al nipotino veggente anziché alla moglie,

la quale non possedeva facoltà di sensitiva.

* * *

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

166

Riferisco un secondo episodio, ch’io ricavo dal vol. X, pag. 139, del Journal

of the S. P. R. - Mrs. Katharine M. C. Meredith racconta:

«Quando mia figlia aveva circa due anni, suo padre che l’amava

teneramente, venne a morire. Due mesi dopo la sua morte, la bimba sedeva

sul letto, nella camera che fu già del babbo, trastullandosi con alcuni

giocattoli. Io con la bambinaia eravamo occupate a deporre i suoi vestiti in un

baule. D’un tratto la bambinetta cominciò a conversare ed a ridere con

qualcuno per noi invisibile. Le chiesi che cosa facesse e con chi parlasse; ed

essa guardandomi con atteggiamento curioso d’innocenza stupita, rispose:

“Parlo col babbo”. Chiesi allora: “Dov’è papà?”. Essa replicò, con aria più che

mai stupita per la mia domanda: “Ma è qui!“. Io soggiunsi: “No cara, papà

non è qui”. Ma essa insistette che c’era, e col ditino lo indicò presso il

capezzale. Ma subito dopo aggiunse: “Ora papà è andato via”. Quindi diede

in uno scoppiettio di risa esclamando: “Che vestito strano che indossava

papà: era tutto bianco!“. Detto ciò, essa riprese a trastullarsi coi suoi balocchi,

come se nulla fosse avvenuto. Essa ignorava la morte del babbo, poiché nei

tristi giorni della crisi fatale era stata allontanata da casa; e quando vi fece

ritorno, noi le dicemmo che “papà era salito in cielo”; ciò che nulla significava

per la bimba di circa due anni...».

Nell’episodio esposto si rinnova il particolare interessante di una bimbetta

che scorge il babbo defunto vestito tutto di bianco particolare che appare

tanto curioso alla piccola veggente, da farla ridere di buon gusto. Ora, come

già si fece rilevare in precedenza, tale particolare, quando si realizza con

bimbi percipienti in tenerissima età, basta da solo ad eliminare le ipotesi

intese a spiegare i fatti in guisa naturalistica. Esclusa, infatti, l’autosuggestione

(perchè in una bimbetta di due anni tale ipotesi è fuori

questione); esclusa la possibilità di una trasmissione telepatica del pensiero

(perchè la mamma non poteva immaginare biancovestito il marito defunto);

esclusa l’ipotesi delle fortuite coincidenze (perchè il particolare in discorso

corrisponde a un alcunché di veridico nelle manifestazioni dei defunti), ne

deriva che il caso in esame appare esclusivamente dilucidabile con l’ipotesi

spiritica; tanto più poi se lo si considera cumulativamente con tutti gli altri

della sua classe.

* * *

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

167

Per non separare tra di loro i due gruppi di casi riguardanti i bimbi

veggenti, ho citato il secondo gruppo dei casi stessi - il quale si riferisce alle

apparizioni di defunti poco dopo la loro morte - prima di riferire esempi di

apparizioni di defunti al letto di morte osservati collettivamente. Riprendo

pertanto la graduatoria, tornando un passo indietro.

Ricavo il seguente episodio dai Proceedings of the S. P. R. (vol. VI, pag.

293). Venne comunicato a detta società da Miss Walker, cugina della

protagonista. Questa scrive:

«I miei genitori ebbero molti figli, di cui la maggior parte morirono

nell’infanzia. Sopravvissero Susanna, Carlotta ed io. In causa di siffatte

numerose lacune, Susanna era a me maggiore di vent’anni. Mio padre era

padrone di un feudo inalienabile; dimodoché la morte dei suoi figli maschi,

William e John - il primo morto nella fanciullezza, l’altro nell’infanzia - era

stata la più grande sventura della sua vita. Susanna si ricordava di entrambi i

fanciulli. William era nato e morto molto tempo prima ch’io venissi alla luce;

John era morto all’età di due anni, quando da poco io ero nata. Di William

non esistevano ritratti; quanto al ritratto di John, tu lo conosci. Si tratta di

quel dipinto a olio in cui è raffigurato in grandezza naturale un bimbo

malfermo sui piedini, biancovestito, con le scarpette turchine, al lato del

quale si vede un levriere accoccolato, e di fronte, un arancio che gli rotola ai

piedi...

«Io avevo raggiunta l’età di vent’anni, Susanna ne aveva quaranta,

Carlotta trenta. La salute di nostro padre andava rapidamente declinando. Si

viveva allora uniti e felici in una deliziosa casetta sui confini del comune di

Harrogate. Nel giorno di cui ora si tratta, Carlotta erasi sentita indisposta; dei

brividi subitanei l’avevano colta, e il dottore aveva consigliato si ponesse a

letto. Nel dopo pranzo, essa dormiva tranquillamente, ed io con Susanna

sedevamo ai lati del letto. Il sole era tramontato, l’aria imbruniva, per quanto

non si fosse ancora nella oscurità. Non so da quanto tempo ci si trovava ivi

sedute, allorché avvenne a me di alzare il capo e scorsi una luminosità

purpurea al di sopra del capezzale di Carlotta, e circonfusi in quella

luminosità mi apparvero due visetti di Cherubini i quali si affissavano

intensamente nell’inferma. Rimasi qualche istante a guardare estatica, né la

visione accennava a dileguare. Alfine, stendendo la mano a Susanna al di

sopra del letto, dissi semplicemente questo: “Susanna, guarda in alto”. Essa

guardò, e atteggiandosi in volto ad espressione d’immenso stupore, esclamò:

“Oh, Emmelina; essi sono William e John!“.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

168

«Continuammo entrambe ad affissarci come affascinate in quella visione,

fino a quando tutto disparve alla guisa di un dipinto che si dissolva.

«Poche ore dopo, Carlotta veniva colta da improvviso accesso

infiammatorio, e in brevi istanti spirava».

Il caso esposto viene riferito da Frank Podmore, il quale osserva come a

dar ragione della visione occorsa, non sia necessario inferire la presenza

spirituale dei fratellini morti, e ciò in quanto si può presupporre ancora che la

visione stessa sia stata il riflesso del pensiero dell’inferma.

Anche volendo accogliere per legittima l’obiezione del Podmore,

dimenticando quanto si disse in precedenza circa l’inesistenza di

allucinazioni collettive d’ordine telepatico, vi sarebbe da osservare come nella

relazione citata si contenga una circostanza la quale risulta una indiretta

dimostrazione in contraddittorio; e tale circostanza è rappresentata dal

paragrafo in cui è detto che la sorella Susanna si ricordava di entrambi i

fanciulli, che la relatrice, più giovane di vent’anni, non ricordava né l’uno né

l’altro, e che non esistevano ritratti del fratellino maggiore. Ora, ove ben si

consideri, tutto ciò vale a significare che la sorella inferma Carlotta - più

giovane di dieci anni di Susanna - non doveva ricordare che il fratellino

minore John, poiché, in caso diverso, la relatrice avrebbe immancabilmente

scritto ch’entrambe le proprie sorelle - non già Susanna sola - si ricordavano

dei due fanciulli. Non avendolo fatto, risulta manifesto che la sorella morente

Carlotta non era nella situazione della sorella maggiore Susanna, e neppure

in quella della sorella minore, la quale non ricordava né il primo, né il

secondo fratellino; dimodoché la giustezza della mia deduzione appare

incontestabile. E qualora fosse accolta, ne deriverebbe che la visione percepita

dalla relatrice non poteva essere il riflesso del pensiero della sorella morente,

dal momento che quest’ultima ignorava le sembianze del maggiore tra i

fratellini apparsi; dimodoché l’interpretazione spiritica dell’episodio esposto

diverrebbe inevitabile.

* * *

Tolgo quest’altro episodio dal Journal of the American S. P. R. (1921 pag.

114), ed è un episodio rigorosamente documentato, in cui i relatori avevano

preso nota immediata dell’evento occorso; il quale si realizzò al letto di morte

del noto poeta e prosatore nord-americano Orazio Traubel (1859-1919), che fu

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

169

il Boswell dell’altro sommo poeta nord-americano Walt Whitman. Egli era

stato l’intimo amico di questo ultimo, e lo aveva studiato tutta la vita con

immenso amore, così come il Boswell aveva studiato Samuele Johnson; e

dopo la morte dell’amico, egli aveva pubblicato un Diario di parecchi volumi

che ne illustrava la vita e il pensiero. Orazio Traubel, a sua volta, fu poeta

geniale della scuola medesima di Walt Whitman, e per taluni critici le poesie

del discepolo rivaleggiavano con quelle del maestro.

La signora Flora Mac Donald-Denison che si trovò presente al letto di

morte di Orazio Traubel, riferisce quanto segue:

«... Il giorno 28 agosto, Orazio era molto depresso di spirito. La malattia di

Anna e la partenza di Bains erano amarezze troppo forti per la sua fibra.

Mildred gli tenne compagnia lungamente, e decidemmo di non lasciarlo solo

un istante. Quando ci recammo sulla veranda per trasportarlo in casa, lo

trovammo raggiante di gioia. Appena mi vide, esclamò: “Flora, guarda!

Guarda! Presto: egli se ne va”. - “Dove? Che cosa vedi, Orazio? Io nulla

scorgo”. - “Là, su quella sporgenza di roccia, mi apparve Walt. Ne vidi la

testa e il busto. Portava il cappello; era splendido, raggiante; pareva

circonfuso da una aureola d’oro. Mi salutò con la mano, quasi a rinfrancarmi,

e mi parlò. Udivo distintamente il timbro della sua voce, ma non compresi

che una sola frase: - Vieni; ti attendo -”. In quella sopraggiunse Frank Bains,

al quale egli ripeté il medesimo racconto, e per tutta la sera si mostrò

sollevato di spirito, raggiante, felice...

«Nella notte del 3 settembre, Orazio stava male, e lo vegliai per alcune ore.

Quando vidi le sue pupille immobili dirigersi lentamente su di me, io credetti

ch’egli entrasse in agonia. Invece desiderava di essere cambiato di posizione.

Mentre eseguivo il suo desiderio, notai ch’egli pareva stare in ascolto. Subito

dopo osservò: “Sento la voce di Walt. Egli mi parla”. Chiesi: “Che cosa ti

dice?”. Soggiunse: “Egli mi ripete: Vieni con me. Vieni, ti attendo”. Dopo

qualche istante egli disse: “Flora, insieme a Walt sono qui convenuti tutti gli

amici. Vi è Bob, vi è Buck e gli altri”.

«Il colonnello Cosgrave giunse alla sera per vegliare Orazio; e gli avvenne

di scorgere il fantasma di Walt Whitman, il quale apparve dall’altro lato del

letto, gli si avvicinò, e gli toccò la mano destra, ch’egli teneva in tasca.

Quando lo toccò, il colonnello avvertì una sorta di scossa elettrica. Anche

Orazio vide Walt, e lo disse. Tali apparizioni ebbero per effetto di dissipare

come per incanto ogni tetraggine dall’ambiente. Nessuno più si sentiva

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

170

depresso: un senso di trionfale esultanza permeava l’atmosfera di quella

casa».

FIRMATA: FLORA MAC DONALD-DENISON

Il dottor Franklin, segretario dell’American Society f. P. R., scrisse al

colonnello Cosgrave, onde ottenere ulteriori ragguagli sull’evento

memorabile. Dal carteggio che ne derivò, stralcio questi brani essenziali:

«Nei mesi di agosto e settembre 1919, io vissi in rapporti familiari con

Orazio Traubel, a tutti noto per le sue opere e per le sue nobilissime

aspirazioni spirituali. Prima di tale periodo io non lo conoscevo

personalmente; come pure non avevo che una cognizione superficiale delle

opere e delle idealità di Walt Whitman. Rilevo tutto questo al fine di

dimostrare che la mia mentalità cosciente e subcosciente, non era punto

influenzata dalle opere e dalle idealità degli scrittori in discorso. Aggiungo

inoltre che il mio lungo servizio militare in Francia con l’esercito Canadese,

passato quasi sempre in prima linea, dal gennaio 1915 fino all’Armistizio, mi

aveva naturalmente familiarizzato con la morte; dimodoché l’ambiente che

circonda i morenti, per quanto m’ispirasse un grande rispetto, non generava

in me quella tensione nervosa, e quella sovreccitazione emozionale che si

verificano naturalmente in persone non familiarizzate con la morte. Ed anche

questo io faccio rilevare al fine di provare che io mi trovavo in condizioni

normali di spirito allorché si realizzò l’evento di cui vi scrisse Flora Denison,

evento ch’io confermo in ogni particolare. In breve ecco ciò che avvenne:

«Nelle tre notti che precedettero la morte di Traubel Orazio, io mi recavo a

vegliarlo nelle ultime ore della notte. Egli si spegneva per paralisi e per

esaurimento, ma in apparenza non soffriva. Era semi-cosciente, e articolava

difficilmente le parole in causa della paralisi alla lingua; ma i suoi occhi,

sempre vivaci ed espressivi, ci facevano facilmente indovinare i suoi desideri.

Nell’ultima notte, verso le tre del mattino, egli si aggravò improvvisamente, il

respiro divenne quasi impercettibile, e gli occhi si chiusero; pareva immerso

in condizioni comatose, mentre il suo corpo era in preda a moti convulsi.

Poco dopo egli riaperse gli occhi, appuntando lo sguardo ai piedi del letto,

mentre il labbro si agitava in uno sforzo vano di parlare. Supponendo ch’egli

avesse bisogno di respirare più liberamente, io rimisi delicatamente il suo

capo nella posizione normale, ma egli subito si voltò tornando a guardare

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

171

dalla medesima parte, fissando estatico un punto situato a tre piedi al di

sopra del letto.

«Allora fui tratto irresistibilmente a guardare da quella parte. L’ambiente

era insufficientemente rischiarato da una lampada notturna posta dietro una

cortina, nell’angolo estremo della camera. Gradatamente il punto in cui si

puntavano i nostri sguardi si andò rischiarando; quindi apparve una leggera

nubecola, che si diffuse e ingrandì rapidamente, assumendo in breve forma

umana, nella quale si delinearono le sembianze di Walt Whitman. Egli

appariva in piedi accanto al letto del morente, vestito di una ruvida giacca

leggera, col solito cappello di feltro in capo, e la mano destra in tasca; posa a

lui familiare, e che si vede riprodotta in alcuni suoi ritratti. Guardava

Traubel, e gli sorrideva affettuosamente, come a rinfrancarlo, e dargli il

benvenuto. Due volte gli fece cenno col capo, e dall’espressione del volto si

comprendeva ch’egli intendeva fargli buon animo. Rimase pienamente

visibile per circa un minuto primo, per poi dissiparsi gradatamente... Ma

prima di dissiparsi, mentre Orazio ed io lo guardavamo intensamente, egli si

mosse, avvicinandosi ad Orazio. Questi, che per la paralisi non poteva restare

a lungo con la testa voltata da una parte, fu forzato a riprendere la posizione

normale, e così facendo balbettò: “Qui c’è Walt”. Nel tempo stesso, il

fantasma si diresse a me, attraversando apparentemente il letto, e mi toccò la

mano, quasi in segno di addio. Quel contatto fu da me avvertito come una

leggera scossa elettrica. Quindi Walt sorrise un’ultima volta ad Orazio, e

disparve alla nostra vista. Ciò avvenne il 6 di settembre, due ore prima che

l’infermo morisse, ore che per lui trascorsero in buona parte nel coma, mentre

la paralisi gli toglieva l’uso della favella anche negli intervalli di veglia; ma lo

sguardo era pieno di silenziosi messaggi, e si capiva ch’egli scorgeva altre

manifestazioni da noi non viste».

FIRMATO: COLONN. COSGRAVE

In questo interessante episodio di visualizzazione collettiva al letto di

morte, si rilevano indizi suggestivi in favore dell’obiettività del fantasma

apparso. Anzitutto per le modalità con cui si venne estrinsecando, le quali

s’iniziarono in forma di una nubecola luminosa che si allungò, si condensò,

crebbe in volume fino a raggiungere le proporzioni e la forma umana, in cui

si delinearono le sembianze del defunto poeta Walt Whitman, intimo amico

dell’altro poeta morente. E’ noto come tali modalità di estrinsecazione

risultino quelle che ordinariamente si riscontrano nei processi delle

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

172

materializzazioni sperimentali di fantasmi, tanto allorché si realizzano in

forma concreta, come quando assumono forma imponderabile (e nel nostro

caso si sarebbe trattato di un fantasma fluidico imponderabile, quindi capace

di passare attraverso ad un letto).

In secondo luogo, l’obiettività presumibile dell’apparizione si

desumerebbe dall’altra circostanza del fantasma che si avvicina al percipiente

toccandogli una mano in segno di saluto; contatto che il percipiente avverte

in forma di una leggera scossa elettrica. Non si può negare che le due

circostanze esposte per quanto non possano considerarsi risolutive nel senso

dell’obiettività del fantasma, risultino però sufficienti onde autorizzare a

concludere che le probabilità maggiori stanno in favore di quest’ultima

spiegazione; la quale convaliderebbe maggiormente l’interpretazione spiritica

dei fatti; interpretazione che, del resto, risulterebbe legittima qualora si fosse

trattato di un fantasma puramente telepatico trasmesso dal pensiero del

defunto all’amico morente.

Al qual proposito aggiungo che il modo con cui s’iniziò il fenomeno

dell’apparizione, vale a dire le modalità particolari ai fenomeni di

materializzazione incipiente, non avrebbe dovuto realizzarsi nell’ipotesi

animica di una presumibile trasmissione al percipiente di un fantasma

allucinatorio originato nella mentalità del morente; ipotesi quest’ultima che io

persevero a discutere malgrado che i più autorevoli professori di patologia

mentale l’abbiano dichiarata inapplicabile alle manifestazioni supernormali

osservate collettivamente. Mi riserbo, nondimeno, di infliggerle l’ultimo

colpo nei commenti al caso che segue.

* * *

Questo terzo caso del genere io lo ricavo dal Light ( 1907, pag. 494).

Il dottore W. T. O’Hara, medico sui transatlantici della White Star Line,

racconta che in uno dei viaggi sulla linea di Yokohama era stata affidata alle

cure del capitano una graziosa fanciulla decenne rimasta orfana, la quale

tornava al Giappone, dove l’attendevano i parenti. Era così graziosa, così

buona e intelligente che vinse ben presto i cuori di tutti i componenti

l’equipaggio, ma soprattutto degli ufficiali di bordo, incluso il dottore che

riferisce il fatto. Allorché il transatlantico giunse nel mare della Cina, la

fanciulla si ammalò gravemente di febbre tropicale, e malgrado tutte le cure

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

173

prodigatele dal dottore, essa andò peggiorando, e si comprese che

annunciavasi inevitabile il decorso fatale della malattia.

A questo punto il dottore informa che quando vegliava la fanciulla,

cominciò a provare un senso inesplicabile di una presenza nella cabina, per

quanto nulla scorgesse a sé dintorno. Il polso della fanciulla diveniva sempre

più debole, e il dottore sorvegliava ansiosamente i mutamenti

nell’espressione del di lei volto; quando all’improvviso la cabina cominciò ad

illuminarsi in guisa misteriosa, sebbene l’alba fosse ancora lontana. In breve

quella luminosità divenne brillante come l’aurora nell’imminenza del sorgere

del sole; quindi parve condensarsi in una radiosità palpitante, con

ondulazioni azzurre, bianche, dorate, le quali si concentravano intorno al

capo della piccola inferma. Così fu per qualche tempo; quindi tutto disparve,

e la cabina tornò nella primitiva semi-oscurità, in cui una lampadina notturna

velata era la sola fonte luminosa.

Durante l’estrinsecarsi del fenomeno, la fanciulla aveva guardato il dottore

con aria di chi vorrebbe chiedere spiegazioni; quindi aveva mormorato: «Oh!

Guardate! Guardate! Come è bello!». E così dicendo, le dita della mano di lei

strinsero convulsamente la mano del dottore. A questo punto, il relatore così

prosegue:

«Essa rivolse improvvisamente lo sguardo in alto. Anch’io guardai in

quella direzione, e vidi rasente il soffitto, al di sopra del di lei capo, formarsi

un globo luminoso dai contorni indecisi, risplendente alla guisa di un fanale

immerso in fitta nebbia. Crebbe lentamente, come già l’altro fenomeno

luminoso, e divenne infine una brillante sfera di luce bianco-azzurra, la quale

pareva palpitante di vita. Aveva qualche somiglianza coi fuochi di Sant’Elmo

quali appariscono sulla sommità dell’alberatura durante le tempeste sature di

elettricità.

«Ed anche questa volta, la fanciulla mi aveva guardato mormorando: “Oh!

Guardate! Guardate!“.

«Lentamente - tanto lentamente che per qualche tempo io non me ne

avvidi - quel globo luminoso scese sulla fanciulla e ne circonfuse il capo,

conferendo a quel volto soave di bimba sofferente una gloria di radiosità

spirituale letteralmente angelica. Giammai ebbi ad assistere a una visione di

bellezza simile, e giammai vi assisterò in avvenire.

«Mentre quel globo luminoso sostava vagolando e vibrando intorno al

capo della morente, io sentii che la mano di lei si contraeva nelle mie, mentre

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

174

un lieve tremito ne scuoteva il corpo. L’inferma fece un debole sforzo onde

rialzare il capo, esclamando con voce fioca e parole stentate: “Oh, mamma,

mamma! Sì, sì, la scorgo la via radiosa. Come è bella! Come tutto risplende!“.

La sua voce si estinse in un lieve bisbiglio incompreso, mentre quel globo

luminoso si elevava di scatto, raggiungeva il soffitto e spariva. La testolina

ricciuta della fanciulla ricadde sui guanciali. Ebbi ad avvertire nel corpo una

lieve contrazione dei muscoli, le dita della di lei mano si rilasciarono, il polso

divenne insensibile, emise un leggero sospiro, mentre quel visino d’angelo

diveniva bianco, bianco come un pannolino. M’inginocchiai col pianto che mi

faceva groppo in gola; mi trovavo solo ormai con una morticina.

«Le incrociai sul petto le manine, e macchinalmente guardai l’orologio:

erano le due e trenta antimeridiane. Mentre ancora stavo genuflesso, si aperse

la porta della cabina ed entrarono il capitano, seguito dal primo e secondo

ufficiale, e dagli altri due ufficiali supplenti. Il capitano si avvicinò al

lettuccio, pose la mano sulla fronte della morticina; quindi si volse a me

dicendo: “Me lo aspettavo”; quindi soggiunse: “Dottore, io non credo affatto

ai fantasmi né agli spiriti, o cose simili, e ritengo che tra di noi non siavi

alcuno che vi creda. Ciò non toglie che io, con questi quattro ufficiali,

abbiamo assistito proprio in questo momento a qualche cosa di straordinario;

e questo “qualche cosa” era così distinto e reale da escludere ogni possibilità

di illusioni. Ciò che abbiamo visto è un globo di luce azzurrognola, che

pareva un fuoco di Sant’Elmo nella tempesta. Apparve al di sopra delle

nostre teste, nel salottino dei fumatori; e mentre lo guardavamo, esso

attraversò la camera, dirigendosi verso la porta. Quivi rimase un istante, per

poi dirigersi alla porta di questa cabina, ed ivi sparire. A tale vista, io dissi ai

miei compagni: “Ragazzi, l’angelica bambina nostra in questo momento è

morta”».

Nel commovente episodio esposto, il particolare teoricamente più

suggestivo consiste nel fatto che il globo luminoso visto dal capitano e dagli

ufficiali di bordo, oltre a dimostrarsi il medesimo globo visualizzato dal

dottore e dalla fanciulla morente, risultò guidato da una intenzionalità ben

definita, in quanto si diresse dal salottino degli ufficiali, alla porta della

cabina in cui spirava in quel momento la fanciulla affidata alle cure del

capitano; con ciò facendosi messaggero della di lei morte. Niun dubbio

pertanto intorno alla genesi trascendentale della manifestazione.

Ma quel globo luminoso che cosa rappresentava? Noto in proposito che

nella casistica medianica, non sono rari i casi in cui, tanto gli spiriti dei

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

175

defunti, quanto gli spiriti dei morenti, appariscono ai percipienti sotto forma

di un globo luminoso, e in una mia precedente monografia ho citato un buon

numero di casi di tal natura; tra i quali è notevole l’episodio di una madre la

quale, al momento in cui il proprio bimbo esalava l’ultimo respiro, vide

scaturire dal suo capo un globo luminoso che rapidamente si elevava e

scompariva attraverso il soffitto. Ricordo ancora che il dottor Baraduc

pervenne a fotografare tale globo luminoso al letto di morte della propria

moglie. Dovrebbe pertanto indursene che nel caso in esame, il globo di luce

azzurrognola, guidato da una volontà definita, e visto collettivamente da sei

persone, rappresentasse a sua volta una delle forme in cui si manifestano gli

spiriti dei defunti, e in cui si manifestò agli ufficiali di bordo la madre defunta

della fanciulla morente; mentre la medesima manifestavasi a quest’ultima in

forma umana allo scopo di farsi riconoscere.

Accennerò ancora alla frase del relatore in cui informa che quando la

fanciulla da lui vegliata era entrata in agonia, egli cominciò a provare un

senso inesplicabile di una presenza nella cabina, per quanto nulla scorgesse a

sè intorno. Tale misteriosa sensazione di una presenza, risulta addirittura

comune nei casi di telepatia al momento della morte, nei casi delle

manifestazioni di defunti, e nei casi dei fantasmi quali si estrinsecano nelle

case o località infestate; e concorre efficacemente a dimostrare la natura

obiettiva del fantasma che si manifesta; come pure sottintende un’azione

telepatica sul percipiente da parte del fantasma in questione.

Noto che sono frequenti i casi in cui il percipiente assorto nella lettura, o in

altra mansione qualunque, non avrebbe scorto il fantasma se questi non

l’avesse indotto telepaticamente a voltarsi dalla parte in cui avveniva la sua

manifestazione. E quest’ultima circostanza - del fantasma il quale non è

visibile che nel punto in cui il percipiente è influenzato telepaticamente a

guardare - si trasforma in un’ottima prova in favore della obiettività dei

fantasmi che così si comportano.

Da un altro punto di vista, rilevo che nel caso esposto furono sei le persone

che unitamente alla fanciulla morente, osservarono collettivamente, o l’una o

l’altra fase delle manifestazioni supernormali occorse; mentre quattro di esse

non si trovavano nell’ambiente in cui avvenne il decesso, e ciò che videro

questi ultimi era un fenomeno diretto da una volontà estrinseca. Ne deriva

che in tali contingenze risulta superfluo discutere l’ipotesi allucinatoria.

Ciò stabilito, è giunto il momento di dichiarare che sebbene nelle pagine

che precedono - e per puro desiderio di non lasciare senza risposta le

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

176

obiezioni degli oppositori - io abbia continuato a discutere sull’ipotesi

allucinatoria, anche dopo avere informato che il prof. Richet e il prof. Morselli

erano concordi nel dichiararla inapplicabile alle manifestazioni supernormali

osservate collettivamente, ora è bene insistere sul fatto che in simili

circostanze l’ipotesi stessa risulta letteralmente gratuita e arbitraria, giacché

non si conoscono esempi di allucinazioni collettive, vere e proprie, le quali

traggano origine da un’influenza contagiosa di trasmissione telepatica del

pensiero.

Nei trattati di psicopatia si contengono esempi di allucinazioni collettive,

ma unicamente tra le folle fanatizzate per contagio mistico; il che si realizza

esclusivamente per suggestione verbale, e giammai per trasmissione

telepatica del pensiero; il che equivale a dire che tra i due ordini di fenomeni

s’interpone un abisso. Riesce pertanto inesplicabile che gli oppositori

persistano a valersi di tale estensione arbitraria dell’ipotesi allucinatoria, e

che tra coloro che se ne valsero figurino nomi di eminenti indagatori, quali il

Podmore, Marcel Mangin, Eric Dingwall e il famigerato prof. Jastrow. Non vi

figura però il nome del prof. Richet, il quale, nel suo Traité de

Mètapsychique, accenna ripetute volte al tema delle percezioni collettive di

fantasmi, escludendo categoricamente l’interpretazione allucinatoria delle

medesime. Così, ad esempio, a pag. 321, egli osserva: «Vi sono delle

monizióni che risultano certamente obiettive; e sono quelle percepite

collettivamente. In tali contingenze è ben difficile, per non dire impossibile,

che non siasi estrinsecato un alcunché di obiettivo, analogo ai fenomeni

ordinari, i quali impressionano i nostri sensi normali... ». Più oltre (pag. 438);

«Quando due persone normali e ragionevoli descrivono il medesimo

fantasma, rimanendone impressionate simultaneamente, comunicandosi

reciprocamente le loro impressioni, e ciò ben sovente al momento stesso in

cui l’apparizione è presente, sarebbe assurdo il presumere una doppia

allucinazione identica, interamente subbiettiva... ». E più esplicitamente

ancora a pag. 752: «Qualora si trattasse di un solo caso del genere, o di una

sola persona percipiente, si potrebbe credere a un’allucinazione, o ad

un’illusione; ma in realtà tale spiegazione risulterebbe addirittura infantile. Si

parla di allucinazione al fine di sbarazzarsi con un vocabolo assai comodo, di

un fatto inconsueto che perturba la nostra quiete scientifica; un procedere

siffatto appare invero troppo semplicista. E si arriva financo a parlare di

“allucinazioni collettive”; ma non esistono allucinazioni collettive; gli

alienisti non conoscono un fenomeno simile...».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

177

Ricorderò infine che vi è un gruppo di episodi analoghi in cui la

percezione del fantasma è d’ordine successivo; vale a dire che il medesimo

fantasma è percepito nella medesima località, da persone diverse, in epoche

diverse, mentre ciascuna persona ignora l’esperienza delle altre; casi che

infliggono l’ultima definitiva sconfitta ai propugnatori dell’ipotesi

allucinatoria estesa ai casi di percezione collettiva di fantasmi.

NEI FENOMENI DI PICCHI MEDIANICI

Prima di passare alla citazione di esempi riguardanti la categoria più

importante dal nostro punto di vista, che è quella delle apparizioni dei

defunti qualche tempo dopo la loro morte, ritengo necessario far cenno a

taluni fenomeni d’altra natura, da me trattati in apposite monografie, e in cui,

sebbene non emergano prove sulla presenza di defunti identificabili,

nondimeno si estrinsecano con modalità siffatte, da risultare logicamente

assurdo attribuire i fatti a gesta di personificazioni sonnamboliche combinate

ai poteri della subcoscienza.

