Stefano Beverini


La saggezza dello yoga

Le origini - Una complessa dottrina
per affinare lo spirito - Il messag
gio di una entità medianica.





Non si può negare l'evidenza: gran parte delle persone vive come un incubo l'alienazione della società moderna, con i suoi valori sempre più effimeri. La supervalutazione dei macchinari tecnologici, l'etica del profitto, il caos, la violenza, i ritmi convulsi della vita quotidiana, lasciano ben poco spazio alle necessità dell'uomo, minacciandone continuamente l'integrità psichica. Per arginare ineluttabili angosce e tensioni emotive, si ricorre sempre più spesso alla tranquillità da farmaco, veloce espediente  per placare le ansie esistenziali. C'è, invece, chi a tutto questo contrappone altre soluzioni, senz'altro più efficaci. Tra cui lo yoga: allettante prospettiva, per l'occidentale, tra l'esotico e l'esoterico, che spesso però si riduce a una rilassante ginnastica o a poco di più. Per approfondire non mancano certo testi, seminari e validi centri di studio. Ma difficilmente si potrà comprendere una dottrina così vasta, dalle molte sfumature, che affonda le sue radici nella millenaria tradizione dell'Oriente.
"La nascita dello yoga è antichissima: vari reperti archeologici ne attesterebbero l'origine prearia; tra cui oggetti in terracotta e sigilli raffiguranti asceti e divinità nelle tipiche posture, rinvenuti per esempio a Mohenjo-Daro e ad Harappa. Come è abbastanza noto, l'arcaica civiltà dell'Indo, anteriore all'invasione degli Arii, di cui facevano parte le due città menzionate, nonostante le parziali ricostruzioni degli archeologi, rimane tuttora un enigma. E' quindi oltremodo arduo assegnare una data precisa alle scaturigini di questa disciplina psicofisica. Chissà se esista effettivamente qualche correlazione con quelle mitiche civiltà scomparse, vagheggiate da molti..."
"Altre testimonianze si individuano nella successiva letteratura vedica, consacrata al culto degli dèi e delle formule magiche. Il significato etimologico del termine yoga deriva dalla radice sanscrita yui, che vuol dire: unire, legare, aggiogare. Si rileva, con particolare frequenza, nel Rigveda: il ""Veda degli Inni"", la parte più antica di tutta l'opera."
Lo yoga comprende le pratiche ascetiche rivolte alla liberazione del sé. E' un mezzo per consentire la mistica unione dell'anima umana con quella divina. Esso può essere definito come un metodo di perfezionamento spirituale che tende alla realizzazione del sé trascendente, superando i limiti dell'individualità umana. Costringersi a indurre la calma nell'oceano di chitta (mente) e frenarne i turbinii: un'immagine efficace che illustra uno degli scopi  fondamentali dello yoga. Per Patañjali esistono otto stadi per raggiungere la Mèta:

1 - Autodominio (yama).  
2 - Dovere religioso (niyama).  
3 - Posizioni (asana).  
4 - Dominio del prana o delle forze vitali (pranayama).  
5 - Dominio dei sensi (pratyahara).  
6 - Dominio della mente o concentrazione (dharana).  
7 - Meditazione (dhyana).  
8 - Contemplazione trascendentale o estasi (samadhi).  


