Il Cristianesimo
esoterico
Necessità di un
insegnamento differenziato (1)
E' un'idea
largamente diffusa, quindi accreditata, che nel cristianesimo non esista
insegnamento occulto e che i Misteri, tanto i Minori che i Maggiori, siano
stati un'istituzione puramente pagana.
Il nome stesso di
"Misteri di Gesù", così familiare alle orecchie dei cristiani dei
primi secoli, causerebbe viva sorpresa ai loro moderni successori e, se inteso
a significare una speciale e definita istituzione della Chiesa primitiva,
susciterebbe un sorriso d'incredulità. Invero, il non avere il Cristianesimo
segreto alcuno è stato considerato oggetto di vanto e fu affermato che a tutti
dice e insegna tutto quanto ha da dire e da insegnare.
Le sue verità
sono ritenute così semplici, che l'uomo ordinario, per quanto di limitato
intelletto, non può in esse andare errato, e il detto "semplice come il
Vangelo" è divenuto un luogo comune.
E' perciò
necessario provare chiaramente che, almeno nella Chiesa primitiva, il Cristianesimo,
al pari delle altre religioni, possedeva una parte occulta e custodiva, quale
inestimabile tesoro, i segreti rivelati soltanto a pochi eletti nei Misteri.
Ma, prima di far
questo, sarà bene considerare l'intera questione di detto lato occulto delle
religioni e vedere perché sia necessario che un tale lato esista in una
religione se questa deve divenire vigorosa e stabile; poiché così l'esistenza
di esso anche nel Cristianesimo apparirà ovvia conclusione e le allusioni che
se ne trovano negli scritti dei Padri della Chiesa, risulteranno semplici e
naturali e non sorprendenti e incomprensibili.
L'esistenza di
questo esoterismo è dimostrabile come fatto storico, ma si può anche dimostrare
che, intellettualmente, esso è una necessità.
Qual'è lo scopo
delle religioni?
Esse furono date
al mondo da uomini più saggi delle masse cui erano destinate ed hanno per scopo
di affrettare l'evoluzione umana. Per giungere a ciò efficacemente esse devono
pervenire agli individui ed avere un'azione diretta su di loro. Ora tutti non
sono al medesimo stadio d'evoluzione, potendosi anzi raffigurare l'evoluzione
come una scala ad ogni gradino della quale stiano degli uomini.
I molto evoluti
sono assai al disopra dei poco evoluti, sia per intelligenza, sia per
carattere; la capacità di capire e di agire varia ad ogni stadio. E' perciò
inutile dare a ciascuno lo stesso insegnamento religioso, poiché ciò che
sarebbe di giovamento all'uomo intellettuale sarebbe affatto incomprensibile
per l'uomo tardo di mente e ciò che manderebbe in estasi il Santo lascerebbe
freddo il delinquente. D'altra parte l'insegnamento atto ad aiutare i non
intelligenti è intollerabilmente rozzo e meschino per il filosofo e ciò che
redime il malfattore è affatto inutile per il Santo.
Nondimeno ogni
categoria di uomini ha bisogno della religione per innalzarsi ad una vita
superiore e nessuna categoria può essere sacrificata all'altra. La religione
deve essere graduale come l'evoluzione, altrimenti non raggiunge il suo scopo.
Il lato occulto
dell'insegnamento (2)
... quanto
abbiamo detto fin qui basti a dimostrare la necessità teorica di un lato
occulto in tutte le religioni. Dalla teoria venendo ai fatti, naturalmente
domandiamo: Questo lato occulto ha nel passato fatto parte delle religioni del
mondo? La risposta è immediata e affermativa senza esitazione di sorta; ogni
grande religione ha asserito di possedere un insegnamento nascosto ed ha
dichiarato di essere depositaria di sapienza teoricamente e praticamente
mistica, ossia di sapienza occulta.
