***** ARTICOLO BREVE *****


Lo spettro della suora di Montaldeo


Stefano Beverini




Nelle giornate in cui tutto quanto si intravvede a stento attraverso la bruma, nell'Alessandrino regna un'atmosfera cupa, malinconica, del tutto singolare. Ben diverso nei mesi caldi, con le vivaci tonalità cromatiche di una natura che ancora è riuscita a sottrarsi alla morsa del cemento. Sparsi nel paesaggio, castelli e chiese, che ci fanno ricordare un passato di leggende, battaglie e religiosità. Anche di storie truculente, purtroppo.
Siamo a Montaldeo, un caratteristico paese a poca distanza da Ovada, assurto agli onori della diretta televisiva per Retequattro. Nelle mura del castello che sovrasta il piccolo agglomerato di case si consumò una tragedia, una delle tante di quei secoli movimentati. Correva l'anno 1528: il signorotto locale  e tutta la famiglia dominante dei Trotti venne sterminata dalla popolazione inferocita per le soverchierie subite. I corpi finirono ingiuriosamente in un pozzo, al centro del paese, e da quella efferata vicenda prese il nome di Pozzo dei Trotti.
"Mi sono recato alla rocca di Montaldeo. Essa è squadrata, qua e là coperta di rampicanti e con alcune parti annerite dal tempo, o da antichi incendi. Indubbiamente maestosa, mi suscita una certa suggestione. Parlo con qualcuno del posto e ho conferma di ciò che si dice aleggi qui. Anche quello di Montaldeo non si è sottratto, infatti, al luogo comune che vuole i castelli frequentati da ""presenze ultraterrene""."
"Il maniero ha assunto l'aspetto attuale nel secolo XIII, e oggi è residenza estiva di un discendente dei D'Oria, una delle più antiche casate genovesi. Custode dell'avita costruzione è Alfredo Corona, che anni fa ha avuto un ""incontro ravvicinato"" con il fantasma, di cui aveva sentito parlare più volte, già da quando si era stabilito in paese, nel 1943."
In una notte d'inverno del 1976, verso le ventitré, mentre si dirigeva nei sotterranei per porre della legna nella grande stufa, improvvisamente vede una figura biancastra, evanescente come un'ombra, ma tuttavia ben delineata. Gli sembra una suora con un velo sul capo. Dopo qualche istante scompare. I locali tramandano, infatti, una di quelle tragiche storie simili a un romanzo: la protagonista è una suora, una clarissa rapita secoli fa dal convento e rinchiusa nel castello, morta poi misteriosamente. Si dice che da allora quest'anima tormentata infesterebbe il maniero di Montaldeo.
Che dirne, oltre alle arcinote teorie su infestazioni, psicometria d'ambiente, impregnazione psichica, eccetera? I  "fantasmi potrebbero essere come quelle stelle che si osservano in cielo e che già non esistono più, perché nel tempo impiegato dalla loro luce per giungere a noi, esse si sono già estinte. Cose morte, insomma, che appartengono al passato. Oppure risultanti di strane coordinate che ci permettono di vivere in una dimensione diversa, oltre lo spazio e il tempo usuali. Per pochi istanti, però. Perché dopo la ""porta magica"" deve richiudersi. "