Noi genericamente definiamo "Bibbia" quel
librone di oltre mille pagine che troviamo un pò dappertutto, in chiesa come
a casa nostra come nei motel dei film americani. Ma quel libro in realtà
contiene sia il "Vecchio" che il "Nuovo" Testamento,
ovvero la Bibbia
originale degli ebrei - detta Tanach, che risale al
600-1200 A.C - più i Vangeli cristiani "canonici",
scritti invece dopo Cristo.
Il "cristianesimo" quindi è, in un certo senso, una "libera
interpretazione" della Bibbia originale ebraica, rivista, tramite
l'aggiunta dei Vangeli, alla luce della predicazione di Gesù. La differenza
fondamentale fra le due religioni sta proprio nel fatto che l'ebraismo non
riconosce nella fìgura di Gesù il
"Messia" annunciato dalle profezie bibliche, mentre il
cristianesimo sì.
In questa sede, comunque, per "Bibbia" intendiamo esclusivamente il
testo sacro, o Tanach, composto dei 39 singoli
libri originali (Isaia, Ezechiele, Genesi, Esodo...ecc.) del canone ebraico.
(Lista che, per la precisione, differisce per alcuni libri da quella adottata
dal nostro "Vecchio Testamento").
I PARTE - BREVE STORIA DELLA BIBBIA
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ORIGINE E CONTENUTO
Va detto innanzitutto che la
Bibbia non è affatto un testo unitario, ma piuttosto un
intricato compendio di tradizione orale, di fonti storiche, di miti e
leggende popolari, sia locali che importate, di scritti dei vari profeti, di
leggi e regole per l'igiene e la nutrizione, di poesie, canti e proverbi di
ogni tipo. In altre parole, una summa cumulativa di tutto il sapere
contemporaneo di quella regione, che cominciò a prendere forma definitiva, e
ad essere considerata "Legge di Dio", soltanto intorno all'ottavo
secolo avanti Cristo. Più avanti parleremo dell'effettiva stesura dei testi,
che iniziò in quel periodo, per mano di scribi che non erano in nessun modo
gli autori del testo originale.
IL TESTO ORIGINALE
I testi biblici erano scritti - in ebraico antico ovviamente, eccetto per
brevi segmenti in aramaico - su lunghi rotoli di
pelle, o di pergamena. Ben lungi dall'essere leggibili a prima vista, però,
questi rotoli apparivano al lettore come una sequenza interminabile di
lettere, dalla prima all'ultima riga. (In realtà, come si vede dalla foto
accanto, ogni tanto ci sono delle spaziature multiple, che indicano però
delle pause "emotive", e non hanno nulla a che vedere con la
composizione delle singola parole).
P r a t i c a m
e n t e l a b i b b i a a
p p a r i v a s c r i t t
a c o s ì
Non sono indicate le parole vere e proprie, ma devi trovartele tu,
separando i gruppi di lettere al punto giusto. E siccome in realtà gli
ebrei non scrivevano nemmeno le vocali, l'equivalente per noi sarebbe stato
questo:
P r t c m n t l b b b p p r v s c r t t c s
Moltiplicate questo rebus per circa 2 milioni e mezzo di lettere
consecutive, ed avrete davanti la
Bibbia originale.
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INTERPRETABILITA'
Il problema dell'"interpretabilità" della
Bibbia è quindi a strati multipli, poichè bisogna
prima di tutto mettersi d'accordo su quello che c'è effettivamente scritto
sopra. Soltanto dopo si potrà affrontare un'eventuale lettura allegorica, o
simbolica, del testo, e casomai, in ultimo, quella ancor più complessa ed
arcana detta esoterica, o "cabalistica".
In un testo cosi lungo si verificano, per pura legge statistica, migliaia di
casi in cui certe lettere possono essere attribuite sia alla parola
precedente che a quella seguente, dando comunque un senso compiuto. L'udito,
oppure lu dito? (Per un sardo, il problema potrebbe anche porsi).
Vi sono poi altrettanti casi in cui la variazione delle semplici vocali può
dare adito a letture completamente diverse. Una cosa è dire "ti amo
tanto", ben altra è dire "tu mi tenti", anche se le consonanti
- t m t n t - rimangono le stesse. (Per non parlare poi di "temo i
tonti", o di "Tom è tinto").