La spiegazione
mistica dell'insegnamento popolare era pubblica e lo esponeva sotto forma
d'allegoria dando alle asserzioni ed alle narrazioni rozze e irrazionali un
significato che l'intelletto poteva accettare. Dietro a tale misticismo
teorico, come questo era dietro all'insegnamento popolare, esisteva il
misticismo pratico, un insegnamento occulto e spirituale che era comunicato
solo sotto certe ben definite condizioni, conosciute e rese pubbliche, alle
quali ogni candidato doveva conformarsi completamente.
S. Clemente
d'Alessandria fa menzione di questa divisione dei Misteri. Dopo la
purificazione, egli dice, "vi sono i Misteri Minori che hanno qualche
fondamento d'istruzione e di preparazione preliminare per quello che deve
venire dopo; ed i Misteri Maggiori nei quali non rimane più nulla da imparare
nell'universo, ma solo contemplare e comprendere la natura e le cose" (3).
Nulla a questa
proposizione si può opporre per quanto concerne le antiche religioni. I Misteri
dell'Egitto erano la gloria di quell'antica terra ed i più nobili figli della
Grecia, come per esempio Platone, andavano a Sais ed a Tebe per essere iniziati
dai Maestri di Sapienza egizi...
Il punto
culminante dei Misteri era quello in cui l'Iniziato diveniva un Dio, sia per
l'unione con l'Essere divino esterno a se stesso, sia per aver riconosciuto il
divino sé interiore.
Una risposta da
Origene a Celso (4)
... Ma che vi
siano certe dottrine non rese note alla moltitudine, le quali però vengono
"rivelate" dopo che quelle exoteriche sono state insegnate, non è una
specialità del solo Cristianesimo, ma altresì dei sistemi filosofici nei quali
certe verità sono exoteriche ed altre esoteriche. Alcuni degli uditori di
Pitagora si contentavano del suo ipse dixit, mentre altri erano istruiti
segretamente in quelle dottrine non ritenute atte ad esser comunicate ad
orecchie profane e non sufficientemente preparate.
Di più, tutti i
Misteri che sono celebrati in ogni luogo della Grecia e dei paesi barbari,
benché mantenuti segreti, non sono sottoposti a nessun discredito, così che
invano egli tenta di calunniare le dottrine segrete del Cristianesimo, visto
che non ne intende bene la natura ...
... Io non ho
ancora parlato dell'osservanza di tutto quello che si trova scritto negli
Evangeli, ognuno dei quali contiene molta dottrina difficile a comprendere non
solo dalla moltitudine, ma persino da certi tra i più intelligenti, poiché
quella dottrina include una profondissima spiegazione delle parabole che Gesù
detto a "quelli al di fuori", mentre riserbava l'esposizione del loro
completo significato a quelli che eran passati oltre il grado dell'insegnamento
exoterico e che venivano privatamente a Lui "nella casa". E quando
Egli arriverà a capirlo, ammirerà la ragione per cui vien detto che alcuni sono
"fuori" ed altri "nella casa.
... Lamentando
Celso che i peccatori fossero ammessi nella Chiesa, Origene risponde che la
Chiesa aveva farmaci per quelli che erano malati ed altresì lo studio e la
conoscenza delle cose divine per quelli che erano in buona salute. Ai peccatori
insegnavasi a non peccare e solo allorché si constatava che avevano fatto
qualche progresso e che gli uomini erano "purificati per la Parola'"
allora e non prima, noi li invitiamo a partecipare ai nostri Misteri.
Perciocché parliamo Sapienza fra coloro che son perfetti.
Un brano di
Ignazio, Vescovo d'Antiochia
Ignazio, Vescovo
d'Antiochia era un discepolo di S. Giovanni. Questa sua epistola risulta molto
interessante perché parla in modo molto chiaro dei Misteri.
Non potrei io
scrivervi cose più piene di Mistero? Ma io temo di farlo, ond'io non faccia del
male a voi che altro non siete che fanciulli. Perdonatemi in questo riguardo
onde voi non essendo atti a riceverne il peso, non siate da questo soffocati.
