Stefano Beverini



Fantasmi a Genova

Metapsichica - Il mistero delle apparizioni
NOME?
vaganti per la città.



Genova, città enigmatica. Cammini a lungo nelle sue vie, indaffarato, e quando finalmente ti fermi noti sempre qualcosa di nuovo, che non avevi visto prima. Ingiusta sorte, questa, riservata al luogo in cui viviamo, verso il quale spesso, e a torto, siamo un po' distratti.
"Tanti sono i misteri di questa città di mare. Il suo aspetto decisamente insolito si manifesta anche nei particolari. Dal porto antico si dirama un fitto dedalo di ""carruggi"", stretti vicoli spesso oscuri e fatiscenti, ma a tratti pervasi da un alone impenetrabile e inquietante. Tra echi del passato, negozi, mercatini, miseria e malavita, ti senti sempre come osservato, senza capire mai da chi."
"Siamo nel 1989. Nelle redazioni dei più noti quotidiani genovesi convergono diverse telefonate. Rita Romano vicino a Porta Soprana, Giacomo Barilà in via Madre di Dio e Stefano Anselmo in stradone Sant'Agostino vivono la stessa, sconcertante esperienza, e sono solo alcuni tra i tanti. Una strana vecchina chiede a chi la incontra informazioni su una via a tutti sconosciuta, e poco dopo svanisce. Il nome della strada non è noto per un semplice motivo: vico e piazza dei Librai sono scomparsi. Appartenevano a una zona del centro storico in parte distrutta dai bombardamenti, cancellata poi definitivamente in tempi recenti per la costruzione di complessi di uffici e dei cosiddetti ""giardini di plastica"", frequentati dai tossicodipendenti. In passato, in questa zona, si viveva alla giornata, di espedienti, in abitazioni spesso malsane, ma raramente mancava la pronta solidarietà tra vicini. Qualche vecchia casa sventrata c'è ancora, a testimonianza di tempi ormai dimenticati, e stridenti con la fretta dei passanti che sembrano non curarsi della dilagante carenza di valori umani."
In questi vicoli, o meglio in ciò che ne rimane, la vecchina,  fantasma sbigottito alla ricerca di un qualcosa che non esiste più, non si limiterebbe soltanto a chiedere informazioni. Sembra che essa abbia donato a un ragazzo, un certo Roberto, uno di quelli che chiedono spiccioli ai passanti, una banconota di carta, ovviamente fuori corso. La storia ha dell'incredibile, ma lo spettro avrebbe dimostrato almeno di possedere buon cuore, dote non molto frequente tra gli incarnati. La curiosità è tanta e un giovane noto occultista genovese vuole sapere qualcosa di più: esulando dal proprio campo specifico decide di ricorrere alla telescrittura. Emergono dei dati: la vecchina sarebbe  deceduta durante una delle guerre, vicino a una fontana in quella piazza Ponticello, distrutta nel 1934 per far posto a Piazza Dante. In un'antica foto d'epoca, la fontana effettivamente c'è. La donna crede di essere ancora viva, elemento questo abbastanza ricorrente in certi interventi spiritici. Vorrebbe tornare nella sua casa, dove dice che ci sono le bambole di pezza, e leggere le lettere del figlio combattente al fronte. Questa, in breve, la sua storia.
"La zona ""di punta"" delle apparizioni, a Genova, è quella antica di Sarzano, il cui fascino non fu indifferente al poeta Dino Campana, che si ispirava agli antichi Misteri e ne scrisse nei suoi Canti Orfici. In alcuni giorni di dicembre, secondo i racconti popolari, in Stradone Sant'Agostino apparirebbe una donna che cerca i propri figli rimasti sepolti dalle macerie, dopo un bombardamento. I vecchi genovesi menzionano anche un altro spettro femminile, con la veste insanguinata che fugge nell'intricato labirinto di vicoli, riproponendo le fasi di una tragedia colà consumatasi: sarebbe stata una dama uccisa dal marito geloso, nel Settecento. E l'elenco dei fantasmi continua. In piazza San Donato, durante l'autunno, si scorgerebbe lo spirito di Stefano Raggi, mentre entra nella chiesa romanica, dopo aver attraversato alcune viuzze. Era un nobile che abitava in quei paraggi alcuni secoli fa. Si uccise dopo essere stato imprigionato con l'accusa di aver attentato alla vita del Doge. E non poteva certo restare esclusa la splendida cattedrale di San Lorenzo, in cui si riunirebbero, nella notte di San Giovanni, i fantasmi degli architetti e degli artisti che vi lavorarono. Nella chiesa di San Matteo, inoltre, apparirebbe un nobile della famosa casata dei Doria. E ancora: l'apparizione di una donna, velata di scuro, si recherebbe accanto alle rovine del convento di San Silvestro. C'è anche una vecchia leggenda che narra di un altro spirito femminile che frequenta Palazzo Rosso. Al calar delle tenebre, lo spettro si affaccerebbe a una finestra prospiciente vico Brignole, mentre all'interno dell'edificio si odono rumori inconsueti. In Salita San Francesco, addirittura, si sarebbe visto uscire da un antico edificio un corteo di fantomatici monaci... Ma l'elenco non si esaurisce qui. Questi ""infestatissimi carruggi"" si collegano al vecchio porto. Dove adesso c'è piazza Cavour prima esisteva l'insenatura del Mandraccio, che venne riempita a fine Ottocento. Era il più antico bacino portuale della città, da dove salpavano i velieri per l'Oriente. In tale piazza c'è la cosiddetta ""casa del boia"", dove venivano rinchiusi i condannati a morte. Di notte se ne ascolterebbero ancora preghiere e lamenti."
Lasciamo il centro storico per spostarci nel quartiere di Marassi, dove sorgono lo stadio e le carceri. In villa Piantelli, considerata dai genovesi tra gli edifici più infestati della città, alcuni lavoratori portuali decisero di  "trascorrervi una notte, per sfatare le dicerie popolari. Il fatto è descritto nel 1933, sul quotidiano più diffuso della città. Ebbene, siccome il loro atteggiamento provocatorio non era per nulla garbato agli spettri, essi ricevettero una tale quantità di schiaffi da mani invisibili da essere costretti a fuggire. Tale fatto mi ricorda alcune sedute di Grosseto, quando Marcello Bacci discuteva animatamente con le entità e veniva ""punito"" con sonori ceffoni. Nel vecchio articolo citato si legge, inoltre, che nello stesso anno una coppia di sposi era perseguitata da strani rumori che si producevano in un appartamento di Via Casata Centuriona, ad un ora ricorrente della notte. I fantasmi più esigenti, però, sembra non disdegnino i quartieri signorili della città. Albaro, prediletta dai patrizi sin dal Cinquecento, dove si è a conoscenza di due ville infestate, ne è un esempio."
In parte genuini, in parte forse amplificati dalla stampa per compiacere i curiosi e la fantasia della gente, i fantasmi genovesi possono essere annoverati tra i casi di infestazione. Si tratta di eventi paranormali spontanei legati a particolari luoghi e per i quali non è indispensabile la presenza di un medium. L'infestazione può continuare per anni, o addirittura secoli. E' utile, inoltre, fare una distinzione con la psicoscopia d'ambiente: quando alcuni sensitivi visualizzano eventi e persone di epoche passate, in determinate zone. Spesso il fantasma si comporta in modo meccanico, senza rendersi conto degli astanti. Raramente gli spettri comunicano con i presenti, dimostrando coscienza e volontà, come ho avuto occasione di verificare direttamente nelle incredibili esperienze al castello della Rotta. Perlopiù sembra che siano inconsapevoli della loro morte, come la vecchina dei vicoli.  
"Decido di fare un giro nella zona vecchia di Genova, per ""curiosare"" direttamente le zone infestate. Scelgo le ore diurne, perché al calare delle tenebre non è certo consigliabile inoltrarsi nel fitto intrico di viuzze, e non sicuramente per paura dei fantasmi. Prima di penetrare nei luoghi ""incriminati"", percorro via Venti Settembre, una delle zone più frequentate e caotiche della Superba, brulicante di persone che passeggiano osservando le vetrine. Cammino sotto maestosi palazzi; peccato che per costruirli sono stati demoliti più di quattrocento edifici di varie età, dal Medioevo all'Ottocento, con relative espropriazioni. Arrivo a Porta Soprana, quasi una porta magica nella città, un varco tra presente e passato, sebbene tale sutura non sia stata indolore: macerie e muri sventrati, a tutt'oggi, lo testimoniano. Proseguo il cammino, entro nell'antica zona di Sarzano, nel posto prediletto dai fantasmi, dove il tempo sembra essere rallentato, lontano dal frastuono e dai ritmi della parte moderna. Chiedo notizie ad alcune persone e qualcosa, benché di larvato, trapela dai loro racconti a conferma di tante leggende e dicerie. Ma di ""certe cose"" ben " pochi sono disposti a parlarne, e quei pochi con estrema riluttanza. Scatto qualche foto, con una tenue speranza di percepire qualcosa, ma purtroppo non accade nulla. I fantasmi si sa, non amano troppo la luce del sole e gli spettri genovesi, forse un po' misantropi come gli abitanti della loro città, si concedono con misurata parsimonia.

