Medianità   -   Da Sherlock Holmes allo spiritismo

Medianità   -   Da Sherlock Holmes allo spiritismo



Sir Arthur Conan Doyle




di STEFANO BEVERINI



"La giallistica di buon livello nella finzione televisiva: compendio divulgativo dell'opera letteraria quanto mai coinvolgente per una larga fascia di fruitori. Chi potrebbe dimenticare le svariate versioni di Sherlock Holmes? Di quel singolare investigatore che ricostruisce con una minuziosità ineccepibile e geniale acutezza psicologica i casi più complessi? A Londra gli è stato perfino dedicato un museo. Il nome dell'autore del celebre personaggio poliziesco è noto pressoché a tutti. Forse però pochi sanno che Arthur Conan Doyle fu un ardente materialista finché i fenomeni spiritici attrassero la sua attenzione, in modo tale che il suo pensiero assunse un nuovo indirizzo. Nacque in lui la certezza nella sopravvivenza, e divenne un energico fautore di ciò che aveva paragonato a una ""nuova rivelazione""."

«Agli anni fra il mio matrimonio e la partenza da  Southsea, risalgono quei primi studi spiritici che dovevano  finire col rivoluzionare le mie idee - scrive Sir Arthur -  assorbendo tutte le energie della mia vita. A quell'epoca  nutrivo il solito disprezzo con cui il giovane colto  considera il fenomeno designato col vago nome di  spiritismo ... Educato come ero stato, negli anni in cui  l'ingegno è più duttile, secondo i dettami della scuola  materialista, e imbevuto di tutte le idee negative dei miei  maestri, non avevo spazio nel cervello per idee che  contrastassero in pieno con le salde conclusioni a cui ero  pervenuto. Avevo torto, e torto avevano i miei maestri...» (1)
E pensare che tra il 1916 e il 1930 il Baronetto inglese svolgerà una eccezionale opera di divulgazione, per la causa che aveva abbracciato, con conferenze non solo in Inghilterra, Scozia e Galles, ma addirittura in Europa, in America e in Australia! Oltre a innumerevoli articoli e libri... (2) Ma procediamo con ordine.          
Il medico e lo scrittore            
Arthur Conan Doyle nacque a Edimburgo, il 28 maggio 1859. Scrisse la sua prima novella all'età di sei anni, illustrandola egli stesso. Dopo aver studiato medicina, a ventun anni scorazzava già su una baleniera, per i mari nordici, come medico di bordo. Ancora un viaggio in Africa, dopo il quale esercitò la sua professione in diverse città inglesi. Si sentiva però attratto dalla letteratura e iniziò a scrivere romanzi a puntate per le riviste. Sherlock Holmes, il famoso detective che renderà popolare in tutto il mondo il nome di Conan Doyle, nacque in un romanzo del 1887: Uno studio in scarlatto. «Sherlock Holmes mi è stato suggerito dalla figura del mio vecchio insegnante dottor Bell, dal naso aquilino e dalla maniera bizzarra di scoprire in ogni caso il più minimo dettaglio.» Così si esprimerà Conan Doyle: infatti la sua celebre creazione rispecchiava la personalità di un medico chirurgo dell'ospedale di Edimburgo, dove l'autore aveva studiato medicina.          
Sir Arthur, però, non era soddisfatto neppure della sua attività di scrittore. Quando scoppiò la guerra Boera nell'Africa del Sud prestò servizio durante tutta la campagna, come medico. Terminato il conflitto egli  propugnò questa o quella causa, anche a costo di attirarsi le ostilità. Il minimo sospetto di ingiustizia o soperchieria era sufficiente per risvegliare in lui sentimenti di ribellione e di generosità. Fu così che si schierò in difesa di famosi accusati come Oscar Slater, condannato per assassinio e liberato dopo diciotto anni di carcere in seguito alla revisione del processo.          
Paladino dello spiritismo            
Il suo ardore di crociato culminò nella devozione alla causa dello spiritismo. Egli cominciò a interessarsene attivamente intorno al 1896. Ben presto lo spiritismo occupò per lui il posto della letteratura e rappresentò la più grande passione della sua vita. Afflitto, soprattutto dopo la Grande Guerra dalla visione di un'altra catastrofe nel mondo, egli prodigò tutte le sue energie in quello che riteneva potesse rappresentare la salvezza del mondo stesso. Indubbiamente, non nascondo come l'entusiasmo del Doyle possa apparire permeato di ingenuità. In parte, sicuramente lo era. Egli era solito dire che non voleva convertire il mondo con            
"una nuova religione, ma con alcune ""verità"" che potessero considerarsi come il preambolo di tutte le religioni."            
«Se un uomo può vedere, udire e provare tutte queste  cose, e tuttavia dubitare dell'esistenza di forze invisibili  intelligenti attorno a lui, egli potrebbe, a maggior ragione,  dubitare del proprio equilibrio mentale.» (3)        
"Arthur Conan Doyle ebbe molte esperienze nell'ambito della medianità, alcune probanti (come quelle con la medium americana Ada Besinnet), altre incoerenti, tali che il Sudre le avrebbe facilmente attribuite, con senso ironico, alla «instabilità mentale degli spiriti». Spiriti di cui lo stesso René Sudre - detto per inciso - negava l'esistenza, a favore  di una complessa teoria dove il protagonista è l'inconscio del soggetto. Sir Arthur invece era profondamente convinto della realtà spiritica delle comunicazioni medianiche, e sull'eccessiva sua credulità, come ha affermato Emilio Servadio, «nessuno ha ormai più dubbi». Ciò che Conan Doyle non comprese, sono le ragioni che consigliano una grande prudenza nel valutare i fenomeni medianici. Nella sua ""propaganda"" non si distinguono i limiti della scienza, della filosofia e della religione. Però è mirabile il coraggio morale dell'uomo che non esitò a mettere a repentaglio la propria fama, per difendere ciò che alla maggioranza degli uomini appare ridicolo, o sacrilego. Sbaglierebbe, inoltre, chi credesse che la ""svolta spiritica"" del Doyle fosse dovuta a un decadimento mentale o a una sorta di demenza senile. E " questo è stato rimarcato anche dal già citato Servadio, che aggiungee          
«La sua intelligenza, e soprattutto la sua energia,  erano rimaste tali e quali, e fors'anche si erano potenziate.  Il fatto è che Conan Doyle aveva finalmente trovato ciò che  inconsciamente e da molto tempo cercava: un piano dello  spirito sul quale si incontrassero il meraviglioso e il  "concreto; dove si svolgesse l'investigazione circostanziata " e minuziosa - tipo Sherlock Holmes - di aggrovigliati  "stupefacenti misteri. Il mondo dei presunti spiriti; il mondo " della nebbia, come lo chiamò lo stesso Conan Doyle in un suo  libro, diventava così accessibile e tangibile.» (4)  
L'apparizione della madre            

