25 GENNAIO
CONVERSIONE DI
SAN PAOLO
APOSTOLO
Festa
LETTURE: At 22,3-16; At 9,1-22;
Sal 116; Mc 16,15-18
Questa festa, istituita in Galilea nel secolo VIII in
occasione della traslazione di alcune reliquie dell'apostolo, entrò nel
calendario romano solo sul finire del secolo X. La «conversione» di san Paolo sta alla base di molti e
importanti elementi della sua dottrina, in particolare del tema della potenza
della grazia divina, capace di trasformare il feroce Saulo persecutore della
Chiesa nell'«Apostolo» per eccellenza. Questa conversione è
certamente uno dei più importanti avvenimenti della storia della Chiesa, che è
debitrice a Paolo dello slancio dell' evangelizzazione tra i pagani, e della
prima riflessione teologica sul messaggio cristiano.
Paolo sopportò ogni cosa per amore il Cristo
Dalle «Omelie» di san Giovanni Crisostomo,
vescovo
Che cosa sia l'uomo e quanta la nobiltà della
nostra natura, di quanta forza sia capace questo essere pensante, lo mostra in
un modo del tutto particolare Paolo. Ogni giorno saliva più in alto, ogni
giorno sorgeva più ardente e combatteva con sempre maggior coraggio contro le
difficoltà che incontrava. Alludendo a questo diceva: Dimentico il passato e
sono proteso verso il futuro (cfr. Fil 3, 13). Vedendo che la morte era ormai
imminente, invita tutti alla comunione di quella sua gioia dicendo: «Gioite e
rallegratevi con me» (Fil 2, 18). Esulta ugualmente anche di fronte ai pericoli
incombenti, alle offese e a qualsiasi ingiuria e, scrivendo ai Corinzi, dice: Sono contento delle mie infermità, degli
affronti e delle persecuzioni (cfr. 2 Cor 12, 10). Aggiunge che queste sono le
armi della giustizia e mostra come proprio di qui gli venga il maggior frutto,
e sia vittorioso dei nemici. Battuto ovunque con verghe, colpito da ingiurie e
insulti, si comporta come se celebrasse trionfi gloriosi o elevasse in alto
trofei. Si vanta e ringrazia Dio, dicendo: Siano rese grazie a Dio che trionfa
sempre in noi (cfr. 2 Cor 2, 14). Per questo, animato dal suo zelo di apostolo,
gradiva di più l'altrui freddezza e le ingiurie che l'onore, di cui invece noi
siamo così avidi. Preferiva la morte alla vita, la povertà alla ricchezza e
desiderava assai di più la fatica che non il riposo. Una cosa detestava e
rigettava: l'offesa a Dio, al quale per parte sua voleva piacere in ogni cosa.
Godere dell'amore di Cristo era il culmine delle sue aspirazioni e, godendo di
questo suo tesoro, si sentiva più felice di tutti. Senza di esso al contrario
nulla per lui significava l'amicizia dei potenti e dei principi. Preferiva
essere l'ultimo di tutti, anzi un condannato, però con l'amore di Cristo,
piuttosto che trovarsi fra i più grandi e i più potenti del mondo, ma privo di
quel tesoro. Il più grande ed unico tormento per lui sarebbe stato perdere
questo amore. Ciò sarebbe stato per lui la geenna, l'unica sola pena, il più
grande e il più insopportabile dei supplizi.
Il godere dell'amore di Cristo era per lui tutto: vita, mondo, condizione
angelica, presente, futuro, e ogni altro bene. All'infuori di questo, niente
reputava bello, niente gioioso. Ecco perché guardava alle cose sensibili come
ad erba avvizzita. Gli stessi tiranni e le rivoluzioni di popoli perdevano ogni
mordente. Pensava infine che la morte, la sofferenza e mille supplizi
diventassero come giochi da bambini quando si trattava di sopportarli per
Cristo.
Antifona d'Ingresso 2 Tm 1,12;
4,8
Io so a chi ho creduto,
e sono certo che egli, giusto giudice,
è capace di custodire il mio deposito
fino all'ultimo giorno.
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura At 22,3-16
Alzati, ricevi
il battesimo e làvati dai tuoi peccati, invocando il nome di Gesù.
Dagli Atti degli
Apostoli
In quei
giorni, Paolo disse al popolo: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilìcia, ma
cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide
norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io
perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione
uomini e donne, come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il
collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di
Damàsco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a
Gerusalemme, per essere puniti.
Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damàsco, verso mezzogiorno,
all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; caddi a terra e
sentii una voce che mi diceva: Sàulo, Sàulo, perché mi perseguiti? Risposi: Chi
sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. Quelli
che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. Io dissi
allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso
Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia.
E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per
mano dai miei compagni, giunsi a Damàsco.
Un certo Ananìa, un devoto osservante della legge e in buona reputazione presso
tutti i Giudei colà residenti, venne da me, mi si accostò e disse: Sàulo,
fratello, torna a vedere! E in quell'istante io guardai verso di lui e riebbi
la vista.
Egli soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua
volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,
perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto
e udito. E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi
peccati, invocando il suo nome».
Prima Lettura At 9,1-22
Signore,che
vuoi che io faccia?
Dagli Atti degli
Apostoli
In quei giorni,
Sàulo frattanto, fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si
presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagòghe di Damàsco al
fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne,
seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damàsco,
all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che
gli diceva: «Sàulo, Sàulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o
Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, àlzati ed entra
nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti,
sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Sàulo si alzò da terra ma, aperti gli
occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damàsco,
dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
Ora c'era a Damàsco un discepolo di nome Ananìa e il Signore in una visione gli
disse: «Ananìa!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va'
sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome
Sàulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome
Ananìa, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». Rispose Ananìa:
«Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai
tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi sacerdoti di
arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome».
Ma il Signore disse: «Va', perché egli è per me uno strumento eletto per
portare il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli
mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome».
Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Sàulo,
fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che ti è apparso sulla via
per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito
Santo». E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e ricuperò
la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli
ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damàsco, e subito nelle
sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si
meravigliavano e dicevano: «Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme
infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua precisamente
per condurli in catene dai sommi sacerdoti?». Sàulo frattanto si rinfrancava
sempre più e confondeva i Giudei residenti a Damàsco, dimostrando che Gesù è il
Cristo.
Vangelo Mc
16,15-18
Andate in tutto
il mondo e predicate il vangelo.
Dal vangelo secondo Marco
In quel
tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e
predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà
salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche
veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi
guariranno».
Commento ai versetti 9,1-31:
la vocazione di Paolo
Il racconto degli Atti ci ha presentato la predicazione dei diaconi
Stefano e Filippo e con Filippo
All’interno del racconto di questa attività missionaria San
Luca inserisce il resoconto della conversione di San Paolo. È una inserzione o
la manifestazione stessa dell’opera di evangelizzazione in atto? Potremmo anche
leggere la chiamata di San Paolo come il frutto della predicazione di Stefano
che, morendo, ha pregato proprio per uno dei suoi persecutori.
Gli Atti riprendono il loro filo narrativo informandoci
sull’attività e funzione di San Paolo rispetto a questo sviluppo missionario.
La storia dell’attività di San Paolo sarà ripresa poi a
partire dal capitolo 13 e praticamente si identificherà con la storia stessa
della Chiesa nascente così come viene riferita in questo libro.
La sezione che ci parla dell’inizio della storia di San
Paolo è articolata in 3 momenti:
·
·
conversione e battesimo
·
·
predicazione di Paolo a Damasco
·
·
attività di Paolo a Gerusalemme.
Vv 1-19a – Conversione e battesimo
La conversione e il battesimo di San Paolo sono tra gli
episodi più importanti della storia della Chiesa. Enorme è l’influenza che ha
esercitato e tuttora esercita san Paolo attraverso i suoi scritti.
Si può benissimo affermare che tutto ciò che riguarda la
chiamata e la vita successiva di San Paolo ha un valore straordinario ed
essenziale per la vita del singolo credente e per l’intera comunità dei
credenti. Non c’è dettaglio che non sia fonte di insegnamento e meditazione.
Il racconto contenuto in questi versetti va integrato con
le altre due versioni riportate ai capitoli 22,6-16 e 26,12-18 che riferiscono
ulteriori dettagli sull’accaduto.
Il brano è articolato in tre scene precedute dalla
introduzione.
Vv
1-2
Abbiamo già incontrato la figura di Paolo come complice e
unico personaggio menzionato nell’uccisione di Stefano. Adesso gli Atti ci
informano che è un grande attivista, uno zelante persecutore dei discepoli del
Signore. Tanto zelante da volersi recare a Damasco per perseguitare quelli che
avevano aderito alla predicazione di Gesù.