Questo primo esempio appartiene ai casi di telecinesia a grande distanza.

Lo ricavo dai Proceedings of the S. P. R., vol. VIII, pag. 218. La relatrice del

caso è Mrs. Anna Davies, conosciuta personalmente da F. W. Myers, il quale

stese relazione del caso conforme al di lei racconto verbale, relazione ch’essa

sottoscrive.

«... Una sera io mi recai da certa Mrs. Brown, nostra vicina di casa, la quale

mi diede una lettera proveniente dall’India e indirizzata a Mrs. J. W.,

pregandomi di fargliela avere per mezzo di mio fratello il quale aveva

occasione d’incontrarsi col fratello di lei. A quanto pare, eravi stato ritardo, e

forse trascuranza da parte di Mrs. Brown, nel recapitarla. Io la tolsi con me,

promettendo di consegnarla subito a mio fratello. Era una lettera piuttosto

sudicia, di formato normale, con soprascritta evidentemente vergata da

persona maldestra. La deposi sul camino dell’antisala, e mi sedetti poco

discosto in attesa di mio fratello. Ben si comprende come tale lettera non

potesse interessarmi in modo alcuno. Dopo qualche minuto, cominciai ad

avvertire un certo battito caratteristico sopra il piano del camino; per cui mi

ricorse in mente che forse qualcuno avesse portato in basso un orologio posto

nella camera di mia madre. Mi alzai per verificare, constatando che ivi non si

trovavano orologi, come non se ne trovavano nella camera. Quel battito così

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

178

chiaro e stridente pareva scaturire dall’interno della lettera! Fortemente

stupita, la tolsi di là e la deposi sulla credenza; indi sopra altri mobili, ma

dovunque la portassi il battito persisteva e invariabilmente proveniva dal

punto preciso in cui ciascuna volta io la collocavo.

«Trascorse in quel modo circa un’ora; dopo di che, non sentendomi di

reggere più oltre a tale stupefacente mistero, mi recai nella sala attigua in

attesa che arrivasse mio fratello. Quando questi finalmente giunse lo condussi

nell’antisala chiedendogli semplicemente se avvertiva qualche cosa. Al che,

senza indugio rispose: “Sento il battito di un orologio da tasca, o di uno

svegliarino”. Come dissi, non eranvi nella camera orologi di sorta. Intanto

egli, guidato dal suono, si approssimò al punto in cui trovavasi la lettera, e

tosto esclamò: “Come mai! Il battito proviene da questa lettera!“. Allora

entrambi ci ponemmo in ascolto; quindi prendemmo la lettera e la portammo

attorno, fino a che ci persuademmo in modo assoluto che proveniva dalla

lettera stessa, per quanto in essa non si contenesse che un semplice foglio di

carta. L’impressione che su di noi produceva quel battito era strana: per noi

risuonava come un urgente appello alla nostra attenzione. Non ricordo bene

se mio fratello consegnasse la lettera a Mrs. J. W. in quella sera medesima

(l’ora era già inoltrata), o nel mattino seguente. Risultò che con essa le si

partecipava la morte del proprio marito avvenuta per un colpo di sole, e la

lettera era stata scritta da una persona di servizio, oppure da un compagno di

viaggio del defunto. Non v’ha dubbio che quel battito inesplicabile ebbe per

effetto di spingerci a consegnare le lettera con ben maggiore premura di quel

che sarebbe avvenuto normalmente».

Il fratello di Mrs. Davies conferma la narrazione esposta nei termini

seguenti:

«... Allorché entrai, trovai la lettera sul camino. Tanto io che mia sorella

avvertimmo chiaramente un battito in tutto simile a quello di un orologio. Ci

indugiammo lungamente ad ascoltarlo. Si produceva in tale prossimità della

lettera che pareva scaturisse dall’interno di essa. Nulla ci fu dato rinvenire

che potesse in minima guisa dilucidare l’inesplicabile mistero».

L. A. DAVIES

L’episodio esposto appartiene a un gruppo di casi in cui si realizzano

fenomeni del genere al momento preciso in cui arriva una lettera nella quale

si partecipa al destinatario la morte di un congiunto; fenomeni che per lo più

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

179

si estrinsecano sotto forma di una successione di picchi, o di quadri che

cadono, o di campanelli che suonano a distesa, o di specchi che si spaccano. Il

Myers fa rilevare l’importanza di siffatti fenomeni dal punto di vista della

possibilità che i defunti abbiano talvolta cognizione di eventi terreni che li

riguardano. Ed è infatti palese che se si perviene a dimostrare come tali sorta

di coincidenze si ripetano con relativa frequenza, allora non possono più

dilucidarsi con ipotesi esclusivamente animiche, tenuto conto che nei casi del

genere l’ipotesi telepatica è fuori questione in causa della circostanza che si

realizzano dopo trascorsi parecchi giorni dall’evento di morte.

Ciò stabilito, ne deriva che nel caso in esame, se si elimina la telepatia, non

si saprebbe a quale altra ipotesi far capo a spiegazione del misterioso battito

risonante intorno a una lettera in cui si partecipava un caso di morte, lettera

che non interessa affatto i percipienti, i quali, però, ebbero l’impressione che

quella strana manifestazione significasse urgenza di consegnarla alla

destinataria, laddove invece, per trascuratezza, la lettera giaceva da qualche

tempo dimenticata in casa altrui.

Ciò rilevato, ripeto quanto dissi in precedenza, ed è che sebbene nel caso

citato non emergano prove sulla presenza di defunti identificabili,

nondimeno si estrinsecano con modalità abbastanza eloquenti nel senso della

presenza di un’intenzionalità dirigente il fenomeno, da risultare logicamente

assurdo il pretendere di spiegare l’evento con le ipotesi di cui dispongono gli

animisti totalitari. Ma, in ogni modo, con quale ipotesi? E’ palese che si tratta

di un fenomeno auditivo-obiettivo, ma perchè si estrinsecò? Ove anche si

presumesse che l’energia indispensabile all’uopo scaturisse dalla percipiente,

la quale possedesse qualità medianiche, perchè il fenomeno si sarebbe

estrinsecato quella sola volta nella di lei vita, e ciò in presenza di una lettera

ritardata contenente una partecipazione di morte? Conveniamone: c’è

dell’altro in questa manifestazione; ma, già si comprende che dal punto di

vista scientifico, i fenomeni di tal natura acquistano valore teorico soltanto a

condizione di considerarli cumulativamente a tutti gli altri della stessa

natura, nonché agli altri qui contemplati. Ed è per questo che m’indussi ad

accogliere un caso, a titolo di esempio, nel presente lavoro.

NEI FENOMENI DI APPORTO

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

180

Passo a riferire qualche episodio ricavato dalla mia monografia su i

Fenomeni di Apporto, nella quale si contengono incidenti in cui si

riscontrano caratteristiche suggestive d’interventi estrinseci. Mi auguro che

tale monografia venga un giorno tradotta in inglese o in francese, e ciò nella

speranza che taluni eminenti cultori di ricerche psichiche tuttora dubbiosi

sull’esistenza di simili fenomeni, se ne convincano sulla base dei fatti. Noto in

proposito che nella classificazione dei casi io mi attenni rigorosamente alla

regola di eliminare tutti i fenomeni conseguiti in piena oscurità, fatta

eccezione per quelli ottenuti a richiesta, o in cui la natura eccezionale

dell’oggetto apportato rendeva impossibile ogni pratica fraudolenta. Dopo di

che, procedetti ad enumerare esclusivamente fenomeni di apporto conseguiti

in piena luce, o in luce sufficiente.

Dichiaro infine che si tratta di una categoria di fenomeni da me indagati a

fondo sperimentalmente per il non breve periodo di dieci anni, con due

medium privati, amici miei carissimi, appassionati cultori di ricerche

psichiche, nonché soci del Circolo Scientifico Minerva di Genova; e subito

dopo, da me indagati ancora per altri dodici mesi con la celebre medium

Eusapia Paladino.

Ed è precisamente l’Eusapia Paladino che mi offrirà il primo spunto per

discutere la tesi secondo la quale, in un buon numero di fenomeni di apporto

si rinvengono modalità di estrinsecazione inconciliabili con l’interpretazione

animica dei medesimi.

Questo il curioso fenomeno di cui si tratta, il quale si svolse in una seduta

alla quale io non assistevo, ma ebbi a discuterne lungamente il domani con le

tre persone che vi presero parte.

L’amico Felice Avellino, segretario del Circolo Scientifico Minerva di

Genova, desiderando conseguire manifestazioni di carattere intimo in

rapporto a una personalità di congiunto materializzatasi la sera precedente

con Eusapia Paladino, aveva disposto onde avere una seduta privatissima

con lei nella propria abitazione. A tale seduta non assistevano che lui, la

propria sorella e una studentessa russa, essa pure socia del Circolo Minerva.

Nella casa in discorso non si trovavano altre persone, giacché la famiglia

dell’amico Avellino era in villeggiatura. Ciò premesso, riferisco quella parte

della relazione, la quale riguarda il fenomeno di apporto conseguito. Il socio

Avellino scrive:

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

181

- Settembre 5. - «... La medium era da me controllata a destra, e da mia

sorella a sinistra...

«Verso la fine della seduta, quando già erasi ottenuto quanto si desiderava

in fatto di fantasmi materializzati, ecco piombare dall’alto, con tonfo

rumoroso in mezzo al tavolo, un alcunché di grosso e di pesante. Allungo il

braccio, palpando sul tavolo, e mi capita sotto mano un oggetto che non tardo

a identificare per un grosso pane di quelli foggiati a quattro corni, e

denominati di pasta soda.

«Desideroso di vedere e analizzare meglio questo curioso apporto, chiedo

a John il permesso di fare la luce, che egli mi accorda; ma, con sorpresa

generale, appena fatta la luce, si riscontra che nulla esiste sul tavolo. Si

guarda sotto il tavolo, si rovistano gli angoli più reconditi della camera, si

osserva nell’interno dei mobili, e infine, le due signore presenti frugacchiano

la medium un po’ dovunque; ma tutto è inutile, e il pane non si trova.

«Non mi rimase che ricorrere a John, al quale domando se per avventura

sia stato lui a trafugarlo; ed egli, con un gran colpo battuto sul tavolo,

risponde affermativamente. Prego allora vivamente John, a volermelo

restituire, desiderando farlo vedere ai miei familiari ed agli amici... Ecco la

risposta tiptologica di John: “Appartiene al fornaio qui vicino. Se ti preme

riaverlo, dammi due soldi“. Trassi immediatamente due soldi dal taschino,

invitandolo a pigliarseli; ed egli ordinò tiptologicamente: “Fate l’oscurità”.

Così mi comportai, e in pari tempo ci rimettemmo in catena. Io controllavo

l’Eusapia con la sinistra, e stringendo fra le dita della mano destra la moneta

da due soldi, portai in alto il braccio. Ed ecco che una mano scende dall’alto e

mi strappa di fra le dita la moneta. Trascorrono forse venti secondi ed ecco

farsi udire un altro tonfo rumoroso sul tavolo, identico a quello sentito in

precedenza. Si rifà la luce, e si scorge a noi dinanzi il grosso pane di pasta

soda scomparso un momento prima. Quanto alla moneta da due soldi, essa è

sparita sul serio, e non la troviamo da nessuna parte».

A complemento di questo magnifico caso di apporto ed asporto del

medesimo oggetto, sarebbe stato desiderabile che giunto il mattino, si fosse

tentata la prova di un’inchiesta presso il fornaio indicato da John; ma

purtroppo all’amico Avellino non passò per la mente di tentarla, e ciò in

quanto gli apparve senz’altro inattuabile, trattandosi di una bottega molto

avviata, il cui proprietario non avrebbe potuto accorgersi né della moneta di

un pane né dell’esistenza in cassa di due soldi in soprannumero.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

182

Comunque, tale triplice fenomeno di apporto ed asporto rimase pur

sempre molto interessante, nonché molto ben premunito da ogni addebito di

frode. Infatti si trattava di un grosso pane, il quale non era facilmente

occultabile sotto le gonne della medium, e tanto meno poteva sfuggire ai

palpamenti cui la sottoposero le due signore presenti. Giova inoltre osservare

che una medium alla quale fosse riuscito di produrre fraudolentemente il

primo grande apporto, non si sarebbe certamente preso il gusto di farlo

scomparire, ponendosi al rischio di essere frugacchiata, come infatti lo fu. Si

noti ancora che quando l’amico Avellino portò in alto il braccio stringendo la

moneta tra le dita, se la sentì strappare da una mano scesa dall’alto; gesto che

non poteva compiersi da una medium seduta, e tenuta per le mani.

Rimane da commentare l’atto di onestà a tutta prova implicito nel

fenomeno dell’apporto di un pane appartenente ad altri, atto di onestà messo

in luce dalla risposta dello spirito-guida John. Ed è questa la circostanza che

mi offriva lo spunto per dimostrare che le modalità con cui si estrinsecano i

fenomeni in esame risultano inconciliabili con l’interpretazione animica del

maggior numero tra essi. Per ora osservo che tale correttezza di condotta a

proposito dell’altrui proprietà, appare una regola generale per le personalità

medianiche che presiedono ai fenomeni di apporto, e questa notevolissima

caratteristica combinata all’altra della natura immancabilmente priva di

valore commerciale degli oggetti apportati, lo dimostra in guisa

impressionante. Ne deriva che dal punto di vista della genesi presumibile di

una buona parte dei fenomeni di apporto, tali circostanze assumono una

enorme importanza teorica, come si vedrà dalle considerazioni apposte al

caso che mi accingo a riferire; il quale mi venne inviato dal professore Richet.

Ad illustrazione dei fatti, riproduco un brano della lettera con cui il mio

grande amico defunto accompagnava il caso stesso.

Cher Collègue,

«... Voici un fait que je vous

rapporte, qui entre tout à fait dans

vos écrits sur les phénomènes

d’apport.

«... Ecco un fatto che vi riporto, che

entra effettivamente nei vostri

scritti sui fenomeni d’apporto.

«Ce fait est inédit. Si cela vous

intéresse vous pouvez le publier.

«Questo fatto è inedito. Se ciò vi

interessa potete pubblicarlo.

«La personne qui m’a écrit cette

histoire mémorable est un de mes

«La persona che mi ha scritto

questa storia memorabile è un mio

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

183

excellent amis, en qui j’ai absolue

confiance.

ottimo amico, in cui nutro assoluta

fiducia.

«C’est le Vicomte Saul De Vitray,

petit-fils de la célèbre Comtesse de

Ségur (née Rostopchine) qui a écrit

tant de livres charmants pour les

enfants...

«E’ il visconte Saul De Vitray,

nipote della celebre contessa de

Ségur che ha scritto tanti libri

interessanti per i bambini...

«Ce récit (inédit) me parait fort

beau.

«Questo racconto inedito mi

sembrava molto bello.

«Malheureusement le Comte et la

Comtesse De Vitray n’ont pas

continué leurs expériences. Après

le transport de leur jeune fils ont eu

peur, et ont cessé...».

«Sfortunatamente il conte e la

contessa De Vitray non hanno

continuato le loro esperienze .

Dopo trapasso del loro giovane

figlio hanno avuto paura e hanno

smesso...».

- Relazione del Visconte Saul De Vitray-Ségur –

«Queste le manifestazioni che si realizzarono a Buenos-Aires nell’anno

1891.

«Ci riunivamo in quattro per interrogare il tavolo: esercizio da noi

considerato quale un semplice passatempo.

«Le sedute avevano luogo in una vasta camera debolmente illuminata

dalla luminosità esteriore; ciò che determinava una oscurità relativa la quale

permetteva il controllo rispettivo dei nostri movimenti. Nel corso di una di

tali sedute venne a posarsi sul tavolino una grossa manciata di freschissime

violette di Parma; fiori e steli erano tra di loro intersecati. Potevano pesare un

ettogrammo.

«Domandiamo al tavolo l’origine di un simile regalo in pieno inverno, e

venne risposto che le violette provenivano da Mar del Plata, il ritrovo estivo

dei cittadini di Buenos-Aires, lontano più di 250 chilometri dalla capitale.

«In presenza del nostro stupore, il tavolo aggiunse: “Per fare penetrare

nella camera i fiori, ne decomposi la materia, per poi ricostituirla”.

«Tale spiegazione accrebbe il nostro interessamento; per cui

domandammo: “Apportaci un biglietto di banca”.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

184

«Trascorsi brevi momenti, un colpo secco ci avvertì del fenomeno

compiuto. Rinvenimmo infatti sul tavolo un biglietto di banca nuovissimo, da

cinque centavos; taglio minimo della moneta dell’epoca.

«Era già un bel risultato; ma noi chiedemmo subito: “Ora apportaci un

biglietto di banca di 1.000 piastre”.

«A tale richiesta il tavolo rispose: “Non lo posso, poiché sarebbe un furto.

Vi apportai un biglietto da cinque centavos, che presi nella cassaforte di una

banca, perché ritengo insignificante il danno arrecato; ma per una somma

importante io non posso operare.

«Incoraggiati dai risultati ottenuti, noi continuammo a interessarci al

giuoco; e, dietro richiesta, gli oggetti più diversi esistenti nella camera

spiccavano il volo e venivano a posarsi sul nostro tavolino. Quando il lieve

rumore prodotto dall’oggetto apportato ci avvertiva che il fenomeno era

avvenuto, si accendeva un fiammifero e si riscontrava il prodigio. Dietro

nostra richiesta, i medesimi oggetti, consistenti in ninnoli d’ogni sorta e in

chiavi delle serrature, tornavano a riprendere i loro posti.

«Avveniva qualche volta che alle nostre richieste troppo perentorie non si

rispondeva per parecchie ore; ma la lunga attesa non ci stancava, e si

proseguiva nel nostro passatempo interessante.

«In una di tali sedute, la quale durava da tre ore, e si era protratta fino alle

undici di sera, il tavolo, evidentemente indispettito per la nostra insistenza, ci

ordinò: “andate a cenare; poi tornate qui”.

«Ci alzammo ridendo e scherzando, dirigendosi alla sala da pranzo,

situata in fondo a un’infilata di camere, di cui la prima era la nostra camera

da letto, che in pari tempo era quella delle nostre sedute. Ivi si trovava

addormentato il nostro bimbo, nel suo lettuccio in ferro circondato da un’alta

spalliera. Il nostro piccolo Paolo, che la guerra del 1914 doveva toglierci per

sempre, aveva allora nove mesi, e non camminava ancora.

«Per meglio apprezzare quanto seguirà, premetto ch’io avevo congedato la

bambinaia, e che nell’appartamento non dormivano domestici. Noi quattro

evocatori dello spirito eravamo soli col bimbo in quella casa.

«Finita la cena, io presi una lampada a petrolio, e precedendo gli altri, mi

avviavo verso la camera delle sedute, in cui, come dissi, avevamo lasciato

addormentato il nostro bimbo; quando improvvisamente scorsi nella camera

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

185

adiacente, accoccolato presso una sedia, nel mezzo della camera, il mio

piccolo Paolo, con gli occhi chiusi, piagnucolante nel sonno.

«Tale spettacolo inaudito, strappò a noi tutti esclamazioni di terrore.

Palesemente il piccolo essere era stato trasportato in quel posto da una forza

ignota.

«Questo evento imprevisto e preoccupante, fu cagione che desistemmo per

sempre dalle nostre esperienze».

FIRMATO: VISCONTE SAUL DE VITRAY-SÉGUR

Questa la relazione interessantissima inviatami dal prof. Richet. In essa il

fenomeno del trasporto del bimbo da una camera all’altra, appare

indubbiamente importante; ma dal punto di vista teorico, la sua importanza è

di gran lunga inferiore a quella implicata nell’altro fenomeno dell’apporto di

un biglietto di banca d’infimo valore, combinato alla risposta ottenuta dagli

sperimentatori quando chiesero l’apporto di un secondo biglietto di banca di

grande valore; risposta in tutto corrispondente all’altra riportata in

precedenza ed ottenuta nelle nostre esperienze di Genova con Eusapia

Paladino. Ora tutto ciò concorre a rendere più che mai palese l’esistenza di un

quesito formidabile da risolvere in rapporto alla genesi dei fenomeni di

apporto, i quali, risultando d’ordine fisico, parevano destituiti di qualsiasi

valore teorico in senso spiritualista. Ma gli episodi del genere esposto, e la

stessa natura degli oggetti apportati, sempre privi di valore commerciale,

tendono invece a suggerire conclusioni ben diverse.

Mi accingo a dimostrarlo, e a tale scopo giova cominciare osservando che

gli oppositori dell’ipotesi spiritica, quando discutono di apporti, si valgono

appunto della circostanza che gli oggetti apportati risultano costantemente

privi di valore commerciale, per insistere più che mai sul fatto che i fenomeni

in discorso non possono avere altra origine che un atto di volontà

subcosciente. E fanno rilevare in proposito quanto apparirebbe assurdo e

inverosimile che un’entità spirituale, nulla di meglio avesse da recare in dono

ai viventi, che una pietra, un ramoscello, una perla falsa e via dicendo.

Orbene: a chi ben guardi, una tale circostanza di fatto si traduce invece

nell’obiezione più formidabile che possa infliggersi alla tesi dell’origine

subcosciente dei fenomeni di apporto.

Al qual proposito giova anzitutto ricordare che le personalità medianiche

spiegano il fatto della tenuità e del nessun valore commerciale degli oggetti

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

186

apportati osservando concordemente che ciò avviene in quanto non è loro

lecito rubare; e qualche volta aggiungono che potrebbero facilmente

rintracciare oggetti di valore dispersi e non appartenenti ad alcuno, ma che

loro è inibito di farlo, non dovendo prestarsi ad appagare basse avidità di

lucro.

Riconosco che un’analisi superficiale delle spiegazioni esposte, trae a

considerarle scuse magre scodellate ai gonzi dalle personalità sonnamboliche

subcoscienti; ma un’analisi meglio approfondita delle spiegazioni stesse,

conduce invece a conclusioni diametralmente opposte. Riflettiamo un

momento.

Ove, infatti, la spiegazione totalitaria dei fenomeni di apporto avesse da

ricercarsi nell’ipotesi animica; vale a dire, nei poteri inerenti alla subcoscienza

umana, emerge palese che in tal caso non dovrebbero esistere altre restrizioni

nella scelta degli oggetti da apportare all’infuori di quelle inerenti al volume

ed al peso degli oggetti stessi: vale a dire che se le volontà riunite del medium

e dei presenti si trovassero concordi nel desiderare l’apporto di un oggetto,

questo oggetto dovrebbe trasportarsi ai loro piedi; il che soprattutto dovrebbe

indifferentemente verificarsi tanto nel caso in cui l’oggetto appartenesse ad

uno dei presenti, quanto nel caso che appartenesse ad estranei; tanto se si

trattasse di una moneta di rame, quanto se fosse questione di una moneta

d’oro; tanto per un biglietto da visita, quanto per un biglietto di banca; tanto

per una perla falsa, quanto per una perla vera. Ahimè! Tutti sanno invece che

una tale equivalenza tra gli oggetti apportati non esiste: qualora, cioè, uno

sperimentatore desiderasse l’apporto di una moneta di rame, di uno speciale

biglietto da visita, di una perla falsa, gli avverrà con sufficiente frequenza di

vedere esaudito il desiderio espresso; ma qualora invece lo sperimentatore

desiderasse intensamente l’apporto di una moneta d’oro non sua, o di un

biglietto di banca appartenente ad altri, o di una perla genuina da carpirsi in

un negozio, egli non potrà mai sperare di vedere appagate le sue brame...

Perché? Perché? Quali rapporti esistono tra un fenomeno medianico d’ordine

fisico e i dettami dell’etica? Non emerge forse palese che se un rapporto

esiste, allora il fatto risulta letteralmente inesplicabile con l’ipotesi del

subcosciente? E non risulta invece altrettanto palese che il rapporto in

discorso apparirebbe plausibilissimo in base alle spiegazioni fornite dalle

personalità medianiche? In altri termini: Qualora la genesi dei fenomeni di

apporto risultasse puramente animica, in tal caso i tesori degli scrigni altrui

dovrebbero trasportarsi ai piedi degli sperimentatori che lo desiderassero; ma

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

187

siccome un portento simile, per quanto desideratissimo da un buon numero

di medium e di sperimentatori, non si realizzò mai e mai si realizzerà nella

pratica, come spiegare le severe restrizioni d’ordine morale che governano gli

apporti, senza esorbitare dall’ipotesi animica? Francamente: quando si riflette

serenamente sulle circostanze misteriose in esame, non è logicamente lecito

che si persista a non voler ammettere interventi spirituali nei fenomeni di

apporto.

A scanso di equivoci, osservo che le considerazioni esposte non debbono

ritenersi fondate sui due casi riferiti a titolo di esempi, poiché risultano invece

dedotte dalle risultanze di ottant’anni di esperienze in tale ordine di

fenomeni; mentre i due casi citati valgono a porre maggiormente in luce la

verità delle considerazioni stesse, in causa delle risposte esplicite in tal senso

delle personalità medianiche operanti, nonché per l’apporto effettivo di un

biglietto di banca d’infimo taglio, prova positiva che le personalità medesime

potevano - volendolo - apportare biglietti di banca di qualsiasi taglio. Da ciò

l’inevitabile conclusione che se invece non lo facevano, allora non poteva

darsi altra spiegazione possibile che quella morale implicita nelle risposte dei

due spiriti-guida, l’uno dei quali chiese che gli fosse corrisposto in moneta il

valore dell’apporto desiderato, e l’altro rispose che l’apporto di biglietti di

banca di grande valore equivalendo ad un furto, egli «non poteva operare». E

in queste ultime parole si contiene un’affermazione risolutiva in conferma

delle considerazioni esposte. Perché, infatti, egli non poteva operare quando

si trattava di un biglietto di banca di alto valore? Chi glielo impediva? Non

emerge forse palese che tali parole equivalgono esattamente alle affermazioni

di tante altre personalità medianiche, le quali informano che «loro è

interdetto di farlo da entità spirituali superiori?». E non si è forse costretti a

riconoscere, in omaggio alla logica, che se i fenomeni di apporto avvenissero

per ausilio delle facoltà supernormali subcoscienti, in tal caso le bramosie

combinate dei medium e dei presenti avrebbero per conseguenza di riversare

ai loro piedi i tesori degli scrigni altrui?

Si aggiunga che nel modo di condursi delle personalità medianiche si

rileva un altro particolare più che mai eloquente in senso spiritualista; ed è

che le medesime si rifiutano altresì ad apportare oggetti di valore dispersi e

non appartenenti ad alcuno, informando che loro è inibito di farlo, non

dovendo esse prestarsi ad appagare basse avidità di lucro. Come darsi

ragione, con l’ipotesi del subcosciente, di quest’altra quasi esagerata

scrupolosità delle personalità medianiche nell’osservanza delle regole austere

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

188

di una moralità immacolata? Si pretenderebbe forse che tali mirabili

applicazioni dell’etica evangelica risultino retaggio comune di tutte le

personalità integrali subcoscienti? Rispondo che non mi si darà mai ad

intendere che nella subcoscienza di un ladro scassinatore di casse forti, si

contenga una personalità tanto pura ed illibata da rifiutarsi a concedergli il

possesso di valori che non appartengono ad alcuno. Ma vi è ben altro da

rilevare in proposito; giacché se si riflette che i metapsichicisti materialisti

considerano le personalità medianiche quali creazioni effimere del pensiero

collettivo dei presenti, allora appare più che mai enorme l’assurdità di

attribuire a personalità fittizie in tal natura, principi morali sublimi e in

aperto contrasto con le volontà collettive generatrici delle personalità

medesime. Ed ove poi ci si volesse rifugiare nell’altra ipotesi propugnata da

taluno fra essi, secondo la quale le personalità medianiche risulterebbero

manifestazioni proteiformi della personalità integrale subcosciente dei

medium, personalità fornita di facoltà supernormali valevoli a produrre i

fenomeni di apporto, rimarrebbe ancora e sempre da chiedersi perché mai

una personalità integrale subcosciente destinata ad estinguersi con la morte

del corpo, dovrebbe mostrarsi tanto evangelica, tanto moralmente austera,

tanto indifferente di fronte al benessere della sezione cosciente di sé

medesima, dal momento che quest’ultima, come la prima, è destinata ad

estinguersi con la morte del corpo. I Romani della decadenza erano

infinitamente più logici quando esclamavano: «Inebriamoci di vino e di

amore, assaporiamo i gaudi che la ricchezza dona, giacché la vita è breve e

tutto finisce con la morte».

Qualora infine si volesse far capo all’unica ipotesi logicamente sostenibile,

accettando la sopravvivenza (quindi la spiritualità) della personalità integrale

subcosciente, per indi attribuire alla medesima l’estrinsecazione in massa dei

fenomeni di apporto, in tal caso risulterebbe assai più verosimile il

presupporla dotata di un’elevatezza morale corrispondente; sennonché

rimarrebbe pur sempre da risolvere un quesito letteralmente inconciliabile

con l’etica immacolata di cui si vorrebbe gratificarla; ed è che non si saprebbe

spiegare come mai tale personalità integrale subcosciente dovesse mentire

costantemente, insulsamente, infamemente, camuffando se stessa in veste di

una successione di spiriti disincarnati vincolati affettivamente ai presenti. E’

vero, purtroppo, che le mistificazioni di tal natura si realizzano in gran copia

nella pratica, e ciò in causa dell’invadenza nefasta dei pseudo-medium, ma in

tal caso non si tratta della personalità integrale subcosciente dei medium,

bensì di un’effimera personalità sonnambolica (è noto, infatti, che la

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

189

personalità integrale subcosciente emerge soltanto negli stati profondi

dell’ipotesi, e non è suggestionabile). Stando le cose in questi termini, ne

deriva che non si potrebbe gratificare una personalità sonnambolica

suggestionabilissima, priva di volontà, destinata ad esistere un’ora per poi

dissiparsi nel nulla, con l’attributo sublime di una moralità immacolata.

Conveniamone dunque: tutto concorre a dimostrare che non potrebbe

escogitarsi una prova più efficace di quella qui considerata per la

dimostrazione, sulla base dei fatti, dell’intervento di entità spirituali

nell’estrinsecazione dei fenomeni di apporto.