La medium Ada Besinnet, oggi, non è tra le più note. Sebbene sia stata esaminata da insigni studiosi tra cui James H. Hyslop e Hereward Carrington, di lei, americana dell'inizio del Novecento, conosciamo ben poco. A dir la verità, le opinioni dei ricercatori furono discordi. Sembra che i fenomeni consistessero in manifestazioni luminose, voci dirette e materializzazioni di volti. Proprio con questa medium, Conan Doyle visse un'esperienza eccezionale:          
«Alla presenza di Miss Besinnet, e di parecchi  testimoni, io ho visto mia madre e mio nipote, il giovane  Oscar Hornung, nettamente come se fossero stati vivi, e al  punto che avrei quasi potuto contare le rughe dell'una e le  lentiggini dell'altro. Nell'oscurità il viso di mia madre  splendeva sereno, felice, leggermente reclinato da un lato,  con gli occhi chiusi. Mia moglie, alla mia destra, e una  signora, alla mia sinistra, la videro non meno distintamente  di me. La signora, che non aveva conosciuto mia madre in  "vita, ebbe a esclamare: ""Come somiglia straordinariamente al " "figlio!"" La qual cosa dimostra quanto fossero nettamente " distinti i particolari dei lineamenti.» (5)
E' ovvio che sull'avvenimento possono essere avanzate molte riserve: in fondo, più che espressione di una realtà  
oggettiva, si tratta di una intima convinzione soggettiva, che merita comunque il nostro massimo rispetto. Arthur Conan Doyle - come detto - era certo della realtà spiritica. Perché dovremmo temere una morte che sappiamo di certo essere la porta che conduce a un'inesauribile felicità? Questo lui si chiedeva. Forse, come faceva notare il famoso fisico Oliver Lodge (con cui il nostro Autore ebbe rapporti culturali), Conan Doyle si sentiva il depositario di una grande verità che doveva condividere con gli altri. Forse, nei suoi ultimi anni, si considerò un po' come un missionario.  
Il mistero delle fate  
"Un fatto clamoroso, che indirettamente coinvolse il Doyle, riguarda le fotografie delle ""fatine"". In un piccolo villaggio inglese, Cottingley, due bambine - Elsie Wright e Frances Griffiths - avevano periodicamente visioni di piccoli esseri, tipicamente fiabeschi. Il fenomeno avrebbe potuto circoscriversi alle cosiddette immagini eidetiche, teorizzate dagli psicologi, che consistono - grosso modo - in fantasie del bambino, il quale vede delle immagini proiettate nell'ambiente che lo circonda. Sennonché una delle bambine consigliata dal padre fotografò quanto stava osservando: come risultato ottenne, tra le altre, una foto particolarmente nitida, nella quale rimasero distintamente impressionati "
sulla pellicola quattro piccoli e strani esseri. In apparenza quattro piccole fate danzanti in aria. Conan Doyle, nel 1922, in un suo libro avalla la genuinità del fatto, sollevando polemiche oggi non ancora sopite.
"Non è mai stato dimostrato che le foto in questione siano false, sebbene recenti dichiarazioni di una delle protagoniste farebbero propendere per il contrario. Neppure voglio addentrarmi nel merito della questione, riportata per pura curiosità. Se il caso è genuino, si tratta probabilmente di ""forme pensiero"", di ""creazioni ideoplastiche""... Tale ipotesi venne avanzata anche per le ""materializzazioni di fantasmi in proporzioni minuscole"", prodotte da alcuni medium famosi, di cui se ne occupò anche il celebre ErnestoBozzano (6)."
Talvolta queste piccole forme assumevano proprio l'aspetto di esseri fiabeschi.  
"Dopo la ""scabrosa parentesi"" delle fatine, il baronetto inglese pubblicherà altri libri. L'ultimo, edito nel 1930, s'intitola L'orlo dell'ignoto. E in quello stesso anno Conan Doyle muore, entra nell'ignoto..."

