Fenomeni di
Misticismo
Negli ultimi anni
le società industrializzate dell'Occidente sono state percorse da un fermento
religioso di vaste proporzioni. E' un fenomeno che ha assunto forme molto
diverse ma che comunque trova fondamento nella profonda crisi di valori che
contraddistingue le nostre società, proiettate alla ricerca di un successo e di
un benessere concepiti spesso in termini esclusivamente materiali.
Il revival
religioso sembra compiersi al di fuori delle religioni istituzionali, incapaci
spesso di uscire da una prospettiva dogmatica, rituale e consolatoria. Si
tratta certamente di un fenomeno ambivalente: il tentativo di dare alla propria
esistenza un senso che vada aldilà delle finalità materialistiche di abbondanza
e benessere può condurre ad approdi molto diversi e talora opposti.
La ricerca di
verità e di significati più profondi ha condotto taluni sulla strada di
un'autentica crescita interiore, alla riscoperta di una spiritualità che ha
assunto forme nuove: si pensi alla diffusione dello yoga, dello Zen e di alcune
forme di meditazione di derivazione orientale. In altri casi gli effetti sono
drammatici e spesso contrari alle stesse intenzioni iniziali di chi ha
intrapreso la nuova via: invece che una liberazione si verifica una perdita di
libertà, piuttosto che a un arricchimento spirituale e umano si assiste a un
impoverimento della persona, a un restringimento piuttosto che a un
allargamento della coscienza.
La ricerca
compiuta negli Stati Uniti da Conway e Siegelman documenta questo aspetto del
fenomeno, che non è certamente l'unico, ma che non può essere trascurato,
soprattutto negli Stati Uniti, dove ha assunto dimensioni socialmente rilevanti
e ha dato luogo a tragedie come la strage di Bel Air dove perse la vita l'attrice
Sharon Tate e il suicidio collettivo dei seguaci del reverendo Jones in Guyana
nel 1978.
La situazione
italiana appare diversa. Qui il fenomeno sembra avere più solide radici
culturali ed esprimersi in forme meno oppressive di quelle descritte dai due
ricercatori americani soprattutto nei casi (vedi i seguaci del buddismo
tibetano e gli arancioni di Rajneesh) in cui la dottrina pone al centro
dell'insegnamento la liberazione dell'individuo da ogni costrizione e
conformismo sociale.
LE SETTE SOTTO
INCHIESTA (2)
Flo Conway e Jim
Siegelman hanno interrogato persone che avevano fatto parte di sette e gruppi
religiosi. Dalle loro risposte è emersa una dura realtà.
... Questa
ricerca, condotta su scala nazionale tra ex adepti delle varie sette, ha messo
in luce che molte di queste, nella loro opera di proselitismo e nei loro
rituali, si avvalgono di una nuova forma di controllo mentale, una
manipolazione senza precedenti nella storia della nostra società.
Effettuare un
confronto con il lavaggio del cervello sarebbe fuorviante, poiché tale metodo
di condizionamento del pensiero si basa sulla coercizione fisica come fattore
dirompente.
Nelle sette
americane, la partecipazione inizia quasi sempre volontariamente. Dal primo
contatto alla conversione e nella vita quotidiana degli adepti, il controllo
non viene esercitato attraverso la coercizione fisica, bensì attraverso un
mezzo ancora più potente: l'informazione.
Strategia
dell'alienazione
Abbiamo studiato
per sei anni le tecniche di comunicazione usate da alcuni santoni delle sette
americane per ottenere il controllo mentale delle persone e abbiamo riscontrato
che essi si basano prevalentemente sull'uso e sull'abuso di informazioni:
linguaggio ingannevole e distorto, suggestione studiata ad arte e intense
esperienze emozionali, tattiche alienanti portate al limite dello sfinimento
fisico e dell'isolamento.
In genere, per
arrivare a ciò, le sette svolgono un'intensa opera di proselitismo con
linguaggio imbonitore: abbacinanti immagini di facili vie all'estasi e
d'incontri personali con Dio, Cristo o altri messia viventi della setta. E
quando l'individuo e ormai completamente coinvolto, la conversione avviene
generalmente nel momento di un'intensa esperienza determinata dalla
manipolazione dell'informazione.