Concludo pertanto invitando i propugnatori ad oltranza dell’animismo

totalitario, a volermi illuminare in proposito, avvertendoli preventivamente

che se rispondessero accogliendo come incontestabili le mie conclusioni (non

può essere diversamente), ma obiettando di non riconoscere per autentici i

così detti fenomeni di apporto; se così rispondessero, io mi dichiarerei

pienamente soddisfatto, non domanderei di più, né d’altro mi curerei,

giacché i fatti sono fatti, e sapranno imporsi per virtù propria, malgrado tutto

e tutti, come dimostra la storia di tutti i tempi.

NEI FENOMENI PREMONITORI

Nell’intento di sempre meglio dimostrare come tutti i fenomeni

metapsichici possono risultare animici o spiritici a seconda delle circostanze,

e ciò conforme al fatto che tali due grandi categorie di fenomeni hanno per

causa lo spirito umano nelle due fasi d’incarnazione e disincarnazione in cui

lo spirito stesso perviene talora a manifestare le proprie facoltà di senso

supernormali, risulta opportuno ch’io faccia osservare come anche nei

fenomeni della chiaroveggenza nel futuro si rilevino caratteristiche da non

potersi attribuire ai poteri della subcoscienza; senza contare che i fenomeni di

tal natura traggono già di per se stessi a inferire l’esistenza nell’uomo di uno

spirito sopravvivente alla morte del corpo.

Io pubblicai due lunghe monografie in argomento, nelle quali vengono

classificati e commentati 214 casi di premonizioni, autopremonizioni, vaticini

e profezie; dimodoché mi trovo in condizioni di potermi pronunciare con

cognizione di causa sul formidabile tema, dal quale emergono conclusioni

importantissime d’ordine metapsichico, psicologico e filosofico. Di

quest’ultimo ordine è la prova dell’esistenza indubitabile di un fatalismo

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

190

relativo (non mai assoluto, si badi bene) nelle vicende degli individui e dei

popoli; a tale formidabile mistero - da me lungamente trattato nelle

monografie in discorso - avrò occasione di accennare più oltre nei commenti

al terzo degli episodi qui riportati, i quali riguardano tutti un gruppo

impressionante di «premonizioni di morte accidentale, da cui le vittime non

si salvano per tacito od espresso consenso della causa agente». Si aggiunga

che tale caratteristica costituisce la regola nei vaticini di morte.

Ecco un primo episodio notevolissimo del genere a svolgimento

medianico, di cui è relatore e protagonista William Stead. Apparve nel

numero di gennaio 1909, della Fortnightly Review, ed io lo ricavo dalla

prefazione dello Stead al suo libro: Letters from Julia. Egli riferisce:

«Alcuni anni or sono, avevo a collaboratrice in ufficio, una signora di

grande talento, ma di temperamento ineguale e di salute cagionevole. I suoi

modi si fecero a tal segno intollerabili, che in gennaio pensavo seriamente a

liberarmene, quando “Giulia” scrisse per mia mano:

”Dimostrati longanime con E. M.; essa dovrà trovarsi con noi prima della

fine dell’anno”.

«Rimasi stupito, poiché nulla di lei lo faceva presupporre. Tenni per me

l’avvertimento, e rinunciai a congedare la signora. Ciò avveniva, se ben

ricordo, verso il 15 o il 16 di gennaio.

«L’avvertimento venne ripetuto in febbraio, marzo, aprile, maggio e

giugno; e ad ogni volta il messaggio appariva come conclusione di una più

lunga comunicazione: “Ricordati che E. M. dovrà morire prima della fine

dell’anno”.

«In luglio, E. M. ingoiò casualmente un piccolo chiodo, che le si confisse

nell’intestino, rendendola gravemente inferma; e ciò al punto che i medici

curanti disperavano di salvarla. Nel frattempo chiesi a “Giulia”: “E’ questo

l’accidente che prevedevi allorché annunciasti la morte di E. M.?“. Con mia

grande sorpresa, ricevetti in risposta:

“No; essa guarirà, ma dovrà morire ugualmente prima della fine

dell’anno“.

«Infatti E. M., con grande stupore dei medici, si ristabilì, e in breve riprese

le sue occupazioni. In agosto, settembre, ottobre, novembre, l’avvertimento

venne ripetuto. In dicembre E. M. si ammalò per influenza.

«Chiesi a “Giulia”: E’ questo il momento?».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

191

“No; essa non giungerà tra noi in causa di morte naturale; ma vi giungerà

ugualmente prima della fine dell’anno”.

«Ero costernato, ma ben sapevo che nulla avrebbe impedito il compiersi

dell’evento.

«Venne il Natale. E. M. stava male; ma quando giunse la fine dell’anno,

essa viveva ancora. “Giulia” mi disse:

“Posso essermi ingannata di qualche giorno, ma ciò che predissi avverrà”.

«Il 10 gennaio, “Giulia” comunicò: “Recati domani da E. M., prendi gli

accordi che sono del caso; prendi inoltre congedo da lei, perché non la

rivedrai più sulla terra”.

«Mi recai a trovarla. Aveva la febbre con tosse insistente, e si doveva

trasportarla all’ospedale onde provvedere a una migliore assistenza. Essa

m’intrattenne sui progetti che aveva in mente circa i lavori da compiere.

Quando presi congedo, mi domandai se questa volta “Giulia” non si fosse

ingannata.

«Due giorni dopo, ricevetti un telegramma in cui mi si informava che E.

M., in un accesso di delirio, erasi gettata a capofitto dal quarto piano,

rimanendo cadavere.

«La data del triste evento aveva oltrepassato di qualche giorno i dodici

mesi preconizzati dal primo messaggio.

«L’autenticità di quanto affermo è convalidata dai manoscritti di tutti i

messaggi originali, e dalle attestazioni firmate dei miei due segretari, ai quali,

sotto suggello di segreto, avevo comunicati gli avvertimenti di “Giulia”».

Il caso esposto è teoricamente notevolissimo, e il nome di chi lo riferisce è

garanzia assoluta della sua autenticità in ogni più minuzioso particolare.

Accennerò di sfuggita alla circostanza che nelle due volte in cui la persona

designata cadde inferma prima del compimento del vaticinio, lo Stead ritenne

giunto il momento fatidico, e che malgrado ciò egli ottenne risposta negativa;

circostanza contraria alla genesi subcosciente del messaggio premonitorio, e

in favore dell’indipendenza spirituale della personalità di «Giulia», visto che

in caso contrario, l’azione auto-suggestiva non avrebbe mancato di esercitarsi

sull’Io subcosciente dello Stead, traendolo a confermare quanto l’Io normale

pensava.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

192

Osserverò inoltre che dalla risposta di “Giulia”: «E. M. non giungerà tra

noi in causa di morte naturale», si rileva com’essa, oltre che consapevole della

prossima fine della signora in questione, fosse pienamente edotta sul genere

tragico di morte che l’attendeva; circostanza che offre materia a serie

riflessioni, poiché da essa emerge che se “Giulia” avesse confidato il fatto allo

Stead, questi avrebbe sicuramente salvata da morte l’inferma provvedendo a

farla sorvegliare. Sorge quindi spontanea la domanda: «Perché “Giulia” non

lo fece? Perché, potendolo, non volle profferire una parola con cui salvare da

morte una persona?». Questo il mistero conturbante; e a diradarlo non si

presterebbe che una spiegazione: «Il farlo era inibito a “Giulia”, non essendo

concesso a uno spirito di ostacolare il corso dei destini umani». Ed eccoci

ripiombati in piena ipotesi fatalistica.

Infine, le medesime considerazioni forniscono un ottimo argomento contro

l’ipotesi dell’origine subcosciente di tutte le premonizioni. Qualora infatti ciò

fosse, non si spiegherebbero le reticenze analoghe all’esposta, considerato che

per un Io subcosciente non possono esistere inibizioni superiori che gli

impediscano di salvare da morte una persona rivelando ciò che sa. Stando le

cose in questi termini, quale altra ragione addurre a spiegazione dei numerosi

episodi in cui si rilevano reticenze consimili? Invano se ne cercherebbero,

poiché non ne possono esistere.

Come dissi, nelle mie monografie si contengono episodi svariatissimi del

genere, tutti altamente suggestivi nel medesimo senso. Non potendoli

accogliere in un lavoro di sintesi, mi limito a sceglierne e riportarne ancora

due casi importanti.

L’episodio seguente (68° nelle mie monografie), è assai lungo e

circostanziato; per cui mi risolvo a riassumerlo. Venne investigato dal prof.

James Hyslop, il quale conobbe personalmente la percipiente.

Si tratta di una madre alla quale era morta la sua bimbetta per l’incendio

della culla. Ora avvenne che dall’agosto 1897 fino allo scoccare dell’ora fatale

nel dicembre, la madre ebbe continui preannunci supernormali del tragico

evento che le sovrastava, ma sempre in guise sufficientemente vaghe per

risultare utili. Tali preannunci cominciarono con un senso vago di prova

dolorosa sovrastante l’intera famiglia, senso che si rinnovò e s’intensificò al

punto da determinare la percipiente a parlarne al marito; quindi si fece udire

una voce subbiettiva che alluse velatamente alla natura della prova; vale a

dire, alla morte della bimba, la quale «non avrebbe più bisogno» di vestitini,

di scarpine, di giocattoli ecc. In seguito si aggiunse una prima intimazione

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

193

oscura circa la causa della morte, in forma d’impressione olfattiva, per la

quale la percipiente avvertiva odore di bruciaticcio senza cause apparenti;

impressione che un giorno si concretizzò nella visione complementare di una

cuna in fiamme. Dopo di che, le trepidazioni della percipiente si fissarono in

modo ossessionante sull’idea di pericolo in rapporto ai fiammiferi, e alla

vigilia del giorno fatidico fu colta da un impulso irresistibile che la spingeva a

distruggere i più pericolosi; ciò che però non fece, perché distolta da

un’intempestiva riflessione. Infine, al momento della catastrofe, sentì una

voce che la consigliava a «rivoltare il materasso» (sul quale presumibilmente

giaceva sperduto un fiammifero), operazione che per consuetudine faceva

sempre, ma che questa volta non fece; trascuratezza quest’ultima, e

irrisolutezza la prima, che appariscono altamente suggestive di un alcunché

di fatale nella prova che la sovrastava.

Si rileva pertanto che se la percipiente ebbe la rappresentazione subbiettiva

di tutti gli elementi integranti il quadro della catastrofe, ciò avvenne in guisa

tanto slegata e incomposta da impedire alla medesima di concretarli in una

percezione sintetica rivelatrice del loro significato premonitorio; ché se il

significato fosse stato compreso, si sarebbe scongiurata la catastrofe; ma...

forse tale incomposta rappresentazione aveva la sua ragione d’essere.

Comunque, anche in questo caso risulta palese come la personalità

medianica o subcosciente, fosse pienamente edotta sul genere di morte

accidentale che sovrastava la bimba; dimodoché anche questa volta sorge

spontanea la domanda: Perché la personalità medianica, anziché ammonire

vagamente sul «pericolo d’incendio», o consigliare altrettanto vagamente a

«rivoltare il materasso», non informò che sul materasso giaceva disperso un

fiammifero, salvando con ciò la vita della bimba? Si pretenderebbe forse che

le prime frasi fossero telepaticamente trasmissibili dal subcosciente al

cosciente, e che l’ultima risultasse impervia alle vie di trasmissione telepatica?

Siccome nessuno vorrà sostenere una tesi tanto assurda, ne consegue che si è

forzati a concludere come in contingenze di tal natura non si tratti

presumibilmente di personalità subcoscienti (le quali non avrebbero motivo

di nascondere ciò che sanno nei casi in cui, parlando, salverebbero da morte

una persona cara), ma bensì di entità spirituali, alle quali, per ragioni

imperscrutabili ma perfettamente concepibili, non sarebbe concesso

ostacolare il corso dei destini umani, ma solo permesso qualche volta di

preavvertire le vittime del destino, ricorrendo a frasi vaghe, reticenti,

oracolari, indecifrabili fino ad evento compiuto; e ciò allo scopo di creare

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

194

nelle vittime designate uno stato di trepidanza benefica intesa a

predisporvele.

Riferisco un terzo esempio di premonizione di morte accidentale, dal quale

emerge più che mai indubitabile l’esistenza di una fatalità nella vita; con la

quale soltanto possono spiegarsi le reticenze e i simbolismi che palesemente

hanno lo scopo di non intralciare il compiersi dei decreti del Destino. E

quest’ultimo vaticinio di morte appare soprattutto importante dal lato

probativo, in quanto risulta di data recentissima, venne formulato da due

sensitivi in guisa indipendente, e l’uno tra essi tornò insistentemente sul

medesimo evento in 14 sedute, dopo averlo preconizzato 31 mesi prima che si

realizzasse. Si aggiunga che per un’ironia della sorte, e per ordine

supernormale, tale vaticinio di morte venne comunicato alla vittima dal

sensitivo percipiente, il quale ignorava chi fosse colui che doveva morire; e la

vittima designata, ignara a sua volta del suo fato, ne prese nota

accuratamente in attesa che si realizzasse; e la vittima che ne prese nota a

scopo d’indagarne scientificamente lo svolgimento, era il dottore Gustavo

Geley, direttore dell’Institut Métapsychique di Parigi.

Il primo di tali memorabili vaticini si estrinsecò, non cercato, nelle

esperienze di metagnomia che il dottore Eugène Osty conduceva con

parecchi sensitivi. Egli scrive:

«Pongo fine alla presente enumerazione di premonizioni di morte

accidentale riferendo frammentariamente le frasi di un vaticinio del quale

seguitai per tre anni le vicissitudini di svolgimento senza rendermi conto,

fino ad evento compiuto, della persona a cui si riferiva».

[Estratti ricavati dalle relazioni di sedute ebdomadarie di premonizione,

con la sensitiva-chiaroveggente Mad. Peyroutet].

18 marzo, 1922 - «... Voi assistete regolarmente ad un pranzo al quale non

intervengono che uomini. L’uno tra essi intraprenderà un viaggio, e

incoglierà in un accidente seguito da morte...».

- (Io intervenni regolarmente in un solo pranzo periodico - il 13 di ogni

mese - al quale non partecipavano che uomini. Fu combinato nel giugno del

1914, ed eravamo in quindici commensali, tutti interessati alle ricerche

psichiche, e in massima parte amici. Il dottor Geley, direttore dell’Institut

Métapsychique, ne faceva parte).

24 aprile, 1922 - «... Morte di un vostro amico per disgrazia accidentale. Vi

sarà caduta e morte. E’ un uomo di scienza... ».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

195

23 maggio, 1922 - «... Voi apprenderete la morte di un vostro amico per un

grave incidente. Vi saranno due morti... ». (Il dottor Geley era il solo

passeggero nell’aeroplano che il giorno 14 luglio 1924 precipitava al suolo in

Polonia. Egli e il pilota rimasero uccisi sul colpo).

15 luglio, 1922 - «... Vedo sempre attorno a voi la morte di un uomo di

scienza vostro amico. Ma in che cosa consiste la catastrofe?... Vi sarà doppia

morte...».

23 settembre, 1922 - «... Oh! Dottore, scorgo sempre intorno a voi questo

evento di morte per accidente. Esso potrebbe dar luogo a un’offerta che vi

verrà fatta, e che muterà la vostra carriera professionale... ». (Per coloro che lo

ignorano, osservo che fu in seguito alla morte del dottor Geley, che a me fu

proposto di assumere la direzione dell’Institut Métapsychique).

20 gennaio, 1923 - «... Voi apprenderete la morte di un uomo di scienza per

causa accidentale... Morte subitanea. Doppia morte, durante un viaggio in

contrade lontane».

17 febbraio, 1923 - «... Sempre accidente e morte di un uomo di scienza che

voi ben conoscete. Accidente e caduta durante una partenza».

17 marzo, 1923 - «... Oh! Vi sarà comunicata una morte accidentale per

frattura del cranio... Io vedo una morte che sarà causa per voi di qualche cosa

come un compito nuovo, un lavoro nuovo... ».

21 aprile, 1923 - «... Oh! Questa morte di un uomo di scienza è sempre

intorno a voi! Dottore, voi, certo, non avete intenzione di salire in

aeroplano?».

1 dicembre; 1923 - «... Oh! Quale triste notizia di morte che vi attende!

Morte accidentale, per una caduta. Due morti. Si approssima il giorno che

l’apprenderete. Voi siete amico di questa persona... ».

22 marzo, 1924 - «... Non tarderà molto che apprenderete la morte di un

uomo di scienza che voi ben conoscete. Un dottore farà una caduta. Accidente

di automobile, o di qualche cosa d’altro, lontano, lontano, durante un

viaggio...».

4 aprile, 1924 - «... Attorno a voi vi è un evento di morte che continuo

sempre a scorgere. Morte accidentale, all’estero; qualche cosa come una

navicella che affonderà...».

31 maggio, 1924 - «... Morte accidentale di un uomo che voi ben conoscete.

Morte durante una partenza, in contrada straniera... ».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

196

9 luglio, 1924 - «... Sarà una morte che vi sorprenderà grandemente. Morte

accidentale. Partenza durante un viaggio. Morte di un uomo di scienza, la

quale apporterà una rivoluzione nella vostra esistenza...».

Il dottore Osty osserva a questo punto:

«Cinque giorni dopo quest’ultima seduta (14 luglio, 1924), il dottor Geley

partiva da Varsavia in aeroplano, e subito dopo la macchina precipitava, con

la morte istantanea di lui e del pilota. Il giorno 19 luglio, la veggente Mad.

Peyroutet, per l’ultima volta, tornò a parlare della morte accidentale che la

ossessionava in tutte le sedute con me, ma questa volta segnalò la morte

come avvenuta» (Revue Métapsychique, 1930, pagg. 50-52).

Prima di commentare il memorabile episodio esposto, giova riprodurre

anche l’altro vertente sul medesimo caso di premonizione di morte

accidentale a lunga scadenza, episodio che, come il primo, si estrinsecò

spontaneamente, ma in forma auditiva, e ne fu percipiente il noto scrittore,

nonché metapsichicista e sensitivo-chiaroveggente Pascal Forthuny. In una

conferenza da lui tenuta all’Institut Métapsychique, nel maggio del 1926, egli

vi accenna in questi termini:

«Sì, ho la certezza assoluta che in molte circostanze l’avvenire è

prevedibile dal chiaroveggente... Se tutti i chiaroveggenti avessero posto

cura, come ho fatto costantemente io, di datare e conservare i testi delle loro

profezie, depositandoli in luogo sicuro; per indi, a suo tempo, confrontarli coi

particolari dell’evento realizzatosi, in tal caso potrebbero tutti testificare in

piena coscienza, che la previsione di ciò che ha da essere non è un’ipotesi, ma

una realtà indiscutibile, perché cento volte verificata.

«E qui mi accingo a rendere noto uno di tali documenti-prove, il quale si

riferisce a una tragica profezia, di cui sventuratamente, toccò a me di essere

l’esponente.

«Un giorno, nel silenzio e nella solitudine della campagna, io sedevo allo

scrittoio assorto in una composizione poetica, quando all’improvviso mi

risuonò all’orecchio una voce autoritaria, la quale mi ordinò di recarmi senza

indugio a Parigi, all’Institut Métapsychique, presso il dottor Gustavo Geley,

onde comunicargli che io ero stato preavvertito della prossima morte di un

medico francese in Polonia, vittima di una catastrofe aviatoria. Obbedii,

partendo immediatamente per Parigi, e dirigendomi alla dimora del dottor

Geley, la quale si trovava nella sede dell’Istituto. Il dottor Geley, con la

famiglia, aveva in quel momento terminato di pranzare, e si trovavano tutti

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

197

riuniti nella sala. Fui accolto con la consueta gentilezza, ed io esposi subito il

motivo della mia venuta, narrando ciò che la “voce autoritaria” mi aveva

rivelato. Noto che in quel tempo il direttore dell’Institut Métapsychique non

aveva nessuna intenzione di recarsi in Polonia. Egli mi chiese bruscamente:

“E di chi si tratta?“. Mi si disse dopo che a tale domanda io ero visibilmente

impallidito. Comunque, io ignoravo di chi si trattasse, poiché non mi era stato

designato il nome della vittima; ma tale domanda mi confuse; cercai di

risvegliare in me le facoltà precognitive; mi parve di riuscire, e designai un

nome: quello di un dottore illustre. Mi sono sbagliato per ciò che riguarda la

persona, il Destino non volle svelarmi intero il suo segreto. Tre mesi dopo, il

dottor Geley si trovava a Varsavia; gli si propose di tornare a Parigi in

aeroplano, ed egli accettò. Dopo un quarto d’ora di volo, l’aeroplano

precipitò al suolo, e i due che vi si trovavano rimasero orribilmente

sfracellati. Della mia tragica profezia, purtroppo veridica, sebbene

incompleta, era stato steso processo verbale al momento in cui la partecipai al

dottor Geley; e noi abbiamo rinvenuto il documento fra le carte del nostro

infelice amico» (Revue Métapsychique, 1926, pag. 368).

Il tragico evento esposto, percepito rispettivamente 31 mesi prima e tre

mesi prima, da due veggenti, in ogni particolare necessario per

contrassegnare infallibilmente la vittima designata, ma solo ad evento

compiuto, può considerarsi un evento risolutivo in dimostrazione

dell’esistenza di una classe di premonizioni capaci di designare le vittime di

catastrofi accidentali: quindi imprevedibili. Il che, dal punto di vista

dell’ipotesi fatalista, assume importanza enorme.

Ma procediamo con ordine. Anzitutto giova rilevare che il vaticinio

esposto corrisponde in guisa irreprensibile a tutte le esigenze della

documentazione scientifica: da una parte vi sono 14 relazioni del dottore

Osty, da lui stese in base agli appunti presi durante le sedute; e dall’altra, vi è

la relazione di Pascal Forthuny la quale risulta convalidata dalle

testimonianze dei componenti la famiglia della vittima, nonché da un

documento in cui la profezia venne trascritta sul momento dalla vittima

stessa designata dal vaticinio. Deve pertanto concludersi che dal punto di

vista probativo, il caso in esame risulta addirittura cruciale in ogni suo

minuzioso particolare, visto che tutti i particolari che lo costituiscono furono

trascritti molto tempo prima che l’evento si realizzasse.

Il prof. Richet, citando il caso nel suo libro: L’Avenir et la Prémonition,

termina osservando: «Veramente a me sembra che dopo aver letto

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

198

quest’ultimo episodio, dovrebbe riuscire logicamente impossibile il dubitare

ancora sull’esistenza della lucidità premonitoria». Così è infatti; e a nessuno

sfuggirà l’enorme importanza teorica implicita nel fatto di possedere anche

un solo caso di premonizione di morte accidentale a lunga scadenza, il quale

risponda alle più severe esigenze scientifiche, dimostrandosi letteralmente

invulnerabile a tutte le obiezioni legittime, nonché a tutte le sottigliezze

sofistiche degli oppositori misoneisti.

Ciò stabilito, e volendo comparare tra di loro i due vaticini, si rileva

anzitutto che nel primo, il quale è notevolissimo per l’insistenza con cui la

veggente tornò sul medesimo preannuncio di morte, si riscontra l’assenza di

due particolari importanti, i quali si rinvengono invece nel secondo, in cui il

veggente Pascal Forthuny pervenne a designare il genere di morte

accidentale che attendeva la vittima, cioè la morte per la caduta di un

aeroplano, nonché precisare che il disastro sarebbe avvenuto in Polonia. Nel

caso invece del dottore Osty, la veggente non designò il nome della contrada

lontana in cui doveva accadere la catastrofe, e rimase nell’incertezza al

riguardo del genere di morte che attendeva la vittima; per cui fu indotta a

indovinare, accennando a un «presumibile accidente d’automobile, o di

qualche cosa d’altro»; poi a «qualche cosa come l’affondamento di una

navicella»; ma, per converso, una volta ebbe l’intuizione del vero, poiché

domandò al dottore Osty: «Dottore, voi, certo, non avete intenzione di salire

in aeroplano?», domanda la quale testifica che in quel momento aveva avuto

l’intuizione veridica sul genere di catastrofe che si preparava. In compenso,

nello svolgimento a reiterazione insistente assunto dalla premonizione in

discorso, si riscontrano numerosi particolari minuziosamente veridici. La

veggente, infatti, aveva cominciato coll’annunciare che la vittima era un

dottore e un uomo di scienza, amico del dottore Osty; ch’egli partecipava con

quest’ultimo a un pranzo periodico in cui non intervenivano che uomini. Poi

aveva aggiunto ripetutamente che la morte di lui sarebbe avvenuta per causa

accidentale, e sarebbe stata determinata da una caduta al momento di una

partenza; che vi sarebbero stati due morti; che ciò sarebbe avvenuto durante

un viaggio in terre lontane; e infine aveva aggiunto ripetutamente il

particolare preciso che la morte dell’amico del dottore Osty sarebbe stata

causa di un’offerta fatta a quest’ultimo, offerta che lo avrebbe condotto ad

assumere un compito nuovo, determinando una vera rivoluzione nella sua

carriera.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

199

L’altro vaticinio di Pascal Forthuny appare meno diffuso nei particolari

secondari, ma quelli essenziali vi si trovano tutti, salvo naturalmente il nome

della vittima; per quanto l’entità comunicante siasi espressa in guisa da

dimostrare ch’essa sapeva chi era colui che doveva morire. Infatti, la voce

autoritaria aveva ordinato al sensitivo di recarsi immediatamente a Parigi per

comunicare la premonizione di morte al dottore Gustavo Geley; vale a dire

proprio a colui che doveva morire! Ne deriva in modo palese che quella voce

autoritaria era consapevole di cosa che non volle rivelare; e così essendo, si è

tratti logicamente a concludere nella guisa già tante volte formulata in

precedenza: che, cioè, da una parte non poteva trattarsi di una premonizione

originata nella subcoscienza del sensitivo, poiché in tal caso non potevano

esistere motivi per cui l’Io subcosciente di Pascal Forthuny tacesse un

particolare che avrebbe salvato da morte un amico; mentre d’altra parte,

doveva concludersi che se l’entità spirituale comunicante si era astenuta dal

rivelare il particolare più importante della premonizione, essa con ciò

confermava ulteriormente quanto già si era pervenuti a sapere in base

all’analisi comparata della casistica in esame; vale a dire, che non era

concesso ad entità spirituali di ostacolare il compiersi dei destini umani.

Come si è visto, quando il dottor Geley chiese bruscamente al sensitivo chi

fosse colui che doveva morire, il sensitivo non trovandosi in condizioni di

lucidità, si affidò all’ispirazione profferendo erroneamente il nome di un altro

dottore; al qual proposito egli osserva: «Il Destino non volle svelarmi intero il

suo segreto». Precisamente così, giacché se glielo avesse svelato, allora il

dottor Geley si sarebbe ben guardato dal salire in aeroplano a Varsavia,

sottraendosi con ciò al proprio destino. Comunque, da tale punto di vista si

dovrebbe osservare che la voce autoritaria si era spinta - dirò così - troppo

avanti nella rivelazione dei particolari della catastrofe, giacché oltre ad avere

svelato che si sarebbe trattato di un medico francese, amico del dottore Osty,

il quale era anche un uomo di scienza, precisò che la morte doveva accadere

in Polonia, per causa di una catastrofe di aeroplano. Tali particolari

designano in modo così preciso quanto doveva avvenire, da rimaner sorpresi

in pensare che il dottor Geley non se ne sia ricordato allorché trovandosi in

Polonia, si decise ad accogliere la proposta che gli venne fatta di partire in

aeroplano. Ma osservo in proposito che tali fatali amnesie in rapporto alle

premonizioni di morte, sono frequenti in circostanze analoghe. Si noti ancora

che la fatalità di quanto avvenne appare maggiormente palese se si riflette

alla circostanza che il dottor Geley non aveva nessuna intenzione di tornare a

Parigi in aeroplano; sennonché avendo egli osservato casualmente di aver

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

200

fretta di partire, giacché doveva recarsi a Londra per iniziare esperienze di

fotografia trascendentale, fu allora che gli venne suggerito di partire in

aeroplano, proposta ch’egli fatalmente accolse. Dovrebbe pertanto inferirsene

che alla realizzazione del vaticinio di morte accidentale abbia concorso un

complesso di coincidenze fortuite; ma... si sarebbe forse più prossimi al vero

osservando che tali risultavano solo in apparenza. Si direbbe, cioè, che una

misteriosa volontà estrinseca fosse intervenuta suggestionando

telepaticamente parecchie persone, tra le quali la vittima, al fine di

predisporre ogni cosa in guisa che i decreti del Destino dovessero compiersi.

E per chiunque abbia analizzato e comparato un numero adeguato di

manifestazioni del genere, non può esistere dubbio circa la verità

incontestabile delle conclusioni esposte; dimodoché, o presto o tardi, i

rappresentanti del sapere, nonché i popoli della terra, dovranno convincersi

che una fatalità esiste. In pari tempo mi affretto ad aggiungere che l’analisi

comparata dei fenomeni premonitori concorre efficacemente a dimostrare che

se è vero che una fatalità sovrasta ai destini umani nelle loro grandi linee di

svolgimento, è altrettanto vero ch’essa riserva una latitudine di azione più o

meno ampia (a seconda della maturità spirituale dei singoli individui)

all’esercizio del libero arbitrio in rapporto alle personali iniziative. Fatalità

relativa, pertanto, e non mai assoluta. Già lo dissi, e qui lo ripeto: «Né libero

arbitrio, né fatalismo assoluti governano l’esistenza incarnata dello spirito,

ma libertà condizionata».

A rincalzo di tali conclusioni, scade opportuno riportare un brano di

lettera che il professore Richet mi scrisse pochi mesi prima della sua morte,

lettera da me pubblicata nella rivista inglese Psychic News (maggio 30, 1936),

in cui egli, rispondendo ad analoghe mie considerazioni intorno al fatalismo,

mi dichiarava francamente la sua opinione in questi termini:

«Io sono interamente del vostro avviso: non credo affatto alla spiegazione

semplicista secondo la quale gli eventi della nostra esistenza, e la direzione

della nostra vita siano dovuti esclusivamente all’azzardo; per quanto non sia

possibile fornire prove in tal senso. Il Fato esiste, vale a dire una Forza che ci

guida e ci conduce dove più le talenta pel tramite di vie indirette, tortuose e

ben sovente bizzarre. Ed anche all’infuori della direzione della vita, vi sono

delle coincidenze così strabilianti che è ben difficile di non vedervi l’opera di

una intenzionalità. (Di chi? Di che?) ...».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

201

[Dopo le considerazioni esposte, il prof. Richet mi riferiva alcune

sorprendenti coincidenze occorse a lui personalmente, ma che mi trattengo

dal riportare onde conformarmi alla parola confidentiel che le precedeva].

