RIFLESSIONI SU
DOPO VITA
"Dopo la
vita" in quest'espressione è contenuta la totalità della riflessione che
si può fare circa le probabilità della vita dopo la
morte. Riflettere
sul "dopo vita" significa, prima di tutto, riflettere sulla vita.
La VITA, se la si
considera con freddezza del fisico, è prima di tutto materia organizzata. A
tutti i livelli, macrofisico e microfisico,
la vita è una
organizzazione di atomi, molecole e cellule. Questa organizzazione va del
semplice al complesso. Anche il nostro
corpo è
costituito da questa materia meravigliosamente concatenata. Ma noi non siamo
riducibili a questo insieme materiale. Il
nostro essere non
è costituito unicamente da materia. A questo va aggiunto un altro elemento
capitale, che potrebbe essere
chiamato
informazione codificata. Si tratta di un'informazione triplice: informazione
generica, prima di tutto: apparteniamo alla
razza umana,
possediamo in noi un programma generale umano. Poi una informazione
particolare, che fa si che siamo quel tale
individuo e non
un altro, un programma biologico contenuto nella molecola DNA, la nostra
eredità genetica. E infine una terza
specie di
informazione: la memoria di tutto ciò che abbiamo vissuto, la totalizzazione
delle esperienze che ci hanno forgiati, il
programma della
nostra identità.
La morte è la
cessazione della vita e quindi la cessazione della materia e dell'informazione
di cui siamo costituiti. In apparenza
una distruzione
definitiva.
Al contrario il
"dopo vita" può essere considerato come la conservazione della vita,
conservazione della materia sotto una
qualunque forma e
conservazione dell'informazione, poiché vogliamo che la nostra identità
individuale sia conservata. Per
affermare che
esiste un "dopo vita" appare quindi indispensabile poter affermare
che materia e informazione possono essere
conservate.
La materia non è
altro che energia, è questo si può affermare senza contraddire le leggi della
fisica. Essa è "conservabile" sotto
forma energetica.
Per quanto concerne l'informazione, tutto il problema consiste
nell'immagazzinare quei programmi che fanno
di noi ciò che
siamo, la quale cosa è impossibile senza un supporto materiale, conservare
l'informazione. Ma noi abbiamo questo
supporto di
materia: è l'energia
Ciò conduce
naturalmente a una affermazione: materia conservata (sotto forma energetica) +
informazione conservata = "Dopo vita"
Se quindi si è
d'accordo nel dire che il "dopo vita" non può essere
"provato" con esperimenti di ordine scientifico, si può però
ammettere che
esso sia "dimostrabile" grazie a un ragionamento di tipo matematico.
Esistono, del resto, esempi famosi di realtà
dimostrate e
previste prima che fossero osservate con la costruzione di ragionamenti
matematici: i quarks in meccanica quantistica, i
mesoni, i corpi
semplici del quadro di Mendeleev, eccetera. Materiale e immateriale non sono
sinonimi di visibile e invisibile.
Tutti i testimoni
di realtà invisibili per un osservatore esterno, ma reali per coloro che lo
affermano.
Altre piste di
riflessione ci confortano nel proseguire questo tipo di ragionamento: La
materia, dopo la morte del corpo, non si
conserva sotto la
medesima forma che ha avuto in vita. Questo equivale a dire, sia che, nella
vita post mortem, la materia sarà
diversa a livello
atomico (o subatomico) nelle sue distribuzioni molecolari, sia che possederà
proprietà diverse da quelle che ha
quando siamo
vivi. E' allora cosi inconcepibile formulare l'ipotesi che le strutture
molecolari quali noi le conosciamo non siano le
uniche possibile,
e che grazie ai miliardi di possibilità di concatenazione possa esistere una
diversa materia? E, dunque, un'altra
forma di vita?
Chi può affermare
che sia dovuto al semplice CASO la genesi dell'informazione che ha ordinato la
costruzione di un essere col
cervello
provvisto di cento miliardi di neuroni, con tutte le possibile interconessioni?
Sarebbe come dire, leggendo Goethe o
Baudelaire, che i
loro testi sono dovuti all'assemblaggio CASUALE di caratteri di stampa.... Dire
informazione intelligente
equivale a dire
costruttore intelligente.
Ma a cosa
servirebbe avere costruito il "programma" uomo, macchinario cosi
complesso e perfetto, per lasciarlo vivere solo alcuni
anni? Quale è
l'utilità di questa macchina tanto perfezionata se il suo destino è quello di
essere interamente distrutta?
Il
"programma" uomo, come il "programma" universo, implica una
continuazione, e dunque una finalità. Il fatto che ci sia ancora
impossibile
formulare quest'ultima, ma non significa e non autorizza a dire che essa non
esiste. Chi ci impedirà, infatti, di dare a
questo stock di
informazioni che costituisce il nome usato da tutte le tradizioni: Anima?
L'anima concepita come una "carta
memoria"...?
usando questi termini, Anima, finalità, reintroduciamo la metafisica.
Naturalmente non rientra nei propositi delle
scienze fisiche
pronunciarsi sulle questioni metafisiche.
E la riflessione
non termina ancora: supponiamo che, l'anima, integri un corpo energetico sotto
una qualsiasi forma: resta da
definire come
avverrà tale integrazione, o, piuttosto, da ricercare chi metterà in moto un
simile processo.
Si può credere
che si scateni da solo, in modo automatico: al momento della morte fisica il
defunto, liberato, svincola il suo corpo
energetico e la
sua anima per integrare una nuova forma e comincia, cosi, il suo "dopo
vita". Ma si può anche credere che il
processo di
integrazione dell'anima della totalità dell'identità personale, nel corpo energetico
sia contenuto in un programma
previsto...da
tutta l'eternità.
E da un
costruttore di un'intelligenza tale da riuscire inconcepibile...un costruttore
che prenderebbe cura di ogni atomo e di ogni
informazione, di
ogni struttura organizzata, dalla più semplice alla più complessa, come
l'essere umano. In una parola, di
ciascuno di noi.
Pronunciare il
suo nome equivarrebbe a RIDURLO: LA MERAVIGLIA E' SUFFICIENTE.
Incommensurabile.
Brano tratto dal
libro DI LA' di Héléne Renaud Ed. Euroclub