Carissimo don Andrea,
auguri,
per il prossimo tuo, anzi nostro, onomastico. Ho pensato quest’anno di
scriverti una lettera per farti i miei auguri e anche quelli dei miei compagni
apostoli. Ti confido che ultimamente li vedo un po’ poco, passano anche poco
tempo in compagnia di Gesù, perché sono molto impegnati nella “pastorale” del
paradiso: sai ci sono molte cose da fare, si è sempre di corsa anche qui da noi
e gli apostoli non hanno più tempo. Ti ho ascoltato l’altra sera a proposito di
Marta e Maria: sai, capita che ci siano molte Marta in paradiso. E non
dimenticarti che spesso lo sei anche tu! Comunque non immagini neanche la
fatica che ho fatto per trovare il tempo di scriverti.
Ho
saputo che dovevi celebrare una Messa per i seminaristi di Pavia e siccome io
sono il loro patrono (a volte se ne dimenticano, ma io sono un protettore
veramente simpatico e attento a loro) vorrei tramite te rivolgere loro una
parola. Se non ti dispiace mi rivolgo direttamente a loro.
Carissimi
amici, sono Andrea, l’apostolo di Gesù. Vi scrivo tramite don Andrea: a
proposito controllatelo un po’: è sempre fuori … e non solo dal seminario, ma
anche di testa. Ve lo affido; soprattutto alle vostre preghiere. Un carissimo
concetto, scusate saluto, al vostro rettore don Bruno e al padre spirituale don
Luigi. Coraggio colleghi apostoli.
Con
questa festa di Sant’Andrea in seminario vorrei donarvi, insieme a nuove
vocazioni, anche nuovo entusiasmo e gioia. Certo, siete ormai in pochi, ma non
viene meno, ve lo assicuro, la compagnia del Signore, la sua presenza. Comunque
siate il Signore abita qui tra voi, è con voi. E’ Lui la fonte della gioia,
dell’entusiasmo, della vostra comunità e anche della vostra vocazione. E’ Lui
la ragione dei vostri cammini di sequela.
Carissimi,
ogni volta che penso alla vocazione, alla sequela di Gesù mi commuovo, mi
scende qualche lacrima e ripenso alla mia vocazione, alla mia sequela. Quante
fatiche e, a volte, anche incomprensioni abbiamo vissuto con Gesù, ma soprattutto
quanta gioia, quanta fiducia e affetto per lui, pian piano è maturato nel
nostro cammino verso Gerusalemme. Ricordo con commozione soprattutto quel primo
incontro con Lui: lo conoscete, perché ve lo ha raccontato Giovanni nel suo
vangelo.
Ero,
come al solito, lungo il Giordano, al seguito di Giovanni il Battista: ero un
suo discepolo. Continuava a dire che sarebbe venuto il Messia. Finalmente, quel
giorno, mentre passava Gesù disse: “Ecco l’agnello di Dio”. Subito, con un mio
amico, presi a seguire quel tale, Gesù. Speravamo di non essere scoperti,
volevamo vederlo da lontano, scrutarlo un po’, sentirlo, vedere dove andava,
qual era la sua compagnia. Ma non ci andò bene. Fummo scoperti e all’improvviso
Gesù ci chiese: “Che cercate?”. Quella domanda non smascherò soltanto che lo
stavamo pedinando, ma anche il desiderio del nostro cuore. Gesù aveva colto che
stavamo cercando qualcosa, avevamo un desiderio, la ricerca della felicità, il
desiderio di scommettere su di Lui. Furono importanti quelle parole, perché non
smascherarono le nostre intenzioni e la nostra ricerca, semplicemente a Gesù,
ma soprattutto a noi stessi. Quella domanda ci costrinse a prendere coscienza
chi stavamo cercando, cosa volevamo dalla vita, dove stavamo andando. Eravamo
in cammino, alla ricerca, con un desiderio. Era il desiderio a muovere i nostri
passi. Senza desideri, cari seminaristi, non si cammina.
In
occasione della mia e vostra festa carissimi vorrei rivolgervi la stessa
domanda di Gesù: “Che cercate?”. Vi vorrei guidare a tradurre nel concreto la
domanda del Signore: “Perché siete in seminario? Chi vi ha portato? Quali sono
le origini della vostra vocazione, del vostro sì? Quali volti, quali
circostanze potete ripensare con gratitudine? Perché decidete di restare in
seminario? O potreste chiedervi: perché non decido di andarmene? Cosa vi
trattiene qui, cosa vi fa camminare, se state camminando?
Questa domanda del Signore
va tenuta sempre viva, anche quando sarete forse preti. E tra i tanti desideri,
tra le tante ricerche, il seminario dovrà aiutarvi a purificare il vostro
cuore, perché rimanga solo il desiderio più importante: andare a casa di Gesù,
stare con Lui.
A
quel punto, un po’ imbarazzati e scrutati dal suo sguardo, gli abbiamo risposto
“Maestro, dove abiti?”. Non sapevamo bene chi fosse, ma la sua attrazione, il
suo fascino era irresistibile. In fondo, chiedendogli dove abitava, volevamo
esprimere il desiderio di stare con Lui.
La
sua risposta mi sorprese: “Venite e vedrete”. Gesù ci chiedeva di seguirlo solo
sulla fiducia. Non ci ha detto dove abitava, ma ci ha invitato a seguirlo, ad
andare da Lui. La casa di Gesù è seguirlo, andare con Lui. Anzi, quel giorno ho
scoperto che Lui per primo si è fidato di noi, di me, invitandoci. E siamo
andati a casa sua. Quel cammino verso casa sua e i due verbi, “venire e
vedere”, riassumono tutta l’esperienza della mia vocazione e il cammino della
fede.