                                     Stefano Beverini  

*** N. 2 BOX: ***  

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"Bibliografia: Il Secolo XIX, 23/4/1933, 31/8/1973, 2/9/1973, 12/10/1989, 30/12/1989, 1/4/1994. - Corriere Mercantile, 31/5/1994. - Beverini, S. e Nacucchi, D. ""Apparizioni al castello della Rotta"", Il mondo dello Spiritismo, Roma, Mediterranee, 1991. - De Carlo, V. Genova dei nostri nonni, Milano, Biblioteca Ligure Meravigli, 1994. "
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"I Maestri invisibili del Cerchio Firenze 77 ci offrono una interessante interpretazione in merito ai fantasmi e alle infestazioni, con riferimento a ""forze extraumane"", in una sorta di trait d'union tra lo spiritismo e l'occultismo:"

"«Così, può avvenire che la forte impressione di una creatura in un ambiente possa determinare, senza che essa lo voglia, senza la sua consapevolezza, una forma pensiero che rimane legata a quell'ambiente e che, di tanto in tanto, allorché trova condizioni favorevoli di simpatia, di sintonia, di risonanza, si estrinseca e dà segni tangibili nel piano fisico. L'energia necessaria a questa manifestazione, o a queste ""infestazioni"" come sono state chiamate, è data dallo stesso etere, dallo stesso ambiente; è ricavata dalla stessa fonte dalla quale è tratta l'energia di cui si servono gli spiriti elementari per svolgere il programma che è stato loro imposto.»"

(Scuola del Cerchio Firenze 77 Maestro, Perché?, Roma, Mediterranee, 1985)
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