All'inizio delle
nostre ricerca abbiamo notato più di venti gravi alterazioni mentali,
emozionali e fisiche, conseguenza della vita di setta. Fra le modificazioni
fisiologiche vi sono: elevato aumento o perdita di peso, dermatiti
esantematiche, eczemi, acne; disfunzioni mestruali nelle donne, variazioni del
tono vocale e diminuzione della crescita della barba negli uomini. Le pressioni
indotte dalla gregarietà portavano anche a sensi di colpa, fobie, ostilità e
crisi depressive, esplosioni di violenza e tendenze autodistruttive.
Ma gli effetti
più inquietanti sono costituiti da turbe della coscienza, della percezione,
della memoria e di altre funzioni fondamentali legate all'elaborazione delle
informazioni. Alcuni ex adepti lamentano disorientamento fluttuazioni fra stati
di coscienza e di obnubilamento, incubi ricorrenti, allucinazioni e fissazioni;
esperienze di fenomeni psichici stupefacenti o snervanti e, assai diffusa fra
gli appartenenti a sette note per il loro intenso rituale ripetitivo,
un'incapacità a interrompere i ritmi mentali del salmodiare, della meditazione
e della confessione pubblica ...
... Ci si domanda
come sia possibile alterare il modo di pensare e di sentire di una persona con
il solo mezzo dell'informazione. Gli studi condotti nel campo della
neurofisiologia hanno chiarito che, fin dalla nascita, gli schemi mentali di
elaborazione vengono modellati e conservati da un flusso costante di
informazioni. Possiamo andare più in là e affermare che, a qualsiasi età, è
possibile alterare o deteriorare questi stessi schemi mediante un improvviso
bombardamento di informazioni o di esperienze nuove.
Parlando con
alcuni neurofisiologi e specialisti di bioinformatica della Stanford
University, Caltech, e dell'University of California, Berkeley, abbiamo appreso
che, in alcuni casi, esperienze nuove e intense possono innescare una
riorganizzazione di microstrutture sinaptiche di vecchia data; in altri, nuovi
modelli intellettuali e psicologici possono superare o sovrapporsi ai
precedenti.
Ma, fin
dall'inizio della nostra ricerca, abbiamo osservato uno stretto rapporto tra la
frequenza e la gravità degli effetti riscontrati e la quantità di tempo
dedicata alla pratica di riti disgregatori dell'autonomia mentale. Una pratica
protratta di queste tecniche sembra imprimersi nella mente in modo più
duraturo. Nelle nostre conversazioni con ex adepti, abbiamo sentito parlare di
turbe mentali ed emozionali che persistevano per mesi, talora anche per anni,
dopo il distacco dalla setta. Testimoni sconvolti dicevano di aver avvertito un
vero e proprio dolore fisico quando tentavano, per la prima volta dopo anni, di
prendere decisioni autonome e razionali; ricordavano periodi d'incapacità a
distinguere fra mondo reale o esterno e mondo immaginario o interno.
Alcuni ex adepti
affermano di essere diventati incapaci di pensare; di non essere più sicuri
delle proprie azioni e di non essere in grado di ricordare avvenimenti
risalenti al periodo di appartenenza alla setta o precedenti a esso. Una
giovane donna che per diversi anni ha fatto parte della Chiesa della
Scientologia si è resa conto che la sua mente aveva smesso completamente di
funzionare. Ho dormito, La mia mente è rimasta inerte per quasi se anni e mezzo
ci dice. La mia personalità ha smesso di evolversi sia intellettualmente che
psicologicamente, non appena ho incominciato gli esercizi iniziatici. Ero come
stordita e ipnotizzata.