Poiché io stesso, nonostante sia vincolato (per Cristo) e sia capace
d'intendere le cose celesti, gli ordini angelici e le diverse specie di angeli,
la differenza tra i poteri e le dominazioni e la diversità dei troni e delle
autorità, la potenza degli eoni e la preminenza dei cherubini e dei serafini,
la sublimità dello Spirito, il regno del Signore, e soprattutto l'incomparabile
maestà dell'Onnipotente Iddio, benché io conosca tutte queste cose, pure non
sono, per questo, in alcun modo perfetto, né sono io un discepolo come Paolo e
Pietro (5).
Un passo dalla
Stromata di Giamblico (6)
Nella Stromata, o
Miscellanee, di S. Clemente d'Alessandria, vi sono molti riferimenti ai Misteri
esistenti a quel tempo. Ne riportiamo un passo molto istruttivo:
Il Signore... ci
permise di far parte di quei divini Misteri e di quella santa luce a quelli che
son capaci di riceverla. Certamente Egli non rivelò ai molti ciò che ai molti
non apparteneva, ma ai pochi a cui Egli sapeva che essi (i Misteri)
appartenevano ed i quali erano capaci di riceverli e di esser formati a seconda
di essi. Ma le cose segrete sono confidate alla parola, non alla Scrittura
siccome è il caso con Dio.
L'insegnamento
nei Misteri
Giamblico, il
gran teurgo del III e IV secolo d.C., non solo ci parla dei Misteri ma ne
descrive anche le teorie ivi enunciate che riassumiamo brevemente: Vi è UNO
anteriore a tutti gli esseri, immobile, dimorante nella solitudine della
proprio unità. Da QUELLO sorge il Dio supremo, generato da Se stesso, il Buono,
la Sorgente di tutte le cose, la Radice, il Dio degli Dei, la Causa Prima che
si sviluppa in Luce (7).
Da questa causa
procede il Mondo Intelligibile, l'Anima del Mondo, che noi conosciamo a cui
appartengono gli Dei incorporei: "le divine forme intellettuali che sono
presenti con i visibili corpi degli Dei".
Segue quindi la
descrizione delle varie gerarchie di esseri sovrumani: Arcangeli, Arconti o
Cosmocreatori, Angeli, Demoni; ecc. L'uomo viene considerato un essere d'ordine
inferiore però affine ad essi nella sua natura e perciò capace di conoscerli.
Era proprio questa conoscenza che veniva conseguita nei Misteri e conduceva il
candidato all'unione con Dio (8).
Alcune parole del
Maestro Gesù
Vi sono dei passi
del Vangelo in cui le parole del Maestro, in modo assai chiaro, alludono
all'insegnamento esoterico presente nella Chiesa di allora. Una di queste, che
altrimenti non avrebbe significato, recita: Non date le cose sante ai cani e
non gettate le vostre perle dinanzi ai porci (Mt 7,6). Va ricordato che, in
quei tempi, la parola "cane" indicava anche coloro che "erano
fuori" da un certo gruppo di persone che perseguivano un interesse comune.
Un altro passo, a
cui chiaramente adduce a coloro che "erano fuori" e pertanto non
pronti ad un certo tipo di informazione, recita: Ora quando Egli fu solo,
coloro che lo seguitavano coi dodici, lo domandarono della parabola. Ed Egli
disse loro: A voi è dato intendere il mistero del regno di Dio; ma a coloro che
son di fuori tutte queste cose si propongono per parabole (Mc 4,10-11).
E quindi
continua: E con molte di tali parabole esponeva loro la parola, secondo che
potevano intendere. E non parlava loro senza similitudine; ma in disparte egli
dichiarava ogni cosa ai suoi discepoli (Mc 4,3334, Lc 8,10).
Molto esplicita
anche la frase di Gesù quando dice ai suoi Apostoli: Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso (Gv 16,12).
L'insegnamento di
Gesù, ai suoi apostoli, continuò anche dopo la sua resurrezione, dice al
proposito la Pistis Sophia: Gesù passò undici anni parlando con i suoi
discepoli e dando loro istruzioni (9).