La vita continua?  

Nella sua residenza di Crowborough, nell'Inghilterra del Sud, all'età di settantun anni: un arresto cardiaco. Soffriva di cuore già da qualche anno, e senz'altro la fatica per le numerose conferenze in giro per il mondo peggiorò la sua  salute. Come ricorda Servadio nell'articolo che ho già citato, se pensiamo alla dipartita dello scrittore inglese, possiamo immaginare di vedere Sherlock Holmes, in una grigia alba londinese, lasciare le case degli uomini, procedere nella densa foschia, fiducioso, i sensi all'erta, verso l'invisibile.
"Ma come poteva, la morte, rappresentare l'epilogo estremo per chi aveva strenuamente difeso l'idea della continuità della vita, e della possibilità di comunicazione tra il mondo della forma e l'aldilà? Sir Arthur non poteva aver concluso quella che era da lui considerata come una grande missione. La vita, la vera ""fiaba"" forse continua..."
"Molte saranno le testimonianze a lui postume, le quali affermeranno che la sua ""voce"" fu ancora udita, e il suo pensiero ancora manifestato, tramite numerosi medium: Eileen J. Garrett, Grace Cooke, Charles L. Tweedale, A.E. Deane, Estella Roberts... (7) Particolarmente significativa fu una esperienza vissuta dalla Garrett, la quale sostenne di aver avuto una vivace conversazione con lo ""spirito"" dello scrittore inglese. La seduta medianica avvenne a Londra, nel National Psychical Laboratory, alla presenza di Harry Price: un sistema di controlli a raggi infrarossi accertò una materializzazione, tuttavia invisibile all'occhio umano."
"Molto vi sarebbe ancora da dire, su Arthur Conan Doyle: l'uomo, lo scrittore, il paladino dello spiritismo. Colui che tralasciava il suo redditizio lavoro per cercare la verità, per accertare la sopravvivenza dopo la morte materiale. Era solito dire che il primo dovere consiste nel provare che la vita continua. E, forse, dal ""mondo della nebbia"", ha provato a inviarci qualche segnale: è là, i sensi all'erta... "


                   STEFANO BEVERINI


Note bibliografiche:

"(1) Doyle, A.C. Avventure e ricordi, Milano, Cogliati, 1926. - (2) Doyle, A.C. La nuova rivelazione, 1918; Il messaggio vitale, 1919; L'avvento delle fate, 1922; Ricordi e avventure, 1924; Storia dello spiritismo, 1926; L'orlo dell'ignoto, 1930. - (3) Bruers, A. ""Arturo Conan Doyle"", Luce e Ombra, 1930. - (4) Servadio, E. ""Dalle avventure di Sherlock Holmes all'avvento delle fate"", Il Mondo della Parapsicologia, 1980. - (5) Bruers, A. Op. cit.. - (6) Bozzano, E. ""Materializzazioni di fantasmi in proporzioni minuscole"", Luce e Ombra, 1964. - (7) Price, H. Nash Magazine, 1931; Tweedale, C.L. La sopravvivenza dell'uomo dopo la morte, Città della Pieve, Tip. Dante, 1932; Paronelli et al. ""Il ritorno di Conan Doyle"", Luce e Ombra, 1938; Cooke, G. Il libro dell'aldilà, Roma, Mediterranee, 1983; Beverini, S. e Nacucchi, D. Il mondo dello spiritismo, Roma, Mediterranee, 1991. "