I risultati della
ricerca
Il nostro studio
si è concluso nel 1981 avevamo esaminato oltre 400 ex appartenenti a 48 diverse
sette, incluse le cinque più importanti sette religiose internazionali,
Scientologia, Missione della Luce Divina, La Via, Chiesa dell'Unificazione Hare
Krishna, le sette locali e le sette minori, quali I Bambini di Dio (o Famiglia
dell'Amore), Il grande Faro, seguaci d guru orientali.
Abbiamo
sollecitato 98 risposte precise e 4 risposte pluriopzionali a domande che
riguardavano ogni fase dell'esperienza pseudomistica: reclutamento, vita
gregaria, decondizionamento, riabilitazione effetti a lungo termine.
Le risposte erano
assai varie, secondo l'età dai 15 ai 25 anni (età media: 21 anni e il periodo
di appartenenza alla setta da 3 giorni a 12 anni (periodo medio: 3 mesi). Erano
divise pariteticamente per sesso (51 per cento uomini, 49 per cento donne),
mentre variava ampiamente l'estrazione religiosa (46 per cento protestanti, 26
per cento cattolici, 21 per cento israeliti, 7 per cento atei, agnostici o
altro).
Dalle risposte
alle nostre domande, sulla loro vita quotidiana, emerge una dura realtà. Per la
maggior parte di membri la vita di setta è un moto perpetuo, un estenuante
programma di lavori umili, di raccolta di fondi e opera di proselitismo senza
sosta, il tutto intrecciato con obblighi rituali e di devozione. Nella maggior
parte delle sette, i rapporti sessuali sono scarsamente importanti. Prevale il
celibato (72 per cento), benché un quarto circa delle persone (24 per cento)
riferisca di aver avuto rapporti eterosessuali almeno occasionalmente.
Lo sfruttamento
sessuale a opera dei membri d'alto rango è minimo. Solo il 5 per cento ammette
di aver avuto rapporti sessuali coi maggiorenti della setta. Un'importante
eccezione è costituita dai Bambini di Dio, alle cui donne s'impone di trasformarsi
in pescatrici di uomini e prostitute felici per Gesù. Il 60 per cento di esse
riferisce di aver avuto rapporti sessuali coi membri d'alto rango.
Le punizioni
fisiche, di cui parla circa uno su cinque intervistati, comprendono digiuni,
asservimento fisico, docce e immersioni fredde e ore di fatiche umilianti e
degradanti. Un ex scientologo riferisce: "Fui tenuto in un 'campo di
prigionia' sotto sorveglianza e isolato per quindici mesi. Per tutto il tempo
si cercò di convincermi che ero pazzo e malvagio".
Le sette si
aspettano però ben altro che contributi spirituali. Il nostro modesto campione
aveva versato oltre I miliardo e ottocento milioni risparmi e possedimenti al
proprio gruppo (donazione media: circa mezzo milione) e quasi metà degli intervistati
era impegnata in campagne per la raccolta di fondi e in lavori esterni che
avevano fruttato, nel periodo di appartenenza, altri 8 miliardi (apporto medio:
1 milioni e mezzo).
Senza alcuna
eccezione, le attività più vincolanti consistono nelle intense pratiche
quotidiane, rituali o terapeutiche, richieste da ogni setta. I metodi variano
largamente da setta a setta: meditazione per la Missione della Luce Divina;
incentramento sugli insegnamenti del reverendo Moon, per i suoi seguaci; il
rituale delle confessioni per La Via; i regimi di training e la consulenza
pastorale per gli scientologi: il canto dei mantra per i seguaci di Krishna.
I nostri
intervistati riferiscono di aver dedicato da tre a sette ore al giorno
all'assolvimento di uno o più di questi obblighi. Vi erano, inoltre,
quotidianamente, i riti di gruppo, comprendenti sedute parapsicologiche.
psicodrammi, elaborazione di fantasie e una serie di attività religiose ad alto
coinvolgimento emotivo. Inoltre, quasi tutti gli intervistati riferiscono di
aver dedicato 2030 ore settimanali a conferenze, seminari, o allo studio
privato della loro dottrina.