Il parere di S.
Paolo
Tra i molti
abbiamo scelto due brani di San Paolo che sono estremamente eloquenti:
Io, fratelli,
sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri
carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento
solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; perché siete
ancora carnali: dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non siete
forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana? (1 Cor 3,13).
Tra i perfetti
parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei
dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una
sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato
prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo
ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il
Signore della gloria. Sta scritto infatti:
quelle cose che
occhio non vide, né orecchio udì,
né mai entrarono
in cuore di uomo,
queste ha
preparato Dio per coloro che lo amano. (1 Cor 2,69).
Quando e perché
venne perso l'insegnamento (10)
Le convulsioni
sociali e politiche che accompagnarono la morte dell'impero romano cominciarono
a minare la vasta compagine e anche i Cristiani furono presi nel vortice degli
interessi egoistici in contrasto. Troviamo ancora allusioni sparse circa la
speciale conoscenza impartita ai capi ed agl'insegnanti della Chiesa,
conoscenza delle Gerarchie celesti, istruzioni date dagli Angeli, ecc.
Ma la mancanza di
discepoli adatti fece sì che i Misteri cessassero come istituzione
pubblicamente riconosciuta e l'insegnamento venisse dato sempre più
segretamente a quelle anime ognor più rare le quali, imparando la purezza e la
devozione, si mostravano capaci di riceverlo.
Non si trovarono
più Scuole dove venivano impartiti gl'insegnamenti preliminari e con la
scomparsa di esse la porta fu chiusa. Nondimeno nel Cristianesimo si possono
rintracciare due correnti che hanno per sorgente i Misteri scomparsi; una,
della dottrina mistica che fluiva dalla Sapienza, dalla Gnosi impartita nei
Misteri, l'altra della contemplazione mistica che faceva ugualmente parte della
Gnosi e conduceva all'estasi, alla visione spirituale.
Quest'ultima,
però, separata dalla conoscenza, portava raramente alla vera estasi e tendeva o
a scorrere senza freno nelle regioni inferiori dei mondi invisibili, o a
perdersi fra una policroma folla di sottili forme superfisiche, visibili quali
apparenze oggettive all'intera visione prematuramente forzata dai digiuni,
dalle vigilie e dallo sforzo d'attenzione ma prodotte principalmente dai
pensieri e dalle emozioni del veggente. Anche quando le forme osservate non
erano pensieri resi obbiettivi, erano però guardate attraverso l'atmosfera
falsata delle idee e delle credenze preconcette e quindi rese, per la maggior
parte, poco attendibili.
Nondimeno alcune
erano davvero visioni di cose celesti e Gesù veramente appariva di tempo in
tempo ai Suoi devoti e gli Angeli qualche volta illuminavano della loro
presenza la cella del frate e della religiosa, la solitudine del devoto
estatico e del paziente ricercatore di Dio.
Negare la
possibilità di tali esperienze sarebbe menare un colpo alla radice stessa di
ciò che è stato più fermamente creduto o in tutte le religioni e che è noto a
tutti gli Occultisti: l'intercomunicazione fra gli Spiriti velati nella carne e
quelli ravvolti in vestimenta più sottili, il contatto della mente con la mente
attraverso le barriere della materia, lo svilupparsi della Divinità nell'uomo,
la conoscenza certa di una vita oltre la soglia della morte ...
... Ma mentre
c'inchiniamo riverenti a questi Figli della Luce sparsi nei secoli, siamo
forzati di riconoscere in loro l'assenza di quell'unione di sagace intelletto e
di alta devozione che venivano uniti nella disciplina dei Misteri, e mentre ci
facciamo meraviglia che essi si librassero tanto in alto, non possiamo fare a
meno di desiderare che i loro doni preziosi fossero stati sviluppati sotto
quella magnifica "disciplina arcani".