Qui i discepoli di Gesù sono chiamati i “seguaci
della via”. È molto bello sottolineare
questo appellativo con cui vengono indicati i discepoli; non solo bello, ma
istruttivo ed anche esigente. Il cristiano non è colui che accoglie idee ma è
una persona che segue il maestro. La via è un mezzo, una possibilità per fare un cammino che si
deve compiere. Il cammino è ciò che permette di raggiungere una meta. Nel
cristianesimo la via è anche una persona: io sono la via.. ha detto di
sé Gesù.
Il cammino cristiano dunque si compie in Gesù e per mezzo
di Gesù: in Cristo con Cristo e per Cristo.
Vv
3-9
In questi versetti è contenuta una delle più grandi
esperienze che l’uomo possa fare in questo mondo: incontrare
Dio in modo sensibile.
Quella di San Paolo non è l’unica manifestazione sensibile
di Dio. Pensiamo a Mosè, ad Abramo e a tanti altri grandi santi che hanno avuto
il privilegio di vedere il Padre.
Quella di San Paolo non è quindi l’unica esperienza ma è
sicuramente una delle più grandi, almeno nel nostro mondo occidentale, per
l’impatto che ha avuto sulla nostra storia: la chiesa senza San Paolo sarebbe
sicuramente diversa.
A noi evidentemente interessa capire due cosa di fatto è
avvenuto in San Paolo e quale è il messaggio universale contenuto in quella
esperienza straordinaria.
Cerchiamo di allora di considerare tutti gli elementi
possibili legati a questo episodio.
LUCE
Mentre Paolo è in viaggio improvvisamente viene in contatto
con una luce straordinaria. La luce, lo sappiamo, è uno dei segni con i quali
Dio si manifesta. Non è una metafora, è una realtà che i mistici conoscono per esperienza. D'altronde anche
L’elemento da sottolineare è la straordinaria potenza della
luce, una luce tanto forte che scaraventa Paolo a terra e lo acceca.
VOCE
La luce è accompagnata da una voce che lo interpella. La
luce si presenta dunque come la fisicità di una persona, una persona che si
qualifica come il soggetto verso cui sono rivolte le persecuzioni di Paolo.
La voce dichiara apertamente di essere Gesù di Nazareth,
quel Gesù che Paolo perseguita nelle persone dei suoi seguaci.
La dottrina del corpo mistico non potrebbe essere affermata
più chiaramente. Non ha molto senso discettare su come questo avvenga: qui si
dice in modo forte che i discepoli e Gesù sono la stessa persona. E Gesù
prosegue invitando Paolo a proseguire il viaggio e ad attendere istruzioni.
Una lettura spirituale di questo episodio ci fa vedere come
Paolo,
diventato cieco per le cose del modo, abbia bisogno di essere condotto per
mano. La potenza dell’incontro con il risorto è sottolineata
dall’effetto fisico e simbolico che questo ha prodotto su quest’uomo.
Un altro particolare importante, da non trascurare, è che
la cecità è accompagnata da una radicale forma di penitenza
e astensione da ogni cibo e bevanda.
Si tratta dunque di una specie di morte mistica, di una
catarsi psicologica e spirituale, fisica e interiore. È un incontro che
coinvolge e trasforma Paolo in tutte le dimensioni. Per tre giorni perde
qualsiasi contatto con il mondo materiale. Tre giorni in cui davanti a sè non
ha altro che le parole di Gesù e la visione della Luce.
Vv
10-15
Anche il secondo quadro è straordinariamente ricco di
insegnamenti sull’agire di Dio nella storia degli uomini.
Dopo essersi
manifestato a Paolo, il Signore appare a un discepolo di nome Anania e
lo invita ad andare da Paolo per guarirlo dalla cecità. Alla preoccupazione di
Anania il Signore rivela che Paolo è un uomo particolare scelto per un compito
particolare, così Anania non deve temere nulla perché l’incontro è voluto e
preparato da Dio stesso.
Umanamente dovremmo, e siamo, molto sorpresi da questo
strano modo di agire di Dio dove esperienza
soprannaturale e esperienza umana si intrecciano in una unità inscindibile.
Infatti:
§ § Dio
appare ad entrambi in visione. Parla loro e li invita ad eseguire una sua
istruzione.
§ § Il piano
spirituale prepara il piano naturale. Entrambi i piani sono necessari e
funzionali l’uno all’altro
§ § Allo
stesso modo entrambi i protagonisti sono necessari e complementari alla realizzazione
del disegno divino.
§ § Paolo vede il Signore ma ha bisogno della imposizione de