:: Paleoastronautica ::
 
 
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:: I KAPPAS ::

Siamo in Mongolia, da generazioni perdute ormai nel tempo, antichi sciamani narrano di fatti veramente strani. Tutto intriso di mitologia che riporta da un verso la tradizionalità ma per altri e sconcertanti versi fa sospettare che queste storie siano il frutto di una distorsione di fatti reali, fatti che visti sotto il punto di vista dell'uomo moderno evidenziano delle caratteristiche molto particolari.
Antichissimi libri orientali e le "trances" religiose degli sciamani narrano di un mondo dell'aldilà dove vivono creature mostruose. Tra le tante creature si sofferma l'attenzione su alcune gibbose, di pelle nera e con lunghi artigli, si narra come queste posseggano una pelle che poteva essere gettata via e dunque nascondersi fra gli uomini senza poter essere sospettati, questi esseri, secondo gli sciamani, viaggerebbero per cielo e per mare tramite grandi "conchiglie volanti", chiamando I morti dall'aldilà. Beh, conchiglie volanti, scudi luminescenti o carri infuocati, il termine è molto simile alla nomenclatura degli oggetti volanti che pervade ogni testo mitologico e religioso nell'antichità; non è tantomeno difficile immagine "le pelli nere" come tute che potevano essere tolte, rivelando un aspetto umanoide.
A tal proposito si esprime un eminente archeologo e storiografo giapponese: Komatsu Kitamura. Il professore infatti dice: "Il primo sospetto mi venne da una stampa scoperta in un vecchio testo ad illustrazione della storia dei leggendari "uomini dei canneti", la cui presenza venne molto spesso segnalata al tempo di Heian ( dal '900 al 1100). I Kappas, come questi esseri vennero chiamati, erano stranissime creature che I vecchi testi descrivono come "simili all'uomo", ma caratterizzati da mostruose deformazioni. Da tali descrizioni gli uomini dei canneti appaiono come bipedi dagli arti palmati e muniti ognuno di tre dita terminanti ad uncino, col dito centrale notevolmente più lungo.
La loro pelle è bruna, liscia, serica e lucida, il loro capo sottile, le orecchie grandi e triangolari.
Sulla testa, secondo il parere unanime di coloro che ce ne parlano, portano un curioso "cappello con quattro aghi", ed il loro naso ha l'aspetto di una proboscide che termina dietro le spalle, dove si unisce ad una gobba a forma di cassetta.
Fino a qualche tempo fa non avremmo potuto classificare questi essere che tra qualche sorta di scimmia trasfigurata dall'immaginazione o fra creature leggendarie. Come si sarebbero potute giudicare altrimenti, infatti, figure tanto strane e, a detta degli antichi scrittori, capaci di muoversi tanto velocemente sulla terraferma che nell'acqua? Oggi però, sappiamo che I favolosi draghi esistettero veramente come giganteschi sauri vissuti nel cenozoico e che anche I giganti delle saghe appartennero alla realtà. Mi decisi quindi a considerare un po' più da vicino I leggendari Kappas e, ad un tratto giunsi ad una sensazionale deduzione: questi esseri, come venivano descritti, sembrano identici ai sommozzatori dei nostri tempi! La loro pelle bruna e lucida poteva essere una tuta impermeabile, le mani e i piedi palmati potevano far parte dell'equipaggiamento (gli uncini servivano probabilmente a qualche manovra consueta) e la "proboscide terminante in una gobba" è, in fondo, uguale agli apparecchi respiratori alimentati da bombole d'ossigeno che noi conosciamo bene! Restano I quattro aghi sul cappello: non oso seguire il pensiero che mi si affaccia alla mente, ma sono tentato di farlo, lasciandomi convincere dall'idea che si tratti di antenne!"
Il professore Kitamura è stato fin troppo chiaro nel descrivere la sua ipotesi, che a mio parere risulta altamente credibile, certo, sommozzatori che apparivano più di mille anni, o forse più, fa… è un altro anacronismo che se invalida la scienza canonica, da le basi per lo sviluppo della paleoastronautica.




By Uxmal.


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