PSICOLOGIA
ESOTERICA DELLA COPPIA
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Oggi viviamo una
conflittualità estrema tra il desiderio, l'ansia e la paura del rapporto con
gli altri e una solitudine insopportabile, ma, sola via di scampo allo stress
metropolitano e ai pericoli, che si celano nell'oscurità di una società
disumanizzata. L'uomo e la donna vivono la tragedia della perdita della loro
umanità isolandosi, sempre di più, in paradigmi di teoremi senza soluzione. La
famiglia tende alla polverizzazione e la coppia, intesa come istituzione, si
sfalda lungo il percorso.
Sulla donna, tra
l'altro, pesa una lunga catena di secoli d'oppressione. Le Sacre Scritture
sanciscono la sua inferiorità come persona e affermano in molti testi la
mentalità patriarcale e sostanzialmente antifemminista di tutto il mondo
orientale. "Nella vita sociale (ma anche in quella familiare la donna
israelita è in genere una sottomessa: prima delle nozze è subordinata al padre,
dopo il matrimonio chiama il marito suo bà al, cioè padrone..."(). La
donna è stata sempre vista come inferiore all'uomo, quasi creatura malefica o,
al meglio, di scarto o mal riuscita.
Figura di
secondaria importanza, bestia o oggetto più che persona, così era considerata
dalla Legge di Israele, a tal punto che l'Esodo sentenziava: "Non
desidererai la casa del tuo prossimo, non desidererai la donna del tuo
prossimo, il suo schiavo, la sua schiava, il suo bue, il suo asino e tutto ciò
che è del tuo prossimo". La donna è, dunque, trattata da essere inferiore,
bestia o, addirittura, cosa. San Tommaso affermò che: "La donna,
sottomessa all'uomo come suo capo, non ha il diritto di sottrarsi alla sua
autorità". Per Tertulliano la donna era la "porta dell'inferno"
e Clemente d'Alessandria ammoniva: "Ogni donna dovrebbe essere oppressa
dalla vergogna al solo pensiero di essere donna".
Nel medioevo
"streghe ed eretici furono il capro espiatorio di una umanità irrequieta e
instabile... gli uomini si accanivano contro la realtà dell'incubo per
dimenticare l'incubo della realtà"(2). In fondo quella fu un'epoca con
forti coloriture misogine. Fabio Troncarelli coglierà, di quei secoli inquieti,
un messaggio: "La donna è un pericolo... La donna riscoperta dall'amor cortese
è il simbolo dell'instabilità, della vana curiosità, della sensualità, del
disordine"(3). La donna, che si ribella alle norme e alle consuetudini,
che cessa di essere donna angelicata, a vantaggio di una sessualità troppo
libera, fece paura all'uomo, che scaricò sulla figura femminile pulsioni
distorte di attrazione e repulsione, amore e odio, attrazione e
repulsione-timore e, finalmente, un antifemminismo esacerbato e infarcito di un
misticismo malato.
Lo storico
olandese J. Huizinga (1872-1945) riporta la violenta invettiva di Oddone da
Cluny (c. 879-942) contro l’attrazione dei sensi e la bellezza del corpo
femminile: "Se gli uomini vedessero quel che è sotto la pelle, così come
si dice che possa vedere la lince di Beozia, rabbrividirebbero alla vista delle
donne. Tutta quella grazia consiste di mucosità e di sangue, di umori e di
bile. Se si pensa a ciò che si nasconde nelle narici, nella gola e nel ventre,
non si troverà che lordume. E se ci ripugna di toccare il muco o lo sterco
colla punta del dito, come mai potremmo desiderare di abbracciare il sacco
stesso che contiene lo sterco?" (Cit. in J. Huizinga, L’autunno del
Medioevo, Firenze 1961).
