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:: LA LASTRA DI PALENQUE ::

Dopo che i conquistadores costruirono le case di Santo Domingo a  Palenque, innalzarono uno steccato per difendersi da possibili attacchi da parte degli indios. Palenque  infatti, in spagnolo, significa proprio "Steccato". In origine il nome era Nachan. La maggiore attrattiva, a Palenque, per i turisti è il famoso tempio delle iscrizioni (in totale 620) sito nella sommità di una piramide alta 65 metri, costituita da nove gradoni che si riferiscono ai nove mondi religiosi della cultura Maya.
Il tempio possiede cinque porte, ognuna delle quali simboleggia la Terra, mentre il cosiddetto "pettine" ovvero la merlettatura, rappresenta il cielo. Il tempio dunque rappresenterebbe la vita secondo la religione dei Maya, tema ricorrente nell'architettura di questa città.
Nel 1952, in questo tempio, Alberto Ruiz Lhuillier, vi trovò una tomba appartenuta al principe Pacal, che significa, nella lingua Maya, "scudo"). All'interno di essa, sono ancora conservati i suoi resti assieme ad oggetti preziosi come gioielli ed una maschera facciale di giada.
Secondo le iscrizioni sappiamo che il re in questione è vissuto circa 80 anni, in un arco di tempo che va dal 603 a 683 dopo cristo; successivi studi dello scheletro però appurarono che l'uomo non possedeva più di 45 anni. La particolarità di questo uomo era in primo luogo l'altezza, di 20 cm più alta della media di quel tempo, infatti era alto 1 metro e 73 cm, in secondo luogo il suo cranio non malformato dall'allungamento che i Maya erano soliti effettuare ai nobili della città, ed anche le deformazioni dentarie, anch'esse tipiche di tale tradizione, erano assenti. Per tali motivi la veridicità di ciò che le iscrizioni ci suggeriscono è in dubbio.
L'evento però, fu di particolare importanza, soprattutto per smentire gli archeologi del tempo, che sostenevano che le piramidi precolombiane, diversamente da quelle egizie, non avessero la funzione di tomba funeraria, considerando sempre che, a mio modesto parere, le piramidi egizie siano ben altro che tombe funerarie...
La scoperta risale all'Aprile del 1840, quando un avvocato americano, John Stephens, e Frederick Catherwood, disegnatore inglese, si trovavano in marcia nella giungla dello Yucatàn, sita a circa 500 chilometri da Copan, antica città dell'antico Messico, importante per i suoi insediamenti Maya. I due uomini non avevano con loro sufficienti informazioni e dati per trovare Palenque, essendo preceduti soltanto, diversi secoli prima dai conquistadores spagnoli e dalle loro spedizioni esplorative. Puo considerarsi un caso, dunque, che si siano trovati nella prima antica strada lastricata, coperta di vegetazione, che portava al centro dell'antica cittadina e che mostrò loro quella meraviglia di strutture, seppur parzialmente nascoste dalla vegetazione, testimoni della misteriosa civiltà che in tempi remoti ospitò.
Gli uomini si accorsero presto anche del famoso tempio delle iscrizioni, senza però capire la reale funzione che tale edificio aveva e cosa nascondeva, ovvero la tomba di un'importante Re. Tale merito, dovette spettare ad Alberto Ruiz Lhuillier, archeologo messicano, ben centododici anni dopo, nel 1952, che stava realizzando una campagna di studi e scavi proprio in quella zona, permettendogli di scendere quasi fin la base del tempio dove poté notare la tomba, che venne chiamata del "Vero Uomo" o dell'"Astronauta".
La piramide nella quale il monumento funerario era collocato, fu accertato che fosse del  periodo più fiorente della civiltà e cultura Maya. Questa scoperta, inoltre, fu importante per tutta l'archeologia a riguardo, in quanto, fino a quel momento, la caratteristica principale che differenziava le piramidi maya da quelle dell'antico Egitto, era proprio che le prime erano considerate solo templi le ultime camere funerarie. Tale convinzione aveva sempre attribuito a questi edifici un carattere di tipo funzionale e non sepolcrale. Tuttavia, nei templi precedentemente scoperti si erano rilevate piccole camere ma purtroppo sempre vuote.