La necessità di
riproporre l'esoterismo (11)
E' questa è la
cosa più d'ogni altra necessaria ora al Cristianesimo, poiché appunto per
difetto di sapienza perisce il fiore della Cristianità. Se gl'insegnamenti
esoterici potessero essere ristabiliti e attrarre fervidi e pazienti studiosi
non passerebbe molto tempo prima che anche il lato occulto fosse ripristinato.
I discepoli dei Misteri Minori diverrebbero candidati per i Misteri Maggiori e
col riacquistare la conoscenza, gli insegnamenti avrebbero di nuovo autorità
...
... Appare
manifesto, a chiunque si dia la pena di studiare gli ultimi quaranta anni del
secolo trascorso, che gran numero di persone serie e morali sono uscite dal
grembo delle chiese perché gli insegnamenti che ricevevano non soddisfacevano
il loro intelletto... Chiunque esamini accuratamente i fenomeni che si
presentano, ammetterà che uomini d'alto intelletto sono stati forzati ad
abbandonare il Cristianesimo a causa della rudezza delle idee religiose loro
presentate, delle contraddizioni che si riscontrano negli insegnamenti
autorevoli e dei concetti inammissibili per qualunque intelligenza educata,
circa Dio, l'uomo e l'universo.
Conclusione di
Eliphas Lèvi (12)
Alfonso Luigi
Constant (18101875), meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di Eliphas Lèvi, ha
espresso in modo assai chiaro il danno dovuto alla perdita dei Misteri e la
necessità del loro ripristino, con le seguenti parole:
Una grave
calamità accadde al cristianesimo. Il tradimento dei Misteri per opera dei
falsi Gnostici poiché gli Gnostici, cioè quelli che sanno, erano gli iniziati
del Cristianesimo primitivo fu causa che la Gnosi venisse rigettata ed alienò
la Chiesa dalle supreme verità della Cabala che contiene tutti i segreti della
teologia trascendentale...
Fate che la
scienza più assoluta, la più alta ragione, divengano ancora una volta
patrimonio dei conduttori del popolo; fate che l'arte sacerdotale e l'arte
reale riprendano il doppio scettro dell'antiche iniziazioni, ed il mondo
sociale uscirà di nuovo dal Caos. Non ardete più le immagini sante; non
demolite più i templi; templi ed imagini sono necessari agli uomini; ma
scacciate i mercenari dalla casa di preghiera; fate che i ciechi non siano più
conduttori di ciechi, ricostruite la gerarchia dell'intelligenza e della
santità e quali Maestri di coloro che credono riconoscete soltanto coloro che
sanno.
Vorranno le
Chiese d'oggi riprendere l'insegnamento mistico, i Misteri Minori, e così
preparare i figli loro per la restaurazione dei Misteri Maggiori, attirando di
nuovo gli Angeli quali Maestri ed avendo per Ierofante (Sacerdote, N.d.r.) il
Divino Maestro Gesù? Dalla risposta a questa domanda dipende l'avvenire del
cristianesimo.
Riferimenti
bibliografici
1) Annie Besant,
Il Cristianesimo esoterico, pag. 11,
Edizioni Adyar,
Settimo Vittone (TO).
2) Ibid. pag. 23.
3) AnteNicene Library, Vol. XII, Clemente d'Alessandria,
Stromata, libro
V, cap. XI.
4) Vol. X,
Origene contro Celso, I, VII.
5) Epistola
d'Ignazio ai Tralliani, cap. V.
6) Vol. IV,
Stromata, I, XXVIII.
7) Psello, citato in Jamblichus on The Mysteries,
T. Tavlor, p.
301, nota alla pagina 23, seconda edizione.
8) Ibid., 72.
9) Pistis Sophia,
I, i, I, Traduz. di G. Mead).
10) Annie Besant,
Il Cristianesimo esoterico, pag. 80,
Edizioni Adyar,
Settimo Vittone (TO).
11) Ibid., pag.
34.
12) Eliphas Lèvi,
I misteri della Magia.