Questa l’opinione di un eminente fisiologo negli ultimi anni della sua

lunga esistenza operosa; vale a dire, dopo mezzo secolo d’indagini e di

meditazioni sui fenomeni della chiaroveggenza nel futuro considerati in

rapporto ai formidabili quesiti filosofici del libero arbitrio e del fatalismo.

Sono lieto pertanto ch’egli, a sua volta, abbia finito per aderire all’unica

soluzione razionale dell’enorme mistero, soluzione consistente nel

riconoscere la validità di entrambi i quesiti in discorso, e con ciò l’esistenza di

due leggi spirituali antagoniste poste a governo del mistero dell’Essere; leggi

antagoniste, ma disciplinate, condizionate, armonizzate tra di loro, con

prevalenza dell’una sull’altra a seconda dell’elevazione spirituale di ogni

singolo individuo.

Ciò stabilito, non è men vero che riconoscendo l’esistenza di una fatalità

nella vita, ci si trova al cospetto di un altro mistero perturbante da risolvere in

ordine a taluni decreti del Destino considerati in rapporto alla concezione

umana dell’Eterna Giustizia. Si osserva, infatti, che ben sovente il Destino

colpisce i benefattori dell’umanità - compresi Gesù Nazareno, Socrate,

Giovanna d’Arco - e li fulmina al momento in cui essi adempiono con

maggiore efficienza la loro nobilissima missione. E nel caso nostro, il Destino

aveva abbattuto nel pieno vigore della virilità, il più insigne assertore della

sopravvivenza scientificamente intesa. Dal che ne scaturisce, in tutto il suo

perturbante aspetto, un interrogativo formidabile: «Come darsi ragione del

fatto che il Destino abbia fulminato un grande apostolo della causa

spiritualista, al momento in cui tutto faceva prevedere che col suo genio

combinato a un vasto sapere, avrebbe in breve tempo conquistato alla causa il

mondo scientifico, risolvendo in senso spiritualista il problema dell’Essere?

Perché?... Perché?...».

Di fronte a tanto mistero non rimane che appagarsi della spiegazione

contenuta nel seguente messaggio psicografico ottenuto da una medium

inglese:

«Probabilmente l’attività del grande scienziato spiritualista venne

bruscamente interrotta con la morte in quanto per opera sua si sarebbe

percorsa troppo rapidamente la via che conduce alla dimostrazione scientifica

della sopravvivenza, determinando con ciò una gravissima crisi delle

istituzioni religiose vigenti, e una perturbazione generale nel mezzo al

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

202

consorzio civile non ancora maturo ad accogliere una Verità a cui si deve

pervenire gradatamente per lenta evoluzione attraverso il secolo ventesimo.

Così essendo, egli sarebbe stato richiamato all’esistenza spirituale; il che, dal

vostro punto di vista circoscritto ed erroneo, apparirebbe un Male inflitto a

una vittima innocente, laddove in realtà risulta un Bene e un guiderdone

elargito a chi aveva compiuto tutto il suo dovere in terra. L’esistenza terrena è

una parentesi insignificante di fronte all’esistenza spirituale».

Pervenuto a questo punto, e non potendo più oltre dilungarmi nella

citazione di esempi, informo che nel gruppo delle premonizioni di eventi di

morte da cui le vittime non si salvano per tacito od espresso consenso della

causa agente, si contiene un sottogruppo di auto-premonizioni di morte per

cause accidentali, in cui le vittime vanno ugualmente incontro al loro destino

perchè il messaggio supernormale si estrinseca in forma oracolare, o

simbolica, o reticente, in guisa da non permettere ad alcuno d’interpretarne il

significato fino ad evento compiuto.

Emerge pertanto più che mai palese che tale categoria di premonizioni

esclude in modo assoluto la genesi subcosciente delle medesime; ma qualora

vi fosse chi ne dubitasse, io lo invito a riflettere che in tal caso egli sarà

forzato a postulare l’esistenza subcosciente di un Io integrale il quale sa di

essere immortale, ed agisce in conseguenza (il che, dal nostro punto di vista,

tornerebbe lo stesso); e tutto ciò per la considerazione che nei casi delle autopremonizioni

di morte apparirebbe insensato ammettere l’esistenza di un Io

subcosciente destinato ad estinguersi con la morte del corpo, padrone di sè e

del proprio avvenire, il quale essendo consapevole della sorte fatale che

sovrasta al proprio Io cosciente - quindi a se stesso - e pur potendo salvarlo

da morte comunicandogli precisi ragguagli intorno al pericolo che lo

minaccia, egli, al contrario, glieli nasconda accuratamente, o glieli adombri in

simboli impenetrabili fino ad evento compiuto, con l’intento preciso di

lasciarlo morire e di lasciarsi morire. E una volta riconosciuta la assurdità

logica di tale interpretazione dei fatti, ne consegue che anche nel caso in cui le

premonizioni in esame traessero origine nella subcoscienza dei veggenti, si

sarebbe condotti ugualmente a riconoscere che le reticenze intenzionali di cui

si tratta, dovevano avvenire in vista di una finalità ultraterrena. Ed ecco per

quali ragioni coloro che propugnano l’origine subcosciente di tutte le

premonizioni, sarebbero costretti razionalmente ad ammettere l’esistenza di

un Io integrale il quale sa di essere immortale, ed agisce in conseguenza. Si

aggiunga che gli oppositori in discorso dovrebbero ammettere altresì che se

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

203

l’Io integrale subcosciente nasconde sotto il velame simbolico l’evento di

morte che sovrasta al proprio Io cosciente, quindi a se stesso, in tal caso egli

deve sapere altresì che l’evento stesso risulta prestabilito, inesorabile, fatale.

Ne deriva che i propugnatori dell’onniscienza subcosciente non potrebbero

sottrarsi dal far capo - volenti o nolenti - alle ipotesi spiritualista e fatalista.

Per converso, qualora si riconoscesse che le premonizioni di tal natura non

possono realizzarsi che per opera di entità spirituali, si perverrebbe allora a

darne ragione in guisa piana e naturale, inquantoché non esistono perplessità

teoriche le quali impediscano di ammettere che uno spirito disincarnato

vincolato affettivamente a un vivente cui sovrasta un evento doloroso, si

adoperi a fargliene pervenire avviso telepaticamente; e se ciò avviene

costantemente nei limiti di una rappresentazione parziale o simbolica capace

di farglielo unicamente intravvedere in guisa a predisporvelo, tutto ciò si

spiega con le circostanze di fatto qui considerate, vale a dire che lo spirito

comunicante è indotto a contenersi in dati limiti per non ostacolare il corso

inesorabile dei destini umani, sia perchè quanto avviene deve avvenire a

vantaggio della presunta vittima, sia perchè gli è inibito di farlo.

Ne deriva che per la via d’inferenze rigorosamente dedotte dai fatti si è

pervenuti a conclusioni spiritualiste sommamente importanti, le quali

possono riassumersi nelle tre seguenti proposizioni:

In primo luogo, che i fenomeni premonitori in genere, alla guisa di tutti gli

altri fenomeni supernormali, possono risultare animici o spiritici a seconda

delle circostanze.

In secondo luogo, che dai medesimi emerge indubitabile l’esistenza di una

fatalità nella vita, per quanto combinata a una dosatura adeguata di libero

arbitrio, e ciò in misura diversa a seconda del grado raggiunto da ogni

singolo individuo nella scala ascendente della specie umana.

In terzo luogo, che nelle premonizioni di morte in genere, si rileva

costantemente un particolare altamente suggestivo, ed è che vengono

trasmesse in forma oracolare, o simbolica, o reticente, in guisa da renderle

impenetrabili agli interessati fino ad evento compiuto; quasi che l’agente

trasmettitore si preoccupasse in modo speciale di non ostacolare col proprio

intervento il corso dei destini umani, e intendesse unicamente di fare

intravvedere alla vittima, ovvero ai familiari della vittima, la prova dolorosa

che loro sovrasta, allo scopo di creare in essi uno stato di trepidanza benefica

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

204

intesa a predisporveli. Tutto ciò dimostra che in contingenze simili l’agente

trasmettitore non può essere il subcosciente del medium, o del sensitivo.

Infine, prendiamo nota che le premonizioni di eventi di morte da cui le

vittime non si salvano per tacito consenso della causa agente, non potendosi

ascrivere né ad inferenze subcoscienti né a personalità subcoscienti, e tanto

meno spiegarsi con le ineffabili ipotesi della quarta dimensione, o dell’eterno

presente, e ciò per le buone ragioni sopra enumerate, traggono

necessariamente a concluderne che una parte della casistica premonitoria non

è e non sarà mai dilucidabile se prima non si ammette l’esistenza e la

sopravvivenza dello spirito umano; e tale conclusione s’impone alla ragione

con l’evidenza di una constatazione di fatto.

NEI FENOMENI DI PSICOMETRIA

Sempre col proposito di dimostrare sulla base dei fatti, che tutti i fenomeni

supernormali, nessuno escluso, possono risultare animici o spiritici a seconda

delle circostanze, non posso esimermi dall’accennare anche ai fenomeni di

psicometria, i quali sembrerebbero interpretabili esclusivamente coi poteri

supernormali della subcoscienza, tenuto conto delle loro modalità di

estrinsecazione, consistenti in questo: che se si pone un oggetto nelle mani di

speciali sensitivi, essi pervengono a rivelarne la storia, ovvero a descrivere le

vicende della persona che lo aveva lungamente adoperato. Mistero enorme,

in qualunque modo; il che, però, non impedisce di affermare, senza tema di

errare, che nulla esiste in metapsichica di meglio accertato e di più facile

accertamento dei fenomeni di psicometria. Non essendo questo il momento

di diffondermi in argomento, mi limito a ricordare che lo scrivente ha

pubblicato una lunga monografia su Gli Enigmi della Psicometria, alla quale

rimando chiunque desideri saperne di più intorno al formidabile problema

(1).

1) Vedi la rivista «Luce e Ombra», 1921.

Dovendo limitarmi alla tesi qui considerata, osservo come anche i

fenomeni di psicometria, alla guisa dei fenomeni premonitori, possono

risultare spiritici anche quando non esistono indizi apparenti d’interventi

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

205

estrinseci. E così è nell’episodio che segue, il quale, per le modalità con cui si

svolse, apparirebbe invece un’ottima prova in contrario; e per tale fu ritenuto

da chi l’ottenne. Nondimeno, a volerlo indagare a fondo, si rinviene in esso

un particolare dall’apparenza trascurabile, il quale assume importanza

risolutiva in senso spiritualista. Si tratta di un caso assai noto, ma dato il suo

valore teorico, deve prendere posto in questo capitolo di sintesi generale

intesa ad eliminare l’errore nefasto secondo il quale l’ipotesi spiritica sarebbe

esclusivamente fondata sulle basi malferme dei casi d’identificazione

personale dei defunti.

Ciò premesso, riferisco in riassunto il famoso caso Lerasle, investigato

magistralmente dal dottore Eugène Osty (Annales des Sciences Psychique,

1914, pag. 97, e 1916, pag. 130).

Il giorno 17 marzo 1914, il signor Mirault, residente a Coursles-Barres

(Cher), avvertiva il dottore Osty che da oltre quindici giorni si ricercava

inutilmente un vecchio di nome Lerasle, il quale dopo essere uscito per una

passeggiata, non aveva più fatto ritorno. I parenti e gli amici prima, quindi 80

persone radunate dal sindaco, avevano perlustrato metodicamente e per più

giorni di seguito i dintorni, senza risultato alcuno. In tali contingenze, il

signor Mirault inviava al dott. Osty un fazzoletto di foulard appartenuto al

vecchio, pregandolo di consultare in proposito una delle sue chiaroveggenti.

Il dott. Osty consegnò il fazzoletto a Mad. Morel, senza nulla specificare. La

sonnambula descrisse minuziosamente la persona del vecchio scomparso, la

guisa in cui era vestito, la località in cui risiedeva, il cammino da lui percorso

nella foresta il giorno della sua scomparsa, dichiarando infine di vederne il

cadavere giacente nel bosco, vicino a un ruscello, circondato da folti cespugli.

Si organizzarono nuove ricerche in base ai ragguagli forniti dalla

sonnambula, e quasi subito venne scoperto il cadavere del vecchio Lerasle.

Tutto ciò che la sonnambula aveva affermato o descritto risultò

scrupolosamente vero, fatta eccezione di un particolare: essa aveva visto il

cadavere «coricato sul fianco destro, con una gamba ripiegata», laddove in

realtà giaceva supino, con le gambe distese. Nelle tre consultazioni avute

con la sonnambula, tale visione ricorse tre volte in guisa identica; e nella

seconda consultazione, la sonnambula aveva aggiunti questi ragguagli: «Egli

non s’inoltra molto nella foresta... Si sente malato, si corica, muore...».

Tale triplice visualizzazione erronea, unitamente all’ultima frase citata,

sono da rilevarsi per la loro grande portata teorica; come mi accingo a

dimostrare.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

206

Rilevo anzitutto come l’episodio esposto risulti un caso classico di

criptestesia psicometrica vera e propria, in cui non si avvertono indizi

apparenti d’interventi estrinseci. Tuttavia non appena si voglia indagare

quale sia la modalità di criptestesia più rispondente alla spiegazione del caso

stesso, si rimane perplessi e imbarazzati, giacché l’incidente della triplice

visualizzazione erronea della sensitiva, tende ad escludere tutte le forme in

cui si estrinseca la criptestesia propriamente detta. Vediamo.

Qualora si presupponga un fenomeno di visione a distanza, non si tarda a

rilevare che in tal caso risulterebbe inesplicabile il triplice errore di

visualizzazione in cui cadde la sensitiva, scorgendo il cadavere coricato sul

fianco destro, con una gamba ripiegata, laddove giaceva supino con le

gambe distese; ciò che dimostra in guisa risolutiva che non poteva trattarsi di

visione a distanza.

E per l’identica ragione risulta ugualmente da escludersi l’ipotesi

dell’esteriorazione del corpo fluidico della sensitiva, poiché in tali

contingenze la sensitiva avrebbe indubbiamente percepito il cadavere nella

posizione in cui giaceva.

E sempre per la medesima ragione deve escludersi l’ipotesi della telestesia,

visto che se l’oggetto consegnato alla sensitiva avesse servito a stabilire il

rapporto psichico tra questa e il cadavere da rintracciare, in tal caso la

sensitiva avrebbe dovuto percepirlo qual era.

E neanche sarebbe sostenibile l’ipotesi della memoria delle cose

(psicometria, o metagnomia tattile), tenuto conto che nel fazzoletto

appartenuto al defunto, non potevano contenersi traccie di avvenimenti

occorsi dopo che il defunto l’aveva adoperato per l’ultima volta; mentre

l’altra circostanza dei parenti e dei viventi, i quali ignoravano tutto in

proposito, vale ad escludere l’altra ipotesi di un presumibile rapporto

psichico stabilitosi tra la subcoscienza della sensitiva e la subcoscienza di un

vivente lontano al corrente dei fatti.

Non rimane pertanto che attenersi all’ipotesi psicometrico-spiritica,

secondo la quale l’influenza contenuta nel fazzoletto appartenuto al vecchio

Lerasle, avrebbe servito a stabilire il rapporto con lo spirito del defunto,

ponendolo in grado di trasmettere telepaticamente alla sensitiva una

successione d’immagini pittografiche intese a rivelare la dolorosa storia del

proprio esodo da casa; e tutto ciò nell’intento di guidare alla scoperta del

proprio cadavere. Orbene: è a questo punto che il triplice errore di

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

207

visualizzazione in cui cadde la sensitiva, si trasforma in una prova induttiva

mirabile in favore dell’interpretazione spiritica dei fatti; e ciò per la

considerazione che nell’ipotesi che l’informatore della veggente fosse lo

spirito del defunto, tutto concorre a far presumere che l’immagine pittorica

erronea percepita dalla veggente, fosse realmente trasmessa dal defunto

quale ultimo suo ricordo del momento fatale in cui coricatosi sul fianco

destro e addormentatosi, passò dal sonno alla morte. Ed è logico il

presumerlo per le seguenti considerazioni: in primo luogo, perchè il coricarsi

su di un fianco è la posizione naturale assunta da chiunque si disponga a

dormire; in secondo luogo, perchè quando sopraggiunsero i moti spasmodici

dell’agonia, in forza dei quali il corpo del defunto finì per assumere la

posizione supina (che è la posizione di equilibrio stabile in cui finisce per

irrigidirsi un corpo agitato da moti convulsi), quando ciò avvenne, è ovvio il

presumere che il morente si trovasse in condizioni comatose, e in

conseguenza, ch’egli non se ne ricordasse come spirito. Niente pertanto di più

naturale ch’egli per tre volte di seguito abbia trasmesso alla sensitiva

l’immagine pittorica del proprio cadavere giacente sul fianco destro con una

gamba ripiegata, immagine veridica dell’ultimo suo ricordo terreno.

Ne deriva che se si accoglie tale versione dei fatti (che è l’unica verosimile,

nonché capace di spiegarli), il triplice errore di visualizzazione in cui cadde la

sensitiva, si converte in un’ottima prova in favore della tesi sostenuta, che è

quella di un probabile intervento estrinseco anche in numerosi casi di

psicometria.

* * *

Riferisco in riassunto ancora un episodio in sostegno della verità

propugnata, e si tratta anche questa volta di un caso assai noto, il quale destò

grande interesse all’epoca in cui si svolse. Venne da me riportato

integralmente nella mia monografia su Gli Enigmi della Psicometria, Il

relatore-protagonista è il ricco banchiere australiano Hugh Junior Browne, il

quale ebbe la sventura di perdere i suoi due figli durante una crociera da essi

intrapresa sul loro yacht, lungo la costa di Melbourne. Non vedendo tornare i

figli, i genitori furono colti da gravi angustie, e ricorsero per ragguagli al

celebre medium-guaritore George Spriggs. A questo punto, Mr. Browne così

riferisce:

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

208

«Il medium giunse alle ore 8 ant., prese la mano di mia moglie, e poco

dopo cadde in sonno profondo, Allora domandò: “Avete fatto una gita in

mare?”. Mia moglie rispose negativamente; ed egli continuò: “Trovo una

grande depressione di spirito in rapporto col mare. Nella notte voi siete stata

molto agitata e avete pianto” (il che era vero). Egli completò la sua diagnosi, e

finì ripetendo: “I vostri disturbi hanno relazione col mare”. Allora, per la

prima volta, io feci una lontana allusione a ciò che mi preoccupava,

domandando: “Percepite forse qualche naufragio in mare?“. Al che il

medium, tuttora in sonno: “Io non posso vedere se si trovano nel mondo

degli spiriti; ma se mi consegnerete qualche oggetto da loro adoperato con

cui dirigermi, allora potrò rintracciarli”. Presi i taccuini appartenenti ad

entrambi i miei figli, e glieli consegnai. Egli cominciò subito in questi termini:

“Li vedo in un piccolo battello, nella curva di un fiume, con una vela assai

grande e l’altra piccola spiegata al vento...”».

Qui, per non dilungarmi eccessivamente, interrompo la citazione dal testo,

osservando che il medium fornì una descrizione minuziosa e completa di

tutte le vicende della crociera intrapresa dai figli del banchiere Browne, fino

all’istante del naufragio, descrizione in seguito confermata dall’inchiesta del

padre. Indi uno dei figli del Browne si manifestò per bocca del medium,

fornendo ulteriori notizie sul dramma, tra le quali il tragico ragguaglio che il

cadavere del fratello era stato mutilato di un braccio da un pescecane; ciò che

venne in guisa straordinaria confermato, poiché fu pescato un pescecane nel

cui ventre si rinvenne il braccio di Hugh, insieme a una parte del panciotto,

con l’orologio e alcune monete. Le sfere dell’orologio erano ferme sulle ore

nove, ora indicata dal medium come quella in cui avvenne il naufragio.

Questa la parte sostanziale del drammatico evento occorso nella famiglia

del relatore, Mr. Browne. Ora, dal nostro punto di vista, giova rilevare la

circostanza, teoricamente notevolissima, che per quanto il medium tenesse

la mano della signora Browne, vale a dire della madre dei defunti,

contuttociò egli non pervenne a rivelare nulla sulla sorte dei figli, fino a

quando non gli furono consegnati i taccuini da loro adoperati. Da tale

contrasto episodico emerge più che mai palese che l’ufficio dell’oggetto

psicometrizzato è quello di stabilire il rapporto psichico tra il sensitivo e la

persona vivente o defunta vincolata fluidicamente all’oggetto; e soprattutto

emerge la condanna di un’ipotesi cara agli oppositori, secondo la quale i

parenti, gli amici e i conoscenti, telepatizzerebbero tutte le vicende della loro

vita ai parenti, agli amici e ai conoscenti; vicende che rimarrebbero

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

209

indelebilmente impresse nelle subcoscienze dei medesimi, di dove i sensitivi

le ricaverebbero, generandosi così l’illusione delle comunicazioni coi defunti.

La circostanza esposta confuta irrevocabilmente tale ipotesi, poiché se il

medium, pur tenendo la mano della madre, nulla pervenne a rivelare sulla

sorte dei figli, segno che la subcoscienza di lei non aveva punto ricettato

telepaticamente le vicende del dramma occorso; e ciò tanto più che a siffatta

prova negativa, succedeva immediata la controprova positiva del medium

che tutto rivelava non appena l’influenza dei figli contenuta nei taccuini

adoperati, lo poneva in grado di ricavare altrove i ragguagli richiesti.

Di dove dunque li aveva ricavati? Volendo indagarlo seguendo il metodo

scientifico della eliminazione graduale delle ipotesi insostenibili, ecco ciò che

ne risulterebbe: Posto che il medium non poteva ricavare dai taccuini dei figli

i ragguagli di un dramma occorso dopo che i medesimi erano partiti da casa

per non più tornare, e in conseguenza, dopo che avevano adoperato per

l’ultima volta i taccuini in discorso; posto che la circostanza or ora discussa

indica che il medium non li poteva ricavare dalla subcoscienza dei genitori;

posto infine che non poteva ricavarli dalla subcoscienza di nessuna persona

vivente, poiché non esistevano testimoni del naufragio; ne consegue che

l’influenza contenuta nei taccuini valse a stabilire il rapporto psichico tra il

medium e le personalità disincarnate di coloro che li avevano adoperati,

conforme a quanto aveva asserito il medium in trance, e a quanto

testificherebbero le comunicazioni medianiche seguite all’analisi psicometria,

in cui i figli defunti si manifestarono per bocca del medium, fornendo

ulteriori particolari sul dramma di cui furono vittime, tra i quali il tragico

incidente autenticato e teoricamente importantissimo, del pescecane

mutilatore del cadavere di uno tra essi.

Queste le deduzioni rigorosamente logiche quali emergono dai fatti, e

siccome non esistono altre ipotesi con cui spiegarli, forza è concluderne come

questo secondo esempio concorra col primo a dimostrare che se si analizzano

con più penetrante indagine i casi classici di presunta criptestesia

psicometrica, la genesi dei quali sembrerebbe doversi attribuire

esclusivamente alle facoltà supernormali della subcoscienza umana, si

perviene ben sovente a conclusioni nettamente spiritiche; e ciò in causa di

lievi, non facilmente rilevabili circostanze di fatto, le quali risultano

teoricamente preziose, in quanto sono inesplicabili con qualsiasi ipotesi

naturalistica. Se lo ricordino i propugnatori ad oltranza dell’animismo

totalitario.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

210

NEI FENOMENI DINFESTAZIONE

Passando a citare esempi di manifestazioni e apparizioni di defunti

qualche tempo dopo la loro morte, di cui mi occorse già di riferire

anticipatamente esempi in quanto si combinavano ad altra sorta di

manifestazioni, debbo avvertire che trattandosi di una categoria di casi la

quale comprende in sè una moltitudine di gruppi e sottogruppi svariati, ne

deriva che non essendo possibile esaurire il tema in questo lavoro di sintesi

dell’opera mia, dovrò limitarmi a riferire esempi emergenti sotto forma

d’infestazioni, di ossessioni e di apparizioni identificate di fantasmi visti

collettivamente e successivamente.

Cominciando dai fenomeni d’infestazione, tema vastissimo da me trattato

in due lunghe monografie, dovrò limitarmi a riferire esempi rivestenti le

modalità più semplici con cui si estrinsecano; modalità semplici bensì, ma in

pari tempo le più suggestive dal punto di vista qui considerato.

In una delle mie monografie in discorso, io mi proposi di dimostrare che i

fenomeni d’infestazione in genere, risultavano identici per natura a quelli che

si ottengono sperimentalmente nelle sedute medianiche, e ciò fino al punto

che vi erano casi di manifestazioni medianiche sperimentali le quali si

trasformavano in fenomeni d’infestazione, ed altri casi in cui avveniva il

fenomeno inverso, in cui i fenomeni d’infestazione si trasformavano in

manifestazioni medianiche sperimentali; indi altri ancora in cui i fenomeni

d’infestazione cessavano per sempre in conseguenza di una seduta medianica

tenuta a tale scopo nell’ambiente infestato, o si arrestavano in seguito

all’adempimento di una promessa fatta al letto di morte e non mantenuta.

Infine si notavano numerosi casi in cui si manifestavano irruzioni infestatorie

nell’ambiente in cui era occorso da poco tempo un suicidio o un delitto, od

anche, ma più raramente, una morte naturale.

Non è chi non vegga come tale impressionante raggruppamento di tanti

fatti d’ordine disparato, tutti convergenti verso la dimostrazione che i

fenomeni d’infestazione e quelli medianici erano trasformabili, convertibili,

riversabili gli uni negli altri, equivaleva scientificamente alla prova acquisita

di un tal fatto, con la conseguenza di far compiere un notevole sbalzo in

avanti nell’indagine delle cause. Si consideri infatti che da tale fusione dei

due ordini di manifestazioni, sorgevano combinazioni di episodi a tal segno

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

211

eloquenti, da sovvertire totalmente la loro interpretazione teorica; nel senso

che se gli episodi stessi, considerati separatamente, apparivano suscettibili di

venire interpretati con ipotesi naturalistiche, combinati assieme, escludevano

le ipotesi naturalistiche.

Così, ad esempio, in un caso da me citato di campanelli tintinnanti

all’istante di una morte avvenuta a distanza, il fenomeno in sè, qualora si

fosse realizzato unicamente all’istante della morte, poteva spiegarsi con

l’ipotesi telepatica combinatasi alla telecinesia; ma siccome i campanelli

tintinnarono per altri 40 giorni, trasformando la manifestazione stessa in un

caso di infestazione, ne deriva che le ipotesi in questione dovevano escludersi

obbligando a far capo all’intervento del defunto il quale si manifestava in

quella guisa in quanto per lui era l’unica via di minor resistenza per poterlo

fare, e vi insisteva per 40 giorni allo scopo di far nota la propria presenza

spirituale ai componenti una famiglia amica; scopo che pervenne a

conseguire.

E qui, per non dilungarmi, informo che conclusioni analoghe in senso

spiritualista, risultavano applicabili a tutte le varietà di casi da me raccolti

nella classificazione in discorso.

Passo a riferire due soli esempi del genere; l’uno dei quali riguarda i casi in

cui i fenomeni «si arrestano in seguito a una seduta medianica tenuta a tale

scopo nell’ambiente infestato», e l’altro riguarda le «irruzioni infestatorie in

ambienti in cui è occorso un suicidio, e più raramente una morte naturale».

Il caso seguente si riferisce al primo dei due gruppi indicati. Io lo tolgo

dalla rivista Psychic Science (gennaio, 1935), ed è riportato e commentato dal

direttore della rivista, ingegnere Stanley De Brath. Nell’episodio vengono

alterati i nomi dei due protagonisti, e ciò per motivi che diverranno palesi a

chi legge. Questo il riassunto dell’episodio:

«Nell’ultimo piano di un vecchio ed alto caseggiato di Johannesbourg (Sud

Africa), una Ditta di Architetti assai nota in città aveva i propri uffici. Noi la

denomineremo la Ditta Clarkes e Munroe, aggiungendo che sebbene essi

fossero soci nella maggior parte delle costruzioni intraprese, però entrambi si

erano riservata la clientela che già possedevano, in merito alla quale ciascuno

operava per proprio conto, senza condividerne gli utili con l’altro.

«L’ingegnere Munroe, essendogli morta la moglie, e trovandosi solo, aveva

ammobigliato una camera dell’ufficio, ed ivi dimorava in permanenza.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

212

«Ma egli pure venne a morire. La camera dell’ufficio che aveva occupato,

non era necessaria alla Ditta; per cui si tolse dalla medesima il mobilio

inerente all’ufficio, lasciandovi un canterano e un guardaroba appartenenti al

defunto, e venne affittata a un giovane ragioniere, il quale vi rimase due notti,

e poi se ne andò.

«La seconda occupante fu una maestra di scuola, che dopo una notte ivi

trascorsa, si rifiutò di rimanervi ancora.

«Il terzo occupante fu un costruttore di vetture, il quale vi rimase tre notti.

«Ciascuno di essi aveva da raccontare la medesima storia di rumori

inqualificabili, consistenti nel fatto delle porte del guardaroba e del gabinetto

che si aprivano e si richiudevano sbattendo forte, e delle cassette del

canterano che venivano tirate e richiuse rumorosamente. Non appena si

faceva la luce ogni rumore cessava, e nulla si trovava di mutato.

«In tali contingenze, un giorno il figlio del defunto, Mr. Charles Munroe,

telefonò al medium Victor James, amico suo, onde informarlo che la camera

abitata dal padre suo era infestata.