L'estenuante
programma di attività devote va da 40 a 70 ore settimanali (tempo medio: 55
ore), trascorse in varie pratiche di controllo della mente. Il risultato può
essere catastrofico. Quasi tutti i nostri 400 intervistati riferiscono di aver
sofferto di uno o più degli effetti negativi a lungo termine da noi catalogati
nella nostra ricerca iniziale. In questa parte DK nostro studio avevamo
ovviamente escluso quelle persone che avevano avuto precedenti problemi di
salute fisica o mentale.
Quando lasciai la
setta dice uno degli intervistati mi sentivo distrutto, sconvolto e atterrito
da tutti e da tutto, soprattutto da me stesso. Un ex seguace di Moon si sfoga:
Sono furioso. Mi sono rovinato la salute con anni di denutrizione, di paura, di
sensi di colpa, di tensione nervosa.
Ma, come già è
stato sottolineato, è nel campo delle turbe della percezione, della memoria e
delle altre funzioni legate all'elaborazione delle informazioni che la nostra
analisi si fa più rivelatrice. Il 52 per cento degli intervistati riferisce di
periodi di disorientamento o di fluttuazione fra stati di coscienza e di
obnubilamento. Il 40 per cento riferisce di aver incubi sulla setta. Più di un
terzo riferisce di non riuscire a rompere ritmi mentali del salmodiare, della
meditazione e della confessione pubbliche. Uno su cinque dice di aver sofferto
di allucinazioni e fissazioni per otto anni dopo il distacco dalla setta.
"Pensare fa
male, fa male fisicamente". dice un ex membro della Missione della Luce
Divina. La setta ha limitato le mie facoltà immaginative e creative in modo
forse irreparabile" dice un altro.
Per molti ex
adepti, uscire da queste sette si è dimostrata la più tormentosa delle prove.
In media, una completa riabilitazione richiede più di sedici mesi. Più di uno
su cinque degli intervistati riferisce di aver avuto quel periodo cruciale
tendenze suicide o autodistruttive. e più di uno su tre ha dovuto ricorrere a
terapie di sostegno anche nel periodo successivo.
Questi diffusi
resoconti di effetti traumatici starebbero dunque a dimostrare che le sette
provocano turbe informazionali? Di per sé, no. Ma la nostra ricerca ha messo in
luce quello che sembra essere un rapporto numerico diretto fra le ore
settimanali dedicate ai riti e all'indottrinamento e gli effetti a lungo
termine. Inoltre abbiamo riscontrato un'analoga correlazione fra ore
settimanali dedicate ai rituali e all'indottrinamento e tempo di
riabilitazione. Detto in parole povere: i nostri dati sembrano confermare che
il trauma psicologico inferto dalle sette ai loro membri è direttamente
proporzionale al tempo dedicato all'indottrinamento e ai riti di controllo
della mente.
Ma vi è un
secondo fattore, ancor più sorprendente: in molte sette, dopo il primo periodo
di tre-sei mesi di noviziato, le conseguenze del rituale e dell'indottrinamento
variano di poco, qualunque sia il periodo di permanenza nel gruppo. In altri termini:
la maggior parte del danno sembra verificarsi nei primissimi mesi ...
Il
decondizionamento
Alcuni dei
commenti più appassionati ci vennero in risposta alle nostre domande sul
distacco e sul decondizionamento. Dall'inizio degli anni '70, quando si è
cominciato ad allontanare a forza, su richiesta delle famiglie, i giovani che
avevano aderito alle varie sette, il decondizionamento è sempre stato un punto
dolente all'interno del dibattito sui diritti civili. I portavoce delle sette
lo condannano come violazione brutale dei diritti individuali e delle garanzie
costituzionali sulla libertà di culto, mentre gli ex-aderenti l'approvano come
intervento provvidenziale che aiuta i giovani a ritrovare la loro autonomia
mentale.
A propria difesa,
gli psicologi che operano il decondizionamento affermano che l'allontanamento
forzato è solo un mezzo esterno e il processo di decondizionamento è una pura e
semplice maratona di domande e risposte.