Naturalmente, nel corso del tempo le varie generazioni di rabbini sono giunte
ad un consenso di massima sul significato di ogni frase, che è rispecchiato
dalla moderna versione ebraica della Bibbia. Già che c'erano hanno pensato
bene di aggiungere anche le vocali, e di staccare le parole. Anche l'occhio
vuole la sua parte.
AUTENTICITA'
Come facciamo noi a sapere che questa versione "ufficiale"
corrisponde davvero all'antico originale? In fondo, abbiamo visto come i
Vangeli canonici siano stati martoriati, nel corso dei primi secoli, da
correzioni, tagli e interpolazioni di ogni genere, volute dai padri della
chiesa per adattare il credo, originariamente nato in Palestina, al mondo e
alla mentalità dei gentili.
Per quel che riguarda la Bibbia, diciamo
innanzitutto che per "originale" si intende, in realtà, la versione
redatta nel 539 a.C. dal profeta Ezra, sulla via del ritorno da Babilonia,
andando completamente a memoria. I "veri" testi antichi, infatti,
erano stati tutti distrutti nel rogo del Primo Tempio, dai soldati di Nabuccodonosor. Fortunatamente sono stati ritrovati,
nell'ultimo dopoguerra, i cosiddetti Rotoli
del Mar Morto, dei libri sacri
che la comunità sacerdotale degli Esseni aveva nascoto
nelle inaccessibili grotte di Qumran (v. foto), e che così sono sfuggiti anche alla distruzione del
Secondo Tempio, ad opera dei Romani, nel 70 d.C.
Fra questi rotoli si è ritrovato un libro quasi completo di Isaia (foto sotto), che antedatava l'esodo di
Babilonia, e che risultò essere identico, lettera per lettera, alla versione
tramandataci a memoria da Ezra.
Questa fu messa definitivamente per
iscritto nel secondo secolo a.C., nella versione cosiddetta "masoretica", della quale però nessun
originale riuscì a superare intatto le intemperie della storia. Il più antico
testo completo della Bibbia ebraica disponibile oggi è il Codex
Leningradensis, che è una copia del masoretico che fu redatta "soltanto" nel 1008
dopo Cristo.
Nonostante questo, grazie ad una seri di complicatissimi riscontri incrociati
fra tutti i reperti biblici ritrovati finora - dal completo Isaia di Qumran, al più microscopico frammento di testo sacro - è
stato possibile affermare con relativa certezza che la Bibbia ebraica
contemporanea, cioè la versione masoretica,
corrisponda fedelmente al testo originale del tempo dei profeti.
Ma vediamo adesso
che cosa dice questo testo originale, nella sua traduzione letterale.
II PARTE - IL CONFRONTO CON L'ORIGINALE
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IL PENTATEUCO
La tradizione
vuole che i primi 5 libri della Bibbia, che noi chiamiamo Pentateuco, e gli
ebrei Torah, siano stati scritti direttamente da
Mosè, intorno al 1200 a.C. Fra questi sicuramente il piu importante è
il primo, che noi chiamiamo Genesi, e gli ebrei chiamano Behreshit
("l'inizio"). In esso si descrivono sia la cosmogenesi
che l'antropogenesi, cioè la nascita del mondo
materiale, e quella dell'Uomo e delle altre forme viventi.
LA GENESI
Se ora noi confrontassimo il testo originale della Behreshit
con quello della nostra Genesi, rimarremmo probabilmente di stucco. Che dire,
ad esempio, di fronte alla scoperta che il mondo non sarebbe stato creato
affatto da "Dio" (singolare maschile), ma da una allegra
combriccola di "Dei"? Il termine Elohim infatti, che nella nostra
Genesi è tradotto con "Dio", in ebraico è solo plurale, ed è sia
maschile che femminile. (Qualcuno ricorda la frase "infelice" di
Papa Luciani, che prima di morire volle farci sapere a tutti i costi che
"Dio è uomo, ma anche donna"?).
Oppure, cosa dire di fronte al fatto che non fu l'uomo ad essere fatto
"a sua immagine e somiglianza", ma è l'umanità che fu fatta
"ricalcando i loro contorni"? Cioè, proiettando dei loro
"parametri" astratti, ideali, nel mondo concreto della materia. Una
cosa è lo "stampino" della ceralacca - che fra l'altro ci ha condannato
a visualizzare l'uomo barbuto che ci perseguita da millenni col bastone
alzato - ben altra è pensare ad una "cristallizzazione" nel mondo
denso della materia di un progetto ideale, tanto puro quanto assoluto. Nello
stesso modo, in un certo senso, in cui un regista "sogna" il
proprio film, e poi gli dà una forma concreta usando attori, pellicola e
cineprese. (Curioso come gli Aborigeni d'Australia, il più antico popolo
vivente sulla terra, chiamino la nostra dimensione terrena "dreamworld", il mondo dei sogni).