Dopo i successivi lavori di disboscamento, che mostrarono la completezza e per questo, la bellezza dei complessi architettonici, si avviò una perlustrazione all'interno del tempio.
Mentre Alberto Ruiz e gli altri, studiavano e disegnavano la pavimentazione dell'interno, ci si accorse di particolari fori, abbastanza grandi per poter infilare una mano, posti su alcune delle lastre, che, dopo che furono sollevate, svelarono ai ricercatori una scala abilmente costruita e conservata in ottimo stato e dopo una discesa di 45 gradini, mostrarono un pianerottolo sul quale, probabilmente al tempo ideato per permettere il passaggio di aria e luce, due pozzi. Una volta aperti, dopo alcuni gradini vi era un corridoio, ulteriormente sbarrato da un muro. Dopo aver rimosso quest'altro ostacolo, gli uomini notarono sparsi svariati oggetti, manufatti in giada, alcuni vasi ed anche una perla. La presenza di tali oggetti fu determinante, in quanto faceva ricondurre il tutto a doni sacrificali che, come nelle camere funerarie delle piramidi dell'antico Egitto, erano destinati ai defunti. Ipotesi, che con il procedere delle perlustrazioni, fu accreditata per la presenza di una cella funeraria che conservava le ossa di sei corpi, uno di donna e i restanti cinque di uomini, probabilmente giovani nobili sacrificatisi come custodi di qualcosa sicuramente più importante.
Procedendo, i ricercatori si ritrovarono nuovamente davanti ad una lastra di pietra che, dopo averla fatta ruotare, si scoprì che sbarrava un'affascinante cripta funeraria adornata da stalattiti e stalagmiti, che la natura aveva abilmente creato per via dell'acqua gocciolante al suo interno.
Tale cripta era posta a 24 metri al di sotto dell'intera piramide ma a solo due dalla superficie esterna alla costruzione.
Le pareti della stanza erano abilmente decorate da preziosi stucchi, purtroppo però deteriorati, apparivano visibili, tuttavia, le figure dei nove Sacerdoti delle Tenebre, secondo la mitologia Maya, i guardiani dei nove Mondi Inferi. Le dimensioni della stanza erano, di altezza, al centro sette metri, di area invece, quattro metri di larghezza per nove di lunghezza.
Riguardo ai monaci, essi sono raffigurati in posizione eretta tranne tre che appaiono seduti; tutti quanti impugnano uno strano oggetto che fu in interpretato come una specie di scettro, mentre un altro strano oggetto, di forma rettangolare, al quale non è stata fornita alcuna plausibile spiegazione, né attribuita un'ipotetica funzione, è visibile sulla loro bocca.
Al centro della cripta, invece, è stato possibile notare l'oggetto al centro di tutte le nostre discussioni, cioè il vero e proprio monumento funerario. Esso era costituito dalla pietra sepolcrale e da sei blocchi monolitici portanti, quattro dei quali totalmente scolpiti, con sopra un blocco più grande, anch'esso monolitico.
La lastra, dai contorni netti, misura di spessore 25 cm e di superficie 2.20 metri di larghezza per una lunghezza di 3,80 metri; il peso invece, si aggirava intorno alle 5 tonnellate.
Nei contorni della grande lastra erano state incise delle iscrizioni, difficilmente decifrabili, più che altro, simboli e strani segni, dai quali, tramite tredici date, si poté, non con poca fatica, datare l'intero monumento all'anno 692 d.C. Tali inscrizioni, permisero inoltre di conoscere colui che riposava in questa tomba, ovvero il principe sacerdote Pacal. Sulla restante superficie della lastra si rinvenne scolpita, un'immagine raffigurante un uomo (il Re Pacal) in una strana posizione al quanto riconducibile a quella degli astronauti in posizione di controllo; inoltre, le mani di questo principe impugnavano delle leve, proprio come quelle che attualmente attribuiamo a dei comandi e dalle sue narici comparivano, collegati al restante misterioso macchinario, dei tubicini che ci fanno pensare ad una sorta di respiratore. Tutto l'involucro, poi, che conteneva quest'uomo, era raffigurato in modo tale da assomigliare in maniera incredibile, alla sezione di una navicella spaziale e alle sue spalle l'autore aveva persino scolpito delle fiamme che in un moderno mezzo gettosostentato rappresentano lo scarico posteriore che consente, fornendo una spinta sufficiente, al mezzo di librarsi nello spazio.