«Si tenne una seduta nella camera in discorso, alla quale assistevano il

medium James, la di lui moglie e il figlio del defunto. Quasi subito, come

avviene col medium in questione, sopra il tavolo cominciò a condensarsi una

nubecola luminosa di ectoplasma, che si portò da un lato, assumendo la

forma di un uomo. Per quanto rimanesse vaporosa, la sua luminosità permise

di riconoscere in quella forma l’effigie del defunto; il quale però non fu in

grado di parlare, ma pervenne a impressionare la mentalità di Mrs. James,

per la cui mano venne dettato il messaggio ch’egli desiderava trasmettere, il

quale si riferiva a un rotolo di disegni riguardanti il progetto di un caseggiato

a dieci piani da edificare per un Bazar, in via dei Commissionari. Il figlio

Charles esclamò: “Ma questo è il progetto attorno al quale lavora attualmente

l’ingegnere Clarkes. Egli però ne parla come di un suo progetto”. Lentamente

e solennemente Mrs. James pronunciò le parole: “No, il progetto è mio. La

Ditta costruttrice di tale caseggiato è sempre stata mia cliente esclusiva. Io

terminai i disegni dell’intero progetto circa un anno fa, ma mi trattenni dal

consegnarli subito per motivi miei particolari... Il progetto è di spettanza di

mio figlio Charles, e non già di Clarkes”.

«Dietro domanda del medium Victor James il defunto promise di non più

provocare fenomeni d’infestazione in quell’ambiente, aggiungendo che però

desiderava rintracciare e poi indicare al figli dove fossero andati a finire i

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

213

disegni del suo progetto. Gli si propose allora di dettare questo suo

messaggio al medium James, a casa sua. Ed egli così fece il domani,

informando che aveva rintracciato i disegni, e chiedendo che si tenesse seduta

facendo intervenire il di lui figlio. Durante tale seduta il defunto dettò pel

tramite del medium le informazioni circa il luogo dove si trovavano i disegni.

«Il figlio rimase profondamente impressionato per quanto venne scritto, e

il domani, cogliendo il momento opportuno, si recò all’ufficio di Mr. Clarkes,

a verificare quanto vi fosse di vero nei fatti rivelati dal padre suo, trovando

deposti, o nascosti dietro il tavolone da disegno dell’ingegnere Clarkes tutti i

tracciati, i piani, le sezioni e le altimetrie del fabbricato in progetto, mentre sul

tavolone da lavoro trovò una quasi identica ricopiatura dei disegni paterni,

che il Clarkes intendeva presentare come suoi. Senza far parole, Charles

Munroe si appropriò i disegni paterni, i quali erano al completo, e li presentò

immediatamente alla Ditta interessata che li esaminò ed approvò con lievi

modificazioni; dimodoché la nuova costruzione non tardò ad essere iniziata

sotto il nome e la direzione del giovane ingegnere Charles Munroe, senza che

l’ingegnere Clarkes osasse avanzare pretese; egli aveva compreso.

«Rimane da aggiungere che la camera di cui si tratta è ora occupata da un

impiegato di Banca, il quale è contentissimo della sua dimora, e non si è mai

lagnato di nulla, né di giorno né di notte». (Ivi, pagg. 250-251).

Noto che nel caso esposto la circostanza dei fenomeni infestatori seguiti da

una seduta medianica in cui si manifestò un defunto che fornì prove

d’identificazione personale, e pervenne a farsi riconoscere in effigie, assume

un’importanza teorica di primissimo ordine in dimostrazione della presenza

reale sul posto del defunto comunicante. Si consideri infatti che se non si

fossero realizzati in precedenza i fenomeni d’infestazione nell’ambiente in cui

era vissuto il defunto, in tal caso gli oppositori sistematici dell’ipotesi

spiritica, avrebbero osservato che non potendosi assegnare limiti alla

telepatia, era lecito affermare che il medium avesse carpita l’informazione

veridica nella subcoscienza del consocio del defunto il quale ben sapeva che il

progetto architettonico concepito e disegnato dal defunto, non era suo.

Naturalmente, le persone di buon senso non avrebbero tenuto alcun conto di

tale assurda e arbitraria estensione dell’ipotesi telepatica, estensione

contraddetta dalla legge del rapporto psichico, e da tutte le esperienze

telepatiche fino ad ora intraprese; ma, in ogni modo, gli oppositori avrebbero

trionfato ugualmente, poiché con ciò proponevano un’ipotesi inconfutabile,

in quanto era indimostrabile. E così avviene costantemente con gli

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

214

oppositori sistematici dell’ipotesi spiritica, i quali si valgono sempre d’ipotesi

inconfutabili in quanto sono indimostrabili; e si è visto recentemente il prof.

Barnard pubblicare un volume in confutazione dell’interpretazione

spiritualista dei fenomeni medianici, in cui, ogni qual volta si trova di fronte a

difficoltà insormontabili dal punto di vista animico totalitario, egli si

avvinghia tenacemente alle ipotesi della telepatia onnisciente nel passato e

nel presente, combinandola alle ipotesi della quarta dimensione e dell’eterno

presente, due ipotesi ultrametafisiche e indimostrabili, in quanto rimarranno

in eterno impensabili.

Ma ecco che nel caso qui considerato neanche tali ipotesi combinate alla

telepatia onnisciente, potrebbero averne ragione, e ciò in causa del precedente

infestatorio collegato indissolubilmente con la manifestazione di un defunto

vissuto in quel medesimo ambiente; vale a dire che un siffatto precedente

dimostra palesemente come nel caso in esame i fenomeni d’infestazione

fossero provocati dal defunto con l’intento di attrarre l’attenzione dei viventi,

e pervenire con ciò a comunicare col proprio figlio per avvertirlo che gli si

carpiva il frutto del lavoro paterno; scopo ch’egli aveva raggiunto, e

conformemente erano subito cessati i fenomeni d’infestazione. E qui, ancora

una volta insisto sul fatto della loro cessazione immediata, conforme la

promessa datane dall’entità comunicante. Perché dunque cessarono tanto

tempestivamente? Perché lo stesso fatto avviene in tanti altri casi analoghi?

Non è forse questa una preziosa controprova in riconferma che i generatori

dei fenomeni erano quei medesimi defunti che dopo avere affermato di

esserne autori, lo dimostravano coi fatti, promettendo e mantenendo di non

più ricominciare? Come dunque spiegarsi tutta questa concatenazione di

eventi eloquentissimi in senso spiritico, ricorrendo all’ipotesi telepatica, o a

quella del subcosciente? Niun dubbio che tale impresa appare disperata per

gli animisti totalitari; ma, in ogni modo, sarei desideroso di conoscere in qual

modo essi ragionano in un frangente simile; giacché - sia detto francamente -

per chiunque ragioni a fil di logica, sta di fatto che una tale felice

combinazione di fenomeni d’infestazione, seguiti da manifestazioni

medianiche avvalorate da prove d’identificazione personale, manifestazioni

che determinarono la cessazione dell’infestazione, sta di fatto - dico - che una

tale eloquente combinazione di eventi trae inevitabilmente ad escludere le

ipotesi della telepatia e del subcosciente, mentre le altre ipotesi a cui

ricorrono in frangenti estremi gli oppositori: quelle della quarta dimensione e

dell’eterno presente, non entrano affatto in manifestazioni simili.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

215

Ne deriva che questa volta il trionfo del buon senso si direbbe assicurato.

* * *

Questo secondo esempio dell’ordine medesimo, si riferisce alle irruzioni

infestatorie in ambienti in cui è occorso un suicidio.

Mr. Will Goldston, il noto prestigiatore, ha recentemente pubblicato un

volume di memorie intitolato: «A Magician’s Swan Song» (Il Canto del

Cigno di un prestigiatore), in cui si contiene un episodio del genere qui

considerato, a lui medesimo occorso. Egli l’aveva in precedenza pubblicato al

momento in cui era avvenuto, sulla rivista settimanale Titbit (12 dic. 1931),

dalla quale si apprende che il defunto suicida era stato un suo inquilino, il

quale un giorno era venuto a dichiarargli di non poter pagare l’affitto. Al che

egli aveva risposto: «Sta bene, buon uomo; non ve ne preoccupate. Mi

pagherete quando lo potrete, e non pensateci più».

Nel suo libro riproduce con maggiore ampiezza di ragguagli l’episodio in

discorso; ed ecco la sua narrazione:

«Per convincersi della sopravvivenza, non sempre è necessario recarsi da

un medium. Le prove ben sovente s’impongono a noi spontaneamente.

Alcuni anni or sono, un commerciante il quale aveva preso in affitto un

ufficio all’ultimo piano del caseggiato nel quale lavoro in questo momento

(Green Street, Londra), si suicidò asfissiandosi col gas illuminante. Alcune

settimane dopo, io mi trovavo in ufficio in ora molto avanzata della notte,

interamente assorto in un lavoro importante. D’improvviso nei fui distolto

dall’echeggiare di un passo pesante che saliva le scale. Io ben sapevo che a

quell’ora il portone del caseggiato era chiuso e inchiavardato; per cui era

improbabile che un affittuario di qualche altro ufficio venisse in quell’ora a

lavorare. Mi precipitai sul pianerottolo delle scale, gridando: “Chi va là! Che

cosa desiderate?”. Udivo sempre i passi pesanti i quali parevano giunti

all’ultimo piano; per cui rinnovai la chiamata. Non ricevendo risposta, salii di

corsa le scale, ripetendo la medesima ingiunzione. Quindi ispezionai le scale

con una lampadina elettrica: nessuno vi si trovava, e tutte le porte erano

chiuse.

«Tornai nell’ufficio e ripresi il mio lavoro. Subito dopo intesi nuovamente i

passi pesanti che scendevano le scale. Corsi nuovamente sul pianerottolo, ma

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

216

inutilmente, perchè non c’era nessuno. Allora cominciai a dubitare di che

cosa si trattasse, e quando me ne andai ero lieto di possedere in tasca una

lampadina elettrica.

«Alcune sere dopo si ripeté la medesima esperienza; e in seguito si rinnovò

tanto sovente che quando io mi trovavo in ufficio ad ora tarda, e sentivo

echeggiare i passi infestatori, non me ne curavo più.

«Un altro fenomeno curioso è questo: che quando affari urgenti mi

obbligavano a prolungare eccessivamente la mia permanenza in ufficio, mi

accadeva di trasalire avvertendo tre o quattro colpetti decisi battuti sulla

spalliera della sedia. Il fatto accadde numerose volte durante quell’inverno in

cui ebbi un lavoro enorme da sbrigare; ed io dovetti persuadermi che quei

colpetti erano vibrati per ammonirmi che per quel giorno avevo lavorato

abbastanza...

«Finalmente una sera fui impressionato da un tremendo frastuono, come il

rumoreggiare del tuono, dinanzi alla porta del mio ufficio. Chiamai: nessuna

risposta... Per alcuni istanti si rifece il silenzio; quindi rimbombò un colpo

fortissimo sulla porta interna del mio ufficio, non già sull’altra porta che dà

sul pianerottolo. La potenza del colpo fu tale, che il mio soprabito il quale era

appeso ad un attaccapanni fissato alla porta, si agitò visibilmente. Rivolsi la

parola alla entità che si manifestava in quel modo. Nessuna risposta, ma il

colpo non fu più ripetuto, e da quel momento più non avvertii né colpetti né

passi per le scale. - Perché? - Naturalmente, nulla può asserirsi di positivo in

proposito; ma io ritenni sempre che quel gran colpo finale battuto sulla porta,

equivalesse a un’espressione di saluto: era stato presumibilmente il suo

ultimo addio. Lo spirito errante del suicida, vincolato al luogo dove aveva

commesso l’atto insano, aveva finalmente trovato la pace. Questa almeno, la

spiegazione che a me parve la più soddisfacente».

Così conclude lo spettatore dei fatti, e mi pare difficile trovare una

spiegazione migliore di quella che fa capo alla presenza sul posto dello

spirito del suicida, il quale si sforzasse, come meglio poteva, a manifestarsi a

chi erasi dimostrato generoso con lui. Spiegazione che apparirà più che mai

calzante qualora non si dimentichi che i casi di tal natura non vanno mai

considerati allo stato isolato, ma cumulativamente a tutti gli altri analoghi, tra

i quali sono frequenti i casi in cui si rinvengono manifestazioni intelligenti

d’ogni sorta, e prove d’identificazione dei defunti, che si manifestano. E se

così è, se in ambienti in cui avvennero tragedie o suicidi, e più raramente

semplici morti naturali, si realizza frequentemente il fatto del manifestarsi

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

217

spontaneo di fenomeni d’infestazione, ora in forma di passi pesanti, di colpi,

di frastuoni e lancio di oggetti, ora in forma di fantasmi ben sovente

riconosciuti da chi li scorge, o, meglio ancora, sconosciuti a chi li scorge, ma

da lui riconosciuti alla vista di un loro ritratto; se così è, e se un tal fenomeno

si realizzò costantemente attraverso i secoli, si è portati logicamente a

concluderne nei termini sopra riferiti, e cioè che gli spiriti dei defunti esistono

realmente; e possono talvolta manifestarsi ai viventi in circostanze speciali;

non già come vogliono, bensì come possono, a seconda dei fluidi e delle forze

a loro disposizione.

Per converso, si domanda, che cosa c’entra la telepatia nei casi dei defunti i

quali continuano a manifestarsi per mesi ed anni dopo avvenuta la loro

morte? E che cosa c’entrano in tutto ciò le ipotesi della psicometria di

ambiente e della persistenza delle immagini dal momento che taluni fantasmi

infestatori deambulano liberamente pei locali, e si dimostrano positivamente

intelligenti, nonché coscienti dell’ambiente in cui si trovano, guardando i

viventi, facendo loro cenni, o addirittura conversando con loro? E in qual

modo c’entra l’ipotesi della telecinesia pura e semplice, nei fenomeni fisici di

colpi, frastuoni e lancio di oggetti, allorché tali fenomeni risultano diretti da

un’intelligenza che ben sovente si comporta in guisa supernormale, come

quando i proiettili che colpiscono le persone non fanno loro alcun male,

laddove frantumano le stoviglie quando le colpiscono?

Ciò posto, riconosco che i processi dell’analisi comparata applicata alle

convinzioni umane insegnano che l’ambiente in cui si vive e le cognizioni

assimilate con lunghi anni di studio, dominano a tal segno l’orientamento del

pensiero, che i fatti più evidenti non bastano a convertire chi ha torto. Che

cosa dunque si richiede per debellare il misoneismo umano? Ecco: per ciò che

riguarda le manifestazioni infestatorie, osservo che altro è leggerle, ed altro

assistervi. Colui che legge, se possiede una mentalità ottenebrata dai

preconcetti di scuola, rimarrà perplesso un istante, per poi dimenticar subito,

e tornare più negativo di prima; ma se il medesimo individuo avesse ad

assistere ad una manifestazione di tal natura, non dubiterebbe più, giacché

un’esperienza simile sgomina qualunque preconcetto di scuola.

Io dico questo per esperienza personale. Nel settembre del 1907, si suicidò

un intimo e caro amico mio per un eccesso di punto d’onore. Rimase

coinvolto in un disastro finanziario, e temendo di non poter far fronte ai

propri impegni (ciò che non fu), preferì la morte. Io ne fui l’esecutore

testamentario. Subito dopo la morte, incorsero gravi contestazioni tra gli

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

218

eredi, e per ordine del Tribunale, furono apposti i sigilli alla porta di casa. E

questo è un particolare importante in rapporto a ciò che avvenne un mese

dopo. Risultava infatti indubitabile che in quell’appartamento non poteva

penetrare alcuno senza strappare i sigilli di latta inchiodati sui battenti della

porta.

Orbene: dopo circa un mese, una famiglia inglese abitante nel piano

sottostante dovette sgombrare in gran fretta per impedire che le persone di

servizio, tra le quali una balia, si licenziassero immediatamente. E ciò perchè

durante la notte si sentivano le sedie e i mobili dell’appartamento soprastante

trascinati rumorosamente per le camere, unitamente a passi pesanti che

facevano traballare i soffitti. Le otto famiglie ivi dimoranti furono subito in

grande trambusto, e volevano andarsene malgrado i contratti di locazione. Io

venivo informato di tutto dal portinaio; ma quando mi provai a raccogliere

testimonianze da far valere in una relazione, fui chiamato dall’avvocato

consulente dei proprietari, il quale mi proibì con parole grosse di parlarne o

scriverne, sotto minaccia di una causa per danni, con sequestri preventivi ed

altri malanni legali che mi fecero allibire d’orrore. E questa è la ragione per

cui dovetti rinunziare a pubblicare una relazione dei fatti. Ora, però, dopo

trascorsi 30 anni, oso timidamente accennarvi, sperando che non mi caschino

tra capo e collo i fulmini della legge. Nel sobborgo di Genova in cui si

svolsero i fatti, se ne parla ancora oggidì, ma... io non lo nominai.

Concludendo: ciò che m’importa rilevare a proposito del triste evento in

discorso, è la sua ripercussione psicologica sull’animo mio. In quell’epoca io

mi occupavo già da 17 anni di ricerche psichiche, e mi erano noti centinaia di

fatti analoghi a quello esposto. Orbene: fu per me come se non avessi mai

saputo che tali fenomeni avvengono, tanto fu profonda e indelebile

l’impressione che ne riportai, impressione combinata alla certezza assoluta

che chi si manifestava in quel modo, non pervenendo a manifestarsi in altra

guisa, era l’infelice amico mio. Ed ecco perchè dissi in principio che altro, ben

altro è leggere, ed altro è assistere personalmente ai fenomeni delle

manifestazioni di defunti poco dopo la loro morte, e in qualunque forma ciò

avvenga.

Intendiamoci: io riconosco che si possa arrivare a una convinzione

scientifica della sopravvivenza la quale risulti esclusivamente e saldamente

fondata sulle esperienze altrui; il che può ottenersi raccogliendo e

classificando un numero adeguato di manifestazioni supernormali d’ogni

sorta, per indi applicare alle medesime i metodi d’indagine scientifica

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

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dell’analisi comparata e della convergenza delle prove; lavoro quest’ultimo

già da me compiuto in quell’epoca, con la conseguenza che già possedevo

una convinzione ragionata e scientifica nel senso indicato. Nondimeno essa

m’apparve di gran lunga diversa dall’altra, in quanto risultava al confronto

una fredda acquisizione dell’intelletto non ancora compenetrata nei recessi

della personalità integrale subcosciente, colà dove si maturano le convinzioni

incrollabili per effetto dell’elemento emozionale che le vitalizza; elemento che

mi si rivelò in tutta la sua potenza allorché mi avvenne di assistere

personalmente allo svolgersi di una manifestazione avente i caratteri

indubitabili di un intervento post-mortem di persona a me cara; intervento

presumibilmente determinato dal desiderio ansioso del defunto di

comunicare coi viventi al fine di rivendicare il proprio diritto di testatore,

diritto travisato dai cavilli sofistici di un avvocato senza scrupoli, il quale, per

soprappiù, vinse la partita. Noto pertanto che il movente della

manifestazione di poltergeist cui ebbi ad assistere, risulterebbe identico a

quello riferito in precedenza di un architetto defunto, al cui figlio si voleva

carpire il frutto del lavoro paterno.

Ciò spiegato, avverto che io sono ben lungi dall’attendermi che gli altri

abbiano a convincersi in base a quanto avvenne a me stesso. Intesi

semplicemente esporre le condizioni psicologiche in me determinate dal caso

di poltergeist in cui mi sono trovato direttamente coinvolto in funzione di

esecutore testamentario.

NEI FENOMENI DI OSSESSIONE E POSSESSIONE

Passando a citare esempi di fenomeni di ossessione, tema ancora

controverso nel campo delle ricerche metapsichiche, debbo far presente

alcune considerazioni.

Or fa qualche anno, io pubblicai una lunga monografia intitolata: Dei

fenomeni di Ossessione e Possessione, e prima di risolvermi a scriverla

esitai lungamente, in quanto poteva ritenersi prematuro il trattare

sistematicamente di una intricata ed oscura fenomenologia in cui si

contemplava la possibilità dell’esistenza di individui ossessionati, o posseduti

da entità spirituali di defunti quasi sempre - ma non sempre - d’ordine basso,

degradato, malefico (1).

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

220

1) Vedi la rivista «Luce e Ombra», 1926.

Il prof. Hyslop, al quale era occorso d’imbattersi in alcuni casi spontanei di

manifestazioni supernormali rivestenti carattere ossessionante, aveva finito

per convincersi sulla realtà dei fatti; e in conseguenza, avendo concepito

l’idea di scrivere un libro in argomento, mi aveva chiesto d’inviargli tutti i

casi del genere registrati nelle mie classificazioni; ciò che io avevo fatto.

Sennonché egli venne improvvisamente a morire, e del libro che aveva in

mente non ebbe tempo di scrivere che il primo capitolo, il quale fu pubblicato

nel Journal of the American S. P. R. In esso egli osserva:

«Anche quando ero pervenuto alla ferma convinzione dell’esistenza di un

mondo spirituale - ed occorsero dieci anni di ricerche perseveranti per

arrivarci - si richiesero altri dieci anni prima di convincermi intorno alla

realtà dei fenomeni di ossessione... Ma le mie prevenzioni s’infransero contro

l’evidenza dei fatti...».

Dopo di che egli procede ad esporre e commentare tre casi notevolissimi di

tal natura da lui medesimo investigati. (Ivi, gennaio 1925).

Qualche anno dopo, agli Stati Uniti veniva pubblicata l’opera sul

medesimo tema del dottore Carl A. Wickland, intitolata: Thirty Years among

the Dead; opera di alto valore, che nondimeno risulta alquanto menomata

dal fatto che l’autore propende a esagerare la frequenza dei fenomeni in

esame, ritenendo scoprirne i sintomi anche in talune infermità del corpo, in

talune abitudini viziose, e nelle brusche alterazioni del carattere. Il che, senza

dubbio, è ben sovente un errore, il quale però risulta fino a un certo punto

scusabile nelle circostanze del dottore Wickland, il quale applicando il

proprio metodo curativo elettro-medianico a numerosi pazienti afflitti da

morfinomania, cleptomania, dipsomania, era pervenuto a guarirli

radicalmente.

Comunque, i risultati da lui conseguiti appariscono importanti, mentre è

doveroso riconoscere che ad ottenerli aveva contribuito efficacemente la

medianità della di lui consorte; per quanto ciò non basti a provare l’origine

ossessionante dei casi di tal natura, la cui guarigione potrebbe ascriversi con

probabilità maggiori alla ben nota efficacia delle pratiche suggestive ed

autosuggestive. Riconosco nondimeno che nell’opera di cui si tratta si

rilevano numerosi episodi che la suggestione e l’autosuggestione sono

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

221

impotenti a dilucidare, mentre le prove sulla presenza di entità spirituali

ossessionanti emergono palesi e spontanee da non pochi tra essi.

E nella mia monografia ho citato diversi di tali notevolissimi episodi; ma

qui preferisco riportare due casi ricavati dalle indagini del dottor Magnin di

Ginevra, il quale presentò una sua lunga relazione in proposito al Congresso

di Ricerche Psichiche di Copenaghen (Compte Rendu, pag. 328); relazione in

cui egli espone e commenta con criteri rigorosamente scientifici, alcuni casi di

guarigioni notevolissime conseguite nella sua clinica ipnotico-magnetica. Egli

scrive:

«... In questi ultimi anni, tra i numerosi malati affetti da forme svariate di

nevrosi, e affidati alle mie cure da eminenti neurologi ed alienisti, volle

fortuna che si trovassero alcuni casi i quali sembrano aprire nuovi orizzonti

alla scienza terapeutica. Per cui mi sento in dovere di farli conoscere agli

eminenti dottori e psicologi che qui si trovano adunati, poichè qui tutti

risultano altamente competenti in argomento...».

Prima di riferire, a titolo di esempi, i due casi tratti dalla relazione del

dottor Magnin, debbo premettere alcune considerazioni indispensabili alla

comprensione dello strano comportarsi di alcune personalità ossessionanti

che il dottore in discorso pervenne a catechizzare, inducendole a sincero

ravvedimento. Comportamenti strani, ma in pari tempo altamente istruttivi,

poichè se si analizzano e si comparano numerosi casi del genere, si è tratti a

concluderne come tutto concorra a dimostrare che, salvo casi eccezionali, il

ravvedimento degli spiriti ossessionanti non è che la conseguenza del fatto

che le pratiche medianiche ed ipnotiche, ponendoli a contatto con gli

sperimentatori, pervengono a risvegliarli più prontamente, traendoli dalle

condizioni di monoideismo sonnambolico in cui si trovavano ed operavano;

condizioni le quali determinavano negli spiriti stessi uno stato permanente di

credulità analoga a quella degli stati ipnotici, o dei dormienti che sognano;

dimodoché gli spiriti illudendosi di essere ancora vivi, e non pervenendo a

discernere la situazione assurda in cui li poneva tale illusione, continuavano a

voler compiere quella data azione speciale che costituiva il monoideismo cui

erano in preda.

Ora, siccome i casi degli spiriti ossessionanti sono in massima parte

determinati dal fatto di essere essi trapassati in preda a sentimenti di

disperazione o d’odio, oppure invasi da istinti perversi, o vittime volontarie

di pratiche viziose, ne consegue ch’essi si sentono stimolati a soddisfare le

loro brame con insistenza incessante (non esistendo per essi come per

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

222

l’ipnotizzato e il sognatore, la nozione del tempo); dimodoché se loro accade

di venire attratti nell’orbita di un sensitivo il quale abbia nel proprio

temperamento un alcunché di affine col loro speciale monoideismo, essi

influenzano il vivente nel medesimo senso, istigandolo al vizio ed agli

eccessi, oppure rendendolo in apparenza demente. E tutto ciò lo compiono

pur rimanendo irresponsabili, o quasi, del male che fanno; così come un

soggetto ipnotico o un sonnambulo risultano irresponsabili di ciò che

compiono. Infatti analizzando i casi di ossessione si rileva che se qualche

volta gli spiriti compiono le loro gesta a danno dei viventi con iscopi ben

determinati, dimostrandosi capaci di una forma sui generis di ragionamento,

però, ancora e sempre è questione di quella forma di ragionamento che si

rileva nei sogni e nei soggetti ipnotici; ragionamento che se conduce a

raggiungere la mèta bramata, in pari tempo non è assennato, nel senso che in

esso si rinviene bensì una logica di esecuzione, ma non mai la logica della

ragione.

Le considerazioni esposte avrebbero bisogno di essere completate con altre

osservazioni contenute nella mia monografia, ma per la comprensione dei

due casi che seguono esse appariscono sufficienti.

Il dottor Magnin riferisce:

«La signora M., dell’età di anni 52, in base alla diagnosi dei quattro medici

consultati, era afflitta da sclerosi del midollo spinale. Le accadeva

continuamente di essere proiettata a terra senza cause conosciute, e ciò

avveniva con tale violenza che essa aveva già riportata la frattura di un

braccio, di un polso e del naso. Tali strane cadute si erano iniziate 7 anni

prima, ed avevano continuamente aumentato di frequenza e di violenza. Da

due anni erasi ridotta a camminare carponi per la casa, e quando si trovava

per la strada si rannicchiava tutta, onde rendere meno gravi le conseguenze

delle inevitabili cadute. Ogni sorta di cure furono tentate inutilmente dai

dottori Iglesias, André Thomas, Abadie e Cardonel.

«Io cominciai per tentare una cura di rieducazione psichica, esigendo dalla

malata che rinunciasse a camminare carponi o accovacciata. Essa vi si

sottomise di buona voglia e malgrado le frequenti cadute, continuò a recarsi

da me tutti i giorni.

«Un dopopranzo, mentre la malata aspettava il suo turno nel salone

comune, entrò una medium chiaroveggente che io avevo fatto venire per

utilizzarne le facoltà in servizio di un altro malato. Quando più tardi chiamai

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

223

la medium nel mio gabinetto, essa, ritenendo di essermi utile, m’informò di

aver visto nell’aura della malata di cui si tratta, il fantasma di un’entità

autoritaria, brutale, malvagia. Io posso garantire che la medium non aveva

conversato con la signora M., e che non l’aveva vista passeggiare. Quanto a

me, non le avevo mai parlato di lei.

«Siffatta visione, spontaneamente occorsa, mi richiamò alla mente che la

malata mi aveva confidato come il padre suo fosse morto di congestione

cerebrale fulminea, in un accesso furibondo di collera; e ciò in seguito a una

discussione avuta con lei. Questa concordanza di ragguagli m’indusse a

mettere in rapporto le due signore, lasciandole entrambe reciprocamente

ignare dell’esser loro.

«Addormentai la medium, che immediatamente incarnò lo spirito che

aveva descritto; e conformemente le di lei sembianze si contrassero,

assumendo un’espressione di durezza inflessibile. Si rivolse quindi alla

signora M. dicendo: “Figlia mia, povera figlia mia... Te ne ho già fatto del

male...”. Dopo di che, prese a lamentarsi, parlò di dolori alle gambe, fece dei

larghi movimenti con le braccia, come se infilasse un cappotto, e dopo aver

fatte alcune profonde inspirazioni, prese le mani della signora M., ripetendo:

“Luisa, mia povera Luisa, te ne ho già fatto del male...”. Poi così continuò:

“Ma perchè tu m’impedivi di uscire? Perché mi seguitavi nelle mie

passeggiate? ... Ti ricordi... il pastrano... Non biasimarmi... Ah!... Quel

pastrano!“. E qui egli ripeté i larghi movimenti con le braccia, come se

infilasse un pastrano.

«Da notarsi in proposito: 1° che il nome di Luisa risultò corretto, per

quanto io e la medium lo ignorassimo assolutamente; 2° che la causa della

discussione tra il padre e la figlia, discussione seguita dalla morte fulminea

del padre, era stata il pastrano, che quest’ultimo si rifiutava d’indossare,

malgrado la sua tarda età (aveva 80 anni) e la temperatura fredda.

«Affermo che nessuno di tali ragguagli era a me noto.

«Lo stato in cui si trovava la medium corrispondeva a quello

dell’incarnazione, o incorporazione spiritica. Il padre era rappresentato come

presente, e la malata insieme alla di lei figlia, assicuravano di riconoscerne

l’identità in ogni particolare della rappresentazione spiritica: nella voce,

nell’espressione, nei gesti, nell’enfasi con cui parlava e nella manifestazione

del suo carattere. Stando così le cose, io ascoltai con la massima attenzione ciò

che la personalità comunicante aveva da dire a sua discolpa; ed essa mi disse

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

224

che per molti anni prima della sua morte, la figlia l’aveva oppresso per

eccesso di riguardi, di precauzioni, di attenzioni; che egli aveva sempre preso

in mala parte i suoi consigli, ritenendoli una vera usurpazione di autorità; per

cui non aveva mai voluto sottomettersi ad essi; così come non aveva mai

voluto saperne dei così detti progressi realizzatisi sul finire della sua vita,

quali l’elettricità, i bagni, le mode e le comodità moderne”. Quindi soggiunse:

“Io sono morto invaso dell’idea fissa che mia figlia Luisa ostacolasse la mia

vita, la mia indipendenza, impedendomi di uscire, di fare le mie passeggiate;

e perciò mi sono avvinghiato a lei onde farle comprendere il suo torto. Siete

voi che mi avete aperto gli occhi, liberando fisicamente lei, e moralmente

me...”.