Solo "quando
saremo più progrediti e la società umana sarà liberata dai vincoli delle idee
ereditate dalle ore selvagge, l'uomo e la donna non si calunnieranno più a
vicenda, non si tormenteranno come nemici, non avveleneranno il loro cuore per
il possesso e la gioia di vivere, con la ignoranza dei valori liberi della loro
coscienza"(4). L'universo-donna fu ulteriormente incompreso dalle teorie
freudiane. Nel 1932, nella 33esima lezione sulla femminilità, della
Introduzione alla psicoanalisi, Freud affermava:
"Nella
vanità fisica della donna ha la sua parte anche l'effetto dell'invidia del pene,
dal momento che essa deve tanto maggiormente stimare le sue attrattive in
quanto tardivo risarcimento per l'originaria inferiorità sessuale. Al pudore,
che è ritenuto una qualità squisitamente femminile... noi attribuiamo
l'originaria intenzione di nascondere il difetto del genitale". Più oltre,
il padre della psicanalisi aggiunge: "Che l'antico influsso della mancanza
del pene non abbia, ancora, perduto la sua forza appare evidente nella diversa
reazione della madre alla nascita di un figlio o di una figlia.
"Solo il
rapporto con il figlio dà alla madre una soddisfazione illimitata...".
Assolutamente antifemminista Freud riduce la donna ad uno scherzo della natura,
sottomessa in tutto e per tutto all'uomo, detentore del potere fallico. Nei Tre
saggi sulla teoria della sessualità il medico sottolinea la "natura
maschile" della libido. La dottrina pansessualistica e fallocratica di
Sigmund Freud ignorava una sessualità femminile.
Ignorava, ancora,
il fondatore della psicoanalisi che la donna non è un uomo che è stato evirato,
ella è il complemento dell'uomo. Anche sul piano fisico c'è una situazione
analoga, perché fisicamente ciascun sesso sembra essere il complemento
dell'altro. Ogni uomo ha nel proprio corpo le caratteristiche omologhe della donna.
Allo stesso modo la donna ha gli omologhi dell'uomo, così come, ad esempio, la
clitoride corrisponde al pene.
E' da osservare,
ancora, che "come nel mondo visibile, cioè il mondo esteriore delle umane
imperfezioni, così in ognuno di noi il corpo lunare fa la parte della femmina -
ricettacolo di tutte le impressioni e di tutte le sensibilità che ci
colpiscono, ci tormentano, ci conturbano,..."(5) e viceversa nella donna.
L'istinto sessuale è, principalmente, il desiderio di fusione col polo sessuale
opposto (un tentativo di "coniuncto oppositorum" proiettata
all'esterno), e solo in parte l'urgenza di ridurre una tensione.
Il rapporto
sessuale tra due persone è un linguaggio per comunicare cose, che non si
possono dire altrimenti. Insoddisfacente è, in certe situazioni e bisogni, la
parola e ciò fa dire a Hegel che in fondo "Tutto il linguaggio è un
limite: il parlante è il punto intermedio tra il dicibile e l'indicibile, tra
la parola e il silenzio"(6). Allora, unica possibilità di comunicare resta
il linguaggio del corpo, che è il solo a rendere soddisfacenti certe sottili e
complesse relazioni.
Ecco che una
carezza, un abbraccio, lo stesso rapporto sessuale, assumono un'importanza
straordinaria. Lowen sottolineò che la percezione dell'identità nasce
dall'esperienza di contatto con il corpo. Ashley Montagu senza mezzi termini
affermò che: "La semplice sensazione del tatto come stimolo è
assolutamente necessaria per la sopravvivenza dell'organismo... è dimostrato
inequivocabilmente che nessun organismo può sopravvivere a lungo senza
stimolazione cutanea proveniente dall'esterno".
Quanta importanza
si scopre nella fisicità della comunicazione tattile! E' stato detto, del
resto, che ogni tragedia, in ultima analisi, non è altro che un fallimento
della comunicazione. La sessualità, in fondo, è un atto di comunicazione, pieno
di significato, in una relazione umana profondamente complessa. In questo
contesto la donna non può più essere considerata un aborto di uomo o un
oggetto, ella è uguale e complementare all'uomo.
L'amore può
essere compreso solo in questa ottica, scrive Hegel: "...amore vero e
proprio ha luogo solo fra viventi che sono uguali in potenza e che, quindi sono
viventi l'uno per l'altro nel modo più completo e, per nessun lato l'uno è
morto rispetto all'altro"(7). Questa è la sola condizione per poter dare
sé stessi e fare dell'altro un essere che dà. L'amore non può, neppure, essere
riconducibile esclusivamente al sesso come Sigmund Freud credeva.