ELOHIM O JAVEH?
A chi si ritrovasse ora confuso sul "nome di Dio" originale,
ricordiamo che è la Bibbia
stessa a mescolare le carte, poichè a volte
presenta il Creatore come Elohim, altre volte lo chiama Javeh, o Jehovah
(Giavè, Geova), e più raramente Adonài (Signore,
Padrone). Elohim però, come detto, è soltanto plurale, maschile e femminile
insieme (significa letteralmente "coloro che sono in alto", "i
signori di sopra"), mentre sia Javeh che Adonài sono al singolare maschile (in realtà Javeh è neutro, ma non pone comunque una questione di
pluralità).
Ma perchè allora, viene da domandarsi, "Dio" nella nostra Bibbia è
stato tradotto al singolare? Qui non sta certo a noi rispondere, e possiamo
al massimo avanzare un'ipotesi: già ai tempi dell'ebraismo, una delle chiavi
unificatrici, a livello popolare, fu proprio l'introduzione del monoteismo
(quante volte insiste a ricordarcelo, lo Javeh
della Bibbia, che "non avrai altro Dio all'infuori di me"?). Un'
altra cosa che contribuì a rinforzare l'impatto della nuova religione fu
l'abolizione dell'idolatria. Fu quindi chiaro alla classe sacerdotale, già da
allora, che meno "dispersione" simbolica c'è, nella mente del
credente, più facile è per lui recepire il messaggio complessivo di quella
religione.
Non stupisce quindi che i rabbini non amino troppo sentirsi chiedere
"che cosa significa esattamente Elohim?", poichè
dovrebbero introdurre una dimensione spirituale molto più complessa e
delicata di quella del semplice "Dio" Javeh.
Figuriamoci quindi gli stessi padri della chiesa cristiana, che già avevano
mille problemi a mettersi d'accordo sui Vangeli canonici, che voglia avevano
di rispettare anche questa distinzione, quando traducendo (in greco) tutto
con "Dio", almeno quel problema non si poneva nemmeno. Accadde così
che a loro volta gli anglosassoni, che tradussero dal greco - in inglese, con
Erasmo da Rotterdam, ed in tedesco, con Martin Lutero - la loro versione
della Bibbia, si ritrovarono come noi con un semplice "God" al singolare.
Ma perchè esiste, da dove origina, e cosa significa questo doppio presenza di
Elohim e Javeh nella Bibbia originale? Questa è una
domanda che assilla gli studiosi sin dai tempi dell'università di
Tubinga, che agli inizi dell'800 dedicò un'intero
ramo dei suoi studi all'esegesi biblica. Noi qui possiamo soltanto cercare di
riassumere la tesi oggi generalmente più accettata, in cui tutto il materiale
biblico sarebbe stato unificato, e messo per iscritto, da almeno quattro mani
diverse, che sono riconoscibili dai diversi stili riscontrabili nell'arco
della lettura. Questi stili però non si presentano in blocchi distinti e
separati, ma si alternano ed accavallano in continuazione, a volte anche per
pochi paragrafi, creando spesso una notevole confusione.
LE "CONTRADDIZIONI" NEL
TESTO BIBLICO
Si potrebbero
peraltro spiegare, in questo modo, certe contraddizioni plateali nel testo
biblico, che dovrebbero saltare all'occhio anche del lettore meno attento.
Nella Genesi, ad esempio, la stessa creazione viene raccontata non una
ma due volte, a distanza di pochissime pagine, e in ordine capovolto una
rispetto all'altra.
Nella prima versione viene creato prima l'Uomo, e poi tutti gli altri
animali. Nella seconda, che appare a prima vista una semplice ripetizione,
pochi paragrafi più sotto, vengono invece creati prima gli animali, e poi
l'Uomo. Parimenti, all'inizio Uomo e Donna vengono creati insieme, poco più
avanti l'Uomo precede la Donna,
che viene creata dopo di lui.
