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:: LE PIETRE DI ICA ::

Tra i reperti archeologici degli ultimi 40 anni, le pietre di Ica rappresentano certamente quelli più controversi e misteriosi, tanto da essere considerati falsi deliberati, a loro buon ragione, dalla comunità scientifica, o meglio scienza "ufficiale".
Secondo Javier Cabrera Darquea, principale studioso di tali reperti, le pietre di Ica sono andesiti carbonizzate risalenti al periodo mesozoico, esse sarebbero state rinvenute nel deserto di Ocucaje nel Perù, nelle vicinanze per l'appunto di Ica. Nel 1960 infatti, a causa di alcuni smottamenti, il rio Ica, inondando il deserto in questione e dissotterrando gli strati più profondi, portò alla luce questi straordinari reperti.
Da precisare è però che tali giacimenti non sono stati individuati da nessun altro all'infuori di Cabrera.
Le pietre presentano enigmatiche incisioni, impossibili da collocare in qualsiasi contesto storico conosciuto, presentano poi, una fauna e una flora solo parzialmente nota nell'America latina, indici di un'epoca primitiva che và ben oltre i nostri limiti conosciuti.
Gli elementi presentati nelle pietre, rispetto alla presunta loro datazione, appaiono completamente incollocabili: descrizioni di costellazioni anomale, strumenti ottici, come lenti e telescopi, una lunga serie di animali estinti con relativi cicli biologici, mappe di terre ignote, velivoli meccanici e soprattutto descrizione di operazioni chirurgiche, notevolmente avanzate, come interventi a cuore aperto e trapianti di cervello... di certo un'ampia serie di incisioni che se solo fossero considerate autentiche sconvolgerebbero alle radici l'intera storia e cultura mondiale.
Cabrera non fu comunque il solo ad interessarsi delle pietre di Ica, ci fu anche Pablo Soldi e i fratelli Carlos che riuscirono a raccogliere un notevole numero di reperti.
Nel mese di Dicembre del 1966 fu pubblicato un articolo nel supplemento scientifico del quotidiano "El Commercio" di Lima, ossia la notizia del ritrovamento di pietre simili a quelle di Ica in tombe preincaiche nell'Agosto dello stesso anno; gli autori erano l'archeologo dell'istituto Nazionale Peruviano di Archeologia Alejandro Pezzia e l'allora Rettore del politecnico di Lima Santiago Agurto Calvo. Si confermò dunque, che pietre di tale genere erano conosciute anche alle popolazioni preispaniche.
Il ritrovamento di Carlos e Pezzia fu poi ripetuto da Calvo in una zona archeologica protetta "Max Uhle Hugel".
Quest'ultimo riuscì a raccogliere oltre un centinaio di pietre su cui successivamente fece eseguire analisi dall'Istituto di Mineralogia del Politecnico del Perù, tramite le quali si ottennero risultati a dir poco sconcertanti, infatti, le pietre furono datate addirittura come risalenti a 12.000 anni fa.
Risultato sconcertante, in quanto, a quell'epoca non conosciamo alcuna civiltà progredita a tal punto da realizzare incisioni su pietra in cui si raffigurino strumenti tecnologici del genere.
Conferma ulteriore da Pezzia che rinvenne un pietra simile a quelle di Ica in un'altra tomba preincaica.
Cabrera così decise di richiedere un ulteriore analisi dei suoi reperti alla Compagnia di Ingegneria Mineraria Mauricio Hochshild che conformò quelle eseguite in precedenza reputando le pietre vecchie di 12.000 fa.
Molti specialisti rifiatarono però, tale datazione provocando una scissione fra gli studiosi discostandosi da coloro che l'avallarono.
A complicare ulteriormente la già difficile situazione agli occhi di molti furono i campesinos che realizzarono falsi con lo scopo di venderli ai turisti.
Alcune delle pietre, precisamente sessanta, sono esposte tuttora al Museo Nazionale dell'Aviazione Peruviana a Lima, furono riportate, per volere dell'ex direttore, il colonnello Omar Chioino, su carta da esperi cartografi dell'aviazione.
Alcuni dei disegni in questione erano enormemente simili alle figure incise nel deserto di Nazca. Il colonnello Chiodino affermava: "Solo chi è pratico di procedimenti di rilevamento topografico può comprendere che tipo di modello sia necessario per riportare in misure gigantesche un disegno originale in piccola scala, con assoluto rispetto delle proporzioni. I primi devono aver posseduto strumenti e sussidi di cui non sappiamo nulla (…) Inoltre escludo la possibilità di una contraffazione".