Carissimi
seminaristi, tramite don Andrea, vorrei lasciarvi ancora delle domande di
riflessione per la vostra vocazione e il vostro cammino di fede: dove abitate
adesso? Dov’è il vostro cuore? E’ chiara per voi la meta, la casa del
sacerdozio? Il seminario vi sta aiutando a far luce sul vostro cammino? Quanto
siete partecipi attivi della vita e del progetto del seminario? Dietro a chi e
verso dove state camminando? E soprattutto: quanto state curando il vostro
cammino di fede: la lectio, la meditazione, la liturgia delle ore, la messa e,
lasciatemelo dire, anche la confessione frequente, all’interno di un sincero e
schietto rapporto con il Padre spirituale. La vostra vocazione cresce e si
realizza solo all’interno di un robusto cammino di fede. Gesù vi rivolge di
nuovo il suo invito: “Venite e vedrete”: è l’invito a non dare per scontato
quello che vivremo e che troveremo; è l’invito a camminare sulla fiducia; è
l’invito a vedere le meraviglie e la grandezza di Dio. Io sono vostro patrono
proprio perché ho fatto questo cammino prima di voi e desidero ora
accompagnarvi verso la casa di Gesù.
Giovanni
vi racconta allora che io ed il mio amico andammo, vedemmo e ci fermammo.
Addirittura Giovanni ha annotato anche l’ora (forse non dovevo dir tutto a
Giovanni). Fu indimenticabile stare con lui, ascoltarlo, vederlo, sentire la
sua fiducia, avvertire che stava iniziando una vera avventura, che era
possibile seguirlo… In fondo tutto il vangelo poi è il racconto del nostro
andare, vedere e fermarci da Gesù, per ripartire. Se siete curiosi vi potrei
anche descrivere la casa, ma ora non ho tempo. Scrivetemi e vi risponderò.
Ma
voi: Cosa avete già visto? Cosa conoscete di Gesù? O meglio: quanto gli volete
bene? In quale misura è lui la ragione del vostro dimorare e stare in seminario
e nella vocazione? Abbiamo avuto fortune diverse, cari amici: ai miei tempi un
seminario come il vostro non c’era, ma avevamo il privilegio di vedere toccare,
sentire Gesù. Ora avete il seminario e rischiate di non riuscire a vedere,
sentire, toccare Gesù. Vivete invece il tempo del seminario con la convinzione
che è il tempo del fermarsi presso Gesù. Non saranno importanti in seminario
anzitutto le cose da fare, l’organizzazione, i progetti pastorali e
parrocchiali, ma scoprire e amare di più Gesù, crescere nell’intimità e nella
confidenza con Lui. Anche quello che fate dev’essere in questa chiave
formativa. E quando forse sarete preti questo “fermarsi” non dovrà comunque
venir meno (vero don Andrea?!).
Questa
dunque fu la mia esperienza. Desideravo restasse nascosta, ma quel
chiacchierone di Giovanni ha voluto scrivere il mio nome. L’altro amico non vi
dico chi era.
Come avete ascoltato subito
non fui capace di tenere quell’incontro per me. Chiamai Simone, mio fratello,
uno a cui volevo veramente bene, che cercava come me. Lo chiamai per fargli
condividere quella entusiasmante storia. Sempre c’è il desiderio di condividere
le belle esperienze ed il bene. E’ bellissimo condividere il cammino di fede e
della vocazione.
Anche
voi, amici, non abbiate paura a proporre la fede, e anche la vocazione al
sacerdozio. Quanto vorrei che anche i preti lo facessero di più! Non proponete
chissà che cosa, ma di andare da Gesù, di venire e vedere, magari proprio in
seminario. Vorrei vedere il vostro seminario pieno (certo i metodi di alcuni
seminari a voi vicini, per riempire i banchi, non mi vanno molto!). Forza, fate
la vostra parte! E non dimenticate la preghiera. Anch’io, come vostro patrono,
vi darò una mano, ma sapete, a volte, in cielo, siamo così occupati…
Vi
lasciò ora uno “scoop”: ho parlato, prima di scrivervi, con i quattro
evangelisti. Pare stiano scrivendo un nuovo vangelo e vorrebbero raccontare il
cammino di Gesù nel mondo di oggi. Potete anche voi scrivere la storia della
vostra vocazione, come e dove avete incontrato Gesù, cosa avete fatto, cosa vi
ha detto. Poi mandatemela per lettera o anche via fax o e-mail (andreaermèio@crux.paradise.it)
e sicuramente la metteremo nella prossima edizione.
Ora
devo proprio chiudere: abbiamo una riunione con il Capo per l’inizio
dell’avvento: stiamo pensando alle nuove strategie pastorali e poi dobbiamo
anche costruire un presepio stellare.
Cari
saluti a tutti allora e buona festa sabato. Scusate ma devo dire un’ultima cosa
a don Andrea.
Caro
Andrea, in paradiso non si fa che ironizzare su tutte le tue nomine! Abbiamo
perfino paura di scoprire una tua nomina qui in Paradiso. Vacci piano e
riguardati… e poi io, prima di avere un posto in paradiso, sono passato per la
croce.
Ciao,
a presto.
Sant’Andrea