21 DICEMBRE 2012 : FINE DEL MONDO O NUOVO INIZIO ? |
fine del mondo o nuovo inizio? La Terra cambia frequenza - Scienza e profezie Capire e guarire il mal d'amore Da migliaia di anni una razza proveniente da un'altra dimensione tiene soggiogata l'umanità... agendo sotto ai nostri occhi >>
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Resi noti i dati del Living Planet Report 2006
La presenza dell'uomo sulla Terra è sempre più ingombrante e la sua «impronta» sta lasciando un segno che rischia di essere indelebile. Un pianeta non basta: nel 2050 ce ne vorranno «due», se continua l'attuale ritmo di consumo di acqua, suolo fertile, risorse forestali, specie animali tra cui le risorse ittiche: gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana. È quanto si legge in Living Planet Report 2006, il rapporto del WWF giunto alla sua sesta edizione, diffuso proprio da uno dei paesi a più rapido sviluppo, la Cina. Dopo due anni di studi gli esperti, che hanno analizzato lo stato naturale del pianeta ed il ritmo attuale di consumo delle risorse (quali il terreno fertile, l’acqua, le risorse forestali, le specie animali, comprese le risorse ittiche), indicano che la popolazione umana entro il 2050 raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità del pianeta Terra, un ritmo davvero insostenibile visto che il pianeta Terra è un sistema biologico chiuso. Il Living Planet Report conferma anche una continua perdita di biodiversità, così come analizzato nelle precedenti edizioni. I grafici degli andamenti delle popolazioni delle specie viventi dimostrano globalmente una pericolosa discesa: il rapporto dimostra che in 33 anni (dal 1970 al 2003) le popolazioni di vertebrati hanno subito un tracollo di almeno 1/3 e nello stesso tempo l’Impronta Ecologica dell’uomo - ovvero, "quanto pesa" la domanda di risorse naturali da parte delle attività umane - è aumentata ad un punto tale che la Terra non è più capace di rigenerare ciò che viene consumato. “Siamo in un debito ecologico estremamente preoccupante, considerato che i calcoli dell’impronta ecologica sono per difetto. Consumiamo le risorse più velocemente di quanto la Terra sia capace di rigenerarle e di “metabolizzare” i nostri scarti - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia - E’ tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo. Siamo tutti consapevoli che i cambiamenti necessari per ridurre il nostro impatto sui sistemi naturali non saranno facili ma si basano su straordinarie qualità umane: la capacità di innovazione, la capacità di adattamento, la capacità di reagire alle sfide. E’ da come impostiamo oggi la costruzione delle città, da come affrontiamo la pianificazione energetica, da come costruiamo le nostre abitazioni, da come tuteliamo e ripristiniamo la biodiversità, che dipenderà il nostro futuro”.
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Leggi il rapporto completo sul sito del WWF |
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Il Living Planet
Report del 2006 è il frutto di un lavoro durato due anni durante
i quali sono stati compilati due indicatori dello Stato di salute del
pianeta. Il primo indicatore, l’Indice del Pianeta Vivente (Living
Planet Index) si basa sui trend di oltre 3.600 distinte popolazioni
di 1.300 specie di vertebrati in tutto il mondo. In tutto sono stati
analizzate 695 specie terrestri, 344 di acqua dolce e 274 specie marine.
Negli oltre trent’anni presi in considerazione le specie terrestri si
sono ridotte del 31%, quelle di acqua dolce del 28% e quelle marine del
27%. |
Il rapporto del Wwf: per sostenere gli attuali ritmi di sviluppo bisognerebbe colonizzare due pianeti
Tre decadi in cui i ritmi di consumo delle società più industrializzate sono cresciuti in modo da diventare insostenibili per le riserve della Terra. Gli esperti del Wwf calcolano che, solo nel periodo considerato, è stato distrutto circa un terzo degli ecosistemi naturali, fra ambienti marini di acque dolci e forestali. «Ma l’aspetto più importante del rapporto, che esce con cadenza biennale, è l’avere ricavato due indici importantissimi, in grado di esprimere in termini scientifici rigorosi e in maniera sintetica lo stato di salute complessiva del pianeta - spiega Gianfranco Bologna, portavoce del Wwf Italia -. Il primo indicatore è l’impronta ecologica, che rappresenta la pressione della specie umana sulle risorse mondiali e che si esprime in ettari pro-capite. L’altro è l’indice di biodiversità che
dà una misura del declino delle specie viventi». Ebbene,
come calcolano gli esperti del Wwf, oggi per non far morire il pianeta
dovremmo avere un’impronta ecologica di circa 2, mentre si va da 10 degli
Usa, a 5 dell’Europa occidentale a 2 dell’Asia Centrale, fino a 1
dell’Africa. «Tutto questo serve a dire ai governi del pianeta che le parole non bastano più: ci voglio azioni e impegni concreti, con precise scadenze per diminuire la pressione delle società umane sul pianeta e riequilibrare la distribuzione della ricchezza». Franco Foresta Martin www.corriere.it |
21 dicembre 2012: fine del mondo o nuovo inizio? Le cinque ere Maya - La Profezia dei Maya |
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La profezia del Wwf
"Tra 50 anni dovremo
fuggire su altri pianeti... le risorse si esauriranno presto.