Ai membri vengono
fornite informazioni sulle pratiche di culto e sui loro possibili effetti sulla
mente; essi sono inoltre incoraggiati a esaminare i loro dubbi e problemi.
Attraverso questo procedimento, quasi tutti i giovani emergono dal loro stato
di trance nel giro di pochi giorni.
La nostra
inchiesta ha confermato che il decondizionamento è il primo e vitale passo
sulla via del recupero dello stato di indipendenza mentale. Durante questo
processo si passa attraverso tre fasi distinte: anzitutto la separazione, che,
per chi è sotto controllo mentale, può comportare il distacco forzato dalla
setta: poi, il decondizionamento vero e proprio; infine, un più lento processo
di riabilitazione, nel quale l'individuo ricostruisce gradualmente le proprie
indebolite capacità di pensiero e decisionali, nello stesso modo in cui si
riallenerebbe un muscolo atrofizzato.
Più dei due terzi
(il 71 per cento) degli intervistati sono stati decondizionati, ma di essi solo
il 40 per cento è stato allontanato a forza. In genere, quelli che sono stati
decondizionati si sono ripresi più rapidamente e hanno risentito meno degli
altri degli effetti a lungo termine. I giovani decondizionati hanno richiesto,
in media, un periodo di riabilitazione di dieci mesi più breve (14 mesi anziché
24) e presentato, in media, meno della metà degli effetti a lungo termine.
Non abbiamo
trovato prove che suffragassero talune affermazioni secondo le quali il
decondizionamento avverrebbe in modo violento. Solo il 5 per cento parla di
minacce, di insulti e di maltrattamenti fisici durante la separazione o il
decondizionamento e in 6 di questi casi si trattava di lesioni autoinferte.
Il campo del
decondizionamento resta il punto cruciale del dibattito, ma i responsabili
della salute pubblica si sono fermamente rifiutati di riconoscerlo formalmente.
Malgrado i molti problemi e alcune gravi deficienze da parte di
decondizionatori inesperti, questa terapia resta il solo rimedio ora
disponibile per molte vittime del controllo mentale.
SETTE: IDEE E
VITA (3)
E' un fatto
elementare, ma spesso dimenticato, che ogni setta ha almeno due aspetti:
un'ideologia e una prassi. Non si possono capire i Testimoni di Geova, ad
esempio, se ci si dimentica che aspettano la fine del mondo. Questo è l'aspetto
"ideologico", con tutta una storia che gli studiosi possono
analizzare.
Chi non conosce
direttamente le sette tende a guardare soprattutto le loro idee. Le sette
tendono a pubblicare molto materiale di propaganda di facile reperimento, che
una persona colta può confrontare con altro materiale di altri gruppi per
ricostruire dei filoni culturali o ideologici.
E' insomma un
lavoro che si può fare in "casa" senza sforzi eccessivi. Ma questo
approccio ha alcuni limiti.
Spesso ci sono
due gruppi con le stesse idee, però con comportamenti radicalmente diversi. Ad
esempio, nella Società Teosofica e in Nuova Acropoli si dicono le stesse
identiche cose. Ma nella Società Teosofica ci si riunisce sì e no una volta al
mese per una chiacchierata, mentre i seguaci di Nuova Acropoli finiscono sulla
cronaca dei giornali per campi paramilitari, traffico di reperti archeologici e
possesso di armi da fuoco. Si cercherebbe invano una spiegazione in termini di
meri "filoni culturali".
Poi, chi
appartiene a una setta di solito non sa nulla di "filoni culturali".
E' in genere una persona piuttosto semplice, e per lui le idee della sua setta
non hanno storia: sono una rivelazione personale del fondatore. Egli ignora che
altri gruppi hanno idee simili, e se lo sa, li considera degli imitatori.
Infine, nessuna
setta considera le proprie idee fini a se stesse. Parafrasando Marx, il loro
scopo non è interpretare il mondo, ma cambiarlo. Il loro ragionamento è
semplice. Nel mio gruppo, è possibile trovare la salvezza o la realizzazione,
vivendo in un certo modo. Questo costituisce una esperienza. Ma un'esperienza
non si può trasmettere: si può solo fare un po' di "poesia" che ne
renda vagamente l'idea, e che attiri la gente a fare la stessa esperienza.