Egli, infatti, riconobbe
solo due istinti: quelli sessuali e gli istinti dell'Io. La psicoanalisi
intende l'amore come la "specificazione e la sublimazione di una forza
istintiva originaria che è la libido". Carl Gustav Jung, dissociatosi da
Freud, ne criticò il concetto della libido, in quanto "il termine libido,
secondo la concezione di Freud, indica un bisogno esclusivamente
sessuale...". Jung per libido intese "l'energia psichica" che
comprende, pure, le idee collettive, morali, religiose e magiche che vivono in
un popolo.
La sessualità ha
una grande importanza nella psicologia junghiana, come un'espressione
essenziale, ma non l'unica dell'intera psiche. Riduttivamente Freud spiegò
l'istinto sessuale come l'espressione di una tensione, che si produce
chimicamente in un corpo. La tendenza dell'organismo è, secondo il padre della
psicoanalisi, quella di ridurre l'eccitamento tramite l'atto sessuale e questo
è "il principio del piacere".
Ma tutto ciò è
assurdo perché, se il fine della soddisfazione sessuale è solamente la
riduzione dell'eccitazione presente in un organismo, dovremmo concludere,
ironicamente, con Erich Fromm (vedi di Fromm, citato più volte in questo
articolo, i testi: "Avere o essere?", "Da avere a essere" e
"L’arte di amare", Oscar Mondadori) che la "masturbazione
dovrebbe essere la soddisfazione ideale". Freud non ha saputo riconoscere
che lo stimolo sessuale è l'urgente necessità di fondersi con l'altro. Fondersi
con l'altro è il desiderio di comunicare, di uscire dalla propria terribile
solitudine, che è all'origine di ogni ansia.
E', anche,
conoscere il mistero della vita, in quanto l'amore è penetrazione attiva
dell'altra persona "nella quale - scrive Fromm - il mio desiderio di
conoscere è placato dall'unione. Nell'atto della fusione io la conosco, conosco
me stesso... conosco nell'unica maniera possibile per l'uomo: attraverso
l'esperienza dell'unione". L'amore, per essere vero, deve obbedire alla
condizione che la persona ami dal più profondo del suo essere e senta l'altro
nell'essenza del suo essere. Il solo desiderio fisico non è amore, e non
potrebbe essere altrimenti.
Ma da dove si
origina l’amore? Le due sedi dell'amore sono il cervello e il cuore. L'amore
che nasce dal "cuore, in cui il cervello non ha versata la nebbia offuscante
della sessualità... Nasce come una effusione delle anime tra due creature che
spiritualmente si completano"(8). Se diversamente, il solo soddisfacimento
fisico porta la caduta dell'illusione, l'incomunicabilità assoluta; allora il
sentimento di estraneità si fa più forte di prima e la solitudine torna
nuovamente ad isolare le due persone che ora possono anche odiarsi perché
"La causa di ogni disastro, di ogni pena, di ogni dolore, è l'amore impuro
dell'egoismo"(9). Ciò che rimane, in questo caso, dopo l’atto sessuale, è
solo il disgusto.
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NOTE
Aa Vv, Chiesa
femminista e anti, Marietti, Torino 1977, p.16.
2 Troncarelli F.,
Le streghe, Newton Compton Editori, Roma 1992, pp.43-44.
3 Ibidem,
pp.39-40.
4 Kremmerz G., La
scienza dei magi, Mediterranee, Roma 1975, vol. 3, p.59.
5 Idem.
6 Carotenuto A.,
Diario di una segreta simmetria, Astrolabio, Roma 1980, p.52.
7 Hegel G.W.F.,
Scritti teologici giovanili, Guida Editori, Napoli 1972, p.529.
8 Kremmerz G.,
op. cit., vol. 2, p.277.
9 Cisaria D.U. (a
cura di), Dizionario dei termini ermetici dell'opera omnia di Giuliano
Kremmerz, Mediterranee, Roma 1976, vol. 4, p.26.
Giuseppe Cosco
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