Principale accusata l´America di Bush" Lo sfruttamento sistematico degli oceani per la pesca ha fatto scendere la quantità di merluzzo dell'Atlantico settentrionale da 264.000 tonnellate a 60.000. I rinoceronti erano 65.000 nel 1970 e sono diventati 3.100 oggi, mentre gli elefanti africani sono calati da 1 milione e 200 mila nel 1980 a circa mezzo milione. La popolazione delle tigri è precipitata addirittura del 95% durante il secolo scorso, ma il pericolo dell'estinzione minaccia anche animali molto comuni come il passero, la cui presenza in Gran Bretagna è' diminuita del 92% negli ultimi trent'anni.
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La popolazione dotata di microchip
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Nello stesso periodo i consumi umani sono raddoppiati, e continuano a crescere al ritmo dell'1,5% all'anno. Martin Jenkins, coautore del
rapporto, ha commentato così la situazione: «Le cose stiano peggiorando ad
una velocità mai vista prima. Una singola specie non aveva mai avuto tanto
impatto sugli equilibri del pianeta, e quindi stiamo entrando in un
territorio sconosciuto». Il WWF non si concentra sull'aumento della
popolazione umana, ma piuttosto sulla crescita sproporzionata dei consumi
e dell'inquinamento, puntando il dito verso i paesi ricchi. Gli abitanti
degli Usa, tanto per fare un esempio ovvio, consumano circa il doppio di
quelli della Gran Bretagna, e ben 24 volte i beni adoperati nelle zone più
povere dell'Africa. Il rapporto cerca di dare una dimensione tangibile ai
consumi, concolando la quantità di suolo necessario a sostenere ciascuna
persona. Il risultato è che per sopravvivere ai ritmi attuali, un
americano ha bisogno di 12,2 ettari di terreno, un inglese di 6,29, un
europeo occidentale di 6,28, un etiope di 2 e un abitante del Burundi di
mezzo ettaro. La conclusione drammatica è che se questi sprechi non
verrano contenuti, nel giro di 50 anni la Terra non avrà più le risorse
per sopportarci. Quindi dovremo fuggire, puntando verso almeno due pianeti
per sostenere le nostre abitudini di vita. Naturalmente c'è una ragione
politica per lanciare l'allarme proprio in questo momento. Il mese
prossimo il Sudafrica ospiterà l'Earth Summit, e la conferenza
preparatoria che si è svolta a Bali il mese scorso si è conclusa senza un
accordo su come affrontare l'emergenza. L'imputato principale, almeno
secondo le organizzazioni non governative e i gruppi ecologisti, è il
presidente americano Bush, non solo perché ha bocciato il protocollo di
Kyoto sull'inquinamento atmosferico, ma perché in generale ha un approccio
ai problemi ambientali che mette lo sfruttamento industriale davanti alla
protezione. Secondo Matthew Spencer di Greenpeace, «se a Johannesburg non
ci saranno concessioni da parte dei paesi più ricchi, vedremo i fuochi
d'artificio». Finora l'amministrazione Bush ha risposto che i dati
dell'emergenza, soprattutto nel settore del riscaldamento globale, sono
incerti e vanno approfonditi. La Nasa, nel frattempo, ha lanciato una
missione per conoscere meglio le comete, e sogna da sempre la spedizione
umana su Marte, dove nei mesi scorsi ha trovate le tracce dell'acqua:
magari il futuro appartiene proprio al paradosso del WWF.
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La popolazione dotata di microchip CLIMA: RAPPORTO ONU,FRA 20 ANNI EFFETTI A LIVELLI DEVASTANTI Gli effetti dei cambiamenti climatici raggiungeranno livelli devastanti in meno tempo di quanto si creda: tra vent'anni centinaia di milioni di persone resteranno senza acqua mentre epidemie come la malaria colpiranno l'umanita' anche in zone non tropicali. E' il quadro allarmante tracciato da uno studio effettuato da una commissione internazionale sui mutamenti climatici, Intergovernmental Panel on Climate Change, un network che fa capo alle Nazioni Unite, con il contributo di circa 1000 esperti, che sara' presentato il mese prossimo in Belgio e di cui alcuni media hanno ottenuto anticipazioni. Il documento lancia un appello ai governi di tutto il mondo: ''Bisogna agire subito''. Il rapporto, il secondo ad essere pubblicato di una serie di quattro, e' visto da molti come la 'prova definitiva' della gravita' della situazione del riscaldamento del nostro pianeta. L'attuale bozza dovra' passare il vaglio delle commissioni nazionali ma il messaggio dovrebbe restare lo stesso quando verra' reso noto in aprile a Bruxelles, proprio dove l'Unione Europea la scorsa settimana ha stabilito la riduzione sostanziale entro il 2020 delle emissioni di gas dannosi. ANSA - WASHINGTON, 12 MAR
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"Il comportamento
dell’uomo ha già causato l’estinzione di molte specie animali e vegetali
"Fine del mondo nel 2050"
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