Patañjali raccoglie e rielabora pratiche indiane antichissime. Si rifà, inoltre, alla filosofia Samkhya di Kapila, secondo la quale il cosmo risulta dall'interazione tra Purusha (spirito) e Prakriti (materia primordiale, energia). La Prakriti a sua volta comprende diverse qualità, raggruppate nei tre guna: sattva, rajas e tamas. Se prevale la parte più pura, sattva, si avrà chiarezza mentale e serenità. Se predomina rajas, la parte del movimento, passionale, si avrà una coscienza attiva, energica. Se prevale tamas, l'elemento oscuro, pesante, la coscienza sarà immersa nel torpore. Lo yoga, pur riconoscendo la gerarchia di questi stati, mira a distruggerli ugualmente, perché nessuno dei tre è veramente reale.
"Il prana, energia cosmica, scorre nel corpo umano attraverso tre canali principali detti nadi: sushumna, ida, pingala. Questi tre nadi si incrociano varie volte e nei punti di incontro formano i chakra: organi ""sottili"", centri di forza macro-microcosmica. Essi vanno da muladhara, situato a livello coccigeo, a sahasrara o ""loto dai mille petali"", " centro cerebrale con un'apertura alla sommità del capo, attraverso la quale al momento della morte lo spirito uscirebbe dal corpo. Alcune pratiche yoga hanno lo scopo di risvegliare e guidare l'energia kundalini dal chakra inferiore a quello superiore.
" La concentrazione yoga inizia su un oggetto che ferma le ""fluttuazioni"" psichiche e mentali. Di solito un oggetto fisico, un punto in mezzo alle due sopracciglia, la punta del naso o anche un pensiero astratto o Dio stesso. Ultima tappa è il samadhi, la condizione di coscienza in cui c'è assoluta coincidenza tra pensiero e oggetto pensato, ed equivale all'unione con l'Assoluto. Esistono poi delle analogie tra lo yoga e alcune tecniche della ""Cabala profetica"" come gli esercizi di respirazione, la ripetizione dei nomi divini, le meditazioni sui colori. Attraverso alcuni procedimenti si possono inoltre ottenere dei poteri straordinari (siddhi), che non devono però essere ricercati per se stessi, perché non rappresentano il fine specifico dello yoga."
Dal Samkhya lo yoga si distacca, sostituendo ai metodi razionali della filosofia le pratiche ascetiche e meditative per ottenere l'unione mistica con la divinità. In aggiunta alla filosofia di Kapila, Patañjali postula l'esistenza di un Dio personale o Ishvara. Per entrambe le dottrine, comunque, l'anelito fondamentale è costituito dal superamento della confusione degli stati psichici e mentali basati sui sensi. Inoltre dal riconoscere come il cosmo, nelle sue apparenze fenomeniche, sia solo il risultato dell'ignoranza in cui l'uomo è caduto, dimenticando il vero significato dell'essere.
"In tema di medianità, ricordo una seduta nel febbraio 1985, al Cerchio Ifior, dove l' ""entità"" Andrea parla di nadi e di chakra:"

«Tutto il corpo di ogni essere umano è cosparso (per usare un termine impreciso, ma efficace) di tanti piccoli punti vibratori, che posseggono delle vibrazioni particolari, le quali hanno la caratteristica di tenere unito il corpo fisico con il corpo astrale, in particolare, e in parte anche con gli altri corpi che compongono l'insieme dell'individuo. Questi punti vibratori, però, non servono solamente a tenere uniti i corpi, a fare quindi in un certo senso da magnete nei confronti degli altri corpi, ma servono anche a trasmettere vibrazioni che dagli altri corpi provengono. Si potrebbe quindi affermare che tutto il vostro corpo riceve in ogni punto, in continuazione, piccoli impulsi provenienti dagli altri vostri corpi, sia l'astrale che il mentale e l'akasico, e via dicendo ... Ma, al di là di tutti questi piccoli nadi, esistono delle altre parti vibratorie all'interno del corpo dell'individuo, che ricevono più direttamente, in massa maggiore, le vibrazioni e gli impulsi provenienti dagli altri piani di esistenza. Questi sono i famosi centri che vengono chiamati chakra e che servono da punto di passaggio dell'energia dagli altri piani di esistenza al piano fisico. Gli altri corpi dell'individuo aiutano il costituirsi della personalità dell'individuo stesso, inviando impulsi dal loro piano di esistenza, così come l'ambiente e l'esperienza che l'individuo compie all'interno del piano fisico riecheggiano, attraverso i chakra, sugli altri piani, formando una catena di impulsi che contribuiscono a creare e strutturare, in modo particolare e individuale, la personalità di ogni essere umano.»


Tornando allo yoga, questa saggezza antica può contribuire a farci acquistare quell'equilibrio interiore che appare come una meta così lontana, nel turbinio degli alienanti stimoli del mondo esterno. Per un occidentale, però, intraprendere la via dello yoga non vuol dire astrarsi dalla realtà quotidiana, perché sono proprio le difficoltà della vita, analizzate e orientate verso l'introspezione, che possono aiutarci nel cammino spirituale. Yoga vuol dire, quindi, equilibrio e serenità non soltanto apparenti. Il compito è veramente arduo, ma non impossibile. Infine, se è vero che tutto è in rapporto con la nostra evoluzione, molti di noi forse si dovranno accontentare...





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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

"Danielou, A. Yoga: metodi di reintegrazione, Roma, Ubaldini, 1974. - Eliade, M. Lo yoga, immortalità e libertà, Milano, Rizzoli, 1973; Tecniche dello yoga, Torino, Boringhieri, 1952. - Ramacharaka, Le religioni e le filosofie dell'India, Genova, I Dioscuri, 1990. - Roberti, P.  Le tecniche yoga e il controllo del corpo, Foggia, Bastogi, 1983. - Saponaro, A. Sani e giovani con lo yoga, Milano, De Vecchi, 1978. - Scholem, G. La cabala, Roma, Mediterranee, 1982. - Swami Anand Videha, I sutra sullo yoga di Patañjali, Genova, I Dioscuri, 1990. - Swami Vivekananda, Yoga pratici: karma yoga, bhakti yoga, raja yoga, Torino, Boringhieri, 1963."
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