In realtà la lista di contraddizioni - che di certo sono tali, se si legge il
testo in maniera letterale - è abbastanza lunga da impegnare in discussioni
che non terminerebbero mai. A queste andrebbero poi aggiunte le varie
"imprecisioni scientifiche", come l'età della Terra fissata in
circa seimila anni, oppure il fatto che la Terra sia "immobile al centro
dell'universo, ben piantata sul suo piedestallo", che fu argomento del
contendere sin dal tempo di Galileo. Tutto cambia, ovviamente, se si affronta
la Bibbia
come un testo a diversi livelli di lettura, ma questo ci porterebbe su un
territorio che non siamo assolutamente preparati ad affrontare, e che esula
comunque dal nostro intento.
Diciamo soltanto una cosa sull'apparente incompatibiltà fra Elohim e monoteismo. E' evidente che la "versione
originale", con gli Elohim, ci propone non una molteplicità dispersiva
di divinità, tutte in competizione una con l'altra, ma piuttostio
una precisa gerarchia, armonica e ordinata, in cui Javeh
starebbe molto più in alto di loro stessi. Nelle religioni orientali si trova
una corrispondenza molto precisa, ad esempio, nei Cohan
del buddhismo tibetano,
che sono detti anche "i creatori della materia". Essi stessi
sottostanno, gerarchicamente parlando, all'Uno Assoluto, esattamente come le
mille divinità del pantheon indù rispondono obbedienti all'Ordine Assoluto
del Brahma, o Uno Cosmico Universale. Nel Corano invece sono gli Arcangeli,
ereditati dalla Bibbia ebraica, ad occuparsi del mondo materiale, sotto lo
sguardo attento di Allah, e la stessa Bibbia nostrana ci parla ripetutamente
di Angeli e Arcangeli, confermando quindi l'esistenza di una gerarchia
superiore, funzionale ed omogenea, ma tutt'altro che dispersiva in senso
politeistico.
TANTO RUMORE PER NULLA
Un'altra realizzazione, che potrebbe congelare in un solo istante le più
accanite discussioni fra "evoluzionistì"
e "creazionisti" (fra atei e credenti,
alla fin dei conti) è che in realtà essi si accapigliano per nulla, poichè la Bibbia è un testo provvisorio, che va comunque sostituito da un'altro, che
ancora non conosciamo. Purtroppo noi non la leggiamo quasi mai con attenzione
critica, attivamente, ma ce la beviamo
passivamente, "così com'è", e accade spesso di non cogliere
dettagli importanti come questo.
Chi non ha mai letto, almeno una volta, la discesa dal Monte di Mosè, dopo
che ha ricevuto da Javeh le Tavole della Legge?
Ebbene, quando Mosè si accorge che il suo popolo non ha saputo aspettare, e
si è messo ad adorare il vitello d'oro, dalla rabbia spezza le tavole di una
legge che non si meritano, e le scaglia sotto il monte. E in seguito darà
loro delle leggi molto più infantili, semplici e grossolane, in attesa che il
suo popolo maturi e sia pronto a ricevere quelle vere.
Il problema è che Mosè poi è morto, Javeh è bel pò
che non si fa più sentire, e a noi sono rimaste sul gobbo delle leggi crude,
violente ed obsolete, scritte 3000 anni fa per un branco di nomadi ignoranti
e adulatori. Volendo obbedire letteralmente alla Bibbia, ad esempio, se per
caso nostro fratello morisse dopo il matrimonio, e noi invece non fossimo
sposati, ci toccherebbe sposare per forza la cognata rimasta vedova, e fare
subito un figlio con lei - anche se ha i baffi lunghi un metro. E se non lo
facessimo, lei avrà il diritto di sputarci in faccia, davanti a tutta la
famiglia riunita. (Chissà perchè certi cristiani si ricordano di citare la Bibbia solo quando gli
serve contro gli omosessuali, o per giustificare schiavitù e pena di morte,
ma poi si dimenticano completamente di osservare i mille obblighi come
questo?)
A questo punto sorge però un dubbio: non sarà che questo Javeh
è sparito apposta, perchè si aspetta magari che ci accorgiamo da soli di
tutte queste incongruenze ridicole? Perchè non smettiamo per un attimo di
seguire pedantemente la
Bibbia come "parola di Dio", e proviamo invece a
considerarla, alla pari di molti altri suoi equivalenti sulla Terra, come un
prezioso documento storico, il cui valore spirituale - indipendentemente da
chi sia stato a scriverla - va ricercato in profondità, in maniera attiva,
cosciente e selettiva, e non soltanto "letto" in superficie, in
maniera meccanica e passiva?
(Fatti non foste… )
Scritto da Massimo Mazzucco per www.luogocomune.net
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