Dal Paradiso, 27 novembre 1997

 

Carissimo don Andrea,

            auguri, per il prossimo tuo, anzi nostro, onomastico. Ho pensato quest’anno di scriverti una lettera per farti i miei auguri e anche quelli dei miei compagni apostoli. Ti confido che ultimamente li vedo un po’ poco, passano anche poco tempo in compagnia di Gesù, perché sono molto impegnati nella “pastorale” del paradiso: sai ci sono molte cose da fare, si è sempre di corsa anche qui da noi e gli apostoli non hanno più tempo. Ti ho ascoltato l’altra sera a proposito di Marta e Maria: sai, capita che ci siano molte Marta in paradiso. E non dimenticarti che spesso lo sei anche tu! Comunque non immagini neanche la fatica che ho fatto per trovare il tempo di scriverti.

            Ho saputo che dovevi celebrare una Messa per i seminaristi di Pavia e siccome io sono il loro patrono (a volte se ne dimenticano, ma io sono un protettore veramente simpatico e attento a loro) vorrei tramite te rivolgere loro una parola. Se non ti dispiace mi rivolgo direttamente a loro.

            Carissimi amici, sono Andrea, l’apostolo di Gesù. Vi scrivo tramite don Andrea: a proposito controllatelo un po’: è sempre fuori … e non solo dal seminario, ma anche di testa. Ve lo affido; soprattutto alle vostre preghiere. Un carissimo concetto, scusate saluto, al vostro rettore don Bruno e al padre spirituale don Luigi. Coraggio colleghi apostoli.

            Con questa festa di Sant’Andrea in seminario vorrei donarvi, insieme a nuove vocazioni, anche nuovo entusiasmo e gioia. Certo, siete ormai in pochi, ma non viene meno, ve lo assicuro, la compagnia del Signore, la sua presenza. Comunque siate il Signore abita qui tra voi, è con voi. E’ Lui la fonte della gioia, dell’entusiasmo, della vostra comunità e anche della vostra vocazione. E’ Lui la ragione dei vostri cammini di sequela.

            Carissimi, ogni volta che penso alla vocazione, alla sequela di Gesù mi commuovo, mi scende qualche lacrima e ripenso alla mia vocazione, alla mia sequela. Quante fatiche e, a volte, anche incomprensioni abbiamo vissuto con Gesù, ma soprattutto quanta gioia, quanta fiducia e affetto per lui, pian piano è maturato nel nostro cammino verso Gerusalemme. Ricordo con commozione soprattutto quel primo incontro con Lui: lo conoscete, perché ve lo ha raccontato Giovanni nel suo vangelo.

            Ero, come al solito, lungo il Giordano, al seguito di Giovanni il Battista: ero un suo discepolo. Continuava a dire che sarebbe venuto il Messia. Finalmente, quel giorno, mentre passava Gesù disse: “Ecco l’agnello di Dio”. Subito, con un mio amico, presi a seguire quel tale, Gesù. Speravamo di non essere scoperti, volevamo vederlo da lontano, scrutarlo un po’, sentirlo, vedere dove andava, qual era la sua compagnia. Ma non ci andò bene. Fummo scoperti e all’improvviso Gesù ci chiese: “Che cercate?”. Quella domanda non smascherò soltanto che lo stavamo pedinando, ma anche il desiderio del nostro cuore. Gesù aveva colto che stavamo cercando qualcosa, avevamo un desiderio, la ricerca della felicità, il desiderio di scommettere su di Lui. Furono importanti quelle parole, perché non smascherarono le nostre intenzioni e la nostra ricerca, semplicemente a Gesù, ma soprattutto a noi stessi. Quella domanda ci costrinse a prendere coscienza chi stavamo cercando, cosa volevamo dalla vita, dove stavamo andando. Eravamo in cammino, alla ricerca, con un desiderio. Era il desiderio a muovere i nostri passi. Senza desideri, cari seminaristi, non si cammina.

            In occasione della mia e vostra festa carissimi vorrei rivolgervi la stessa domanda di Gesù: “Che cercate?”. Vi vorrei guidare a tradurre nel concreto la domanda del Signore: “Perché siete in seminario? Chi vi ha portato? Quali sono le origini della vostra vocazione, del vostro sì? Quali volti, quali circostanze potete ripensare con gratitudine? Perché decidete di restare in seminario? O potreste chiedervi: perché non decido di andarmene? Cosa vi trattiene qui, cosa vi fa camminare, se state camminando?

Questa domanda del Signore va tenuta sempre viva, anche quando sarete forse preti. E tra i tanti desideri, tra le tante ricerche, il seminario dovrà aiutarvi a purificare il vostro cuore, perché rimanga solo il desiderio più importante: andare a casa di Gesù, stare con Lui.

            A quel punto, un po’ imbarazzati e scrutati dal suo sguardo, gli abbiamo risposto “Maestro, dove abiti?”. Non sapevamo bene chi fosse, ma la sua attrazione, il suo fascino era irresistibile. In fondo, chiedendogli dove abitava, volevamo esprimere il desiderio di stare con Lui.

            La sua risposta mi sorprese: “Venite e vedrete”. Gesù ci chiedeva di seguirlo solo sulla fiducia. Non ci ha detto dove abitava, ma ci ha invitato a seguirlo, ad andare da Lui. La casa di Gesù è seguirlo, andare con Lui. Anzi, quel giorno ho scoperto che Lui per primo si è fidato di noi, di me, invitandoci. E siamo andati a casa sua. Quel cammino verso casa sua e i due verbi, “venire e vedere”, riassumono tutta l’esperienza della mia vocazione e il cammino della fede.