Quindi il materiale pubblico di una setta è spesso uno specchietto per le
allodole.
Appartenere ai
Testimoni di Geova non significa solo credere in "Geova": bisogna
esserne anche "Testimoni", cioè vivere in un certo modo.
Questo significa
una vita intera fatta di obbedienza ad una organizzazione con sede a Brooklyn;
significa farsi sbattere le porte in faccia, giorno dopo giorno, mese dopo
mese, anno dopo anno; significa che il massimo di creatività ammessa consiste
nel leggere pubblicamente discorsi scritti da sconosciuti; significa vivere nel
quotidiano terrore del "mondo"; significa allevare i propri figli a
obbedire a mille piccoli divieti, come ad esempio partecipare alla festa di
compleanno di un compagno di classe; significa non andare al cinema, separarsi
dai parenti, senza poter nemmeno crearsi una vita alternativa che soddisfi le
esigenze fondamentali della vita umana. Cosa che comporta un grado altissimo di
frustrazione, che ogni tanto esplode in atti di violenza. Studiare la vita
quotidiana e l'organizzazione di una setta è molto più difficile che leggerne i
testi pubblici.
Ogni setta si
propone come gruppo perfetto. Ogni setta ha quindi qualcosa di fondamentale da
nascondere: il divario tra questa presunta perfezione e la realtà. E ogni
membro di una setta è mobilitato per tenere questo segreto. Un segreto che può
consistere semplicemente nel fingere di essere felici quando si e infelici,
oppure in reati, o almeno in pratiche che "il mondo non potrebbe
capire": la setta della "Grande Madre" non parlerà mai
pubblicamente del fatto che essa divide le coppie, ne "rieduca" i
figli in austere scuole in India e fa risposare i genitori secondo i capricci
della "Madre" stessa. Tutte cose che la setta considera
"buone", ma che la società ripudia.
Per una setta,
svelare uno di questi "segreti" costituisce un grave delitto:
l'adepto che lo fa diventa un nemico morale del gruppo.
Se un ricercatore
viene a conoscenza di uno di questi segreti, può parlarne o tacere. Se parla,
diventa automaticamente nemico della setta e si preclude l'amicizia
dell'oggetto delle sue ricerche. Se tace, diventa complice. A una setta non
preoccupa una critica "ideologica", anche profonda e seria; preoccupa
solamente lo svelamento dei suoi segreti.
Alcuni
ricercatori, di grande capacità intellettuale, scelgono la via più comoda: quella
di limitarsi a discutere con spirito critico le idee di questi gruppi, ma
accettando di tacere della loro realtà organizzativa. A questo punto, questi
ricercatori corrono il rischio di diventare dei "testimoni" della
stessa, che può dire: "Vedete, questo grande studioso critica la nostra
ideologia, ma non presta orecchio alle calunnie contro di noi".
Per arrivare a
capire cosa è veramente una setta, bisogna avere molta pazienza. Bisogna
diffidare di un loro eventuale rancore, certo, ma bisogna anche capire che
questo rancore ha spesso fondati motivi. Un cane, tenuto per una vita a
guinzaglio corto, può essere un cane furioso; ma la sua stessa furia è un
indizio di quello che ha subito.
Bisogna capire
che il materiale pubblico delle sette è materiale propagandistico, e quindi
bisogna imparare a leggere il materiale interno e segreto delle sette.
Bisogna notare
piccoli particolari la setta della "Grande Madre", ad esempio, nel
suo dépliant dice esplicitamente che non ci sono "divise" nell'organizzazione,
ma nelle conferenze si vede che tutte le ragazze appartenenti al gruppo portano
gonne molto lunghe. Nulla da ridire ma il fatto che le portino tutte vuol dire
che c'è una direttiva in questo senso. Lo stesso dépliant dice che i corsi
della setta sono gratuiti, ma è stampato a colori su una bella carta patinata.