Contraffazione di cui è stato accusato lo stesso dottor Cabrera, smentita però da Chiodino che dice: "Il dottor Cabrera è stato sotto la sorveglianza del servizio d'Informazione negli anni settanta e per un lungo periodo di tempo. Non è emerso nulla che lo potesse incastrare. La sua serietà è oggi al di sopra di ogni sospetto."
Accanito avversario del medico peruviano è l'archeologo e membro dell'Istituto Nazionale di Cultura del Perù Roger Ravinez, considerando le pietre false e ritenendo impossibile un collegamento dal punto stilistico, tra le incisioni e i rinvenimenti archeologici di Mochica, Paracas, Nazca o Tiahuanaco.
Tuttavia ha ammesso la veridicità di una di esse scoperta in una tomba preincaica dallo stimato Max Uhle in cui vi era l'incisione di un animale preistorico: un dinosauro.
Nella collezione di pietre di Cabrera, che col tempo ha costituito un museo personale, ne esistono alcune di enormi dimensioni, che, a detta dello studioso, provengono da un deposito sotterraneo dove ne esistono ancora di migliaia.
Lo studioso peruviano afferma di essersi rivolto al governo per far prendere le precauzioni necessarie, per sbarrare accuratamente il giacimento in questione e farlo controllare militarmente, per evitare possibili sabotaggi e furti, ma, purtroppo, egli non fu mai accontentato.
Ebbe un ruolo in emerito anche Francis Mazière, ricercatore francese, famoso per il lavoro pionieristico che svolse nell'isola di Pasqua sulla cultura della Polinesia. Dopo un accurato lavoro di reperimento, egli escluse l'ipotesi di falsificazione e definì le pietre di Ica, "L'enigma archeologico più sconcertante del sud America".
Consideriamo, però, anche solo per un attimo, veritiera l'ipotesi di falsificazione. La produzione di circa 11.000 pietre dovrebbe esser opera di un nutrito gruppo di truffatori, che oltre a conoscenze pratiche avrebbero dovuto possedere anche buone conoscenze, per non dire specializzate, naturalistiche, anatomiche e geologiche non attribuibili di certo ai, seppur abili, Basilo Uchuya e Irma Gutierrez, principali campesinos realizzatori dei falsi.
In effetti, le pietre realizzate dai due sono molto simili a quelle ritrovate da Cabrera, osservazione alla base delle accuse mosse contro lo studioso.
Ammettendo che non tutte le pietre siano originali, parte di esse, anche poche, dovrebbero esserlo sul serio, come quella raffigurante un dinosauro ritrovata per merito di Pezzia.
Considerando ciò, dovremmo concentrarci per capire il significato di alcune incisioni, soprattutto quelle che presentano la raffigurazione dell'uomo accanto a grossi rettili. Anche se ci appare difficile comprendere ciò, Cabrera è molto convinto di quanto afferma. Su una delle sue pietre è riprodotto alla perfezione il ciclo vitale di uno stegosauro, su un'altra è  inciso un triceratopo e in altre animali acquatici ormai estinti.
Le pietre di Cabrera, non rappresentano da sole comunque, l'ipotesi di contemporaneità fra l'uomo e i dinosauri. Presso la Sierra Madre messicana, ad Acambaro, infatti, sono state ritrovate statuine raffiguranti uomini stranamente abbigliati insieme ad animali preistorici.
Le figure di Acambaro ebbero subito la stessa sorte delle pietre di Ica...
Altre sono state ritrovate in Tanzania a Laetoli, da Mary Leakey, nota paleoantropologa dove coesistono tracce di dinosauri e di uomini, mentre il dottore Jimenez del'Oso ad Ocucaje, ha scoperto resti umani accanto a quelli di animali preistorici.
Riguardo all'uomo raffigurato nelle pietre di Ica, possiamo descriverlo come un uomo di piccola statura, con una testa sproporzionata rispetto al resto corpo, il mento schiacciato e occhi grandi.
Cabrera chiama quest'ominide "Uomo Gliptolitico" ipotizzando che fu lui a far nascere le famose leggende di gnomi e folletti. Le pietre di Ica rappresenterebbero la maggiore testimonianza della sua esistenza, con la quale si potrebbe costruire un completo quadro della sua cultura e società.
Ancor più sorprendenti, ci appaiono le incisioni che raffigurano l'Homo Gliptolitico intento a praticare operazioni a cuore aperto o trapianti di cervello ad altri suoi simili. Tali incisioni sono di precisa manifattura, mostrano addirittura impianti specifici per le operazioni collegati a pompe di alimentazione cardiaca e veri e propri strumenti chirurgici. Gli uomini che operano, inoltre, sono acconciati con un cappello di foglie. Accostamento pertinente ci appare, considerando che, nella cultura precolombiana la foglia rappresenta la vita. La cosa ci appare incredibile, ma è giusto considerare il fatto risaputo che le popolazioni precolombiane possedevano un'avanzata conoscenza di tecniche chirurgiche. Essi infatti erano a conoscenza di forcipe, di narcotici a base di cocaina e della presa velenosa ( uno strumento chirurgico), il cui inserimento fa supporre la conoscenza del sistema circolatorio.
