(articolo breve)  

Quando tutto fa spettacolo:  
il fantasma di Villa Pallavicini a Genova Pegli  


di STEFANO BEVERINI  



"Spettri: tenebrose presenze che incutono indicibile terrore? Nei tempi passati, forse. Al giorno d'oggi  i mostri e le scene da effetti speciali, nei vari film horror, hanno assuefatto la massa a quanto di più raccapricciante possa essere creato dalla mente umana. Ma, se questa è soltanto fantasia, sono invece drammaticamente reali le immagini di fatti cruenti che bombardano i telespettatori, tra i quali potrebbe anche esserci colui che in tali drammi ne è rimasto coinvolto. Con questo, e molto d'altro ancora, campionario di atrocità, non è certo una evanescente e fantomatica presenza, baluginante tra gli anfratti e la vegetazione di una sontuosa villa (di cui scriverò  tra poco) a provocare inquietudine. Anzi, siccome sono in aumento i ""temerari"" che ambiscono allo spettacolo offerto da queste presenze ultraterrene, perché non sfruttare la curiosità della gente? Già, perché non farlo?"
A Genova, su un diffuso quotidiano locale, si è letto di un fantasma che pare aggirarsi nei meandri della Villa Durazzo Pallavicini di Pegli, a poche centinaia di metri dalla mia abitazione. Si tratterebbe addirittura dello spirito di Michele Canzio, l'architetto e scenografo che  "realizzò il parco nel secolo scorso. Morì all'improvviso, una domenica di primavera, nel 1868. Da allora, secondo la leggenda divulgata dalla stampa, egli si manifesterebbe ogni anno, proprio nelle domeniche primaverili. Sul giornale viene precisato che le guide, i guardiani, e i responsabili della promozione delle cooperative sociali della Villa, sono pronti a giurare che ci saranno delle improvvise materializzazioni: quindi divertimento e brivido assicurato per tutti! E, se ben si attaglia all'architetto Canzio l'appellativo di ""spirito burlone"" - siccome egli amava tanto motteggio e scherzi quand'era in vita - perché non  generare equivoci giocando su tale termine? L'ultima ""ciliegina sulla torta"" è la data dell'articolo: 1º aprile 1994."
Tutto ciò poteva far pensare a una burla, ma non sarebbe stata la prima volta che, proprio a  Genova, nel tentativo di svilire il paranormale, le notizie avevano assunto un senso completamente alterato. Era già accaduto per il Palazzo Ducale, di cui scriverò in un prossimo articolo. In quella circostanza, nonostante i numerosi riscontri oggettivi, ai fantasmi venne frettolosamente attribuita l'identità di goliardi in costumi teatrali. Guarda caso, a detta dell'incaricato della biglietteria, anche a Pegli il fantasma e tutto ciò che ne consegue sarebbero riconducibili a una mera rappresentazione teatrale, dove non potevano mancare ovviamente gli attori. In altre parole, egli mi precisa che personaggi in costume allietano, con improvvisazioni, le comitive in gita turistica. Eppure, proprio all'ingresso, ben esposto e a caratteri cubitali, un manifesto segnala la presenza del fantasma... Infine, il dipendente da me interpellato, dopo aver rimarcato l'iniziativa pubblicitaria, mi sintetizza il suo pensiero con quella frase che tante volte abbiamo udito da bambini: «I fantasmi non esistono!» Peccato che l'infanzia, per noi, sia già passata da un pezzo... Dopo questo esordio non proprio felice, decido ugualmente di visitare la villa. Ne valeva la pena.  
La Villa Durazzo Pallavicini, grazie ai recenti restauri, dopo un lungo periodo di degrado ha riacquistato quel fascino che la rese celebre tempo addietro, con il settecentesco palazzo padronale, l'antico orto botanico, il parco storico ultimato nel 1846, proprio sul progetto di Michele Canzio, e un'ampia zona di bosco. Nel palazzo padronale è attualmente ubicato il Museo Civico di Archeologia Ligure, dove sono raccolti i reperti che datano dal Paleolitico all'Età Tardoromana. Nel lussureggiante giardino, troviamo piante esotiche e rare. E poi grotte artificiali, laghi, cascate e ruscelli. Le costruzioni architettoniche somigliano a invenzioni scenografiche e talvolta ripropongono forme orientali. Ma c'è qualcosa d'altro: la Tribuna Gotica, L'Arco di Trionfo, il Tempio di Diana, la pagoda, il ponte cinese, il lago Vecchio, il lago Grande, le grotte... ovviamente tutto è collegato da un  racconto che si svolge lungo il percorso principale. E' una storia ideata da Michele Canzio, che si sviluppa come una sceneggiatura teatrale. Sono rappresentazioni simboliche che hanno una certa analogia con i nostri studi. Le didascalie corrispondenti inducono a riflessioni sulla morte e la fugacità della vita umana, e sul passaggio all'aldilà.
Ho quasi terminato il mio itinerario di visita all'interno della villa, e mi fermo davanti al busto di Michele Canzio, che sembra guardarmi enigmatico. Oggi è proprio domenica e forse davvero il suo spettro è qui, da qualche parte. Ripenso al significato del suo percorso teatrale. E' vero che il celebre architetto amava le burle, ma lui, su certi argomenti, non avrebbe mai scherzato.


                                     
                                          Stefano Beverini