Metapsichica    -    Gli oggetti narrano la loro storia  

Esperienze di psicometria  

di STEFANO BEVERINI  


"Passato, presente, futuro: in senso assoluto non esistono; probabilmente sono solo una convenzione. Ma di ciò che è stato, oltre alle tracce evidenti, sono rimaste quelle celate; non per questo meno reali, percepibili solo dai sensitivi. Anche la parapsicologia più rigorosa e scientifica - la scuola americana, per intenderci, nata negli anni trenta alla Duke University - include la chiaroveggenza nel passato nelle manifestazioni dell'ESP. Un buon metodo di ricerca, in questo tipo di fenomenologia, si attua quando un sensitivo, toccando un oggetto detto induttore, descrive episodi a cui l'oggetto medesimo fu presente, o racconta la storia dello stesso, o narra avvenimenti relativi a persone che lo hanno posseduto: si tratta della psicometria. Il termine, tuttavia, è un po' infelice, e viene utilizzato anche in psicologia per designare tutt'altre cose, quali test di intelligenza e tecniche proiettive. Infatti, alcuni studiosi preferiscono usare altri due vocaboli, pur con diverse sfumature di significato: psicoscopia e chiaroveggenza tattile. Personalmente, preferisco utilizzare la parola più comune."
Le intuizioni di Mara  
Forse la mia prima esperienza di psicometria risale al 1988. Perlomeno è la prima significativa di cui ho conservato alcuni appunti. Ci eravamo recati, dopo cena - il collega Ferraro ed io - da una signora le cui facoltà, a detta dell'amico Alfredo, erano indubbie. Si trattava di una certa Mara, giovane donna classe '55, di Rapallo. Per l'occasione preparai cinque bersagli: disegni e fotografie. Ognuno era posto in mezzo a due cartoncini, dentro una busta bianca chiusa, a sua volta inserita in un'altra busta gialla anch'essa chiusa. Perciò era del tutto impossibile, anche controluce, percepire l'immagine così nascosta. Avendo poi numerato le stesse, dopo averle sigillate e mischiate, anch'io non ne conoscevo più il singolo contenuto.
"Mara prese le buste tra le mani, una per volta, e per ciascuna visualizzò qualcosa che immediatamente ci riferì o disegnò. Il ""responso"" è stato positivo, tuttavia la percezione paranormale di Mara non seguiva il contenuto  dei rispettivi involucri. Ciò che lei diceva era esatto, ma era sbagliato il numero della busta. I dati sembravano ricavati telepaticamente dal sottoscritto che aveva organizzato l'esperimento e non per psicometria vera e propria. «Nella busta numero cinque c'è il disegno di una spirale» esordisce Mara. Esatto! (Però si trattava della numero quattro). Poi la donna disegna un cerchio riferito ancora alla numero cinque: si tratta della busta numero uno. Quindi disegna una casa in relazione alla numero quattro, abbinata a una sensazione di benessere: nella busta numero cinque vi è la foto di una " casa. Poi vede persone e allegria in rapporto al numero uno, in probabile attinenza con la data che era il bersaglio contenuto nella terza busta: 25 dicembre. Un centro completo si verifica al quarto tentativo: è la busta numero due. «Vedo una persona ma non riesco a coglierne le fattezze. Tu sei molto legato a questa persona. Ha la tua età. E' strano, c'è un legame strettissimo. Sembra che la sua mente sia strettamente collegata alla tua, come il suo destino... Sei tu!» Infatti si tratta di una vecchia foto, in cui avevo circa due anni, scattata dai miei genitori durante un nostro viaggio. Infine l'ultima busta, in cui Mara non percepirà più nulla di significativo.
Le visioni di Aldo  
"Cinque anni dopo, a Terni, vivrò un'altra esperienza di psicometria in chiave autobiografica. E' il 14 aprile 1993. Sono ospite del Centro Culturale Itaca, di cui ho già scritto, ed è presente il gruppo di Perugia (vedi GdM n.   ). Uno di loro, di nome Aldo, appena mi stringe la mano per presentarsi, ""vede"" delle immagini scorrergli davanti, mentre una voce interiore gli parla, come in una sorta di chiaroudienza. I suoi amici mi precisano che egli è un ottimo sensitivo psicometra."
"«Hai un legame con la città di La Spezia - esordisce Aldo - e hai molti ricordi collegati ad essa. Vedo una zia molto anziana, e una nipote. La zia non è molto alta; è piuttosto minuta. Vive in una palazzo; vedo dei pavimenti in marmo; l'appartamento è ampio. Purtroppo, percepisco anche un evento luttuoso.» Tutto vero! Il ramo paterno della mia famiglia è originario di La Spezia. Pur abitando a Genova, mio padre vi si recava tutti i mesi per lavoro, e talvolta lo accompagnavo, entrambi ospiti di due zie di mio padre. Nel 1993 Ines, l'unica superstite, era effettivamente molto anziana, e viveva nell'appartamento di quel vecchio palazzo. Morirà pochi mesi dopo."
«Ora vedo un ufficiale - prosegue Aldo - forse un capitano, anch'egli anziano. Anche questa persona è legata a te. Un uomo anziano con basco grigio scuro, attivo e dinamico. Vedo una nave, dei viaggi, l'estero...» E' mio nonno, ufficiale dell'esercito, morto anziano quando io ero bambino. Il basco corrisponde. Il riferimento ai viaggi e all'estero riguarda forse mia nonna, che era inglese, la cui famiglia veniva a villeggiare in Italia, nel golfo di La Spezia, dove appunto conobbe mio nonno.
"«Siamo sempre a La Spezia. Vedo molti bambini, forse un asilo. Adesso scorgo una vecchia Seicento, color chiaro. Ora una pensione, anzi, un albergo; ma che strana facciata: appare come una chiesa. Assomiglia allo stile barocco; le mura sono bianche. Siamo in città, ma vedo tanto verde di fronte all'albergo: sembra di essere in campagna.» Esatto, in modo sorprendente, soprattutto in riferimento all'albergo. " Procedendo con ordine, i bambini potrebbero collegarsi con l'anziana zia visualizzata in precedenza: era stata maestra elementare. L'automobile, invece, poteva essere quella di mio padre: una Seicento celestina, acquistata dopo la mitica Topolino. L'albergo, infine, è il prestigioso Croce di Malta, dove soggiornarono i Reali di Casa Savoia, nell'estate 1853. La sontuosa architettura può dare un'idea, al profano, di una certa tendenza barocca, sebbene l'edificio sia stato ultimato nel 1850. All'epoca era bianco. Il particolare più interessante è che lo dividono dal mare i verdi giardini di La Spezia, ad esso prospicienti, piuttosto ampi e ricchi di vegetazione. Per concludere i riscontri, l'ultima precisazione: esiste il collegamento tra la costruzione e il sottoscritto, in quanto l'albergo è appartenuto a un ramo inglese della mia famiglia, quello dei Coates, da cui discese anche mia nonna paterna. Detto per inciso, James Coates, studioso di ricerca psichica, che appare in una foto d'epoca insieme ad Arthur Conan Doyle (Permutt, C. Obiettivo sull'aldilà, Mediterranee, p. 14) era uno zio di mia nonna. Tra le sue opere vi è proprio un Pratical studies in psychometry (Londra, Fowler & Wells, 1906). Peccato che vicissitudini famigliari, con la morte prematura del bisnonno, tolsero ogni avere proprio al ramo da cui discendo.
Le percezioni di Alessandro  