La mente dei ricercatori s'infittì così di quesiti e la curiosità di conoscere le risposte gli fece aprire il sarcofago per scoprire cosa conteneva.
L'interno di esso si presentava dipinto di colore rosso cinabro, e il corpo che ospitava appariva senza alcuna visibile lesione, posto in posizione normale. Lo scheletro esaminato rivelò che l'uomo in questione, era alto 173 cm di età compresa fra i 40 e 45 anni. Un tessera a mosaico di giada verde, che riproduceva con fedeltà i suoi tratti somatici, ricopriva il teschio che per l'umidità si era parzialmente decomposto e sempre di giada erano gli anelli che ad ogni dito egli indossava, mentre ai polsi presentava dei bracciali abbastanza alti di circa 200 perline; apparivano adornati, da pietre dure e da perle di vario tipo, anche le caviglie e il collo. La cosa che più però, fra tutti i monili presenti, incuriosì i membri, era un pettorale decorato da 21 perle disposte in nove centri e di una falsa perla, posta al centro, prodotta dall'unione di due ostriche perlifere.
All'interno della cavità orale, l'uomo custodiva un grano di giada scura che, considerando i culti delle civiltà Maya, sarebbe servita al defunto per l'acquisto, nell'altro mondo di cibo; nella mano destra teneva una perla cubica e il quella sinistra, infine, una di forma sferica. Il misterioso personaggio fu subito definito con il nome di "vero uomo" ovvero Halah Llinic.
Altra particolarità della cripta, notata dai ricercatori fu una modanatura in calce, sul pavimento, che si trasformava in una condotta vuota, collegante l'intero sarcofago alla porta della camera, poi seguiva tutte le scale fino ad arrivare alla lastra rimossa precedentemente dalla quale si scoprì la stanza segreta. Una specie di congiungimento fra il sommo sacerdote, l'Ah Kin Mai e il probabile principe divinizzato.
Subito, alla vista delle perle impugnate dall'uomo e dello strano pettorale indossato, le ipotesi riguardarono l'ambito di un possibile naufragio spaziale, i cerchi concentrici e le perle possono essere identificate con una rappresentazione geometrica a scala ridotta, del nostro sistema solare.
Tuttavia, secondo la scienza ufficiale, il bassorilievo sulla lastra che chiudeva il sarcofago, viene interpretato come una rappresentazione a carattere emblematico e religioso, di una divinità dalle sembianze di dragone o grosso rettile che si nutre dei corpi dei defunti, il cosiddetto "Mostro delle Terra", che li riassorbe al suo interno dopo averli generati. Tale scena è in ogni punto, arricchita da molti emblemi a carattere naturale, principale forma d'arte Maya. Ritroviamo infatti, molte allegorie, come quelle rappresentanti l'Albero della vita, il sole, la luna, il fulmini, il mais, l'acqua e il sempre presente "Quetzal" una specie di pappagallo dalle grandi dimensioni ritenuto sacro.
Molti di questi elementi riportati sulla lastra, sono ricorrenti in numerose rappresentazione artistiche di questo popolo, tuttavia non per esprimere medesimi concetti, ma perché essi costituiscono una sorta di alfabeto, come i geroglifici egiziani.
A riguardo, è molto curiosa un'altra rappresentazione, sempre in una stele di Palenque, in cui viene rappresentato un uomo, dalle fattezze quasi identiche a quelle di un moderno astronauta, che regge in mano uno strano oggetto molto simile ad una nostra mitraglietta o lanciafiamme.
Da ricordare è che il nome "Palenque" è solo quello dato dagli spagnoli alla città, mentre quello originale era "Na Chan Caan" ovvero "Casa del Serpente Celeste". Pura coincidenza? Considerando il mistero in cui è avvolta l'intera scoperta, ci sembra giusto accreditarla come possibile...



By Uxmal.



:: Artwork & Design by Uxmal ::

Copyright © 2002 - Pacal -"Quando Gli Dei Regnavano Sulla Terra"
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