Lo stesso R.I. Moodie, storico della medicina, afferma l'esecuzione, da parte di questi popoli, di amputazioni, trapianti ossei, trapanazioni di crani, tagli cesarei, incisioni di vario genere, trapianti ossei e svariati altri interventi non facilmente definibili.
Questo sapere però appare discorde con l'immagine che noi possediamo di una civiltà che basava il proprio sapere su una conoscenza animista. Soltanto, infatti, una conoscenza scientifica evolutasi nel tempo, può concepire l'uso di pratiche tanto difficili.
Il tutto poi, ci appare ulteriormente incredibile se consideriamo il fatto che le trapanazioni craniche avvenivano su soggetti viventi che, per l'appunto, sopravvivevano all'intervento. Come, l'uomo Inca, Paracas o primitivo poteva possedere tali conoscenze a tal punto da metterle in pratica è tutt'ora un enigma. Potrebbero, le pietre di Ica contenere una risposta a questo quesito?
Vicente Paris. Ricercatore spagnolo, ha ottenuto una pietra dallo stesso Cabrera sulla quale realizzò analisi a Barcellona, per mano di Josè Antonio Lamich del gruppo di ricerca Hipergea. Le analisi purtroppo diedero esito negativo, riportando tracce sulla pietra di carta abrasiva e di lavorazione recente.
A giustificare ciò, Cabrera affermò che diverse delle pietre in suo possesso gli sono state pervenute da Basilio Uchuya, il noto campesino realizzatore dei falsi, souvenirs reperibili nelle bancarelle di Ica.
Lo stesso Paris ha potutto osservare le tecniche di lavorazione delle pietre false di Uchuya e della collega Gutierrez che gli hanno, appunto dimostrato come si realizza una pietra incisa e bitumata.
Ma se i due fossero i realizzatori delle pietre di Ica, è possibile che loro soli avessero potuto produrre un numero così considerevole di reperti che richiedevano inoltre una conoscenza specifica?
Paris ha parlato con il direttore del Museo Regionale di Ica che gli ha confermato che spesso i contadini del luogo si recano al museo per poter prendere spunto dai reperti originali esposti.
Basta questo, dunque, per chiarire il mistero? Pensiamo di no, visto che, almeno le pietre trovate nelle tombe preincaiche sono originali; certamente Cabrera, acquisendo esemplari da parte di Uchuya ha inquinato e reso poco veritiera la sua stessa collezione.
Veloci analisi realizzate in Italia, al microscopio elettronico, invece, hanno dato esito positivo, aggiungendo anche che, il giornalista e ricercatore Roberto Giacobbo, nell'Agosto del 2000, nel suo ultimo viaggio in Perù, ha ricevuto da Cabrera una pietra ritenuta autentica dal medico peruviano.
Giacobbo ha comunicato che la farà analizzare, forse, dopo l'esito delle analisi, l'enigma a riguardo, potrà essere risolto proprio in Italia.
A infittire ulteriormente il mistero è la recente comunicazione di Cabrera che sostiene di aver ritrovato statuine alte all'incirca un metro, in argilla e tutto tondo che in generale riprendono gli stessi temi delle pietre di Ica: Operazioni chirurgiche, fauna estinta e anche scene di erotismo.
Anche Basilio Uchuya precedentemente aveva venduto statuine di tale genere, la domanda che adesso ci poniamo è: da dove provengono tali rilevamenti? Che Cabrera si sia nuovamente fatto raggirare dal campesino lo escludiamo, ci appare più logico, infatti, considerare la possibilità che entrambi abbiano acquisito questi reperti della stessa fonte.
Anche in questo caso si è in dubbio: Si tratta di falsi o di veri e originali reperti? Per fortuna, a differenza della ceramica, l'argilla offre la possibilità di essere datata. A Madrid, infatti, sono tutt'ora in corso esami su campioni prelevati da tali statue.
A distanza di ben 40 anni dal primo rilevamento afferma Paris: "Non è più prioritario sapere se le migliaia di pietre di Ica sono dei falsi, ma quante tre queste migliaia siano autentiche."





By Uxmal.


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Copyright © 2002 - Pacal -"Quando Gli Dei Regnavano Sulla Terra"
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