Alessandro è soprattutto un medium. Anche di lui ho già scritto (GdM nn.     e    ). Come molte persone  "paranormalmente dotate, presenta una fenomenologia quanto mai varia. Quella sera dell'11 luglio 1993, dopo cena, a casa sua, senza troppa serietà né convinzione, gli proposi di provare un esperimento di psicometria. Con grande sorpresa egli visualizzò subito delle scene, toccando gli oggetti che la sua compagna gli porse, con particolari che si riveleranno esatti. Eravamo presenti solo in quattro, ed era difficile improvvisare al momento una sperimentazione, proprio in casa sua, con oggetti a lui assolutamente sconosciuti. Andai nel suo studio, presi tre buste e vi misi dentro tre differenti biglietti da visita che avevo nel portafogli, dopo averli collocati all'interno di un foglio bianco ripiegato, per evitare la lettura in controluce. Mischiai le buste e le numerai. Le aprimmo solo dopo che Alessandro ci aveva descritto quanto percepito in rapporto a tutte e tre. Ci sono stati degli interessanti riscontri sia per il primo biglietto (era di un mio conoscente), sia del terzo (di un albergo); ma per brevità riporterò il più significativo: si riferisce al secondo biglietto da visita del sottoscritto in veste di collaboratore di un patronato."
«Percepisco una discoteca. Tu sei in questa discoteca. Poi la scena cambia, ma sento che è collegata. Vedo uno sportello con del pubblico, ma è alquanto insolito. Vi è un vetro molto alto, ma sembra di essere in un appartamento. L'entrata è una vecchia porta. Anche l'appartamento è vecchio. Vedo altre stanze, diverse scrivanie, con gente seduta a scrivere. Non dà l'idea di un ufficio: vedo dei  "ragazzi, sembra quasi un ritrovo... » L'insieme dei particolari esatti è sorprendente: sono i locali del patronato per il quale collaboro. Il lavoro viene svolto per libera scelta, spesso dopo l'attività di ciascuno, senza alcuna remunerazione. Perciò ci si riunisce soprattutto per il piacere di aiutare il prossimo, e in un certo senso è un po' come un ritrovo: c'è chi passa di lì solo per chiacchierare un po'. E' un vecchio appartamento. Nell'ingresso, adibito per le pratiche al pubblico, vi è proprio un vetro molto alto per permettere di svolgere il lavoro con ordine. Anche la discoteca è pertinente. Debbo confessare che le poche volte che mi sono recato in una discoteca, negli ultimi anni, è perché sono stato coinvolto da un amico proprio di questo patronato, amante della musica giovane. E con questa ultima confidenza, mi sembra che i contenuti personali, emersi da questi esperimenti di psicometria, siano stati qualitativamente tali da farmi ""toccare con mano"" l'esistenza del fenomeno."


                                           
                                   
                                           Stefano Beverini