«Vista la buona piega che assumevano gli eventi, io presi a parlare e ad

operare come un fervente spiritista, esortando lo spirito presente a voler

soffocare nell’animo suo quel suo rancore irragionevole e infondato,

rendendo alla propria figlia la libertà di camminare.

«Durante il nostro dialogo, lo spirito comunicante chiese a bruciapelo: “E

Maurizio, mi serba sempre rancore? Gliene feci passare delle brutte”.

Maurizio era il nome del marito della malata, nome che io ignoravo. Poco

dopo egli aggiunse: “Renato, buon cuore, anima bella, aveva già tentato

ripetute volte di allontanarmi dalla madre sua; liberandola in tal guisa dalla

mia persecuzione; ma io sono rimasto da morto quel che ero da vivo: un

testardo irriducibile, e non volli mai cedere. Ora però lo deploro”. Rilevo

come anche questa volta il nome di Renato fosse esatto, e si riferisse al figlio

della madre, il quale era morto in guerra. Io ignoravo il nome, come ignoravo

l’esistenza del figlio e le circostanze della sua morte...

«La mia conversazione con lo spirito comunicante terminò con la risposta

di lui alla mia preghiera di rendere la libertà a sua figlia. Egli si rivolse alla

figlia dicendo: “Luisa, io mi dispongo ad abbandonare con lo spirito la casa

che fu mia, come l’avevo abbandonata col corpo. Tu ritroverai l’uso delle tue

gambe, ed io mi allontanerò insieme a Renato”.

«La medium si risvegliò, e stava per andarsene, quando le si manifestò

nuovamente la visione del medesimo “uomo autoritario e brutale, ma con

attenuata e quasi dolce espressione del volto”. Essa me ne fece una

descrizione minuziosa, che qui trascrivo:

“A un di presso 78 anni, colorito uniforme rosso-cupo, naso lungo e diritto,

occhi incavati, palpebre rigonfie, mascelle pronunciatissime, guance incavate,

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

225

fronte convessa, ossatura del cranio in rilievo e marcatissima, testa calva,

capelli bianchi in corona, sopracciglia folte, enormi, arruffate in tutti i sensi.

E’ un vegliardo, ma ben piantato, e niente affatto incurvato. Giudico la sua

statura un metro e 70 centimetri. Scorgo al di sopra della sua testa la cifra

1913”.

«Tale descrizione risultò di un’esattezza meravigliosa; ed il fatto è

maggiormente notevole in quanto il padre della malata, un testardo originale,

non volle mai lasciarsi fotografare. La data 1913 corrispondeva all’anno della

sua morte. Io chiesi in proposito la data precisa, e la medium rispose: 17

dicembre. La data esatta era il 18 dicembre 1913.

«La medium descrisse inoltre il fatale pastrano “di un grigio scuro, non

però nero; molto largo, molto ampio, molto lungo, giacché gli arrivava alle

caviglie. Sul davanti scorgo due pieghe nere, od ombre verticali che non

riesco a spiegarmi”. Tale descrizione risultò esattissima; e le due ombre

verticali sembra che corrispondessero alle pieghe del mantellino in uso negli

antichi pastrani.

«Ed ora mi permetto di far rilevare che la guarigione miracolosa della

signora M. - come di molti altri malati - io l’ho potuta ottenere perchè mi

credetti in dovere di non trascurare certe indicazioni, spesso fortuite, qualche

volta banali, alle quali la grande maggioranza dei medici non avrebbe

attribuito importanza... Io faccio voti che i medici psichiatri, dopo avere

ricorso nell’interesse dei loro malati a tutte le risorse scientificamente

autorizzate, non si trattengano dal ricorrere ad altre risorse ancora empiriche.

Con ciò alludo alle visioni e audizioni quali occorrono a certe persone

soggette ad iperestesie dei sensi; persone che noi chiamiamo, a torto od a

ragione, dei medium... Io non esito a dirlo: il fatto di averne tenuto conto, per

quanto si tratti ancora di processi occulti, mi rese incomparabili servigi nel

trattamento delle nevrosi a me affidate da sommità mediche di Parigi. Ed è in

grazia di tali metodi empirici ch’io pervenni a guarire un gran numero

d’infermità ritenute incurabili; guarigioni che nell’ignoranza delle cause,

furono denominate miracolose».

Il caso esposto si raccomanda anzitutto all’attenzione dei competenti per il

metodo rigorosamente scientifico con cui venne investigato, nonché per le

testimonianze di 4 dottori in medicina e alienisti che ne seguirono lo

svolgimento. Il che fa sì che ogni incidente in esso contenuto riveste il suo

valore teorico, in quanto si è ben sicuri di trovarsi al cospetto di fatti accertati;

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

226

e così essendo, gioverà prendere in considerazione anche certi particolari di

secondaria importanza i quali risultano piuttosto ardui a concepirsi.

L’episodio teoricamente più importante risulta quello della medium la

quale rileva casualmente che nell’aura psichica di una signora da lei non

conosciuta si trova uno spirito dall’espressione autoritaria e brutale. Ora se si

considera che la medium non era in seduta, e che nessuno l’aveva invitata ad

osservare psichicamente la signora M., deve convenirsi come tale circostanza

valga ad escludere in modo assoluto le ipotesi della suggestione e

dell’autosuggestione, in quanto con le medesime si potrebbe attribuire un

carattere subiettivo alla visione in discorso. E così essendo, allora dovrà

concludersi che la medium vide un fantasma nell’aura psichica della signora

M., perchè il fantasma vi si trovava effettivamente.

Si aggiunga ancora in proposito che dal fatto di tale spontanea visione,

emerge un’altra considerazione teoricamente importante, in quanto vale ad

eliminare una terza ipotesi molto cara agli oppositori: quella della

obiettivazione delle forme del pensiero. E’ noto, infatti, che nella circostanza

della fotografia trascendentale in cui rimangono impresse sulle lastre

sensibilizzate delle forme spirituali riconosciute dagli sperimentatori, gli

oppositori spiegano che gli sperimentatori avevano in mente i defunti

manifestatisi, per cui, in realtà, essi stessi avevano obiettivato

inconsapevolmente le forme del pensiero corrispondenti, forme suscettibili

d’impressionare le lastre sensibilizzate. Orbene: nel caso in esame neanche

tale speciosa obiezione potrebbe farsi valere, visto che la signora M., la quale

recavasi dal dottor Magnin per sottomettersi alla cura magnetica, era

lontanissima dall’immaginare che la propria malattia traesse origine da un

fenomeno di ossessione in cui era protagonista il padre suo; per cui non

poteva pensare tanto intensamente a quest’ultimo da obiettivarne la forma.

Da quanto si venne esponendo, ne deriva che a spiegazione della visione

in discorso debbono escludersi in modo assoluto le ipotesi della suggestione,

dell’autosuggestione e della proiezione di forme del pensiero, e siccome non

esistono altre ipotesi a disposizione degli oppositori, non rimane che

ammettere la presenza reale sul posto dello spirito ossessionante; ciò che, del

resto, viene confermato dal fatto che lo spirito stesso ebbe in seguito a fornire

sul proprio conto una serie mirabile di prove d’identificazione spiritica.

Mi pare pertanto che debba considerarsi risolto in senso affermativo il

quesito fondamentale, secondo il quale l’infermità strana di cui soffriva la

signora M. traeva origine da un fenomeno di ossessione. Rimane da discutere

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

227

intorno alle modalità - talora ardue a concepirsi - con cui si venne

estrinsecando il fenomeno.

Già si fece osservare in precedenza che il modo di condursi dello spirito

ossessionante dimostrava palesemente com’egli operasse in condizioni di

monoideismo, condizioni analoghe a quelle in cui agisce un soggetto

ipnotizzato; e in conseguenza doveva concludersi che s’egli aveva una

consapevolezza sui generis di quanto compieva ai danni della figlia, non ne

aveva però la responsabilità morale, in quanto nel suo modo di condursi si

notava bensì una logica di esecuzione, ma non mai la logica della ragione. Da

rilevarsi in proposito l’automatismo dei moti larghi delle braccia, come se

infilasse un pastrano, automatismo il quale dimostra che lo spirito

ossessionante agiva in condizioni di monoideismo, con ripetizione

automatica dell’azione costituente il monoideismo stesso; così come avviene

nella grande maggioranza dei casi d’infestazione, in cui il fantasma ripete

incessantemente gli atti che costituiscono il monoideismo che lo vincola

all’ambiente in cui visse; condizioni analoghe a quelle dell’ipnotizzato e del

sognatore. Ne deriva che risulta fino a un certo punto comprensibile la

circostanza dello spirito ossessionante il quale riproducendo

automaticamente una scena vissuta, nell’aura psichica di un vivente, non è

consapevole del male che fa. E nel caso qui considerato dovrebbe dirsi che lo

spirito ossessionante del padre, riproducendo automaticamente entro l’aura

psichica della figlia la scena del pastrano che gli era costata la vita, respingeva

con tale violenza immaginaria la figlia che voleva indossarglielo, da

provocarne inconsapevolmente la caduta. Del resto, si è visto che quando le

pratiche magnetiche del dottor Magnin erano pervenute a risvegliare lo

spirito ossessionante, egli aveva osservato al dottor Magnin: «Luisa non deve

serbarmi rancore... Io non sapevo di farle del male... Siete voi che mi avete

aperto gli occhi, liberando fisicamente lei, e moralmente me».

Mi pare pertanto che il caso in esame dimostri già in guisa

sperimentalmente palese l’esistenza dei fenomeni di ossessione, in quanto le

uniche ipotesi naturalistiche a disposizione degli oppositori onde spiegare

l’incidente fondamentale della visione del fantasma da parte della medium,

quelle, cioè, della suggestione, dell’autosuggestione e della proiezione di

forme del pensiero, risultano assolutamente inapplicabili all’incidente stesso.

* * *

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

228

Questo secondo episodio ricavato dalla relazione del dottor Magnin,

presenta il preoccupante quesito delle ossessioni da un punto di vista

diverso, in base al quale emerge più che mai urgente la necessità scientifica

ed umanitaria d’indagare a fondo il quesito stesso. Il relatore scrive:

«La signora G., dell’età di anni 28, soffriva di cefalalgia periodica, sulla

quale erasi inserito da qualche anno un impulso ossessionante al suicidio. La

paziente non presentava tare fisiche, ma dal punto di vista psichico lasciava

piuttosto a desiderare: era emozionabile, immaginosa, suggestibilissima. Essa

insisteva sopratutto sopra un sintomo di “pressione angosciosa alla nuca, da

fare impazzire“, accompagnata da una sensazione intollerabile di pesantezza

sulle spalle. E il fatto grave consisteva in ciò, che quando comparivano siffatti

sintomi essa era invasa da un impulso irresistibile al suicidio.

«La sottomisi a un interrogatorio intimo, e la malata mi confidò che prima

del suo matrimonio era stata corteggiata da un ufficiale straniero ch’essa

amava, ma che i suoi parenti non le permisero di sposare. L’ufficiale aveva

finito per ingaggiarsi nella legione straniera, e poco dopo moriva. Fu poco

tempo dopo la di lui morte ch’ebbe inizio il suo male, con impulso

ossessionante al suicidio. Apprendendo ciò, io ne conclusi che indubbiamente

l’origine dell’idea ossessionante si connetteva alla morte dell’ufficiale amato,

e mi parve che s’imponesse anzitutto un trattamento psicoterapico. Parecchie

lunghe conversazioni tenute a tale scopo con la malata in condizioni di

veglia, non ebbero esito alcuno. Allora tentai la suggestione in condizioni

d’ipnosi, ma inutilmente; infine provai la psicoanalisi del contenuto

subcosciente della di lei psiche, valendomi di tutti i metodi conosciuti, ma

non pervenni a scoprire elementi nuovi capaci di chiarire la situazione.

Eppure eravi urgenza di salvare quella giovane signora fatalmente

condannata al suicidio, visto che una volta o l’altra avrebbe indubbiamente

ceduto all’ossessione che la dominava.

«Mi appigliai pertanto a un’ultima risorsa, e ad insaputa della malata, feci

intervenire una veggente la quale a più riprese mi aveva stupito per la

nitidezza delle sue visioni, e per le sue descrizioni di personalità di defunti, in

merito alle quali mi accadeva sovente di controllarne l’identità.

«Appena la veggente venne introdotta nella camera in cui la malata

giaceva profondamente addormentata, essa mi descrisse un essere che pareva

avvinghiarsi al dorso della paziente. Senza far trasparire il mio stupore

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

229

combinato all’immenso interesse che per me assumeva tale visione, pregai la

veggente a descrivermi la posizione esatta in cui vedeva questo essere per me

invisibile. Essa così cominciò: “Con la mano destra preme sulla nuca di

questa signora, e con la sinistra copre la sua fronte”. Indi, con voce soffocata

dall’emozione, esclamò: “Egli si è suicidato, e vuole che la signora lo

raggiunga”. - Ad analoga mia domanda, essa mi descrisse le sembianze,

l’espressione strana dello sguardo e il carattere dell’essere che scorgeva. Io

l’ascoltavo con interesse crescente, e, sebbene scettico, imitai l’esempio di lei,

e presi a conversare con questo essere ipotetico, come l’avrebbe fatto un

discepolo fervente di Allan Kardec. La medium teneva fisso lo sguardo sulla

malata, trasmettendomi le risposte dello spirito persecutore.

«La conversazione fu lunga e molto movimentata. Le risposte dello spirito

denotavano una natura violenta, appassionata, ostinata; per cui, malgrado il

mio scetticismo, provai un senso di sollievo quando appresi dalla medium

che le mie calde perorazioni avevano finito per convincere lo spirito

persecutore, il quale, mosso a pietà per la sua vittima, s’impegnava di

rinunciare ai suoi propositi delittuosi, lasciandola in pace.

«Non risvegliai la paziente che due ore dopo la partenza della medium,

per cui essa ignora anche adesso l’esistenza della medesima. Naturalmente

non le feci motto dell’evento occorso, che essa doveva ignorare per sempre.

Congedandosi da me, ella osservò per la prima volta che si sentiva molto

sollevata di spirito; osservazione incoraggiante, che accolsi con vero giubilo.

«Due giorni dopo, quando la paziente si presentò nella mia clinica, era

letteralmente trasformata, tanto nell’espressione del volto, quanto nel modo

di condursi; e lo era financo nella sua toilette. Tutto in lei dimostrava un

rivolgimento completo nel suo modo di pensare; e infatti mi dichiarò che da

un momento all’altro aveva ricuperato l’antico carattere, era in lei rinata la

perduta gaiezza, e si era in lei risvegliato il gusto per l’arte e la letteratura.

«E dopo la memorabile seduta, tanto feconda di risultati pratici, la signora

G. non ebbe mai più a risentire il senso di pressione alla nuca, né la

sensazione fisica di un peso che le gravava sulle spalle, né l’ossessione

psichica del suicidio. La sua salute ritornò perfetta sotto ogni rapporto, e

venni informato recentemente ch’essa ora è madre felice di due gemelli

floridissimi.

«Anche questa volta io mi asterrò dal ricavare una conclusione qualunque

dal caso esposto. Io mi limito a riferire scrupolosamente dei fatti. Ritengo

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

230

nondimeno di dovere ancora una volta ricordare che la signora G. era votata

fatalmente al suicidio, e che per restituirla alla vita bastò ch’io non chiudessi

gli occhi dinanzi a un fenomeno di veggenza, con lo specioso pretesto che si

trattava di una manifestazione inesplicabile. Non dobbiamo piuttosto

scorgere in tutto ciò uno dei più belli risultati a cui già ci condussero le

ricerche sui fenomeni psichici?... ».

Così il dottor Magnin. Osservo che in altre relazioni da lui pubblicate sul

medesimo ordine di fenomeni, egli si esprime in guisa da lasciar trasparire la

sua intima convinzione che i fatti di tal natura non sono dilucidabili che con

l’ipotesi dell’ossessione spiritica. Nondimeno nella circostanza solenne del

Congresso di Copenaghen, in cui egli si trovava al cospetto di eminenti

uomini di scienza i quali erano bensì persuasi sull’esistenza delle

manifestazioni metapsichiche in genere, ma si mantenevano in grande

maggioranza scettici, od anche ostili, nei riguardi dell’ipotesi spiritica, egli

non solo si astenne dall’esporre la propria opinione in proposito, ma in

ordine al caso in esame, fece rilevare che il fatto della veggente la quale scorse

uno spirito ossessionante in attitudine corrispondente ai sintomi di cui la

malata si lagnava, «tendeva a far presumere che in tale circostanza l’idea

ossessionante fosse a tal segno intensa, da creare una forma-pensiero

percepibile alla medium».

Siccome io sono certissimo che il dottor Magnin non crede affatto a tale

interpretazione dei fatti, mi affretto a dichiarare che le considerazioni

piuttosto elementari che seguono, non furono da me formulate per

ammaestrare in proposito chi conosce a fondo l’argomento, bensì in servizio

di quei lettori i quali non essendo profondamente versati sulla tecnica delle

manifestazioni metapsichiche, non pervenissero per avventura a discernere

per quali ragioni l’interpretazione esposta risulti insostenibile. E le ragioni

principali sono le seguenti:

1° - Perché le forme-pensiero consistendo in vaghe rappresentazioni

effimere, o simulacri fluidici, non possono prendere parte attiva in una

conversazione, non possono venire catechizzate, e non possono dimostrarsi

pentite delle loro colpe.

2° - Perché per obiettivare la forma pensiero dell’amante defunto,

sarebbero occorse due circostanze di fatto: l’una, che l’inferma credesse

all’esistenza dei fenomeni di ossessione; l’altra, che fosse convinta di essere

ossessionata dall’amante defunto; laddove essa non si era mai occupata di

ricerche psichiche, ignorava tutto in proposito, ed era lontanissima dal

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

231

pensare all’amante defunto in rapporto agli impulsi al suicidio che la

dominavano.

3° - Perché in assenza di qualsiasi suggestione da parte del dottor Magnin

(il quale avendo addormentata la paziente, era anche l’unico che si trovasse

in rapporto psichico con lei), non si saprebbe come darsi ragione del fatto

eloquentissimo della malata la quale si sentì guarita non appena risvegliata, e

ciò in corrispondenza con la promessa fatta dallo spirito ossessionante che

avrebbe lasciata in pace la sua vittima.

4°- Perché non deve trascurarsi la circostanza che nel caso analogo esposto

in precedenza, si è dimostrato come l’ipotesi delle forme-pensiero non

reggesse di fronte all’analisi dei fatti; dimodoché se il fantasma ossessionante

era genuinamente tale nel caso di cui si tratta, allora per legge di analogia,

dovrebbe affermarsi altrettanto del caso in esame in cui la percezione del

fantasma si ottenne per ausilio della medesima veggente.

E mi pare che basti per eliminare anche in questa circostanza l’ipotesi

speciosa delle forme-pensiero.

Passando a discutere in merito alla questione puramente teorica delle

condizioni di consapevolezza in cui si trovava lo spirito ossessionante, deve

convenirsi che nelle circostanze in cui si estrinsecarono i fatti, emerge che non

doveva trattarsi di monoideismo sonnambolico post-mortem; vale a dire che

non doveva trattarsi di un caso di automatismo irresponsabile, ma bensì di

un monoideismo ragionante, per quanto brutalmente ed egoisticamente tale,

visto che lo spirito ossessionante aveva per iscopo di spingere al suicidio la

persona amata onde riunirsi con lei. Nondimeno, tenuto conto che per effetto

delle esortazioni e delle perorazioni del dottor Magnin, egli finì per

convincersi che faceva del male a chi amava, dimostrandosene pentito, si

dovrebbe inferirne che se non poteva ritenersi irresponsabile del male che

compieva, in ogni modo la sua responsabilità doveva risultare attenuata da

una forma sui generis d’incomprensione morale molto affine a quella che

caratterizza le imprese dei soggetti ipnotici.

Comunque sia di ciò, ripeto che il caso esposto e l’altro citato in

precedenza, in cui gli spiriti ossessionanti sembrano fino a un certo punto

consapevoli del male che procurano alle loro vittime, non infirmano punto la

tesi qui propugnata della irresponsabilità morale nella grande maggioranza

dei protagonisti nella fenomenologia qui contemplata, tesi fondata sull’analisi

comparata di 58 casi del genere da me raccolti.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

232

Termino richiamando l’attenzione di tutti sul tema importantissimo qui

considerato, il quale non riveste soltanto un immenso valore teorico dal

punto di vista metapsichico, ma risulta - come si è visto - suscettibile di essere

rivolto a scopi eminentemente pratici e umanitari, quali risultano quelli di

guarire infermità misteriose ritenute incurabili, di salvare la vita a molti

infelici ossessionati da impulsi suicidi, e di restituire il senno e la libertà a

molti disgraziati rinchiusi a torto nei manicomi.

NELLE APPARIZIONI DEI DEFUNTI COLLETTIVAMENTE PERCEPITE

Ed ora mi accingo a riferire e commentare alcuni esempi di apparizioni di

defunti dopo qualche tempo dalla loro morte. Si tratta di una categoria di

manifestazioni che quando sono osservate collettivamente e successivamente

da parecchie persone, escludono in modo assoluto le ipotesi della

suggestione, dell’autosuggestione e consecutive obbiettivazioni allucinatorie,

risultando in guisa particolare efficaci in senso spiritualista.

Questo primo caso venne riferito dal Myers nel vol. VI, pag. 26 dei

Proceedings of the S. P. R.

La percipiente e relatrice - Mrs. P. - non desidera vengano pubblicati i

nomi dei protagonisti, e i motivi emergeranno palesi dall’esposizione dei

fatti. Essa riferisce:

«Nell’anno 1867 andai sposa... La mia vita si svolse tranquilla e felice fin

verso il termine dell’anno 1869, allorché la salute di mio marito parve

declinare, e il suo carattere farsi cupo e irritabile. Invano cercavo penetrarne

le cause con l’insistenza delle mie domande: mi sentivo rispondere ch’io

fantasticavo e ch’egli stava benissimo; per cui desistetti dall’importunarlo, e i

giorni continuarono a scorrere tranquilli fino alla vigilia del Natale. Nelle

vicinanze abitavano due nostri zii, dai quali fummo invitati per tale

ricorrenza, con preghiera di venire per tempo onde trovarci riuniti a

colazione.

«Dovendo alzarci di buon mattino, pensammo alla sera di anticipare

sull’ora consueta del riposo, e alle 9 salimmo alle nostre stanze, dopo avere,

come d’uso, chiuse accuratamente porte e finestre. Erano le 9.30; la nostra

bimba, allora di 15 mesi, aveva per costante abitudine di svegliarsi a quell’ora

per bere un sorso di latte e riaddormentarsi. Non essendosi ancora svegliata,

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

233

pregai mio marito di andarsene a letto senza spegnere il lume, mentre io

m’indugiavo in quell’attesa appoggiandomi al letto dalla parte della culla...

«Geltrude tardava a risvegliarsi, ed io mi disponevo a prendere una

posizione più comoda, quando con mio grande stupore vidi ritto in fondo al

letto un gentiluomo in divisa da ufficiale di marina, con in testa un copricapo

a punta... Il suo volto rimaneva nell’ombra per me, tanto più ch’egli stava

appoggiato col gomito sulla spalliera del letto sorreggendo con la mano la

propria testa. Ero troppo stupita per provare spavento, e mi domandai

soltanto chi poteva essere; toccai sulla spalla mio marito che stava rivolto

dall’altra parte, mormorandogli: “Willie, chi è costui?“. - Egli si voltò, guardò

per pochi istanti l’intruso, quindi rizzandosi di scatto, gridò: “Voi signore,

che cosa venite a far qui?“.

«La forma si raddrizzò lentamente, quindi con voce imperiosa e sdegnata,

soggiunse: “Willie! Willie!“.

«Guardai mio marito: erasi fatto livido e si mostrava agitatissimo; balzò

dal letto come se volesse assalire l’intruso, ma subito ristette come perplesso

o spaventato, mentre la forma attraversava impassibile e solenne la camera

dirigendosi ad angolo retto verso il muro. Allorché passò di fronte al lume,

un’ombra oscura venne a proiettarsi sulla parete e su di noi come se si

trattasse di persona vivente. Con tuttociò essa disparve in modo

inconcepibile attraverso il muro. Mio marito, sempre agitatissimo, prese la

lampada dicendo: “Voglio girare la casa e scoprire dove è andato”. Ero

anch’io agitatissima; tuttavia ricordando che la porta era chiusa, e che il

misterioso visitatore non erasi diretto da quella parte, osservai: “Ma egli non

è uscito dalla porta!“. Ciò nonostante mio marito tolse i chiavistelli, aperse la

porta e andò intorno per la casa. Rimasta sola nell’oscurità, tra me pensavo:

“Abbiamo visto un’apparizione. Che cosa preconizzerà? Forse mio fratello

Arturo sta male (egli era ufficiale di marina, e si trovava in viaggio per le

Indie). Ho sempre sentito dire che succedono cose simili”. Pensavo e

trepidavo, stringendo al seno la mia bimba allora svegliatasi, fino a che

ricomparve mio marito più che mai livido in volto e agitato. Si sedette sulla

sponda del letto, mi avvinse col braccio, e sussurrò: “Sai tu chi abbiamo

visto?“. - “Sì - risposi - uno spirito: temo si tratti di Arturo, ma non vidi il suo

volto”. - Egli soggiunse: “No, era mio padre!“.

«Il padre di mio marito era morto da 14 anni; nella sua gioventù era stato

ufficiale di marina; quindi per ragioni di salute, aveva lasciato il servizio

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

234

prima della nascita di mio marito, e questi non l’aveva visto in uniforme che

una o due volte. Quanto a me, non lo conobbi affatto.

«Il domani si raccontò l’occorso agli zii, e tutti ebbimo campo di osservare

come l’agitazione di mio marito non accennasse a diminuire, sebbene egli

fosse stato uno scettico arrabbiato in fatto di manifestazioni che avessero

apparenza di soprannaturale.

«A misura che passavano i giorni mio marito deperiva, fino a che dovette

porsi a letto gravemente ammalato. Fu solo allora che gradatamente mi mise

a parte del suo segreto. Egli versava da tempo in gravi angustie finanziarie, e

al momento in cui suo padre apparve, stava per porgere ascolto ai tristi

consigli di un uomo il quale lo avrebbe tratto a rovina, e forse peggio. Ed è

per questo che io debbo mantenermi reticente nel parlare dell’occorso.

«... Né stati di sovreccitazione nervosa, né paure superstiziose potrebbero

provocare una siffatta manifestazione, e per quanto fu dato a noi di giudicare

dagli eventi che susseguirono, quello fu un provvidenziale ammonimento

impartito a mio marito per ausilio della voce e delle sembianze di colui

ch’egli aveva più venerato in vita, e che solo su tutti avrebbe obbedito».

[Il dottore C. con la propria consorte confermano la narrazione esposta. Il

marito della relatrice, Mr. P., a sua volta conferma in questi termini: «Non

bramo aggiungere ulteriori particolari all’incidente riferito da mia moglie; mi

limito quindi a testificare che la narrazione è rigorosamente esatta, e che i fatti

si svolsero come descritti»].

Il memorabile episodio esposto risulta d’ordine collettivo e successivo, ma

siccome le due fasi di percezione si realizzarono coi percipienti nel medesimo

ambiente, potrebbe darsi che qualche propugnatore ad oltranza dell’ipotesi

telepatica ritenesse quest’ultima ancora insufficiente a tutto spiegare. Osservo

pertanto che in tal caso dovrebbe presupporsi che il marito della relatrice,

trovandosi in procinto di avventurarsi in un’impresa lesiva dell’onore, abbia

pensato intensamente alla memoria onorata del padre suo, provocando una

corrispondente allucinazione telepatica nella moglie, la quale, a sua volta,

dirigendo l’attenzione del marito verso il campo della propria obiettivazione,

gliel’avrebbe trasmessa; dimodoché quest’ultimo, colto da rimorso alla vista

del fantasma paterno, sarebbe stato vittima di una complementare autoallucinazione

verbale, con la quale il fantasma stesso lo redarguiva in tono

imperioso e sdegnato; auto-allucinazione verbale che il marito avrebbe

ritelepatizzato alla moglie!

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

235

Come si vede, si tratterebbe di una spiegazione a tal segno fantastica,

contorta ed assurda, che ogni persona di buon senso si rifiuterebbe di

discutere.

Esclusa pertanto la spiegazione telepatica, allora le circostanze della

moglie che fu la prima a scorgere un fantasma da lei non conosciuto,

segnalandolo al marito il quale lo scorse a sua volta e lo riconobbe,

rivolgendo al medesimo una frase arrogante e con ciò provocando la reazione

immediata del fantasma che lo redarguì solennemente pronunciando il suo

nome due volte con accento sdegnato ed imperioso; allora tali circostanze

assumono una vera eloquenza risolutiva in dimostrazione della presenza

reale sul posto del fantasma paterno accorso ad impedire al figlio di

avventurarsi in un’impresa lesiva dell’onore.

E tale spiegazione appare maggiormente avvalorata dal fatto che i due

percipienti osservarono in guisa identica i particolari in cui si svolse l’evento:

le deambulazioni del fantasma nella camera, la proiezione d’ombra al suo

passaggio dinanzi alla lampada, e la di lui scomparsa misteriosa attraverso il

muro.

Ciò stabilito, emerge palese l’enorme importanza dei casi di tal natura dal

punto di vista considerato nel presente capitolo, in cui si propugna la grande

verità che la dimostrazione sperimentale dell’esistenza e sopravvivenza dello

spirito umano, lungi dal dipendere esclusivamente dall’identificazione dei

defunti in base ai ragguagli personali forniti (come sottintendono

costantemente gli oppositori nelle loro conclusioni animiste), risulta invece

incrollabilmente fondata sopra una serie imponente di manifestazioni

supernormali d’ogni sorta, tra le quali debbono tenersi nel debito conto anche

quelle cui alludono gli oppositori, vale a dire i ragguagli personali forniti dai

defunti comunicanti; ma ciò senza dimenticare che tali sorta di

manifestazioni non rappresentano che una semplice unità di prova tra le

svariatissime unità di prova - animiche e spiritiche - emergenti dalla casistica

supernormale e tutte convergenti come a centro verso la dimostrazione

sperimentale della sopravvivenza umana. Ci saremo intesi questa volta?