E così via.
Uno studio
obiettivo di una setta non può piacere alla setta stessa. Perché deve includere
una ricerca proprio sulla vita quotidiana, sull'organizzazione e sui
"segreti".
La setta si
ritiene perfetta; se viene vista come meno che perfetta, si offende ed entra in
una condizione paranoica, perché crede di essere aggredita. Siccome ogni setta
si dà una grande importanza, ritiene che questa aggressione provenga da qualche
potente nemico. La "Grande Madre" nota a ben poche persone ritiene
che esista una congiura diabolica in tutto il mondo contro di lei. Quindi chi
ne svela i segreti è un nemico del progresso dell'umanità.
Nuova Acropoli
ritiene che la stessa "Inquisizione che ha messo al rogo Giordano
Bruno" le stia facendo la guerra.
Scientology crede
che esista una congiura mondiale di psichiatri ai suoi danni.
Quindi chi studia
le sette seriamente diventerà automaticamente non solo un estraneo, ma anche un
"agente" di queste "cospirazioni", e sarà trattato di
conseguenza. Un prezzo che non tutti i ricercatori sono disposti a pagare.
Un suggerimento
di Roberto Gervasio (4)
Tutto ciò che
posso fare, ora, è di tentare di mettere in guardia con i mezzi a disposizione
la gente, cercare di evitar loro esperienze traumatizzanti.
Questi
mistificatori non sono una teoria astratta, sono vicini, vicinissimi a noi.
Hanno persone incaricate di fare proseliti ovunque, utilizzano tutti i sistemi
moderni di comunicazione.
I mercanti
dell'occulto, quelli che vi promettono (a pagamento) l'illuminazione, la
conoscenza, addirittura la remissione del Karma, il risveglio Iniziatico,
vivono fra noi.
Quelli che vi
promettono di cambiare in meglio la vostra vita, che dicono di curare il cancro
ed ogni altro male, sono persone reali, mettono su giornali e riviste
lusinghiere inserzioni, diffondono opuscoli mielati con fotografie e disegni
accattivanti. Spesso hanno consulenti psicologi, esperti in messaggi
subliminali che impostano le loro campagne pubblicitarie!
Attenzione! Usate
la massima, assoluta attenzione! Andateci cauti prima di fare qualunque scelta.
Prima di prendere decisioni in loro favore pensate e ripensate ...
Fate questo
semplicissimo ragionamento che è tratto dal Vangelo. Quando chiesero a Gesù
come fare per riconoscere i falsi profeti, Gesù rispose: "Un albero si
riconosce dai frutti che porta".
Sulla base di
questa similitudine ribaltate il discorso e chiedetevi: Costui mi sta
promettendo mari e monti, perché lo fa? Quale è il suo tornaconto? A chi, o a
cosa giova? Cosa guadagna lui da questo e cosa guadagno io?
Fate questo
discorso a mente fredda. Valutate quanto di vostro può passare a lui, quanto
beneficio materiale può provenirgliene e quanto beneficio effettivo potrà
invece venire a voi.
Le cose dello
spirito, dovrebbero essere date con amore e per amore. Non vendute, mercificate
e strapagate. Fate prima il calcolo di quanto denaro può ricavarne l'altro e
quanto potete beneficiarne voi. Lucidamente.
Fatta questa
semplice operazione allora decidete cosa fare o non fare. Questo purtroppo è un
vortice che non avrà mai fine perché la massa di persone che brancola nel buio
alla ricerca di qualcuno disposto a dar loro una mano, un appoggio morale, è
enorme!
Riferimenti
bibliografici
1) Articolo di
Paolo Anselmi su Science Digest, luglio 1983, pag. 74
2) Estratto da un
articolo di Flo Conway e Jim Siegelman su Science Digest, luglio 1983, pag. 74
3) Articolo di
Giulio Franceschini su Presenza Cristiana, novembre 1974.
4) Giuditta
Dembech, Quinta Dimensione, pag. 156
Edizione L'Ariete
(1989)