            Carissimi seminaristi, tramite don Andrea, vorrei lasciarvi ancora delle domande di riflessione per la vostra vocazione e il vostro cammino di fede: dove abitate adesso? Dov’è il vostro cuore? E’ chiara per voi la meta, la casa del sacerdozio? Il seminario vi sta aiutando a far luce sul vostro cammino? Quanto siete partecipi attivi della vita e del progetto del seminario? Dietro a chi e verso dove state camminando? E soprattutto: quanto state curando il vostro cammino di fede: la lectio, la meditazione, la liturgia delle ore, la messa e, lasciatemelo dire, anche la confessione frequente, all’interno di un sincero e schietto rapporto con il Padre spirituale. La vostra vocazione cresce e si realizza solo all’interno di un robusto cammino di fede. Gesù vi rivolge di nuovo il suo invito: “Venite e vedrete”: è l’invito a non dare per scontato quello che vivremo e che troveremo; è l’invito a camminare sulla fiducia; è l’invito a vedere le meraviglie e la grandezza di Dio. Io sono vostro patrono proprio perché ho fatto questo cammino prima di voi e desidero ora accompagnarvi verso la casa di Gesù.

            Giovanni vi racconta allora che io ed il mio amico andammo, vedemmo e ci fermammo. Addirittura Giovanni ha annotato anche l’ora (forse non dovevo dir tutto a Giovanni). Fu indimenticabile stare con lui, ascoltarlo, vederlo, sentire la sua fiducia, avvertire che stava iniziando una vera avventura, che era possibile seguirlo… In fondo tutto il vangelo poi è il racconto del nostro andare, vedere e fermarci da Gesù, per ripartire. Se siete curiosi vi potrei anche descrivere la casa, ma ora non ho tempo. Scrivetemi e vi risponderò.

            Ma voi: Cosa avete già visto? Cosa conoscete di Gesù? O meglio: quanto gli volete bene? In quale misura è lui la ragione del vostro dimorare e stare in seminario e nella vocazione? Abbiamo avuto fortune diverse, cari amici: ai miei tempi un seminario come il vostro non c’era, ma avevamo il privilegio di vedere toccare, sentire Gesù. Ora avete il seminario e rischiate di non riuscire a vedere, sentire, toccare Gesù. Vivete invece il tempo del seminario con la convinzione che è il tempo del fermarsi presso Gesù. Non saranno importanti in seminario anzitutto le cose da fare, l’organizzazione, i progetti pastorali e parrocchiali, ma scoprire e amare di più Gesù, crescere nell’intimità e nella confidenza con Lui. Anche quello che fate dev’essere in questa chiave formativa. E quando forse sarete preti questo “fermarsi” non dovrà comunque venir meno (vero don Andrea?!).

            Questa dunque fu la mia esperienza. Desideravo restasse nascosta, ma quel chiacchierone di Giovanni ha voluto scrivere il mio nome. L’altro amico non vi dico chi era.

Come avete ascoltato subito non fui capace di tenere quell’incontro per me. Chiamai Simone, mio fratello, uno a cui volevo veramente bene, che cercava come me. Lo chiamai per fargli condividere quella entusiasmante storia. Sempre c’è il desiderio di condividere le belle esperienze ed il bene. E’ bellissimo condividere il cammino di fede e della vocazione.

            Anche voi, amici, non abbiate paura a proporre la fede, e anche la vocazione al sacerdozio. Quanto vorrei che anche i preti lo facessero di più! Non proponete chissà che cosa, ma di andare da Gesù, di venire e vedere, magari proprio in seminario. Vorrei vedere il vostro seminario pieno (certo i metodi di alcuni seminari a voi vicini, per riempire i banchi, non mi vanno molto!). Forza, fate la vostra parte! E non dimenticate la preghiera. Anch’io, come vostro patrono, vi darò una mano, ma sapete, a volte, in cielo, siamo così occupati…

            Vi lasciò ora uno “scoop”: ho parlato, prima di scrivervi, con i quattro evangelisti. Pare stiano scrivendo un nuovo vangelo e vorrebbero raccontare il cammino di Gesù nel mondo di oggi. Potete anche voi scrivere la storia della vostra vocazione, come e dove avete incontrato Gesù, cosa avete fatto, cosa vi ha detto. Poi mandatemela per lettera o anche via fax o e-mail (andreaermèio@crux.paradise.it) e sicuramente la metteremo nella prossima edizione.

            Ora devo proprio chiudere: abbiamo una riunione con il Capo per l’inizio dell’avvento: stiamo pensando alle nuove strategie pastorali e poi dobbiamo anche costruire un presepio stellare.

            Cari saluti a tutti allora e buona festa sabato. Scusate ma devo dire un’ultima cosa a don Andrea.

            Caro Andrea, in paradiso non si fa che ironizzare su tutte le tue nomine! Abbiamo perfino paura di scoprire una tua nomina qui in Paradiso. Vacci piano e riguardati… e poi io, prima di avere un posto in paradiso, sono passato per la croce.

            Ciao, a presto.

 

                                                                                                          Sant’Andrea