* * *

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

236

Ricavo questo secondo episodio dal vol. V, pag. 440, dei Proceedings of

the S. P. R. - La relatrice Mrs. L. H., era una conoscenza personale di F. W.

Myers, e per desiderio di lei se ne tace il nome.

Mrs. L. H. narra come il giorno 24 giugno 1874 (epoca in cui essa aveva 8

anni) venisse a morte la di lei madre nella residenza di famiglia a Malta, e

come in omaggio alla volontà della defunta, ne fosse protratto il

seppellimento fino al settimo giorno. Indi così prosegue:

«Nella sera di quel giorno il caldo era soffocante e l’aria calma. Mi avevano

posto a letto più per tempo del solito, ma le imposte erano aperte e la notte

così bella che l’ambiente appariva sufficientemente rischiarato. La porta che

metteva nella sala era semiaperta, per modo ch’io distinguevo l’ombra della

governante curva sul lavoro, e contemplavo la mano di lei che andava e

veniva con irritante monotonia, fino a che mi addormentai. Dopo qualche

tempo mi risvegliai, e voltandomi dalla parte della finestra, vidi mia madre

ritta accanto al letto, che contorceva le mani piangendo. Non ero sveglia

sufficientemente per ricordarmi ch’essa era morta (tanto più che veniva

sovente a sorvegliarmi quando dormivo); e perciò con espressione normale

esclamai: “Perché piangi, mamma?“. Indi, ricordando, mi diedi a strillare

forte. La governante accorse prontamente, ma giunta che fu sull’ultimo

gradino, cadde ginocchioni, e cominciò a pregare e piangere. Quasi al

medesimo tempo sopraggiungeva mio padre, dalla parte opposta, e lo sentii

esclamare: “Giulia! Mia diletta!“. A tali parole mia madre rivolse lo sguardo

da quella parte, indi guardò me, e contorcendo nuovamente le mani in atto di

dolore, s’incamminò verso la sala e disparve. La governante disse in seguito

che l’aveva distintamente sentita passare a sè vicino, ma lo stato di terrore in

cui si trovava era tale da non potersi accordare valore alla sua testimonianza

al riguardo. Mio padre le ordinò di ritirarsi; quindi venne a me dicendo che

avevo sognato, e non se ne andò fino a che non mi riaddormentai. Il domani

però si decise a confidarmi che aveva egli pure veduta la visione e che

sperava di rivederla ancora, ammonendomi che se la madre mia veniva

nuovamente a trovarmi io non dovevo aver paura, ed anzi dovevo dirle che

papà desiderava parlarle; ciò che promisi fedelmente di fare.

«Inutile aggiungere ch’essa più non apparve... Parecchi anni dopo,

cadendo il discorso su tale apparizione, mio padre mi confidò che la madre

mia aveva promesso ripetutamente di apparirgli dopo morta, se la cosa era

possibile...».

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

237

[Mrs. M. S. H., seconda moglie del padre di Mrs. L. H., ora defunto,

conferma la narrazione esposta; così pure Lady E., amica della relatrice e

personalmente conosciuta dal Myers].

Non è proprio il caso di tornare sull’ipotesi allucinatoria a proposito

dell’episodio esposto, il quale risulta d’ordine collettivo e successivo, mentre

la prima a scorgere il fantasma fu una bimbetta di otto anni, la quale,

risvegliandosi apparve così poco emozionata alla vista della mamma, da

rivolgerle la parola credendola vivente. E le testimonianze successive del

padre e della governante, i quali scorsero il fantasma non appena giunti sulla

soglia della porta, esclude in modo assoluto l’ipotesi in discorso.

Noto, inoltre, la circostanza della defunta la quale rivolse lo sguardo al

marito allorché questi la chiamò per nome, per indi rivolgersi amorosamente

alla sua bimba; prova codesta che neanche poteva trattarsi di un simulacro

subiettivo proiettato telepaticamente dallo spirito della defunta, ma bensì

della sua presenza spirituale sul posto. Nel qual caso risulterebbe spiegabile

anche il gesto di dolore con cui si manifestò ai suoi cari, tenuto conto che la

povera morta era una madre e una sposa giovanissima, strappata

prematuramente all’amore del suo nido.

Gli eventi della natura esposta, risultano a tal segno eloquenti in senso

spiritualista che lo stesso dottore Eugène Osty, il quale era avverso all’ipotesi

spiritica in modo così poco sereno da far pensare alle banderuole rosse che

infuriano il toro nelle corride spagnole, lo stesso dottore Osty si trova

imbarazzato quando gli avviene di alludere ai casi delle apparizioni dei

defunti dopo qualche tempo dalla loro morte percepite collettivamente o

successivamente da parecchie persone, e se ne sbriga osservando:

«Già si comprende che qualsiasi presupposto dilucidativo rimane privo di

solida base allorché si tratta di proiezioni allucinatorie del tipo apparizioni, le

quali si manifestino dopo trascorsi mesi od anni dalla morte di colui che

appare; tanto più che qualche volta avviene ch’egli parla, o compie mansioni

di vita vissuta sconosciute ai percipienti e risultate veridiche, ovvero imparte

al percipiente un utile consiglio; ciò che conferisce a questi eventi

un’apparenza imperiosa d’iniziativa da parte del defunto.

«E’ vero però che i casi di questo genere si rinvengono nelle raccolte in

numero molto minore delle apparizioni dei morenti. Tuttavia tra i casi

raccolti se ne rilevano taluni che presentano garanzie di autenticità

identiche a quelle riguardanti altri casi tra i meglio autenticati... Inoltre,

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

238

teoricamente parlando, gli eventi di tal natura appariscono verosimili in

quanto risultano in tutto analoghi ad altri ottenuti sperimentalmente con

soggetti a cui si suggerisca di entrare in rapporto con persone defunte da

qualche tempo... Tra le due serie di fatti non esiste altra differenza che

quella della spiegazione diversa che le circostanze diverse consigliano di

conferire ai medesimi...» (Revue Métapsychique, 1933, pagg. 34-35).

Precisamente così: tra i casi di apparizione dei defunti poco dopo la loro

morte, e i casi delle apparizioni telepatiche dei viventi, non esiste altra

differenza che quella della spiegazione diversa che le circostanze diverse

consigliano di conferire ai medesimi; ma ciò equivale a riconoscere che nel

caso delle apparizioni dei defunti poco dopo la loro morte, si tratta bensì di

un fenomeno il quale può risultare obiettivo o subiettivo a seconda delle

circostanze, ma che in entrambe le forme trae positivamente origine nella

volontà del defunto che si manifesta, così come nel caso delle apparizioni

telepatiche dei viventi, si tratta bensì di un fenomeno il quale può risultare

obiettivo o subiettivo a seconda delle circostanze, ma che in entrambe le

forme trae positivamente origine nella volontà del vivente che si manifesta. Il

dottor Osty non si esprime precisamente in questi termini, ma è costretto ad

ammettere la medesima verità adottando una fraseologia prudentemente

velata. Il che non muta la sostanza e l’importanza di quanto egli è condotto

ad ammettere in forza di una imperiosa necessità logica.

* * *

Ricavo questo terzo episodio dalla rivista nord-americana Psychic

Research (1928, pag. 430), la quale è l’organo della American Society for

Psychical Research.

Malcolm Bird, l’ufficiale indagatore dei casi che giungono a conoscenza

della Società in discorso, raccolse il fatto dal labbro dei percipienti. Egli

scrive:

«Per questo episodio io non mi trovo obbligato a tacere il nome del

percipiente che me lo riferì. Egli è Mr. D. L. Dadirrian, membro

dell’American Society for Psychical Research, e industriale assai noto. Io

scrissi la relazione del caso sotto la di lui dettatura; gliela rilessi, ed egli

l’approvò.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

239

Debbo anzitutto premettere che Mr. Dadirrian è quasi totalmente cieco;

dimodoché perviene solamente a distinguere la luce dall’ombra a dieci o

dodici metri di distanza, e quando la luminosità è moderata.

«... Nel giorno 7 di settembre del 1927, alle ore 7.15, Mr. Dadirrian con sua

cugina, Mrs. Hattie, sedevano nella parte coperta del porticato della loro

palazzina. Questa sua parente aveva assunta la direzione dell’azienda

domestica dopo la morte della signora Dadirrian, morte che in quell’epoca

era di data recente. Nella circostanza qui considerata, Mrs. Hattie sedeva al

lato sud, e Mr. Dadirrian al lato nord del porticato. Erano in attesa del loro

autista, il quale doveva condurli al camposanto. Aspettavano in silenzio, e

Mr. Dadirrian informa che in quel momento non pensava a nulla di

particolare: stava passivamente attendendo l’arrivo dell’automobile. D’un

tratto egli avvertì dei passi sulla ghiaia del viale, i quali provenivano dal lato

sud del porticato, a una certa distanza dal medesimo. La sua curiosità si

risvegliò, poichè nella casa non eranvi ospiti, ma unicamente le persone di

servizio. Egli chiese alla cugina:

«Hattie, sento dei passi sulla ghiaia del viale. Qualcheduno dei servi

probabilmente va in paese. Quando è vicino a te, dimmi chi è.

«Mrs. Hattie rispose di non udire eco di passi; osservando che

probabilmente egli aveva scambiato per passi sulla ghiaia il chiasso che

facevano i ragazzi giocando sulla strada (tale strada è a cento piedi lontana

dalla palazzina). Mr. Dadirrian era ben certo che i passi da lui avvertiti, e che

tuttora risuonavano nel viale, non provenivano da quella parte; per cui

insisté, osservando:

«Ma no; si tratta di qualcheduno il quale passeggia sulla ghiaia del viale;

proprio di fronte a noi.

«Mentre parlava i passi si avvicinavano sempre più, e la loro eco diveniva

sempre più distinta. Giunsero infine di fronte alla scala... Egli chiese

nuovamente:

«Hattie, Hattie; ma non li senti questi passi? Ora risuonano proprio a noi

di fronte. Chi è che giunge?

«Questa volta la signora Hattie non rispose. Mr. Dadirrian ritenne di

essersi espresso con una certa impazienza, e di averla indispettita.

«Intanto i passi continuavano a farsi udire; ma invece di salire le scale, e

risuonare sul tavolato, essi proseguivano nel viale che girava attorno alla

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

240

palazzina, procedendo verso il lato nord, e divenendo gradatamente più

deboli.

«Rinunciando ad ottenere schiarimenti dalla signora Hattie, ch’egli

riteneva momentaneamente crucciata, il signor Dadirrian chiamò ad alta

voce: “Chi è che passa? Poten, Margherita, Cecilia, Roy?“.

«Nessuna risposta. Intanto l’eco dei passi andò gradatamente

estinguendosi a distanza. Egli ne concluse che probabilmente si trattava di un

servitore il quale non aveva udito la sua voce, o aveva fatto le finte di non

udirla.

«Nel frattempo, giunse l’automobile, ed entrambi si avviarono al

camposanto. La gita ebbe la durata di circa un’ora, e Mr. Dadirrian notò che

sua cugina si mantenne costantemente taciturna, preoccupata, moralmente

depressa...

«E’ abitudine di Mr. Dadirrian di alzarsi al mattino per tempo, di vestirsi e

di attendere in camera una tazza di caffè, fumando una sigaretta; mentre

usualmente sua cugina interviene a leggergli i giornali.

«Quel mattino Mrs. Hattie, appena entrata gli rivolse la parola dicendo:

«Ho qualche cosa da dirti, ma non vorrei che te ne impressionassi.

«Mr. Dadirrian era ben lontano dall’immaginare che cosa avesse da dirgli.

Essa così continuò:

«Ti ricordi ieri sera quando si stava sotto il porticato e che tu mi dicesti che

dei passi risuonavano sulla ghiaia del viale, chiedendomi di guardare chi era

la persona che si avviava al villaggio? Io ti risposi che nulla udivo, e che

probabilmente avevi scambiato il chiasso dei ragazzi nella strada, con l’eco di

passi nel viale. Tu rispondesti che udivi i ragazzi a giocare, ma udivi altresì

chiaramente dei passi che calcavano la ghiaia del viale, e si avvicinavano a

noi. Ti ricordi che subito dopo rivolgesti a me la parola, ripetendomi che i

passi risuonavano a noi di fronte, e domandandomi se non vedevo chi si

trovava in quel punto? Ebbene: allora ho guardato, e sai tu chi vidi? In quel

punto eravi Dolly (Mrs. Dadirrian), in volto sorridente e felice! Indossava una

lunga vestaglia, e aveva i capelli disciolti, ma io non vidi né i piedi né le mani

di lei. Pareva che scivolasse nel viale. Essa proseguì verso nord, e disparve

nel sentiero in mezzo ai pini. Non risposi alla tua domanda, perchè rimasi a

tal segno impressionata e stordita, che mi sentivo la fronte madida di sudor

freddo. Avevo udito qualche volta parlare di persone che avevano percepito

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

241

fantasmi, ma io non ho mai creduto a simili storielle; per cui, allorché mi vidi

Dolly dinanzi, rimasi sbalordita e ammutolita. Avrai osservato che quando

tornammo dal camposanto, io ripresi il mio posto nel porticato, per quanto

l’ora fosse tarda. Lo feci perchè speravo di rivederla ancora; ma nulla mi

apparve.

«... Mr. Dadirrian ritiene di dovere aggiungere, ad ogni buon fine, che

durante l’esperienza, egli nulla aveva detto che potesse indicare a sua cugina

la direzione dei passi da lui percepiti, i quali avevano proseguito verso il

nord, oltre le scale. Nondimeno si è visto che sua cugina vide l’apparizione

percorrere esattamente il cammino che Mr. Dadirrian aveva percepito per

ausilio di un’impressione auditiva. Il che tende ad escludere in guisa

risolutiva l’ipotesi che la di lui cugina avesse inventata una storiella...».

Il relatore commenta in questi termini:

«Per quanto mi è dato sapere in base alle cognizioni acquisite in tema di

metapsichica, questo episodio risulta unico per la circostanza

dell’apparizione, la quale fu vista da chi possedeva il senso della vista, e

udita dall’osservatore il quale non disponeva di altro senso che l’udito per

entrare in rapporto con l’ambiente esterno. Non sono troppo sicuro che dal

punto di vista dell’esistenza obiettiva dell’apparizione, tale circostanza di

fatto rappresenti una prova più ancora decisiva dell’altra fornita dai soliti casi

di visioni collettive di fantasmi. Comunque sia di ciò, essa risulta

indubbiamente una variante molto suggestiva nei casi di quest’ultimo

genere».

In merito a queste ultime considerazioni del relatore, osservo che i casi di

apparizioni telepatiche di natura collettiva, con la variante dei diversi

sensitivi i quali percepiscono la medesima manifestazione con impressioni

diverse dei sensi, sono abbastanza frequenti nella casistica telepatica, come

pure in quella delle apparizioni dei defunti. In quest’ultimo ordine di fatti

ricorderò un episodio da me citato in altro lavoro, in cui tre percipienti

ebbero tre impressioni diverse, ma ugualmente veridiche, sulla presenza del

medesimo fantasma di defunta, l’uno dei quali lo vide, l’altro ne udì la voce,

e il terzo percepì un profumo fortissimo di viole mammole; il che

corrispondeva alla circostanza che la salma di colei che apparve era stata

letteralmente coperta di viole mammole sul letto di morte.

Nondimeno il caso qui considerato risulta effettivamente unico nel

particolare seguente: che colui tra i percipienti il quale avvertì la presenza del

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

242

fantasma per ausilio di un’impressione auditiva, non avrebbe potuto averne

cognizione in altra guisa, essendo cieco. Si direbbe pertanto che la moglie

defunta abbia intenzionalmente impressionato telepaticamente il senso

dell’udito del proprio marito, ben sapendo che non avrebbe potuto

manifestarglisi in altra guisa; e siasi simultaneamente manifestata alla cugina

in forma obiettiva affinché il marito apprendesse quale era la genesi dell’eco

dei passi da lui percepiti; in pari tempo ottenendo che le impressioni dei due

percipienti si convalidassero mirabilmente a vicenda, e ciò anche nel

particolare importante del cammino percorso dal di lei fantasma, in guisa da

fornire ai propri cari e al mondo dei viventi, una prova incontestabile della

propria sopravvivenza.

Inoltre, deve aggiungersi come anche dal punto di vista di chi propugna la

presenza spirituale sul posto di un buon numero di fantasmi telepatici e di

apparizioni di defunti, l’episodio esposto risulta più efficace in tal senso di

quel che non avvenga per gli episodi in cui la visione dei fantasmi è bensì

collettiva, ma unicamente visiva; è ciò in quanto contiene in sè due prove

disparate, le quali convergono verso tale dimostrazione.

Del resto, nel caso in esame, la presenza spirituale sul posto della defunta

appare confermata dalla circostanza del fantasma che aveva sorriso ai

congiunti; segno che non era una proiezione puramente telepatica del

pensiero della defunta. Comunque, già si comprende che ove anche si

propendesse per quest’ultima spiegazione, la genesi del caso non muterebbe,

visto che si tratterebbe ancora e sempre di una defunta la quale proietta

telepaticamente la visione del proprio simulacro ai propri cari allo scopo di

farli avvertiti della propria sopravvivenza.

* * *

Ricavo dal Light (1923, pag. 729) questo quarto episodio, e chi lo riferisce è

Sir William Barrett, il celebre fisico, membro della Royal Society, e fondatore

della Society for Psychical Research. Si tratta di un episodio notevolissimo, in

cui il fantasma di un pastore anglicano fu visto da 5 persone in una chiesa di

Dublino dov’egli aveva officiato per 50 anni.

Sir William Barrett così ne scrive:

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

243

«Pochi giorni dopo la morte del canonico Carmichael LL. D. - mio intimo

amico - egli fu visto salire i gradini del pulpito di una chiesa di Dublino, dove

aveva predicato per 50 anni. Apparve vestito in cotta e mantello, e fu visto da

5 persone recarsi a lato del suo successore - il reverendo R. U. Murray, Litt.

D. - allorché egli predicava sul tema della sopravvivenza. Il rev. Murray disse

a me che nulla aveva visto per conto suo, ma che aveva avuto la sensazione

di una presenza invisibile, sensazione alla quale non avrebbe attribuito

importanza qualora nelle due ore successive al servizio religioso, non fosse

occorso il caso di tre signori e una signora, i quali erano accorsi a raccontargli

la visione avuta, prima ancora che avessero avuto il tempo di parlarne con

altri; ed essi eransi trovati in punti diversi della chiesa, mentre 3 di loro non si

conoscevano. A tali testimonianze se ne aggiunse una quinta nella persona di

Mrs. Dixon, figlia del canonico Carmichael, la quale subito dopo il servizio

religioso raccontò ad un amico ed al marito ciò che aveva visto, ignorando

assolutamente che vi fossero state altre persone le quali avevano percepito il

fantasma del padre suo.

«Ogni sospetto di concordato inganno appare assurdo; mentre dietro il

pulpito non esistevano oggetti che potessero generare un’illusione di tal

natura; e quanto agli osservatori - tutti scettici in materia di apparizioni -

niente poteva predisporli a divenire collettivamente allucinati. Si noti che

ciascuno di essi fornì particolari identici intorno a quanto aveva scorto; vale a

dire che tutti concordarono nel raccontare che il canonico indossava la lunga

cotta abituale, ch’egli l’aveva sollevata nel salire i gradini del pulpito, così

come faceva in vita; che nell’aspetto appariva assolutamente vivente e felice,

nonché più giovane di quando saliva il pulpito negli ultimi tempi. Inoltre,

tutti avevano notato ch’egli aveva rivolto un sorriso alla figlia, la quale

sedeva sotto il pulpito (essa me ne fece verbalmente una impressionante

descrizione). Ancora: ciascuno dei percipienti aveva osservato che il

copricapo del fantasma era contrassegnato da un’orlatura rossa, laddove

quello del rev. Murray aveva un’orlatura blu. Ora questa è la differenza

esistente tra i distintivi accademici di LL. D. (dottore in legge), e di Litt. D.

(dottore in belle lettere); differenze di cui gli osservatori erano affatto ignari.

«E’ impossibile trovare un’ipotesi naturalistica, la quale spieghi tutte

queste testimonianze concordanti e indipendenti; come non è punto facile il

ridurle ad impressioni subiettive. La mia opinione personale è che lo spirito

può qualche volta rivestirsi temporaneamente di una forma intangibile, ma

visibile; e ciò in rare circostanze favorevoli di ambiente, e in forza di un atto

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

244

subcosciente di volontà creatrice, in guisa da prospettare ai viventi una

“forma-pensiero” che risulti il simulacro di se stesso qual era in vita. Vi sono

ottime prove in dimostrazione che il fenomeno si realizza sovente anche nel

sonno profondo. Tutto ciò sembra meraviglioso ed incredibile, ma la

creazione di un bimbo nel seno materno non è certo meno meravigliosa ed

incredibile, qualora si rifletta che l’influenza inconsapevole della madre,

guida le molecole tangibili della materia in guisa da costruire il simulacro

fisico e mentale dei propri antenati».

Questo il caso interessante riferito da Sir William Barrett, caso da lui

riferito in prima mano; vale a dire che il defunto era intimo amico suo, e

ch’egli ne aveva raccolto direttamente i particolari dai due protagonisti

principali: la figlia del defunto e il rev. Murray. Quest’ultimo, infatti, aveva

risentito l’impressione di una presenza a sè vicino, mentre simultaneamente i

cinque percipienti scorgevano in quel punto il fantasma del suo predecessore.

Niun dubbio circa l’autenticità dei fatti, i quali risultano positivamente

accertati. Occorre pertanto spiegarli, e se tale compito appare semplicissimo

nell’ipotesi dell’intervento reale sul posto del defunto manifestatosi, risulta

invece insormontabile per qualsiasi ipotesi naturalistica.

Si è visto che Sir William Barrett rileva a sua volta tale fortissima

impostazione teorica, in senso spiritualista, del caso in esame; mentre

appariscono legittime anche le sue considerazioni dilucidative in ordine alla

meravigliosa riproduzione nel fantasma delle più minuziose caratteristiche

d’identificazione fisica, riproduzione ch’egli attribuisce alla ben nota potenza

del pensiero e della volontà, capaci di plasmare, anche nel mondo dei viventi,

simulacri fluidici perfetti, nonché fotografabili. Nondimeno, nel caso in

esame, tale fenomeno dovrebbe interpretarsi in senso alquanto diverso, e cioè

presupponendo che con un atto di volontà, il defunto abbia rivestito il

proprio spirito di un perfetto simulacro di sè medesimo in paramenti sacri;

variante quest’ultima necessaria a spiegare la circostanza importantissima del

fantasma il quale aveva sorriso alla propria figlia, dimostrando con ciò di

essere presente in ispirito nel proprio simulacro. Si aggiunga che l’altra

circostanza del rev. Murray il quale aveva provato la sensazione di una

presenza a sè vicino, localizzata nel punto spaziale in cui gli altri videro il

fantasma del defunto, concorre validamente a dimostrare la di lui presenza

spirituale sul posto.

Da un altro punto di vista, osservo che in mezzo secolo di ricerche, i casi di

apparizioni di defunti visti collettivamente o successivamente da parecchie

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

245

persone, si andarono accumulando in numero imponente, e nelle mie

classificazioni se ne contengono parecchie centinaia. Ora non bisogna

dimenticare che si tratta di eventi i quali escludono qualsiasi spiegazione

naturalistica, e in conseguenza assumono aspetto di prove risolutive in

dimostrazione della sopravvivenza. E così essendo, insisto ancora una volta

nel segnalare il deplorevole errore in cui cadono coloro che illudendosi di

avere dimostrato che non è possibile provare scientificamente la

sopravvivenza umana in base ai ragguagli personali forniti dai defunti

comunicanti, ritengono con ciò di avere neutralizzato per sempre le speranze

di chi afferma, sulla base dei fatti, che la sopravvivenza umana sarà un giorno

dimostrata sperimentalmente, scientificamente, definitivamente per ausilio

delle indagini metapsichiche.

E se così è, se le apparizioni dei defunti poco dopo la loro morte, osservate

collettivamente o successivamente da parecchie persone, bastano anche da

sole a confondere e sbaragliare i propugnatori dell’animismo totalitario, come

spiegarsi il fatto che malgrado il succedersi di sempre nuovi casi di tal natura,

vi sono molti indagatori scientifici dei fenomeni medianici i quali rimangono

irremovibili nelle loro convinzioni materialiste?

Si aggiunga che altrettanto avviene per la grande maggioranza delle

persone colte, alle quali accade di leggere relazioni di eventi analoghi senza

mai ricavarne ammaestramento alcuno. Tutto ciò non pare conciliabile con la

logica sana della ragione; eppure così è; ma ove si voglia indagarne la causa,

questa emerge palese dinanzi al criterio del pensatore, ed è una causa

semplicissima, che può riassumersi nella frase da me formulata in occasione

del caso d’infestazione a me medesimo occorso, frase adattabile con lieve

variante alla circostanza presente: «Altro è leggere i casi delle apparizioni di

fantasmi di defunti, ed altro, ben altro è assistere a un evento di tal natura». Si

tratta pertanto di un quesito psicologico interessante, sul quale tornerà utile

insistere, illustrandolo ulteriormente.

In una mia monografia ho citato il caso impressionante di Mrs. Winifred

Mundella, alla quale, in una crisi assai grave della vita, apparve il fantasma

della madre che le indicò la via da seguire; fantasma percepito

simultaneamente dal cagnolino della defunta, il quale corse festosamente

incontro al simulacro della padrona. E la relatrice termina con queste parole:

«Coloro che hanno veduto, sanno di certa scienza che la morte non esiste».

Orbene: quest’ultima osservazione fece su di me una grande impressione, in

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

246

quanto collimava con l’identica osservazione da me fatta in causa dell’evento

infestatorio cui ebbi ad assistere.

E’ proprio vero che coloro che hanno veduto i fantasmi autentici dei loro

cari, i quali abbiano loro sorriso, o rivolto la parola, o provato in altre guise di

essere fantasmi senzienti e intelligenti (come è il caso negli episodi esposti), è

proprio vero, dico, ch’essi non dubitano più per tutta la vita sull’avvenire

della tomba. Ed essi più non dubitano perchè conoscono per esperienza la

verità in argomento; essi soli sanno per quali sottili e infallibili impressioni

obiettive e subiettive dello spirito pervennero di colpo alla soluzione del

mistero dell’essere. Ne consegue che le loro testimonianze affermative

risultano di gran lunga più importanti dei pareri gratuiti enunciati dai teorici

cattedratici, i quali perdono il loro tempo a coniare neologismi, scambiandoli

per dimostrazioni. Per converso, è altrettanto vero che la grande maggioranza

di coloro i quali debbono appagarsi di leggere od ascoltare gli eventi occorsi

ad altri, convengono bensì, volta per volta, sul carattere spiritico dell’ultimo

episodio in cui si sono imbattuti, ne rimangono bensì pensosi e scossi per un

certo tempo, ma finiscono invariabilmente per dimenticarsene, come già si

erano dimenticati dei numerosi episodi analoghi conosciuti in precedenza.

Ne deriva che ricadono invariabilmente nelle perplessità di prima,

continuando per tutta la vita a comportarsi nella guisa medesima, passando

da un caso a un altro caso, da una prova a un’altra prova, dimenticando

sempre, dimenticando tutto, nulla tesoreggiando, e in conseguenza

annaspando perpetuamente nel vuoto.

E purtroppo tale fenomeno psicologico non si verifica solamente nei lettori

affrettati e superficiali destituiti di senso filosofico, ma si realizza in qualsiasi

classe di lettori e di studiosi, anche tra i cultori più eminenti delle discipline

metapsichiche; e si realizza con tale frequenza da doversene inferire che si

tratti di una imperfezione congenita della mentalità umana, la quale non

perviene a mantenere presente alla coscienza che una minima parte di ciò che

virtualmente conosce intorno a un dato tema, con la conseguenza che il

raziocinio umano quasi sempre induce e deduce in base a dati parzialissimi,

giungendo a conclusioni miseramente sbagliate. Non rimane pertanto che

rassegnarsi all’ineluttabile, per quanto tale imperfezione del raziocinio

umano risulti cagione di stupore in quei pochi i quali sono invece forniti della

modesta, ma capitalissima facoltà di saper tenere costantemente presenti alla

mente tutti i dati del quesito da risolvere; dati che nel caso nostro

consisterebbe nelle innumerevoli varietà di episodi metapsichici inesplicabili

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

247

con qualsiasi ipotesi naturalistica, i quali, a contemplarli riuniti in una sintesi

formidabile, si trasformano in una prova cumulativa logicamente irresistibile

in dimostrazione dell’intervento sperimentalmente accertato dagli spiriti dei

defunti nelle manifestazioni supernormali. Per costoro, la dimostrazione

dell’esistenza e sopravvivenza dell’anima è già acquisita alla scienza da lungo

tempo, sulla base dei fatti, ed è solamente l’imperfezione congenita del

raziocinio umano che impedisce ai più di riconoscerlo.

E già che mi trovo in argomento, mette conto di segnalare un’altra varietà

d’indagatori scettici, in quanto sono afflitti da una forma d’imperfezione del

raziocinio assai più cospicua, la quale è causa di notevoli disguidi nel loro

criterio logico. Confrontando questi ultimi coi primi, dovrebbe dirsi che i

primi risultano degli scettici normali e ragionevoli, pei quali esiste sempre la

possibilità che si arrendano un giorno dinanzi alle prove cumulative dei fatti;

laddove i secondi, tra i quali si annoverano persone coltissime e

rispettabilissime, si dimostrano posseduti da forme di scetticismo che non

sono più ragionevoli, le quali non si dissiperanno mai, neanche se si ponesse

a loro disposizione il cumulo imponente di tutte le prove multiformi e

mirabili venute in luce nel passato e nel presente; e ciò semplicemente perchè

le loro mentalità non sono preparate ad accogliere la nuova grande verità che

sorge sull’orizzonte dello scibile umano; e cosi essendo, essi non pervengono

ad assimilarne la casistica meravigliosa.

Ne consegue che si assiste al curioso spettacolo di questi gentiluomini i

quali si entusiasmano al cospetto dei più modesti incidenti di telecinesia, di

telestesia, di psicometria, e rimangono impassibili di fronte ai più straordinari

fenomeni di apparizioni di defunti al letto di morte, di apparizioni di defunti

poco dopo la loro morte, di corrispondenze incrociate, di xenoglossia

egiziana, araba e cinese, d’identificazione spiritica, e via dicendo; tutto ciò in

quanto pervenendo ad assimilare i primi, essi ne comprendono il valore, e

non pervenendo ad assimilare i secondi rimangono indifferenti. Si aggiunga

infine che per essi - come per gli altri a cui si alluse in precedenza - non esiste

l’efficacia irresistibile delle prove cumulative, giacché costantemente,

successivamente, rapidamente dimenticano tutti gli episodi in contrasto coi

loro preconcetti, ma conservano imperituro ricordo di tutte le perplessità

inseparabili da una scienza che muove i primi passi; perplessità che per

quanto reali, sono d’ordine secondario, e non infirmano in nulla il gran fatto

di essere noi pervenuti a ordinare classificazioni imponenti di fenomeni

supernormali svariatissimi - animici e spiritici - tutte convergenti come a

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

248

centro verso la dimostrazione dell’esistenza e sopravvivenza dello spirito

umano; fenomeni che si convertono in prove cumulative invulnerabili a tutte

le ipotesi e a tutte le sottigliezze sofistiche con cui le assalgono

disperatamente gli animisti totalitari.

A costoro, pertanto, si adattano le seguenti considerazioni del dottor

Gibier:

«Il numero delle intelligenze afflitte da lacune psichiche è più grande di

quanto si creda. Nella guisa medesima in cui vi sono individui totalmente

refrattari alla musica o alle matematiche... così vi sono individui che non

perverranno mai ad assimilare le verità esistenti al di fuori di quanto può

denominarsi la loro zona lucida, prendendo l’immagine dalla funzione di

quei riflettori elettrici che, nella notte, lanciano il loro fascio luminoso in un

dato punto, al di là del quale non esistono che tenebre o caligini. Tutti gli

uomini posseggono la loro zona lucida, per quanto con portata e luminosità

infinitamente diverse. Ne deriva che se vi sono Verità palesi, le quali

rimangono inconcepibili per molte intelligenze, ciò avviene perché tali Verità

sono poste al di fuori della loro zona lucida». (Dott. Gibier: Analyse des

Choses, pagg. 33-34).

Proprio così, e la felice similitudine delle zone lucide, appare a tal segno

rispondente al vero, da risultare applicabile all’intera umanità sotto multipli

aspetti, ma sopratutto è applicabile al caso nostro, e non va dimenticata.

Esorto pertanto i lettori a volerla tenere presente onde valersene

opportunamente quando se ne presenta l’occasione.

Rimane da rilevare il corollario curioso e inevitabile di tale caratteristica

psicofisiologica delle zone lucide nella mentalità umana; ed è che coloro i

quali non posseggono una zona lucida orientata verso la comprensione della

nuova Scienza dell’Anima, vivono nell’illusione di possedere integro il

proprio discernimento in tutte le direzioni; e in conseguenza, muovono agli

altri l’addebito di essere vittime di preconcetti mistici. Stando le cose in questi

termini, non è il caso d’insistere nel voler convincere chi non può

comprendere.

Mi affretto nondimeno ad aggiungere che se è vero che uomini di scienza

eminenti si trovano in condizioni analoghe di parziale obnubilazione

psichica, ciò non impedisce che ai medesimi debba tributarsi inalterata la

nostra ammirazione e la nostra gratitudine per ciò che con le zone lucide

delle loro mentalità, potenti in altre direzioni, essi hanno compiuto a

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

249

vantaggio della scienza in generale, e della metapsichica in particolare;

giacché i loro meriti non risultano per nulla menomati da una condizione

psicologica inerente alla costituzione morfologica e alla funzione fisiologica

dell’organo del pensiero.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

250

CONCLUSIONI

Il presente lavoro, consistente in un riassunto sostanziale di numerose mie

pubblicazioni vertenti sul tema suggeritomi dal Consiglio direttivo del

Congresso Spiritualista di Glasgow, non manca di rivestire un valore teorico

notevolissimo, in quanto dalla sintesi di multiple pubblicazioni condensate in

un libro di piccola mole, emergono in lunga successione delle importanti

conclusioni secondarie, o di categoria, ricavate da tutte le graduazioni delle

manifestazioni supernormali - animiche e spiritiche, - conclusioni d’ordine

particolare bensì ma le quali convergono come a centro, in massa imponente

cumulativa, verso una conclusione solenne d’ordine generale, ed è la

soluzione spiritualista del formidabile quesito indagato dalla nuova scienza

della Metapsichica.

Non sembrandomi opportuno ripetere qui tutte le conclusioni d’ordine

secondario a cui si giunge, mi limito a ricordarne tre sole, le quali rivestono

importanza fondamentale.

In primo luogo, rammento che si pervenne a dimostrare come le facoltà

supernormali subcoscienti non possano risultare i germi di nuovi sensi

destinati ad emergere e fissarsi stabilmente nell’umanità dell’avvenire; e ciò

per multiple ragioni da me discusse sulla base dei fatti, ma sopratutto in

quanto tutto concorre a provare che il possesso di sensi supernormali

risulterebbe inconciliabile con la natura umana, dimodoché le istituzioni

civili, sociali, morali, lungi dall’avvantaggiarsene, ne rimarrebbero scosse

dalle fondamenta, neutralizzate, demolite, con la conseguenza che

l’evoluzione psichica della specie si arresterebbe degenerando, più non

funzionando la gran legge biologica della lotta per la vita.

E una volta raggiunta tale dimostrazione, ci si trova spianata la via alla

conoscenza della vera natura delle facoltà supernormali in discorso, le quali

risultano i sensi spirituali della personalità integrale subcosciente, sensi

esistenti preformati, allo stato latente, nei recessi della subcoscienza, in attesa

di emergere e di esercitarsi in ambiente spirituale dopo la crisi della morte;

così come i sensi terreni esistono preformati allo stato latente, nell’embrione,

in attesa di emergere e di esercitarsi in ambiente terreno dopo la crisi della

nascita.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

251

In altri termini: Se appare indispensabile che l’embrione umano, designato

a vivere ed esercitarsi in ambiente terreno, abbia da giungervi provvisto di

sensi appropriati e preformati, pronti ad esercitarsi dopo la crisi della nascita,

altrettanto indispensabile ha da essere che lo spirito disincarnato abbia da

giungere in ambiente spirituale provvisto di sensi appropriati e preformati,

pronti ad esercitarsi dopo la crisi della morte; e ciò in quanto non è possibile

che i sensi spirituali vengano creati dal nulla all’istante della morte. Ne

deriva che se lo spirito sopravvive, deve possederli preformati allo stato

latente, pronti ad entrare in rapporto col nuovo ambiente che l’accoglie. Che

se così non fosse, allora lo spirito non sopravviverebbe alla morte del corpo.

Dal che si apprende che i fenomeni animici risultano quelli che forniscono

all’uomo la prova più solenne e incontestabile della sopravvivenza.

In secondo luogo, rammento che si pervenne a dimostrare come già da ora

sia possibile circoscrivere in limiti ben definiti i poteri supernormali della

subcoscienza, poteri designati coi nomi di chiaroveggenza nello spazio e nel

tempo, telepatia, psicometria, telemnesia (quest’ultima nel senso di lettura

nelle subcoscienze altrui senza limiti di distanza); con la conseguenza che

veniva tolta di mano agli oppositori dell’ipotesi spiritica, l’arma più

formidabile di cui disponevano per combatterla, e di cui si prevalevano fino

all’assurdo.

In terzo luogo, rammento che si pervenne a dimostrare come anche se si

ammettesse - a titolo di concezione teorica - che le facoltà subcoscienti

posseggono l’attributo divino dell’onniscienza, non si otterrebbe con ciò di

neutralizzare la possibilità di raggiungere un giorno la prova scientifica della

sopravvivenza umana; possibilità saldissimamente ancorata sul complesso

intero delle manifestazioni supernormali - animiche e spiritiche; - non già

soltanto sulle prove d’identificazione spiritica fondate sui ragguagli personali

forniti dai defunti comunicanti, come presumono costantemente gli

oppositori.

Emerge pertanto palese che la soluzione nel senso esposto dei tre quesiti

fondamentali in discorso, equivale alla soluzione in senso spiritualista del

problema dell’Essere; dal che ne consegue che l’animismo prova lo

spiritismo, e ciò fino al punto che senza l’animismo, lo spiritismo

mancherebbe di base.

Nel tempo stesso, e a complemento delle conclusioni raggiunte, io discussi

a fondo in due lunghi capitoli i casi delle comunicazioni medianiche tra

viventi, e i fenomeni di bilocazione; due categorie di manifestazioni

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

252

teoricamente importantissime per la convalidazione in senso spiritualista

delle conclusioni stesse.

Nel capitolo sui casi delle comunicazioni medianiche tra viventi, ho

cominciato spiegando come le medesime, realizzandosi con processi identici

a quelli per cui si estrinsecano le comunicazioni medianiche coi defunti,

offrivano la possibilità di meglio compenetrare la genesi di queste ultime,

apportando nuova luce sulle cause degli errori, delle interferenze, delle

mistificazioni subcoscienti che in esse si riscontrano; ma soprattutto

contribuendo a provare con rara efficacia la realtà delle comunicazioni

medianiche coi defunti, e ciò per la considerazione che nelle comunicazioni

tra viventi era dato accertarsi sulla realtà integrale del fenomeno

interrogando le persone poste ai due capi del filo, e riscontrando che i fatti si

svolgevano come il dialogo supernormale faceva presumere. Dal che la

suggestiva inferenza che quando all’altro capo del filo si fosse trovata una

personalità medianica la quale affermasse di essere uno spirito di defunto, e

lo provasse fornendo ragguagli biografici ignorati da tutti i presenti, in tal

caso doveva razionalmente concludersi che all’altro lato del filo si trovasse lo

spirito del defunto sè affermante presente, così come nelle comunicazioni tra

viventi si riscontrava positivamente che all’altro capo del filo trovavasi il

vivente manifestatosi medianicamente.

E una volta impostato il quesito da risolvere su basi di fatto positive,

rimaneva da dissipare una perplessità inerente alle modalità con cui si

estrinsecano i due ordini di fenomeni; perplessità consistente nell’ipotesi

telepatica intesa nel senso di facoltà selezionatrice di ragguagli personali nelle

subcoscienze altrui, senza limiti di distanza (telemnesia); ipotesi quest’ultima

di cui si facevano forti gli oppositori per affermare che quando una

personalità medianica forniva ragguagli biografici ignorati da tutti i presenti,

ciò non dimostrava ancora che lo spirito di quel dato defunto fosse realmente

presente, giacché non potendosi assegnare limiti alle facoltà telepatiche, era

presupponibile che il medium avesse carpito i ragguagli forniti nelle

subcoscienze di persone lontane.

Sennonché si è visto che tale arbitraria ipotesi risultava sbagliata nella sua

prima proposizione, in quanto si era pervenuti a dimostrare come fosse

invece possibile circoscrivere in limiti ben definiti le facoltà inquirenti della

telemnesia; e in seguito si è visto che passando ad analizzare le

comunicazioni medianiche tra viventi, si era pervenuti a dimostrare altresì

come fosse sbagliata anche nella seconda proposizione, e ciò in quanto le

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

253

comunicazioni in discorso, lungi dal consistere in un processo fantastico della

natura allegata, consistevano in una conversazione vera e propria tra due

personalità subcoscienti; ciò che valeva a impostare il quesito su basi

radicalmente mutate, giacché doveva inferirsene che se quest’ultima

circostanza di fatto trasformava le comunicazioni medianiche tra viventi in

prove risolutive d’identificazione personale dei viventi comunicanti, allora

deve concludersi nel medesimo senso per le comunicazioni medianiche coi

defunti, le quali si trasformavano a loro volta in prove risolutive

d’identificazione dei defunti comunicanti; bene inteso, sempre a condizione

che nell’un caso come nell’altro si realizzassero conversazioni probanti della

natura indicata.

Ciò stabilito, ne consegue che la soluzione nel senso esposto

dell’importante quesito vertente sulle modalità con cui si svolgono i rapporti

supernormali tra due psichismi di viventi, assume un valore teorico

notevolissimo; per cui non sarà inutile informare che il dottore Eugène Osty

era già pervenuto alle medesime conclusioni investigando i fenomeni di

metagnomia (lucidità sonnambolica), in merito ai quali egli aveva rilevato che

lungi dal trattarsi di facoltà supernormali capaci di selezionare ragguagli

nelle subcoscienze altrui, ci si trovava al cospetto di una conversazione tra

due psichismi in rapporto tra di loro. Ed egli così si esprime al riguardo:

«... In realtà si è vittime di un’illusione allorché, fondandosi sulle

apparenze, si presume che il sensitivo carpisca i ragguagli in una mentalità

latente. Tale illusione l’osservatore la perde non appena egli domandi alla

pratica la spiegazione del fenomeno. Allora soltanto si renderà conto del

come si compia il fenomeno stesso; e, cioè, che quando un “sensitivo” si

propone di rivelare ad altri ragguagli personali di vite vissute, il di lui

psichismo diviene l’incitatore il quale provoca l’attività del psichismo da

rivelare. E’ pertanto per una sorta di conversazione subcosciente ed attuale

che la copia mentale elabora tali cognizioni supernormali... Ne deriva che al

sensitivo non deve chiedersi di rivelare ciò che al momento dell’esperienza

pensa una persona lontana, bensì di comportarsi come se la persona lontana

si trovasse in sua presenza. Solo in tal guisa si perviene a far conversare tra

di loro due subcoscienze, e il risultato di siffatta collaborazione tra due

psichismi, si traduce nelle indicazioni che il sensitivo fornisce intorno alla

personalità lontana, e alle vicende della sua vita» (Revue Métapsychique,

1926, pagg. 14-15).

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

254

Così il dottore Osty, il quale è la maggiore autorità in tale ordine di

ricerche. Come si vede, io non feci altro che apportare un contributo di fatti

eccezionalmente efficaci per la conferma e la convalidazione di quanto egli

aveva già rilevato in proposito per conto suo.

Ciò stabilito, osservo come una siffatta importantissima soluzione teorica,

equivalga alla condanna definitiva dell’assurda ipotesi secondo la quale i

ragguagli ben sovente ignorati da tutti i presenti, erano dai medium carpiti

nelle subcoscienze di persone lontane che li avevano conosciuti in vita,

selezionandoli prodigiosamente nel groviglio immenso d’impressioni

mnemoniche ivi esistenti allo stato latente (telemnesia).

Niun dubbio pertanto che la preziosa constatazione di fatto in esame valga

a semplificare mirabilmente il quesito delle prove d’identificazione spiritica,

restituendo tutto il suo valore teorico alle manifestazioni dei defunti i quali

forniscano ragguagli personali ignorati da tutti i presenti; tanto più poi

quando si tratti di defunti sconosciuti a tutti i presenti, nel qual caso,

l’esempio delle comunicazioni medianiche tra viventi, per le quali si dimostra

come risulti impossibile stabilire il rapporto psichico con persone sconosciute,

renderebbe incontestabile l’interpretazione spiritica delle manifestazioni

stesse.

Al fine di non essere frainteso, ricordo in proposito quanto ebbi a spiegare

a suo tempo, e cioè che dai casi delle comunicazioni medianiche tra viventi

emerge anche la possibilità di stabilire il rapporto psichico con persone

lontane sconosciute a tutti i presenti, ma solo a condizione di presentare al

sensitivo un oggetto portato lungamente sulla persona dall’individuo lontano

con cui si vorrebbe comunicare (psicometria). Si tratta di un’eccezione che

conferma la regola, in quanto non muta per questo la base indispensabile di

ogni rapporto psichico, la quale consiste nella sintonizzazione tra vibrazioni

specifiche, sintonizzazione esistente tra persone che si conoscono, e

conseguibile indirettamente mediante un oggetto il quale abbia assorbito le

vibrazioni specifiche dell’individuo ricercato. In pari tempo, osservo come

tale metodo indiretto di conseguire il rapporto psichico, vale a convalidare

quanto si realizza nelle comunicazioni medianiche coi defunti, in cui risulta

analogamente possibile stabilire il rapporto psichico con defunti sconosciuti a

tutti i presenti, a condizione di presentare al medium un oggetto portato

lungamente sulla persona dall’ignoto defunto con cui si desidera comunicare.

Rammento che tale fenomeno si realizzava ordinariamente con la

medianità di Mrs. Piper, come normalmente si realizza con qualsiasi medium

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

255

genuinamente tale. Rilevo a tal riguardo che l’analogia della telegrafia senza

filo aiuterà a comprendere come si determini - tra viventi che non si

conoscono, e tra defunti e viventi in condizioni analoghe. Vale a dire che

l’oggetto saturato di fluidi ignoti al medium, agisce alla guisa di una stazione

agente e di un’altra ricevente sintonizzate sulla medesima lunghezza d’onda,

in cui i messaggi lanciati dalla prima raggiungono infallibilmente la mèta in

quanto le onde elettriche si espandono globalmente all’infinito.

Passando ad accennare all’altro mio capitolo riassuntivo sui fenomeni di

bilocazione, il quale, dal punto di vista teorico, risulta più che mai

importante, mi limito ad osservare ch’io ebbi ad insistere in modo particolare

sui fenomeni di tal natura quando si osservano al letto di morte, facendo

rilevare come quest’ultima modalità con cui si estrinseca l’animismo potrebbe

bastare da sola a dimostrare sulla base dei fatti la sopravvivenza umana;

tanto più se si considera che per ausilio delle modalità in discorso, si passa

senza soluzione di continuità dai fenomeni animici in quanto assumono

forma di fantasmi di viventi esteriorati nella crisi preagonica, ai fenomeni

spiritici in quanto assumono forma di fantasmi di defunti che si manifestano

poco dopo la loro morte, ovvero di apparizioni di defunti al letto dei morenti;

senza contare le altre suggestive modalità con cui si manifestano i defunti,

modalità riferite e commentate ampiamente nel capitolo quinto.

E questo quinto capitolo risulta di gran lunga il più importante del libro,

tenuto conto che in esso si dimostra, sulla base dei fatti, che ove anche si

concedesse l’onniscienza divina alla subcoscienza umana, non si perverrebbe

a neutralizzare la possibilità di provare scientificamente la sopravvivenza. E

così essendo, è lecito affermare che il materiale di fatti da me adunato e

commentato in questo capitolo, demolisce tutte le ipotesi e tutte le obiezioni

legittime o sofistiche di cui dispongono gli oppositori, facendo trionfare la

causa del Vero in guisa teoricamente risolutiva. Dico teoricamente, poichè

praticamente esisteranno sempre le schiere degli irriducibili da me descritti

nelle conclusioni del capitolo stesso, i quali pur non riuscendo a confutarne il

contenuto, si manterranno ugualmente ricalcitranti o scettici, e ciò in causa

dell’esistenza ben nota di una forma d’idiosincrasia psichica che rende le vie

cerebrali impervie alle verità nuove (misoneismo).

E quanto fosse necessario mettere in chiaro la verità semplicissima che ivi

si propugna, emerge dal fatto che l’obiezione circa l’esistenza presumibile di

una criptestesia onnisciente, non solo costituì sempre l’arma preferita degli

oppositori, ma era financo riconosciuta per legittima da taluni fra i più

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

256

eminenti propugnatori dell’ipotesi spiritica, i quali si sforzavano a

neutralizzarne l’efficacia demolitrice invocando le ragioni del buon senso, le

quali, secondo loro, avrebbero dovuto bastare ad escludere un’ipotesi con cui

si conferivano poteri divini alle facoltà subcoscienti. Ed essi avevano ragione

ad appellarsi al buon senso contro le audacie inverosimili della fantasia

avversaria; sennonché le invocazioni di tal natura erano impotenti a demolire

le affermazioni di chi si faceva forte di un’obiezione inconfutabile in quanto

era indimostrabile. Sarebbe occorso, invece, dimostrar loro in quale enorme

errore metapsichico incoglievano ritenendo che le prove sperimentali della

sopravvivenza poggiassero esclusivamente sui casi d’identificazione spiritica

fondati sui ragguagli personali forniti dai defunti comunicanti, laddove in

realtà, erano saldissimamente fondate sul complesso intero della

fenomenologia supernormale - animica e spiritica, - in cui tutte le

manifestazioni convergono come a centro verso la dimostrazione

dell’esistenza e la sopravvivenza dello spirito umano. Ora è quest’ultima

verità che viene dimostrata nel presente lavoro, sulla base di esempi ricavati

da svariate categorie di manifestazioni supernormali riunite e commentate

nel capitolo quinto.

Ed è curioso, invero, che fino ad oggi non fosse occorso in mente ad alcuno

di segnalare agli oppositori l’errore enorme in cui incoglievano e

persistevano; come pure che nessuno abbia pensato a segnalare a taluni

eminenti propugnatori dell’ipotesi spiritica, l’errore deplorevole in cui erano

incorsi a loro volta riconoscendo per giustificata l’obiezione avversaria. Noto

che tra questi eravi il dottore Gustavo Geley, il geniale propugnatore di uno

spiritualismo scientificamente inteso, il quale ritenne per legittima l’obiezione

di cui si tratta, riconoscendone l’efficacia neutralizzante, e dichiarandola, per

ora, impossibile ad eliminare, sebbene indubbiamente fantastica e

filosoficamente assurda. Ed è per questo ch’egli invoca in proposito le ragioni

del buon senso. Errore curioso in un pensatore della sua forza; tanto più se si

considera ch’egli vi perseverò tutta la vita, visto che dopo averne ammessa

l’efficacia neutralizzante in uno dei suoi primi libri, l’ammise più

francamente ancora nell’ultimo periodo della sua nobile esistenza, svolgendo

un messaggio al Congresso di Copenaghen, nel quale si espresse in questi

termini:

«... Per il momento qualsiasi prova diretta e immediata in favore della

sopravvivenza rischia di essere esclusa perentoriamente dall’immensa

maggioranza degli uomini di scienza; non esclusi quelli versati in

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

257

metapsichica. Questi ultimi osservano che a tutto rigore, qualunque

fenomeno può spiegarsi con le facoltà supernormali della subcoscienza. Ed è

palese che se si riconoscessero nei medium capacità multiformi di

esteriorazione, poteri d’ideoplastia subcosciente, di criptomnesia, di lettura

del pensiero e di lucidità, non vi sarebbe più posto per una prova sicura

d’identificazione spiritica. Sarebbe vano, secondo me, di negarlo, ostinandosi

in questa via delle identificazioni personali. La dimostrazione diretta della

sopravvivenza umana, dato che sia possibile, non sarà la base, ma il

coronamento dell’edificio metapsichico». (Compte Rendu, p. 38).

E - come dissi - molti anni prima egli aveva espresso il medesimo concetto

nel suo libro: L’Etre Subconscient, nei termini seguenti:

«Emerge palese che se si accorda uno sviluppo illimitato ai fenomeni di

esteriorazione, e un potere corrispondente alle facoltà subcoscienti, si

perviene a tutto spiegare, senza che bisogno vi sia di far capo all’intervento di

entità spirituali». (Ivi, pag. 103).

Era pertanto naturale che il dottore Osty cogliesse al balzo le dichiarazioni

infelici del dottor Geley al Congresso di Copenaghen, per valersene quale

prova in dimostrazione che nell’ultimo periodo della sua vita, egli avesse

rinunciato alle sue convinzioni spiritualiste. Ciò che porgeva il destro al

dottore in discorso di commentare il fatto osservando che «la bella

intelligenza del dottor Geley, aperta a tutte le verità, non aveva mancato di

accorgersi che tutto era spiegabile in metapsichica coi poteri trascendentali

dei viventi»; conclusione ben lontana dal vero, tanto per la sostanza, quanto

per il riferimento personale; ma per ciò che riguarda il riferimento personale

mi affretto ad aggiungere che il dottore Osty era in perfetta buona fede

quando così si espresse, giacché ignorava che il dottor Geley avesse

formulato il medesimo concetto in uno dei suoi primi libri; quando cioè, egli

era incontestabilmente un convinto spiritualista; come, del resto, rimase tutta

la vita, e chi scrive può attestarlo personalmente in base alle ultime lettere da

lui ricevute. Ciò che invece emergeva realmente da tale reiterazione del

medesimo errore al Congresso di Copenaghen era questo: che il dottor Geley

aveva perseverato tutta la vita nell’accordare importanza al presupposto

fallace secondo il quale non esistevano altre manifestazioni supernormali in

favore della sopravvivenza che i casi d’identificazione spiritica fondati sui

ragguagli personali forniti dai defunti comunicanti.

Al qual proposito scade opportuno di far rilevare che l’errore in cui

caddero il dottor Geley da una parte, e il dottore Osty dall’altra, risulta un

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

258

esempio eloquentissimo a conferma di quanto ebbi ad affermare nelle

conclusioni al quinto capitolo, in merito al fenomeno psicologico vertente

sulla grande difficoltà - stranamente generalizzata - di saper tenere

costantemente presenti dinanzi al criterio della ragione tutti i dati costituenti

il quesito da risolvere, dati perfettamente conosciuti da colui che se ne

dimentica; con la conseguenza che il raziocinio umano quasi sempre induce e

deduce in base a processi di sintesi parziali o parzialissimi, giungendo a

conclusioni miseramente sbagliate. Ora, nel caso nostro, tanto il dottor Geley,

quanto il dottore Osty, conoscevano a fondo tutte le categorie di fenomeni da

me enumerate nel capitolo quinto, eppure, giunto il momento di utilizzarle

prima di concludere, se ne dimenticarono completamente, pervenendo

entrambi a conclusioni sbagliate, l’uno nell’impresa di difendere, l’altro in

quella di scalzare le basi della soluzione spiritualista del problema

dell’Essere!

Tutto ciò convalida in guisa efficacissima la seguente osservazione di

Stanley De Brath: «E’ notevolissimo il fatto che la grande maggioranza degli

spiritualisti, e più che mai la grande maggioranza dei loro oppositori, danno

prova di una deplorevole incapacità di fissare stabilmente le loro convinzioni,

o le loro opposizioni, sul complesso dei fatti indagati».

Proprio così, ed è questa una constatazione di fatto che assurge al valore di

un ammaestramento solenne, da non doversi mai dimenticare.

Concludo riepilogando le risultanze raggiunte, e facendolo in forma di

risposta al quesito che mi sottopose il Consiglio direttivo del Congresso

Internazionale Spiritualista di Glasgow: «Animism or Spiritualism: Which

explains the facts?». (Animismo o Spiritualismo? Quale dei due spiega il

complesso dei fatti?). Rispondo:

Né l’uno né l’altro; poichè sono entrambi indispensabili a spiegare il

complesso dei fenomeni supernormali; con questo da osservarsi in proposito:

ch’essi risultano gli effetti di una causa unica, ed è lo spirito umano il quale,

quando si manifesta a sprazzi fugaci durante l’esistenza incarnata determina i

fenomeni animici, e quando si manifesta in condizioni di disincarnato nel

mondo dei viventi, determina i fenomeni spiritici. Ne consegue un

importante ammaestramento, ed è che i fenomeni metapsichici considerati

complessivamente, a cominciare dalla modestissima tiptologia del tripode

medianico e dai picchi nella compagine del legno, per finire alle apparizioni

dei viventi e alle materializzazioni di fantasmi vitalizzati e intelligenti,

possono risultare fenomeni animici o spiritici a seconda delle circostanze.

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

259

Infatti è razionale il presumere che ciò che può compiere uno spirito

disincarnato, debba poterlo compiere - per quanto meno bene - anche uno

spirito incarnato, alla condizione però ch’egli si trovi in fase transitoria di

menomazione vitale, fase che corrisponde a un processo incipiente di

disincarnazione dello spirito (sonno fisiologico, sonno sonnambolico, sonno

medianico, estasi, deliquio, narcosi, coma).

Ne consegue che in metapsichica si è tenuti costantemente ad analizzare

caso per caso i fenomeni supernormali prima di concludere intorno alla loro

genesi animica o spiritica; il che equivale a riconoscere che l’errore più grave

in cui possa incogliere un indagatore, è quello di affrettarsi a generalizzare,

estendendo a tutto un gruppo di fenomeni supernormali le conclusioni

legittimamente applicabili a un singolo episodio indagato; ed è questo

l’errore in cui troppo sovente incolgono tanto gli animisti totalitari, quanto gli

spiritualisti; sennonché nei primi tale errore risulta una regola sistematica,

poichè se così non fosse, essi non sarebbero animisti totalitari.

F I N E

 ANIMISMO o SPIRITISMO di Ernesto Bozzano

260

CENNI BIOGRAFICI SU ERNESTO BOZZANO

ERNESTO BOZZANO nacque a Genova il 9 gennaio 1862 e mori in quella

città (dopo un periodo trascorso a Savona) il 24 giugno 1943. Visse sempre

solo e si dedicò tutto, con grande passione, allo studio della parapsicologia:

condusse la sua esistenza in casa di un fratello ricco, e sposato con figlie, e

così egli poté esprimere il meglio del suo intelletto in un ambiente adatto.

Indagò ogni ramo della parapsicologia, senza limitazioni di sorta,

pubblicando una cinquantina di monografie sui più vari temi ed argomenti

offertici da essa.

Fu collaboratore di tutte le più importanti riviste estere, e di Luce e Ombra

in particolare, nella quale ebbe a scrivere dal 1906 al 1939, pubblicando in

essa 3700 pagine.

Essendosi dedicato alla parapsicologia ogni ora del giorno, senza perdere

mai un solo minuto, riuscì ad assimilare, nel corso di 52 anni, una quantità

enorme di materiale utile, divenendo così uno dei più grandi eruditi in

campo di parapsicologia.

Preghiera al Padre - 20/01/2001

Padre Dolce,

Padre Buono.

Tu che sei nell’universo,

Tu che sei nelle cose,

Tu che sei in noi.

Tu che nutri il nostro corpo materiale,

Tu che nutri il nostro corpo spirituale;

Aiutaci in questa esistenza.

Aiutaci a perdonare per il male che ci fanno, perché

anche noi abbiamo fatto del male.

Aiutaci a cercare cibo per il corpo fisico e pane per la

nostra anima.

Aiutaci a superare le prove della vita con serenità;

e che Tu, assieme ai nostri fratelli spirituali, ci sia

sempre vicino.

Amen.